Anime & Manga > Sugar Sugar
Segui la storia  |       
Autore: _morph_    09/03/2011    3 recensioni
le cose sono cambiate dall'inizio della prima serie, nulla è più come prima, troppe domande sono state lasciate in sospeso, questa storia parla dei problemi che derivano dalle scelte fatte da chocola e pierre.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
scherzi di cattivo gusto

Parte Marmelade

Si svegliò con assoluta calma e lentezza. Chocola appena alzata era solita non essere curante della velocità che doveva mettere nel prepararsi, non le interessava del pensiero degli altri, andavano, per i suoi gusti, tutti troppo di fretta. Quando sgusciò fuori dal letto, si stupì nel vedere che Vanilla ancora dormiva, non sentiva nessun rumore: i gemelli non esercitavano i loro passi pesanti sul pavimento quando correvano o giocavano, non c'era il suono ticchettante e fastidioso delle ballerine dalla suola di cuoio delle socie. Si sentiva tranquilla, prima di uscire dalla porta della stanza, si passò una mano tra i capelli, sistemandoli in un gesto spontaneo, non voleva farsi vedere da lui, con la tipica chioma arruffata di chi è appena sveglio. Si avviò verso la camera di Pierre. Si accorse che la porta di Robin era aperta, lo sentì russare, causandone una risata sonora, che fu placata dalla mano, che fece aderire perfettamente alla bocca, soffocando quel riso rumoroso che era pronto ad uscire dal fondo della gola. Bussò piano nella camera del suo ragazzo, dopo due secondi aprì, incurante dormisse o meno. Lo trovò con la schiena poggiata alla testiera, intento a leggere. Il suo perfetto torace era coperto da una camicia, che lo rendeva terribilmente affascinante. Arrossì a quei pensieri, che non si sarebbe nemmeno mai immaginata di fare. Gli sorrise, ripensando al suo tutore -come mai sei già sveglia?- si sdraiò al suo fianco, posando la testa sul petto rivestito di seta. Tracciò con un dito cerchi immaginari

-non lo so, mi sono svegliata adesso- le diede un buffetto sul fianco -dovevi sentire quant'era rumoroso Robin-

-tranquilla, la notte lo sento- fece una pausa, notando la stanchezza negli occhi color smeraldo -sono le 6, sicura di non avere sonno?- la ragazza dissentì con la testa, socchiudendo appena le palpebre

-tu perchè sei già sveglio?- chiese sonnecchiando

-a volte capita- sorrise nel vederla rilassata tra le sue braccia, sicura di potersi fidare di lui. Il timore che ciò non accadesse era forte, quando l'aveva baciata la prima volta, la paura che non arrivasse mai ad affidarsi nelle sue mani, era tanta -se ti addormenti dovrò riportarti nella tua camera- le sussurrò dandole un bacio sui capelli

-lasciami stare qui... tanto Vanilla ci arriverà non vedendomi- mugugnò facendo scivolare il corpo, ancora più in basso. Lasciò cadere il discorso sdraiandosi nuovamente, in modo da farla stare più comoda -tu e Saul andate molto daccordo- constatò guardandolo

-sono sorpreso anche io-

-credi che possa accadere la stessa cosa con Houx?- lo sorprese quella domanda, che le era venuta così spontanea

-no, non penso- si precipitò a rispondere. Gli affiorò alla mente con quanto poco rispetto li stesse trattando, tracciando un taglio evidente e netto, di cui presto si sarebbe accorta anche lei, che si sarebbe fatto sentire, con la sua collera, con il suo poco contegno. Il forte rapporto che lo legava a lei, si sarebbe scuarciato molto presto, e se mai si fossero rincontrati, non si sarebbe più affidata alle sue braccia, avrebbe preferito quelle di qualcuno in grado di opporsi a un ricatto, in grado di capire quale fosse la cosa giusta, se la corona o la loro relazione, in grado di capire se è amore, e a che punto sarebbe stato disposto a rischiare

-perché no? se magari anche tu ci provassi, forse tutto si sistemerebbe- il disappunto per l'affermazione, si fece sentire. Cosa le prendeva all'improvviso, che davvero avesse cambiato idea e si stesse rendendo conto che rinunciare ai suoi amici per lui fosse una stupidaggine? Rise dell'ingenuità della sua rossa, pur di dare un tono meno mortificato alla sua espressione -non ridere! non sto scherzando, perché non ci provi?-

