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Autore: CherryBomb_    13/03/2011    9 recensioni
Bella, dopo essere stata lasciata da Edward, decide di tornare a vivere a Phoenix con la madre. Come sarà la sua vita senza di lui?Riuscirà a dimenticarlo? Il suo amato tornerà a prenderla? Ci saranno Jacob, i licantropi, il ritorno di Victoria, i Volturi? Bella rimarrà incinta? Leggete e lo scoprirete. ^_^ Una What If leggermente OOC perchè ci saranno dei personaggi nuovi che non sono mai stati citati nel libro. Spero di avervi incuriosito. Tratto dal 4 capitolo : - Lo ami?- le chiesi semplicemente. Dovevo saperlo. Dovevo saperlo se lo amasse, se mi avesse dimenticato definitivamente. Se con lui fosse felice. Dovevo sapere che non mi volesse più nella sua vita e me ne sarei andato. Il solo pensiero di andarmene, mi faceva stare male. Io la amavo, volevo stare con lei, ma se lei non mi avesse voluto non potevo fare altro che andarmene. Intorno a noi regnò il silenzio per minuti che mi parvero ore. - Sì - non le tremò la voce, non le si imporporarono le guancie, non ebbe nessuna reazione a quella semplice parola, ma al solo sentirla una parte di me morì per la seconda volta. Lo amava, amava lui e non me. Mi aveva dimenticato, non mi amava più. Era colpa mia, ero stato uno stupido, ero stato io a lasciarla pensando di fare la cosa giusta, ma avevo sbagliato, avevo sbagliato completamente. Lei mi aveva dimenticato e io non potevo fare altro che andarmene. - Allora, addio - due parole che mi costarono tantissimo. Non me ne sarei voluto andare ed ero sicuro che non me ne sarei mai andato definitivamente, l’avrei controllata ancora per il resto della mia vita. Mi girai e feci per andarmene. - Mi lasci di nuovo così? - mi chiese e sentii distintamente il sangue che andò a colorare le sue guancie, mi girai nuovamente e la guardai.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Più libri/film
Capitoli:
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Capitolo 2








Buon pomeriggio!
Eccomi qua con un nuovo capitolo.
È un capitolo abbastanza lungo, ma prendetelo come un regalo per voi per farmi perdonare per l’enorme ritardo.
Ci vediamo in fondo con le note finali di scuse e spiegazioni.
Buona lettura ^_^

 

Capitolo 17

 

 

