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Autore: _rainbow_    10/03/2011    46 recensioni
Edward Cullen è il tutore legale di Isabella Swan da quando lei aveva l'età di undici anni.
Il loro rapporto è sempre stato molto rigido e formale.
Ma adesso che gli studi di Isabella sono terminati, e lei sta per compiere la maggiore età, Edward si presenta con un programma del tutto inaspettato: una lunga vacanza in giro per il mondo, in barca a vela, solo loro due.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Buongiorno ragazze e buon giovedì!
Prima della lettura, vi rubo solo qualche minuto per illustrarvi con delle note alcuni chiarimenti per me importanti.
La prima: in questo capitolo si parlerà della ricchezza sia di Edward che di Bella. Allora, io sono una delle tante persone che arrivano a fine mese facendo, qualche volta, anche i salti mortali! XD! Quindi, non ce la faccio proprio a non inculcare nei miei personaggi il rispetto per il denaro. Saranno anche ricchi, potranno goderseli, ma sbatterli proprio in faccia alla povera gente, ecco, questo no!
Il secondo punto: il sesso. Non sono qui per fare la morale a nessuno, quindi come verrà vissuto da Edward, ma soprattutto da Bella è una mia personale visione. Come tale, può essere condivisa, non condivisa, sbagliata, giusta, reale, irreale... tutto quello che volete e di più. Dico solo: parliamone, ma sempre senza i forconi. Lo sapete, sono romantica e anche pacifista! Eh!eh!
Concludo qui le note, e vi lascio con un ultimo consiglio: se avete voglia, nella parte finale del capitolo, prendete il vostro mp3, selezionate quella canzone che vi fa venire i brividi, mettetela a palla... e vediamo se è stato un consiglio valido! XD!
Adesso ho veramente finito, vi lascio alla lettura!
Un bacio grande.
R.



Comunicato importante: la "Rainbow& Sogni" Production avvisa la sua gentilissima clientela che il modello "Edward Cullen" inserito in questa fanfiction è ancora in fase di progettazione.
Non appena sarà disponibile per la vendita, sarà nostra premura informarvi tempestivamente. Si accetteranno anche prenotazioni!
Cordiali saluti.
Roberta - Amministratice unica della Rainbow&Sogni Production















