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Autore: EliScrittrice89    10/03/2011    2 recensioni
Una ragazza ventenne romana, Ilenia, al suo primo lavoro.
Un uomo trentacinquenne, Federico, che dapprima sarà un semplice collega e poi diventerà il più grande incubo e sogno di Ilenia.
Tra lacrime, risate, battute, pensieri, dolori nasce questa storia a cui tengo in maniera illimitata, ogni parola scritta è scritta con il cuore... forse anche con qualche lacrime in verità... e c'è chi lo sa...
“Come farò senza la mia sora Lella? Me lo spieghi?” dice continuando a sghignazzare mentre io mi sistemo meglio tra le sue braccia, inspirando così il suo profumo, il tanto amato Jampol Gautier e gli rispondo.
“Non ne ho la più pallida idea Feffo, la domanda me lo pongo io. Come diavolo farò senza di te qua dentro?” lui mi distanzia un pochino e prendendo il mio viso tra le sue mani punta il suo sguardo nel mio.
“Ce la farai, incontrerai tanti altri Federico ragazzina, che alla fine neanche ti ricorderai del sottoscritto.”
“Non sperarci nonno!” dico sorridendo e lui dopo avermi fissato intensamente sorride.[...]
Ora che LUI mi ha risposto la mia giornata, e il mio compleanno sopratutto, può iniziare...
È questo mio stesso pensiero a farmi prendere coscienza di una cosa che già tutti sapevano e che ho continuato a negare fino ad oggi... Sono innamorata di Federico.... [...]
All'inizio sono imbarazzata e me ne sto zitta, ma poi lui comincia a dire le sue solite idiozie e mi sciolgo, al diavolo è il mio Fede, come posso imbarazzarmi? Ricordiamo vecchi episodi e vecchi clienti ridendo come due matti e per la prima volta da quando se ne è andato sto bene, vederlo, stare con lui, riderci... mi fa stare bene.
Purtroppo la sigaretta dura poco e non ho altre scuse per rimanere così arriviamo ai saluti. [...]
“Sei sempre stata la mia droga Ile e la sofferenza per averti perso mi ha cambiato, ho preso coscienza quasi subito dei sentimenti che mi legavano a te, non eri la semplice ragazzina a cui insegnare il mestiere e prendere in giro qualche volta, era la donna che sognavo di notte che desideravo in ogni momento del giorno e Clara se ne è accorta... Ha detto che era inutile portare avanti un rapporto che ormai non aveva più l'amore a tenerlo unito. Ha deciso per entrambi e tutt'ora la ringrazio, anche se ci siamo lasciati mi è vicino e ascolta i miei piagnistei su di te, quando la tua assenza mi diventa insopportabile.”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MARTEDÍ 6 LUGLIO


“Ile c'è da apparecchiare il tavolo davanti al Siciliando per favore. Sono quattro persone, io scendo a portare la comanda a Marco.” mi dice Nino prima di sparire giù per le scale, così sospirando all'idea di uscire nel torrido caldo che c'è fuori alle sei e mezza di sera di luglio, preparo l'occorrente per apparecchiare.
Esco e individuo subito i clienti, così stampandomi in faccia il solito sorriso di circostanza vado loro incontro e comincio a sistemare. Mentre sto sistemando loro le forchette vedo Tatiana, la ragazza che lavora accanto a noi, gesticolare animatamente e le sorrido, pensando che stia dando indicazioni a qualche passante, ma quando sposto l'attenzione sul suo interlocutore il respiro mi si mozza, il cuore accelera e il sangue si gela. A due centimetri di distanza da Taty c'è lui, il mio più grande sogno e al tempo stesso incubo. Rimango con le posate tra le mani mentre cerco il suo sguardo... e lo trovo. I suoi immensi occhi azzurri si fondono con i miei, marroni, e il mio cervello si sconnette. Quant'è che non incontravo il suo sguardo? Quanto è passato dall'ultima volta che abbiamo parlato? Tre mesi... La risposta mi arriva subito ed è come una pugnalata... Sono tre mesi che non lo vedo e non lo sento, nonostante la promessa che mi aveva fatto... Dio che male rivederlo...
