Nota dell'autrice: Vergogna.. Mi dispiace davvero tanto non essere riuscita a mandare avanti questa storia, ma in modo o nell'altro c'era sempre qualcosa che mi bloccava. Prima la mancanza d'idee, poi la scuola...e l'ho trascurata. Fortunatamente mi sono messa una mano sulla coscienza e ho ripreso a scrivere. Spero vivamente di non avere altri intoppi...spero! Ma già vi informo che l'intoppo ci sarà. Si, ecco, come non detto insomma! Il fatto è che fino al 27 sono impegnata con lo stage in un agenzia di viaggi, quindi non credo di avere il tempo materiale per scrivere.. cercherò di farlo nel fine settimana, ma..in fondo si tratta solo di due settimane e le idee fortunatamente ci sono! Improvvisa ispirazione! (mi ci è voluto un anno, ma alla fine..)
Oh bhe, non vado oltre e ringrazio chi ha commentato e chi solo ha letto! Tutto ciò mi rende davvero felice!
Buona lettura e al prossima chap!
Capitolo
Due
Freddo.
Ecco
cosa sentiva. Un gran freddo.
Si
girava e rigirava nel letto nella speranza che qualcuno, infreddolito come lei,
si alzasse per andare a chiudere quella benedetta finestra. Ma nessuno si alzò.
“Chiunque
abbia aperto quella finestra la vada a chiudere!” gridò esasperata con ancora
gli occhi chiusi. Ma neanche stavolta nessuno si mosse.
Così
si decise finalmente ad aprire gli occhi.
Ci
mise un po’ per mettere a fuoco la stanza e guardarsi intorno.
Nessun
via-vai. Nessun chiacchiericcio solito delle prime ore del mattino. Letti
immacolati.
Si
diede un leggero colpo alle tempie, come a voler tastare di essersi veramente
svegliata. Ma lo scenario intorno a lei non cambiò. Tolse le coperte, e si alzò
dal letto incamminandosi a piedi scalzi per andare a chiudere la finestra. Guardò
distratta l’orologio.
Le
10:15. Ma quando mai…
Si
stropicciò bene gli occhi, credendo che fosse un momentaneo scherzo delle sue
cornee. E guardò di nuovo l’orologio.
Le
10:15… mmmh… 10:15…
“O
MIO DIO LE 10:15!”
Imprecò
mentalmente tutti i santi babbani. E anche quelli magici. Si vestì in tutta
fretta, corse in bagno a darsi una sistemata a quei capelli che proprio quella
mattina sembravano più crespi del solito, si sciacquò la faccia e velocemente
riempì la borsa con i libri del giorno.
“Ho
perso due ore di trasfigurazione… la McGranitt mi ucciderà…io mi ucciderò…”
Si
mise in spalla la borsa e ancora più velocemente uscì dalla Sala Comune di
Grifondoro. Si maledì mentalmente per tutto il tragitto dal settimo piano alla
classe della McGranitt. E se avesse potuto si sarebbe scagliata volentieri anche
un bell’ Avada Kedavra. Arrivò davanti alla porta della classe proprio al
suonare della campanella di fine lezione. Col fiatone e il cuore in gola.
Aspettò
che la porta si aprisse, per entrare dentro come una furia, e travolgere un paio
di Corvonero che la guardarono torvo.
“Hermione
ma che…?” Ron cercò di catturare la sua attenzione, ma con scarsi
risultati. Hermione si era praticamente avvinghiata alla cattedra della
McGranitt e cominciò a parlare a raffica.
“Professoressa
la prego mi scusi. Davvero, non era mia intenzione mancare alla lezione, ma non
so che cosa mi sia successo. E’ la prima volta che mi capita di alzarmi così
tardi e di non sentire la sveglia. Sono mortificata Professoressa, glielo giuro,
non accadrà mai più. Qualunque punizione sarà giusta. Non volevo mancarle di
rispetto, sul serio…”
“Signorina
Granger…”
“Può
darmi tutti compiti in più che vuole, tutte le pagine in più da studiare…”
“Signorina
Granger non ce n’è bisogno…”
“E
tutte…scusi?”
“Signorina
Granger ormai la conosco bene. Non c’è bisogno che si punisca da sola. Può
capitare anche alle alunne migliori, lo sa?”
