Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: robsten23    11/03/2011    16 recensioni
Elena è finalmente salva e insieme a lei tutti i suoi amici e la sua città. Klaus è stato sconfitto e adesso tutti possono godersi momenti di serenità e tranquillità, ma siamo sicuri che la pace sia tornata davvero e che Elena non corra più nessun pericolo? E poi ci sono altri problemi da affrontare per lei, problemi di cuore.
Tratto dal prologo:
“Quando hai il cuore diviso tra due persone non sai nemmeno tu chi ami davvero e ti ritrovi ad un bivio.
Acqua o fuoco, terra o cielo, razionalità o irrazionalità, destra o sinistra, finito o infinito?
Stefan o Damon?
Il buono e onesto o il cattivo e ribelle?
Per chi batte davvero il cuore di Elena Gilbert?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
LA RAGIONE DEL CUORE

 

Capitolo Sette

u

 

 

 

Pov Elena

 

Per tutta la notte non avevo fatto altro che muovermi visto che non riuscivo a dormire, ma mi ero tenuta sempre stretta al petto di Damon. Sapevo che un’occasione del genere non sarebbe ricapitata presto, dovevo godermi ogni singolo momento di pace che solo la sua presenza era capace di darmi.

Riuscii poi finalmente ad addormentarmi e quando il sole mattiniero entrò dalla finestra della camera del motel mi svegliai, ma non aprii subito gli occhi.

Volevo essere certa che Damon fosse ancora lì, che non fosse fuggito come più di una settimana prima aveva fatto, che fosse lì per me, lì a bearsi come me di quel nostro contatto.

Le mie mani erano appoggiate al suo petto e così anche la mia testa, chiaro segno che fosse ancora lì.

Ebbi la sensazione che qualcuno mi stesse fissando e quando mi decisi ad aprire gli occhi mi resi conto che non mi ero sbagliata.

Due pozze color del ghiaccio mi stavano fissando intensamente.

“Buongiorno”.

Le mie parole sembrarono farlo tornare nel mondo normale e non potei fare a meno che farmi sfuggire un sorriso che lui stesso ricambiò con enfasi.

Era così bello quando sorrideva.

Alzai leggermente la testa per riuscire a guardarlo negli occhi e vidi i suoi fissarmi intensamente. Non mi ero mai resa conto dell’intensità di quel suo sguardo, non fino a quel momento almeno.

E mai come in quell’istante desiderai che quelle labbra così perfette si posassero sulle mie. Era già capitato in passato, ma ero certa che oggi sarebbe stato diverso.

Ricordavo perfettamente quel momento, il giorno in cui Katherine era tornata a Mystic Falls dopo essere scomparsa per 150 anni.

 

Inizio Flashback

Uscii dal bagno e quasi sussultai per la paura. Damon era seduto sul mio letto.

“Mi hai spaventata” gli dissi seria..

“Sto solo facendo la mia parte nella vigilanza di quartiere”.

“Grazie…per la tua premura verso di noi, verso di me”.

“Sono io la tua fidata guardia del corpo. Calmo davanti a una crisi…”

“Hai bevuto?” lo interruppi.

Lui fece un gesto con la mano come ad indicare “un pochetto”.

“E sei sconvolto. Non è una buona combinazione” continuai.

“No, non sono sconvolto. Per essere sconvolto bisogna che ti importi qualcosa”.

“Avanti, Damon. È una bugia. A te importa”.

Lui cambiò totalmente argomento.

“Sei sorpresa che abbia pensato che ricambieresti un mio bacio? Non riesci neanche ad immaginare che io potrei credere che vorresti ricambiare?”

“Damon”.

“Che quello che abbiamo fatto significhi qualcosa? Sei tu la bugiarda, Elena. Tra noi due c’è qualcosa e lo sai. E stai mentendo a me, stai mentendo a Stefan e soprattutto stai mentendo a te stessa”.

Nel frattempo si era alzato e si era avvicinato pericolosamente a me.

“Posso dimostrartelo”.

“No”.

Fu un secondo e le sue labbra toccarono le mie in un bacio del tutto violento, mentre io mi sforzai per cercare di respingerlo.

“Damon, no. Qual è il tuo problema?” gli dissi quando finalmente riuscii a farlo allontanare anche se di poco.

“Non mentire”.

“Fermati. Sei migliore di così, dai”.

“È qui che ti sbagli”.

“No, no, no, Damon!”

Si avvicinò e mi baciò ancora, ma riuscii ad allontanarlo quel tanto che bastava per riuscire a parlargli.

“Ti voglio bene. Ascoltami, ti voglio bene. Davvero, ma…amo Stefan. Sarà sempre Stefan”.

Lui mi guardò ferito, un’espressione che non gli avevo mai visto fare da quando lo conoscevo.

Fine Flashback

 

Ricordavo perfettamente quell’episodio, ricordavo come lui senza pietà avesse rotto il collo di Jeremy facendolo accasciare a terra morto, ricordavo come mi ero sentita morire al solo pensiero di aver perso mio fratello per sempre, ricordavo la gioia nell’avergli visto l’anello al dito, ricordavo l’odio che avevo provato nei confronti di Damon, ricordavo la promessa che avevo fatta a me stessa di non voler avere più nulla a che fare con lui. E ricordavo anche l’assenza di emozioni che avevo provato quando mi aveva baciata.