- Edward?
- Uhm...
- Questo test fa per te.
- Un test?
- Sì, è per misurare "il vostro senso degli affari".
Lo aveva guardato, scoppiando a ridere davanti alla sua espressione scettica.
- Non ti senti in grado?
- Sul serio vuoi misurare il mio senso degli affari proponendomi un test di...
Aveva sollevato leggermente la rivista che Bella teneva sulle ginocchia rialzate, scuotendo la testa semi divertito.
- ... Psicologia&Dintorni? Ma che razza di riviste leggi, Isabella?
Le era venuto da sorridere perchè quella rivista, insieme a delle altre, le aveva messe nel suo zaino solo sei giorni prima, in aereoporto a Zurigo. Le sembrava una vita fa, adesso, ricordando come fosse agitata all'idea di dover trascorrere quella vacanza da sola con lui.
- Veramente le ho trovate nella saletta d'attesa riservata alla business class della compagnia aerea Cullen. Quando hanno chiamato il volo, mi sono resa conto che il viaggio sarebbe durato un bel pò di ore e ho pensato che qualcosa da leggere avrebbe fatto passare prima il tempo. Così le ho prese in prestito.
Seduta con la schiena appoggiata a uno dei due alberi, osservava di sfuggita Edward sdraiato accanto a lei.
Le sembrava ancora più bello di qualche attimo prima. Era possibile?
Anche la sua carnagione si era fatta leggermente dorata, mettendo in risalto ancora di più il verde dei suoi occhi.
- In prestito? Si chiama approprazione indebita, Isabella.
La stava prendendo in giro, qualcosa a cui lei si stava abituando. Aveva scoperto che possedeva un'ironia davvero pungente, a cui le piaceva ribattere.
- Ho pensato che si potesse fare, dato che viaggiavo con il capo. Però, se pensi di denunciarmi, metti in conto che si verrà a sapere che razza di riviste offre la tua compagnia...
- Giusto. Ottima osservazione. La metterò nell'ordine del giorno del prossimo consiglio di amministrazione: riesame delle pubblicazioni offerte alla clientela.
Sdraiato, gli occhi chiusi, Edward sembrava godersi quel momento tra loro.
Le sembrava impossibile che solo la sera prima, poco più in là, l'avesse baciata ancora con tanta passione. E per un tempo che le era sembrato infinito.
Aveva sentito un nodo formarsi subito nello stomaco, un misto di eccitazione e paura, per quelle sensazioni così forti.
Aveva dovuto smettere di pensarci, prima di perdersi totalmente in quei ricordi.
- Comunque, te la senti o no di misurarti con questo test?
- Ovvio che sì. Inizia pure.
- Prima domanda: il vostro capo vi chiede di lavorare in un giorno festivo. Voi che cosa fate? A) accettate perchè la paga è doppia, trattandosi di giorno festivo; B) non rinuncereste mai ad un giorno di ferie; C) vi riservate di rifletterci meglio.
- Di che giorno festivo si tratta?
- Direi che non è importante, visto che non è segnato.
- Sbagli. Se si tratta di una festa nazionale, la paga è doppia. Ma se si tratta di una festività locale, la paga è solo il 25% in più.
- Edward, è solo un test, non c'è bisogno di strafare.
L'aveva guardata, strizzando leggermente gli occhi per combattere il riverbero del sole. Questo aveva evidenziato delle rughe d'espressione intorno agli occhi che avevano reso più vissuto il suo viso.
E più affascinante.
- Deformazione professionale, scusami. Diciamo che rispondo A.
- A? Perciò lavori?
Ma subito dopo aveva assunto un'espressione che aveva fatto fatica ad interpretare: era più seria o più divertita?
- No, scusa, ci ho ripensato. Questo era prima. Ora rispondo B.
- Prima quando?
- Prima che arrivassi tu.
Questo aveva stretto di più il nodo nel suo stomaco.
- Adesso sto a casa, e mi godo il giorno di ferie con te. Oltretutto, non dovrei dirlo, ma il capo non è nemmeno un tipo molto simpatico...
La seconda parte era stata scherzosa, ma la prima... le aveva provocato un tuffo al cuore. "Adesso sto a casa con te".
- In effetti, i capi non sono mai molto simpatici.
- Lo terrò presente. Anche se è difficile fare entrambe le cose: dover comandare ed essere anche simpatico.
Lo aveva detto con tono leggero, ma lei aveva intuito quanta verità ci fosse dietro a quelle parole. Edward aveva su di sè una grande responsabilità, infatti da lui dipendevano i posti di lavoro di moltissime persone. La sua quotidianità non doveva essere affatto semplice, e si era resa conto di non aver mai pensato veramente a come dovesse sentirsi lui nel doverla affrontare.
- Allora, la seconda domanda? Ci sto prendendo gusto...
L'aveva spronata a continuare, forse intuendo che direzione avevano preso i suoi pensieri.
- Il direttore della vostra banca vi propone delle azioni vantaggiose. Voi che fate? A) Vi fidate ciecamente di lui e le acquistate. B) E' una persona in gamba, ma volete comunque sapere tutto di questa operazione. C) Vi riservate di rifletterci meglio.
