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Autore: Ashbear    08/03/2011    1 recensioni
Rinoa e Squall. Una storia per tutti coloro che non avrebbero mai voluto che la storia d'amore finisse. Nella buona e nella cattiva sorte, questa storia segue i primi quattro mesi della loro relazione. È il viaggio della scoperta, il viaggio che insegna.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DANCING IN TIME
scritto da Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly e Shu
~ Capitolo XIII: Un tempo per odiare ~

20 maggio

Il ritmo della musica riempiva la stanza, e si trovò inconsciamente a canticchiare insieme alla melodia. Rinoa era grata di aver accettato l'offerta di Selphie di usare il suo lettore CD portatile, dato che aveva scoperto troppo velocemente l'isolamento di Trabia. Era stesa sul letto, con la schiena contro la testiera. Beh, non che ci fossero molte altre possibilità, dato che sembrava che alla stanza mancassero sedie. Eppure rimaneva la scrivania, e ci teneva sopra la radio, insieme a poche altre cose sparse.

La matita incontrava la carta con un tocco di piuma. Il suo diario sembrava più un blocco per scarabocchi, piuttosto che qualcosa che in origine doveva essere usato per scrivere. Tra le sue pagine c'erano schizzi di praticamente tutto l'immaginabile. Non era così brava in arte, ma si trovava affascinata dall'ombreggiatura. Il modo il cui lo scuro e il chiaro contrastavano, gettando numerose sfumature di ombra. L'ombreggiatura stessa poteva cambiare interamente il significato, o l'emozione, che stava dietro un oggetto.

Era un concetto che aveva scoperto durante l'infanzia - quando solo il conforto delle braccia di sua madre poteva darle sollievo. Era successo una notte, quando le tende erano rimaste parzialmente aperte e la luna filtrava all'interno, gettando ombre minacciose nella stanza. Le bambole che riempivano la sua stanza sembravano angeli durante il giorno, ma nascoste tra le ombre della notte sembravano più copie di Artemisia.

Non dovevano essere per forza oggetti semplici come bambole; il concetto poteva essere applicato su una scala più larga. Durante il giorno, le cime coperte di neve di Trabia decoravano con maestosità l'orizzonte, ma al tramonto l'ombra offriva una prospettiva del tutto diversa. Fredda, desolata, sola... persino mortale. Quindi Rinoa sedeva contro la testiera, disegnando il picco di una montagna che stava fuori dalla sua finestra. Dopo la scomparsa del sole, aveva assunto anch'essa un aspetto più sinistro; non poteva vederla nel buio, ma sapeva che c'era.

Gli ultimi due giorni erano stati belli, quasi 'meravigliosi'. Sempre che fosse possibile, date le circostanze della loro presenza a Trabia, tanto per dirne una. Voleva dargli il suo spazio, lasciare che fosse lui a stabilire il ritmo della loro routine. Dando l'ultimo colpo di matita al suo schizzo, voltò la pagina in un futile tentativo di usare il diario per il suo vero scopo. Per scrivere su nulla di preciso, più sulle cose che aveva visto nel corso del viaggio fino a Trabia.

Qualcuno bussò alla porta, spaventandola e distraendola così dall'universo recluso che aveva creato intorno a sé. Almeno stavolta riuscì a tenere la matita, senza girarla all'insù come se fosse un coltellino. Era sorprendente che ci fosse qualcuno, data l'ora. Rinoa non poteva dire di non era grata della distrazione da... uhm... beh, qualsiasi cosa stesse facendo. Onestamente, sperava che fosse lui, ma allo stesso cercava di difendersi dalla delusione.

"Avanti, è aperto."

La porta si aprì con cautela, prima che una figura emergesse dal corridoio. Il suo sorriso si fece più intenso quando i suoi occhi castani incontrarono occhi azzurri, e si trovò a lottare contro l'impulso di saltare disperatamente tra le sue braccia. Con un movimento del polso lui le fece cenno che non c'era bisogno che si alzasse, mentre si chiudeva la porta alle spalle. Squall le rivolse uno di quegli sguardi 'da Comandante', prima di indicare la porta con il pollice.

Lei chiuse il diario, insospettita dalle sue azioni, e lo gettò sulla scrivania, dove atterrò con un 'thud' che echeggiò nella stanza.

"Uhm... la porta?"

Il suo sguardo non vacillò mai mentre si avvicinava. Non che gli ci volessero più di tre falcate per raggiungere il letto, dato che la stanza di Rinoa era un quarto della sua. Il Comandante si sedette, guardandola con indifferenza.

