Buon pomeriggio!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
È un capitolo abbastanza lungo, ma prendetelo come un
regalo per voi per farmi perdonare per l’enorme ritardo.
Ci vediamo in fondo con le note finali di scuse e
spiegazioni.
Buona lettura ^_^
Capitolo 17
Bella POV
Non potevo dire di aver
dormito bene quella notte. Ero agitata, mi ero girata e rigirata nel letto come
una forsennata.
Quando i primi raggi di sole
cominciarono a filtrane dalle tapparelle, avevo già un occhio aperto.
La stanchezza si faceva sentire,
non osavo nemmeno immaginare che faccia avessi.
Il mio unico desiderio
sarebbe stato quello di uscire dall’ospedale e dirigermi a casa per sdraiarmi
sul letto e fare una sana dormita, ma c’era qualcosa di più importante da fare
quel giorno: dovevo cominciare a risistemare la mia vita, mettere a posto le
carte per tornare a scuola, organizzarmi per tornare a Phoenix prendere le
stretto necessario, avvisare mia mamma e a compere un compito molto arduo,
lasciare Daniel, definitivamente. Sarebbe stato difficile, ma avrei dovuto
farlo. Dovevo mettere fine a quella presa in giro, sia per me, ma soprattutto
per lui, era lui quello che veniva preso in giro maggiormente, non avrei
voluto, ma lo stavo facendo ed era giusto che lui potesse continuare la sua vita
senza di me. Aveva tutto il diritto di andare avanti.
Mi alzai dal letto, andando
in bagno a vedere come fossi conciata.
Non ero di certo un bello
spettacolo: occhiaie enormi, pelle bianca più del solito, capelli sparati. No,
non ero decisamente un bello spettacolo.
Mi sciacquai la faccia e in
qualche modo provai a sistemarmi i capelli.
Avevo decisamente bisogno di
tornare a casa, farmi una doccia e darmi una sistemata.
Quando uscii dal bagno mi
trovai davanti Edward con in mano un bicchiere di cartone di caffè.
<< Pensavo che ne
avresti avuto bisogno >> sorrise sghembo, allungandomi la mano in cui
c’era il caffè.
<< Grazie >> mi
avvicinai e ne bevvi subito un sorso.
Non dico che mi sentii
rinata, ma mi sentii leggermente meglio.
Mi rimisi nel letto continuando
a sorseggiare il mio caffè.
<< Stanotte eri molto
agitata >> disse Edward continuando a guardarmi quasi in fare
preoccupato.
<< Sei rimasto qua?
>> gli chiesi sorpresa.
<< Come sempre >>
mi sorrise dolcemente.
Il mio cuore non seppe
resistere a questa rivelazione. Cominciò a battere all’impazzata, facendomi
arrossire.
Edward aveva l’abitudine di
passare la notte con me quando stavamo insieme, ma non pensavo l’avrebbe fatto
anche in quel momento. Saperlo mi aveva stupito. Forse troppo.
Sentire il mio cuore battere
all’impazzata, avere le guancie più rosse del solito, mi aveva imbarazzato
ulteriormente e sapere che Edward poteva sentire tutti quei cambiamenti in me
non migliorava certo la situazione.
<< Appena arrivata
Carlisle, ti riporto a casa. Alice, verrà a prenderti lì più tardi >> mi
informò.
Annuii, concentrando tutte le
mie attenzioni sul bicchiere di caffè.
Cercai di darmi una calmata,
di contenermi, non potevo reagire così ogni volta che lui mi parlava insieme o
che mi faceva una rilevazione totalmente inaspettata.
Rimanemmo in silenzio, ognuno
concentrato nei propri pensieri, o meglio, io ero concentrata sui miei pensieri
per quanto lo sguardo di Edward perennemente su di me, non aiutava di certo la
concentrazione.
<< Buongiorno, Bella
>> esordì Carlisle quando varcò la soglia.
<< Buongiorno >>
sorrisi leggermente rilassata. La presenza di Carlisle smorzava leggermente la
tensione.
<< Allora, ti farò
qualche semplice controllo per vedere se va tutto a posto, ma non penso ci
siano problemi >> mi sorrise dolcemente.
Carlisle era sempre stato
calmo, paziente e gentile. Una persona davvero favolosa e pensavo non sarebbe
cambiato mai.
Mi fece seguire con uno
sguardo la luce, mi controllò la pressione e mi fece fare altri piccoli controlli.
<< è tutto a posto.
Puoi andare tranquillamente a casa, non sforzarti troppo, ma è solo una
precauzione, non voglio succeda qualcos’altro. >>
<< Grazie, starò
tranquilla, lo giuro >> gli sorrisi.
<< Ci vediamo, Bella.
Edward, ci vediamo a casa più tardi >> Edward annuì, per poi posare
subito lo sguardo su di me.
<< Vestiti che poi ti
porto a casa >> uscì dalla stanza senza nemmeno darmi il tempo di
rispondere.
Mi avvicinai all’armadietto
della stanza e tirai fuori i miei vestiti che erano piegati perfettamente.
Mi vestii velocemente ed
uscii dalla stanza, trovando Edward appoggiato al muro che mi aspettava.
<< Possiamo andare
>> dissi sorridendo.
Passammo davanti alla stanza
di mio papà e mi fermai.
<< Dici che è sveglio?
>> gli chiesi improvvisamente.
<< Sì, è sveglio,
entra. Sono sicuro che dovrai informarlo della notizia. Ti aspetto qua.
>>
Giusto. Mio papà non sapeva
ancora che avevo deciso di rimanere, di rimanere a Forks per stare con lui, per
aiutarlo, ma soprattutto per riprendere in mano la mia vita e per tornare nel
posto a cui appartenevo.
<< Buongiorno, papà.
Come stai? >> mi avvicinai verso il letto.
<< Bella! Carlisle, mi
ha detto che hai sbattuto la testa e che sei svenuta. Ma come hai fatto?
>> mi chiese preoccupato.
E ora che gli dicevo? Ero
famosa per la mia sbadataggine e per il mio poco equilibrio, non ci voleva
molto a inventare una scusa che sembrasse quanto meno plausibile, si stava pur
sempre parlando di me, no?
<< Sono scivolata. Sai
che il mio equilibrio è alquanto precario. Sono cose che capitano, ma ora sto
meglio >> gli sorrisi cercando di rassicurarlo.
<< Se lo dici tu. Stai
tornando a casa? >> mi chiese curioso.
<< Sì, sto andando a
casa a farmi una doccia e a sistemarmi. Papà, devo dirti una cosa >>
presi un profondo respiro.
<< Oddio, sei incinta.
>>
<< No! Ma cosa stai
dicendo? Non è una brutta cosa, papà, almeno, spero che per te non sia una
brutta cosa >> sorrisi leggermente in imbarazzo.
<< Ah, ok. Ero già
pronto ad andare ad uccidere qualcuno, non intendo Edward, sia chiaro, ma il
responsabile avrebbe pagato con la vita >> disse minaccioso.
