Parte Marmelade
Si svegliò con assoluta
calma e lentezza. Chocola appena alzata era solita non essere curante della
velocità che doveva mettere nel prepararsi, non le interessava del pensiero
degli altri, andavano, per i suoi gusti, tutti troppo di fretta. Quando sgusciò
fuori dal letto, si stupì nel vedere che Vanilla ancora dormiva, non sentiva
nessun rumore: i gemelli non esercitavano i loro passi pesanti sul pavimento
quando correvano o giocavano, non c'era il suono ticchettante e fastidioso
delle ballerine dalla suola di cuoio delle socie. Si sentiva tranquilla, prima
di uscire dalla porta della stanza, si passò una mano tra i capelli,
sistemandoli in un gesto spontaneo, non voleva farsi vedere da lui, con la
tipica chioma arruffata di chi è appena sveglio. Si avviò verso la camera di
Pierre. Si accorse che la porta di Robin era aperta, lo sentì russare,
causandone una risata sonora, che fu placata dalla mano, che fece aderire
perfettamente alla bocca, soffocando quel riso rumoroso che era pronto ad
uscire dal fondo della gola. Bussò piano nella camera del suo ragazzo, dopo due
secondi aprì, incurante dormisse o meno. Lo trovò con la schiena poggiata alla
testiera, intento a leggere. Il suo perfetto torace era coperto da una camicia,
che lo rendeva terribilmente affascinante. Arrossì a quei pensieri, che non si
sarebbe nemmeno mai immaginata di fare. Gli sorrise, ripensando al suo tutore
-come mai sei già sveglia?- si sdraiò al suo fianco, posando la testa sul petto
rivestito di seta. Tracciò con un dito cerchi immaginari
-non lo so, mi sono
svegliata adesso- le diede un buffetto sul fianco -dovevi sentire quant'era
rumoroso Robin-
-tranquilla, la notte lo
sento- fece una pausa, notando la stanchezza negli occhi color smeraldo -sono
le 6, sicura di non avere sonno?- la ragazza dissentì con la testa,
socchiudendo appena le palpebre
-tu perchè sei già
sveglio?- chiese sonnecchiando
-a volte capita- sorrise
nel vederla rilassata tra le sue braccia, sicura di potersi fidare di lui. Il
timore che ciò non accadesse era forte, quando l'aveva baciata la prima volta,
la paura che non arrivasse mai ad affidarsi nelle sue mani, era tanta -se ti
addormenti dovrò riportarti nella tua camera- le sussurrò dandole un bacio sui
capelli
-lasciami stare qui...
tanto Vanilla ci arriverà non vedendomi- mugugnò facendo scivolare il corpo,
ancora più in basso. Lasciò cadere il discorso sdraiandosi nuovamente, in modo
da farla stare più comoda -tu e Saul andate molto daccordo- constatò
guardandolo
-sono sorpreso anche io-
-credi che possa accadere
la stessa cosa con Houx?- lo sorprese quella domanda, che le era venuta così
spontanea
-no, non penso- si
precipitò a rispondere. Gli affiorò alla mente con quanto poco rispetto li
stesse trattando, tracciando un taglio evidente e netto, di cui presto si
sarebbe accorta anche lei, che si sarebbe fatto sentire, con la sua collera,
con il suo poco contegno. Il forte rapporto che lo legava a lei, si sarebbe
scuarciato molto presto, e se mai si fossero rincontrati, non si sarebbe più
affidata alle sue braccia, avrebbe preferito quelle di qualcuno in grado di opporsi
a un ricatto, in grado di capire quale fosse la cosa giusta, se la corona o la
loro relazione, in grado di capire se è amore, e a che punto sarebbe stato
disposto a rischiare
-perché no? se magari anche
tu ci provassi, forse tutto si sistemerebbe- il disappunto per l'affermazione,
si fece sentire. Cosa le prendeva all'improvviso, che davvero avesse cambiato
idea e si stesse rendendo conto che rinunciare ai suoi amici per lui fosse una
stupidaggine? Rise dell'ingenuità della sua rossa, pur di dare un tono meno
mortificato alla sua espressione -non ridere! non sto scherzando, perché non ci
provi?-
-perché io e lui non
abbiamo nessun motivo per andare daccordo, perché lui continua ad incolparmi
per tutto, perché mi accusa per ogni cosa che ti accade, perché...- voleva
dirle tutto, si era stancato di quella situazione, e lei non capiva quanto
anche Houx l'amasse, non riusciva a vedere dove la gelosia l'avesse condotto. E
quando sarebbe finito tutto?! anche lui sarebbe finito in quel modo?! anche lui
nel vedere che lei lo aveva dimenticato e si era rifatta la vita con un altro,
avrebbe usato lo stesso sistema, in maniera forse anche più brutale?! Forse,
non sapeva dove la rabbia e la gelosia potessero portare. è come se si sentisse
continuamente attratto da lei, in modo così intenso ed irrimediabile, non
voleva, non ce la faceva a lasciarla andare, guardandola negli occhi e
dicendole che era finita, non poteva proprio
-io non sono un motivo
sufficentemente valido per andare d'accordo?- gli chiese distogliendolo dai
suoi pensieri. Quel leggero colorito purpureo sulle sue guance, lo faceva
intenerire.