Il ridere del bambino mi ridesta e scrollando la testa mi riprendo finendo di apparecchiare sotto i loro sguardi confusi:
“Ilenia?” la sua voce mi chiama, in tono sorpreso e non posso far a meno di rialzare lo sguardo verso di lui, anche se la mia unica voglia sarebbe di lasciare tutto lì e scappare via.
“Oi.” mormoro semplicemente e mi maledico per la mia mancanza di originalità.
“Oi. Ti sei fatta rossa?” mi chiede nuovamente e vedo Tatiana sorridere mentre io annuisco. Sono già due mesi che sono di questo colore, ma lui non è più passato e non ha mai visto.
“E ti sei tagliata i capelli.” afferma poi e io nuovamente annuisco. Maledizione ma perchè non parlo? Dov'è finita la mia sfrontatezza? Non riesco a riconoscermi, questo scambio di battute è avvenuto senza che nessuno dei due facesse un passo verso l'altro. Lui e Taty sono sempre di fronte al negozio di lei, mentre io sono sempre accanto al tavolo.
“Ile tesoro puoi venire per favore?” mi giro verso Nino che mi sta chiamando e così dopo avergli lanciato un altro breve sguardo scappo all'interno del negozio. Quando la porta si chiude ho il cuore a mille, il fiato corto e le gambe che mi tremano. Oh no non può farmi ancora quest'effetto! Non dopo tre mesi! Ero davvero riuscita ad accantonarlo in un angolo e a non soffrire più e ora non può la sua sola vista distruggermi ancora! Non può maledizione!
“Come stai?” mi chiede comprensivo Nino scostandomi un ciuffo di capelli dalla fronte.
“Non lo so. Non credo di realizzare ancora. Ma tu lo avevi visto?”
“Non ci ho pensato. Me ne sono reso conto dopo. Ho fatto i gradini quattro a quattro per fermarti ma eri già uscita.” mi chiede mortificato, così prendo la sua mano nella mia e cerco di sorridergli.
“Ehi tranquillo, non hai colpe. Figurati se me la prendo con te per averlo visto. Sono un attimo stordita ma è tutto apposto. Avanti ora andiamo a prendere gli ordini a quei tavoli.”
“Ok, però al tavolo cinque ci vado io.” e così insieme usciamo. I buoni propositi di Nino vengono mandati all'aria dal bambino di quel tavolo che mi chiama a gran voce, così rassicuro il mio collega con un sorriso e vado verso il tavolo. Federico è ancora lì e segue ogni mio passo senza perdere nulla, è rimasto nella stessa posizione di prima, le gambe, coperte dai tre quarti, leggermente divaricate, le braccia conserte e l'espressione attenta.
“Prego.” dico io rivolta ai clienti e loro cominciano a parlare in spagnolo. Ma bene! Non solo devo lavorare sotto il suo sguardo, ma per di più devo trattare anche con gli stranieri!
Fortunatamente riesco a capire subito cosa vogliono e prendendo l'ordine mi appresto a rientrare.
“Ile?” di nuovo la sua voce che mi chiama e che mi blocca, ma questa volta esce... timida? Mi giro lentamente verso di lui.
“Potresti...” capendo che anche solo sentire la sua voce mi spezza, scuoto la testa e mormorando parole di scusa rientro. Trovo Marco, il nostro cuoco da quando Simo se ne è andato, che mi fissa sorpreso, chissà che faccia ho, così gli stringo in una morsa la mano e gli dico che fuori c'è Federico. Lui sorride e fa per uscire ma viene bloccato da Tatiana che entra come una furia:
“Sì può sapere che diavolo ti prende?” mi aggredisce con gli occhi fuori dalle orbite e in risposta sbarro gli occhi.
“No dico sei impazzita? Lui è qui e tu scappi?” mi urla poi e io abbasso gli occhi mortificata.
“Scusa.” mormoro.
“Non devi dirlo a me. Non ci posso credere che sei riuscita solo a dirgli un 'oi' bambolina. Cioè eri irriconoscibile.”
“Taty non è facile per me.”
“Lo so però lui non lo sa. Ti ha lasciato che stravedevi per lui, in senso figurato, e ora sei letteralmente scappata. Lo hai scioccato.” mi dice venendomi vicina.