<< Tranquillo, nessuno
pagherà con la sua vita >> sorrisi divertita. << Ho deciso di
restare, definitivamente stavolta. Tu hai bisogno di aiuto e… ecco… >>
<< Scommetto che io non
sono l’unico motivo per cui tu vuoi restare. >>
Abbassai lo sguardo in
imbarazzo.
<< No. >>
<< Lo immaginavo
>> si mise a ridere.
<< Oggi vado a scuola e
vedo se riesco a parlare con il preside o il vice, non voglio perdere un anno,
ormai siamo quasi alla fine >> esordì dopo qualche minuto di silenzio.
<< Mi sembra giusto.
Bella, sei sicura di voler tornare a Forks? Non dico che non ti voglio, sia
chiaro, ma, sei davvero sicura? >>
<< Non sono mai stata
più sicura di qualcosa, papà >> lo guardai negli occhi.
<< Va bene,
l’importante è che tu sia sicura, mi fa piacere averti in giro per casa
>> mi sorrise.
<< Adesso vado, vengo
più tardi. Oggi non dovrebbero anche farti uscire? >>
<< In teoria sì
>> sorrise felice.
Potevo solo immaginare quanto
volesse tornare a casa.
<< Ci vediamo più tardi
allora >> gli lasciai un bacio sulla guancia, stupendo anche me stessa e
me ne andai.
<< A dopo. >>
Mi chiusi la porta alle
spalle e sorrisi ad Edward che mi aspettava fuori.
<< Sapevo che l’avrebbe
presa bene >> mi disse sorridendo.
<< Adesso vedi anche tu
nel futuro? >> gli chiesi facendolo ridere.
Era da un sacco che non lo
sentivo ridere in quel modo.
La sua risata cristallina mi
aveva riempito la testa. Mi era entrata per non uscirne mai. Era qualcosa di
estremamente puro, di estremamente bello che non riuscivo a capire come avessi
fatto fino a quel momento senza sentirla.
Mi era mancata, dannatamente
mancata, anzi, penso di non averlo nemmeno mai sentito ridere in quel modo.
<< No, so solo leggere
nel pensiero, anche se con te non funziona, quindi mi tocca tirare ad
indovinare >> continuò a ridere.
Risi anch’io.
Effettivamente con me era
come se il suo potere fosse bloccato, non era ancora riuscito a capire come mai
con me il suo potere non funzionasse.
L’avremmo mai scoperto?
Probabilmente sarebbe rimasto un mistero per sempre.
Arrivammo alla sua macchina e
fui felice di ritrovare e di rivedere la sua Volvo metallizzata. L’avevo sempre
amata e poi era sua, come si poteva non amarla?
Come suo solito, mi aprì la
portiera e mi fece salire. A passo umano raggiunse il suo sportello, salì, mise
in moto e partì verso casa mia.
<< Sei sicura che non
ti serva una mano a scuola? Potrei sempre sfoderare il mio fascino con la
signora Cope, penso che non opporrebbe resistenza se gli chiedessi qualcosa
>> sfoderò il suo sorriso sghembo.
<< Vorrei evitare di
dover chiamare l’ospedale per un suo infarto. No, grazie, penso che io ed Alice
ce la caveremo benissimo anche senza di te. >>
<< Non è che sei un po’
gelosa? >> mi chiese ghignando.
Mi girai a guardarlo
indignata << E di cosa? >>
<< Del fatto che la
Signora Cope faccia pensieri impuri su di me >> ghignò.
<< Ma chi lo sapeva!
Oddio, davvero la Signora Cope fa pensieri impuri su di te? >> lo guardai
scioccata.
<< Qualcuno. A volte.
Non sempre >> stava morendo dalle risate.
<< Ma potrebbe essere
tua mamma >> gli feci notare, poi mi corressi. << Potresti essere
suo nonno! >> urlai indignata.
<< Ehi, non sono così
vecchio, massimo potrei essere suo padre, ma suo nonno di certo no >>
disse offeso.
<< Ma come sei
permaloso >> gli dissi tra le risa.
Rimase imbronciato.
La macchina si fermò davanti
al vialetto di casa mia, prima di quanto me lo immaginassi. Perché Edward
doveva avere il vizio di schiacciare così tanto il piede sull’acceleratore?
Perché aveva il vizio di correre? Avevamo passato troppo poco tempo insieme,
avevamo parlato e scherzato troppo poco.
Ok, dovevo dare una calmata
al mio cervello, stava lavorando troppo.
<< Ci vediamo più
tardi, ok? >> mi chiese guardandomi con il suo sorriso sghembo.
Annuii << A dopo.
>>
Scesi dalla macchina
lentamente, sperando che mi fermasse, sperando che facesse qualcosa, ma volevo
anche che mi lasciasse andare. Se solo mi avesse fermato, se solo mi avesse
fatto rimanere in quella macchina penso che non mi sarei trattenuta, gli sarei
saltata al collo e lo avrei baciato, lì, in quella macchina, dopo un anno e
mezzo di lontananza, avrei appiccicata le labbra sulle sue, avrei cercato un
contatto più profondo, sarei andata contro qualsiasi cosa in cui credevo, avrei
tradito Daniel e non volevo tradirlo, non volevo peggiorare maggiormente la
situazione. Era pur vero che in teoria Daniel lo stavo già tradendo, l’avevo
sempre tradito, con il pensiero, ovvio, ma l’avevo pur sempre fatto.
Ringraziai mentalmente Edward
per non avermi fermato, lo ringraziai nonostante sapessi che non mi potesse
sentire.
Entrai in casa e mi fiondai
in bagno ad aprire l’acqua della doccia per farla scaldare.
Mi spogliai lentamente,
lasciando che i pensieri mi scorressero sulla pelle come quella stoffa che mi
scivolava sul corpo.
Volevo farmi una doccia
rigenerante, volevo che il cervello si scollegasse e viaggiasse libero in
un’altra dimensione, in un mondo parallelo, in un mondo diverso, in un mondo
senza pensieri.
Entrai nel box doccia e mi
lasciai scaldare da quel getto caldo.
I miei pensieri? Non
esistevano. Le mie preoccupazioni? Erano lontane. Daniel? Praticamente non
esisteva. Edward? Sembrerà strano dirlo, ma anche lui in quel momento non
esisteva.
Il mio cervello era
completamente in stand by, l’unica cosa su cui sapeva concentrarsi era lo
scorrere dell’acqua caldo sul mio corpo, del profumo dello shampoo, della
consistenza del mio corpo, della morbidezza dei miei capelli. Sentivo ogni
fibra del mio corpo rilassarsi, sentii la stanchezza, le preoccupazioni di quei
giorni scivolarmi addosso, lasciare il mio corpo, lasciare i miei nervi che
stavano cominciando a rilassarsi.
Rimasi a lungo sotto quel
getto caldo, lasciando il cervello completamente scollegato, lasciando che
l’unico rumore udibile potesse essere il suono dell’acqua e non dei miei
pensieri.
Uscii dalla doccia,
avvolgendomi nel mio accappatoio morbido.
Tornai in camera mia e mi
sdraiai sul letto.