- Vediamo. L'ultima volta che mi sono fidato di un direttore di banca a scatola chiusa, ho perso circa venti milioni di dollari. Direi che rispondo B. La lezione mi è bastata.
- Venti milioni di dollari?
I soldi erano un argomento spinoso per lei: in passato lo aveva affrontato poche volte con lui. Sapeva che il patrimonio di Edward era davvero immenso: in parte l'aveva ereditato dal padre, in parte lo aveva accumulato lui. Sapeva anche che lei stessa poteva considerarsi ricca, ma di fatto non aveva mai realmente affrontato l'entità della cosa. In qualche modo le ricordava la scomparsa dei suoi genitori, l'arrivo di Edward e tutto quello che ne era seguito.
Forse, adesso, sarebbe riuscita a pensarci più serenamente, sentendosi meno schiacciata dal peso dei ricordi. Magari dopo questa vacanza, quando avrebbe dovuto affrontare il compimento della sua maggiore età e la fine della tutela legale di Edward, sarebbe stata in grado di avere le idee più chiare su come si sarebbe dovuta rapportare a quella ricchezza.
- Sì. In realtà potrebbe sembrare una cifra irrisoria visto il giro di affari che amministro. Ma diversamente da quanto si possa immaginare, vista la mia ricchezza, io ho comunque molto rispetto per il denaro. Se tutto gira bene, tutti hanno da guadagnarcene, non solo io. E' un concetto che cerco di non dimenticare.
Gli faceva onore questo suo modo di vedere le cose, e sperava davvero di non dover mai scoprire che non fosse realmente così. Vederlo diventare davvero come suo padre non sapeva come l'avrebbe potuta far reagire: avrebbe fatto la stessa fine della madre? Gli sarebbe rimasta comunque accanto?
Aveva preferito non pensarci più, proseguendo nel test.
- Terza domanda: la vostra macchina si guasta. Che fate? A) La portate dal meccanico e la fate riparare. Costi quel costi, la macchina vi serve. B) La portate da più meccanici, facendovi fare dei preventivi e poi comparandoli, scegliendo il più vantaggioso. C) Vi riservate di rifletterci meglio.
- Mi domando che razza di giudizio venga fuori se uno risponde sempre C.
Aveva fatto ridere anche lei. In effetti, aveva sbirciato il risultato per un'eventuale prevalenza di C e le era sembrato un profilo lontanissimo da lui: qualcuno che non sarebbe mai andato nè avanti nè indietro, rimanendo in una specie di limbo inconcludente.
Edward, invece, sembrava voler essere capace di guardare indietro, per poter andare avanti. Insieme a lei.
-
Mi sembra che non sia il tuo caso, per adesso hai due B.
- Fai pure tre. Porto la macchina da più meccanici per dei preventivi. Sempre deformazione professionale: devo sapere di aver vagliato tutte le possibilità, prima di scegliere.
- Lo hai fatto anche con me? C'erano più possibilità da vagliare?
Lo aveva pensato d'istinto e aveva voluto chiederglielo. Lui si era fatto serio.
- Ci ho provato, sì. Ma con scarsi risultati. Tutto sembrava condurre ad un'unica possibilità con te.
- Quale?
La risposta l'aveva spiazzata totalmente, perchè sollevandosi di scatto e passandole una mano dietro la nuca, l'aveva attirata a lui.
- Questa.
Per un attimo erano rimasti come in sospeso, poi la bocca di Edward si era posata sulla sua, calda, affamata, urgente. Aveva sentito un gemito, ma non era stata sicura se fosse provenuto da lei o da lui.
Aveva perso contatto con la realtà, mentre lui continuava a baciarla. Quando le loro lingue si erano incontrate, il bacio era diventato più gentile. La baciava lentamente, profondamente, completamente. Le girava la testa, lo stomaco era contratto, ogni nervo reso più sensibile dal tocco delle sue labbra.
Le era caduta la rivista dalle mani, ed era stata libera di sprofondarle tra i capelli di Edward. Per la prima volta, compiva quel gesto che si era sorpresa ad immaginare di fare ultimamente, ogni volta che aveva visto le mani di Edward farlo.
Aveva scoperto quanto potesse essere eccitante anche quello: stringerli tra le dita, saggiarne la consistenza, accarezzarli. Ed era stata così meravigliata da questa nuova sensazione, che subito non si era accorta che aveva smesso di baciarla.
Quando aveva aperto gli occhi ed aveva incontrato lo sguardo di Edward, il cuore aveva iniziato a batterle furiosamente: sembrava volerla trascinare nella sua profondità.
- Credo sia meglio riprendere quel test, Isabella, anche se in questo momento il mio senso degli affari è l'ultimo dei miei pensieri...
Lo aveva fatto, aveva ripreso in mano la rivista mentre lui si allontanava, permettendo ad entrambi di tornare a respirare normalmente.
Ma aveva dovuto faticare non poco prima di riuscire a ritrovare un tono di voce fermo e proseguire con le altre domande.




XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX




Bella aveva sentito più che mai la mancanza di Kelly, in quel momento.
Sola nella sua cabina, troppo agitata per dormire, se ci fosse stata l'amica avrebbe potuto parlarle di tutte quelle sensazioni che la facevano stare bene e male insieme.
Avrebbe potuto raccontarle tutto, senza imbarazzo o paura di non essere compresa, di quell'eccitazione mista a paura che sentiva ogni volta che Edward la baciava.
Sapeva di non essere nè la prima, nè l'ultima ragazza ad essere ancora vergine a quasi diciotto anni, però non riusciva a scrollarsi di dosso l'idea che se non lo fosse stata, le cose sarebbero state molto più semplici.
Il suo desiderio per Edward cresceva rapidamente, quasi quanto il timore di scoprirsi inadeguata davanti a lui.
Lo aveva sentito sincero quando le aveva detto che non avrebbe mai voluto forzarla a fare nulla, ed infatti il problema non era neanche quello.
Perchè lei sentiva di voler essere sua fino in fondo.
Era solo...
Dannazione, non lo sapeva nemmeno bene lei che cosa fosse! Paura? Disagio? Ansia?
Aveva gettato indietro il lenzuolo, rinunciando a rimanere sdraiata. Aveva afferrato il cellulare, guardando il display. Non erano nemmeno le due, ed ovviamente di avere un minimo di segnale non se ne parlava.
Edward le aveva detto che durante la navigazione l'unico mezzo di comunicazione valido era solo la radio. I cellulari erano praticamente inservibili.
Niente segnale, niente idea che le era balenata in testa: mandare un messaggio a Kelly.
"Kelly ho bisogno di un tuo consiglio: ho la possibilità di fare l'amore con Edward, che faccio?"
Si era immaginata la faccia dell'amica mentre leggeva un messaggio del genere da parte sua.  Probabilmente avrebbe pensato subito ad uno scherzo, ma in ogni caso le avrebbe risposto qualcosa tipo "Bella, ecco il mio parere: saltagli addosso!"
Già, ma lei aveva superato l'ostacolo della sua prima volta. E anche abbastanza brillantemente, dal momento che poi non si era più fermata! Aveva avuto due storie piuttosto "intense", con ragazzi di qualche anno appena più grandi di lei.
Forse il problema era quello: Edward era un uomo, e come tale avrebbe avuto un termine di paragone completamente diverso rispetto ad una ragazza come lei.
Le era tornata in mente Alyssa Kent. Certo le aveva detto che non era stato nemmeno sfiorato dall'idea di sposarla, che era stata solo una piacevole compagnia durante delle serate noiose.
Appunto.. e dopo? Ognuno a casa sua, oppure avevano continuato a scacciare la noia?
Dio! Ma era gelosa? Era gelosia quel fastidio che aveva accompagnato il ricordo di quelle foto di Edward abbracciato ad Alyssa Kent? O abbracciato a quella donna... come si chiamava? Non riusciva a ricordarlo, ricordava solo il commento di Kelly "ma dove le finiscono le gambe a questa! Magari non la sposerà, ma è sicuro che con lei non si limita nemmeno al bacio della buona notte!".
Era stato un altro servizio, su un altro presunto matrimonio di Edward, qualche anno ancora prima. Lei era appena quindicenne, ed aveva liquidato la cosa come "quello che fa, e con chi lo fa, non sono affari miei".
Ma lo erano adesso. Perchè adesso si era scoperta gelosa di lui. E automaticamente del suo passato.
Gelosa o impaurita?
Perchè ora realizzava improvvisamente quale dovesse essere l'esatto termine di paragone per Edward!
Più ci pensava, più Bella si sentiva precipitare dentro un buco nero di ansia, paura, gelosia e tanto altro. Un mix che stava diventando sempre più incontenibile ed ingestibile.
Le era piombato tutto addosso all'improvviso, come se si fossero spalancate le porte di un inferno davanti a lei.
Come avrebbe potuto competere con donne di quel calibro? Perchè loro erano donne, lei solo una ragazzina al confronto.
Certo, non era sicuramente paragonabile alle ragazze dell'epoca di Elizabeth Bennet, sicuramente ancora più "innocenti", ma rimaneva il fatto che non aveva sicuramente abbastanza esperienza, sessuale e non, da competere con le precedenti relazioni di Edward.
Ma quante relazioni?
Non sapeva nulla della vita sua privata, questa era la verità.
E la cosa che più di tutto la turbava, era che a soli due giorni dall'averlo scoperto, già nutriva dei dubbi sull'amore di Edward per lei.
Forse adesso pensava di essere innamorato di lei, perchè erano soli su quella barca, perchè si erano avvicinati come non era mai successo prima, perchè forse lui la vedeva come l'unica cosa positiva scaturita da un passato così difficile.
Ma quando fossero tornati alla vita reale, e avesso di nuovo incontrato delle donne ben più affascinanti e brillanti di lei?
Cosa sarebbe rimasto di quell'amore che adesso sembrava così totale? Sarebbe sopravvissuto? O sarebbe naufragato?
Aveva iniziato a piangere, senza nemmeno rendersene conto. Grosse lacrime che avevano preso a scorrere, rendendo ancora più profondo quel buco nero in cui si sentiva scivolare.