-perché io e lui non abbiamo nessun motivo per andare daccordo, perché lui continua ad incolparmi per tutto, perché mi accusa per ogni cosa che ti accade, perché...- voleva dirle tutto, si era stancato di quella situazione, e lei non capiva quanto anche Houx l'amasse, non riusciva a vedere dove la gelosia l'avesse condotto. E quando sarebbe finito tutto?! anche lui sarebbe finito in quel modo?! anche lui nel vedere che lei lo aveva dimenticato e si era rifatta la vita con un altro, avrebbe usato lo stesso sistema, in maniera forse anche più brutale?! Forse, non sapeva dove la rabbia e la gelosia potessero portare. è come se si sentisse continuamente attratto da lei, in modo così intenso ed irrimediabile, non voleva, non ce la faceva a lasciarla andare, guardandola negli occhi e dicendole che era finita, non poteva proprio

-io non sono un motivo sufficentemente valido per andare d'accordo?- gli chiese distogliendolo dai suoi pensieri. Quel leggero colorito purpureo sulle sue guance, lo faceva intenerire.

-io e lui siamo troppo diversi, abbiamo due tipi di pensiero che non possono collaborare, devi toglierti quest'idea assurda dalla testa, perché tutto ciò in cui stai sperando, non accadrà mai- si rese conto della poca delicatezza che aveva usato nel dirgli quelle semplici e apparentemente insignificanti parole -siamo entrambi molto testardi e teniamo a te, non riusciremo mai a trovare un accordo per convivere pacificamente- ma cosa importava?! non aveva senso dire quelle cose, sarebbe stato inutile pensare di convivere con lui. Lo stava allontanando a calci dalla sua ragazza, si stava prendendo gioco di tutti quanti con quel ricatto, e Pierre era l'unico che si ritrovava poi a dover dare spiegazioni di quel tipo, dire cose senza un senso preciso, solo per affievolire la preoccupazione di Chocola, che andava aumentando ogni volta che li vedeva insieme -hai freddo?- chiese per allentare la tensione. Dissentì con la testa, continuando a tenere gli occhi socchiusi

-lui non è così male, gli voglio bene- e non riusciva a risponderle, tutte le fibre del suo corpo si concentravano solo sull'odio per quel ragazzo, per quel mostro che li stava allontanando. Gli voleva bene? Avrebbe continuato a volergliene quando avrebbe scoperto che il suo caro amico lo stava obbligando a lasciarla andare? -mi rispondi?!- chiese spazientita

-sono felice che tu gli voglia bene, ma non è qualcosa che mi riguarda- un dolore troppo forte lo colpì al petto. Che lei si fosse seriamente pentita? E come biasimarla, scegliendo lui, aveva allontanato tutto il resto

-ti riguarda eccome, lui è mio amico- la collera gli fece accelerare il battito cardiaco

-e allora, se è tuo amico, deve accettare che io e te stiamo insieme- si azzittì, aveva colto nel segno, era quello il problema, Houx non lo accettava e non lo avrebbe accettato, non in quella situazione

-capirà...- sussurrò. Quando?! forse quando lui se ne sarebbe andato e avrebbe allora visto il dolore, il vero dolore, in tutta la sua purezza, negli occhi della ragazza che diceva di amare? Lo avrebbe visto quando la notte l'avrebbe trovata a piangere, raggomitolata nel suo letto? La osservò alzarsi con un'espressione indecifrabile sul volto, l'orologio della camera rintoccò le sei e mezza. Entrambi erano infastiditi dalla conversazione appena fatta, per ragioni diverse, ma infastiditi -io torno in camera- la riprese per una mano, avvicinandola nuovamente a se. La baciò sulla punta delle labbra, assaporando quella bocca, che tanto gli sarebbe mancata, percependo il fatto che lei era ancora sua, lo sarebbe sempre stata, nessuno poteva veramente dividerli

-ci vediamo dopo- le disse distaccandosi. Lei annuì con un sorriso ben evidenziato, che le illuminava il candido viso e faceva risaltare gli occhi verdi e profondi. Riusciva a farla tornare felice con niente, questo gli piaceva. Era dannatamente bello vedere la sua gioia crescere in modo esponenziale grazie a lui, quando quei lunghi capelli rossi si poggiavano sul suo petto, quando era stanca e voleva stare con qualcuno che era sicura la proteggesse sempre, forse allora non era poi tutto completamente sbagliato. E tutto ciò che lui in passato le aveva fatto, i continui litigi, il nervosismo causato da Houx, la brutalità con cui l'aveva trattata quando erano nemici, i dubbi sull'amore che ancora lo assillavano, tutto passava in secondo piano, e si concentrava su di loro, non lui e lei; loro. Non c'era spazio per nessun altro, erano insieme, e allora non c'erano più dubbi, non c'era freddezza, ne malinconia.

