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Autore: Alys93    09/03/2011    6 recensioni
Cosa succederebbe se qualcuno scoprisse il segreto di Kagome e del pozzo vicino al suo tempio? Soprattutto se quel qualcuno scoprisse di possedere poteri che non avrebbe mai immaginato di avere? Le avventure non mancheranno, ve l'assicuro! Se la trama v'interessa, sarò felice di leggere i vostri commenti e \ o suggerimenti (è la mia prima storia) Grazie in anticipo
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
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Un piccolo sipario lilla si alza ed Alys93 rientra in scena, sorridendo. il suo sorriso scompare di colpo quando vede una sfilza di mitra puntarle contro e s'inginocchia a terra, implorando pietà. Kiedo umilmente scusa!!! sì, lo so. sn in un ritardo assurdo!! ma il Pc nn mi si connetteva, nn riuscivo a finire il cappy e... Uffa! kiedo scusa!!! spero ke questo nuovo cappy vi possa piacere, anke se c'è poca azione. un bacione a tutte!!

Capitolo 27: Depressione? Una sbornia di frappé, grazie! 

Kaori fissò malinconicamente il foglio bianco che aveva davanti a sé; non aveva proprio spunti per disegnare…
L’esame era appena finito ed il professore aveva dato loro il permesso di rilassarsi come preferivano.
Si poggiò la matita tra il labbro superiore ed il naso e sospirò, ripensando ai problemi di matematica appena risolti ed alle domande di cultura generale.
Non era sicura di aver fatto tutto bene, ma era certa di aver preso la sufficienza piena; conclusione, era ammessa all’anno successivo.
La cosa non faceva altro che deprimerla ulteriormente…
Erano due giorni, da quando era letteralmente scappata via dall’epoca Sengoku, che non faceva altro che pensare a Reito.
E, ogni volta che lo faceva, sentiva una lama trafiggerle il cuore.
Come aveva solo potuto pensare di poter essere interessante ai suoi occhi, quando aveva vicino una ragazza meravigliosa come Ayame?
Era indubbiamente molto carina e anche simpatica, non poteva assolutamente negarlo.
Cos’era lei in confronto a quella yasha così esuberante e bella da mozzare il fiato?
Ancora non riusciva a capire come avesse fatto a restare pressoché impassibile davanti ai loro abbracci.
Era stata un’impresa titanica non far trasparire quello che provava, eppure nessuno si era accorto di niente.
Una lacrima, colma di speranze infrante, le percorse lentamente la guancia, macchiando il foglio in un angolo.
Lei fece per asciugarla, quando si accorse che quella lacrima aveva formato una specie di piccola luna piena.
Prima che potesse anche solo rendersene conto, afferrò la penna e la fece scorrere lungo il foglio, lasciando dietro di sé una morbida scia di parole.
Non sapeva da dove le stessero nascendo quelle frasi, ma non le importava.
Dopo qualche minuto, osservò quello che aveva appena scritto e sentì le guance colorirsi vistosamente.
Trasalì quando sentì la voce di Yuka alle sue spalle e cercò inutilmente di nascondere il foglio.
“Ehi, Kaori!” la chiamò la compagna dai capelli castani, arrivandole alle spalle, poi si accorse che cercava di accartocciare un foglio e s’incuriosì.
“Cos’è questo?” chiese, afferrandolo ed iniziando a leggerne rapidamente le frasi impresse.
“Ridammelo, Yuka!” esclamò lei, cercando di riprendersi il foglio, “Avanti, restituiscimelo! Dammelo, accidenti!”.
La ragazza sorrise divertita e lo passò ad Eri, che prese a leggerlo avidamente, prima di sorridere a sua volta. Questa sì che era una sorpresa!
“Da quando ti sei data alla poesia romantica, Kaori?” le chiese allegra, mentre teneva il foglio al di fuori della sua portata.
“Ridammelo!” sbottò la yasha “Avanti, ragazze! È una cosa personale! Smettetela di fare le stupide!”.
Ayumi lo afferrò prima che potesse riprenderselo e sorrise maliziosa “Accidenti! Possiamo sapere chi è il fortunato, Kaori?”.
“Ridammi quel dannato foglio!” esclamò la giovane, sforzandosi di recuperarlo, ma quelle tre se lo passavano di continuo.
Maledisse mentalmente il fatto di essere nell’epoca moderna e di non poter sfruttare i suoi poteri demoniaci.
In quel caso, quelle stupide avrebbero fatto una fatica immane solo a vederla!
“Kagome, dammi una mano!” sbottò innervosita, mentre inseguiva Ayumi per tutta la classe.
Ma perché quelle tre sceme non potevano farsi gli affari loro, una volta tanto?!?
Kagome bloccò l’amica in un angolo, cercando di aiutare Kaori, ma la ragazza lanciò la pagina ad Eri.
Lei ridacchiò allegra ai tentativi delle due compagne e si sollevò sulle punte per evitare che prendessero quella piccola poesia, quando una mano glielo sfilò dalle dita.
