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Autore: miss_schwarzen    11/03/2011    2 recensioni
Osservò il ragazzo con il cappuccio e lo bloccò per un braccio." Hey! Stai attento quando cammini!" Lui si abbassò leggermente il cappuccio e Eveline potè notare che era un ragazzo più o meno della sua età, aveva dei corn e una fascia che gli copriva la fronte e gli dava un’aria da duro."E tu invece sta attenta a come parli." rispose glaciale il misterioso ragazzo Eveline spalancò gli occhi e lo vide mentre se ne andava, rimettendosi il cappuccio.Bill corse verso di lei e la scosse leggermente "Hey! Tutto ok?".Eveline continuava a guardare quel ragazzo che si mischiava nella folla. "Si. Tutto ok. ". Odiava essere contraddetta. Per fortuna non conosceva quel ragazzo, altrimenti non gliel’avrebbe fatta passare liscia per i prossimi cinquant’anni.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Nightmare
 
Incubo. Era ormai diventato un incubo.
Dopo quell’incontro, Eveline sognava quel misterioso ed irritante ragazzo ogni notte. Non le dava un attimo di pace e lei era costretta a ricordarsi il suo viso ogni singolo giorno.
I suoi pensieri furono bloccati dal campanello.
Osservò la sveglia sul comodino: erano le otto e venti e lei era seduta inerme sul letto e pensava ancora a quel corn-man ; Bill l’avrebbe ammazzata.
Si passò una linea di matita all’interno dell’occhio e corse verso la cucina, vide Bill che la guardava stranito e si limitò a sorridergli , essendo troppo occupata ad infilare le scarpe mentre apriva il frigorifero.
<< Ancora in ritardo?! >> chiese il moro scrollando le spalle e raggiungendo l’amica in cucina.
<< Scusa Bill! Non mi ero accorta dell’orario... >>.
Il ragazzo roteò gli occhi ed Eveline si appoggiò su una sua spalla, ancora intenta ad allacciare le scarpe e ad addentare uno spicchio di arancia.
<< Io vorrei capire che ti passa per la testa! Piuttosto, che VI passa per la testa! Mia mamma sta anche lei fra le nuvole! >> disse Bill esasperato aprendo le braccia e buttando la testa leggermente indietro.
<< Pronta!! Andiamo! >> disse Eveline ignorando per qualche minuto lo sfogo di Bill. Prese le chiavi dell’auto e uscirono di casa.
Una volta entrati in macchina,  la ragazza riprese il discorso di Bill.
<< Cosa dicevi di tua mamma?  >> chiese curiosa mentre imboccava la strada per andare a scuola.
<< E’ strana... Sta così da una settimana. E’ sempre con la testa fra le nuvole, si dimentica di alcune cose e ha un sorriso da ebete stampato sulla faccia. >> spiegò il ragazzo abbattuto.
Eveline corrugò la fronte e pensò per qualche secondo. Tutte quelle caratteristiche erano di una persona... << Bill non è che tua mamma è innamorata???  >> chiese Eveline maliziosa.
Bill si voltò spalancando gli occhi.
<< Ma è impossibile! Non ha una vita sociale da...beh, da mai! >>
<< Che ne sai?! Magari l’ha incontrato al supermercato, oppure è lo stesso cassiere del supermercato. >> osservò Eveline.
Bill si voltò verso di lei quasi sconvolto.
<< Cosa?! Ma se quel tizio è gay?! E poi no. Mia mamma non si innamora. >>
<< Mai dire mai caro mio! >> disse l’amica al moretto mentre si era voltata verso di lui per mostragli un sorriso malizioso.
Poi, accadde tutto in qualche secondo, mentre entrava nel cancello del gymnasium.
Una suonata insistente di clacson le fece riprendere il controllo dell’auto e notò che aveva quasi tagliato la strada a una Cadillac nera che usciva dal parcheggio della scuola.
Il guidatore dell’auto rallentò e Eveline, ancora scossa dallo spavento, osservò il conducente da dietro al finestrino.
Due occhi. Gli stessi che aveva incontrato, o meglio dire, scontrato in quel negozio una settimana prima.
Lui la osservò per qualche secondo e la fulminò col solo sguardo, poi se ne andò.
Eveline rimase quasi paralizzata.
Era possibile che doveva sempre scontrarsi, in un modo o nell’altro, con quel tizio?!
Questa situazione le stava iniziando a dare i nervi.
Mise la quinta e occupò il primo posto libero nella zona parking sul retro della scuola, prese la sua cartella e scese dall’auto sbattendo la portiera.
<< Eve! >>
<< Bill per favore. Non abbiamo tempo. Siamo in ritardo... >> disse lei con un tono nervoso e leggermente acido, ma fu bloccata dall’amico: <<  ...ma...  >>.
Eveline raggiunse Bill, prendendolo per un braccio.
<< Niente “ma” Bill. Abbiamo lezione adesso. >>
Il ragazzo la guardò per l’ennesima volta stranito.
<< Donne. Quanto le odio quando fanno così! >>
 