-io e lui siamo troppo
diversi, abbiamo due tipi di pensiero che non possono collaborare, devi
toglierti quest'idea assurda dalla testa, perché tutto ciò in cui stai
sperando, non accadrà mai- si rese conto della poca delicatezza che aveva usato
nel dirgli quelle semplici e apparentemente insignificanti parole -siamo
entrambi molto testardi e teniamo a te, non riusciremo mai a trovare un accordo
per convivere pacificamente- ma cosa importava?! non aveva senso dire quelle
cose, sarebbe stato inutile pensare di convivere con lui. Lo stava allontanando
a calci dalla sua ragazza, si stava prendendo gioco di tutti quanti con quel
ricatto, e Pierre era l'unico che si ritrovava poi a dover dare spiegazioni di
quel tipo, dire cose senza un senso preciso, solo per affievolire la
preoccupazione di Chocola, che andava aumentando ogni volta che li vedeva
insieme -hai freddo?- chiese per allentare la tensione. Dissentì con la testa,
continuando a tenere gli occhi socchiusi
-lui non è così male, gli
voglio bene- e non riusciva a risponderle, tutte le fibre del suo corpo si
concentravano solo sull'odio per quel ragazzo, per quel mostro che li stava
allontanando. Gli voleva bene? Avrebbe continuato a volergliene quando avrebbe
scoperto che il suo caro amico lo stava obbligando a lasciarla andare? -mi
rispondi?!- chiese spazientita
-sono felice che tu gli
voglia bene, ma non è qualcosa che mi riguarda- un dolore troppo forte lo colpì
al petto. Che lei si fosse seriamente pentita? E come biasimarla, scegliendo
lui, aveva allontanato tutto il resto
-ti riguarda eccome, lui è
mio amico- la collera gli fece accelerare il battito cardiaco
-e allora, se è tuo amico,
deve accettare che io e te stiamo insieme- si azzittì, aveva colto nel segno,
era quello il problema, Houx non lo accettava e non lo avrebbe accettato, non
in quella situazione
-capirà...- sussurrò.
Quando?! forse quando lui se ne sarebbe andato e avrebbe allora visto il
dolore, il vero dolore, in tutta la sua purezza, negli occhi della ragazza che
diceva di amare? Lo avrebbe visto quando la notte l'avrebbe trovata a piangere,
raggomitolata nel suo letto? La osservò alzarsi con un'espressione
indecifrabile sul volto, l'orologio della camera rintoccò le sei e mezza.
Entrambi erano infastiditi dalla conversazione appena fatta, per ragioni
diverse, ma infastiditi -io torno in camera- la riprese per una mano,
avvicinandola nuovamente a se. La baciò sulla punta delle labbra, assaporando
quella bocca, che tanto gli sarebbe mancata, percependo il fatto che lei era
ancora sua, lo sarebbe sempre stata, nessuno poteva veramente dividerli
-ci vediamo dopo- le disse
distaccandosi. Lei annuì con un sorriso ben evidenziato, che le illuminava il
candido viso e faceva risaltare gli occhi verdi e profondi. Riusciva a farla
tornare felice con niente, questo gli piaceva. Era dannatamente bello vedere la
sua gioia crescere in modo esponenziale grazie a lui, quando quei lunghi
capelli rossi si poggiavano sul suo petto, quando era stanca e voleva stare con
qualcuno che era sicura la proteggesse sempre, forse allora non era poi tutto
completamente sbagliato. E tutto ciò che lui in passato le aveva fatto, i
continui litigi, il nervosismo causato da Houx, la brutalità con cui l'aveva
trattata quando erano nemici, i dubbi sull'amore che ancora lo assillavano,
tutto passava in secondo piano, e si concentrava su di loro, non lui e lei;
loro. Non c'era spazio per nessun altro, erano insieme, e allora non c'erano
più dubbi, non c'era freddezza, ne malinconia.