Eppure adesso era diverso, adesso che il suo volto era a pochi centimetri dal mio la voglia di toccare le sue labbra era qualcosa di assoluto, non sapevo spiegarlo.

Damon era cambiato, ma ero cambiata anche io e soprattutto erano cambiati i miei sentimenti.

Potevo mentire a chiunque, ma non a me stessa.

Era Damon l’uomo che amavo davvero, per Stefan, ormai, provavo solo del grande e puro affetto fraterno.

Spinta non so da cosa, forse da quella nuova consapevolezza che era nata in me, mi avvicinai a lui accorciando le distanze e in un battito di ciglia le mie labbra furono sulle sue.

Dapprima lui parve impreparato a quel contatto, poi si lasciò subito andare e ricambiò il bacio e fu allora che mi resi conto davvero di cosa si provava a baciare l’uomo che si amava davvero.

Era tutto completamente nuovo per me, non avevo mai provato tutte quelle emozioni in una volta sola. Le farfalle nello stomaco avevano preso a svolazzare come impazzite, l’elettricità sembrava percorrere il mio corpo come se fosse un campo magnetico e il mio cuore sembrò uscirmi dal petto.

Era tutto meraviglioso, magico quasi.

Damon mi attirò di più a sé e mi baciò con più passione, ma allo stesso tempo con più amore, mentre io lo strinsi a me posando una mano sul suo petto e l’altra tra i capelli.

Dio da quanto tempo desideravo giocare con quella massa informe, ma setosa che erano i suoi capelli, forse da sempre, solo che non me ne ero mai resa conto.

Quando ci staccammo dal bacio per riprendere fiato, soprattutto io che in quanto umana ne avevo davvero bisogno, sentii le sue labbra spostarsi sul mio orecchio per poi passare al collo e mi sembrò di essere finalmente andata in Paradiso. Stavo assaporando la felicità, quella felicità che avevo da sempre cercato, ma che non riuscivo mai a trovare.

Eccola adesso, proprio lì davanti a me, nelle sembianze di un vampiro sexy e maledettamente irresistibile.

Mi stavo beando al massimo di quel Paradiso quando all’improvviso mi ritrovai nel letto da sola. Spaesata mi guardai attorno. Damon era vicino alla parete di fronte e mi dava le spalle.

Cosa diavolo gli era preso?

“Damon” provai a chiamarlo.

Lui rimase fermo nella sua posizione, ma ad un certo punto tirò un pugno alla parete. Riuscii a contenere la forza altrimenti avrebbe lasciato un buco.

Mi alzai dal letto e mi avvicinai a lui. Gli toccai una spalle e lui si voltò a guardarmi.

“Mi dispiace. Non avrei dovuto” furono le sue uniche parole.

“Si infatti non avresti dovuto” gli risposi riferendomi al fatto che si fosse staccato.

Lui mi guardò sorpreso dalle mie parole e io continuai.

“Perché?” chiesi alla fine.

“Perché cosa?”

“Hai capito”.

“È stato meglio così”

“Per te o per me?” domandai leggermente stizzita da quella sua affermazione.

“Se ci fossimo spinti oltre non saremo più potuti tornare indietro. Cambierebbe tutto”.

“Damon, ma che diavolo dici? È già cambiato tutto. Non possiamo più tornare indietro, non dopo quello che è successo. Lo sappiamo entrambi”.

Lui non mi rispose, si limitò solo a guardarmi negli occhi con sguardo quasi assente, così io continuai.

“Non so tu, ma io non posso farlo, non posso fare finta che non sia successo nulla, non adesso che ho finalmente capito cosa o meglio chi c’è nel mio cuore. Non posso e non voglio”.

Lui si avvicinò, i nostri visi a pochi centimetri l’uno dall’altro. Mi sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e poi prese a parlare con gli occhi che sembravano tanto lucidi che per una frazione di secondo ebbi paura che potesse piangere.

“No, non hai capito nulla, Elena. Sei solo spaventata per tutto quello che sta succedendo, non sei lucida. Quando tutto questo finirà, quando tu sarai finalmente al sicuro ripenserai ad oggi e sorriderai. C’è Stefan nel tuo cuore, sarà sempre lui, l’hai detto tu stessa, ricordi? Non puoi buttare il tuo amore così, non posso permetterlo”.

Aveva faticato a dire quelle parole, glielo leggevo negli occhi, ma lo stava facendo per me, ne ero certa. Solo che io ero lucidissima, io sapevo benissimo cosa volevo, adesso lo sapevo finalmente e volevo lui.

“L’ho detto è vero, ma sono cambiate tante cose da allora, i miei sentimenti sono cambiati”.

“Sei solo spaventata” mi ripeté lui.

“Smettila. Non ci credi nemmeno tu a quello che stai dicendo. Io so cosa voglio”.

“Ah si? Credi davvero di saperlo? Non sai niente Elena, non sai niente”.