XXXXXXXXXXXXX



Edward aveva appena finito di ripiegare la carta nautica su cui aveva controllato l'esattezza di alcune coordinate, quando gli era parso di udire un singhiozzo provenire dalla cabina di Bella.
Era rimasto un attimo in ascolto, dapprima non molto sicuro di aver sentito bene. C'erano altri rumori di sottofondo che potevano averlo ingannato.
Soprattutto gli era tornato alla mente come si fossero salutati tranquillamente solo qualche ora prima, quando lei aveva deciso di andare a dormire.
Ma un altro singhiozzo, questa volta meno soffocato, l'aveva raggiunto di nuovo.
Isabella stava piangendo.
Le sue gambe si erano mosse quasi di volontà propria, portandolo davanti alla porta della sua cabina. Aveva bussato, ma non aveva atteso alcun permesso: quei singhiozzi erano per lui un motivo più che valido per entrare.
L'aveva trovata seduta sul bordo del letto, le mani a coprirsi il viso, nel tentativo forse di soffocare quel pianto violento.
- Isabella...
- Esci, per favore...
Era stata immediata la reazione di Bella al suo ingresso: si era come rannicchiata su se stessa, raccogliendo le gambe e nascondendo il viso tra le ginocchia.
Non avrebbe potuto compiere un gesto più significativo per spingere Edward ad ignorare la sua richiesta.
- Non posso farlo, scusami. 
Si era avvicinato cauto, quasi avesse avuto davvero il timore di vederla ritrarsi ancora di più da lui.
- Non... non è... niente...
Si era accucciato davanti a lei, senza però sfiorarla.
- Non può essere "niente" se ti fa stare così.
Con il viso si era trovato all'altezza di quello di Bella, solo che lei continuava a tenerlo premuto sulle ginocchia.
- Parlane con me, ti prego.
Non era stato sicuro, ma gli era sembrato che ci fosse stato un lieve sussulto in lei.
- No.
Quel rifiuto lo aveva spiazzato.
Panico, era la sensazione che lo aveva invaso. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo, come se quei giorni non fossero mai esistiti.
Ma non voleva lasciarsi sommergere, voleva reagire.
- Sono... sono io a farti stare così? Ho fatto o detto qualcosa di sbagliato? Se è così...
- No.
Ancora quell'unica negazione.
No, lasciami in pace, o no, non era lui a farla stare così?
Credeva di impazzire e stava cercando con tutte le sue forze di rimanere lucido e calmo.
- Isabella...
Aveva azzardato una carezza, sfiorandole i capelli.
- ... non mandarmi via, ti prego.
Era esplosa in un singhiozzo più forte degli altri, mentre si slanciava verso di lui, buttandogli le braccia intorno al collo e seppellendo il viso nella sua piega.
Lo aveva colto impreparato ed era scivolato a sedere, ritrovandosi con Bella rannicchiata tra le sue braccia. Allora se l'era stretta ancora più addosso, sentendo parte di quel panico tramutarsi in un'esplosione di sollievo.
Si era fidata di lui. Qualsiasi cosa fosse successa, si era comunque fidata di lui.
Per un attimo aveva solo assaporato la felicità di averla ancora tra le braccia, forse rendendosi conto di quanto avesse temuto di non poterlo più fare.
Non sapeva il perchè, ma aveva avuto la sensazione che se lo avesse respinto in quel momento, sarebbe potuto succedere davvero: perderla.
Aveva inspirato profondamente il suo profumo, fino a sentirlo diventare parte di lui.
Lo aveva aiutato a calmarsi ulteriormente, tanto che aveva allentato la presa su Bella, iniziando ad accarezzarle piano la schiena.
Cercava di trasmetterle tutto quell'amore che sentiva per lei, la necessità che aveva di alleviare quel turbamento che sembrava non volerla abbandonare.
- Sono qui con te, amore, non piangere...
Bella si era stretta di più a lui, forse proprio in ragione di quella parola, Amore. Anche lui ne era rimasto meravigliato, ma chiamarla così gli era venuto spontaneo.
Qualcosa dentro di lui si era acceso, guidando i suoi gesti e le sue parole.
- Qualsiasi cosa ti faccia stare così, la affronteremo insieme.
Continuava ad accarezzarla, lento e costante, per trasmetterle sicurezza, per farle sentire che lui c'era davvero.
Era lì con lei, non l'avrebbe più lasciata sola.