“Posso sapere cosa state combinando?” chiese il professore, fissando il gruppo con aria incuriosita.
Lanciò uno sguardo al foglio e chiese “Di chi è questo?”, “Mio, professore” sussurrò Kaori.
Accidenti! Di bene in meglio! borbottò tra sé, mentre sentiva le guance colorirsi vistosamente.
L’insegnante scorse rapidamente il testo e sorrise “L’ho sempre detto che sei più portata per le lettere che per i numeri, Shibuja. Il romanticismo, poi, è tipico delle ragazze…”.
Le restituì il foglio e fece cenno alla classe di sistemarsi, prima di cominciare il solito discorso di fine anno.
Mitico sbottò la yasha Per colpa di quelle sceme, ho appena fatto la figura del secolo! Che nervi!.
Si sedette nel suo banco e sbuffò innervosita, mentre si passava nervosamente una mano tra i capelli scuri.
Kagome sospirò annoiata e lanciò uno sguardo alla sua amica, che fissava il foglio appena recuperato con aria piuttosto afflitta.
Che si fosse stropicciato mentre cercava di riprenderselo? No, non le sembrava… ma allora che aveva?
Ultimamente, si comportava in maniera piuttosto strana; non l’aveva mai vista in quello stato.
Le rivolse un’espressione incuriosita e l’altra sospirò, tornando a fissare fuori dalla finestra.
Aveva fatto una figura del cavolo davanti all’insegnante e, come se non bastasse, adesso avrebbe subito battutine a tutta forza da parte dei compagni.
Come aveva potuto essere così scema da scrivere quelle cose proprio in classe, ben sapendo che quelle tre rompiscatole se ne sarebbero accorte?
Con una smorfia contrariata, tornò a concentrarsi sul discorso del professore, ma il suo sguardo cadde sulle frasi scritte sul foglio candido.
Aveva descritto quello che provava quando vedeva Reito, concentrandosi in particolare sulle sensazioni che le provocava il suo sguardo color ghiaccio.
Era stata una perfetta imbecille.
Nonostante tutto, un leggero sorriso le fiorì sulle labbra, mentre si crogiolava in un breve sogno ad occhi aperti, da cui fu bruscamente scacciata dal ricordo di Ayame.
È inutile sospirò amareggiata Io non ho alcuna speranza. Sarebbe meglio dimenticarlo e cercare di andare avanti… Ma come faccio?.
Dopo un quarto d’ora, che era sembrato lungo quasi un secolo, la campana annunciò la fine delle lezioni ed il professore si congedò con un “Ci rivediamo l’anno prossimo”.
Già mormorò cupamente Kaori L’anno prossimo sarà di nuovo qui, a rompermi la testa su questi stupidi problemi ed a evitare le manacce di Takeru. Che meraviglia….
Con un sospiro, si alzò dal proprio banco e si appoggiò alla porta, aspettando che Kagome finisse di salutare le sue amiche.
Non aveva fretta di tornare nell’epoca Sengoku, voleva solo andare a casa sua e non pensare a nulla.
Aveva bisogno di sfogarsi in qualche modo… si sentiva davvero a pezzi.
Peccato che il trio “Raccontami tutti i tuoi segreti” avesse ben altre intenzioni per l’adolescente sacerdotessa.
“Kagome, stavolta non scappi!” esclamò Yuka, mettendole in mano uno spazzolone, “Devi aiutarci a pulire la classe!”.
La giovane miko ridacchiò nervosamente davanti alle espressioni determinate delle amiche, ma rimase sorpresa quando Kaori la raggiunse, dicendo “Voi andate. La pulisco io, l’aula”.
“Eh?” mormorò Ayumi “Kaori, ma non è il tuo turno!”, “Lo so, ma voglio farlo. Devo distrarmi” replicò lei “Andate pure a casa. Kagome, ci vediamo dopo”.
“Ma… da sola? In cinque, faremo molto prima!” obiettò Ayumi, “Ve lo ripeto. Lo voglio fare. Adesso fuori!”.
Detto questo, afferrò lo spazzolone e si diede da fare per ripulire la stanza, sperando che le altre se ne andassero presto.
Eri le rivolse uno sguardo incuriosito e chiese alle amiche “È solo una mia impressione, o è un tantino depressa?”.
Kagome alzò le spalle, pensando che erano due giorni che l’amica era in quello stato. Ma che diavolo le era preso, così di colpo? Non riusciva proprio a capirlo.
Con un sospiro, seguì le altre fuori dalla scuola, sperando che la yasha non ci mettesse troppo a rimettere tutto in ordine.
Chiedendosi il motivo dello strano umore della compagna, le quattro si fermarono nel parco vicino, aspettando che le raggiungesse.
Impegnate com’erano a scervellarsi sulle recenti condizioni della ragazza, non si accorsero del tempo che passava rapido.
Per poco, Yuka non lanciò un urlo acuto quando si accorse che era trascorsa più di mezz’ora!
“Accidenti!” esclamò “Ci siamo proprio addormentate! E adesso? Kaori sarà già tornata a casa?”.