“Si che lo so. Finalmente l’ho capito. Io ti…” provai a dire, ma lui mi mise l’indice in bocca per non farmi continuare a parlare.

“Shh, non dirlo, non farlo ti prego” mi disse con sguardo sofferente come se avesse bisogno di sentire quelle parole, ma allo stesso tempo non avesse il coraggio di sentirle “non è reale quello che provi”.

“E quello che provi tu, invece, anche quello non è reale?”

“Io non provo nulla, non provo nulla da troppo tempo ormai”.

A sentire quelle parole sembrò come se qualcuno mi avesse infilzato il cuore, ma nei suoi occhi non riuscivo a vederci la verità in quelle parole. Era vero che non avevo la certezza che lui mi amasse, ma una parte di me era convinta che lui questa conferma me la stesse dando adesso con questo suo atteggiamento.
Voleva il mio bene, la mia felicità proprio perché mi amava. Se non fosse stato così non si sarebbe comportato in questo modo.

“Non ci credo. Io non ti credo” dissi convinta e con un movimento impercettibile mi avvicinai a lui.

In qualche secondo le mie labbra furono di nuovo sulle sue. Rispose subito al bacio, questa volta, sembrava quasi che lo attendesse, sembrava quasi che non aspettasse altro.

Il bacio da casto diventò qualcosa di decisamente passionale. Misi le mie mani dietro il suo collo e inizia a giocherellare con i suoi capelli, mentre lui si godeva quel bacio che ero certa aspettasse da tanto tempo. Quando ci staccammo i suoi occhi puntarono dritti i miei e guardando quel cielo infinito non potei fare a meno che pensare che finalmente tutto mi era chiaro.

Se dovevo morire per mano di Katherine o per mano di chiunque, se semplicemente la mia vita non era destinata a durare a lungo mi andava bene così, perché almeno potevo morire in pace, potevo morire con la sensazione di appagamento di anima e di corpo, potevo morire con la consapevolezza di aver fatto capire a Damon che il mio cuore batteva per lui.

Non gli avevo detto “ti amo”, ma in quel momento ero certa che quelle due paroline fossero solo un’ulteriore conferma a qualcosa che già lui stesso aveva percepito.

Mi strinse a sé con maggiore enfasi e in breve tempo le sue labbra furono sul mio collo, lasciava baci infuocati proprio nelle parti che più mi eccitavano, come se lui conoscesse ogni minimo segreto del mio corpo, come se lui fosse stato lì a studiarmi in attesa soltanto di un mio piccolo e, forse, insignificante gesto.

Non sapevo come, né quando, ma ben presto mi ritrovai sdraiata a letto con lui addosso, mentre le sue labbra perfetta mi baciavano il collo prima di disegnare il profilo delle mie labbra per poi baciarle ancora.

Le sue labbra, quelle meravigliose, perfette e sexy labbra bruciavano sulle mie, bruciavano come mai altre labbra avevano fatto e la certezza che lo amassi davvero, che non fosse tutto frutto di un’immaginazione un po’ contorta fu talmente reale, talmente tangibile da fare male.

Potevo sentire, percepire in lui tutto il desiderio di avermi finalmente sua e il cuore sembrò perdere un battito non appena mi resi conto di quanto inconsapevolmente e senza volerlo io lo avessi fatto soffrire.

Gli avevo provocato dolore, ma non tanto per non averlo ricambiato, quanto per avergli sempre in passato sbattuto in faccia che persona lui fosse e l’odio che provavo in qualche modo verso di lui.

Eppure avrei dovuto saperlo.

Miranda, mia madre, amava raccontare a me e Jeremy di come lei e papà si fossero incontrati, odiati e poi amati fino alla fine. Ci ripeteva sempre: “L’odio è solo l’inizio di una storia d’amore”.

Allora quelle parole mi sembravano senza significato, adesso, invece, assumevano delle sfumature nuove. Non si capisce mai qualcosa fintanto che non la si sente sulla la propria pelle.

Scacciai via ogni pensiero e mi concentrai solo sul Paradiso che stavo vivendo in quel momento. Strinsi più forte a me Damon e vidi lui sorridere prima di tornare a baciarmi con vigore e quando entrambi sembravamo pronti a scoprire il corpo dell’altro qualcosa ruppe la magia: lo squillare di un telefono, del mio telefono.

Damon con uno scatto fulmineo si staccò da me e tornò alla finestra guardando il paesaggio fuori, mentre io ancora immobile dove lui mi aveva lasciata mi avvicinai alla borsa estraendo il cellulare e controllando il mittente.

“È Stefan” riuscii a dire solamente.

“Vado a pagare la camera e ti aspetto in macchina”.

Queste furono le sue uniche parole, parole pronunciate con uno sguardo distante, uno sguardo che riconoscevo perfettamente. Era lo sguardo che indossava quando indossava la maschera per farsi vedere duro e impenetrabile come solo lui sapeva essere.

A malincuore premetti il tasto verde e accettai la chiamata, ma me ne pentii all’istante in quanto il tornado Stefan prese a parlare rimproverandomi del fatto che non lo avessi più chiamato da quando ero partita, rimproverandomi del fatto che lo avessi fatto stare in pena.