 

***********************************************************************

 

Si ritrovarono di fronte all'ingresso, nessuno era in ritardo, per fortuna. Yurika sfoggiava un grazioso e comodo cappello beige e azzurro, che le facevano sembrare ancora più bianca quella pelle perfetta, e rendeva gli scuri occhi, più chiari. Chocola sorrise nel vederla, erano state amiche, le era simpatica, non se lo era scordato, non aveva smesso di trovarla splendita in tutti i suoi gesti apparentemente perfetti. Le passò davanti con strafottenza, la testa ben alzata. Questo la fece tornare con inaspettata velocità alla realtà; non c'era più niente tra di loro, solo astio e molta invidia da parte della mora. Si avvicinò a Pierre, che cercava di spiegare a Saul un incantesimo, per cui lo aveva assillato, senza troppi risultati, ringraziando dio era dotato di molta pazienza. Si chiese che cosa avrebbero detto le socie sentendoli parlare di magia; forse non lo avrebbero più trovato tanto attraente. Si sentì prendere per i fianchi. Lo vide stringerla in modo possessivo e in qualche modo indifferente, mentre continuava a parlare con il suo amico, per poi tornare a guardarla -oggi non sei in ritardo- le fece notare con un sorriso maledettamente perfetto

-figurati, io non sono mai in ritardo!- scherzò alzandosi in punta di piedi per darsi un tono

-ha solo qualche difficoltà ad arrivare al momento giusto- la incalzò Saul. Prima che potesse ribattere, Pierre la scrollò

-non cominciate-

-hai dato tu il via!- brontolò. Usciro dalla grande villa. La tanto usata limousine del suo ragazzo, era proprio di fronte a loro. C'entravano tutti a malapena, ma avevano tutti un motivo valido per stare con l'altro. Pierre e Chocola volevano stare insieme, Houx non li voleva perdere di vista, Saul non voleva perdere di vista Houx, le socie non ci pensavano nemmeno ad allontanarsi e quella poveretta di Vanilla sembrava l'unica disposta a prendere un altro mezzo, ma non da sola. Arrivarono sulla spiaggia, uscire dalla macchina fu un piacere per tutti. Il biondo e le cinque ragazze del fun club si rilassarono sulle sdraio sotto l'ombrellone. Prima di entrare in acqua Chocola decise di fare almeno un tentativo. Gli si avvicinò, con Saul e Houx dietro -vieni con me?- gli chiese con un sorriso speranzoso, che faceva trapelare tutte le aspettative che aveva

-per cosa, per fare i vostri giochi idioti?- si prese gioco di lei la ragazza con i capelli neri

-saranno anche idioti, ma almeno noi ci divertiamo- rispose alla provocazione uno dei gemelli. Scoppiò una lite furibonda. Ma lei non prestava attenzione a quelle parole, non li guardava, non li udiva, li aveva totalmente esclusi dalla sua testa. Continuava a fissarlo in attesa di un'agognata risposta affermativa

-vai tu, io preferisco rimanere qui- diventò rossa dalla rabbia, gonfiando le guance come una bambina

