24. There For Me
“Posso…
posso parlarti un minuto?” chiese Bobby a Angel, in un momento di pausa.
Jerry
alzò le mani in segno di resa. “Io devo fare una telefonata di lavoro, tolgo il
disturbo.” Si allontanò, lasciando i due fratelli soli, l’uno di fronte
all’altro.
“Fratello,
che hai? Sembri sconvolto, va tutto bene?” gli domandò Angel, notando
l’espressione pensierosa.
“Come
l’hai capito?”
“Beh,
hai una faccia…”
“No,
no. Come… come hai capito che era Sofi la donna giusta per te?”
“Oh,
io… sinceramente, non lo so. Non sono nemmeno sicuro che lo sia.”
“E
allora perché la sposi?”
“Perché
è la donna più giusta che abbia mai incontrato.”
Bobby
sbuffò. “Fottuta filosofia… non ci capirò mai un cazzo di queste stronzate.”
“Allora,
mi dici che è successo o ti devo pestare per farmelo dire?” indagò l’altro.
“Senti,
io… promettimi che non ti arrabbierai.”
“Perché
dovrei arrabbiarmi? Che hai combinato?”
Bobby
inspirò a fondo. “Io ho… io ho chiesto a
Adia di vivere insieme. La casa della mamma è quasi finita, e lei dovrà
lasciare il suo appartamento, e allora ho pensato che non sarebbe…” Si
interruppe quando Angel scoppiò a ridere. “Beh?”
“Perché
diavolo dovrei arrabbiarmi, scusa?”
“Beh,
credevo che avresti voluto venirci ad abitare con Sofi, una volta sposati. Da soli” sottolineò.
“Bobby”
riprese il fratello, recuperando la serietà necessaria. “Quella non è casa mia. Era la casa della mamma,
quindi ora è casa nostra: mia, tua e
di Jerry. Puoi portarci chi ti pare, per quel che mi riguarda.” Fece una pausa
e aggiunse, con un sorriso: “Basta che sia gente rispettabile. Abbiamo una
reputazione da mantenere.”
“Quindi
non… ti va bene?”
“Dio,
certo che mi va bene! Sempre che quella pollastra non ti scarichi prima che la
casa sia finita.”
“Fanculo,
stronzo.”
“Ehi,
sono solo realista. Guarda in faccia la realtà: quante probabilità ci sono che
una come lei resista con uno come te?” Più
di quante credi, fratello, si disse Bobby, rimettendosi i guanti da lavoro.
“A proposito, ha accettato i soldi per l’operazione?”
“Sì,
li ha accettati. Ho dovuto insistere un po’, ma alla fine l’ho convinta.”
“Avevi
dubbi? Non si resiste al fascino dei Mercer!” esclamò Jerry, tornando a
lavorare con loro. “Ma come diavolo hai fatto a convincere suo fratello? Mi è
sempre sembrato un tipo con la testa dura…”
“Che
c’entra suo fratello?”
Jerry
lo guardò strabuzzando gli occhi, come se gli avesse appena sentito dire che
Jack non aveva mai sfiorato nemmeno per sbaglio uno spinello. “Beh, immagino
che gli abbia detto che sta per sottoporsi ad un intervento chirurgico… mi
sembrava che fossero in buoni rapporti, no?” Aspettò invano una risposta del
fratello. “Beh? Glielo ha detto o no?”
“Non
lo so” rispose Bobby, facendo spallucce. “Non ne abbiamo parlato.”
“Giuro,
non riesco a capire come facciano le donne a starvi addosso, siete due
insensibili…” sbuffò Jerry.
La
protesta di Angel non tardò ad arrivare, ma i due fratelli lo ignorarono. “Dici
che gliene dovrei parlare?” si informò Bobby.
“Se
tu fossi un uomo normale, ti direi di sì. Ma siccome si tratta di una questione delicata, non so davvero che
dirti…”
“Ehi,
guarda che io sono perfettamente in grado di affrontare una questione delicata!”
protestò Bobby, sentendosi punto sul vivo.
Una
risata soffocata da parte di Angel lo fece voltare. “Già, tu hai scritto il manuale della delicatezza…” commentò,
senza riuscire a trattenere l’ilarità.
“Ahahah”
lo scimmiottò Bobby, senza troppo entusiasmo. “Posso affrontare questa cosa
senza problemi, e ve lo posso dimostrare!”
“Bobby,
non fare…” iniziò Jerry, cercando di arginare il potenziale pericolo. Perché
Bobby poteva diventare davvero pericoloso,
quando si arrabbiava a quel modo.
“No,
Jerry, non ci provare nemmeno! Vado da lei, ci vediamo più tardi” si congedò,
lanciando i guanti da lavoro a Angel e saltando in macchina alla velocità della
luce.