Lentamente i pensieri
ricominciarono a scorrere. Uno dopo l’altro cominciarono a riaffiorare. A molti
avevo già trovato una soluzione, ma ad altri, dovevo ancora pensarci.
Uno dei problemi che dovevo
affrontare era Daniel. Avevo deciso di restare a Forks, avevo deciso di ridare
una possibilità ad Edward, anche se lui non lo sapeva ancora. Avevo deciso di
lasciare Phoenix, probabilmente per l’eternità e questo comportava il fatto che
avrei dovuto lasciare Daniel, dirgli la verità, dirgli che amavo un altro,che
non avevo mai smesso di amarlo. Sapevo che dovevo farlo il più presto
possibile, sapevo che non dovevo perdere tempo, non volevo perdere tempo. Avevo
voglia di poter fare tutto quello che volevo con Edward senza avere il costante
pensiero che stessi tradendo Daniel.
Non l’amavo, questo è vero,
ma gli volevo un bene dell’anima, gli volevo bene come ad un fratello e non
volevo prenderlo ulteriormente in giro, l’avevo fatto fin troppo. Era giusto
che sapesse la verità, era giusto che lo lasciassi e gli dessi la possibilità
di continuare la propria vita, di cercare una nuova ragazza che lo amasse
davvero, che amasse solo lui, che lo amasse come io amavo Edward. Ne aveva
tutto il diritto e io non ero nessuno per impedirglielo.
Avrei preso un aereo il
giorno successivo, avrei controllato i voli e sarei partita immediatamente,
quella farsa non doveva durare un giorno di più, era già durata fin troppo.
Presi in mano il telefono.
Dovevo chiamare mia mamma, dovevo avvisarla della mia decisione, del mio
imminente ritorno e della mia partenza, probabilmente definitiva.
Uno, due, tre squilli…
<< Bella, come stai? Tutto bene? >> la voce squillante e allegra di mia mamma mi giunse
all’orecchio quasi come un colpo allo stomaco.
Mi sarebbe mancata quella
pazza, mi sarebbe mancata quella donna completamente fuori di testa. Mi sarebbe
mancata, davvero, ma ormai la mia decisione l’avevo presa.
Cercai di ricacciare indietro
le lacrime e deglutii il nodo che avevo in gola.
<< Tutto bene, mamma.
Tu? Tutto bene? >> la mia voce mi arrivò all’orecchio parecchio incrinata,
ma mia madre sembrò non notare la differenza.
<< Tutto bene. Come sta Charlie? Quando torni a
casa? >> Eccola la domanda che
non avrei mai voluto sentire. Ecco la domanda la cui risposta avrebbe
probabilmente spento l’umore a mia mamma.
<< Charlie sta bene.
Oggi tornerà a casa >> rimasi un attimo in silenzio e presi un profondo
respiro.
<< C’è qualcosa che non va, Bella? >> mi chiese preoccupata.
<< Ecco… Domani tornerò
a casa, ma rimarrò pochi giorni. Ho deciso di tornare a Forks, di tornare a
vivere qua insieme al papà >> il mio era un flebile sussurro, lo sapevo e
speravo che mia mamma aveva sentito, non avrei avuto la forza di ripeterlo di
nuovo.
Sapevo che probabilmente le
avrei dato un dispiacere, sapevo che probabilmente ci sarebbe rimasta male, ma
era quello che avevo scelto, era quella la mia decisione.
<< C’entra per caso Edward? >> mi chiese ghignado lei.
Rimasi perplessa. <<
Non ci sei rimasta male? >>
<< Bella, sei grande. Anche un anno e mezzo fa
hai deciso di partire e di trasferirti a Forks. Non fraintendermi, ti voglio
bene, averti qua con me è qualcosa di assolutamente fantastico, ma sei grande,
puoi prendere le tue decisioni e io non posso fare altro che accettarle. Non
dico che non mi dispiaccia, ma potrai pur sempre venire a trovarmi ogni tanto,
no? Poi, Bella, so che vuoi tornare a vivere lì anche per Edward, so quanto tu
lo ami e non abbia mai smesso di farlo, quindi, non sarò di certo io a fermarti
>> potei sentire nitidamente il
sorriso sulle sua labbra.
<< Grazie, mamma. Grazie
per aver compreso e comunque non torno solo per Edward, tornò per Charlie, ha
bisogno di qualcuno che gli dia una mano, non voglio abbandonarlo in questo
momento. >>
<< Comprendo, Bella. Non ti preoccupare. Quando
potrò riabbracciare la mia bambina per l’ultima volta? >> chiese ridendo.
A quel punto le lacrime fino
a quel momento trattenute, scivolarono lentamente sulle mie guancie.
<< Domani. Vedo se
domani ci sono dei voli e vengo, ok? >> tirai su con il naso.
<< Va bene, fammi sapere che vengo a prenderti
all’aeroporto. E Bella? >>
<< Cosa? >>
<< Non piangere, per favore >>
<< Mh-mh >>
<< Ci sentiamo più tardi. >>
<< A dopo >>
chiusi il telefono e mi asciugai le lacrime che avevano continuato a scivolare
sulle mie guancie.
Mi alzai e andai a rovinare
nella valigia che avevo portato da Phoenix, presi dei vestiti a caso e della
biancheria e mi vestii.
Poco dopo, sentii il
campanello di casa suonare e mi fiondai giù per le scale.
Quando aprii mi trovai
davanti un’Alice sorridente e vestita come al solito in modo impeccabile, il
sorriso smagliante che le rendeva il viso ancora più bello e luminoso.
Mi guardò in viso, ma quando
scese e vide i miei vestiti, la vidi fare una smorfia.
<< Bella, come ti sei
vestita? Dobbiamo andare ad incontrare il Preside, mica a parlare con la nonna
dei lavoretti di casa che devi fare in giardino. Per la miseria! La prima cosa
che faremo quando tornerai a Forks, sarà andare a fare shopping, devi rifarlo
questo guardaroba, è orrendo >> mi disse quasi indignata.
<< Non è poi così male
>> mi difesi.
<< Non è male? Bella,
va bene che i jeans non passano mai di moda, ma insomma, potresti renderli
carini con un top, con una magliettina un po’ scollata e qualcosa di un po’ più
carino invece di una semplice maglietta e una giacca di… di che tessuto è? Oh
per l’amor del cielo. Qua ci vuole dello shopping. Sì, appena tornerai lo
shopping non te lo toglie nessuno. >>
Sbuffai e uscii di casa.
Non volevo fare shopping, non
volevo sottopormi ad un immenso shopping con Alice. Non osavo immaginare quanto
mi avrebbe fatto diventare pazza.
Mi incamminai lungo il
vialetto, quando alzai lo sguardo, vidi una Porsche Gialla.
La guardai scioccata.
<< Me l’ha regalata
Edward, è sempre stato il mio sogno. Dopo tanto, me ne ha regalata una >>
mi spiegò raggiante.
<< Wow >> quella
fu l’unica cosa sensata che il mio cervello era riuscito a mettere insieme.
Mi avvicinai alla macchina e
salii al posto del passeggero.