-bene, divertiti!- ma non dipendeva da Pierre. Fu lo stesso un piacere andare in acqua con i suoi amici. Sapeva che con loro non si annoiava mai. Quando lei e Vanilla si misero sotto il sole cocente, notò qualcosa, che forse era meglio non vedesse. Yurika continuava a ridere con le sue amiche, fissandole e indicandole, e Pierre taceva, non diceva niente. Un attacco d'ira si impossessò di lei, cacciando via tutto il contegno che si era promessa di avere. Si alzò prendendo il secchiello con cui avevano costruito i castelli di sabbia. Mise i piedi nell'acqua, constatando anche quanto fosse fredda, sorrise. Si avvicinò, con l'oggetto che avrebbe dovuto essere utilizzato per giocare. In un momento di distrazione delle socie, buttò sul ragazzo l'acqua, sorprendendolo, poiché era con gli occhi chiusi. Accettava tutto, ma almeno quando si prendevano gioco di lei, senza neanche il coraggio di dirglielo in faccia, si aspettava di essere difesa. Fece un ghigno beffardo, senza neanche notare le grida irate delle socie intorno a lui. La complicità che si aspettava da lui non c'era quando si trattava di loro, continuava a ripeterle di non ascoltare, ma si era veramente stancata. Quando lo vide alzarsi con assoluta calma, fece istintivamente un passo indietro, non sapendo cosa potersi aspettare

-sei una stupida- le sussurrò in un orecchio prima di prenderla in braccio. Lei cominciò a scalciare innervosendosi

-che... che vuoi fare?- cominciò a camminare -Pierre dove mi porti?!- continuava a stringerla, intrecciò le braccia al suo collo, chiedendosi cosa volesse fare. Notò che si era fermato. Allentò la presa, in modo da poter vedere dove l'avesse condotta. Notò che era sul pontile. Lo guardò con la grinta negli occhi -non osare!- le sorrise

-non volevi fare il bagno?- manteneva il tono di voce serio

-l'acqua è fredda, ti prego...-

-ho notato che è fredda- si avvicinò al suo viso, provando l'ultimo disperato tentativo di fargli cambiare idea con un bacio, ma l'allontanò bruscamente -poi sarei io il ruffiano?-

-Pierre, non prov...-la spinse, dandole lo slancio necessario per finire in acqua, dove in pochi istanti si ritrovò in modo inaspettato. Quella spinta fu accompagnata dall'urlo stridulo della ragazza. Lo vide sorridere soddisfatto di se stesso, questo la fece adirare parecchio. Quando uscì le si avvicinò mettendole un asciugamano sulla testa. Se lo ritrovò a pochi centimetri di distanza. Stranamente non si sentì nervosa o arrabbiata

-non te la prendere con me quando non centro niente- fece una smorfia, rassegnata dal tono affascinante con cui le disse quelle poche e concise parole. Piccoli e pungenti brividi le solcarono la schiena, era da un po' che stavano insieme, ed era ancora inevitabile che lui le facesse quest'effetto così contorto e pragmatico, ma purtroppo, terribilmente suadente e magnetico. La accompagnò fino al suo ombrellone, prese la sdraio, trascinandola sotto al sole che esercitava la sua forza sulla sabbia e sulle pelli di chi ci si posava sopra, per ricevere quell'intensa ondata di calore. Notò le guance di Chocola cominciare ad arrossarsi, sorrise. Si sedé portando la ragazza sulle sue ginocchia, appurò di stringersela al petto. L'avvolse con le braccia, vedeva il suo piccolo viso nascosto dal suo asciugamano, lo tirò leggermente giù, in modo da poterla guardare negli occhi; era dolce, pudica, innocente. Quel calore che gli bruciava come fosse una fiamma, nel petto, era quello l'amore? Era la voglia di stare insieme, di amare in tutte le sfaccettature l'altra persona, perfino quando si litiga?

-le socie mi stavano prendendo in giro, perché non hai detto nulla?- chiese adirata dalle improvvise attenzioni

-perché non le stavo nemmeno ascoltando Chocola. Di certo non ero in cerca di una secchiata di acqua fredda addosso-

-e io non ci volevo essere buttata- appoggiò la testa sulla sua spalla, accarezzando con un dito il suo fisico scolpito. Raccolse con un bacio una goccia di acqua salata che gli stava solcando il petto, provocata, probabilmente, da una sua ciocca indiscreta che era stata toccata dal mare. Il ragazzo sgranò gli occhi, sorpreso da quel gesto -neanche la tua pelle è tanto fredda al sole- sussurrò sorridendo. Non ne capì il motivo, ma in quel momento, la nostalgia di lei si fece sentire. Quel suo bacio, quel suo candore nel dire le cose... é come se gli pesasse il cuore, nel pensare che un giorno, molto presto, non avrebbe assaporato più quegli attimi. Era a questo che erano destinati? A una storia che continuava a concludersi in modo brusco, ma che non finiva mai? è questo che vuol dire amare?

