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Autore: _EpicLoVe_    11/03/2011    1 recensioni
L'urlo di un bambino appena nato, figlio del peccato, o forse di un'amore mai dimenticato.
Una vita che segna l'inevitabile fine di un errore, che forse errore non era.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minerva McGranitt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ogni vita è un inizio, o forse una fine

Ogni vita è un inizio, o forse una fine

 

…But darlin' look at you oh
Ya gotta stand up straight
Carry your own weight
These tears are goin' nowhere baby
You've got to get yourself together
You got stuck in a moment now
you can't get out of it…

(Stuck in a moment U2)

 

Era particolarmente buia quella notte di Novembre. Fuori una tormenta spazzava qualsiasi cosa si trovasse sul proprio cammino e la pioggia continuava a battere forte sui vetri della casa.

Uno strano movimento ed un mormorio concitato accompagnavano quella sera la casa al limitare del paese. Quella casa che era sempre sembrata stranamente silenziosa, fin troppo tranquilla per essere abitata da più persone.

Una balia sospirò affaticata mentre percorreva velocemente il breve corridoio e si apprestava a salire le scale che l’avrebbero portata nelle camere da letto al piano di sopra.

Un urlo la fece quasi sobbalzare e l’anziana donna affrettò il passo entrando velocemente nella camera in fondo al corridoio.

Una giovane ragazza, poco più che ventenne, era distesa in un grande letto matrimoniale, con le gambe schiuse e la fronte imperlata di sudore urlava, ansimando e artigliando il lenzuolo bianco con le mani sottili.

“Respira” le ordinò la donna piegandosi accanto a lei e guardando la ragazzina accanto a sé le fece un cenno con il capo e questa si apprestò a bagnare il pezzo di stoffa che stringeva tra le mani e poggiarlo sulla fronte della ragazza sdraiata sul letto.

“Adesso Minerva devi ascoltarmi” esclamò la balia con aria autoritaria e la ragazza parve quasi annuire mentre dei forti spasmi la scuotevano.

“Devi spingere forte e tirare lunghi respiri” esclamò la donna posizionandosi di fronte a lei, pronta per far nascere la creatura.

“Sei pronta?” le chiese e quasi non aspettò un cenno di consenso, si limitò semplicemente ad esclamare un breve: “Spingi” e attese.

I capelli scomposti, gli occhi di un’incredibile azzurro ed eternamente tranquilli quella sera erano lucidi ed agitati, vi si poteva quasi leggere paura.

Era quasi irriconoscibile quella notte Minerva McGranitt.

La sua figura sempre ordinata, eternamente composta, il volto tirato sempre in un espressione di sollievo e l’aspetto gentile sembravano averla abbandonata mentre urlava sforzandosi di dare alla luce il suo bambino.

All’ennesimo urlo, più forte degli altri, la ragazzina sobbalzò all’indietro impaurita e sgranò gli occhi osservando sua madre che si affrettava lungo la stanza.

“Ce l’abbiamo quasi fatta Minerva. Un ultimo sforzo” sospirò la balia e la ragazza scosse la testa cercando di respirare.

“Non ce la faccio” ansimò debolmente.

E forse fu la prima volta nella sua vita che quelle parole scivolarono veloci dalla sua bocca senza che lei potesse fermarle.

La domestica le si avvicinò corrugando la fronte in un espressione preoccupata e le strinse la mano.

“Su Minerva, sei forte, puoi farcela” la incoraggiò.

E con un ultima spinta la donna cadde stremata sul letto.

Un pianto, giovane ed inesperto, riempì la stanza, donando a quella vecchia casa nuova gioia.

è nato” quasi urlò la giovane Anne abbandonando il secchio con l’acqua e raggiungendo la levatrice che stringeva il piccolo pargolo tra le braccia.

Matilda, la domestica, vi si avvicinò con gli occhi lucidi, stringendo tra le mani un morbido lenzuolo di lino e ve lo avvolse pulendolo con movimenti dolci, mentre la balia raggiungeva nuovamente la ragazza stesa sul letto passandole una pezza bagnata sul volto e versandole in bocca dell’acqua.

é…è nato” cercò di ansimare la McGranitt e la donna annuì con un sorriso.

“Dov’è? Voglio vederlo” aggiunse a quel punto la ragazza.

Matilda si avvicinò a passi affrettati, stringendo la minuscola creatura tra le mani e glielo porse lentamente mentre la balia l’aiutava a sistemarsi meglio sui cuscini.

Quando Minerva lo strinse a se sentì qualcosa riempirle il petto e dagli occhi due lacrime scivolarono veloci rigandole il volto.

Il bambino aveva gli occhi grandi, di un verde così limpido che le ricordava i prati in primavera. Le gote arrossate e la bocca piccolissima che scaturiva versi acuti e quasi fastidiosi.

La fotocopia di quello che un tempo era stato un buon uomo, suo padre.

Consegnare mio figlio al mondo è come dare nuovamente sepoltura al mio sposo” mormorò tristemente la giovane donna e per un attimo il silenzio calò nella stanza.

La morte prematura del suo novello sposo era stata per tutti gli abitanti della casa una disgrazia che nessuno era riuscito ad accettare.