“Credevo che tra tutti e due ci fosse un solo irresponsabile” si lamentò alla fine.

“Ti ho detto che mi dispiace, ma…”

“Ma cosa? Hai idea di quanto io fossi preoccupato?”

“Ero con Damon, cosa credi che mi potesse succedere?” urlai esasperata.

Possibile che dovesse sempre comportarsi da fidanzato iperprotettivo? Cavolo non ero una bambina e sinceramente non mi andava di dover chiamare ogni dieci minuti il mio fidanzato solo perché questo in caso contrario usciva fuori di senno.

“Ok, scusa, hai ragione. Sto esagerando. È solo che è successo tutto così in fretta. Katherine, l’incantesimo, non ero preparato”.

“Si è fatta vedere?”

“Non qui. Jeremy dice che si è presentata a scuola facendo finta di essere te e ha creato un po’ di scompiglio, ma nulla di grave visto che Caroline l’ha convinta ad andare via. Stamattina, inoltre, è stato trovato un cadavere dissanguato nel bosco. Dicono sia stato un animale, ma posso dire con certezza che è stata lei. Il suo modo per dirci che ha aperto i giochi”.

“Tienila lontana da Jeremy, dalla scuola e da chiunque. Non voglio che qualcuno si faccia male per colpa mia”.

Se era me che voleva, era me che avrebbe avuto. Gli altri non c’entravano nulla. Dovevamo tenere tutti fuori da questa storia.

“Come è andata con Lucy? Damon mi ha detto che l’avete trovata”.

“Non bene, ma è una lunga storia. Ne parliamo quando torno. Entro qualche ora dovremmo essere di ritorno”.

“Ok, a dopo, allora. Ti amo Elena, devi di non scordarlo”.

Chiusi il telefono senza aggiungere nulla e senza riflettere sul significato di quelle ultime parole “vedi di non scordartelo”. In quel momento non volevo pensare al perché le avesse dette.

Non potevo dirgli che lo amavo anche io, non adesso che ero certa di non amarlo, ma non potevo neppure continuare a stargli accanto, ad essere la sua ragazza quando nel mio cuore c’era un altro.

Con ogni probabilità sarebbe stato tutto inutile, Katherine mi avrebbe uccisa in men che non si dica, ma per quello che mi restava da vivere non potevo permettere di comportarmi come lei, di far soffrire entrambi.

Adesso che ciò che volevo era chiaro avrei dovuto affrontare tutto a testa alta e con profondo coraggio.

Mi diedi una sistemata veloce e poi mi chiusi la porta del motel alle spalle e mi diressi in macchina dove mi aspettava già un Damon più serio che mai.

Salii e lui mise in moto partendo senza dire nulla.

Restammo in silenzio per una manciata di minuti, alla fine sembrai scoppiare.

“Per quanto ancora dobbiamo giocare al gioco del silenzio?” domandai.

“Non ho nulla da dire”.

“Io si, invece”.

“Allora fallo. Proverò ad ascoltarti, se ci riesco”.

“Credi che facendo così cambierai le cose? Non attacca più questo genere di comportamento con me”.

Lui rimase in silenzio senza dire nulla, così io ripresi.

“Fare finta che non sia successo nulla non aiuterà nessuno dei due”.

“E invece faremo esattamente finta che non sia successo nulla. È stato un errore”.

“Tutte e due le volte?” chiesi ironica.

“Non è il momento di fare sarcasmo”.

“Per te è sempre il momento di fare sarcasmo, perché non dovrebbe essere lo stesso per me?”.

“Possibile che tu davvero non ci arrivi?” sbottò alla fine fermando la macchina e voltandosi a guardarmi.

“A cosa?”

“Io non ti merito, non merito nulla di te, ma Stefan si, lui è perfetto. Voi siete perfetti. Io sono solo un amico e tale resterò”.

Guardai i suoi occhi e vidi quanto gli costasse pronunciare quelle parole, ma se lui non voleva essere sincero in quel momento lo sarei stata io.

“Non so più vederti solo come un amico, non ci riesco più da tanto tempo. E vorrei che non fosse così, ma lo è. Credi che non ci abbia riflettuto? Che non abbia pensato alle conseguenze? Se ho aspettato è proprio perché avevo paura, paura che cambiando il nostro rapporto non saremmo stati felici come lo siamo ora”.

“Elena…”.

“No Damon, fammi finire. Avevo paura e c’è l’ho ancora, ma non voglio averla perché so che possiamo cambiare le cose, che possiamo essere molto più felici di così, basta solo che noi lo vogliamo”.

“Non è così semplice”.

“Si che lo è. Un giorno tu mi hai detto che per cambiare le cose basta avere solo un po’ di coraggio in più e io voglio averlo questo coraggio perché voglio essere felice”.

“Non potrai mai essere felice così. Io sono il cattivo, ricordi? Credi che io sia cambiato, ma non è vero. Sono sempre il cinico, doppiogiochista, presuntuoso e crudele vampiro di sempre. Io non ti merito, lo capisci? Ma mio fratello si ed è per questo che questa conversazione deve finire qui”.

