Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: Luli87    10/03/2011    8 recensioni
Dopo "Un'operazione sotto copertura", ecco un nuovo caso per Beckett e Castle. Spero di non deludere nessun lettore/lettrice, anche questa volta mi baserò molto sullo stile del telefilm: poco miele, il giusto. Un assassino, omicidi e suspance. Buona lettura!
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
7. UN KILLER PAGLIACCIO

Ore 8.30 Al distretto.
 
Arrivarono in ufficio mano nella mano, senza che nessuno li vedesse. Bastò uno sguardo di Kate che Castle lasciò la presa, portò un dito davanti alla bocca e sorridendo le fece capire di averle letto nel pensiero: nessuno doveva notare niente di diverso nei loro comportamenti.  
“Beckett!” Lanie uscì dall’ufficio del capitano.
“Lanie, ci sono novità?”
L’amica alzò vittoriosa una cartella di documenti e gliela porse.
“Tre bambini strangolati. I primi due con una corda, la stessa. La terza vittima invece è stata strangolata con una corda diversa, più sottile. Puoi confrontare i segni nelle fotografie. Vedi? Purtroppo non ho trovato tracce di tessuti, né di DNA. Ma la terza vittima ci ha regalato questo piccolo particolare. Sulle mani ho rilevato tracce di colori. Bianco, rosso e nero.”
“Colori? Beh, i bambini colorano, non è una grande scoperta.” Osservò Esposito, appena arrivato, seguito da Ryan. Quest’ultimo aggiunse: “Sì è come dire di avere trovato un distintivo accanto al cadavere di un poliziotto.”
Lanie li zittì. “Ragazzi, sono io l’anatomopatologa! So io cosa è importante e cosa no. Holly, la terza vittima, aveva sul palmo delle mani questi colori e li sto facendo analizzare. A breve avremo i risultati. E questo “ aggiunse,  indicando una nuova foto nel dossier tra le mani di Kate, “è un filo sintetico, trovato sul luogo dove han ritrovato la bambina. Era a terra, tra i coriandoli, intrecciato alla carta di una caramella. Lo sta analizzando in questo momento un mio collega.”
Kate osservò quel filo. “Coriandoli e carte di caramella. Cosa c’entra un filo rosso?” pensò.
Rosso, rovinato e deforme,  lungo circa 20 centimetri. Non le diceva niente.  
Questa volta però non si lasciò andare. Era sicura che sarebbero presto arrivati ad una conclusione. Sapeva che gli indizi erano lì, lei doveva solo riuscire a leggerli tra le righe.
Castle, che fino a quel momento era rimasto seduto in silenzio ad ascoltare, si alzò di scatto e guardò Kate negli occhi.
“Un pagliaccio!” esclamò.
Kate si morse il labbro, pensierosa. “Scusami?”
“Colori, coriandoli, caramelle! Cosa attira di più i bambini? Un uomo, con il viso bianco, il contorno occhi nero e la bocca rossa. Bianco, nero e rosso. La bambina deve avergli sfiorato il volto. E i capelli sintetici rossi e ricci! Tutti i pagliacci li hanno! Le parrucche non sono perfette, di certo qualche filo lo perdono! Metti insieme tutti i particolari Kate, abbiamo un pagliaccio assassino.”
“L’assassino è un pagliaccio?” chiese Esposito, prendendo i documenti dalle mani di Kate, curioso di vedere i risultati delle autopsie.
“Castle cosa stai farneticando?!” chiese Ryan.
“Ma certo!” affermò Kate, che si girò verso Castle. Lo scrittore continuò il discorso: “Un uomo, truccato e vestito da pagliaccio, attira i bambini con i suoi colori e il suo sorriso.”
“Un sorriso mortale” lo interruppe Lanie. 
“Sì, è il movente che mi manca. Ma gli indizi parlano da soli.” disse Kate.
Esposito chiuse il dossier che aveva tra le mani. “Ragazzi mi state dicendo che l’assassino si traveste da pagliaccio, attira l’attenzione dei bambini e li strangola?”
“Sì” risposero in coro Beckett, Castle, Lanie e Ryan.
Esposito guardò Ryan sorpreso. “Ah, a te non sembra strano?”
“Beh, il discorso fila!” rispose il collega.
“Fratello… No, non fila. Se un uomo si traveste da pagliaccio per uccidere dei bambini, o è un malato di mente o è un figlio di puttana.”