-promettimi che mi amerai sempre- lo guardò sgranando gli occhi

-perché dovrei?- chiese titubante, pensò che forse fare quel dolce gesto verso di lui, non era stata la migliore delle idee, nessuno dei due era abituato

-tu prometti- non era deciso, non glielo stava imponendo, la stava silenziosamente supplicando                                                                                                                                                                                                                                                              

-te lo prometto- la baciò possessivamente, sperando, dentro di se, che si rifacesse una vita, che imparasse ad amare un altro, non soffrendo per lui è questo che vuol dire amare? Lei, dal canto suo, non volle chiedergli di fare la stessa cosa. Un groppo, dentro di se, la faceva stare male. Non voleva, è come se non avesse la totale certezza che lui avrebbe fatto la stessa cosa, e allo stesso tempo, invece, voleva metterlo alla prova poiché sapeva l'avrebbe fatto. Preferì, a quel punto, tacere. Le loro vite, irrimediabilmente intrecciate, non davano scampo alla voglia di stare insieme, di amarsi, scoprire insieme tutti i piccoli dettagli della vita. Ma inconsciamente per Chocola, questo desiderio scavava il petto del ragazzo, lo lacerava, consapevole di non poter essere realizzato.

 

Quando si distaccò da lei, la guardò con un sorriso -hai visto che effetto ci fa l'acqua?- scherzò accarezzandole il viso.

-fai il bagno con me?- lo supplicò dipingendo un tenero broncio sulle labbra

-non insistere, odio fare il bagno-

-che c'è? non sai nuotare forse?- lo provocò con un sorriso furbo

-credo di non doverti ricordare chi ha salvato Vanilla quando aveva preso l'insolazione-

sussultò al ricordo dei suoi inganni -appunto, perché quel giorno sì e adesso no?-

-perché ti dovevo conquistare, adesso sei mia, non ho nessuno interesse nel dover fare il bagno- fece una smorfia. Prontamente lui le alzò il viso puntandole due dita sotto il mento -vai tu, io ti aspetto qui- annuì sconfitta. La vide alzarsi ed entrare in mare, insieme ai suoi amici. La guardò per qualche istante, finché non sentì il telefono di lei suonare, oggetto per cui non gli aveva ancora dato una spiegazione. Provò a chiamarla svariate volte, ma niente, era troppo lontana. Rispose con lentezza, senza dare troppa importanza a chi ci fosse dietro. Spinse tranquillamente il tasto verde, portandosi l'apparecchio all'orecchio. Ma quando chiese chi fosse, non ricevette risposta dall'altra parte. Un silenzio di tomba aleggiava dall'altra parte. Un'ombra di sospetto gli influenzò i pensieri. Perché nessuno rispondeva? cosa c'era da nascondere?

-che fai?!- si girò e vide la sua ragazza guardarlo con un velo di paura negli occhi

-continuava a squillare, ma nessuno ha risposto, chi è?- inconsciamente, il ragazzo aveva rivolto alla madre un gesto di disinteressata attenzione. Gli strappò dalle mani il cellulare, prendendo a parlare lontana da lui. C'era qualcosa che gli nascondeva, non c'erano più dubbi. Qualcosa per cui lo teneva all'oscuro e non si fidava abbastanza per confidargli. Conclusa la telefonata si avviciò nuovamente a lei -chi era?-

-nessuno- rispose freddamente, facendo per allontanarsi. La prese per un braccio, stringendolo

-mi nascondi qualcosa?- chiese bruscamente

-no... te lo giuro- le dispiaceva in modo tremendo dovergli mentire, non era giusto, lo amava, non voleva fare tutto in segreto. Annuì convinto

-va bene, se mi dici così ti credo- si sentì morire dentro. Non voleva facesse così, l'avrebbe fatta cedere miserabilmente -ti va di andare a fare una passeggiata?- le chiese sorridendole gentilmente. Annuì allegra, prendendolo per mano. Cominciarono a camminare sulla riva, facendo scontrare le onde, che scrosciavano indispettite, con i loro piedi. Per allentare la tensione che si era creata dalla telefonata, lei gli saltò sulle spalle. Cominciarono a giocare e a ridere insieme, lei che faceva di tutto per farlo cadere, insieme a lei, vittima del mare. Il loro rapporto non era mai stato tanto saldo e felice, avevano entrambi sperato e pregato per quella splendida vacanza, che li avrebbe uniti per sempre, a prescindere dai ricatti e le difficoltà.