<< Allora, quando
abbiamo sbrigato questa piccola faccenda, vieni da noi che guardiamo per il
volo? >>
Sapevo che ormai non mi sarei
dovuta stupire del fatto che Alice sapesse tutto, ma era più forte di me non
rimanere scioccata ogni volta.
<< Va bene >>
seppi solo dire.
<< Non preoccuparti per
Daniel, non preoccuparti, andrà tutto bene. È la cosa giusta, sai anche tu che
è la cosa giusto. Probabilmente lui la prenderà male, si sentirà ferito,
probabilmente usato, ma Bella, devi pensare alla tua felicità, devi pensare a
quello che vuoi tu e non preoccuparti di non far soffrire gli altri. Per una
volta metti davanti i tuoi desideri e metti da parte quelli degli altri
>> sorrise dolcemente.
Alice aveva ragione. Avevo
sempre pensato che i desideri e i bisogni degli altri fossero più importanti
dei miei, tendevo ad annullarmi, ad accontentare gli altri, ma per una volta
avrei dovuto fare solo quello che volevo, per me stessa, per me e per nessun
altro.
Daniel avrebbe sofferto, sapevo che lo avrebbe fatto, non potevo pensare che non ci sarebbe rimasto male, non potevo pensare che probabilmente sarebbe rimasto anche deluso dal mio comportamento. Sapevo tutto questo, ma per una volta volevo la mia felicità, per una volta non volevo vedere soffrire me stessa.
Daniel avrebbe sofferto, sapevo che lo avrebbe fatto, non potevo pensare che non ci sarebbe rimasto male, non potevo pensare che probabilmente sarebbe rimasto anche deluso dal mio comportamento. Sapevo tutto questo, ma per una volta volevo la mia felicità, per una volta non volevo vedere soffrire me stessa.
Quando mi riscossi dai miei
pensieri, eravamo già davanti alla scuola. La cosa che mi piaceva di Alice era
che sapeva lasciarmi i miei spazi, sapeva quando avevo bisogno di pensare,
quando avevo bisogno di una parola di conforto e quando avevo bisogno di essere
ascoltata. Sapeva sempre tutto ed era anche per quello che la adoravo.
Pensando ad Alice pensai
subito ad Helena. La mia dolce e amata Helena. Anche lei era così: sapeva darmi
i miei spazi, sapeva quando insistere, quando spronarmi, a volte faceva tutto
il contrario di quello di cui avevo bisogno facendomi riprendere, facendomi ragionare.
Era la mia più vecchia amica, la mia migliore amica da una vita. Non avrei
voluto lasciarla, se fosse stato possibile l’avrei portata con me e l’avrei
fatta vivere da Charlie. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di non lasciarla, ma
dovevo farlo, dovevo farlo per me. Ci saremmo risentite, avremmo potuto fare
qualche videochiamata, vederci in webcam. La nostra amicizia non sarebbe finita
nonostante i chilometri di distanza che ci separavano.
Scesi dalla macchina e
guardai quel cortile deserto segno che le lezioni fossero in corso, quel
cortile che avevo visto per molto tempo.
In un certo senso avevo
voglia di rivedere tutti, di rivedere Angela, Mike, Eric, Jessica, Lauren, ma
non avrei voluto di nuovo essere la nuova arrivata, la ragazza invidiata perché
stava con i Cullen, sapevo che sarebbe stato così.
<< Allora, pronta?
Dovremmo implorare parecchio la Signora Cope. Non penso ci lascerà parlare con
il preside così facilmente. >>
Scoppiai a ridere. <<
Forse era meglio che Edward venisse davvero. >>
<< Sarebbe stato
divertente, ma non penso sarebbe stato il caso. Vorrei lasciare Edward tutto
intero per adesso, serve a qualcun altro >> la vidi guardarmi con fare
malizioso.
<< Serve a me? >>
la guardai arrossendo.
<< E a chi altrimenti?
Insomma, Bella, tutta la famiglia appena ha saputo che saresti rimasta ha
immaginato quello che succederà. Tutti lo speriamo. Vogliamo bene sia a te sia
ad Edward. Sappiamo cos’ha passato nel periodo in cui non c’eri e io posso solo
immaginare quello che hai passato in questo anno e mezzo, vogliamo la vostra
felicità. Lo sai tu, lo sa lui, che l’unico modo per essere felice è di stare
insieme. >>
<< Sai che non è così
facile >> abbassai lo sguardo imbarazzata.
<< Sì, lo so, ma già il
fatto che tu abbia deciso di tornare, è segno che vuoi riprovarci, che almeno
una minima speranza gliela vuoi dare ancora. Certo, so che lo stai facendo
anche per Charlie, ma non è l’unico motivo. >>
<< Non è meglio se
andiamo? Non vorrei incontrare gli altri oggi >> cercai di cambiare discorso
altamente in imbarazzo.
Sentii Alice ridere.
<< Sì, andiamo >>
continuò a ridere mentre ci dirigemmo verso la segreteria.
Camminando per la scuola i
ricordi non fecero altro che riaffiorare, non potevo trattenerli, sinceramente
non ci provai nemmeno. Tutti i singoli momenti che avevo passato in quei posti,
in quelle aule, in quella segreteria.
Come potevo dimenticare quel
giorno in cui Edward mi aveva guardato con quello sguardo scuro? Con quello
sguardo che solo successivamente avrei scoperto che era dovuto dalla sua sete,
dalla sua voglia del mio sangue? Come potevo dimenticare la velocità con cui
lasciò la stanza? Come potrò dimenticare le sensazione che provavo solo in sua
presenza? Non avrei mai potuto farlo.
La signora Cope alzò il viso
appena sentii la porta chiudersi.
<< Alice, cara, c’è
qualche problema? >> le chiese sorridente.
<< No, io non ho nessun
problema. Sono solo venuta ad accompagnare Bella, se la ricorda? >>
<< Ah, sì, Bella. La
nuova arrivata di un paio d’anni fa, vero? La figlia di Charlie? >> aveva
davvero un’ottima memoria o forse dovrei dire che Forks era talmente una
piccola cittadina che tutti sapevano tutto di tutti.
<< Sì, sono proprio io
>> arrossii leggermente.
Non mi sarei mai abituata ad
essere al centro dell’attenzione.
<< Cosa ti serve,
tesoro? Qualche problema? Ma, aspetta un secondo. Tu non sei più studentessa di
questa scuola, sbaglio? >> aveva un sopracciglio inarcato.
<< No, non sbaglia. Mi
sono trasferita un anno e mezzo fa, sono tornata a casa. >>
<< Ah proposito, mi
dispiace per tuo padre. Ho saputo. Come sta? >> odiavo i piccoli paesini,
li odiavo.
<< Sta bene. Oggi torna
a casa, poi io lo aiuterò nelle piccole cose >> aggiunsi sperando di
farle capire che avessi qualcosa di meglio da fare che aggiornarla dei gossip
che mi riguardavano.
<< Hai deciso di
tornare? Vuoi tornare in questa scuola? A questo punto dell’anno? È rischioso.
Tu non dovresti anche prendere il diploma quest’anno? >>
Annuii, messa totalmente in
imbarazzo da quelle domande a raffica.