“Io... ho sbagliato lo so, ma non ce l'ho fatta. Ho provato ad ordinare al mio cervello di andargli incontro, salutarlo normalmente ma non mi ha obbedito. Nessun muscolo a risposto a mio comando. Perchè era qui?”
“È venuto per scambiare due parole.”
“E non poteva entrare per salutare anche i suoi vecchi colleghi e prendersi un caffè?” sento dire alle mie spalle da un Nino piuttosto freddo.
“Questo non lo so...” gli risponde incerta.
“Lo so io però. È sempre stato un grande, l'ho sempre ammirato, ma da quando se ne è andato mi è un po' calato. Siamo stati suoi colleghi fino a poco tempo fa. Salutarci non gli avrebbe portato la peste.”
“Nino per favore.” provo a zittirlo.
“Passi che quando c'è mia sorella non entra, perchè non si sopportano. Ma sono già due volte che è qui quando ci siamo noi e non entra.” alle sue parole mi gelo... due volte? Lui mi poggia le mani sulle spalle e stringe la presa.
“Questo non me lo avevi detto...” mormoro sconvolta a Tatiana.
“Io...”
“Taty ma allora di cosa diavolo mi accusi?” le grido fregandomene dei clienti che ci stanno guardando. “Sarà anche normale che io sia un tantino incazzata con lui e con il suo comportamento di merda no? O sbaglio? Se è rimasto scioccato, povera stella, che venisse a dirmelo in faccia così poi gli spiego i miei di motivi!” le grido ancora tremando e appoggiandomi alla presa ferrea di Nino.
“Hai ragione bambolina e ti chiedo scusa per le mie accuse. Il fatto è che ti ho visto per mesi star male per lui che stasera ho pensato solo che tu fossi felice di vederlo. Ho ignorato del tutto i tuoi sentimenti perdonami.” mi risponde lei abbassando lo sguardo e mi sento ancora più mortificata.
“No scusami tu, ho alzato la voce e me la sono presa con te che non c'entri nulla. Hai ragione, rivederlo mi avrebbe dovuto mandare in estasi, ma purtroppo ho reagito diversamente e credo che dopo questa mia esibizione lui non metta più piede qui.” le dico sconfitta e lei mi abbraccia. Di colpo il fatto di rimanere altre tre ore a lavoro mi demoralizza e vorrei scappare, ma non posso.
“Ma ora se ne è andato?” le chiede ancora Nino.
“Non lo so, mi ha detto che doveva correre alla Mondatori per comprare diversi libri però mi ha detto ci vediamo dopo quindi non lo so.” tutti e tre guardiamo l'orologio e vedendo che sono ormai le otto traiamo un sospiro di sollievo, Tatiana deve chiudere il negozio quindi lui non torna. Salutiamo la nostra cara vicina di negozio e cercando di dimenticare l'episodio riprendiamo a lavorare. Nino è un ragazzo dolcissimo e sapendo quanto sono stata e sto male per lui cerca di tirarmi su il morale con teatrini improvvisati assieme a Marco, il quale, dopo l'ennesima scemenza fatta mi si avvicina:
“Che hai?”
“Niente, sono stanca.”
“Non è vero, prima eri allegra, ora sei triste. Colpa mia?”
“Eh? No ma che scherzi? Come potrei mai avercela con un tesoro come te? Non ho niente Marco davvero, tranquillo.” gli rispondo abbozzando un sorriso, lui mi guarda un po' con la sua adorabile faccina a palloncino poi annuisce e si volta per scendere e nello stesso momento accadono due cose, squilla il telefono e la porta si apre. Afferro il telefono per vedere chi è, riconosciuto il numero alzo gli occhi al cielo e poi li dirigo alla persona appena entrata, ma mi blocco. Il mio corpo si rifiuta di collaborare, le mie dita non vogliono accettare la chiamata e i miei occhi non si vogliono staccare da quell'azzurro così tante volte sognato.