Kate guardò i suoi colleghi, riprese il fascicolo delle autopsie dalle mani di Esposito e disse: “Voglio sapere che eventi ci sono in questi giorni a Central Park e voglio saperlo entro un’ora! E voglio la lista di tutti i clown, i burattinai, i giocolieri, chiunque lavori in quell’ambito. Esposito, hai ancora la lista degli amici e dei parenti delle vittime? Appena avrete la lista dei clown faremo un confronto, voglio sapere se abbiamo dei nomi in comune!” Quelli, in men che non si dica, erano già alle loro scrivanie, tra telefono e internet, in cerca di informazioni.
Poi Kate si rivolse a Lanie: “Grazie di essere corsa subito a darci i risultati, speriamo di trovare presto quel bastardo. Fammi sapere appena avrai anche i risultati delle analisi dei colori e del filo sintetico. Se la bambina ha accarezzato il viso del pagliaccio e se il filo rosso è un capello della parrucca, come ha ipotizzato Castle, magari potrebbero esserci tracce di DNA.”
Al sentire il proprio nome chiamato in causa, Castle si indicò con un dito e fece un cenno con la testa, per sottolineare di essere stato il primo ad avere l’intuizione geniale.
“Ti chiamo appena saprò qualcosa. A più tardi e buona fortuna!” e l’anatomopatologa si diresse in obitorio.
 
Castle osservò Kate: era concentrata, decisa a dare il massimo delle sue energie per trovare l’assassino di quei bambini. Era tornata operativa. Era tornata la sua musa. Era tornata la detective Kate Beckett, la migliore.
“Vado a fare una telefonata Beckett. Torno tra poco.” Le disse, allontanandosi.
Kate non lo sentì nemmeno, concentrata com’era.
Però si ricordò di avere una faccenda in sospeso: “Esposito!” disse ad alta voce, richiamando l’attenzione del collega.
“Dimmi Beckett!” rispose quello, dalla scrivania vicino, ancora con la cornetta del telefono appoggiata all’orecchio.
“Scusami per il mio tono brusco di ieri… Non volevo essere scortese.”
“Tranquilla, è nel nostro carattere da poliziotti. Se ti fossi comportata in un altro modo e non avessi alzato la voce, non ti avrei mai riconosciuta! Scusami…” si interruppe, indicando la cornetta: “sì, sì sono in linea, mi diceva?” e tornò a parlare al telefono.
Kate non fece in tempo a riflettere sul da farsi che squillò anche il suo.
“Beckett.” rispose.
“Ehi, sono Castle!”
“Castle, ma che diavolo… perché mi stai chiamando? Eri qui un attimo fa, dove sei?” chiese, guardandosi intorno.
“Volevo solo dirti che sei bellissima quando ti concentri nel tuo lavoro. E sono felice di…”
“Non è il momento Castle!” rispose quella, arrossendo leggermente. “Torna subito qui! Abbiamo un caso importante da risolvere, non è il momento di pensare…” e abbassando la voce per non farsi sentire da nessuno aggiunse: “…a queste cose!”
 