<< Non so se la cosa
sia possibile. Non sarebbe più facile rifare l’anno? >>
<< COSA?!? Perdere un
anno? Non si potrebbe trovare un accordo? >> chiesi cominciando ad andare
già in panico.
<< Non lo so.
Bisognerebbe vedere. Sarebbero procedure che richiederebbero qualche giorni,
credo. >>
<< Non è possibile
parlare con il Preside? O con il Vice? Magari loro saprebbero trovare una
soluzione a questo piccolo problema >> Alice si mise in mezzo per la
prima volta.
<< Con il Preside?
Alice, sai che bisogna avere un appuntamento >> usò un tono di
ammonimento come per farle capire che non era così semplice.
<< è una cosa
importante. È una situazione speciale e magari se parlassimo con il Preside
riusciremmo a trovare una soluzione tutti insieme. Si renderà conto anche lei
che perdere l’anno a questo punto, sarebbe davvero un peccato e che Bella
comunque viene a Forks per il padre. Ha avuto un infarto, è un caso speciale.
Davvero non potremmo fare niente? >> vedere Alice sfoderare tutta la sua
dolcezza, tutta la sua bellezza, era qualcosa di assolutamente strano.
Sapevo benissimo che noi
umani vedessimo i vampiri come qualcosa di perfetto e di assolutamente
irraggiungibile, ma non pensavo che avessero lo stesso effetto su tutti gli
essere umani, uomini o donne che fossero.
<< Adesso non ha
appuntamenti. Potreste andare a parlargliene e vedere che cosa potete fare
>> le sorrise.
Era stato tutto così facile?
Pensavo ci sarebbe voluto davvero di più.
<< Grazie. Ci vediamo
>> Alice le sorrise.
<< La ringrazio
>> le sorrisi anch’io.
<< Di niente, cara.
Spero di rivederti presto >> mi sorrise cordialmente.
Oltrepassammo la segreteria e
ci dirigemmo verso l’ufficio del preside.
Bussammo.
<< Avanti >> la
voce del Preside White ci arrivò bassa e baritonale.
Non avevo mai visto il
Preside quando ero rimasta in quella scuola, sinceramente non sapevo nemmeno
della sua esistenza. Certo, sapevo che ogni scuola ne avesse uno, ma nella
Forks High School, non avevo mai sentito nominare un preside White, non avevo
mai nemmeno sentito qualche insegnante che minacciasse un alunno di mandarlo
dal preside.
Non ero decisamente preparata
a quello che mi trovai davanti. Il preside è un uomo giovane, sui quarant’anni
o poco più, brizzolato, alto, occhi verdi, corpo possente. Ero pronta a trovarmi
davanti un panzuto con gli occhi e basso, invece mi ero trovata davanti un uomo
decisamente molto sexy, forse era per quello che non ne sapevamo niente,
altrimenti tutte le studentesse avrebbero fatto di tutto per andare da lui.
Ci salutò educatamente e ci
porse la mano, presentandomi. Come se il quadretto non fosse già abbastanza
perfetto, aveva anche un sorriso da infarto. Dovevo ammetterlo, quell’uomo
aveva fascino, un fascino diverso da quello di Edward, ma non era davvero
niente male, anche Alice ne era rimasta parecchio colpita e se colpiva lei…
Cercando di darmi un
contegno, cominciai a spiegare la situazione, spiegai più o meno nei dettagli
quello che era successo, venendo interrotta da lui ogni tanto che mi faceva
qualche domanda.
Quando ebbi finito, rimase
parecchio a pensare. Dalla sua faccia ero già pronta a pensare che non ci
sarebbe stata soluzione e che avrei avuto solo due scelte: tornare a Forks, ma
perdere l’anno oppure restare a Phoenix, finire l’anno, diplomarmi e tornare a
Forks. L’idea non mi piaceva, figuriamoci metterla in pratica.
Non volevo rimandare il mio
ritorno, non volevo aspettare ancora un po’, volevo tornare, volevo stare con
mio papà, ma soprattutto, volevo tornare con Edward. Non avrei accettato l’idea
di passare altri due o tre mesi a Phoenix per diplomarmi, certo, non volevo
nemmeno perdere l’anno.
Speravo che quel preside così
sexy avesse anche una soluzione al mio problema.
Dopo minuti di tensione in
cui mi sarei mangiata volentieri le mani, aprii quella bocca seducente.
Aveva una soluzione! Aveva
una soluzione per me! Lo adoravo, sul serio.
Cominciò a farmi un sacco di
domande sul programma di quell’anno, su cosa avevo fatto, su cosa avevo
studiato. Alla fine di tutto quell’interrogatorio, scoprii che fossi leggermente
più avanti rispetto ai miei compagni di Forks e che non avrei avuto nessuno
problema a tornare a scuola. Mi ritenevo fortunata, possibile che noi di
Phoenix fossimo talmente intelligenti da essere avanti con il programma? Ne
dubitavo, ma la cosa importante era che potevo tornare e che non ci sarebbero
stati problema. Stranamente la fortuna era dalla mia parte.
Feci subito l’iscritto,
compilando carte e scartoffie varie. Il preside si sarebbe messo in contatto
che i professori della mia scuola a Phoenix e si sarebbe fatto dare i miei voti
che sarebbero serviti ai professori di Forks per tenerne conto.
Era fatta! Sarei tornata. Non
ci credevo.
Con Alice andai a casa sua,
trovandomi praticamente a casa metà dei Cullen, tranne Esme e Carlisle che erano
fuori da qualche parte.
Mi trovai davanti un Edward
sorridente che mi venne incontro. Quanto avrei desiderato un suo abbraccio? Un
suo bacio? Lo desideravo più di ogni altra cosa, avrei voluto sentirlo contro
il mio corpo, ma ancora non potevo, mancava poco e poi, avrei potuto fare tutto
ciò che volevo.
Passai un pomeriggio a ridere
e scherzare con i fratelli Cullen, tutti i fratelli, anche Rose che stranamente
sembrava leggermente meno scontrosa nei miei confronti rispetto a prima. Mi
aiutarono a prenotare il volo per il giorno dopo e mi raccontarono tutto quello
che avevano fatto in quei mesi.
Risi, scherzai con tutti,
sentendomi nuovamente a casa, con la mia famiglia, con la mia seconda famiglia
che probabilmente presto sarebbe diventata la mia famiglia.
Sì, non avevo cambiato idea.
Nonostante il tempo fosse passato, volevo ancora che Edward mi trasformasse,
che mi facesse diventare come lui. Lo amavo e non potevo immaginare di passare
tutta la vita sapendo che comunque un giorno io sarei morta e lui se ne sarebbe
andato. Non potevo pensare che un giorno l’avrei lasciato, non potevo
sopportarlo. E poi mi ero sempre sentita sbagliata come umana, mi ero sempre
sentita come se fossi di troppo, invece con loro mi sentivo a casa, mi sentivo
bene, rilassata, in pace con il mondo. Mi sembrava quasi di appartenere al loro
mondo e c’era solo un modo per appartenervi completamente: diventare una di
loro. Lo volevo, lo desideravo.