"Rinoa... vieni qui."

Lei scivolò fino all'altro lato del letto, mettendo i piedi sul pavimento. Senza rendersene conto, stava sorridendo... in qualche modo, era diventata una seconda natura quando c'era anche lui. Mettendosi entrambe le mani sulle gambe, si avvicinò, aspettando una qualche forma di saluto romantico da parte sua.

"Sì, Squall?" Il suo tono era il più dolce possibile, e si avvicinò ancora di più.

Lui si avvicinò a sua volta, imitando i movimenti di lei, mentre la sua voce si spostava sul seduttivo, proprio come aveva fatto quella di lei. "Rinoa, perché la porta non era chiusa a chiave? Non avresti almeno dovuto chiedere chi era? Avrebbe potuto essere chiunque, e-"

Lei alzò gli occhi al cielo disgustata, cadendo sconfitta all'indietro sul materasso. Era dolorosamente ovvio che non avrebbe avuto un bacio o un abbraccio, solo una predica. Sfortunatamente per lei, aveva deciso nella pluripremiata modalità 'Comandante SeeD Cauto'. Sarebbe stata una lunga notte. Aveva già accettato che questa era una battaglia su cui avrebbe dovuto cedere, ma dannazione, avrebbe comunque vinto la guerra. Solo non quella sera.

"Sì... come al solito, hai ragione, Comandante."

In un momentaneo lasso di lucidità, pensò di ritirare la bandiera bianca. Sarebbe stato divertente se avesse potuto rigirare la predica a lui; era entrata nella sua 'stanza non chiusa a chiave' più di una volta prima che avessero ufficialmente iniziato a uscire insieme. Ma la ragazza, stanca, immaginò che non fosse né il momento né il luogo per tirare fuori quel fatto. E in qualche modo, come era abitudine di Squall, avrebbe rivoltato tutta la faccenda contro di lei.

Mentalmente, poteva sentirlo predicare, "mi conoscevi a malapena e sei entrata nella mia stanza mentre dormivo... due volte? Chi fa una cosa del genere? Mi sveglio e mi stai guardando, e hai pure la faccia tosta di dirmi che parlo nel sonno. Non riesco a credere che tu sia entrata a quel modo - senza bussare! Sei stata fortunata a non finire con un gunblade che ti attraversava l'intestino."

Sì, romanticherie, intestino e Squall Leonhart sembravano andare mano nella mano. Ma non era stata la sola a fare quelle cose, e poteva sfruttare quella vitale informazione a suo favore. "Beh, sì, ma Quistis e Selphie hanno detto che hanno loro sono entrate! La porta... di nuovo, non chiusa! Quindi, ecco chi altro fa una cosa del genere! Ti conoscono entrambe da molto, e non mai finite sul lato di chi riceve le tue minacce."

"Quando?" Ovviamente, avrebbe chiesto di sapere i dettagli... mente logica e tutto il resto.

"Selphie ha detto che hai lasciato la porta aperta prima del ballo! Quistis ha detto di essere entrata perché voleva giocare a carte... nel cuore della notte. Oh, oh, oh! E Zell ha detto che ha spostato tutto il contenuto della tua stanza, quando non c'eri - anche se forse avevi meno di quindici cose. Non è quello il punto! Quindi non dormi, 'signor Paranoico', di assicurarmi di chiudere la porta e-"

Oh Dio, stava davvero litigando mentalmente con lui mentre lui stava... sì, la stava guardando con occhi vacui. Questa non avrebbe nemmeno cercato di spiegarla.

"Err... sì Squall, scusa. Mi assicurerò che sia chiusa d'ora in poi, hai ragione."

"Puoi anche aver ragione, ma almeno io non parlo mentre dormo!" Ok, era almeno un qualcosa su cui impuntarsi mentalmente.

"Ricordatelo e basta in futuro, ok? È molto importante."

"Sì, Squall, chiuderò la porta tutte le volte." Si tirò su a sedere, alzando la mano destra in aria. Il braccio sinistro lo avvolse intorno a uno dei cuscini, mentre giurava la sua promessa non ufficiale.

Lui la guardò seccamente, senza mai cambiare la sua espressione severa. "Uhm, non quello, Rin. Ma il fatto, come hai appena eloquentemente affermato, che ho sempre ragione." L'ombra di un cuscino gli volò accanto agli occhi, prima che un altro lo colpisse dritto in faccia. Il suo tono non cambiò nemmeno mentre il secondo gli cadeva bruscamente in grembo, "e dovrei ricordarti che è contro il regolamento del Garden attaccare un SeeD."