Rispondi.” mi dice semplicemente lui con il suo maledetto sorrisino da bastardo e mi riscuoto, accetto la chiamata e la voce mi trema. Fortunatamente l'ingegnere non se ne accorge e dopo le sue solite e noiose domande mi conferma la chiusura per le dieci e mezza e riattacca. Rimango con il telefono ancora muto premuto all'orecchio usandolo come arma, so che una volta riposto l'oggetto sarò sola con lui e dovrò parlargli, interagire... ma non credo di esserne in grado. Ad aiutarmi, ringraziando il cielo, c'è Marco che avendolo visto gli va incontro e lo saluta affettuosamente, distogliendo così la sua attenzione da me. Dopo aver fatto tre o quattro respiri profondi mi decido a posare il telefono e lui, che sembra aver visto ogni mia mossa, smette di giocare (eh sì proprio giocare, visto che si stavano dando pugni sulle spalle!) con Marco per tornare a guardare me.
“Ciao.”
“Ciao.” gli rispondo da brava idiota e avrei voglia di sparire.
“Beh? Tutto qua? Non scendi? Non mi vieni a salutare?” mi chiede inarcando un sopracciglio.
“Ti ho salutato.” gli rispondo composta, so che la voce è uscita gelida e infatti lui sbarra gli occhi.
“Ah questo sarebbe un saluto? Credo di aver confuso la ragazza che lavorava con me un tempo, quella chiacchierona ed espansiva.” mi risponde serio e la mia voglia di urlargli in faccia che sono sempre io è forte. Sono sempre io, la deficiente che lui ha spezzato con pochi gesti e parole.
“Forse sono semplicemente cresciuta.” gli rispondo invece più saggiamente.
“Cresciuta eh? A me sembra che tu stia fingendo di essere cresciuta invece...”
“Federico che vuoi? Sto lavorando e non ho tempo per le tue battute!” gli chiedo seccata e lo vedo trasalire.
“Oh sì vedo quanto tu ti stia ammazzando di lavoro. Ma per favore! Non è poi cambiato tanto da quando lavoravo io qui!”
“Non hai risposto, che cosa vuoi?” scandisco bene le parole e lui stringe i pugni.
“Cenare.” mi risponde poi e tocca a me sbarrare gli occhi.
“Cosa?”
“Hai capito bene, voglio rimanere a cena, si può? Tanto chiudete alle dieci e mezza.” mi dice sorridendo sicuro e allora mi arrendo, scendo dal banco e prendo l'occorrente per preparargli il tavolo. Quando lo conduco ad esso, nel momento in cui sto sistemando le posate lui mi afferra velocemente il polso e mi fa voltare verso di lui, facendo scontrare così i nostri petti e stringendomi a sé.
“Questo è il saluto che mi aspettavo da te.” mi mormora all'orecchio e non posso evitare al mio corpo di tremare. Rimango immobile nel suo abbraccio, respirando a fondo il suo profumo che tanto mi ha tormentato, ma non ho il coraggio di ricambiare la stretta, i miei occhi sono gonfi di lacrime, so che ogni mia mossa porterebbe alla loro uscita e non voglio, non davanti a lui.
“Dimmi che non mi odi, per favore. Non voglio.” mormora ancora e sto per cedere, porto le mie mani sulla sua nuca ma nel momento in cui sto per stringerlo risale Nino e ci vede così, lui con le mani sulla mia vita a stringermi a sé e io con le mani sospese a mezz'aria. Dopo avermi lanciato un'occhiata di fuoco si dirige da Federico:
“Ehi boss come andiamo?”. Federico mi scioglie dalla sua presa e si volta verso il suo ex collega.
“Oi grande ciao. Io tutto bene e tu?”
“Eh bene dai... Un po' troppo lavoro ma si tira avanti.”
“Immagino... beh dai ora è tutta vita chiudere con Ilenia, invece che con tua sorella no?”
“Ah sì sì, quando chiudo con lei è una passeggiata.” conferma Nino prendendomi la mano sorridendo, io ricambio ma voltandomi verso Fede vedo il suo sguardo cupo... o sbaglio?
“Ma dimmi di te, come mai qui? Prima ti ho visto e neanche un caffè sei venuto a prenderti.”
“Eh lo so, ma sono dovuto scappare a comprare dei libri... Ora però ho rimediato, mi fermo a cena.” dice entusiasta e Nino sbarra gli occhi.