 

 

Commenti dell'autore:

questa è stata la soluzione, io e Honey non riusciamo a vederci per scrivere, poiché non posso più andare a casa sua ogni giorno, dovrei scendere da casa mia a piedi con il freddo, e mia madre, a causa del lavoro, non é più disposta a venirmi a prendere a causa della stanchezza. Ci tengo comunque alla vostra opinione, a quella di tutti i lettori e i fan in generale, questa storia non é molto semplice da scrivere, soprattutto se siamo sole, poiché ci siamo incartate con le troppe cose. Mi auguro vi piaccia l'ultima parte (non era previsto la scrivessi). vi prego, davvero, anche se non subito, fatemi sapere com'é, se devo continuare a scrivere da sola questa storia ho bisogno di sapere cosa ne pensiate. Spero di non avervi annoiati, so che scrivo in un modo un po' formale, in questo capitolo, però, mi sono impegnata per non farlo. So anche che è molto triste vedere Pierre consapevole di doverla lasciare e fingere comunque l'indifferente. So anche di essere stata smielata e che la versione di Honey piacerà di più, perché più divertente e meno noiosa, ma io ci ho comunque provato. Ah, quasi dimenticavo, nella versione di Honey, lei riprende dal capitolo scorso, io invece ho fatto passare un po' di tempo (odio scrivere giorno per giorno, come se fosse un diario), quindi non pensate che sia stata così rimbecillita da riscrivere la mattina. In questo capitolo volevo evidenziare le difficoltà che hanno entrambi nel raccontarsi, tristemente, tutte quelle bugie, e quanto Pierre, inconsciamente, la ami (poveerino non c'arriva!). Un grazie speciale a Mileyfun, che comincio ad amare, e a Sara95, che sa già quanto io l'adori (non siete da meno tutti gli altri, ma a loro c'era bisogno che lo dicessi visto come si preoccupano di imbottirmi di complimenti, che per giunta non merito, in ogni storia che faccio, credo che anche Honey la pensi così).

Un bacio Marmelade

Parte Honey

Come al solito, la mattina seguente, Chocola si risvegliò da sola in camera. Si vestì di corsa per poi aprire la porta di scatto, fiondandosi fuori, o almeno questo era ciò che voleva fare: senza riuscire a fermarsi in tempo picchiò contro Pierre, che si trovava di fronte alla sua porta. La abbracciò per evitare che cadesse

“stavo venendo a vedere se eri morta” si giustificò. Non appena arrivata in sala per andare a fare colazione Vanilla si scusò infinitamente con lei

“ho provato a svegliarti, ma ti sei voltata dall’altra parte mugugnando che non ne avevi voglia!”

“tipico!” esclamò Pierre, così da prendersi un pugno in pieno petto dalla propria ragazza. Fecero colazione tutti insieme, per poi partire per la spiaggia, fra l’eccitazione generale. Arrivarono al luogo predestinato a mattina inoltrata, le socie si impossessarono subito degli sdrai per stendersi al sole con i loro costumi colorati e gli occhiali da sole sul naso, houx e Saul si affrettarono a tuffarsi in mare, così da levarsi di dosso il sudore che premeva sulla loro pelle, Robin si eclisso in un bar li accanto, facendo il cascamorto con tutte le donne che incontrava, Pierre si accomodò accanto alle socie, e infine Vanilla e Chocola si diressero verso la sabbia per costruire castelli e giocare fra loro. Ma la tranquillità durò per poco: la rossa si diresse sorridente verso il biondo seduto fra le socie, e con un sorriso affabile gli rivolse la richiesta più semplice al mondo:

“vieni a giocare con noi, Pierre?”. Il silenzio che calò sul gruppetto, ma durò ben poco: tutte le ragazze, nessuna esclusa, scoppiarono a ridere divertite. Chocola le guardò sconcertata, non capendo il motivo di tanta ilarità, finche una di loro non riuscì a parlare, fra una risatina e l’altra

“non penserai sul serio che il Principe voglia unirsi a voi per fare quei stupidi giochetti?” domandò inebetita. Chocola rivolse il suo sguardo al ragazzo, chiedendogli un po’ di sostegno morale, ma il risultato non fu quello cercato