"Ah sì, e dovrei ricordarti, Comandante Leonhart, che è contro le regole essere a letto con un membro dello staff." Si coprì la bocca, voltando immediatamente la testa. Oh Dio, oh Dio, Rinoa perché diamine hai appena detto una cosa del genere? Cambia argomento in fretta...

"A dire il vero, il manuale sottolinea in particolare nell' 'Articolo 5, Sottosezione B', che non posso avere relazioni intime con un altro SeeD, un insegnante, o una matricola che frequenti il Garden. Non c'è alcuna regola contro l'essere insieme a un civile."

Lo ha appena detto? 'Conosce' questa sfumatura tecnica a memoria? Rinoa lo guardò incredula, la bocca aperta per lo shock. Uno strano imbarazzo passò tra loro; nessuno dei due sapeva davvero come affrontare ciò che era implicito.

Lui era ugualmente confuso dal suo stesso commento. Un'idea fuggevole gli attraversò la mente. Sarebbe fisicamente possibile saltare da una finestra al terzo piano in una montagnetta di neve di Trabia, o in cassonetto lì vicino, senza rompersi troppe ossa? Cercando di non mostrare il suo nervosismo, chiuse il pugno, sperando che lei non vedesse quanto fosse spaventato. Doveva cambiare argomento... velocemente, molto, molto velocemente.

Alla fine, parlò per spezzare la tensione, anche se non così coerentemente. "Uhm... comunque... sì," balbettò mentre si grattava nervosamente la nuca. Per un momento pensò di star avendo un 'flashback di Laguna', rendendosi improvvisamente contro che di nuovo il 'cretino' in questione era lui. Desiderava solo poterle dire le cose, senza pensare sempre a come uscivano. D'altra parte, dopo il suo commento di poco prima, forse avrebbe dovuto pensarci un po' di più.

"Diario?"

"Eh?" chiese lei, fissandolo completamente confusa. Era quasi carino quanto era mortificato. O almeno lo sarebbe stato, se lei non fosse stata imbarazzata quanto lui.

Lui alzò appena il braccio, indicando la scrivania. "Tieni un diario?"

"Oh." Allungò una mano ad afferrare il diario, stringendolo al petto. Parte di lei sentiva di star proteggendo il quaderno come un bambino spaventato dal proprio genitore. "Ne ho sempre avuto uno... fin da quando ero più piccola. So che Selphie voleva che le persone mettessero online i loro pensieri. Alcune cose non mi dispiacerebbe condividerle con il mondo, ma alcune sono personali. Non lo so... è solo che non è da me."

"Di certo non è da me."

Lei ridacchiò alla sua serietà. "No, proprio non da te." Lei fece una paura, ricordando il motivo principale dietro ai messaggi nel computer del Garden. "I tuoi... i tuoi ricordi stanno tornando?" Si morse nervosamente il labbro dopo averlo chiesto; lui non era ancora a suo agio nel parlare di alcuni argomenti - i suoi genitori, i sentimenti, e il 'passato in generale' erano in cima alla lista.

"Sì. Non tutti buoni, non tutti cattivi. È diverso non doversi appoggiare regolarmente ai GF." Lui scrollò le spalle, indifferente, mettendo totalmente da parte l'argomento GF. "Ma fino a quando possiamo mantenere degli alti standard di addestramento alla lotta, la SeeD continuerà ad ottenere i suoi obiettivi diplomatici." Era appena sembrato un volantino, un'altra volta? Doveva smetterla di farlo, si spaventava da solo. "Rinoa, parlando di 'standard'... stavo giusto andando al Centro Addestramento. Pensavo che forse ti piacerebbe venire."

Parlando di standard? Buona, buona questa... come dovrebbe prenderla? Si schiarì la gola. "Intendo standard di combattimento, così posso mantenere i miei standard di combattimento."

Lei rise, sia alla sua correzione che ai suoi ricordi. Rinoa ricordò il primo giro che lui, riluttante, le fece fare del Garden di Balamb. Quei primi giorni erano una grande confusione, eppure la sua immagine rimaneva vivida come fosse stato il giorno prima. Non era un allegro campeggiatore, allora, non che si potesse mai classificare Squall Leonhart come 'allegro campeggiatore'. Anche se era stata una delle prime occasioni in cui si era permesso di mostrare un senso dell'umorismo, e per di più con la dottoressa Kadowaki. Era sempre lì, solo un po' deviato dal corso principale.