“Ah sì? Che bello! Almeno chiacchiereremo con qualcuno!” gli risponde poi finendo di apparecchiare al posto mio. Capendo che mi vuole tenere il più lontano da lui io ritorno sul banco e evito di scendere per ogni motivo. Parliamo tranquillamente e riesco anche a ridere dei suoi racconti, rassicurata dal fatto della distanza tra noi, riesco quasi a ritrovare il Fede che per me era solo un maestro da cui apprendere e con cui ridere, soprattutto ridere. Tutte le mie lacrime, i miei tormenti sembrano sparire nel sollevare semplicemente gli occhi e incontrare i suoi... Dio quanto mi sei mancato!
“Lavorare con te però ci manca Federì'. Eri l'unico in grado di farci ridere anche di domenica all'ora di punta!” esclama poi Nino riacquistando tutta la mia attenzione.
“Anche voi mi mancate. Si era creato un rapporto fantastico con voi, fatta qualche eccezione...” il suo sguardo accompagna le parole, si punta prima su me e poi sul mio collega “Ancora oggi quando vado a lavoro credo di trovare Patrizia che mi rintrona con le sue ramanzine sulle pezze bagnate, Carmen, la mia dolce roscetta, che mi prova a raccontare qualcosa ma che non ce la fa perchè ci ride su, Annalisa che mi perseguita con i suoi muffin, Giuseppe che mi deve raccontare delle sue nottate, Angelica che mi scassa la minchia con Gabriele, te che mi parli della tua moto... Mi mancate anche voi, credimi.” gli risponde e io sento per l'ennesima volta il cuore frantumarsi... ha menzionato tutti eccetto me... Nel suo racconto ci sono tutti tranne io e Silvia, che è fuori per ovvi motivi... ma io? Di me non ha nostalgia? Non gliene frega proprio niente di me? Sento che sto per scoppiare a piangere così chiedo scusa e dico a Nino di rimanere in cassa che mi devo assentare. Scendo le scale in un lampo e altrettanto velocemente mi chiudo nel bagno dei dipendenti, sfogando tutto il mio dolore. Diversi minuti dopo, con la matita colata e gli occhi gonfi faccio un bel sospiro e mando giù la tristezza. Guardandomi allo specchio mi do una ripulita ed esco, solo che ho voglia di fumare e quindi vado. Me l'accendo e dopo tre boccate la porta si apre e lascia uscire lo stronzo.
“Potevi dirlo che andavi a fumare.” mi dice accendendosene una anche lui.
“Non sono tenuta a riferirti tutto.”
“Beh ma di una sigaretta si parla. Giusto per andarci insieme.”
“Volevo stare sola.” taglio corto.
“Ma che hai? Perchè sei così distaccata?” mi chiede esasperato.
“Nulla.” finisco la sigaretta nel più totale silenzio e dopo averla buttata mi appresto a rientrare ma lui nuovamente mi blocca.
“Aspetta.”
“Devo rientrare.”
“Non c'è nessuno, Nino può rimanere due minuti da solo.” mi spiega e io mi volto incrociando le braccia sotto al seno.
“Sei così cambiata... dov'è più la ragazza solare, allegra e sfacciata di un tempo?” mi chiede passandomi una mano sul viso.
“È sparita. Non c'è più.” gli rispondo evitando di tremare.
“Perchè?”
“Bella domanda... non lo so.”
“Ti hanno risucchiato nel loro circolo vizioso vero?”
“No, sono ancora fuori.”
“E allora?”
“Federico per favore smettila. Che te ne frega? Non... aah lasciamo stare è tutto sbagliato qui!” sbotto in maniera confusa e fuggendo alla sua carezza ma lui mi riacciuffa.
“Di che parli? Cosa stavi per dire?”
“Niente.”
“Smettila di giocare. Dimmelo.”
“Ma per piacere! Non usare quel tono da comandante che con me non attacca. Non devo dirti proprio niente visto che non te ne frega un cazzo di me! Quattro mesi fa proprio qui dentro mi avevi fatto una promessa, una promessa che hai subito rimosso appesa la divisa al chiodo! Mi avevi promesso di non dimenticarmi, di venire a trovarmi per non lasciarmi in mezzo a questi squali, di sentirci, ma niente, sei sparito! Quando sei passato qui era solo per salutare Tatiana il che ci sta perchè la conosci da anni, ma cazzo accanto ci sono quelli che sono stati tuoi colleghi e passi che tu non entri quando c'è Silvia ma no, se ci sono io, o Carmen, o Tania, devi passare, devi farlo questo passo, giusto per dimostrare che non sei la merda che tutti dicono!” sbotto lasciando sorpresi entrambi poi quando lo vedo aprir bocca continuo “Ma forse dovrei convincermene anch'io, dal momento che quattro mesi fa ero quella che difficilmente avresti dimenticato e che ti sarebbe mancata di più ed ora sono quella che neanche nomini più nel parlare di ricordi.” basta ha detto troppo, sto male, sto per piangere così per l'ennesima volta faccio per andarmene.