“Non saprei” mormorò Eri “Andiamo a controllare se è ancora in classe. In fondo, l’ha voluta pulire tutta da sola! Non può aver finito tanto presto”.
Le altre annuirono e si diressero velocemente verso la scuola, restando sorprese nello scorgere il custode chiudere il cancello.
Che avrebbe atteso l’arrivo degli studenti per tre lunghi mesi.
“Signor Hakihito!” lo chiamò Kagome “Ma ha già chiuso la scuola?”, “Certo. Se ne sono andati tutti” replicò l’uomo.
“Anche Kaori Shibuja della sezione F?” domandò la ragazza, “Se n’è andata circa dieci minuti fa” mormorò il custode “Aveva una faccia tremenda… Mi sa che ha bisogno di una bella vacanza!”.
Le salutò con cenno della mano e si avviò lungo la strada, lasciandole senza parole e senza un minimo indizio su dove cercare la compagna di classe.
“Ok, adesso che si fa?” chiese Ayumi “Sarà sicuramente andata a casa! Però… il signor Hakihito ha ragione. Non ha una bella cera”.
Eri annuì con forza “Andiamo a cercarla! Scommetto quello che volete che non è a casa, ma in qualche posto qui in giro”.
“Quando è nervosa, va sempre a fare passeggiate” aggiunse convinta “Quindi è più che probabile che sia qui, nei paraggi”.
Trascinate dal suo entusiasmo, le altre la seguirono in vari negozi e parchi pubblici, cercando una traccia di Kaori.
Ma, dopo dieci, estenuanti minuti di ricerca, Ayumi sbottò “Basta! Ma dove diavolo si è cacciata quella scema? Io non ce la faccio più… Abbiamo girato mezza città!”.
“Fermiamoci in quel bar” propose Kagome “Dopo continuo io a cercarla, non preoccupatevi”.
Entrò nel locale e si appoggiò al bancone, pronta a chiedere una bella bibita fresca, quando una voce atona la fece voltare.
“Me ne porti un altro, per favore” mormorò una ragazza poco distante “E, stavolta, al cioccolato fondente”.
Allontanò appena il grosso bicchiere, ormai vuoto, e non si accorse nemmeno dell’espressione incredula del barista.
“Ma ne è sicura, signorina?” chiese lui “Questo è il terzo frappé che ordina in dieci minuti!”.
Vedendo che non rispondeva, aggiunse “Non eravate voi ragazze ad essere sempre così attente alla linea?”.
“La linea è l’ultimo dei mie pensieri, adesso” borbottò la giovane, appoggiando la testa sulle braccia.
Il barista scrollò il capo e preparò un altro frappé, mettendoglielo davanti pochi minuti dopo.
Prima ne aveva ordinati altri due, di due gusti differenti; yogurt magro e poi fragole e panna. Adesso voleva il cioccolato…
Che ragazza insolita!
Lei iniziò a bere il contenuto del bicchiere, quando una voce acuta e decisamente incavolata le trapanò le orecchie, rischiando di farla strozzare.
Kaori Shibuja!” sbottò un’inferocita Kagome “Ma lo sai da quanto ti stiamo cercando?!? Perché sei sparita in quel modo, si può sapere?”.
Kaori lasciò perdere il frappé e la guardò sconsolata, prima di tornare a poggiare la testa sul ripiano in legno.
“Sono una stupida, Kagome” sussurrò flebile, mentre gli occhi le si inumidivano, “Una povera stupida! Una scema senza speranza”.
La miko sospirò “Beh, solo una scema se ne va così, senza dire niente alle amiche e facendole preoccupare come matte!”.
L’altra scosse la testa ed alcune lacrime silenziose le bagnarono le guance “Sono davvero una scema. Ma come ho potuto anche solo pensarlo?!?”.
Eri inarcò un sopracciglio, decisamente sorpresa, “Ma di che diamine sta parlando? Proprio non la capisco!”.
“Se non ci riuscite voi…” sospirò il barista “O la vostra amica è depressa, o non so che dire. Ha ordinato ben tre frappé in meno di dieci minuti!”.
Yuka spalancò gli occhi “Ma sei diventata scema? Ti finiranno tutti sui fianchi e sulle gambe!”.
“La linea non m’interessa proprio” borbottò Kaori, fissandole con aria cupa, “Li smaltisco come niente, questi frappé”.
“Si può sapere cos’hai?” le chiese Kagome, visibilmente preoccupata, “Sono due giorni che sei strana… Da quando abbiamo incontrato Ayame e Koga”.
A quelle parole,  la yasha ricominciò a piangere silenziosa, mentre sussurrava “Sono una stupida! Ecco cosa sono: una stupida!”.
“Ok, è depressa” mormorò Ayumi, con l’aria di chi la sa lunga, “Ma perché saresti una stupida, Kaori?”.
“Mi sono innamorata, ecco perché!” singhiozzò lei “Tra tutte le persone, proprio lui doveva attirarmi così? Ma perché? Non ho già patito un rifiuto tremendo?”.
