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Autore: ladymisteria    10/03/2011    1 recensioni
L'ultimo anno dei famosi Malandrini, tra nuovi amori, incredibili peripezie e vecchi nemici sempre in agguato...
Questa fanfiction è stata riveduta, ampliata, corretta e riscritta a seguito dell'imperdonabilmente lungo periodo di abbandono da parte della sua autrice.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Era un'alba carica di silenzio e pace, alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Cullati dal lieve suono del vento tra gli alberi e dal leggero canto di rari uccellini, tutti gli occupanti del castello dormivano. Tutti ad eccezione - ovviamente - di tre ragazzi in cima a una delle torri più alte...

«Forza Jamie, è ora» sussurrò Sirius agitato.

«Abbiamo preso tutto? Mappa, mantello…» si informò Remus, controllando per la milionesima volta la propria borsa.

«Sì, abbiamo tutto. Possiamo andare» lo rassicurò James.

Il più silenziosamente e velocemente possibile i tre scesero dal loro dormitorio e attraversarono il buco del ritratto - ricevendo non poche lamentele dalla Signora Grassa per averla svegliata.

Si fermarono solo un istante per osservare le decorazioni del corridoio: il soffitto era pieno di enormi cuori magici che pendevano a diverse altezze, le armature erano state trasformate in raccapriccianti Cupidi metallici, e ai vetri delle alte finestre era stata conferita un'accesa sfumatura rosata.

«E’ orribile» soffiò Sirius, combattendo l'impulso di vomitare in una di quelle armature tanto inquietanti.

«Shh!» sibilarono i due amici, chini sulla mappa.

«Nessuno in vista?» domandò l'Animagus.

«Nessuno» confermò James, ripiegando la preziosa pergamena e infilandosela in tasca.

«Sbrighiamoci, allora» sussurrò Remus.

Era essenziale arrivare al rifugio prima che la scuola si svegliasse. Una volta lì, vi avrebbero trascorso la giornata, saltando le lezioni e provvedendo al cibo loro stessi - aiutati dagli elfi domestici.

[*]

«Eccoci. Ora puoi mettere via la mappa, Ramoso» mormorò Remus, indicando con un cenno della testa il quadro raffigurante Barnaba il Babbeo che tentava di insegnare ai Troll a ballare.

James cancellò la mappa, e Sirius emise un sospiro di sollievo.

«Bene. La sola idea di essere in balia di quelle pazze anche quest’anno…».

Ma il resto della frase venne inghiottito da un tremendo strillo.

«ECCOLI!».

I tre ragazzi si guardarono alle spalle, e con orrore videro un'orda di ragazze caricarli come una mandria di rinoceronti impazziti. E alla loro testa...

«Pix» ringhiò James, gettando un'occhiataccia a Remus. «Dovevi proprio chiuderlo in quella bolla, vero?!»

«Ne riparlerete più tardi, ora filiamo!» esclamò Sirius, afferrandoli entrambi per le spalle e spingendoli nella direzione opposta a quella da cui provenivano le loro inseguitrici.

«Fermi! Vogliamo solo dimostravi l’affetto che proviamo per voi!» strillò una di esse.

Quando anche l'ultima delle ragazze fu svanita dietro l'angolo opposto del corridoio, l'occupante del quadro più vicino emise uno sbuffo infastidito.

«Tutti gli anni la stessa storia...».

[*]

William Paciock e Howard Mayson si sedettero sui gradini davanti ai grandi portoni di quercia, sbadigliando vistosamente.

«E un’altra notte è passata» borbottò William stiracchiandosi.

L'altro annuì, imitandolo.

«Già. E meno male che il clima sta lentamente migliorando, mi sento di aggiungere».

William lo fissò brevemente.

«Non era necessario che montassi la guardia con me, Howard».

L'uomo scosse la mano in un gesto vago.

«E lasciarti da solo? Di questi tempi non mi sembrava proprio la migliore delle idee... Soprattutto dopo quello che è accaduto agli altri...» borbottò, reprimendo un brivido e decidendo di cambiare argomento. «Piuttosto, dì un po'... Passerai questo San Valentino con tua moglie?».

William emise uno sbuffo divertito.

«Mi piacerebbe. Ma Augusta è di guardia giù ai cancelli insieme a Moody. Chi ha il coraggio di muoversi, con lui in giro?».

Entrambi risero.

Howard allungò le mani sopra la testa.