No no no! Non puoi! Non puoi assolutamente!” mi grida sbattendomi al muro e guardandomi con gli occhi fuori dalle orbite.
“Ma che...?”
“Non puoi credere a quello che hai detto... è insensato!”
“Ah sì? Insensato?”
“Certo! La mia promessa era sincera...”
“Sì ma i fatti non coincidono alle tue parole! Federico sei sparito!”
“Sì ma per lavoro!”
“Ma per piacere! Lavori qua dietro e il martedì è il tuo giorno libero! Un minuto per un caffè potresti trovarlo!
“No Ile non puoi credere che di te non me ne freghi nulla!”
“È quello che hai dimostrato.”
“Ma se sei la persona che mi manca come l'aria che respiro? Se il pensiero di non vederti e di non sentire il tuo saluto al lavoro mi distrugge?...” sbotta e tutti e due ci ammutoliamo “Ero così abituato ad averti intorno, alla tua allegria e al tuo modo d'essere che da quando ho cominciato a lavorare ho sperato milioni di volte di vederti comparire su quella porta, anche solo per un saluto fugace. Leggere le tue frasi e i tuoi link su facebook mi distruggono perchè lo so, l'ho capito, che sono per me. In uno hai scritto che ti sono entrato nella pelle, ma in realtà credo che sia tu ad essere entrata nella mia. Diavolo mi sono tenuto alla larga per tutto questo tempo per paura, paura di non saper controllare le mie emozioni ma stasera non ce l'ho fatta. Quando ti ho vista fuori sono crollato e quando Tati è venuta da te io sono scappato. Mi sono rifugiato in libreria a pensare e ho capito che non posso più scappare da te, sono entrato e il tuo modo di comportarti mi ha ucciso. Il tuo rimanere rigida tra le mie braccia mi ha fatto temere di essere stato un egoista narciso a pensare che tutto quello che hai scritto non fosse per me. Ma no! Non può essere!! Oddio sto impazzendo, sei solo una ragazzina e io non posso....” oddio sembra davvero impazzito! Provo ad aprire bocca ma non esce alcun suono e allora lui continua.
“Quando venni tre mesi fa e ti trovai di sotto con Simone volevo ucciderlo, il fatto che ti abbracciasse così tranquillamente e che ti facesse delle battute mi mandava in bestia, non ti nascondo quindi che quando se ne è andato da una parte ero contento. Anche oggi ho provato nuovamente quel sentimento, quando la mano di Nino ha cercato e trovato la tua volevo staccargliela e a stento mi sono trattenuto. Ma tutta la gelosia di questo mondo non vale a nulla se tu non mi dici qualcosa... parlami per favore...”
“Che... che devo dire? Hai detto tutto te e mi sembra così assurdo.” alla mia risposta il suo viso assume un'espressione amara.
“Già assurdo.... un uomo di trentacinque anni perde la testa per una di ventuno... altroché se assurdo.”
“Non quello, o per lo meno sì, ma non per l'età! Dio Fede è tutto vero? Tutto quello che hai detto è vero?” chiedo con la voce che trema ed i suoi occhi mi rispondono.
“Se non fosse stato così non sarei in questo stato.” conferma anche verbalmente e allora stavolta son io ad avvicinarmi, lentamente, mettendogli prima una e poi un altra mano sul viso.
“Se non è vero fermami, perchè io non ne sarò in grado.” gli bisbiglio guardandolo dritto negli occhi e avvicinando piano il mio viso al suo
“Non credo di averne la forza.” mi risponde lui con lo stesso tono mentre i suoi occhi si altalenano tra i miei occhi e le mie labbra che qualche secondo dopo si incontrano con le sue.
