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Autore: ignorance    12/03/2011    9 recensioni
« Aspetta un attimo, B…Bu…Eunuco! »
Genere: Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Bagoa, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Commenti dell'autrice: Codesta storia è in cantiere da settimane. L'idea m'è venuta mentre facevo la doccia, e ho dovuto aspettare che l'ispirazione mi cogliesse per buttarla giù -ma giacchè so che a voi non interessa, passeremo ad altro. Sfortunatamente -o fortunatamente, dipende dai punti di vista- alla fine l'ispirazione si è presentata ieri sera. Non ho idea di dove mi porterà questa storia, anche se una certa trama ce l'ho già in mente. Non vorrei che tiraste fuori i vostri trinciapollo in dotazione, percui avviso la gentile clientela che questa è un Demenziale, e forse già questo è un eufemismo. As usual, ai posteri l'ardua sentenza! :D Che tanto ardua alla fin fine non è, basta che mi diciate che fa schifo ed è finita lì.
Disclaimers: I personaggi mi appartengono dal primo all'ultimo..Ma a chi la do a bere? Nessuno me li vuol regalare per Natale, ma mi accontento.

***

Efestione saltellava per i corridoi del castello, incurante di tutto.

Gli passavano addosso gli sguardi stralunati dei suoi soldati.

Neanche lo sfiorava l’idea di fermarsi ad aiutare le serve che avevano fatto cadere il contenuto del loro cesto al suo passaggio.

Non lo turbavano nemmeno gli strilli estasiati delle dame del castello che lo vedevano andare in giro stranamente più gaio del solito.

…No, non gioioso.

Per l’occasione, quella mattina aveva messo la casacca di un rosa non proprio pallido che gli aveva regalato il suo Alessandro per il loro anniversario, confidando che se la sarebbe messa nei loro momenti intimi.

Non a caso, la particolare casacca aveva una grossa mancanza –o pecca, se così la si vuol chiamare-: la parte che avrebbe dovuto coprire il suo grazioso didietro, del tutto superflua ai loro innocenti scopi, era un’evanescente strato di nulla assoluto.

Il generale canticchiava una canzoncina allegra, fischiettandone talvolta il motivetto nei pezzi in cui la sua memoria presentava lacune, quando s’imbatté in una figura china su un foglio di pergamena sgualcito.

Lungi da lui essere cortese e magari –e dico magari- salutare, Efestione sfoderò il suo passo incredibilmente felpato e raggiunse la figura alle spalle.

Si trovò ad arricciare il naso per via dell’odore nauseabondo che da essa proveniva, senza mancare di alzare un paio di innocenti dita e di portargliele al capo: l’eunuco di Alessandro.

Tutto preso dalla sua pergamena, l’eunuco non si accorse di essere osservato, né tantomeno delle oltraggiose dita, che offendevano nell’intimo la sua candida relazione con il Re dell’Asia.

Dopo ere passate a fissare stolidamente la pergamena vuota, cominciò a scribacchiare.

Ed Efestione, che si sentiva particolarmente in vena di pettegolezzi, si sporse sulla sua spalla per sbirciare.

Dall’inchiostro dell’eunuco nacquero pian piano delle parole, vergate con una calligrafia innocente e decisamente troppo arzigogolata.

E giacché il generale portava rispetto anche verso l’avversario, si trovò a pensare che quella scrittura –Quell’essere sapeva scrivere? Seriamente?- non si addicesse assolutamente ad una figura virile e dominatrice come quella dell’eunuco.

Ma, ben lungi dall’essere scoperto, restò in silenzio, osservando con interesse il compiersi di quel singolare avvenimento.

Caro Alessandro,
mio Re, mio sole. Ti scrivo questa lettera perché ho preso una decisione. Siccome hai bisogno di una progenie sana e forte che ti succeda nel regnare, e io non te la posso dare –io te la do anche, ma non succede niente!- credo che sia meglio che io me ne vada. Vivrò di stenti come ho sempre fatto fino a quando non hai avuto la geniale idea di sposarmi, insieme ai miei ventisette fratelli -tutti più grandi- che mi picchieranno a sangue per aggiudicarsi l’ultima pagnotta. Ma tu non piangere per me! Starò bene. Con amore,

Quando l’essere vergò le ultime parole, tutta l’accecante verità si presentò al suo cospetto e chiese perdono per non essersi presentata prima. Poveretta, aveva lasciato la carne a frollare.