In verità, l'ultima cosa che pensava di fare in quel momento era avere interiora di mostro che le correvano sul corpo. Comunque, era tempo insieme a lui, e guardarlo muoversi in battaglia aveva un fascino indescrivibile. Con il suo nuovo lavoro, non si allenava per bene da un po' - premere tasti al computer non richiedeva la resistenza necessaria a decapitare un Grat. L'unico problema che poteva prevedere era non prestare sufficiente attenzione ai mostri. Lui era l'unico che riusciva a rendere affascinanti gli intestini di mostro.

"Pensavo avessi detto durante il nostro giro che non porteresti mai una ragazza al Centro Addestramento per un appuntamento?" scherzò, scendendo dal letto e aprendo l custodia del suo Blaster Edge.

"Non lo farei," sorrise lui caustico. "Ci porto te."

"Non è divertente, Leonhart," replicò lei, allacciandosi l'arma al braccio. "Proprio per nulla divertente."

*~*~*~*~*

"Che cosa vuoi dire?" chiese Rinoa mentre si aprivano le porte idrauliche. Insieme uscirono nel corridoio, le armi in mano.

"Beh, come a Balamb, hanno diviso il Centro Addestramento in due aree separate. La prima conterrà nemici di livello più basso, per i studenti più giovani. L'altra conterrà mostri di livello più alto... Gojusheel, Dragon Izolde e simili. Solo che non hanno ancora riempito l'area avanzata, quindi l'unica scelta dei combattimento adesso ricade sui nemici più deboli."

"Ah. sembra... eccitante."

"È sarcasmo?"

"Da parte mia, mai."

"Adesso so che lo era... e chi ha detto che si combatte contro i mostri stasera?"

"Tu!" insistette lei, fermandosi fuori dalle porte chiuse.

"Vedi come sei poco attenta, signorina Heartilly? Ti ho chiesto se volevi venire al Centro Addestramento con me."

"Ma ci siamo fermati alla tua stanza per prendere l'arma," ragionò lei, stringendo gli occhi fingendo rabbia e indicando con enfasi il Lionheart.

"Beh, sì... ho dovuto... tu hai portato la tua e non potevo destare sospetti."

"Lo stai già facendo," ribatté lei, cercando di capire cosa stava succedendo in quella sua mente complessa. A volte c'era più nelle sue parole di quanto fosse percepito dalle orecchie, ma non avrebbe scambiato la sua elusività per un milione di guil. Mise il palmo contro le porte scorrevoli, e sentì una strana sensazione avvolgerle il corpo. La giovane donna se la scrollò mentalmente di dosso, immaginando che fosse per il cambiamento di temperatura.

"Allora, se non 'combattiamo' con i mostri cosa faremo?"

"Faremo-" Si interruppe a metà frase, abbassando lo sguardo. Spostando l'arma nella mano sinistra, spostò la destra alla cintura e prese un piccolo cerca-persone.

"Squall?" Lei lo guardò preoccupata, dato che lui sembrava incantato dal display. "Tutto a posto?"

"...Non ne sono sicuro."

Era come acqua ghiacciata che gli correva nelle vene, mentre la sua risposta sembrava bloccarglisi in gola. Un messaggio lampeggiava sullo schermo, e gli diceva di andare direttamente nell'ufficio del preside - era stato trasmesso da Cid. Negli ultimi due giorni, il suo superiore aveva misteriosamente perso tutti i contatti con il Garden. Nello specifico con lui, dato che non aveva risposto a nessuno dei suoi numerosi messaggi. Ora quell'uomo saltava fuori a Trabia ad un'ora del genere.

"Rinoa... scusa, devo andare."

"Sì, nessun problema." Lei si sentì improvvisamente come un'estranea nel suo mondo, senza essere sicura di dove andasse collocata. E per quanto si sforzasse, non riusciva a capire perché.

"Rinoa...stai bene?"

Notando come era cambiato il suo comportamento, lui non poté evitare di sentire una preoccupazione travolgente. Il piccolo oggetto nero continuò a vibrare; lui fece l'indifferente nei confronti del cerca-persone, dato che tutta la sua attenzione era ora concentrata su di lei. Sistemando il laccio dell'arma, lei cercò di rimanere ottimista, ma in qualche modo trovò difficile farlo. Onestamente, nemmeno lei poteva capire il suo inspiegabile cambiamento di atteggiamento. Era come se qualcosa di lei fosse quasi intorpidito in un unico fuggevole secondo.