L’unica volta che si era interessata ad un ragazzo, Dembe, lui aveva organizzato una scommessa con gli amici ai suoi danni.
L’aveva invitata ad uscire solo per dimostrare che era in grado di abbindolare qualunque ragazza e lei ci era cascata come una povera stupida.
Da allora, aveva giurato a se stessa che non si sarebbe più innamorata di nessuno; la sofferenza che aveva provato era stata tremenda.
E adesso… era finita di nuovo nello stesso errore, come una perfetta imbecille.
“Ma di chi stai parlando?” chiese Eri “Del ragazzo che hai descritto nella poesia che hai scritto prima?”.
La vide annuire mesta e domandò “E qual è il problema? È un tipo scontroso che non vuole relazioni? Vive in un altro paese?”.
Kagome capì improvvisamente la gravità della situazione e sperò che l’amica non si lasciasse sfuggire qualcosa di troppo.
Sarebbero successi dei casini tremendi!
Le poggiò una mano sulla spalla e chiese “Stai parlando di Reito? È di lui che ti sei innamorata?”.
“Sì” sussurrò Kaori “Sono davvero una scema, vero? Non sono minimamente alla sua altezza! Mi riderà in faccia, se lo verrà a sapere!”.
“Chi è questo Reito?” chiese Yuka, “Un ragazzo che ha conosciuto qualche mese fa” spiegò prontamente Kagome.
“È carino?” chiese Ayumi sorridendo, “Fin troppo” replicò la yasha “Per questo non ho speranze… E poi, lui…”.
“Non sarà già fidanzato!” esclamò Eri, “Temo di sì. Con una ragazza di nome Ayame”.
La miko sgranò gli occhi e comprese il motivo di tutta quella fretta che aveva spinto l’amica a volatilizzarsi il prima possibile.
Allora i suoi sospetti su quella fuga assurda erano fondati!
L’amica aveva affrontato l’emanazione di Naraku e, quando era arrivata da loro, non aveva sentito che Ayame era la promessa sposa di Koga.
Aveva frainteso tutto e non si era minimamente accorta dello sguardo di Reito quando lei era fuggita via.
Inoltre, sapendo di non essere una youkai completa, non si riteneva all’altezza del ragazzo e, vedendolo con Ayame, il cui sangue puro era indiscutibile, aveva deciso di non tentare nemmeno di far breccia nel suo cuore.
Un sorriso comprensivo le incurvò le labbra “Kaori… Non buttarti giù in questo modo! Non sai quale rapporto ci sia davvero tra loro”.
“Ho visto come si abbracciavano” replicò l’altra cupa “Direi che era abbastanza eloquente…”.
“Dicci, com’è questo Reito?” chiese Yuka, sedendosi sullo sgabello vicino ed appoggiando il mento sulle mani.
“Come spiegarvelo… Lui è.. praticamente indescrivibile” sussurrò la compagna, fissando il legno scuro.
Un leggero sorriso le apparve in volto “È bellissimo. Alto… I suoi capelli sono color argento, ma ha una frangetta scura sulla fronte. Gli dà un’aria maledettamente tenera”.
Una risatina nervosa le sgorgò in gola “Anche se, quando vuole, sa essere tutt’altro che tenero! Sa tirar fuori gli artigli, nel vero senso della parola”.
“Wow!” esclamò il trio “Raccontami tutti i tuoi segreti”, lanciando gridolini eccitati, “Ha i capelli così chiari che sembrano argentati? Che forza!”.
“E cos’è che ti piace di più di lui?” chiese Eri, con lo sguardo che le brillava per la curiosità, “Gli occhi. Sembrano due fonti di montagna… Limpidi e profondi. Ci potrei annegare, in quello sguardo”.
“Hai una sua foto, per caso?” chiese Yuka “Mi hai fatto incuriosire troppo! Voglio capire com’è, questo fantomatico Reito!”.
Kaori annuì appena “Non ho una sua foto, ma un ritratto che ho fatto qualche giorno fa”.
Scavò nello zaino e ne tirò fuori il suo album da disegno, mostrando alle amiche un ritratto del giovane.
Kagome si lasciò sfuggire un leggero sospiro nel notare che il disegno raffigurava solo il volto dello youkai.
Se quelle tre avessero visto gli abiti e la coda, chissà che avrebbero detto!
Speriamo che non notino le orecchie appuntite si augurò la ragazza, sorseggiando a fatica la sua Coca Cola.
Con un flebile sorriso, non poté non ammettere a se stessa che il demone lupo aveva il suo fascino, specie quando sorrideva.
Ma, per lei, nessuno era all’altezza di Inuyasha.
“Ma è… Stupendo!” esclamò Ayumi, fissando incredula il ritratto, “Wow, Kaori! Tu sei una vera artista! Sai scegliere benissimo i soggetti più affascinanti!”.
La giovane ripose il disegno e sospirò amara “Ma non sono alla sua altezza… Non ho alcuna speranza di farmi notare”.
“Io dico che dovresti tentare!” esclamò Ayumi “Non puoi arrenderti così! Se sei davvero innamorata di lui, devi lottare con le unghie e con i denti!”.