 
Bill guardò l’orologio e poi Eveline.
Erano appena passati venti minuti dall’inizio della lezione, ma era come se fosse passato un secolo.
La professoressa Müller stava spiegando con enfasi un nuovo autore Tedesco e ne stava presentando l’opera; ovviamente Bill non aveva preso uno stralcio di appunti e non aveva l’intenzione di farlo.
Decise che seguire quel discorso sarebbe stato noioso più di quanto non lo fosse stato già; mandò, quindi, un foglietto ad Eveline che era assorta nei suoi pensieri e fissava il vuoto con un’aria abbastanza crucciata.
 
Cosa ti è successo oggi, quando siamo arrivati?
 
Bill fece svolazzare il foglietto sul banco dell’amica, che lo lesse non appena si accorse di averlo ricevuto.
Il ragazzo, nel frattempo, era curioso di conoscere la risposta.
Non aveva ancora capito la motivazione per quel cambiamento di umore improvviso, certo: aveva quasi preso in pieno una Cadillac da 140.000 euro, ma il conducente non era nemmeno sceso a chiedere spiegazioni o a lamentarsi dell’accaduto.
Dopo qualche secondo di attesa, arrivò il foglietto.
 
Niente Bibi! Tranquillo J
 
Rilesse quel foglio e guardò l’amica stranito.
Non si fidava di quel “tranquillo”. C’era sicuramente qualcosa che non gli aveva detto e lui doveva scoprirlo.
 
Sicura Eve??!!
 
Ricevuto il messaggio, Eveline si voltò verso Bill mostrandogli un lieve sorriso e annuendo, cercando di sembrare più convincente possibile.
<< Mi farebbe piacere se voi TUTTI seguiste la lezione prestandomi una certa attenzione!  >> disse la prof. Müller, interrompendo il suo discorso.
Eveline e Bill alzarono lo sguardo verso la professoressa e iniziarono a prendere appunti, subito dopo essere stati fulminati dallo sguardo della professoressa.
<< Ed ora. Vorrei parlarvi di una cosa. >> iniziò seria la Müller.
Gli alunni alzarono lo sguardo verso di lei.
Bill sussurrò all’orecchio di Eveline: << Come se non avesse fatto altro nelle ultime due ore!  >>
Eveline sorrise impercettibilmente e tirò un leggero buffetto sul braccio all’amico.
<< Allora. Questa classe riceverà un nuovo acquisto, alias: avrete un nuovo compagno tra voi. Per ora non posso dirvi nulla, ma lo conoscerete molto presto. Anche se credo che alcuni di voi conoscano già la sua prestigiosa famiglia di imprenditori. >> concluse la prof. con un tono serio, ma allo stesso tempo sognante.
Tra i ragazzi si sollevò un leggero brusio.
Tutti si chiedevano chi fosse questo “nuovo ragazzo”: Mark Schneller sorrideva ai suoi compagni trionfante, la capo cheerleader sorrideva sognante, i secchioni erano impassibili.
Eveline guardò Bill.
<< Chi è?!  >>.
Come risposta ricevette un semplice e secco “boh”.
Una sensazione prese il sopravvento nella testa della ragazza: che ci faceva quel “corn-man” nel parcheggio della sua scuola? Poteva essere lui il ragazzo tanto atteso?
No. Non DOVEVA assolutamente essere lui.
Già rivederlo nel parcheggio non era stato un bel buongiorno, e soprattutto rivederlo in quel modo!
Rabbrividì per qualche secondo e cercò di non pensarci, almeno per un po’. Almeno fino a quando quell’incubo non avesse visto la parola fine comparire nel suo corso.
Prese il suo zaino e uscì dalla classe accompagnata da Bill che, sempre più preoccupato, la osservava in silenzio.
Era l’ora della ricreazione e, di solito, loro andavano a consumare la merenda nel posto meno popolato.
Quel giorno scelsero le scale della porta di emergenza: un posto sicuro e nascosto.
<< Eveline. Ti vedo strana. >> incominciò Bill accarezzando la spalla dell’amica.
Eveline socchiuse gli occhi.
<< Ma Bill. Ti ho già detto che sto bene. >>
Niente. Il ragazzo non la credeva ancora.
<< E’ da una settimana che stai così. Ti conosco meglio di chiunque altro, meglio di te stessa. Non puoi negarmi una cosa che è evidente. >>
La ragazza sbuffò leggermente e si voltò verso l’amico, toccandogli una guancia.
<< Bill sto benissimo. Fidati. Non ci sarebbe nessun motivo al mondo che mi porterebbe a mentirti. E se anche lo facessi, è per una buona causa... Davvero... Fidati. >> sorrise ripensando a quanto fosse sensibile l’amico nei suoi confronti.
<< Ti voglio bene. >> disse infine, come per porre un punto al suo discorso.
<< Anche io.  >> sussurrò Bill.
 