"Bene, Squall. Solo stanca, credo. Hai detto che ci sono solo nemici di basso livello, lì dentro?"

Questa volta incontrò il suo sguardo, cercando di costringersi a un sorriso nonostante la tensione. L'ultima cosa di cui lei avesse bisogno era che lui conoscesse qualche 'sbalzo d'umore paranoide e illusorio dall'inferno'. Si chiese se questo fosse nel manuale per essere una strega; di certo non sembrava una cosa naturale.

"Sì, Lesmathor, Geezard, forse un paio di Glacial Eye. Non pensare ad entrare senza un compagno di allenamento... Rinoa, ci sono regole ferree e-"

Lei alzò la mano per farlo tacere; l'ultima cosa di cui aveva bisogno era un'altra ramanzina SeeD. In qualche modo la sua irritazione stava crescendo, e la sua mente girava come giostra. Stava disperatamente cercando di non sfogare la frustrazione infondata su di lui. Lui non aveva nulla a che fare con il suo umore; non aveva idea delle sue origini.

"No, Comandante Leonhart, va bene così. Me lo stavo solo chiedendo. Non intendo entrare."

Il cerca-persona continuò a vibrare senza sosta nella sua mano. Scuotendo la testa per la frustrazione, guardò nuovamente lo schermo. "Rinoa, devo andare."

"Ovvio che devi. Non preoccuparti, farò la brava." Non aveva davvero voluto essere così secca, ma davvero sembrava che non le interessasse.

"Guardami." Uscì più come un ordine che come una richiesta.

Non pensò due volte a spegnere la sua distrazione elettronica prima di rimetterla in tasca. Il Cavaliere continuò a tenere fermamente stretto in mano il gunblade, mettendolo in equilibrio sul terreno. Con l'altra mano, le posò le dita sulla guancia, costringendola a guardarlo negli occhi. Lei sorrise brevemente, provando un senso di pace passeggero al contatto. Eppure, il suo tocco sembrava calmarla, almeno un poco, dall'ansia.

"Stai bene?" ripeté la domanda, parlando con più forza della prima volta.

"Bene. Sto bene. Ora vai prima che Cid si arrabbi. È il tuo lavoro."

"Anche tu sei il mio lavoro."

Si chinò in avanti, posando le labbra sulle sue. Avrebbe dovuto essere solo un semplice bacio, un gesto veloce, ma si trovò incapace di separarsi. Il suo braccio destro la strinse al collo, mentre con l'altro teneva fermamente l'arma. Era quasi un bisogno incontrollabile di stringerla al proprio corpo, e lottò contro i suoi istinti più primitivi. Qualcosa sembrava... beh, quasi una necessità, più che per piacere. C'era qualcosa di non detto nei loro baci infervorati, qualcosa di praticamente disperato.

"Voi due potreste trovarvi una stanza?"

Il suono della voce dell'esperto di arti marziali li colse di sorpresa, mentre sia il Cavaliere che la Strega si rendevano conto di cosa stavano facendo... pubblicamente. Non era nella norma per loro agire con un tale ardore spensierato, dati i loro ruoli. Mentre i loro corpi si separavano, Rinoa alzò le mani, nascondendosi il viso per un senso di colpa contrita. Il Comandante cercò di mantenere un atteggiamento composto, ma parte di lui stava lottando contro il bisogno travolgente di tirarla dentro il centro Addestramento e continuare ininterrottamente. Doveva allontanarsi da lei subito, per più di una ragione. Squall guardò il suo amico, cercando di minimizzare l'accaduto.

"Rinoa e io stavamo giusto andando al Centro Addestramento, ma adesso vado all'ufficio del preside. Cid è qui."

"Il Centro Addestramento... sì... ok... certo," disse Zell, incrociando le braccia e scuotendo la testa con fare stanco. "Anche io sono stato chiamato da Cid, voleva che ti cercassi salendo. Potrei sempre dirgli che avevi qualcosa di più importante." Le ultime parole furono detto con una punta di scherno.

Il Comandante strinse i denti, cercando di mantenersi calmo. "Andiamo, Zell."