“Sono le scelte che facciamo che dimostrano chi siamo veramente, molto più delle nostre capacità. Non ti ostinare a dire che sei cattivo, perché lo sappiamo tutti che in fondo non lo sei”.

“Non posso essere egoista con te”.

“Quindi mi stai dicendo che dovremmo rinunciare ad un ipotetico noi”.

“Non esiste un noi, Elena, e non esisterà mai. Un demone e un angelo non potranno mai andare d’accordo. Discorso chiuso. Oggi non è successo nulla”.

Una lacrima con forza spinse per uscire fuori e nonostante con il dito la scacciai via subito percepii la mia guancia bagnata.

Non potevo farmi vedere piangere, non da lui, non per le sue parole.

“Bene” dissi cercando di essere convincente.

“Bene” mi rispose lui rimettendosi in marcia.

Alzai il volume della radio e poi mi voltai a guardare il paesaggio fuori dal finestrino, ma quando iniziai a sentire gli occhi pensanti di lacrime presi gli occhiali da sole che avevo in borsa e li misi agli occhi.

Dalla posizione in cui ero messa, Damon non avrebbe mai potuto vedermi piangere ed evitai di fare qualunque rumore in modo che non attirasse il suo udito vampiresco.

Facemmo tutto il ritorno senza dire una parole. Ogni tanto lui diceva qualcosa, ma prontamente incontrava il mio muro di silenzio e smetteva subito di parlare, per poi aggiungere qualcos’altro mezz’ora dopo.

Mi veniva da prenderlo a pugni. Io non facevo altro che lottare con me stessa per non piangere e lui, invece, era tanto tranquillo da far sembrare come se davvero non fosse successo nulla.

Durante quel viaggio rischiavo lo scleramento, se non fosse stato per il mio cervello che non faceva altro che ripetere quattro parole, le uniche quattro parole che potevano calmare i miei nervi: stiamo parlando di Damon.

Ed era appunto perché stavamo parlando di lui che potevo in qualche modo sperare che il suo comportamento non fosse altro che una maschera, non potevo che sperare che mi avesse detto quelle cose solo perché non si sentiva alla mia altezza, non si sentiva in grado di poter stare con me visto il suo modo di essere.

Speravo davvero che il motivo per cui mi avesse allontanata fosse che lui credeva di non meritarmi, perché non avrei retto il peso di sapere che lui non mi amava. Eppure adesso iniziavo anche a pensare che fosse così, in fondo lui non lo aveva mai detto. Il fatto che non lo avesse mai negato non significava che lo fosse.

Dopo qualche ora la mia attenzione venne colpita da un grande cartello: “Welcome to Mystic Falls”. Eravamo arrivati.

Mi resi conto subito che Damon si stava dirigendo verso villa Salvatore.

“Casa mia è da quelle parte se te ne fossi scordato”.

Le mie prime parole da quando avevo smesso di litigare e avevo usato un tono che non usavo da parecchio tempo con lui.

Sembravamo essere tornati indietro nel il tempo.

“Wow, la signorina ha ripreso a parlare. Pensavo avessi perso la lingua”.

“Non sto scherzando. Voglio andare a casa”.

“Ti ci sto portando”.

“A casa mia intendo” alzai leggermente il tono di voce.

“Ti porterò nella mia, invece. E resterai lì fino a quando questa storia non sarà finita. È troppo pericoloso andare da te”.

“Damon metti subito una dannata freccia e svolta verso casa perché è l’unico posto dove andremo. Sono stanca e ho bisogno di una doccia che farò nel mio bagno” urlai enfatizzando la parola “mio”.

“Fiato sprecato”.

“Non vorrai costringermi a scendere dall’auto mentre ancora la macchina è in marcia, vero?”

Vidi lui alzare gli occhi al cielo, consapevole che avrei vinto io.

“Detesto quando apri la bocca. Era meglio se continuavi con lo sciopero della parola” rispose sbuffando e svoltando per dirigersi a casa mia.

Restai in silenzio fino a quando non raggiungemmo la meta, poi scesi dalla macchina e senza nemmeno dargli il tempo di aggiungere nulla entrai in casa, ma non considerai la sua velocità sovrumana, il che implicava che me lo ritrovai ai piedi delle scale.

“Non ti ho chiesto di entrare” furono le mie parole prima di scansarlo e salire le scale che mi avrebbero condotto al piano superiore.

“Spiacente, l’hai già fatto in passato. Un suggerimento per il futuro, invece. Fai attenzione a chi inviti ad entrare in casa tua”.

Le sue parole mi arrivarono forte e chiaro nonostante io fossi già arrivata al piano di sopra. Sentii poi la porta dell’ingresso sbattere, segno che probabilmente fosse andato via.

Corsi nel mio bagno in camera e mi buttai sotto il getto dell’acqua ringraziando che non ci fossero né Jenna né Jeremy in casa. Quando l’acqua colpii il mio corpo mi lasciai cadere ad un pianto liberatorio e tutti i singhiozzi che ero stata costretta a trattenere per non farmi sentire da lui li liberai.