Come ogni giorno, Eveline pranzò a casa di Bill e notò anche  lei un certo cambiamento nell’atteggiamento di Simone: sorrideva sempre, canticchiava mentre puliva i piatti e aveva persino preparato una torta alle mele.
Qualcosa non andava.
<< Simone! Ti vedo particolarmente solare oggi! >> esclamò Eveline, mentre sorseggiava il The.
L a donna sorrise, mostrando tutta la sua bellezza.
<< Oh mia cara Eveline! E’ una sensazione bellissima essere solari e gioiosi! L’ho detto anche a mio figlio sai?! Dovrebbe essere più colorato e gioioso anche lui! >>.
Bill simulò un conato di vomito e scosse la testa.
<< Certo mamma ! E così ritorniamo alla moda dei figli dei fiori! >>.
Eveline lo rimproverò con lo sguardo e Simone scompigliò i capelli del figlio.
<< Ah! Voi adolescenti! Con le vostre crisi ormonali vedete tutto il mondo scuro e grigio!! Ma adesso non ci pensiamo: voi andate a fare i compiti e io finisco di sistemare qui. >>.
La donna si alzò dal tavolo e iniziò a cantare “Somewhere over the rainbow”.
Bill e Eveline salirono in camera del ragazzo e si buttarono sul letto.
<< Ma la vedi?! E’ particolarmente suonata! >> esclamò il moro.
<< Dai Bill! Lasciala stare, te l’ho detto: secondo me è innamorata. >> disse convinta Eveline sorridendo sognante.
<< Mah.. a me sembra più una donna psicopatica e bisognosa di cure, quando fa così. >>
<< Quanto sei catastrofico!!! >>
<< A proposito di catastrofe!! >> disse Bill prendendo il libro di letteratura inglese, << Sai che il prof. Lesley farà una catastrofe domani, se non studio tutto Wilde?! >>.
<< Solo a te?? Guarda che c’ero anche io nella “ lista nera ” >> disse la ragazza virgolettando le ultime due parole.
<< Ah è vero. Beh... mi farai compagnia! >>
<< Oh! Non vedo l’ora!!>> esclamò con falso entusiasmo Eveline, ricordando le interrogazioni fatte con il suo migliore amico. Erano perlopiù delle performance di gesti e suggerimenti vari, che si concludevano con una sufficienza tirata per entrambi.
 
 
Nuovo giorno. Stessa scuola. Stesse facce e stesse situazioni.
Ecco cosa si provava nella metà della seconda settimana dell’anno scolastico.
Lezione di letteratura inglese. Aula numero 5.
Bill Trümper e Eveline Franz interrogati su Oscar Wilde.
Il  professore osservava annoiato i suoi alunni, soffermandosi qualche secondo su ognuno di essi; Bill stava esponendo le trame delle opere più famose dell’autore inglese quando qualcuno bussò alla porta.
<< Avanti! >> disse Lesley con un tono altrettanto annoiato.
Il vicario del preside varcò la porta, catturando l’attenzione di tutti i ragazzi. Bill sospese il suo discorso e Eveline si voltò verso la porta.
<< Ecco il vostro nuovo compagno: Tom Kaulitz! >> esclamò il vicario mentre il ragazzo entrava.
Non appena entrò spalancò gli occhi.
<< Di nuovo lei! >> pensò il ragazzo.
Eveline ebbe la stessa reazione.
<< Di nuovo lui. >> pensò la ragazza.
<< Benvenuto Tom! Prendi quel banco vuoto lì infondo. Se non stai bene, parlane con la coordinatrice e ti troverà  un’altra postazione.
Tom rimase ancora concentrato sugli occhi della ragazza, che lo guardava con un misto di sorpresa e odio.
Dopo qualche secondo si accorse che il prof. Lesley gli aveva appena detto una cosa e si precipitò a risponderlo.
<< Certo. >>
Eveline abbassò lo sguardo incredula e Tom la oltrepassò lasciando un’ondata di profumo maschile dietro di sé.
Il suo incubo, forse quello più grande e quello più insistente e irritante era diventato realtà.
Aveva bisogno di riflettere. Di ragionare.
Avere a che fare con un incubo di qualche ora della notte era una cosa, ma avere a che fare con una realtà che ti gira intorno era un’altra.
Eveline si sentì improvvisamente debole. Si sentì mancare la capacità di reagire e di trovare una soluzione giusta e razionale.
No. Tom Kaulitz sarebbe rimasto al suo posto e soprattutto non sarebbe riuscito a distruggere, nel giro di qualche secondo, tutte le sue sicurezze.  Mai più, o almeno lo sperava.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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