“vai tu, preferisco rimanere qui”la liquidò Pierre. Chocola lo guardò mortificata, si voltò su se stessa e se ne andò a testa bassa, con le risate delle socie che riecheggiarono, più forti di prima. Poi d’un tratto si riprese: cavolo, lei era Chocola Meilleur, come osava Pierre prendersi gioco di lei in quella maniera? Un’idea si fece largo fra i suoi pensieri. Corse accanto a Vanilla che continuava a costruire il suo castello di sabbia, prese al volo il secchiello vuoto e si diresse verso l’acqua, lo riempì fino all’orlo per poi schizzare verso le sdraio da cui poco fa provenivano le risate di scherno. Tutti quanti sembravano rilassati e ignari,così Chocola si avvicinò silenziosa e veloce al gruppo. Prima di agire, però, la voce della sua coscienza si fece sentire

“non sono troppo cattiva a fargli uno scherzo del genere?” si chiese, ma il pensiero fu immediatamente scansato al ricordo delle risate incessanti delle socie, così, con un sorriso da sfida, capovolse il secchiello proprio addosso al ragazzo in mezzo. Il contatto con l’acqua fredda lo fece alzare di scatto, stupito del gesto. Chocola si affrettò ad allontanarsi per scappare dalla furia del proprio ragazzo, ma solo dopo dieci minuti buoni lo vide arrivare,più tranquillo che mai e, soprattutto, asciutto. Gli andò incontro per scusarsi dello scherzo, ma non fece in tempo ad aprire bocca che si ritrovò con i piedi che non toccavano più il terreno. Inizialmente non capì che cosa Pierre avesse intenzione di fare, ma quando vide la piattaforma di legno rialzata sul mare avvicinarsi tutto le fu più chiaro. Cominciò a strillare che voleva scendere, e intimò Pierre a non gettarla in acqua se non voleva morire sul serio, ma quando si trovò sull’orlo l’unica cosa che pronunciò il ragazzo fu

“buon bagno”. Le urla di Chocola non furono sufficienti a fermarlo, tanto che sentì la presa allentarsi, così che si trovò a nuotare nell’acqua ghiacciata. Tra affanni e brividi riuscì a tornare a riva, dove l’aspettava il traditore con un asciugamano un mano. La prima reazione di Chocola fu quella di girargli intorno per evitare di passargli accanto, avrebbe rischiato l’omicidio, ma il ragazzo la precedette avvolgendola con il telo. La rossa lo guardò di sbieco, ma l’unica risposta che ricevette fu un sorriso dolce da parte di Pierre

“lo sai vero che mi devi una spiegazione?”le chiese gentile

“mi sono sentita presa in giro quando non mi hai difeso, di fronte alle socie” chiarì

“Chocola, lo sai vero che non posso sempre prendere le tue parti?” chiese innocentemente

“ma mi sentivo in imbarazzo”si lagnò. Una mano le arruffò i capelli bagnati, poi Pierre le cinse la vita e si sedette sullo sdraio, cosicché la ragazza si ritrovò fra le braccia di Pierre, avvolta dal calore del sole, dell’asciugamano, e del suo ragazzo.

 

 

Finalmente ho finito! Penso che se non finivo di scrivere il capitolo Marmelade mi avrebbe ucciso (e state sicuri che ne sarebbe capace!). non pensavo fosse scritto così bene (non è per essere modesta!), ma pensavo fosse peggio. Più che altro ho paura che non vi piaccia la nostra idea di pubblicazioni, per cui siate sinceri,ok? Visto che ho Marmelade accanto che mi stressa per postare vi saluto, con la speranza che recensiate in tanti. Baci

Honey

commenti entrambe autrici:

se dio vuole abbaimo postato! scusate per l'attesa, ma abbiamo avuto molte verifiche (honey non si dava una mossa n.d marmelade). Abbiamo deciso di fare due capitoli separati poiché non riuscivamo mai a vederci (e la madre di marmelade rompeva). sappiamo che non sono uguali, ma bbiamo preferito entrambe seguire l'istinto. speriamo vi piaccia comunque. 

Bacio Honey&Marmelade

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sugar Sugar / Vai alla pagina dell'autore: _morph_