Hermione
aprì la bocca senza dire niente. Intrecciò le dita sul suo grembo, arrossendo.
“Non
si preoccupi per la lezione di oggi, avevo giusto dato ai suoi amici degli
appunti…”
“Professoressa...”
Hermione sembrava davvero in difficoltà.
“Nessun
problema. L’importante è che non diventi un’abitudine. Può andare ora.”
“Ehm…grazie
infinite professoressa, non succederà più, davvero. Grazie ancora.” E
sorridendo debolmente uscì dalla classe dove i suoi due amici la stavano
aspettanso.
“Bhe,
buongiorno!” disse con una nota di sarcasmo il rosso Weasley.
“Non
è il momento di fare dello spirito, Ron”
Harry guardò l’amico alzando un sopracciglio, e senza proferire parola si diressero fuori nel parco, per la lezione di Cura delle Creature Magiche. Con i Serpeverde.
Hermione
cercò nervosamente nella sua borsa. Se ne era ricordata mentre scendeva le
scale del terzo piano e imprecava un santo di nome Viktor.
“Herm…tutto
bene?” le venne in aiuto Harry.
“Non
ricordo dove l’ho messo…” Hermione alzò lo sguardò per incrociare quello
dell’amico occhialuto.
“Cosa?”
si intromise poi Ron.
“Mhh,
niente di importante… un biglietto”
Ron
capì e sorrise serafico. Ecco che stava per cominciare…
“Era
per caso un biglietto di Viky?”
Hermione
lo guardò con gli occhi che si riduessero a due fessure. “E tu come diavolo
fai a saperlo?”
“Bhe
l’ho trovato sul tavolino in Sala Comune ieri sera” disse con tutta l’aria
di uno che ha fatto una cosa tanto ovvia.
“E
da quando in qua puoi impicciarti della roba che non è tua?” Bhe, ora stava
cominciando sul serio ad alterarsi. In più vedere che Ron non aveva la benchè
minima intenzioni di scusarsi, la fece oltre modo infuriare.
“E
da quando in qua si lasciano cose private in giro?”
“Io
non l’ho affatto lasciata in giro Ron!”
Lo
spettacolo era appena iniziato. Proprio mentre un bel mucchio di sghignazzanti
serpeverde era arrivato per assistere all’ennesima litigata del secolo.
“Bhe
era su un tavolo di dominio pubblico, non c’era affatto scritto che fosse
tua”
Assurdo.
Era livida.
“Ron
che diavolo vai dicendo? Sulla basta c’era scritto a lettere cubitali che
fosse mia! Ora oltre che patetico impiccione sei diventato anche cieco?”
E
ora toccava a Ron. Come consuetudine quando si arrabbiava, rosso in zona
orecchie.
“Ehi,
non mi sembra ti stia insultando!”
“E
SAI QUANTO ME NE IMPORTA! SEI SOLO BRAVO AD IMPICCIARTI DI AFFARI CHE NON SONO
TUOI!”
Erano
uno davanti all’altro, e si guardavano in cagnesco. Rossi di rabbia tutti e
due. E sembravano non accorgersi che intorno a loro la folla aumentava
inesorabilmente. Harry, dal canto suo, aveva visto bene di mettersi da parte…
“Certo
che sono affari miei…dal momento che…dal momento che di mezzo ci va il mio
migliore amico!” e puntò il dito verso Harry, che sentendosi preso in causa,
e soprattutto vedendo gli sguardi di tutti i presenti puntati su di lui, si
affrettò a dire non c entrava niente e non ne sapeva nulla.
Hermione
stavolta guardò il rosso stralunata. “Che diavolo c’entra Harry, adesso?”
Il
rosso stavolta puntò il dito verso di lei, serrando le labbra “C’entra
eccome! Ah Ah! Ancora non l’hai capito eh! Ti sei chiesta perché il tuo
Vicky viene a stare ad Hogsmade questo Natale? Di certo non per te, cara la
mia Hermione, ma solo per spiare Harry! E’ dal quarto anno che cerca di…di
fare qualunque cosa per arrivare a lui, E TU,
ci sei cascata in pieno! Quello ti usa e tu gli fai gli occhi dolci! Puà!”
Non
sa di preciso Ron quando si ritrovò con il naso sanguinante. Di sicuro quel
pugno in pieno viso non se l’era sognato. E nemmeno quell’ “ooohhh”
generale che sentì subito dopo. Hermione stava li, in piedi, con il pugno
ancora serrato e con il respiro irregolare. E gli aveva appena dato un pugno.