«Lo sai? Un po' mi manca festeggiare questa festa qui al castello. Le ragazze che fanno dolci regali ai loro innamorati... Così timide, delicate…».

Un rombo simile a quello di una frana giunse loro alle orecchie, e i due si scambiarono un'occhiata confusa.

«Ma che diavolo….?»

«PISTAAA!».

Tre ragazzi sbucarono all'improvviso dal portone, saltando i gradini e atterrando in malo modo sul prato davanti ai due Auror.

Si rialzarono meno di un istante dopo, riprendendo a correre di gran carriera e sparendo in direzione del lago.

William e Howard ebbero appena il tempo di scambiarsi una nuova occhiata, quando un folto gruppo di studentesse irruppe nel parco tra strilli e spintoni, diretto a sua volta verso il lago.

Nuovamente circondati solamente dal silenzio, William lanciò un'ultima occhiata a Howard.

«Dicevi?».

[*]

Remus, Sirius e James si fermarono solo quando ebbero raggiunto il passaggio sotto al Platano Picchiatore.

«Credete che sia sicuro qui?» chiese Remus con il fiato corto.

James scosse il capo, cercando di riprendere a respirare correttamente.

«Non ne ho idea. Qualcosa mi dice che quelle pazze scatenate sarebbero anche capaci di sradicare l'albero, se sapessero che ci nascondiamo qui sotto».

Sirius si lasciò cadere a terra, il petto che si alzava e si abbassava a velocità allarmante.

«Non è possibile che tutti gli anni veniamo costretti a una prova simile» rantolò.

Avevano letteralmente corso come dei dannati.

Remus si passò una mano tra i capelli.

«Che si fa, adesso? Rimaniamo qui?».

Di nuovo, James scosse il capo.

«Ci divideremo. Magari così facendo le disorienteremo e ci lasceranno in pace» mormorò.

Gli altri due ragazzi annuirono.

«Okay. Dove ci troviamo?» chiese Sirius rialzandosi in piedi.

«Nella Sala Grande, oggi a pranzo».

James strinse le mani degli amici.

«E che Merlino ce la mandi buona».

[*]

La Sala Grande - magistralmente addobbata per la festa - era percorsa da un allegro chiacchiericcio, che faceva da perfetto contorno alla prima vera bella giornata che Hogwarts vedesse dopo molto tempo.

James, seduto nervosamente al tavolo dei Grifondoro con accanto a sé un quantitativo di dolciumi tale da far rimanere di stucco persino la stessa “Mielandia”, continuava a guardarsi intorno preoccupato: ovunque si voltasse trovava lo sguardo di una studentessa che con un sorriso diabolico lo… invitava ad assaggiare il frutto del proprio lavoro notturno. Di Sirius e Remus nemmeno una traccia.

Il ragazzo era ormai convinto che i due amici l'avessero abbandonato al suo destino, nascondendosi al sicuro nel rifugio, quando Remus entrò a sua volta nella Sala Grande: zoppicava visibilmente, e fra le sue braccia - solitamente cariche di libri dall’aria noiosissima - faceva bella mostra di sé una scorta di dolci né più né meno identica a quella dell’amico.

«Lunastorta! Credevo mi avessi abbandonato!» esclamò James sollevato.

«Devo ammettere che la tentazione di scappare mi era venuta...» confessò il licantropo, lasciando cadere il suo dolce fardello sulla panca e sedendosi a sua volta con una smorfia. «Felpato?».

James scosse il capo, fissando l'ingresso della sala.

«Non si è visto»

«Arriverà, stanne certo».

Quasi che avesse sentito chiamare il proprio nome, Sirius varcò gli enormi portoni - la divisa sgualcita e strappata in più punti, come se qualcuno l'avesse trattenuto mentre tentava la fuga. Procedeva lentamente e con passi malfermi a causa di una terza catasta di dolci dall'aria pesante.

«Meno male che sei arrivato. Cominciavamo a credere di averti perso per sempre» fece Remus, iniziando a liberare un posto accanto a sé per l’amico e i suoi dolci.

«Non preoccuparti, Lunastorta. Penso proprio che me ne starò in piedi per un po'» sbottò Sirius di malumore.

«E perché mai, scusa?» chiese James basito.

L'Animagus posò i propri dolci sulla panca con malagrazia, ed estrasse dalla tasca di ciò che rimaneva della sua divisa una ventina di frecce storte dalla punta a forma di cuore.