Quelle parole fecero sorridere sia lei che Kagome, che ricordarono il periodo in cui era stata proprio la miko ad aver bisogno di conforto in campo sentimentale.
“Ayumi ha ragione!” concordò Eri “Non devi arrenderti al primo ostacolo! Fagli vedere di che pasta sei fatta!”.
“Inoltre, c’è da dire che l’ostacolo te lo sei creata da sola” ridacchiò Kagome “Tu sei arrivata dopo e non hai sentito quello che ha detto Koga”.
“Perché? Che ha detto lui?” chiese la demone lupo, alzando la testa di scatto, “Beh, Ayame sta con lui” rise la miko “Si sposeranno a breve”.
“CHE COSA?!?” gridò Kaori incredula, facendo voltare almeno mezzo bar nella sua direzione, “Stai dicendo sul serio, Kagome?”.
“Potrei mai mentirti su una cosa così seria?” la sgridò lei “So cosa stai passando, dato che l’ho provato di persona”.
La vide aggrottare le sopracciglia, ancora scettica, e sbottò “E ti sbagli anche sul fatto che non sei alla sua altezza”.
Le cinse le spalle con un braccio, sussurrando appena “Non lasciarti condizionare dal fatto che non sei una demone completa. È una cosa assolutamente ridicola”.
Un sorriso le incurvò le labbra “Avresti dovuto vedere la sua faccia quando te ne sei andata… Era decisamente preoccupato. Non credo che tu gli sia totalmente indifferente”.
Quasi si ribaltò dalla sedia, quando l’amica l’abbraccio con impeto “Kagome, non sai che gioia che mi hai dato! Allora posso sperare!”.
“Eh, direi!” biascicò lei, sforzandosi di respirare “Puoi sperare, eccome! Devi solo avere più fiducia in te stessa”.
Le asciugò i segni delle lacrime e sorrise “Dai, adesso andiamo. Dobbiamo preparare gli zaini”.
Kaori sorrise a sua volta e si lasciò trascinare fuori dal locale, dopo aver lasciato una banconota sul bancone.
“Ehi, signorina!” la richiamò il barista “Le devo dare il resto!”, “Se lo tenga!” sorrise lei “Come ringraziamento per aver sopportato il mio deprimente monologo”.
Poi sparì in strada assieme alle sue amiche, avvolta in una nube di felicità pura, che contagiò pure l’uomo.
 
“Uffa! Ma quando tornano?” esclamò Shippo, affacciandosi nel pozzo con aria corrucciata, “Perché non sono ancora tornate?”.
“Abbi pazienza, piccolo Shippo” lo rabbonì Sango, accarezzandogli la chioma rossiccia, “Arriveranno presto, vedrai”.
“Lo spero” mormorò lui “Ma sono preoccupato per Kaori. Non aveva una bella cera quando se n’è andata”.
Reito artigliò nervosamente il terreno a quelle parole; anche lui aveva notato l’espressione della ragazza quando era fuggita e ancora non riusciva a capire cosa le fosse preso. Si sentiva dannatamente teso e sapeva che, finché lei non fosse riapparsa da quel dannato pozzo, con quel sorriso così bello da farlo sciogliere, non si sarebbe sentito tranquillo.
Con un sospiro seccato, afferrò l’elsa di Nelseiga e mormorò “Inuyasha, ti va un po’ di allenamento? Ho bisogno di sfogarmi”.
“Sfogare cosa?” chiese Miroku, fissando lo youkai con un leggero sorriso, “Sei forse nervoso per l’assenza di Kaori?”.
Il lupo gli rivolse uno sguardo furioso, che lo convinse sedutastante a starsene zitto.
Non gli andava di rischiare di nuovo la vita, dopo essere stato quasi affogato nella fonte, qualche giorni prima.
Inuyasha si poggiò Tessaiga sulla spalla e sorrise appena “Io sono pronto, Reito. A te la prima mossa”.
L’altro annuì deciso e partì all’attacco, cercando disperatamente un modo per distarsi ed allentare quella morsa di nervosismo che lo serrava in una presa soffocante.
Le lame cozzarono con forza, sprigionando una pioggia di scintille, ed i loro proprietari non persero tempo nel lanciare un nuovo attacco.
Si scambiarono diversi colpi, allontanandosi sempre più dal pozzo e dagli amici, ma i loro sguardi erano concentrati solo sul proprio avversario.
“Sei preoccupato per lei, non è vero?” chiese improvvisamente il mezzo-demone, lanciandogli uno sguardo comprensivo.
“Non sai quanto” fu la laconica risposta “Non riesco a capire perché, ma non mi piace il modo in cui se n’è andata”.
“In effetti, non è da Kaori comportarsi in quel modo” commentò l’hanyou, parando un fendente particolarmente rapido.
Rispose all’attacco con una serie di affondi decisi e costrinse lo youkai ad indietreggiare verso una parete rocciosa.
Qualcosa però, lo fece fermare di colpo ed anche Reito tese le orecchie; un’aura demoniaca piuttosto potente si stava avvicinando a gran velocità.
