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Autore: spacedust    08/03/2011    0 recensioni
« I need a fix cause I'm going down... Down to the bits that I left uptown. »
Ecco la prima fanfiction che posto su questo sito, perciò sono un pò nervosa. Spero davvero che vi piaccia. :)
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve, donzelle! E auguri donne! 
Vi chiedo scusa perchè non ho postato per tutto questo tempo, ma sono stata davvero impegnata. çç Non uccidetemi!
Bene, vi posto questo capitolo. Io lo trovo davveeeero banale, spero voi pensiate il contrario.
Sono di fretta, quindi mi scuso in caso troviate degli errori.
Baci, Erinn. <3

Era passata una settimana da quando ero arrivata a Los Angeles e di certo non mi aspettavo tutta quest’accoglienza.
Avevo passato gli ultimi giorni in spiaggia a prendere il sole con Shaunee e i suoi amici e non solo.. Lei mi aveva portata a fare un giro turistico della città e mi ero divertita un mondo.
Era fantastica, Shaunee. Bella, dolce, simpatica e sempre pronta a donarti un sorriso capace di scaldarti il cuore.  E quei sorrisi avevano scaldato il mio di cuore , risvegliando in me quella speranza che ormai pensavo si fosse spenta e che non potesse riaccendersi più. Volevo ritornare a sorridere, volevo tornare a non dover fingere di stare bene. Ci sarei riuscita? Solo il fato ha la risposta.
Quella mattina ero contenta, stranamente. Quando la domestica era venuta a svegliarmi non avevo risposto con uno dei miei bruschi ‘Bene, va via.’ ma le sorrisi con gli occhi e risposi con un cortese e semplice ‘Grazie’.
Andai ad aprire la grande finestra che affacciava sulla spiaggia: fuori il tempo era meraviglioso. Il cielo era limpido, senza nemmeno una nuvola e il dolce venticello mi accarezzò il viso, quasi facendomi dimenticare il resto del mondo. Presi un bel respiro inalando l’aria salmastra e mi diressi verso il bagno, dove iniziai a prepararmi. Dopo una lunga e rilassante doccia e una bella mezz’ora nel guardaroba a scegliere cosa mettere mi guardai allo specchio per vedere il risultato del mio lavoro.
Sono dannatamente superficiale, ma chissene?
Indossai un pantaloncino a vita alta blu scuro,  una camicetta bianca a maniche corte infilata negli shorts e un paio di ballerine. Ferragamo, per la precisione.
Dovete sapere che la mia è una famiglia messa molto bene economicamente. Mio padre è un famoso avvocato. Un tempo, a Londra, lavorava per i pezzi grossi e li difendeva in tribunale vincendo se non sempre quasi. Mia madre invece era un architetto che aveva ereditato tutta la fortuna dei miei nonni.
Ovviamente a me dei soldi non importava niente, non sono quelli che ti rendono donna o uomo, ma se li possiedi cosa fai? Li butti nel cesso? Beh, io li spendo nei negozi. E’ una cosa che adoro fare e che farò sempre. Niente è più rilassante e confortante di un pomeriggio passato a fare shopping. Chi è d’accordo?
« Victoria! Scendi, per favore? » sentii urlare mio padre dal piano di sotto. Sbuffai e mi chiesi cosa volesse adesso. Non volevo rovinarmi la giornata.
Scesi  giù e nel grande salone trovai mio padre che parlava con una donna e con un ragazzo, entrambi che mi davano le spalle. A quanto pare si conoscevano, dato che mio padre aveva un aria cordiale e amichevole.
Quando mi vide mi fece cenno di avvicinarmi e io, con aria titubante andai vicino a lui.