“Ma
che diavolo sta succendo qui, ah?” Hagrid, che era appena arrivato, si fece
largo facilmente tra gli studenti che erano accorsi in massa, avvicinandosi
subito al rosso che si teneva il naso con una mano.
“Merlino!
Ma chi…? Tu?” esclamò disorientato Hagrid vedendo ancora Hermione con il
pugno alzato. E subito riportò lo sguardo su Ron.
“Tu
ci hai bisogno di andare in infermeria, Weasley” si guardò un attimo intorno
“…Potter, accompagnacelo…” e lasciò che Harry se lo prendesse sotto
braccio, per condurlo da Madama Chips.
Hermione
ora stava li in piedi, senza dire una parola, con le lacrime agli occhi. Hagrid
si avvicinò lentamente a lei, mettendogli una manona sulla spalla.
“Hermione…non
vorrei ma…forse credo sarebbe meglio che ci vai dalla professoressa McGranitt.
Lo verrebbe a sapere comunque…forse è meglio…”
Hermione
senza abbassare lo sguardo, prese la sua borsa da terra “Si, forse si…”
disse contenendo le lacrime.
Hagrid
la vide incamminarsi da sola verso il portone della scuola, con
la borsa sulla spalla, sospirando.
***
Non so che cosa
mi è preso.
O forse si.
No…lo so
benissimo.
Ma chi la do a
bere…
Quel pugno…gliel’ho
dato con tutta la mia forza. Volevo fargli male. Come lui ha fatto male a me con
i suoi insulti gratuiti.
Mi ha umiliata.
Mi ha
ridicolizzata davanti a tutti.
Mi ha fatto
sentire un rifiuto umano…”Di certo non viene per te…”
Perché? Perché?
Io non arrivo a questi metodi meschini.
Perché non sono
riuscita a ferirlo con la mia arma più forte.
Perché non sono
riuscita… a domare la mia paura?
Ma paura di che
poi?
L’ho sentita.
Quella paura che
mi è salita dentro, che mi è arrivata come una scarica elettrica, che non mi
ha permesso di ridicolizzarlo a sua volta…
Che fine ha
fatto in quel momento la mia razionalità…
Perché è così
maledettamente stupido?
Razza di un
idiota…
Che quel naso
non ti ritorni più come prima!
Mpf…sto
piangendo come una pivella…
È ingiusto
Cosa ho fatto?
No! Cosa mi ha
fatto lui!
E’ tutta colpa
sua se sono arrivata alle mani!
E’ tutta colpa
sua se si rirtova con il naso rotto!
Oddio…gli ho
rotto il naso…io…gli avrò fatto male?
Ma che mi
importa…se l’è meritato in fondo…
Può scordarsi
che esisto…questo è sicuro…
D’ora in poi,
per lui, non dovrò esistere più…
***
Che cazzo mi ha
fatto!
Quella è
completamente matta!
Non ci sta più
col cervello.
A forza di
frequentare gente insignificante come quel...
Dio mio, mi ha
rotto il naso.
MI HA ROTTO IL
NASO!
Ahh ma se solo
osa venirmi a dire “ooh Ron avevi ragione tu, scusami sono stata così
stupida” se lo può scordare il mio perdono quella secchiona.
Ah ah!
Riderò come non
ho mai riso prima…
Ahu…accidenti,
mi fa un male cane…
Topo di
biblioteca quanto vuoi…ma ha una forza…
E’ proprio
vero quando dicono che la verità fa male..eh se fa male.
Fa male sentirsi
dire la verità eh Hermione?
Fa male quanto
il cazzotto che mi hai dato. Di tutte le cose questa..
Mpf, ma adesso
voglio proprio vedere con la McGranitt…
Ma a chi vado a
prendere in giro, non la espellerebbero mai quella…
Che andasse pure
con chi vuole.
Non me ne
importa niente.
Il mio dovere da
amico l’ho fatto. Ora sta a lei.
Se le piace
essere usata e sfruttata per secondi fini..bhe, faccia pure. Non sarò di certo
io a impedirglielo.
Ma una è cosa
è sicura:
d’ora in poi,
per lei, non dovrò esistere più.