Nell’angolino più remoto della pergamena, l’eunuco aveva aggiunto un nome, coronato di cuoricini e altre schifezze simili.

“Aha! Roxanne!” esultò tra sé Efestione, tronfio della sua incontenibile intelligenza.

E così era lei l’autrice di quello scempio!

Ma come, come aveva potuto una mente ingenua come quella dell’eunuco sottrarre quel pegno d’amore scritto con tanta cura da Roxanne?

L’eunuco rimuginò un attimo, poi aggiunse una frase, come a rimarcare –non troppo- la vera appartenenza della pergamena. Fosse mai che non gli venisse riconosciuto quel colpo di genio!

P.S. E spero che tratterai quella bellezza di Bagoa come si merita, facendogli calcare il tuo letto tutte le notti.

Ridacchiò, con una punta non indifferente d’isteria, e scorse un’ultima volta la pergamena.

« Direi che è perfetta » borbottò, con gli occhi che luccicavano maliziosi.

Efestione fece qualche passo indietro, cautamente, e si stampò in faccia un sorriso gioviale.

L’eunuco girò i tacchi e gli lanciò appena uno sguardo di tiepido disprezzo, piegando la pergamena con cura.

Il sorriso di Efestione si tramutò in una smorfia (mantenere le apparenze, Efestione!) mentre lo guardava voltargli le spalle ed avviarsi baldanzoso verso le terme, pregustandosi un bel bagno rilassante.

Un colpo di fulmine lo raggiunse.

« Un momento, B…! » esclamò, rincorrendo l’eunuco.

Dannazione, non era mai riuscito ad imparare il suo nome!

Fortunatamente, dall’alto di tutta la sua agilità da sex symbol del castello, riuscì a raggiungerlo e lo trattenne per un braccio –Ew! Niente peli!-

« Aspetta un attimo, B…Bu…Eunuco! »

Questi si girò, palesemente scocciato, e gli piantò le unghie nel braccio.

« Mi chiamo Bagoa, generale » soffiò con cattiveria, mentre Efestione gli mollava un paio di schiaffetti sulla mano per farsi lasciare.

Dopo qualche minuto di stallo, mentre si fissavano, Bagoa si decise a parlare.

« Beh? » sbottò, ritraendo le unghie e massaggiandosi il polso « Cosa volete? »

Efestione guardò a terra, imbarazzato.

« Volevo solo complimentarmi » ammise, fissandosi la punta dei sandali « Ecco, per il tiro che hai giocato a quella vacca di Roxanne »

Bagoa gli scoccò uno sguardo di apprezzamento.

« Beh, grazie » esclamò, orgoglioso, rivolgendogli un sorrisetto incerto. Poi si riscosse e fece un passo indietro, disgustato.

Avanti, Bagoa! È tutto un trucco per fregarti!

« Ma come, generale? Io non ho fatto niente! » esclamò, candido come le lenzuola scarlatte del letto in cui lui e Alessandro consumavano le loro notti. Poi, non contento, soggiunse:

« E poi la regina Roxanne è una bravissima persona, non mi sembra il caso di offenderla così! »

Efestione rimase interdetto per qualche istante, guardandolo con attenzione.

Proprio nel momento in cui Bagoa temette il peggio, il generale si strinse nelle spalle.

« Sarà stata la mia immaginazione » bofonchiò, poi gli voltò le spalle e ricominciò a canticchiare, saltellando via.

Bagoa scrutò la sua schiena giusto il tempo di arrivare al pezzo saliente e sgranò gli occhi.

Aveva decisamente bisogno di un bel bagno.

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Alla prossima, spero.
Quando, non ci è dato saperlo, però l'alone di mistero è intrigante, nevvero? :D

P.S. Il titolo non c'incastra nulla, lasciatemi perdere.
   
 
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