- Parla con me, fammi capire. Non posso vederti soffrire così. Mi fa male, troppo male.
Era vero. Ad ogni singhiozzo di Bella, aveva sentito come una lama rovente affondare dentro di lui.
- No.
Ancora quel diniego, sottolineato anche con un movimento rafforzativo della testa, che gli aveva fatto capire quanto fosse combattuta e turbata in quel momento.
C'era qualcosa che le impediva di lasciarsi andare e parlare con lui. Poteva significare una cosa sola.
- Hai paura di me? Isabella, è per questo che non vuoi parlarmene? Ti senti.... minacciata da me?
Probabilmente glielo aveva chiesto con un tono di voce che doveva aver rispecchiato appieno la paura di scoprire che fosse così, perchè Bella aveva sollevato la testa di scatto.
- No, no... questo no!
Finalmente aveva potuto guardarla negli occhi, cercando di capire quali fossero le sue emozioni.
- Lo so che non mi faresti mai del male!
Sembrava sorpresa, forse addirittura incredula, che lui avesse potuto pensare che lei lo temesse. Sembrava aver dimenticato il motivo per cui aveva ancora gli occhi pieni di lacrime in quel momento.
- E allora perchè non vuoi parlare con me? Non puoi pensare che io non voglia sapere cosa ti fa stare così male...
Ma lei era tornata ad abbassare la testa, posando la fronte sulla sua spalla. Era risalito lungo la sua schiena, posandole una mano sulla nuca, affondando le dita tra i capelli.
- Sono solo una stupida ragazzina... e come tale mi comporto.
Aveva ripreso a piangere, sentiva le sue lacrime cadergli sul torace. Ogni goccia rafforzava la sua volontà di lenire qualsiasi cosa la stesse affliggendo.
- Piangere non è una cosa da ragazzini... mi sembra di avertelo ampiamento dimostrato.
Avrebbe ricordato per sempre quelle lacrime versate, come l'espressione più intensa del suo amore per lei. Era certo che non se ne sarebbe mai vergognato.
- Io... io lo... sono, Edward. Una stupida ragazzina. 
Una stupida ragazzina.
Lo aveva quasi sputato fuori, come se fosse stato qualcosa di brutto... anzi, no, di sbagliato.
Perchè lei era una ragazzina, mentre lui era un uomo.
Aveva iniziato a provare una rabbia sorda verso se stesso: come aveva potuto non pensarci? Come aveva potuto credere che lei non avesse prima o poi pensato di essere solo una "ragazzina" ai suoi occhi?
Una ragazza con tutto il suo bagaglio di giuste paure, insicurezze, dubbi che era lui a dover fugare.
- Isabella, guardami.
Glielo aveva chiesto dolcemente, mentre stringeva appena la mano posata sulla sua nuca, come per incoraggiarla a fidarsi di lui.
- Non posso farti capire quello che voglio dirti, se non mi guardi.
Non si era mossa e allora si era visto costretto a sollevarle il viso delicatamente, posandole due dita sotto il mento.
Voleva che lei vedesse nei suoi occhi la sincerità di quello che stava per dirle.
Aveva lo sguardo velato dalle lacrime, ma il nocciola risultava comunque caldo ed espressivo.
- Tu sei perfetta così come sei. Perfetta per me, ed è questo quello che conta.
Ma lei aveva abbassato le palpebre, schermando di nuovo lo sguardo.
- Tu non... tu non capisci...
L'aveva sentita ritrarsi ancora, non fisicamente, perchè era ancora lì vicino a lui, ma emotivamente.
- Spiegamelo, allora.
Se anche sentiva una leggere inquietudine davanti a quella mancata apertura di Bella, cercava di mostrarsi tranquillo e sicuro.
- Ho paura di... di non riuscirci...
Si erano affacciate delle nuove lacrime e lui si era sentito impotente, quasi frustrato nel non riuscire a vincere quella paura che continuava a frenarla.
Aveva sentito il bisogno di colmare quella distanza tra loro, di non vederla allontanarsi ancora di più. Così le aveva accarezzato il braccio, partendo dal polso e poi più su, verso la spalla, il collo, sino a fermarsi sulla guancia.
Aveva sentito la pelle di Bella incresparsi sotto le sue dita, e lei rabbrividire, emettendo quello che era sembrato un suono a metà tra un singhiozzo ed un gemito.
Allora, aveva capito quello che gli sarebbe dovuto essere così evidente: Bella non aveva paura di quelle nuove emozioni, si vergognava della sua inesperienza.