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Si ritrovarono di fronte
all'ingresso, nessuno era in ritardo, per fortuna. Yurika sfoggiava un grazioso
e comodo cappello beige e azzurro, che le facevano sembrare ancora più bianca
quella pelle perfetta, e rendeva gli scuri occhi, più chiari. Chocola sorrise
nel vederla, erano state amiche, le era simpatica, non se lo era scordato, non
aveva smesso di trovarla splendita in tutti i suoi gesti apparentemente
perfetti. Le passò davanti con strafottenza, la testa ben alzata. Questo la
fece tornare con inaspettata velocità alla realtà; non c'era più niente tra di
loro, solo astio e molta invidia da parte della mora. Si avvicinò a Pierre, che
cercava di spiegare a Saul un incantesimo, per cui lo aveva assillato, senza
troppi risultati, ringraziando dio era dotato di molta pazienza. Si chiese che
cosa avrebbero detto le socie sentendoli parlare di magia; forse non lo
avrebbero più trovato tanto attraente. Si sentì prendere per i fianchi. Lo vide
stringerla in modo possessivo e in qualche modo indifferente, mentre continuava
a parlare con il suo amico, per poi tornare a guardarla -oggi non sei in
ritardo- le fece notare con un sorriso maledettamente perfetto
-figurati, io non sono mai
in ritardo!- scherzò alzandosi in punta di piedi per darsi un tono
-ha solo qualche difficoltà
ad arrivare al momento giusto- la incalzò Saul. Prima che potesse ribattere,
Pierre la scrollò
-non cominciate-
-hai dato tu il via!-
brontolò. Usciro dalla grande villa. La tanto usata limousine del suo ragazzo,
era proprio di fronte a loro. C'entravano tutti a malapena, ma avevano tutti un
motivo valido per stare con l'altro. Pierre e Chocola volevano stare insieme,
Houx non li voleva perdere di vista, Saul non voleva perdere di vista Houx, le
socie non ci pensavano nemmeno ad allontanarsi e quella poveretta di Vanilla
sembrava l'unica disposta a prendere un altro mezzo, ma non da sola. Arrivarono
sulla spiaggia, uscire dalla macchina fu un piacere per tutti. Il biondo e le
cinque ragazze del fun club si rilassarono sulle sdraio sotto l'ombrellone.
Prima di entrare in acqua Chocola decise di fare almeno un tentativo. Gli si
avvicinò, con Saul e Houx dietro -vieni con me?- gli chiese con un sorriso
speranzoso, che faceva trapelare tutte le aspettative che aveva
-per cosa, per fare i
vostri giochi idioti?- si prese gioco di lei la ragazza con i capelli neri
-saranno anche idioti, ma
almeno noi ci divertiamo- rispose alla provocazione uno dei gemelli. Scoppiò
una lite furibonda. Ma lei non prestava attenzione a quelle parole, non li
guardava, non li udiva, li aveva totalmente esclusi dalla sua testa. Continuava
a fissarlo in attesa di un'agognata risposta affermativa
-vai tu, io preferisco
rimanere qui- diventò rossa dalla rabbia, gonfiando le guance come una bambina
-bene, divertiti!- ma non
dipendeva da Pierre. Fu lo stesso un piacere andare in acqua con i suoi amici.