Angel
e Jerry, rimasti indietro senza la possibilità di replicare, si scambiarono
un’occhiata divertita e scoppiarono a ridere. “Tornerà indietro con la coda tra
le gambe tra meno di un’ora, se affronta la cosa così” osservò Angel. “Quella
lo molla all’istante.”
“No,
lei è troppo in gamba. Gli darà una bella strigliata, questo è sicuro. Ma non
lo mollerà.”
“Come
fai a dirlo?”
“Sesto
senso. Sono sposato da nove anni” rispose l’altro, evasivo. “Allora, vogliamo
rimetterci al lavoro?”
Adia
si stupì di veder piombare Bobby in libreria a quell’ora del pomeriggio: le era
parso di capire che avrebbero lavorato alla casa praticamente tutto il giorno,
tutti i giorni, per riuscire a finirla entro un paio di settimane. “Come mai da
queste…” iniziò, bloccandosi all’istante nell’incrociare l’espressione furente
di Bobby. “Che è successo? Hai una faccia…”
“Tuo
fratello lo sa?”
“Di
che cosa stai…”
“Dell’intervento.
Glielo hai detto?”
“No”
confessò Adia, dopo un silenzio piuttosto lungo. “No, Aaron non lo sa. E
preferirei che continuasse a non saperlo.”
“Che
fine ha fatto il vostro bel rapporto senza segreti e senza bugie?” la
interrogò, in tono sarcastico. “Pensavo vi diceste sempre tutto.”
“Non
ci diciamo sempre tutto” lo corresse.
“Non è il mio frate confessore. Preferisco che non sappia dell’intervento. Non
ancora, almeno.”
“Non
riesco a capire.”
“Eppure
mi sembra abbastanza semplice, Bobby” sospirò lei, sfilandosi gli occhiali.
“Come credi che reagirebbe Aaron, se gli dicessi che sto per sottopormi ad un
intervento chirurgico da cinquantamila dollari pagato da te?”
“Non
vuoi dirgli dell’operazione perché sono io
a pagare?”
“Non
ho detto questo. Credo solo che si sentirebbe un po’ scavalcato, sapendo che ho accettato soldi da un estraneo.”
“Ma
io non sono un estraneo!”
“Intendevo
qualcuno di estraneo alla famiglia.”
“Mi
sembra che tu abbia l’età giusta per decidere da sola da chi farti aiutare, o
sbaglio?”
“Non
è una questione di età, Bobby. Come
ti sentiresti se Jerry o Angel avessero un problema e si facessero aiutare da
me, senza dirti nulla?”
“Beh,
io non… ma che c’entra? Angel e Jerry non lo farebbero mai.” Quella
conversazione stava prendendo una piega che non gli piaceva nemmeno un po’:
aveva tutta l’aria di essere una litigata coi fiocchi.
“Era
soltanto un esempio, Bobby. Però potrebbe capitare. Come ti sentiresti?”
“Va
bene, probabilmente li pesterei. Ma…”
“Ecco,
appunto. Pensi che Aaron si sentirebbe diversamente, se gli dicessi che farò
quell’intervento senza il suo aiuto?”
Bobby
non rispose subito, ma provò a calarsi nei panni del fratello di Adia, per
capire come avrebbe potuto reagire di fronte ad una situazione simile. “Se
fossi nei panni di tuo fratello” iniziò, a voce bassissima, “credo che scoprire
di essere stato tenuto all’oscuro di tutto mi farebbe incazzare parecchio.” Fece
una pausa e la guardò negli occhi. “Mi farebbe incazzare parecchio, sapere che
mia sorella non mi ha detto di doversi ricoverare in ospedale.”
“Non
ho detto che non glielo dirò. Solo, glielo dirò più avanti.”
“Che
senso ha dirglielo adesso o tra due settimane? In ogni caso sarò io a pagare, e
in ogni caso lui si incazzerà.”
“Smettila,
per favore” lo pregò. Sospirò, prendendosi la testa fra le mani. “Per favore, Bobby,
smettila. Sono già abbastanza nervosa, senza che…”
“Scusa”
ribatté lui, in tono calmo. “Hai paura per l’operazione?”
“Un
po’” ammise Adia, annuendo. “E’ praticamente un’operazione di routine, ma… non
mi sono mai piaciuti gli ospedali. Preferisco restarne fuori.”
“Tu
lo sai che per ogni cosa puoi contare su di me, vero?”
Adia
annuì ancora, tirando su col naso per scongiurare il pericolo di mettersi a
piangere. “Lo so, Bobby. Tu ci sei sempre.”