Temeva che lui l'avrebbe trovata davvero una stupida ragazzina in confronto alle donne che aveva avuto.
Forse avrebbe dovuto dirle che non erano state poi così tante come forse immaginava, ma in quel momento non sarebbe servito a molto.
Poche o tante, Bella avrebbe sempre pensato che lui le avrebbe usate come termine di paragone con lei.
Si era sentito sommergere da un tale trasporto, che aveva dovuto esercitare un ferreo autocontrollo per non dimostrarle quanto fosse infondata quella sua paura.
Nessuna donna, mai, aveva suscitato in lui un tale desiderio di farla sua in tutti i sensi: cuore, mente e corpo.
Nessuna aveva acceso mai in lui emozioni così violente e solo con semplici gesti innocenti: un bacio a fior di labbra, una carezza, uno sguardo più intenso.
E adesso sapeva che avrebbe dovuto mostrarle quanto questo fosse vero, perchè anche lei ne fosse certa, fugando in parte le paure di non essere alla sua altezza.
- Isabella...
Gli era sempre piaciuto il suo nome. Trovava che rispecchiasse perfettamente la dolcezza dei suoi occhi, la delicatezza dei suoi lineamenti e quel suo modo di sorridere che sembrava a tratti timido, altre volte più sicuro.
Sarebbe sempre stata Isabella per lui, a chiamarla Bella sarebbero stati sempre gli altri.
- ... fidati di me come hai detto di voler fare.
L'aveva afferrata per un polso, portandosi la sua mano verso il viso e senza mai distogliere lo sguardo dal suo.
L'aveva vista sgranare leggermente gli occhi, mentre seguiva quel suo gesto lento e sicuro.
Quando era stata all'altezza della sua bocca, le aveva deposto un bacio sul palmo della mano e poi l'aveva guidata verso il suo torace. Se l'era appoggiata al centro, quasi sullo sterno, ricoprendola subito con la sua, quasi per non darle modo di poter fuggire.
Pelle contro pelle, aveva sentito subito il calore di quel tocco diffondersi dentro di lui. Una marea calda che piano piano andava a lambire ogni sua fibra, accendendogli i sensi.
Bella doveva aver iniziato ad avvertire lo stesso calore, perchè aveva visto il suo sguardo intorbidirsi.
- Toccami, Isabella.
Aveva percepito anche lui quanto fosse risultata roca la sua voce, mentre le chiedeva quello che più desiderava: sentire la sua mano accarezzargli ogni centimetro di pelle.
Aveva tolto la sua mano, lasciandola libera di decidere se osare o meno.
C'era stato un attimo in cui aveva sentito le esili dita contrarsi, forse per sollevarsi, ma poi non era successo. Si erano invece mosse, dapprima incerte, mentre iniziavano a seguire il disegno dei suoi pettorali, poi più sicure quando avevano percepito il contrarsi dei suoi muscoli laddove passavano.
Mentre lui non aveva distolto lo sguardo dal suo viso, per non perdersi neanche una delle emozioni che stava provando, gli occhi di Bella non abbandonavano la lenta esplorazione del suo torace. Sembravano voler sincerarsi di quello che avvertiva anche la sua mano: la pelle che fremeva sotto le sue dita, i muscoli contratti, il cuore che batteva sempre più forte.
Era stato quando l'aveva sentita lì, proprio sul cuore, che Edward l'aveva di nuovo bloccata con la sua.
L'aveva premuta con più forza su quel punto, inducendola a guardarlo negli occhi.
Quelli di Bella erano pervasi da una meraviglia che, se possibile, aveva accelerato ancora di più i suoi battiti.
- Lo senti? Senti come batte?
Avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre, cristallizzato nella sua perfezione.
- Sei tu, Isabella. Questo è l'effetto che hai su di me.
Aveva visto Bella scrutare nel suo sguardo come se potesse trovare la minima traccia che potesse smentire quel battito che avvertiva prepotente sotto le sue dita.
- Non dovrai mai più dubitare che io non possa trovarti perfetta.
Aveva ricambiato quello sguardo senza nessuna esitazione: sapeva esattamente quello che provava per quella ragazza. Lo sapeva ora con la stessa sicurezza con cui sapeva che al giorno segue sempre la notte.
- Ti desidero come non ho mai desiderato nessun'altra, e non importa quanto dovrò aspettarti, perchè so che quando avverrà, sarà la cosa più bella che avrò mai avuto dalla vita.