Matilda che l’aveva cresciuto con amore, quasi fosse stato il suo stesso figlio, e l’aveva visto morire sotto l’effetto di una maledizione troppo potente da poter curare, non era ancora riuscita a perdonare se stessa, così come Rudolfe, suo fratello, che Philipe, da quando era bambino aveva considerato come un padre.

E poi c’era la piccola Anne, cresciuta in quella casa in sua compagnia, ma nessuno vi aveva sofferto come Minerva.

Era sempre stato un’amore difficile il loro.

C’era stato un tempo in cui Philipe era stato ricco, prima che i suoi genitori morissero lasciando che la famiglia cadesse in disgrazia, poi a lui non era rimasto null’altro se non quella vecchia casa appena fuori città e quella domestica troppo affezionata, che aveva portato con sé suo fratello e la piccola Anne, le uniche persone con cui aveva sempre vissuto.

Sicuramente troppo poco per il ricco McGranitt che mai avrebbe accettato che sua figlia andasse in sposa ad un povero uomo.

Per lei aveva sempre desiderato qualcuno alla sua altezza.

Purosangue, ricco ed elegante.

A nulla erano valse le proteste della ragazza, le sue dichiarazioni d’amore nei confronti di Philipe, suo padre l’aveva semplicemente ripudiata nel momento esatto in cui lei aveva deciso di scappare per sposare quel ragazzo dall’aria spensierata.

Così si era trasferita nella sua casa subito dopo le nozze.

Pronta a rinunciare a tutto pur di avere il suo amore.

Ma la fortuna non aiuta gli audaci, e così pochi mesi dopo il loro matrimonio Philipe era stato colpito da un potente incantesimo di magia nera che l’aveva ucciso lentamente.

L’agonia aveva straziato le sue carni ed il cuore della giovane Minerva fino a portare entrambe le loro anime ad una morte prematura.

Quante lacrime erano scese tra quelle vecchie mura, quanti pianti e quanto dolore conservava nel petto la giovane sposa mentre con forza ed audacia portava avanti quella gravidanza che la rendeva ogni giorno più debole.

Troppo gracile il suo corpo per poter sopportare un tale peso e troppo debole il suo organismo per riuscire a crescere due persone contemporaneamente. La giovane Minerva era stata costretta a terminare la sua gravidanza in quel grande letto, chiusa in quella stanza in cui quasi non entrava luce, per interi mesi.

Per questo avrebbe dovuto odiare quella creatura, ma come poteva fare? Come poteva riuscire ad odiare quegli occhi che tanto le ricordavano il suo amato Philipe?

 

“Rudolfe è andato a chiamare i tuoi genitori” la informò Matilda in un sussurro e la ragazza si voltò verso di lei sgranando gli occhi con aria grave.

“Perché? Perché l’hai fatto Matilda?” le chiese con un tremito di terrore.

La donna scosse la testa scoraggiata e le strinse una mano.

“Hai bisogno di loro cara, lo sai. Non abbiamo quasi più nulla qui, a stento riusciamo a trovare qualcosa da mangiare per noi, non riusciremo mai a crescere bene questo bambino” le spiegò, ma la donna scosse la testa affranta.

“Troveremo una soluzione, per favore non far venire i miei genitori” tentò ma ormai era troppo tardi.

Anne le si avvicinò quasi intimorita.

“L’altro giorno sono andata al vecchio Ghirigoro in paese e ho comprato questo con i miei risparmi. È per…lui” esclamò porgendole un giocattolino colorato.

Minerva lo strinse tra le mani osservandolo e d’un tratto l’oggetto iniziò a sprigionare una dolce sinfonia.

La donna sorrise guardando la ragazzina con amore.

“Grazie Anne, è bellissimo” esclamò accarezzando dolcemente i capelli scuri della ragazzina con la mano libera.

Un tocco forte alla porta fece quasi sobbalzare tutte le donne presenti nella stanza e Matilda corse ad accogliere Rudolfe che fece capolino nella stanza.

“I signori McGranitt sono qui” le informò e subito dopo il suo sguardo si posò sulla piccola creatura e le sue labbra si piegarono in un dolce sorriso.

“No, no vi prego mandateli via” urlò disperata Minerva, ma Matilda corse nuovamente accanto a lei e cercò di rassicurarla.

“Stai tranquilla tesoro, vedrai che capiranno e ti aiuteranno. Sono i tuoi genitori. Sono venuti fin qui sotto la tempesta solo per te” le sussurrò, ma la ragazza scosse la testa.

“No, non lo faranno” tentò di protestare, ma Rudolfe si schiarì la voce annunciando l’arrivo dei due coniugi.

Matilda sospinse sua figlia Anne verso Rudolfe e l’uomo afferrò la bambina trascinandola fuori dalla stanza, la levatrice li seguì lasciando entrare i signori McGranitt.

La domestica si sistemò in un angolo della stanza dopo averli accolti con un saluto cortese.

La signora McGranitt guardò sua figlia distesa in quel letto con aria sconvolta e portò con preoccupazione una mano davanti alla bocca mentre suo padre si avvicinava al letto di qualche passo guardandosi attorno.