Rinoa scosse la testa, mentre i due SeeD se ne andavano. Lui non si voltò nemmeno per salutarla. Era come se qualcosa li stesse mettendo fuori uso; doveva essere la sua immaginazione che lavorava troppo ancora una volta. O, come aveva detto a Squall, era semplicemente molto stanca. Sospirando sconfitta, guardò la sua arma, e iniziò lentamente a sciogliere il laccio che la assicurava al suo polso. Qualcosa di profondo dentro di lei sentiva il bisogno irresistibile di andare a sfogare un po' di rabbia, di energia... qualunque cosa questo fosse. La giovane donna sapeva che se Squall lo avesse scoperto sarebbe entrato assolutamente in modalità Comandante Integerrimo, o in modalità Cavaliere - quella delle due a cui piaceva fare le ramanzine più lunghe. Di nuovo guardò lungo il corridoio, assicurandosi che i due fossero completamente spariti dalla sua vita. Stava infrangendo ancora un'altra fiducia che lei e Squall avevano creato, ma proprio non poteva starsene pigramente seduta con questa nuova energia.

*~*~*~*~*

C'era qualcosa che lo tormentava, qualcosa che si era scavato una tana nel suo cervello come una zecca e non sembrava volerlo lasciare andare. Più cercava di ignorarlo, più profondamente si radicava. E cos'era stata quella 'cosa' poco fa?" Due giorni prima aveva paura di tenerle la mano in pubblica, e ora le stava praticamente ficcando la lingua in gola davanti a qualcuno. Non era da lui, non era da lei. Almeno Zell era ancora Zell. Il Comandante si voltò verso il suo amico, mentre le porte dell'ascensore si chiudevano dietro di loro.

"Non hai mai avuto la sensazione che le cose stessero per cambiare?"

"Intendi dopo il tuo piccolo attacco di normalità adolescenziale di prima?" ribatté Zell, ancora meravigliato dal comportamento del suo amico. Se fosse stato chiunque tranne Squall e Rinoa, non sarebbe stata una grande questione. Il Comandante fissò duramente l'esperto di arti marziali, mentre le sue dita si stringevano forte alla maniglia del gunblade. Mai una buona idea irritare un uomo pieno di ormoni con una spada molto grossa, si rese conto velocemente il lottatore.

"Scusa, Squall. Che vuoi dire?"

"Non lo so... solo che ho questa sensazione da qualche giorno. E oggi... beh, si è soltanto moltiplicata."

"Intendi cambiare - tra te e Rinoa?"

"Forse."

"Beh amico, se ti preoccupi per lei non farlo. Sai che ci tiene a te, e penso che dopo quello spettacolino, anche tu tenga molto a lei."

"Sì." Il giovane uomo non era mai stato così vicino ad ammettere ad alta voce i suoi sentimenti, anche se in molti li comprendevano senza parole. Eppure, dire 'sì' era un passo avanti rispetto al non impegnativo 'chissenefrega'. Aveva ancora questa sensazione che gli annebbiava il profondo della mente e che rifiutava di calmarsi.

"Perché pensi che lei sia qui?"

"Non lo so, per lavorare?" L'esperto di arti marziali scrollò le spalle mentre si aprivano le porte dell'ascensore. "Forse per tenerti fuori dai guai, anche se sembra che sia risultato controproducente. Non so... credo sia solo per aiutare Trabia, era parte di questo anche lei. Lei non vale meno solo perché non è una SeeD. Io di certo non guarderei in bocca al cavallo regalato, o al preside regalato. Uhm... non che stia dando del cavallo a Cid o cose così e io-"

Zell chiuse il becco mentre raggiungevano l'ufficio del preside; anche lui capiva di stare blaterando a caso, e forse poteva attribuire la cosa all'altitudine di Trabia. Era sempre stato il tipo da offrire conforto, ma per ovvie ragioni, lo trovava piuttosto difficile quando era coinvolto Squall.

"Sono contento che lei sia qui, Zell, ma non sono ancora sicuro del perché. È come se ci fosse una ragione nascosta che mi sfugge. Che ci sfugge. Qualcosa che sembra dovrebbe essere proprio sotto il mio naso... e che non ho ancora capito."

"Ora sei solo paranoico."

Il lottatore cercò di rassicurare il suo amico mentre bussava alla porta dell'ufficio. Da qualche parte lungo il percorso, il cuore di Squall aveva iniziato a battere forte, e il ragionamento sembrava coperto dal gelo di Trabia.

"Avanti."

La voce di Cid era attutita dalla barriera di legno. Entrarono e videro il preside che guardava fuori da una finestra buia. Non si preoccupò nemmeno di voltarsi a guardarli mentre entravano.

"Squall, Zell... prego, accomodatevi."

I due si scambiarono uno sguardo, ma obbedirono alla richiesta del preside senza domande. Dato che aveva ancora l'arma, Squall la posò su una scrivania lì accanto. Fortunatamente per Cid... fuori dalla portata del giovane uomo.