Sapeva che con loro non si annoiava mai. Quando lei e Vanilla si misero sotto
il sole cocente, notò qualcosa, che forse era meglio non vedesse. Yurika
continuava a ridere con le sue amiche, fissandole e indicandole, e Pierre
taceva, non diceva niente. Un attacco d'ira si impossessò di lei, cacciando via
tutto il contegno che si era promessa di avere. Si alzò prendendo il secchiello
con cui avevano costruito i castelli di sabbia. Mise i piedi nell'acqua,
constatando anche quanto fosse fredda, sorrise. Si avvicinò, con l'oggetto che
avrebbe dovuto essere utilizzato per giocare. In un momento di distrazione
delle socie, buttò sul ragazzo l'acqua, sorprendendolo, poiché era con gli
occhi chiusi. Accettava tutto, ma almeno quando si prendevano gioco di lei,
senza neanche il coraggio di dirglielo in faccia, si aspettava di essere
difesa. Fece un ghigno beffardo, senza neanche notare le grida irate delle
socie intorno a lui. La complicità che si aspettava da lui non c'era quando si
trattava di loro, continuava a ripeterle di non ascoltare, ma si era veramente
stancata. Quando lo vide alzarsi con assoluta calma, fece istintivamente un
passo indietro, non sapendo cosa potersi aspettare
-sei una stupida- le
sussurrò in un orecchio prima di prenderla in braccio. Lei cominciò a scalciare
innervosendosi
-che... che vuoi fare?-
cominciò a camminare -Pierre dove mi porti?!- continuava a stringerla,
intrecciò le braccia al suo collo, chiedendosi cosa volesse fare. Notò che si
era fermato. Allentò la presa, in modo da poter vedere dove l'avesse condotta.
Notò che era sul pontile. Lo guardò con la grinta negli occhi -non osare!- le
sorrise
-non volevi fare il bagno?-
manteneva il tono di voce serio
-l'acqua è fredda, ti
prego...-
-ho notato che è fredda- si
avvicinò al suo viso, provando l'ultimo disperato tentativo di fargli cambiare
idea con un bacio, ma l'allontanò bruscamente -poi sarei io il ruffiano?-
-Pierre, non prov...-la
spinse, dandole lo slancio necessario per finire in acqua, dove in pochi
istanti si ritrovò in modo inaspettato. Quella spinta fu accompagnata dall'urlo
stridulo della ragazza. Lo vide sorridere soddisfatto di se stesso, questo la
fece adirare parecchio. Quando uscì le si avvicinò mettendole un asciugamano
sulla testa. Se lo ritrovò a pochi centimetri di distanza. Stranamente non si
sentì nervosa o arrabbiata
-non te la prendere con me
quando non centro niente- fece una smorfia, rassegnata dal tono affascinante
con cui le disse quelle poche e concise parole. Piccoli e pungenti brividi le
solcarono la schiena, era da un po' che stavano insieme, ed era ancora
inevitabile che lui le facesse quest'effetto così contorto e pragmatico, ma
purtroppo, terribilmente suadente e magnetico. La accompagnò fino al suo
ombrellone, prese la sdraio, trascinandola sotto al sole che esercitava la sua
forza sulla sabbia e sulle pelli di chi ci si posava sopra, per ricevere
quell'intensa ondata di calore. Notò le guance di Chocola cominciare ad
arrossarsi, sorrise. Si sedé portando la ragazza sulle sue ginocchia, appurò di
stringersela al petto. L'avvolse con le braccia, vedeva il suo piccolo viso
nascosto dal suo asciugamano, lo tirò leggermente giù, in modo da poterla
guardare negli occhi; era dolce, pudica, innocente. Quel calore che gli
bruciava come fosse una fiamma, nel petto, era quello l'amore? Era la voglia di
stare insieme, di amare in tutte le sfaccettature l'altra persona, perfino
quando si litiga?
-le socie mi stavano
prendendo in giro, perché non hai detto nulla?- chiese adirata dalle improvvise
attenzioni
-perché non le stavo
nemmeno ascoltando Chocola. Di certo non ero in cerca di una secchiata di acqua
fredda addosso-
-e io non ci volevo essere
buttata- appoggiò la testa sulla sua spalla, accarezzando con un dito il suo
fisico scolpito. Raccolse con un bacio una goccia di acqua salata che gli stava
solcando il petto, provocata, probabilmente, da una sua ciocca indiscreta che
era stata toccata dal mare. Il ragazzo sgranò gli occhi, sorpreso da quel gesto
-neanche la tua pelle è tanto fredda al sole- sussurrò sorridendo. Non ne capì
il motivo, ma in quel momento, la nostalgia di lei si fece sentire. Quel suo
bacio, quel suo candore nel dire le cose... é come se gli pesasse il cuore, nel
pensare che un giorno, molto presto, non avrebbe assaporato più quegli attimi.