“E così è questo. Hai rinunciato a tutto ciò che avevi per questo. Hai rifiutato tutto ciò che io volevo donarti, hai rinnegato i tuoi genitori per questa miseria?” esclamò duramente e la ragazza sostenne il suo sguardo.

è davvero così che vuoi vivere, Minerva? Tra polvere e sporcizia? Vuoi davvero crescere così questo bambino?” le chiese aspramente.

“Questo bambino è mio figlio” tentò di rispondergli lei con voce tremante, ma in tutta risposta l’uomo la guardò sprezzante e un ghigno crudele si dipinse sul suo volto.

“No, questo bambino è figlio della vergogna” esclamò e la giovane donna strinse leggermente di più a se il giovane pargolo e osservò suo padre con aria inorridita.

“Ma noi siamo qui per questo. Siamo i tuoi genitori e crediamo che tu meriti un’altra possibilità” affermò con sicurezza.

è per questo che la domestica ti aiuterà a rivestirti e verrai via con noi questa sera stessa” disse autoritario.

“Io non voglio lasciare questa casa” sussurrò Minerva e sua madre scosse la testa lasciandosi andare ad un lungo sospiro.

“Minerva, tesoro sii ragionevole” tentò, ma suo marito la bloccò.

“Non hai possibilità di scelta Minerva. Verrai con noi che tu lo voglia o no. Il bambino resterà con loro, manderemo loro dei soldi ogni mese per crescerlo bene fino al compimento della sua maggiore età. A patto che tra di voi non ci sia nessun contatto. Devi scordare questa casa e questo bambino. Dimentica di avere un figlio, dimentica questa famiglia e noi fingeremo che non sia mai successo nulla” esclamò.

La ragazza inorridì scuotendo la testa davanti a queste parole.

“Padre, vi prego non fatemi questo, lui è mio figlio” tentò di protestare, ma l’uomo parve quasi non ascoltarla mentre si rivolgeva alla domestica orinandole di prendere il bambino.

Matilda si avvicinò al letto quasi timorosa e Minerva fece per tirarsi indietro continuando a stringere il bambino tra le braccia.

“No, no, ti prego non farlo” urlò, ma la donna le rivolse uno sguardo carico di tristezza.

“Fa come ti dice Minerva. Sai che questa è la soluzione migliore per tutti” sussurrò afferrando il bambino e sottraendolo alle amorevoli braccia della madre.

“No, no, vi prego non portatemelo via. Continuerò a stare qui con loro, troveremo un modo per crescerlo insieme. Non voglio il vostro aiuto, andate via, non voglio niente da voi, ridatemi il mio bambino” le sue urla invasero la  casa e qualche minuto dopo la balia comparve nella stanza e afferrò il bambino che Matilda le porgeva portandolo via da lì.

“No” un ultimo disperato urlo e la giovane ragazza tentò di alzarsi, ma il suo corpo, ancora troppo fragile, glielo impedì.

“Minerva smettila. Fa ciò che ti ha detto tuo padre e cerca di darti un contegno” le ordinò sua madre.

Il signor McGranitt si voltò nuovamente verso di lei prima di lasciare definitivamente la stanza e la guardò con aria burbera per poi rivolgersi alla domestica.

“Sai già quello che devi fare” esclamò “E bada bene di rispettare i patti. Nessuno sa di questa gravidanza e nessuno dovrà mai saperlo. Se solo proverai ad avvicinarti di nuovo a mia figlia o lascerai che qualcun altro di voi lo faccia non esiterò a far uccidere quella piccola creatura” affermò e lasciò la stanza, seguito da sua moglie mentre le urla di sua figlia riempivano il piccolo abitacolo.

“Sta tranquilla Minerva, andrà tutto bene” cercò di rassicurarla Matilda stringendola tra le sue braccia e cercando di trattenere le lacrime mentre la ragazza continuava a dimenarsi nel letto.

Poi lentamente afferrò la sua bacchetta e la puntò alla ragazza.

“Ti voglio bene cara” sussurrò prima di mormorare sommessamente: “Oblivius”.

Tutto ciò che successe dopo ormai è storia. 

 

 

Spazio autrice: Salve caro popolo di lettori. Oggi, girovagando nel mio pc, ho trovato una marea di roba vecchia ed inutilizzata e, tra le tante cose, c'era anche questa storia.
Mi rendo conto che è una storia decisamente particolare, che ci presenta una situazione del tutto nuova (e del tutto inventata), ma, ci tengo a specificare che questa storia nasce per il "Shakespeare Contest" indetto da bunny. Contest in cui alla fine non ha partecipato perchè mi sono scordata ad inviarla. (Lo so, sono una cretina!).
Il pacchetto a me capitato in sorte era decisamente complicato (gli elementi che conteneva sono sottolineati nel testo), motivo per cui ne è venuta fuori questa idea così (forse troppo) originale. Del resto non sappiamo nulla del passato di Minerva McGranitt, quindi perchè non fantasticarci un po' su?
Grazie per la vostra attenzione.

                                                                                                      Alla prossima _EpicLoVe_
  
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