Ora che potevamo guardarci in faccia capii con chi stava parlando papà: il primo era, per mia sfortuna, quell’arrogante di Joe con il suo solito ghigno sulle labbra. Dopo il nostro ‘incontro’ nel quale io mi ero infastidita e non poco, lui e suo fratello venivano a passare un po’ di tempo in spiaggia con Jacob. Pessima scusa: Nick veniva solo per cercare di parlare con Shaunee. Ma lei non gli degnava uno sguardo. E io mi approssimavo a ignorare Joe. Meno confidenza gli davi, e meglio era.
Quella accanto a lui era una donna non molto alta, dai capelli scuri e ricci e con uno splendido sorriso. Intuii subito che quella fosse la madre di Joe, data la somiglianza.
« Vicky, la signora Jonas e suo figlio sono venuti qui per darti il benvenuto nel quartiere. » e dal tono della sua voce capii che lui intendeva dire ‘Vedi di non rispondere con il tuo solito fare e comportati bene’. Decisi di fare la brava, tanto per non sfigurare quanto per non dovermi sentire le prediche di mio padre più tardi.
« Davvero? E’ molto gentile da parte vostra. » e rivolsi ai due uno dei miei sorrisi più cordiali.
« Oh, non preoccuparti cara! Io sono Denise... E lui è mio figlio, Joseph. » indicò il figlio con la mano. « E’ un vero piacere conoscerti. Sai, tuo padre parla molto di te. » Questa volta fu lei a sorridere con fare materno.
Joe continuava a fissarmi insistentemente con quel suo fare arrogante e prepotente che stava iniziando ad infastidirmi.
« Allora, Vicky sicuramente hai fame.. Perché non vai in cucina a fare colazione? » saltò su mio padre. « E, Joseph, perché non le fai compagnia? Così parlate un po’ e iniziate a conoscervi. »  
Parlare? Non credo che riuscirei a parlare con lui senza evitare di insultarlo.

Joe.
Quella mattina avevo approfittato del fatto che mia madre andasse a dare il benvenuto a quella nuova, la figlia del signor Davies, così mi ero proposto di accompagnarla. Dopo che aveva smesso di guardarmi sospettosa mi aveva esplicitamente detto « Vedi di non fare lo stupido, Joseph. » e io facendo il finto innocente (cosa che mi usciva davvero molto bene) le avevo promesso che non mi sarei comportato da solito coglione. Come se fosse facile, poi!
Arrivati a casa loro, mentre mia madre e il signor Davies parlavano, io ero impaziente e non smettevo un attimo di guardarmi intorno.
Ma cosa mi aspettavo? Tutte le mattine andavo in spiaggia con Nick, perché quest’ultimo si ostinava a voler riconquistare Shaunee, lei non mi aveva degnato di uno sguardo. Cosa assai strana dato che le ragazze mi cadevano i piedi dopo il primo incontro.
Perché lei no?
Ecco perché ora uno dei miei obbiettivi è quello di riuscire a conquistarla.
E sì, ci sarei riuscite. Cascasse il mondo, arrivasse l’Apocalisse io, Joseph Adam Jonas ci sarei riuscito.
Quando finalmente arrivò ghignai. Mi fu naturale.
Beh, era davvero bella. Gli shorts che aveva indossato mettevano in mostra le sue gambe da modella e le delineavano i fianchi. Aveva i capelli castani, che le arrivavano fin sotto le spalle, ancora bagnati alle punte e un paio di occhi blu ghiaccio che erano davvero capaci di raggelarti il sangue nelle vene.
Mi ripresi, imponendomi di non distrarmi.
Quasi non ascoltai cosa lei e mia madre si dissero e solo quando suo padre mi chiese di accompagnarla in cucina mi risvegliai, di nuovo, da quello stato di trance in cui ero ricaduto.
Mentre l’arrivati in cucina lei non proferì parola. Forse troppo infastidita dalla mia presenza.
« Buongiorno. » salutò Marco, il cuoco, e andò verso il freezer dove prese del latte. Poi una ciotola e dei cereali. Era disinvolta in ogni movimento che faceva, caratteristica che adoro. Ho sempre preferito ragazze sicure e sciolte a ragazze insicure e ingenue, anche se le ultime me le ritrovavo spesso nel mio letto.