Restai sotto il flusso dell’acqua non so per quanto tempo e l’unica cosa che fui in grado di fare fu pensare a me e Damon, ad alcuni tra i tanti momenti che avevamo condiviso insieme, quei momenti in cui non avrei mai pensato di potermi innamorare di lui.

La prima volta che lo avevo visto, ad esempio.

 

Inizio Flashback

Ero andata a casa di Stefan. Bussai, ma nessuno venne ad aprire. Mi resi conto che la porta era aperta così entrai.

“Stefan” provai a chiamare.

Nessuna risposta.

Mi guardai attorno rendendomi conto che quella non era una casa normale, ma una sorta di reggia antica. Sembrava quasi un castello principesco.

Ad un tratto sentii un cigolio di porta, mi avvicinai alla direzione dalla quale avevo sentito provenire il rumore e vidi una finestra aperta dalla quale entrò furiosamente un corvo. Sussultai per la paura e mi voltai subito ritrovandomi a pochi centimetri dal viso di un ragazzo mai visto prima.

Era di una bellezza decisamente eterea, ma qualcosa mi incuteva timore nel suo sguardo, anche se non sapevo dire esattamente cosa.

“Scusa se sono entra così, ma la porta era aperta”.

Il ragazzo continuò a fissarmi per un po’, poi sorrise impercettibilmente e parlò.

“Tu devi essere Elena. Io sono Damon, il fratello di Stefan”.

“Non mi aveva detto di avere un fratello”.

“Stefan non è uno che se la tira” mi rispose e non mi fu difficile capire che era un complimento che rivolgeva a se stesso più che al fratello “prego accomodati. Stefan arriverà a momenti” mi disse poi facendomi strada nel salotto.

“Wow, questo è il vostro soggiorno?” dissi ridendo guardandomi attorno.

“Soggiorno, salotto, buono per un’asta. È un po’ troppo chic per i miei gusti”.

Sembrava sincero, fino a quando non prese a parlare di Katherine per insinuare su di me dubbi su dubbi.

Fine Flashback

 

Solo dopo mi resi conto che tra i due non scorreva buon sangue, ma avevo creduto davvero alle parole di Damon e dovevo ammettere che quel giorno, anche se per una frazione di secondo la mia preferenza era ricaduta su Damon.

Si era mostrato scherzoso, gagliardo, mentre Stefan non faceva altro che mostrarsi in qualche modo tormentato da qualcosa.

Non potevo sapere nulla allora, ma per un attimo l’avevo pensato davvero.

Chi avrebbe potuto dirlo che alla fine quell’attimo che in passato mi era sembrato un istante di pura follia alla fine si fosse mostrato reale. Alla fine era Damon che preferivo, era su di lui che avrei riposto la mia felicità se solo lui mi avesse concesso di farlo.

Cercai di scacciare via quei pensieri, di scacciare via il suo sorriso, i suoi occhi, ma più cercavo di farlo più il suo volto mi appariva chiaramente e un altro ricordo si impossessò della mia mente: il ballo per l’incoronazione della Reginetta di Mystic Falls.

 

Inizio Flashback

Quella doveva essere una giornata speciale. Mamma, quando era ancora in vita, aveva insistito tanto perché vi partecipassi.

“La nostra è una delle famiglie fondatrici e devi partecipare all’evento, ne hai diritto” continuava a ripetermi.

Alla fine mi aveva convita e mi ero iscritta, ma dopo l’incidente mi ero perfino dimenticata di averlo fatto, invece, oggi mi ritrovavo a dovermi vestire e acconciare pronta per partecipare ad un evento che sentivo, ormai, tanto lontano da me da non riuscire neppure a ricordarmi il motivo vero che mi avesse spinto a inserire il mio nome sulla lista.

Per di più Damon mi aveva appena confessato le attività “extracurriculari”, come le aveva definite lui stesso, di Stefan e il mio ragazzo non aveva fatto altro che ammettere quanto stava succedendo.

Il sangue umano lo stava trasformando in qualcosa di orribile e io non sapevo cosa fare per cambiare le cose.

Mi vestii cercando di mantenere la calma, poi uscii in corridoio aspettando che venisse chiamato il mio nome. Mi ritrovai da sola con Caroline mentre mi sporgevo dalla balconata per cercare il mio ragazzo.

“Vedi Stefan là sotto?” domandai alla mia amica.

Lei mi raggiunse e controllò.

“No. Solo il mio noioso accompagnatore di ripiego”.

“Cos’è successo a Matt?”

“Al lavoro non gli hanno fatto prendere un permesso per venire” mi spiegò “hey, cos’è successo a Stefan?” continuò poi.

“Non lo so. È sparito da qualche parte. Non lo so”.

Non appena pronunciai quelle parole mi resi conto di quanto fosse assurda la mia presenza lì. Dovevo correre a cercare Stefan, non restare lì in attesa che mi chiamassero per fare uno stupido ballo. Non ero più quel genere di persona.