Non passarono più di 10 minuti che Ryan corse da Kate con una lista in mano.
“Beckett. Central Park ospita in questi giorni al teatro delle marionette Swedish Cottage uno spettacolo al giorno. Ma a noi non interessano i burattinai. Sai perchè? Perchè accanto al Carosello è arrivata da 3 giorni una compagnia di clown che si esibirà per una settimana intera, ogni pomeriggio!” disse.
“Fantastico. Abbiamo i nomi di questi clown?”
“Non ancora, ma abbiamo l'indirizzo e un numero di telefono. Purtroppo non rispondono alle chiamate.”
“Andiamo a trovarli. Metteremo noi in scena uno spettacolo nel caso facciano storie. Esposito, porta la lista dei nomi per il confronto. Dov’è Castle?”
Lo scrittore arrivò con due tazze di caffè bollenti in mano. “Che… Ci sono novità? Dove state andando?” chiese sorpreso.
“A Central Park. Abbiamo un appuntamento con alcuni pagliacci. Non c’è tempo per il caffè.”
“Andiamo!” rispose, ponendo le tazze in mano a Esposito che, sorpreso da quanto scottassero, per poco non le lasciò cadere rovesciandosi il caffè addosso. In ascensore, avvicinandosi all’orecchio di Kate, sussurrò: “Con te non c’è tempo neanche per un caffè oggi.”
Esposito e Ryan fecero finta di non sentire.
 
Ore 10. Central Park. Carosello.
 
Kate e i suoi colleghi, con Castle al seguito, arrivarono a sirene spente, per non spaventare nessuno.
Quando scesero dalle loro auto, la compagnia di pagliacci era già al lavoro sotto il tendone: travestiti e intenti a roteare birilli e palline, o a camminare sui trampoli, smisero le loro attività preoccupati e incuriositi dall’arrivo della polizia.
“Detective, cosa ci fate da queste parti?” Uno di loro, con una parrucca blu e una tuta gialla, scese da un’enorme palla di gomma e gli andò incontro. Togliendosi il naso rosso di spugna si presentò: “Mi chiamo Sam Harvey, sono il principale di tutti questi clown. Vedete, tra pochissimi giorni avremo centinaia di bambini qui e non abbiamo tempo da perdere. Siamo in regola, abbiamo il permesso del sindaco e tutti i documenti sono stati firmati e approvati, perciò mi dica: cosa possiamo fare per voi?”
Un tipo molto preciso, scrupoloso, troppo fiscale per essere un semplice clown. Kate non voleva bastoni tra le ruote né imprevisti, perciò decise di mettere subito le cose in chiaro. Aprì leggermente la giacca in modo che la pistola fosse bene in vista e con tono serio e deciso disse: “Signor Harvey, rendiamo le cose più facili per tutti. Lei è il capo di questa compagnia di clown e noi siamo poliziotti. Ecco fatto le presentazioni. Lo so che dovete allenarvi e allestire uno spettacolo che vi porterà molti piccoli spettatori ma noi stiamo lavorando ad un caso di triplo omicidio, tre bambini, e guarda un po’, abbiamo indizi chiave che ci hanno portato qui.”
“Un triplo omicidio? Di bambini?!”
“Non diteci che nessuno di voi ha sentito le ultime notizie.” Precisò Esposito  “C’è un killer di bambini in città.”
“Detective, noi siamo clown, non uccidiamo i bambini, li facciamo sorridere.” Il clown cambiò atteggiamento: da duro e prepotente, come si era dimostrato poco prima, apparve molto dispiaciuto e sincero.
“A me i clown non sono mai piaciuti.” Osservò Castle ad alta voce.  
“Senta, d’accordo, non a tutti piacciono i clown, ma noi siamo 15 amici che da anni giriamo tra New York, Los Angeles e tantissime altre città. Noi amiamo i bambini. Davvero!”
“Signor Harvey, siamo costretti ad interrogarvi, tutti quanti, separatamente. Se avete qualcosa in contrario, ci darete motivo di sospettare un vostro coinvolgimento nel caso. A voi la scelta.”
Harvey, a quelle parole, pronunciate da una Kate più ferma e cattiva che mai,rispose: "Detective, penso di parlare a nome di tutta la compagnia: non servirà un mandato, non abbiamo niente da nascondere.”

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: Luli87