Verso sera Edward mi
riaccompagnò a casa, riportandomi alla memoria i ricordi di quando stavamo
insieme.
Come sempre arrivammo troppo
velocemente.
<< Domani posso
accompagnarti in aeroporto? >> mi chiese guardandomi con quei suoi occhi
dorati.
<< Non vorrei
disturbarti, in teoria dovresti andare a scuola, sbaglio? >>
<< In realtà domani
danno sole, sono tutto per te >> il suo sorriso sghembo saettò sulle sue
labbra.
<< Quale onore >>
dissi sorridendo divertita. Rise inebriandomi della sua risata.
<< A domani, allora?
>>
<< A domani. >>
Lo guardai intensamente prima
di scendere dalla macchina. Avrei voluto baciarlo, avrei voluto che scendesse e
che mi accompagnasse fino alla porta, ma mi rendevo conto che non fosse una
cosa possibile, mi rendevo conto che sarebbe stata una situazione strana
trovarsi davanti alla porta senza sapere cosa fare. Sarebbe stato imbarazzante
e forse era meglio evitare.
Entrai in casa sentendo il
televisore accesso.
<< Bella? >>
sentii la voce di mio padre e mi diressi verso il salotto.
<< Sì, non ti sei
preoccupato, vero? Ero dai Cullen >> dissi timidamente.
<< Immaginavo.
Comunque, no. Sono appena arrivato >> sorrise.
Mi sedetti vicino a lui sul
divano.
<< Come hai fatto ad
arrivare da solo? >> lo guardai perplessa.
<< Billy era venuto a
trovarmi proprio quando dovevo uscire, mi ha accompagnato lui. Ah, ti saluta
Jacob, mi ha chiesto se stavi meglio. >>
Jacob. Sapere che lui fosse
un licantropo, acerrimo nemico dei vampiri, non mi aveva di certo fatto saltare
di gioia, ma non era neanche una notizia sconvolgente. Non mi sarei stupida
neanche se mi avessero detto che esistessero le fate, gli orchi, gli unicorni e
qualsiasi altro animale fantastico. Ormai non mi sarei davvero stupida più di
niente a quel punto.
Annuii solamente.
<< Potresti uscire con
Jacob ogni tanto, è diventato davvero un bel ragazzo >> disse guardando
la televisione.
<< Papà >> lo
richiamai.
<< Che c’è? >> si
girò a guardarmi allibito.
<< Non voglio avere un
appuntamento con nessuno. >>
<< E chi ti dice che io
intenda un appuntamento? Come amici, insomma, un po’ di tempo l’avete passato insieme,
potreste conoscervi meglio, diventare amici, che ne dici? >>
<< Ci penserò, ok?
>> gli sorrisi.
Non c’era niente di male nel
passare del tempo con Jacob, nel volerlo conoscere, insomma, anche se avessimo
passato del tempo insieme che male avrebbe potuto farci? Nessuno, avrei
solamente avuto un amico di più.
<< Oggi sono andata a
scuola, ho sistemato tutto. Il preside ha detto che non ci saranno problemi e
che non dovrei avere problemi. Ho già prenotato l’aereo per domani mattina e
vado a Phoenix, rimarrò là un paio di giorni e poi torno. Saprai stare da solo?
>>
<< Bella, non sono un
bambino, massimo chiamerò Su… >> lo vidi bloccarsi e sbiancare.
<< Massimo chi
chiamerai? >> gli chiesi curiosa con un sopracciglio alzato.
<< Ecco, vedi… in
questo ultimo periodo… ho frequentato una persona. Mentre tu eri via, Harry, un
mio caro amico ha avuto un infarto ed è morto. Sua moglie era parecchio giù, ho
cominciato a chiamarmi per piccole cose, le avevo detto che per qualsiasi cosa
l’avrei aiutato. Ecco… abbiamo
cominciato a frequentarci. Sue, è la madre di Seth e Leah degli amici di Jacob.
Abbiamo cominciato ad uscire, a frequentarci, ma solo come amici eh, non
pensare che… >>
<< Papà, >> gli
toccai un braccio facendolo fermare << sei grande, sei un adulto, non
devi di certo darmi delle spiegazioni a me, non devi, davvero. Sono felice per
te, come potrei non esserlo? È giusto che anche tu ti rifaccia una vita e se
Sue ti rende felice, per me va bene. Voglio che tu sia felice >> gli
sorrisi.
Lo vidi sorridermi
imbarazzato e abbassò lo sguardo.
<< Quindi verrà lei a
casa ad aiutarti massimo? >> mi faceva piacere sapere che qualcuno che
aiutasse mio padre ci fosse. Be, in un certo senso avrei potuto anche non
tornare a Forks, se esisteva Sue, avrebbe potuto lei prendersi cura di mio
padre.
<< Sì, penso che non ci
siano problemi. >>
Sì, avrebbe potuto aiutare
lei mio padre, ma la verità era che io non volevo restare a Phoenix ora che i
Cullen erano tornati, ora che avrei potuto ricostruire qualcosa, poi se mio
papà non me ne aveva parlato prima, ci sarà stato pure un motivo.
<< Vado a dormire.
Domani devo prendere un aereo >> andai da lui e gli lascia un bacio sulla
guancia che fece arrossire entrambi.
Feci per salire le scale, ma
mio padre mi fermò.
<< Bella? >>
<< Dimmi >> gli
sorrisi sbucando dal muro.
<< Verrai lo stesso a
vivere qua? >> abbassò lo sguardo imbarazzato.
<< Perché non dovrei?
>> sorrisi.
Aveva avuto il mio stesso
pensiero. Pensava davvero che non sarei tornata, ma ormai non potevo lasciare Forks.
Un anno e mezzo prima l’avevo lasciata perché ormai era un posto scomodo in cui
stare, in cui i ricordi mi avrebbero solo fatto stare male, dovevo andarmene,
ma ora, adesso che c’era qualcosa per cui tornare, ora che i Cullen erano
tornati, ora che quella città aveva qualcosa da offrirmi, non potevo non
tornare. E poi volevo bene a Charlie, mi piaceva stare in compagnia e quella
piccola cittadina mi era entrata nel cuore più di quanto volessi ammettere.
<< Be, adesso che sai
di Sue, magari… >>
<< Non preoccuparti,
non tornerò a Phoenix. Verrò ad abitare con te. >>
<< Buonanotte Bella.
>>
<< ‘Notte. >>
Salii le scale ed entrai in
camera mia.
Mi guardai attorno. Quella
sarebbe stata nuovamente la mia stanza, fino a quando non lo sapevo nemmeno io.
Quella era stata la stanza in
cui avevo passato alcuni dei momenti più belli della mia storia con Edward, i
momenti in cui ci baciavamo, parlavamo, rimanevamo semplicemente abbracciati a
coccolarci.