Caroline, però, mi fece ragionare ricordandomi che se ero lì lo stavo facendo per mia madre e per nessun altro. Dovevo farlo, punto, glielo dovevo.

Chiamarono il suo nome e lei scese le scale.

“Elena, tu sei la prossima, andiamo” mi sussurrò la mamma di Tyler invitandomi ad avvicinarmi alle scale.

Acconsentii e mi preparai ad essere chiamata.

“La signorina Elena Gilbert accompagnata dal signor Stefan Salvatore”.

A quelle parole feci un bel respiro e iniziai a scendere le scale, ma di Stefan nessuna traccia. Avrei fatto la più brutta figura di tutta la mia vita.

Poi qualcosa cambiò. Ai piedi delle scale comparve Damon, nel suo magnifico completo nero e con la sua tipica espressione da bello e dannato che gli si addiceva alla perfezione.

E fu in quel momento che capii: Stefan non sarebbe apparso e Damon aveva preso il suo posto. Era lì ad attendermi, era lì a risparmiarmi una cattiva figura, era lì che mi permetteva di realizzare il sogno di mia madre di vedermi gareggiare per il titolo di reginetta di Mystic Falls.

Quando mi porse la mano e io gli diedi la mia avrei voluto dirgli “grazie”, grazie per essere stato lì per me nonostante io mi fossi sempre comportata in modo non troppo gentile con lui, nonostante io non mi fossi mai risparmiata di urlargli in faccia quanto lo odiassi, ma le parole che mi uscirono fuori furono altre.

“Dov’è Stefan?”

“Non lo so”.

Mano nella mano ci dirigemmo fuori e lì non potei fare a meno di sentire il commento di Jenna rivolto ad Alaric.

“Cosa ci fa con Damon?”

“Non ne ho idea” le rispose lui.

La musica riempii l’aria e noi iniziammo a ballare.

“Cosa faremo?” gli domandai.
“Al momento dobbiamo arrivare fino in fondo a questa cosa”.

C’era decisamente un forte imbarazzo iniziale, ma all’improvviso più andavamo avanti più mi veniva naturale ballare con lui.

L’imbarazzo ben presto lasciò il posto alla naturalezza, alla sincronia e quando il distacco venne colmato e mi ritrovai a ballare tra le sue

braccia sentii una strana sensazione. Sembrava come se ci fossimo solo io e lui, come se tutto il mondo fosse scomparso per lasciare il posto a quell’unione che si era creata, un’unione di anime che si sfioravano, senza riuscire a prendersi davvero.

Mi sciolsi come non credevo di poter fare e sorrisi, sorrisi in modo sincero seguita a ruota da lui. Mi dimenticai perfino di Stefan in quel momento.

Eravamo due esseri che si stavano in qualche modo fondendo in qualcosa di unico. Non avrei mai saputo spiegare quella sensazione che provai in quel momento e quando ci staccammo di nuovo sembrò come se la magia fosse svanita, come se il filo che ci aveva appena avvolto si fosse spezzato e stranamente mi dispiacqui di questo.

Quei pochi minuti insieme a lui, stretta tra le sua braccia mi avevano fatto sentire meravigliosamente bene e non sapevo spiegarmi il motivo di tutto quello.

Fine Flashback

 

Adesso che ripensavo a quel momento era tutto chiaro. Era stato quello il momento in cui qualcosa dentro di me era cambiata, era stato quello il momento in cui avevo iniziato ad innamorarmi di Damon, ma non avevo mai voluto ammetterlo a me stessa, perché ammetterlo avrebbe fatto soffrire troppe persone, in primis me stessa.

Scacciai via quei pensieri, non potevo permettermi di continuare a pensare a lui, a lui che non mi aveva neppure permesso di rivelargli i miei reali sentimenti, a lui che aveva scelto per entrambi facendomi tacere una verità che finalmente avevo trovato il coraggio di urlare a gran voce.

Perché? Mi domandavo solo questo.

Forse il motivo era molto più semplice di quello che credevo. Forse Damon credeva davvero di non meritarmi, o forse semplicemente quella era una scusa campata in aria tanto per non farmi soffrire, ammesso che lui davvero avesse capito che ciò che cercavo di dirgli da quella mattina era appunto che lo amassi.

Uscii dalla doccia con una consapevolezza nuova: io e Damon non saremmo mai potuti stare insieme, viaggiavamo su due binari opposti, o almeno questo era quello che lui mi aveva fatto capire.

Ero pronto ad arrendermi? No, in realtà non lo ero.

Se lo amavo davvero, se davvero il mio amore era tanto forte come credevo avrei dovuto lottare per questo, i miei genitori me lo ripetevano sempre.

Io amavo Damon e avrei fatto di tutto per farlo capire a lui, l’avrei anche fatto innamorare di me se fosse stato necessario e se lui non lo fosse stato ancora.

Dovevo farlo per la mia felicità, anche se a dire il vero con ogni probabilità mi restava davvero poco da vivere, ma a maggior ragione dovevo farlo per questo. Se ero destinata a morire così giovane dovevo prima coronare il mio sogno d’amore e per farlo avrei prima dovuto fare una cosa, qualcosa che avrebbe fatto capire a Damon che ero certa delle mie idee, dei miei sentimenti, una cosa che dovevo fare per me stessa e soprattutto per Stefan perché io non ero Katherine e l’ultima cosa che volevo era giocare con i sentimenti di uno dei due o con quelli di entrambi.