Era a questo che erano destinati? A una storia che continuava a concludersi in
modo brusco, ma che non finiva mai? è questo che vuol dire amare?
-promettimi che mi amerai
sempre- lo guardò sgranando gli occhi
-perché dovrei?- chiese
titubante, pensò che forse fare quel dolce gesto verso di lui, non era stata la
migliore delle idee, nessuno dei due era abituato
-tu prometti- non era
deciso, non glielo stava imponendo, la stava silenziosamente supplicando
-te lo prometto- la baciò
possessivamente, sperando, dentro di se, che si rifacesse una vita, che imparasse
ad amare un altro, non soffrendo per lui è questo che vuol dire amare?
Lei, dal canto suo, non volle chiedergli di fare la stessa cosa. Un groppo,
dentro di se, la faceva stare male. Non voleva, è come se non avesse la totale
certezza che lui avrebbe fatto la stessa cosa, e allo stesso tempo, invece,
voleva metterlo alla prova poiché sapeva l'avrebbe fatto. Preferì, a quel
punto, tacere. Le loro vite, irrimediabilmente intrecciate, non davano scampo
alla voglia di stare insieme, di amarsi, scoprire insieme tutti i piccoli
dettagli della vita. Ma inconsciamente per Chocola, questo desiderio scavava il
petto del ragazzo, lo lacerava, consapevole di non poter essere realizzato.
Quando si distaccò da lei,
la guardò con un sorriso -hai visto che effetto ci fa l'acqua?- scherzò
accarezzandole il viso.
-fai il bagno con me?- lo
supplicò dipingendo un tenero broncio sulle labbra
-non insistere, odio fare
il bagno-
-che c'è? non sai nuotare
forse?- lo provocò con un sorriso furbo
-credo di non doverti
ricordare chi ha salvato Vanilla quando aveva preso l'insolazione-
sussultò al ricordo dei
suoi inganni -appunto, perché quel giorno sì e adesso no?-
-perché ti dovevo
conquistare, adesso sei mia, non ho nessuno interesse nel dover fare il bagno-
fece una smorfia. Prontamente lui le alzò il viso puntandole due dita sotto il
mento -vai tu, io ti aspetto qui- annuì sconfitta. La vide alzarsi ed entrare
in mare, insieme ai suoi amici. La guardò per qualche istante, finché non sentì
il telefono di lei suonare, oggetto per cui non gli aveva ancora dato una
spiegazione. Provò a chiamarla svariate volte, ma niente, era troppo lontana.
Rispose con lentezza, senza dare troppa importanza a chi ci fosse dietro.
Spinse tranquillamente il tasto verde, portandosi l'apparecchio all'orecchio.
Ma quando chiese chi fosse, non ricevette risposta dall'altra parte. Un
silenzio di tomba aleggiava dall'altra parte. Un'ombra di sospetto gli
influenzò i pensieri. Perché nessuno rispondeva? cosa c'era da nascondere?
-che fai?!- si girò e vide la
sua ragazza guardarlo con un velo di paura negli occhi
-continuava a squillare, ma
nessuno ha risposto, chi è?- inconsciamente, il ragazzo aveva rivolto alla
madre un gesto di disinteressata attenzione. Gli strappò dalle mani il
cellulare, prendendo a parlare lontana da lui. C'era qualcosa che gli
nascondeva, non c'erano più dubbi. Qualcosa per cui lo teneva all'oscuro e non
si fidava abbastanza per confidargli. Conclusa la telefonata si avviciò
nuovamente a lei -chi era?-
-nessuno- rispose
freddamente, facendo per allontanarsi. La prese per un braccio, stringendolo
-mi nascondi qualcosa?-
chiese bruscamente
-no... te lo giuro- le
dispiaceva in modo tremendo dovergli mentire, non era giusto, lo amava, non
voleva fare tutto in segreto. Annuì convinto
-va bene, se mi dici così
ti credo- si sentì morire dentro. Non voleva facesse così, l'avrebbe fatta
cedere miserabilmente -ti va di andare a fare una passeggiata?- le chiese
sorridendole gentilmente. Annuì allegra, prendendolo per mano. Cominciarono a camminare
sulla riva, facendo scontrare le onde, che scrosciavano indispettite, con i
loro piedi. Per allentare la tensione che si era creata dalla telefonata, lei
gli saltò sulle spalle. Cominciarono a giocare e a ridere insieme, lei che
faceva di tutto per farlo cadere, insieme a lei, vittima del mare. Il loro
rapporto non era mai stato tanto saldo e felice, avevano entrambi sperato e
pregato per quella splendida vacanza, che li avrebbe uniti per sempre, a
prescindere dai ricatti e le difficoltà.