«Come dicevo, credo che non potrò sedermi per almeno sei mesi».

James e Remus scoppiarono a ridere - cosa che peggiorò soltanto l'umore di Sirius.

«Molto divertente... Davvero spassosissimo. Piuttosto, a voi che è successo?» chiese, vedendo la gamba stesa di Remus e il pallore inconsueto sul viso olivastro di James.

Remus fece spallucce.

«Cercando di fuggire verso i sotterranei ho calcolato male le distanze e ho mancato il primo gradino. Rotolare giù per le scale che conducono a Pozioni mi ha fatto capire con straordinaria chiarezza quello che deve provare Dora... Tu James?» chiese, voltandosi verso l'Animagus.

«Mi hanno inseguito su fino alla torre di Astronomia. Ho dovuto minacciare di buttarmi di sotto perché mi lasciassero in pace».

Sirius si colpì la fronte con la mano.

«Accidenti, avrei dovuto pensarci io!».

I tre guardarono esasperati i loro bottini.

«Che ce ne facciamo?» sospirò James.

«Propongo di portare tutto al nostro dormitorio e una volta lì eliminare quelli ripieni di filtri d'amore» disse Sirius.

«Proposta accettata. Andiamo».

[*]

«E con questo fanno sette filtri d'amore» sbottò James, mettendo un segno di spunta su un foglio di pergamena accanto a sé, ed unendo un'apparente innocua Burrobirra ad altre bottiglie dal contenuto ugualmente alterato. «Tu che mi dici Felpato?».

«Qui ho otto scatole di cioccolatini innocue. Quelle corrette le hai già contate tu» rispose Sirius, facendo a sua volta una piccola crocetta su una pergamena stesa al suo fianco. «Lunastorta?»

«Diciannove biglietti che recitano poesie. No, aspetta... venti» replicò il mannaro, chiudendo con un'espressione stanca l'ennesimo biglietto pronto a decantare le lodi di uno di loro.

James si guardò intorno soddisfatto.

«E' tutto. Merlino, non ce la facevo più» borbottò, lasciandosi cadere sul suo letto.

«Ventisettsette regali in più dello scorso anno. Probabilmente avranno voluto dare il tutto per tutto perché sapevano che non avrebbero avuto un'altra occasione. Ultimo San Valentino a Hogwarts per i Malandrini...» ricordò Sirius.

Remus lanciò un'occhiata ai dolci rimasti.

«Che ne facciamo dei superstiti?».

Sirius fece spallucce.

«Propongo di fare alla vecchia maniera. Ormai è un rituale, no?».

Senza una parola tutti e tre estrassero le bacchette, e riempirono ognuno dei cioccolatini con una potente pozione lassativa.

Poi Sirius si schiarì la voce ed esclamò: «Kreacher!».

Vi fu un crack! e un vecchio elfo domestico dall’aria inquietante fece la sua comparsa nel dormitorio.

«Il padrone ha chiamato?» chiese.

Sirius annuì.

«Sì, Kreacher. Voglio che tu mi tolga dalla vista questi cioccolatini. E sia ben chiaro che non voglio ritrovarmeli in giro come l’ultima volta. Devono sparire. Mangiali tu, offrili a quei degenerati dei miei genitori come un tuo ringraziamento per non averti ancora fatto fuori... Fanne quello che vuoi».

«Potresti portarli ai nuovi amici di Regulus, dicendo che sono da parte sua. Questo dovrebbe cambiare l'opinione che hanno di lui, e con un po' di fortuna potrebbero persino ritenerlo troppo immaturo per far parte della loro cerchia...» propose Remus.

Kreacher si voltò a guardarlo con disgusto.

«Il lupo mannaro parla a Kreacher come se fosse un membro della nobile Casata Black. E c'è anche il ragazzo Potter. Oh, se la padrona sapesse che Kreacher è in simile compagnia, che cosa direbbe...» sibilò, abbastanza forte perché chiunque capisse chiaramente le sue parole.

Remus fece una smorfia.

«Continuo a dimenticare quanto amabili siano gli abitanti di Grimmauld Place...» borbottò, tornando a sdraiarsi sul proprio letto mentre Sirius lanciava un'occhiata carica di disprezzo al proprio elfo domestico.