Avrei dovuto parlare con Stefan, dirgli la verità e sperare che lui capisse le mie ragioni. Glielo dovevo.

Mi vestii in fretta e mi asciugai i capelli lasciandoli stranamente mossi, non avevo voglia di allisciarli. Quando fui pronta mi diressi in camera, non avevo nessuna voglia di andare a casa Salvatore e al diavolo se Katherine fosse venuta a cercami in casa mia. Prima o poi mi avrebbe trovata lo stesso e quando lo avrebbe fatto poteva uccidermi in ogni momento lei avesse voluto.

L’incantesimo gli permetteva di fare tutto ciò che voleva con me senza che gli altri avrebbero potuto tentare di ucciderla.

“Mi sembra il momento sbagliato per un cambio di look, non trovi?”

Sobbalzai a sentire quella voce, ma in fondo dovevo aspettarmelo. Conoscendolo dovevo immaginare che non mi avrebbe lasciata in casa da sola, non con Katherine in giro.

Sapevo che si riferisse ai capelli. Di solito erano proprio questi che mi distinguevano dalla vampira, i miei lisci e i suoi mossi, ma non avevo voglia di discutere, non in quel momento.

Era comodamente seduto sul mio letto con il mio peluche preferito posizionato sulla sua pancia, come sempre ogni volta che mi sorprendeva facendosi trovare in camera mia. Aveva messo su l’espressione tipica di quando tirava le sue solite battutine e nonostante fossi arrabbiata con lui non potevo evitare di pensare a quanto fosse dannatamente sexy.

“Cosa diavolo ci fai in camera mia?”

“Mi accerto solamente che mi seguirai a casa mia”.

“Ti avevo detto che sarei venuta”.

“Spiacente, ma non mi fido. So che non lo avresti fatto”.

“Grazie, ah” mi lamentai pur sapendo che aveva ragione.

“Dico solo la verità, ti conosco”.

“Quale verità?”

“Quella in cui cerchi di elaborare folli missioni suicide”.

“Ok” alzai le mani in segno di resa “andiamo”.

Presi la borsa e lo seguii cercando di non guardarlo. Il sorrisino straffottente che aveva messo su mi dava proprio sui nervi.

Era come se non fosse successo nulla tra noi e questo oltre che infastidirmi parecchio mi faceva male, davvero tanto.

Quando arrivammo a destinazione, dopo che per tutto il viaggio non avevo aperto bocca limitandomi ad ascoltare le stupide battutine di Damon, sbottai.

“Hai intenzione di fingere che vada tutto bene?” domandai.

“Non va tutto bene, non fin quando Katherine è in vita”.

“Non mi riferisco a lei e lo sai”.

“Ne abbiamo già parlato, discorso chiuso. Non è successo nulla”.

“Non sono certa che Stefan la penserà allo stesso modo quando lo saprà”.

“Stefan non lo saprà” mi disse serio voltandosi a guardarmi.

“Si, invece e sarò proprio io a dirglielo”.

“Elena non costringermi a usare il trucchetto degli occhi ammalianti” disse riferendosi alla possibilità di soggiogarmi.

“Non lo faresti”.

“No fino a quando non mi costringerei a farlo”.

“Mi fido di te”.

“E fai male”.

Non gli diedi ascolto e uscii dall’auto dirigendomi verso l’ingresso di casa, ma lui fu più veloce e mi precedette bloccandomi il passaggio.

Si avvicinò a me pericolosamente e quando fu a qualche centimetri dal mio viso prese a parlare addolcendo decisamente il suo sguardo.

“Elena, ti prego. Non hai idea di quello che dici. Sei confusa. Non rovinare tutto quello che hai costruito solo per qualcosa di passeggero” mi disse dolcemente.

“Tu non sei passeggero”.

Anche io ammorbidì il mio tono.

“Promettimelo”.

“Non credo di poterlo fare”.

“Allora promettimi che almeno ci penserai bene”.

“Questo posso farlo” risposi sinceramente.

“Bene”.

“Bene”.

Dopo un’ultima occhiata entrammo dentro. Non sapevo quanto avrei potuto reggere lo sguardo di Stefan, non adesso che sapevo, non adesso che gli nascondevo qualcosa.

Amavo Damon, lo amavo troppo per far finta di nulla e nonostante le parole di Damon, nonostante la promessa che gli avevo fatto, non potevo fare finta di nulla.

Avrei dovuto parlare con quello che nella mia testa consideravo, ormai, il mio ex fidanzato.

 

Robsten23

 

 

Volevo ringraziare tutti coloro che leggono la mia storia, chi l’ha inserita nelle preferite, nelle seguite e in quelle da ricordare. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi e anche tutti coloro che recensiscono.

Un bacione e grazie ancora.

 

Prossimo aggiornamento: Martedì 15 Marzo

 

  
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: robsten23