I due si scambiarono una rapida occhiata e corsero verso il gruppo, che si era già messo in posizione di difesa.
“Pensate che sia Naraku?” chiese Sango, aumentando la presa sull’hiraikotsu, “No, è troppo debole per essere lui” mormorò Miroku.
“A giudicare dalla puzza, dev’essere una specie di Troll. Di quelli cornuti che vivono ad Ovest” aggiunse Inuyasha, lanciando uno sguardo preoccupato al pozzo.
Se fosse stato danneggiato nello scontro, Kagome e Kaori non avrebbero più potuto raggiungerli. Quel pensiero per lui era insostenibile!
“Andiamogli incontro!” sbottò furioso, dirigendosi a Sud-Est, “Dobbiamo tenerlo lontano dal pozzo!”.
Gli altri lo seguirono rapidamente ed il giovane si fermò su di un’altura, osservando l’enorme essere che si avvicinava a grandi passi.
Come sospettavo mormorò cupo, osservando il grosso corno aguzzo che spiccava sulla fronte del loro nemico, Quel coso potrebbe causarci non pochi problemi.
Reito si sbatté un pugno nella mano e sorrise “Bene. Avevo proprio bisogno di un po’ di movimento!”.
A quelle parole, Shippo scosse tristemente la testa e si preparò a sfruttare tutte le tue tecniche di fuoco; i Troll odiavano le fiamme.
Il grosso demone apparve in tutta la sua orribile stazza contro il cielo plumbeo ed i due youkai dovettero tapparsi il naso, tanto era forte la puzza che emanava.
“Bleah!” commentò il kitsune, coprendosi a sua volta il viso con una manica del vestito, “Quel coso puzza peggio di un cadavere!”.
“Peccato che sembri un po’ troppo vivo per esserlo, Shippo” mormorò Miroku, “Tranquillo, tra poco lo sarà per davvero” fu la secca risposta dell’hanyou.
Attese appena qualche istante, deciso a cogliere di sorpresa l’enorme avversario, poi scattò, lanciando una Cicatrice del Vento.
Il Troll evitò l’attacco per un soffio e ruggì nel vedere il profondo solco lasciato dal colpo di Tessaiga.
Con un manorovescio, spazzò via diversi alberi per avere una visuale migliore su quei minuscoli seccatori che lo intralciavano.
Avvertiva la presenza dei frammenti della Sfera ed aveva tutta l’intenzione di appropiarsene.
Un boomerang d’osso gli lasciò un lungo graffio sul volto e ruggì di nuovo, avventandosi sul demone gatto che volteggiava davanti a lui.
“Kirara, allontanati! Presto!” esclamò la sterminatrice, spronando la sua cavalcatura, che aumentò rapidamente la distanza tra sé e il nemico.
Miroku, nascosto da alcuni alberi secolari, si avvicinò silenziosamente al Troll, lanciandogli contro alcuni fuda sacri.
I sigilli crearono una sorta di scarica elettrica sul piede del demone, che urlò per il dolore e cadde al suolo, scatenando un vero e proprio terremoto.
Reito ruotò il collo un paio di volte per sciogliere la tensione, poi si lanciò all’attacco, sorridendo quando la lama di Nelseiga si tinse di rosso.
Sentì il nemico ringhiare inferocito e si scansò appena in tempo per evitare di finire schiacciato da quegli enormi piedi, mentre il nemico si rialzava in piedi.
Una smorfia di disgusto gli contrasse il viso; quel coso puzzava in maniera assurda!
In quella situazione, il suo naso sensibile gli era più d’intralcio che altro.
Quell’odore nauseabondo lo stava praticamente stordendo, neanche avesse preso un cazzotto in piena faccia!
Sfruttò l’ombra di alcuni olmi per celarsi alla vista dell’avversario, ora troppo impegnato a respingere i feroci attacchi di Inuyasha, e gli arrivò alle spalle.
Con un ghigno che non prometteva niente di buono, lasciò che parte della sua energia si trasferisse a Nelseiga, che prese a brillare di un intenso alone azzurro.
Il fendente partì con potenza inaudita, facendo cadere il Troll al suolo, e Shippo ne approfittò per scagliargli contro una vera e propria pioggia di sfere infuocate.
Il demone ruggì infuriato e colpì il terreno con la mano, creando un potente spostamento d’aria che colpì in pieno il gruppo.
Neanche Kirara riuscì a contrastare il vortice che si era formato e venne catapultata a metri di distanza, trascinando Sango e Miroku con sé.
Inuyasha si aggrappò al terreno con la forza della disperazione, affondando Tessaiga ed i propri artigli nel tentativo di resistere.
Con un gemito di fatica, si accorse che non avrebbe resistito ad un secondo colpo e si sforzò di rimettersi in piedi.
Con la coda dell’occhio, scorse una figura azzurrina sfrecciargli accanto ed aggrottò la fronte nel vedere Reito slanciarsi contro il Troll.