Il mondo sembra fermarsi mentre assaggio la loro consistenza per la prima volta e entrambi siamo impacciati, quasi timorosi di conoscerci meglio, poi però lui porta le sue mani sulla mia schiena attirandomi a sé e allora tutto scoppia, le nostre labbra si aprono in simbiosi e le nostre lingue si cercano furiose, si trovano, si rincorrono, si toccano in maniera quasi disperata e io perdo la concezione della realtà circostante, esiste solo lui, le sue labbra e le sue mani....
Dio quanto lo amo!...
“Ile?” mi chiama quando ci dividiamo per riprendere aria e io mugugno in risposta, tenendo ancora gli occhi chiusi. “Ti amo.” mi dici stringendomi forte e allora apro gli occhi e lo fisso sorpresa, troppo sorpresa da non riuscire a parlare, così lui mi sorride, il sorriso più dolce che gli abbia mai visto, e si riavvicina per baciarmi.
“Ma... Clara?” chiedo invece io spostando il capo e lui sospira... capisce che dobbiamo chiarire anche questo prima di tutto.
“Non c'è più nessuna Clara.”
“Che significa?”
“Ci siamo lasciati due mesi fa.” dice semplicemente e gli occhi per poco non mi escono dalle orbite.
“Sei sempre stata la mia droga Ile e la sofferenza per averti perso mi ha cambiato, ho preso coscienza quasi subito dei sentimenti che mi legavano a te, non eri la semplice ragazzina a cui insegnare il mestiere e prendere in giro qualche volta, era la donna che sognavo di notte che desideravo in ogni momento del giorno e Clara se ne è accorta... Ha detto che era inutile portare avanti un rapporto che ormai non aveva più l'amore a tenerlo unito. Ha deciso per entrambi e tutt'ora la ringrazio, anche se ci siamo lasciati mi è vicino e ascolta i miei piagnistei su di te, quando la tua assenza mi diventa insopportabile.” mi spiega e io resto paralizzata... Si sono lasciati, lei lo ha lasciato... per me?! Lui anche continua a guardarmi, poi torna ad avvicinare il viso al mio e di nuovo ci perdiamo in un bacio meraviglioso che mi a assumere sicurezza sui suoi e sopratutto miei sentimenti. Quando ci dividiamo di nuovo gli porto le mani sul viso e gli chiedo semplicemente.
“Sei mio?” lui ride leggermente e poggiando la fronte contro la mia.
“Solo se tu mi vuoi.”
“Ti amo Fefè!” esclamo baciandolo nuovamente e lui ride sulle mie labbra. So che come risposta coi sarebbe stata bene un “per sempre” al posto del ti amo, ma che volete farci? Ho ventun anni e la storia del per sempre non esiste, non so se resteremo insieme per sempre, o se la nostra storia durerà solo qualche mese, o anno, so che lo amo e voglio godermi il mio presente con lui...

the end

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Ciao ragazze!
Ecco qua l'ultimo capitolo di questa storia così importante per me.
A dire il vero ero pronta a dirne quattro, sapete il non aver ricevuto recensioni e così poche visite mi ci ha fatto rimanere un po' male, ma si fatta forza e ho deciso di postare lo stesso la fine, perchè anche se agli occhi di voi che leggete è tutto molto confuso, i personaggi sono solo accennati, così come le situazioni, per me è stato importante avere il coraggio di postare e far conoscere un po' la mia storia.... certo per me non c'è stato l'happy ending ma il bello dello scrivere è proprio questo no?
Dedico, ultima volta giuro, questa storia a TE, che anche se non ci parliamo, hai conosciuto nei più minimi dettagli questa storia e le mie lacrime e a tutte quelle me amano il proprio FEDERICO senza riuscire a dirglielo a semplicemente a vederlo.
Per quanto rigaurda il mio Fefè.... beh lunedì sarà un anno che è andato via dalla Baguette, e mi manca, mi manca come se fosse il primo giorno...non so se sia amore, o ossessione, o semplice fissa per le cose impossibili, so solo che mi manchi e che il non vederti  o il vederti per pochissimi attimi mi rende instabile...
Un bacio a tutte ragazze e scusate la rottura di scatole <3
Elisa

   
 
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