"Sapete..." iniziò Cid, fissando l'abisso infinito, mentre le parole sembravano sfuggirgli. I due ragazzi potevano vedere il suo riflesso nel vetro; qualcosa di lui sembrava spaventato, insicuro... e Squall temette immediatamente il peggio. Mentalmente, il Comandante credette di essere preparato a qualsiasi cosa avrebbe detto il preside. Doveva - era il suo lavoro. Pregava solo che qualunque cosa fosse, fosse a livello professionale, non personale.

Levandosi gli occhiali, il preside si voltò verso i due adolescenti seduti davanti a lui. "Sapete, ho passato la mia vita a mettere in discussione molte cose. Avrei potuto affrontare in modo diverso una situazione? Avrei potuto cambiare il risultato? C'era qualche piccolo sentiero in cui avrei potuto svoltare, mentre la strada principale andava avanti..."

"Signore," lo interruppe infine Squall; il cuore gli correva con un'attesa mai eguagliata. "Se c'è qualcosa che dobbiamo sapere, lo dica e basta."

Per favore, non su Rinoa, per favore.

Il preside annuì; meritavano davvero la verità, anche se non era sicuro di quanto sarebbero stati in grado di affrontarla nel miglior modo. Non era sicuro di quanto bene la stesse affrontando lui. "Parte di me desidera che questo succedesse in circostanze diverse. Non sono un tipo a cui piace fare sorprese a due dei miei fog-" Si fermò; no, questa decisione era come preside, non sulla base delle loro relazioni passate. "Non mi piace fare sorprese agli studenti o allo staff. Squall, puoi dirmi se c'è qualcosa che ti turba?"

"Ma che diavolo?" Non aveva voluto dirlo così direttamente, ma sì, c'erano circa un migliaio di cose che lo turbavano. E come al solito, nessuno gli dava una risposta.

"In maniera ufficiosa," insistette Cid sedendosi. "Come ti senti ultimamente?"

Il Comandante alzò entrambe le mani, disgustato. Giurò che se c'era in ballo un qualche gioco a indovinelli, avrebbe perso quella sfumatura di sanità mentale a cui si era aggrappato negli ultimi minuti. "Come mi sento io ultimamente? In maniera ufficiosa? Beh, vorrei, per dirne una, che qualcuno mi desse una risposta certa. Ho lasciato svariati messaggi per lei. Shu, Quistis, tutti hanno lasciato messaggi per lei e lei sembra essere scomparso un'altra volta. Rinoa salta fuori all'improvviso e dice che lei era diretto a Deling per un qualche 'viaggio non programmato'. Sono stanco degli indovinelli. Penso che sembri un po' irresponsabile, nel migliore dei casi."

"Hai ragione," annuì Cid, completamente d'accordo. "Lo è di certo, e mi dispiace. Sono saltate fuori in fretta alcune cose, e dovevo prendere una decisione. Non solo pesare cosa fosse meglio per il Garden, ma anche cosa fosse meglio per le parti coinvolte. Ho dovuto mettere da parte i miei sentimenti personali, e guardare il quadro generale. Qualcosa per cui spero che alla fine avrò il vostro supporto..."

"Il mio supporto? Come dovrei farei a darle supporto quando non ho idea di che cosa stia parlando? E che cosa ha a che fare questo con come mi sento?" Chiuse il pugno, cercando di calmarsi, dato che le sue emozioni sembravano scorrere indipendenti dal suo cervello. Desiderò disperatamente quei giorni in cui aveva imparato a sopprimerle con così tanta indifferenza. Dio, come desiderava quei giorni in quel momento.

"Zell, mi scuso davvero per il tuo coinvolgimento, ma ho pensato che fosse meglio che lo sentiste insieme. Squall, dato che sei un Cavaliere-"

"No!" Il Comandante non aveva voluto gridare così forte, ma gli era sfuggito, mentre si alzava furioso. "Qualunque cosa lei dica, non mi dica che ha a che fare con l'essere un Cavaliere! Qualunque cosa sia non può coinvolgere Rinoa, ha già passato troppe cose. La renda un problema del Garden, la renda un problema della SeeD, ma non lo renda un problema suo, per favore..."

"Squall, mi dispiace... non è fatto di proposito. È davvero un problema del Garden; sfortunatamente, sfuma la linea tra Comandante e Cavaliere, e dobbiamo arrivare a una specie di comprensione reciproca prima-" Il preside si fermò, strofinandosi il naso, e si mise la mano sulla fronte. Perché era così difficile dirlo? Perché si sentiva come se stesse sacrificando uno dei suoi figli a favore di un altro? Come poteva dire a Squall che questa cosa andava molto oltre il problema militare, fino a un problema creato in un orfanotrofio una vita fa e lontano un mondo?