Ma che aveva intenzione di fare? Quel coso si era rialzato e minacciava di schiacciarli tutti da un momento all’altro!
Lo youkai ignorò deliberatamente il richiamo dell’amico e, poggiatasi la spada contro il fianco, corse verso il demone, lasciando dietro di sé una grossa ferita sanguinante.
Il Troll ruggì con più forza e, afferrato il giovane nella sua enorme mano, lo scaraventò al suolo, per poi prepararsi a schiacciarlo come un insetto.
Il suo tanfo, unito al colpo appena subito, colpì il demone lupo come un pugno nello stomaco, lasciandolo completamente intontito.
Vide il gigantesco piede del suo nemico scendere rapidamente su di lui, pronto a mettere fine alla sua vita, ma non riusciva a reagire.
Aveva sbattuto la testa contro il terreno e tutto gli appariva sfocato, come attraverso una fitta coltre di nebbia.
Capendo che non ce l’avrebbe fatta a scansarsi in tempo, rivolse un ultimo pensiero alla ragazza che tanto lo aveva colpito e chiuse gli occhi, pronto al peggio.

Un improvviso urlo di dolore lo riscosse e vide una figura davanti a sé, con braccia sollevate a reggere una spada, la cui lama era infilata profondamente nel piede del demone.
Quando la riconobbe, il cuore gli diede un tuffo nel petto, invadendogli il corpo di un calore che non aveva mai provato prima di allora.
“Ti sono mancata?” chiese Kaori, sorridendogli allegra, “Spero di essere arrivata in tempo per darti una mano”.
Lui sorrise a sua volta, felice come non mai di rivederla, e si rialzò in piedi, rivolgendole uno sguardo colmo di gratitudine “Grazie, mi sa proprio che ho bisogno d’aiuto”.
Davanti alla sua espressione vagamente incuriosita, ammise “Questo coso puzza così tanto che mi fa star male. Faccio fatica a rimanere lucido”.
“Capisco” commentò la yasha, storcendo il naso per il disgusto; quell’essere emanava davvero un tanfo terribile!
Con una smorfia, estrasse Sendeiga da quel piede nauseabondo, lasciandovi un profondo solco dall’aria piuttosto dolorosa.
Il Troll ruggì di dolore e si chinò per afferrare quella piccola pulce che osava ostacolarlo in quel modo.
La giovane evitò appena in tempo gli artigli di quella creatura e si tuffò in mezzo agli alberi, cercando di non farsi scorgere.
Ci voleva un piano, non poteva attaccarlo così allo sbaraglio!
Digrignò i denti, innervosita, mentre cercava il modo migliore per eliminare quell’essere nauseabondo, ma dovette scansarsi rapidamente per evitare di essere schiacciata.
Mentre si allontanava, si scontrò quasi con Inuyasha, che la squadrò incuriosito “Ma che razza di abiti indossi? Sei ancora più strana del solito!”.
La giovane storse il viso, borbottando “I vestiti che porto di solito sono impregnati di sangue. Non potevo certo indossare quelli!”.
Sbuffò contrariata e strinse l’elsa di Sendeiga, cercando di ignorare gli sguardi sorpresi dei compagni.
Devo proprio ricordarmi di ringraziare Kagome sibilò seccata La sua geniale idea mi sta procurando più fastidi che altro.
In effetti, quei calzoncini bianchi al ginocchio e la maglia candida, che sembrava quasi una tunica incrociata sul davanti, non erano abiti adatti ad un luogo del genere.
Si sentiva dannatamente impacciata e avrebbe dato qualsiasi cosa per riavere la sua maglia verde ed i pantaloni scuri.
Con un elegante balzo si portò fuori dalla visuale del Troll e si preparò a lanciare un Colpo d’Eclissi.
Aveva appena iniziato a muoversi, quando il demone la scorse e, come se avesse intuito le sue intenzioni, le si avventò contro.
Kaori cercò di evitarlo, ma quello sbatté violentemente il piede contro il suolo, scatenando una scossa di terremoto che la scaraventò contro un tronco, spezzandolo in due.
La yasha si ritrovò accasciata sul tronco con un dolore tremendo alla schiena e si sforzò di rimettersi in piedi.
Vide la figura del nemico stagliarsi su di lei come una cappa oscura e rotolò di lato per evitarlo, ma cadde malamente e sentì il fiato mozzarsi in gola.
Prima che potesse anche solo muovere un dito, si ritrovò stretta in una morsa micidiale e fece fatica a rendersi conto che quel dannato essere l’aveva stretta in una delle sue gigantesche mani.
Gemendo per il dolore, si divincolò con tutte le proprie forze nel tentativo di liberarsi, ma non ottenne altro che aumentare la fitta di dolore.
Sentì la ruvida pelle del Troll graffiarla in più punti, lasciandole una grossa quantità di ferite; neanche si fosse sfregata contro il cemento o la carta vetrata!
Un gemito acuto le invase la gola quando il demone strinse la presa, evidentemente intenzionato a stritolarla.
Avvertì appena le grida degli amici; tutto stava diventando confuso e sfocato e sentiva i polmoni bruciarle.