Guardai la finestra. Avrei
voluto aprirla, lasciarla leggermente socchiusa in modo che Edward sarebbe
potuto entrare, speravo sarebbe entrato, speravo che sarebbe venuto. Sì,
speravo, ma come potevo pensare che sarebbe venuto davvero? Su quali basi
pensavo una cosa del genere? Lui non mi aveva detto Ci vediamo dopo, mi aveva detto A
domani come se la notte non fosse un momento importante della giornata. Per
me la notte era il momento migliore, soprattutto quando stavo con Edward. Era
durante la notte che potevamo stare da soli sul serio, da soli senza che gli altri
potessero sentire in alcun modo i nostri discorsi, senza che gli altri
potessero guardarci e guardare la coppia che eravamo. Durante la notte non
c’erano spettatori, non c’era nessuno, solo io ed Edward, nessun altro ed era
quella cosa importante.
Scossi la testa quando capii
che non aveva senso lasciare la finestra leggermente aperta, Edward non sarebbe
venuto, non dovevo nemmeno pensarci.
Non era molto tardi, erano
solo le nove, ma il giorno dopo avrei dovuto affrontare un volo, avrei dovuto
affrontare il giorno più difficile della mia vita.
Sarei dovuta tornare a
Phoenix, avrei dovuto sistemare le cose, salutare tutti e tornare a Forks. Un
paio di giorni e avrei risolto tutto. Speravo. Insomma, la parte più difficile
di quei giorni sarebbe stato parlare con Daniel, fargli capire cosa fosse
successo e cercare di non passare per la stronza di turno, anche se ero la
stronza di turno, insomma, quale ragazza sta insieme ad un ragazzo che la ama
quando lei ama un altro? Solo una stronza.
Daniel non l’avrebbe presa
bene, si sarebbe arrabbiato, avrebbe urlato, lo immaginavo già e immaginavo la
sua faccia quando gli avrei detto la fatidica frase Rimaniamo amici, immaginavo già la sua risata. Ma perché non
potevamo rimanere amici? Cosa ci sarebbe stato di male?
Be, qualcosa di sbagliato ci
sarebbe stato, insomma, Daniel provava qualcosa per me, mentre io… io provavo
solo del semplice affetto, affetto che avrei potuto provare anche con mio
fratello, nulla a confronto con quello che provavo per Edward.
Mi feci una conversazione
mentalmente, immaginando quello che avrei potuto dire a Daniel, ma non mi
sembrava mai di trovare il modo giusto, anche se un modo giusto non c’era.
Sapevo non ci fosse.
Sobbalzai quando sentii
bussare alla finestra.
Mi girai terrorizzata e
quando vidi Edward sorridere divertito, tirai un sospiro di sollievo.
Andai ad aprirgli.
<< Puoi pure ridere se
vuoi >> gli diedi le spalle.
Scoppiò a ridere, cercando
comunque di non fare troppo rumore per non farsi sentire da Charlie.
Ero offesa dalla sua risata,
ma non potevo nemmeno dire che la cosa mi dispiaceva: sentire la sua risata era
sempre qualcosa di stupendo, così cristallina e perfetta che sembrava una dolce
melodia alle mie orecchie.
Non sapevo tenere il broncio
se lui rideva in quel modo.
<< Non pensavo saresti
venuto >> dissi in imbarazzo quando lui smise di ridere facendoci
avvolgere dal silenzio.
<< Volevo venire dopo
che ti fossi addormentata, ma non ho resistito, volevo vederti sveglia.
>>
Il suo sguardo puntato nel
mio fu qualcosa di altamente destabilizzante.
Gli diedi le spalle facendo
finta di mettere a posto qualcosa sul cassettone.
Quando mi girai lo trovai
sdraiato sul letto. Era la visione più celestiale ed erotica che avessi mai
visto: le braccia piegate dietro la testa, i muscoli tirati e in risalto.
Deglutii a vuoto.
<< Almeno togliti le
scarpe >> gli diedi nuovamente le spalle cercando di darmi una calmata.
Averlo nuovamente nella mia
stanza faceva uno strano effetto, soprattutto perché non sapevo come
comportarmi, non sapevo cosa fare, cosa dire, insomma, ero in un imbarazzo
assoluto.
Andai nell’armadio, tirai
fuori un pigiama pulito e mi diressi verso il bagno.
<< Vado a cambiarmi
>> gli occhi bassi che guardavano il pavimento.
Non aspettai nemmeno una sua
risposta, non aspettai nemmeno un suo cenno, mi defilai velocemente.
Mi odiavo, non mi sopportavo,
perché dovevo comportarmi in quel modo solo con Edward? Perché dovevo essere
una completa cretina, imbecille solo quando lui era nelle vicinanze? A Phoenix
non ero mai stata così, a Phoenix ero sicura di quello che facevo e invece
quando c’era Edward nelle vicinanze, tutto era difficile, tutto sembrava così
imbarazzante da fare.
Probabilmente mi sentivo in
imbarazzo ai suoi occhi. Lui era perfetto, era l’essere più perfetto che
sarebbe potuto esistere al mondo, qualsiasi cosa lui avrebbe fatto sarebbe
stata perfetta, era matematicamente provato. Io cos’ero? Una stupida umana che
non sapeva nemmeno quello che faceva, agli occhi di un vampiro sembravo così
insignificante. Quella era la mia paura, avevo paura che qualsiasi cosa avessi
fatto Edward mi avrebbe visto come una stupida, come una stupida ragazza, non
avevo ancora capito niente e l’avrei capito solo con il tempo.
Mi svestii velocemente e
tornai in camera. Appoggiai i vestiti piegati su una sedia e andai alla
finestra.
Rimasi ad ammirare la
boscaglia che si estendeva intorno a casa mia. Cominciai a torcermi le mani,
non sapevo cosa fare, come comportarmi.
<< Bella, guarda che
vuoi venire a letto, non mordo, almeno, per adesso non ne sento il bisogno
>> lo sentii sghignazzare.
Lo guardai, stupendomi di
quanto fosse bello alla luce fioca che entrava dalla finestra, sembrava ancora
più perfetto, più lucente e bello di quanto fosse mai stato.
Mi avvicinai a testa bassa al
letto e mi infilai sotto le coperte cercando di mantenere una certa distanza
tra me e il suo corpo.
<< Forse è meglio se me
ne vado >> non lo sentii nemmeno allontanarsi dal letto che era già alla
finestra.
<< No, aspetta >>
lo fermai cercando di trovare il coraggio di guardarlo negli occhi. <<
Rimani >> mi guardò incerto, non sapendo cosa fare. Poi si avvicinò e si
sdraiò come prima, solo che stavolta era meno rilassato.
Rimanemmo in silenzio, io a
guardare il soffitto, lui perso a guardare chissà che cosa.
Il silenzio era
insopportabile, non potevo pensare che Edward non fosse con me per sentirmi
meglio. Era lì! Sentivo il suo corpo vicino al mio nonostante non ci toccassimo
neanche, sentivo la sua presenza, la percepivo, sentivo la pelle bruciare, la
pelle pizzicare a causa della sua vicinanza, non potevo fare finta di niente,
non ci sarei mai riuscita.