Marco mi guardò con aria interrogativa, e io feci spallucce.
« Allora, Joe, va tutto bene? E’ da un po’ che non ti si vede. » iniziò Marco.
« Oh, sì tutto bene Marco. Te? » Sorrisi. Mi era stato sempre simpatico.
Victoria alzò la testa dalla sua ciotola e guardava sorpresa entrambi muovendo il capo da me a Marco.
« Aspetta, come mai tutta questa confidenza tra voi due? » ci punto l’indice contro e nell’altra mano aveva il cucchiaio fermo a mezz’aria. « Pensavo non vi conosceste. »
« Oh, certo. Perché tu sai la gente che conosco o meno anche senza avermi mai rivolto una parola. » saltai su.
« Non l’ho chiesto a te. » mi zittì.
« Sì, ci conosciamo. » incominciò Marco, « Joe i suoi amici sono soliti organizzare alcune feste in questa casa, quando tuo padre è fuori per lavoro. »
« E mio padre gli da il permesso? » domandò lei.
« Certo. Tuo padre si fida di noi. » risposi io.
« Stupido. » mormorò e ritornò ai suoi cereali.
« Scusate ragazzi.. » disse Marco posando il suo grembiule, « io devo andare.. Sapete, devo svolgere alcune commissioni prima di pranzo. A dopo! » E usci mettendo in testa il suo berretto dei Lakers.
Eravamo rimasti soli. Victoria mangiava tranquilla con lo sguardo fisso sulla sua ciotola. Mi sembrava il momento giusto per chiedere spiegazioni.
«Mi spieghi, per favore, perché ti sto antipatico? » chiesi.
Sorrise, « Devo proprio? »
« Sarebbe gradito, così saprei finalmente il motivo della tua antipatia verso di me.. »
« Mah, non saprei. » disse con noncuranza.
« Non saprei?! » insistei. Che razza di risposta è?
« Vedi, Shaunee mi ha spiegato come siete fatti tu e tuo fratello. » disse lei. Stavolta mi guardò, i suoi occhi di ghiaccio così penetranti quasi da far paura. « Non mi piace la gente che si comporta in questo modo.. » si fermò un attimo, « Dimostrate quanto siete superficiali e vigliacchi alla gente. »
« Cosa ti ha detto di preciso? » dissi. La guardai mentre posava la ciotola sporca nel lavello e usciva fuori in giardino, io la seguii.
« Di come trattate le persone credendovi meglio di loro. » Si girò brusca verso di me. « Te l’ho detto. E’ un comportamento da vigliacchi. E io li odio, i vigliacchi. »
« Caspita. Dici di odiare i vigliacchi e non ti rendi conto che anche tu lo sei. » incalzai io. Non sopportavo il modo in cui si stava rivolgendo.
« E perché scusa? » inarcò le sopracciglia.
« Perché ti fidi del giudizio della gente, senza pensare che forse questo è sbagliato. »
« Oh, ma fammi il piacere! Non ho voglia a che fare con te solo perché temo per la mia incolumità! » sbottò e si allontanò per andare a sedersi a bordo piscina. La raggiunsi e mi sedetti a fianco a lei.
« La tua incolumità? Non mordo mica, sai? » sghignazzai.
« Perché dovrei crederti? » chiese. Mi guardò e i nostri occhi si incontrarono e per un momento mi persi nei suoi, blu come il ghiaccio, blu come il cielo. « Conosco le persone come te. Ci ho avuto a che fare per tutta la vita e vedi dove mi hanno portato. »
Anche lei rimase a guardarmi per un po’ e dopo un attimo che sembrò un’eternità mia madre venne a chiamarmi per andare via. Mi alzai e mentre lo facevo le sussurrai « Sarò pure un vigliacco, ma meglio essere vigliacchi per un minuto che morti per il resto della vita.»
  
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