Non riusciva a respirare e lanciò un grido quando la mano artigliata del nemico si strinse ulteriormente attorno a lei.
Aveva come l’impressione che le ossa le si sarebbero spezzate da un momento all’altro.
Nel sentirla, Kagome gemette terrorizzata e creò una sfera di energia spirituale, lanciandola contro il mostro.
Il colpo gli lasciò una grossa ferita al fianco, ma quello non ridusse la presa sulla sua vittima, che perse i sensi.
Vedendola reclinare il capo all’indietro, Reito sentì un’ondata di paura serrargli la bocca dello stomaco.
Se non faceva qualcosa alla svelta, per la ragazza non ci sarebbe stato nulla da fare.
Quel pensiero gli provocò una fitta atroce al cuore e strinse spasmodicamente l’elsa di Nelseiga.
Digrignando i denti, si slanciò contro il Troll, deciso a distrarlo e costringerlo a mollare la presa sulla giovane.
Un potente manorovescio lo spedì contro Inuyasha, scaraventando entrambi su una grossa roccia, che finì in frantumi.
Il mezzo-demone lo spinse appena per rimetterlo in piedi e sussurrò “Muoviti! Kaori non reggerà per molto!”.
Lui annuì e, dopo essersi concentrato per un lungo istante, si slanciò contro il demone.
La lama di Nelseiga prese a brillare di un intenso alone azzurro, mentre il suo proprietario le faceva compiere un arco davanti al proprio viso, “Suisei kori!”.
L’aura della spada aumentò e, a seguito di un morbido movimento di polso, una vera e propria sfera di ghiaccio si staccò da essa.
Il Troll fu colpito al braccio che si staccò di netto all’altezza del polso, ed entrambe le estremità si ricoprirono di  uno spesso strato di acqua solidificata.
Un tremendo urlo di dolore si fece largo tra le sue zanne, mentre si reggeva il moncherino ghiacciato.
La possente mano cadde al suolo e Kaori con essa, ma il freddo aveva bloccato i nervi e la presa non accennava a diminuire.
Con un ringhio furioso, Reito scagliò nuovamente il suo attacco migliore, ricoprendo l’intero demone di uno spesso strato di ghiaccio ed Inuyasha completò l’opera con una Cicatrice del Vento.
La carcassa congelata del mostro crollò al suolo in mille pezzi, disseminando la radura di frammenti gelidi.
Kagome non perse tempo e corse verso l’amica, ancora imprigionata nella gigantesca mano.
Con orrore, si accorse che la stretta non diminuiva e sentì la paura avvolgerla come una cappa oppressiva.
“No! No!” gemette, sforzandosi di staccare quelle dita dal corpo della yasha, “Kaori, resisti! Non cedere!”.
Lo youkai del Nord le fu subito accanto e unì le sue forze a quelle della miko, ma quella presa non accennava a sciogliersi.
Stringendo i denti per l’angoscia, sfoderò gli artigli e fece a brandelli la mano del Troll.
Resisti, Kaori. Resisti! gemette tra sé Ti prego, non lasciarti andare! So che puoi farcela!.
La ragazza rimase immobile in quello che restava della mano demoniaca, priva di sensi, ma il giovane tirò un sospiro di sollievo nel sentire il suo cuore battere.
Sango e gli altri accorsero rapidamente e la sterminatrice mormorò “Sia lode ai Kami…”.
“Se l’è cavata con poco” sospirò Miroku, voltandosi di spalle, “Ferite superficiali ed abiti praticamente a brandelli”.
I vestiti della yasha erano ridotti in pessime condizioni; si erano stracciati contro la pelle squamosa del Troll, mentre lei cercava di liberarsi.
Un imbarazzante inconveniente, e forse era un bene che la giovane fosse priva di conoscenza.
Reito chiuse gli occhi per un istante, poi avvolse Kaori nella propria casacca e la prese tra le braccia, dirigendosi verso il villaggio della vecchia Kaede.
L’angoscia che aveva provato nel timore di essere arrivato troppo tardi era svanita come neve al sole e trasse un profondo sospiro, sentendosi dannatamente sollevato.
Per un terribile istante, aveva temuto il peggio; il solo pensiero gli fece accapponare la pelle e si sforzò di scacciarlo dalla propria mente.
Improvvisamente, la sentì mormorare qualcosa d’incomprensibile e sorrise appena, stringendola a sé con delicatezza, “Tranquilla, Kaori. Va tutto bene, adesso”. 


Ecco fatto, ke ne dite? spero di nn avervi deluso... Ah, Nei prox cappy Kaori e Reito compariranno un po' meno, poi capirete il motivo. spero sl di riuscire ad essere abbastanza fedele al manga... Augurandomi ke questo cappy vi sia piaciuto, vi saluto cn un grosso bacione. nn vedo l'ora di leggere cosa ne pensate!!!
P.s. "Suisei kori" significa "Cometa di Ghiaccio". nn so xkè ho scelto questo nome, ma m'ispirava!!! ^_^
   
 
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