<< Senti, Bella, so che
in questo momento ci troviamo a questo punto per causa mia, ma io vorrei
rimediare. Stai per tornare a Forks e sinceramente una piccola speranza di
poterti riavere mia, mi sta frullando nella testa. Forse non dovrei, forse
dovrei continuare a starmene in disparte come ho fatto negli scorsi mesi, ma,
non ce la faccio, mi dispiace, io ti amo e non voglio fare lo stesso errore
degli scorsi mesi, non voglio nascondermi, non voglio nascondere quello che
provo per te, voglio provare a farti capire che a te ci tengo davvero. Non mi
interessa quanto tempo ci vorrà, io sono eterno, ho tutta l’eternità davanti,
sarò disposto a perdere la mia eternità per farti capire quanto io ti ami. Con
piccoli gesti, con piccole cose che spero ti faranno piacere, voglio provare a
conquistarti, di nuovo >> inutile dire che a quelle parole il mio cuore
aveva cominciare a battere troppo forte, a pompare del sangue che lui avrebbe
sentito benissimo.
Avrebbe fatto di tutto per
riconquistarmi, ma non aveva ancora capito che io ero ancora completamente sua?
Che lo sarei stata per tutta la vita e probabilmente anche altre? Non doveva
conquistarmi, doveva solamente farmi capire che mi amasse, farmi capire che
avesse sbagliato e le sue parole in quel momento erano solo parole. Me le aveva
già dette in passato, aveva già detto che mi avrebbe dimostrato il suo amore,
ma non l’aveva mai fatto, speravo che quella volta le cose sarebbero state
diverse. Anzi, sapevo che quella volta le cose sarebbero state diverso, sentivo
qualcosa nel suo tono di voce, qualcosa che non sapevo spiegare, qualcosa che
non sapevo decifrare, ma che mi lasciava questa sensazione di benessere, di
certezza, di consapevolezza che tutto sarebbe tornato come una volta.
Ma non potevo lasciare il suo
discorso così, sospeso a metà, era giusto che lui sapesse qualcosa, era giusto
chiarirgli le idee, non sarebbe stato facile, ma ce l’avrei fatto.
<< Edward… tu… tu non
devi riconquistarmi, io sono ancora tua, lo sono stata anche in tutto questo
tempo, anche mentre stato con un altro, io ero tua, ho marchiato il tuo nome
nel cuore e non se ne può andare così facilmente, non se ne potrà mai andare. Solo
che, sono rimasta delusa, ferita dal tuo comportamento, non devi
riconquistarmi, devi solo farmi capire quanto tu ci tenga a me e dovrai
promettermi che non mi lascerai mai per nessun motivo e che non penserai più le
assurdità che hai pensato. Edward, io ti amo e non ci può essere posto più
sicuro che con te >> con le gote completamente rosse, conclusi il mio
discorso.
<< No, Bella, non ti
lascerò mai, lo prometto >> mi attirò a sé, facendomi appoggiare al suo
petto.
<< Cerca di mantenere
la promessa, allora >> inspirai profondamente il suo profumo.
Quanto mi era mancato? Quanto
avevo sognato di rifarlo? Quanto era bello sentire il suo profumo
inconfondibile di muschio? Come avevo fatto ad andare avanti senza di esso? Era
stata una tortura e me ne rendevo conto solo in quel momento perché avevo
nuovamente sotto mano quel profumo eccezionale, invitante, bellissimo, di
Edward. Probabilmente era quello che lo rendeva bellissimo, il fatto che fosse
suo, se qualcun altro avesse avuto il suo stesso profumo non mi avrebbe
attirato, non mi sarebbe nemmeno piaciuto, invece, mi piaceva da impazzire.
<< Lo farò. Buonanotte,
Bella >> mi lasciò un bacio tra i capelli che cominciò ad accarezzare.
<< ‘Notte, Edward
>> mi strinsi maggiormente al suo petto cercando di farlo con tutte le
forse per non farlo andare via, volevo che rimanesse tra le mie braccia, che
rimanesse così, con me, per sempre.
Quella fu una delle notte più
belle dopo mesi.
Io ed Edward, un nuovo
inizio, anzi, non ancora.
Buon pomeriggio! Per prima
cosa mi deve scusare con voi per questo ritardo pazzesco con cui sto postando. Premetto
che questo capitolo è stato un parto, non solo perché è abbastanza lungo, ma
anche perché improvvisamente l’ispirazione di scriverlo è andata a quel paese,
o meglio, le idee erano in testa, ma la voglia di scrivere era pochissima. Come
se non fosse già abbastanza questo fatto, quando avevo voglia di scriverlo non
avevo tempo per farlo. In questo periodo ho avuto problemi personali, scuola,
impegni, interrogazioni e non è stato per niente facile finire questo capitolo.
Lo so, avevo promesso che non
sarebbe successo più e spero che nonostante il ritardo voi continuate a
seguirmi e leggermi lo stesso. Non finirò mai di scusarmi e spero che questo
capitolo leggermente più lungo del solito sia servito per farmi almeno
perdonare un po’.
Allora, in questo capitolo si
sistemano parecchio le cose. Bella dà la grande notizia a Charlie, chiama la
mamma, prenota un aereo per andare a Phoenix, sistema il problema della scuola,
ma cosa più importante, Bella ed Edward parlano e si chiariscono diciamo, anche
se non fanno altro che dichiararsi il loro amore. Bella spiega comunque ad
Edward che si è sentita ferita e delusa dal suo comportamento, ma non per
questo non lo ama più.
Scopriamo anche che Charlie
ha cominciato questa relazione con Sue. Mi dispiaceva lasciarlo solo soletto e
pensare che avesse passato un anno e mezzo da solo mi aveva fatto un po’ bene,
quindi, la relazione con Sue doveva esserci per forza. =)
Charlie propone a Bella di uscire con Jacob per conoscersi. So che molte uccideranno Charlie per questa proposta. Non dirò niente, voglio vedere cosa dite xD
Charlie propone a Bella di uscire con Jacob per conoscersi. So che molte uccideranno Charlie per questa proposta. Non dirò niente, voglio vedere cosa dite xD
Spero che il capitolo vi sia
piaciuto e che non sia stato troppo pesante. Diciamo che Bella si è rilassata e
ha risolto un po’ le cose a Forks, ma nel prossimo capitolo tornerà a Forks e
dovrà affrontare Daniel, non sarà facile, ve lo dico subito. Ovviamente lui si
arrabbierà e… be, non posso dirvi tutto.
Ah sì, l’ultima frase che
conclude il capitolo, non pensiate già le peggio cose, vi dico che non ci
saranno più ostacoli tra Bella ed Edward e che sarà solo questione di tempo
prima che tra di loro diventi tutto come prima. Quindi, vi prego, non pensate
male. Non può essere un nuovo inizio perché ancora Bella non ha dato fine a
qualcos’altro, c’è ancora qualcosa da sistemare. Spero che abbiate capito xD
Ringrazio tutte le persone
che hanno aggiunto la storia alle preferite, seguite e ricordate e alle persone
che hanno lasciato una recensione allo scorso capitolo, spero di leggere ancora
i vostri commenti e le vostre opinioni.
Ringrazio anche i lettori
silenzio che spero un giorno troveranno la voglia di scrivere anche solo
qualche riga. =)
Alla prossima ^_^