Commenti dell'autore:
questa è stata la
soluzione, io e Honey non riusciamo a vederci per scrivere, poiché non posso
più andare a casa sua ogni giorno, dovrei scendere da casa mia a piedi con il
freddo, e mia madre, a causa del lavoro, non é più disposta a venirmi a
prendere a causa della stanchezza. Ci tengo comunque alla vostra opinione, a
quella di tutti i lettori e i fan in generale, questa storia non é molto
semplice da scrivere, soprattutto se siamo sole, poiché ci siamo incartate con
le troppe cose. Mi auguro vi piaccia l'ultima parte (non era previsto la
scrivessi). vi prego, davvero, anche se non subito, fatemi sapere com'é, se
devo continuare a scrivere da sola questa storia ho bisogno di sapere cosa ne
pensiate. Spero di non avervi annoiati, so che scrivo in un modo un po'
formale, in questo capitolo, però, mi sono impegnata per non farlo. So anche
che è molto triste vedere Pierre consapevole di doverla lasciare e fingere
comunque l'indifferente. So anche di essere stata smielata e che la versione di
Honey piacerà di più, perché più divertente e meno noiosa, ma io ci ho comunque
provato. Ah, quasi dimenticavo, nella versione di Honey, lei riprende dal
capitolo scorso, io invece ho fatto passare un po' di tempo (odio scrivere
giorno per giorno, come se fosse un diario), quindi non pensate che sia stata
così rimbecillita da riscrivere la mattina. In questo capitolo volevo
evidenziare le difficoltà che hanno entrambi nel raccontarsi, tristemente,
tutte quelle bugie, e quanto Pierre, inconsciamente, la ami (poveerino non
c'arriva!). Un grazie speciale a Mileyfun, che comincio ad amare, e a Sara95,
che sa già quanto io l'adori (non siete da meno tutti gli altri, ma a loro
c'era bisogno che lo dicessi visto come si preoccupano di imbottirmi di
complimenti, che per giunta non merito, in ogni storia che faccio, credo che
anche Honey la pensi così).
Un bacio Marmelade
Parte Honey
Come al solito, la mattina seguente, Chocola si risvegliò da sola in camera. Si vestì di corsa per poi aprire la porta di scatto, fiondandosi fuori, o almeno questo era ciò che voleva fare: senza riuscire a fermarsi in tempo picchiò contro Pierre, che si trovava di fronte alla sua porta. La abbracciò per evitare che cadesse
“stavo venendo a vedere se eri morta” si giustificò. Non appena arrivata in sala per andare a fare colazione Vanilla si scusò infinitamente con lei
“ho provato a svegliarti, ma ti sei voltata dall’altra parte mugugnando che non ne avevi voglia!”
“tipico!” esclamò Pierre, così da prendersi un pugno in pieno petto dalla propria ragazza. Fecero colazione tutti insieme, per poi partire per la spiaggia, fra l’eccitazione generale. Arrivarono al luogo predestinato a mattina inoltrata, le socie si impossessarono subito degli sdrai per stendersi al sole con i loro costumi colorati e gli occhiali da sole sul naso, houx e Saul si affrettarono a tuffarsi in mare, così da levarsi di dosso il sudore che premeva sulla loro pelle, Robin si eclisso in un bar li accanto, facendo il cascamorto con tutte le donne che incontrava, Pierre si accomodò accanto alle socie, e infine Vanilla e Chocola si diressero verso la sabbia per costruire castelli e giocare fra loro. Ma la tranquillità durò per poco: la rossa si diresse sorridente verso il biondo seduto fra le socie, e con un sorriso affabile gli rivolse la richiesta più semplice al mondo:
“vieni a giocare con noi, Pierre?”. Il silenzio che calò sul gruppetto, ma durò ben poco: tutte le ragazze, nessuna esclusa, scoppiarono a ridere divertite. Chocola le guardò sconcertata, non capendo il motivo di tanta ilarità, finche una di loro non riuscì a parlare, fra una risatina e l’altra