XXXXXXXXXXXXXXXX






Edward le aveva acceso un fuoco dentro.
Sensazioni che non si erano sopite nemmeno quando aveva smesso di accarezzarlo e di baciarlo.
Perchè si erano baciati quella notte e molto a lungo.
Abbracciati sul pavimento della sua cabina, come se esistesse solo quell'angolo di mondo, Bella lo aveva assaporato in ogni modo possibile.
Dolcemente, più audace, solo sfiorando, poi profondamente, poi ancora lentamente.
Ogni volta diversa, ma sempre uguale nel non provare vergogna o paura di sbagliare.
Edward aveva corrisposto ogni suo bacio, lasciando che fosse lei a rallentare quando le sembrava che dovesse bruciare per davvero, o ad approfondire quando le sembrava di non poterne mai avere abbastanza delle sue labbra, del suo sapore, della sua bocca.
Si era lasciata stringere ed aveva stretto a sua volta, accarezzando ancora il torace o la schiena di Edward.
Sentendo ogni singolo muscolo contrarsi ed imparando a riconoscere quali erano i punti che sembravano maggiormente sensibili al tocco delle sue dita.
Le mani esperte di Edward avevano fatto la stessa cosa su di lei, esplorando delicatamente, attente a cogliere il minimo segnale che potesse indurlo a pensare che la cosa non le era gradita o che la mettesse a disagio.
Non avevano osato quanto forse avrebbe voluto, ma era convinta che lo avesse fatto nella certezza che sarebbe stato troppo per lei da sopportare.
Già così, quando le sue mani si erano soffermate ai lati del suo seno, era stata pervasa da un languore che l'aveva fatta sentire priva di forze.
Aveva solo provato ad immaginare come sarebbe stato se si fossero spostate sul suo seno, accarezzandolo in tutta la sua pienezza, e si era ritrovata ad inacarsi verso di lui istintivamente, per cercare un contatto più profondo.
Era stata più eccitata che spaventata, anche se sapeva che non avrebbe ancora osato spingersi oltre. Le bastava, per il momento, lasciarsi andare al piacere di quel contatto con il torace di Edward, i seni premuti contro la compatezza dei suoi muscoli.
E se c'era stato un solo momento in cui era stata incerta, era stato quando aveva avvertito contro la gamba la palese eccitazione di Edward.
Ma era stato anche il momento in cui l'aveva stretta a lui, facendole posare il viso nell'incavo della sua spalla.
Era stata abbastanza certa che avesse voluto dare ad entrambi la possibilità di riprendere in parte il controllo sulle proprie emozioni.
Infatti, lo aveva sentito inspirare profondamente più volte, e ne aveva seguito l'esempio.
Solo che aveva sentito ancora più forte il profumo della sua pelle, accaldata e speziata, e le sembrava che ogni sforzo di calmarsi fosse stato inutile.
Alla fine, era stato sempre lui ad allontanarsi definitivamente, intuendo che diversamente non gli sarebbe stato possibile fermarsi.
Bella aveva avvertito subito una sensazione di abbandono, lontana da lui, e ne era rimasta colpita, in parte anche turbata.
Questo perchè i suoi sentimenti per Edward si facevano sempre più intensi, minuto dopo minuto, travolgendola con tutta la loro forza.














La canzone che mi ha accompagnato? "Juliet" di Vanessa Dou. Non molto conosciuta, credo.
Trovo, però, che la musica possa rendere tutto ancora più emozionante.
E la vostra, sempre che abbiate seguito il mio consiglio?
Sono molto curiosa, confesso.
Buon week-end, ragazze!
Ci sentiamo lunedì.
Un bacio.
Roberta.

 
 





 









  













 










   












  
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