«Sai una cosa Kreacher? Farai esattamente quello che ha detto Remus. Voglio che tu porti questi dolci ai fratelli Carrow, a Pyrites, a Wilkes e a Travers. E voglio che tu dica loro che sono un regalo da parte di Regulus per ringraziarli dello straordinario onore che gli hanno concesso. Ti proibisco di rivelare la loro provenienza a chiunque. Anche - e soprattutto - a mio fratello. Sono stato chiaro?» domandò l'Animagus studiando attentamente Kreacher.

«Come il padrone desidera» sbottò quest'ultimo, esibendosi in un profondo inchino e borbottando nuovi insulti in direzione di Sirius e degli altri due occupanti della stanza.

Vi fu un nuovo crack! e sia l'elfo che i cioccolatini svanirono nel nulla.

[*]

«Ormai dovrebbero essere qui» disse Lily, dando una rapida occhiata al proprio orologio.

«Giusto in tempo» rispose Lidia, aiutando Tonks ad appendere anche l'ultimo cuore sulla parete.

Le tre ragazze - tutte con un sorriso soddisfatto sul volto - ammirarono il frutto del lavoro di un intero pomeriggio: non c'era angolo del rifugio che non fosse stato riempito con fiori e cuori enormi. L'idea era venuta in mente a Lidia quella mattina, quando si era chiesta come avrebbero reagito James, Sirius e Remus se avessero visto i principali soggetti del loro incubo giornaliero anche in quel luogo. E per quanto avessero immaginato ognuna una reazione diversa, tutte e tre avevano concordato su una cosa: sarebbe stato uno spettacolo a dir poco imperdibile.

Tonks si lasciò cadere sul letto di Remus, esausta.

«Sapete? Ancora mi domando come facciate a non odiare quelle... Quelle... Bha! Solo ripensare a ieri...» sbuffò.

Lidia ridacchiò.

«E' questione di abitudine e di molta, moltissima fiducia nell'incorruttibilità dei ragazzi» disse.

Tonks emise un nuovo sbuffo.

«Gatte morte, ecco cosa mi sembrano. Tutte gatte morte».

Anche Lily rise, sedendosi sul letto affianco a quello occupato da Tonks.

«Nel caso avessi ragione, Tonks, puoi ben dirti fortunata. Da quanto ne so Remus odia le gatte morte» le confidò.

Lidia si unì allegramente alle due amiche.

«E anche Sirius, non dimentichiamocelo» puntualizzò con una nuova risata.

La Metamorfomagus rise a sua volta.

«Solo per deformazione professionale, Lidia».

La ragazza parve pensarci.

«Touchè».

[*]

«Tranquillità, una leggera musica di sottofondo e una bella ragazza al fianco. Esiste San Valentino più bello?» chiese James con un sospiro soddisfatto dal divanetto su cui erano accoccolati lui e Lily.

«Ne dubito fortemente, Ramoso» replicò Remus, facendo volteggiare una Tonks raggiante sulle note di una dolce melodia.

Lidia sorrise a Sirius - fermo in un angolo con uno sguardo sofferente sul viso.

«Sirius, perché non vieni a sederti qui con me? Dopo un'intera giornata passata a scappare sarai esausto» gli disse.

Sirius si schiarì la gola imbarazzato.

«Ehm... Magari un’altra volta, ok?» bofonchiò.

Una scintilla di consapevolezza brillò negli occhi della Corvonero.

«Hanno usato nuovamente le frecce, non è vero?» chiese, indecisa se essere preoccupata o divertita.

Il silenzio di Sirius fu una risposta più che sufficiente.

Tonks rise, districandosi - con parecchi rimpianti - dall'abbraccio di Remus.

«Forse so cosa potrebbe tirarti su di morale, Sirius» disse, e da uno dei tavoli prese un'enorme scatola impacchettata di rosso.

«Io e le ragazze avevamo pensato di distribuirli più tardi, ma tu mi sembri proprio qualcuno che ha bisogno di essere "tirato su di morale"» continuò, aprendo la scatola e porgendola al cugino.

Conteneva una quantità enorme di cioccolatini di ogni forma, dimensione e gusto.

Il verso emesso da Sirius fece temere per un istante a Lidia che il ragazzo si fosse dimenticato di far sparire la propria coda da cane, e che in qualche modo avesse finito per schiacciarsela.

«No, vi prego! Tutto ma non i cioccolatini!» esclamò l'Animagus con voce strozzata.

Lily, Tonks, Lidia e i restanti Malandrini si scambiarono un'occhiata in silenzio.

Poi, incapaci di trattenersi oltre, scoppiarono a ridere.

   
 
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