“non penserai sul serio che il Principe voglia unirsi a voi per fare quei stupidi giochetti?” domandò inebetita. Chocola rivolse il suo sguardo al ragazzo, chiedendogli un po’ di sostegno morale, ma il risultato non fu quello cercato
“vai tu, preferisco rimanere qui”la liquidò Pierre. Chocola lo guardò mortificata, si voltò su se stessa e se ne andò a testa bassa, con le risate delle socie che riecheggiarono, più forti di prima. Poi d’un tratto si riprese: cavolo, lei era Chocola Meilleur, come osava Pierre prendersi gioco di lei in quella maniera? Un’idea si fece largo fra i suoi pensieri. Corse accanto a Vanilla che continuava a costruire il suo castello di sabbia, prese al volo il secchiello vuoto e si diresse verso l’acqua, lo riempì fino all’orlo per poi schizzare verso le sdraio da cui poco fa provenivano le risate di scherno. Tutti quanti sembravano rilassati e ignari,così Chocola si avvicinò silenziosa e veloce al gruppo. Prima di agire, però, la voce della sua coscienza si fece sentire
“non sono troppo cattiva a fargli uno scherzo del genere?” si chiese, ma il pensiero fu immediatamente scansato al ricordo delle risate incessanti delle socie, così, con un sorriso da sfida, capovolse il secchiello proprio addosso al ragazzo in mezzo. Il contatto con l’acqua fredda lo fece alzare di scatto, stupito del gesto. Chocola si affrettò ad allontanarsi per scappare dalla furia del proprio ragazzo, ma solo dopo dieci minuti buoni lo vide arrivare,più tranquillo che mai e, soprattutto, asciutto. Gli andò incontro per scusarsi dello scherzo, ma non fece in tempo ad aprire bocca che si ritrovò con i piedi che non toccavano più il terreno. Inizialmente non capì che cosa Pierre avesse intenzione di fare, ma quando vide la piattaforma di legno rialzata sul mare avvicinarsi tutto le fu più chiaro. Cominciò a strillare che voleva scendere, e intimò Pierre a non gettarla in acqua se non voleva morire sul serio, ma quando si trovò sull’orlo l’unica cosa che pronunciò il ragazzo fu
“buon bagno”. Le urla di Chocola non furono sufficienti a fermarlo, tanto che sentì la presa allentarsi, così che si trovò a nuotare nell’acqua ghiacciata. Tra affanni e brividi riuscì a tornare a riva, dove l’aspettava il traditore con un asciugamano un mano. La prima reazione di Chocola fu quella di girargli intorno per evitare di passargli accanto, avrebbe rischiato l’omicidio, ma il ragazzo la precedette avvolgendola con il telo. La rossa lo guardò di sbieco, ma l’unica risposta che ricevette fu un sorriso dolce da parte di Pierre
“lo sai vero che mi devi una spiegazione?”le chiese gentile
“mi sono sentita presa in giro quando non mi hai difeso, di fronte alle socie” chiarì
“Chocola, lo sai vero che non posso sempre prendere le tue parti?” chiese innocentemente
“ma mi sentivo in imbarazzo”si lagnò. Una mano le arruffò i capelli bagnati, poi Pierre le cinse la vita e si sedette sullo sdraio, cosicché la ragazza si ritrovò fra le braccia di Pierre, avvolta dal calore del sole, dell’asciugamano, e del suo ragazzo.
Finalmente ho finito! Penso che se non finivo di scrivere il capitolo Marmelade mi avrebbe ucciso (e state sicuri che ne sarebbe capace!). non pensavo fosse scritto così bene (non è per essere modesta!), ma pensavo fosse peggio. Più che altro ho paura che non vi piaccia la nostra idea di pubblicazioni, per cui siate sinceri,ok? Visto che ho Marmelade accanto che mi stressa per postare vi saluto, con la speranza che recensiate in tanti. Baci
Honey
commenti entrambe autrici:
se dio vuole abbaimo postato! scusate per l'attesa, ma abbiamo avuto molte verifiche (honey non si dava una mossa n.d marmelade). Abbiamo deciso di fare due capitoli separati poiché non riuscivamo mai a vederci (e la madre di marmelade rompeva). sappiamo che non sono uguali, ma bbiamo preferito entrambe seguire l'istinto. speriamo vi piaccia comunque.
Bacio Honey&Marmelade