"Prima di cosa?" Squall esigeva una risposta.

"Squall, conosci la differenza tra empatia e simpatia?"

"Sì preside, la conosco, è nel primo corso di Fisiologia." La sua rabbia non era mascherata dal tono della voce.

"Un Cavaliere può percepire fino a un certo punto alcune delle emozioni della Strega, proprio come lei può percepirne alcune del Cavaliere. Quando Rinoa ha rivissuto l'incubo, a Balamb, e ha cominciato ad aprirsi con te, e tu con lei, alcuni dei sentimenti possono essersi incrociati, come in una specie di centralina sovrannaturale. È il tuo lavoro imparare a capire quando sono normali, o quando sono un avvertimento."

"Grandioso. Davvero meraviglioso. Chissenefrega. I sentimenti di Rinoa come fanno a essere un problema del Garden? E questa cosa della 'centralina'... durerà per sempre?"

"No. Solo fino a quando aggiusti quello che sta causando il problema."

"Stiamo proprio bene, 'graziemille' per la sua preoccupazione. È per questo che l'ha portata qui, così potete farci un altro test strano? E cosa c'entra tutto questo con lei che è stato a Deling per tre giorni? Se vuole così tanto aiutarci, chiami un elettricista sovrannaturale per aggiustare la centralina." Inspirò profondamente, cercando di calmarsi. Non sarebbero andati in fretta da nessuna parte, e tutto quello che finiva per fare era posticipare l'inevitabile. Come facevano alcune persone a vivere con emozioni così appassionate per tutto il tempo? "MI dispiace, signore, è solo che non mi sento me stesso, adesso."

"Un attimo," interruppe Zell. Aveva ascoltato il loro scambio intenso, prestando particolare attenzione a ciò che veniva detto tra le righe. Prima di Rinoa, c'erano state pochissime occasioni in cui Squall aveva mostrato aggressività, e l'esperto di arti marziali aveva una sensazione nauseante che gli cresceva nello stomaco. "Mi dispiace, ma devo chiederle una cosa, preside. Fondamentalmente lei sta dicendo che una Strega e un cavaliere condividono una specie di legame empatico. Non è lettura del pensiero o cose così, solo preoccupazioni, paure, qualunque cosa li stia turbando. Ora, potrebbe Rinoa percepire, diciamo, uhm... le sue emozioni perché lei era un Cavaliere?"

Il preside chiuse gli occhi; aveva davvero desiderato che Squall avesse legato le cose. L'esperto di arti marziali, se proprio, era stato coinvolto come parte esterna e obiettiva, ma quello di per sé era beffardo. L'emozione era troppo nuova per il giovane Cavaliere, e aggiungere il fardello supplementare delle emozioni di Rinoa si stava rivelando difficile. Anche se onestamente era qualcosa che Cid Kramer non aveva mai completamente imparato a fare, nel suo legame. Se lo avesse fatto, allora forse non sarebbero arrivati a quella situazione.

"No Zell... se la conoscessi meglio, probabilmente potrebbe intuire, ma non funziona così. Deve aver avuto una precedente connessione emotiva con quella persona, come Squall o..."

La testa di Squall balzò all'insù, e guardò il preside con un'espressione di sfida; in un secondo, tutto aveva senso per lui, che lo volesse o no. Guardò la sua arma e pensò a quanto poteva essere semplice... tutto il dolore, tutta la morte, vendicati con un unico taglio della sua spada.

"No!" Cid balzò dalla sedia, rendendosi conto che il Comandante stava pensando di prendere la sua arma. "Non puoi, Squall. È finita."

"Finita? Perché, perché non posso? Voglio ucciderlo," disse, anche a malapena capace di parlare per la rabbia. "Dov'è, dov'è?"

"Il Centro Addestramento," disse docilmente il preside. Pregò che uno dei suoi figli non ferisse l'altro, per il bene di tutti loro. Squall gettò un ultimo sguardo alla sua arma prima di uscire, sbattendo con forza la porta dietro di lui. il Cavaliere sapeva che se l'avesse presa, ci sarebbe stata solo un'unica fine per la loro storia. E non avrebbe fatto questo a Rinoa...

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Nota della traduttrice: colpa mia! Ero indietro con le traduzioni. Scusate il ritardo di questo update!
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