Bella POV
Non potevo dire di aver dormito bene quella notte. Ero agitata, mi ero girata e rigirata nel letto come una forsennata.
Quando i primi raggi di sole cominciarono a filtrane dalle tapparelle, avevo già un occhio aperto.
La stanchezza si faceva sentire, non osavo nemmeno immaginare che faccia avessi.
Il mio unico desiderio sarebbe stato quello di uscire dall’ospedale e dirigermi a casa per sdraiarmi sul letto e fare una sana dormita, ma c’era qualcosa di più importante da fare quel giorno: dovevo cominciare a risistemare la mia vita, mettere a posto le carte per tornare a scuola, organizzarmi per tornare a Phoenix prendere le stretto necessario, avvisare mia mamma e a compere un compito molto arduo, lasciare Daniel, definitivamente. Sarebbe stato difficile, ma avrei dovuto farlo. Dovevo mettere fine a quella presa in giro, sia per me, ma soprattutto per lui, era lui quello che veniva preso in giro maggiormente, non avrei voluto, ma lo stavo facendo ed era giusto che lui potesse continuare la sua vita senza di me. Aveva tutto il diritto di andare avanti.
Mi alzai dal letto, andando in bagno a vedere come fossi conciata.
Non ero di certo un bello spettacolo: occhiaie enormi, pelle bianca più del solito, capelli sparati. No, non ero decisamente un bello spettacolo.
Mi sciacquai la faccia e in qualche modo provai a sistemarmi i capelli.
Avevo decisamente bisogno di tornare a casa, farmi una doccia e darmi una sistemata.
Quando uscii dal bagno mi trovai davanti Edward con in mano un bicchiere di cartone di caffè.
<< Pensavo che ne avresti avuto bisogno >> sorrise sghembo, allungandomi la mano in cui c’era il caffè.
<< Grazie >> mi avvicinai e ne bevvi subito un sorso.
Non dico che mi sentii rinata, ma mi sentii leggermente meglio.
Mi rimisi nel letto continuando a sorseggiare il mio caffè.
<< Stanotte eri molto agitata >> disse Edward continuando a guardarmi quasi in fare preoccupato.
<< Sei rimasto qua? >> gli chiesi sorpresa.
<< Come sempre >> mi sorrise dolcemente.
Il mio cuore non seppe resistere a questa rivelazione. Cominciò a battere all’impazzata, facendomi arrossire.
Edward aveva l’abitudine di passare la notte con me quando stavamo insieme, ma non pensavo l’avrebbe fatto anche in quel momento. Saperlo mi aveva stupito. Forse troppo.
Sentire il mio cuore battere all’impazzata, avere le guancie più rosse del solito, mi aveva imbarazzato ulteriormente e sapere che Edward poteva sentire tutti quei cambiamenti in me non migliorava certo la situazione.
<< Appena arrivata Carlisle, ti riporto a casa. Alice, verrà a prenderti lì più tardi >> mi informò.
Annuii, concentrando tutte le mie attenzioni sul bicchiere di caffè.
Cercai di darmi una calmata, di contenermi, non potevo reagire così ogni volta che lui mi parlava insieme o che mi faceva una rilevazione totalmente inaspettata.
Rimanemmo in silenzio, ognuno concentrato nei propri pensieri, o meglio, io ero concentrata sui miei pensieri per quanto lo sguardo di Edward perennemente su di me, non aiutava di certo la concentrazione.
<< Buongiorno, Bella >> esordì Carlisle quando varcò la soglia.
<< Buongiorno >> sorrisi leggermente rilassata. La presenza di Carlisle smorzava leggermente la tensione.
<< Allora, ti farò qualche semplice controllo per vedere se va tutto a posto, ma non penso ci siano problemi >> mi sorrise dolcemente.
Carlisle era sempre stato calmo, paziente e gentile. Una persona davvero favolosa e pensavo non sarebbe cambiato mai.
Mi fece seguire con uno sguardo la luce, mi controllò la pressione e mi fece fare altri piccoli controlli.
<< è tutto a posto. Puoi andare tranquillamente a casa, non sforzarti troppo, ma è solo una precauzione, non voglio succeda qualcos’altro. >>
<< Grazie, starò tranquilla, lo giuro >> gli sorrisi.
<< Ci vediamo, Bella. Edward, ci vediamo a casa più tardi >> Edward annuì, per poi posare subito lo sguardo su di me.
<< Vestiti che poi ti porto a casa >> uscì dalla stanza senza nemmeno darmi il tempo di rispondere.
Mi avvicinai all’armadietto della stanza e tirai fuori i miei vestiti che erano piegati perfettamente.
Mi vestii velocemente ed uscii dalla stanza, trovando Edward appoggiato al muro che mi aspettava.
<< Possiamo andare >> dissi sorridendo.
Passammo davanti alla stanza di mio papà e mi fermai.
<< Dici che è sveglio? >> gli chiesi improvvisamente.
<< Sì, è sveglio, entra. Sono sicuro che dovrai informarlo della notizia. Ti aspetto qua. >>
Giusto. Mio papà non sapeva ancora che avevo deciso di rimanere, di rimanere a Forks per stare con lui, per aiutarlo, ma soprattutto per riprendere in mano la mia vita e per tornare nel posto a cui appartenevo.
<< Buongiorno, papà. Come stai? >> mi avvicinai verso il letto.
<< Bella! Carlisle, mi ha detto che hai sbattuto la testa e che sei svenuta. Ma come hai fatto? >> mi chiese preoccupato.
E ora che gli dicevo? Ero famosa per la mia sbadataggine e per il mio poco equilibrio, non ci voleva molto a inventare una scusa che sembrasse quanto meno plausibile, si stava pur sempre parlando di me, no?
<< Sono scivolata. Sai che il mio equilibrio è alquanto precario. Sono cose che capitano, ma ora sto meglio >> gli sorrisi cercando di rassicurarlo.
<< Se lo dici tu. Stai tornando a casa? >> mi chiese curioso.
<< Sì, sto andando a casa a farmi una doccia e a sistemarmi. Papà, devo dirti una cosa >> presi un profondo respiro.
<< Oddio, sei incinta. >>
<< No! Ma cosa stai dicendo? Non è una brutta cosa, papà, almeno, spero che per te non sia una brutta cosa >> sorrisi leggermente in imbarazzo.
<< Ah, ok. Ero già pronto ad andare ad uccidere qualcuno, non intendo Edward, sia chiaro, ma il responsabile avrebbe pagato con la vita >> disse minaccioso.
<< Tranquillo, nessuno pagherà con la sua vita >> sorrisi divertita. << Ho deciso di restare, definitivamente stavolta. Tu hai bisogno di aiuto e… ecco… >>
<< Scommetto che io non sono l’unico motivo per cui tu vuoi restare. >>
Abbassai lo sguardo in imbarazzo.
<< No. >>
<< Lo immaginavo >> si mise a ridere.
<< Oggi vado a scuola e vedo se riesco a parlare con il preside o il vice, non voglio perdere un anno, ormai siamo quasi alla fine >> esordì dopo qualche minuto di silenzio.
<< Mi sembra giusto. Bella, sei sicura di voler tornare a Forks? Non dico che non ti voglio, sia chiaro, ma, sei davvero sicura? >>
<< Non sono mai stata più sicura di qualcosa, papà >> lo guardai negli occhi.
<< Va bene, l’importante è che tu sia sicura, mi fa piacere averti in giro per casa >> mi sorrise.
<< Adesso vado, vengo più tardi. Oggi non dovrebbero anche farti uscire? >>
<< In teoria sì >> sorrise felice.
Potevo solo immaginare quanto volesse tornare a casa.
<< Ci vediamo più tardi allora >> gli lasciai un bacio sulla guancia, stupendo anche me stessa e me ne andai.
<< A dopo. >>
Mi chiusi la porta alle spalle e sorrisi ad Edward che mi aspettava fuori.
<< Sapevo che l’avrebbe presa bene >> mi disse sorridendo.
<< Adesso vedi anche tu nel futuro? >> gli chiesi facendolo ridere.
Era da un sacco che non lo sentivo ridere in quel modo.
La sua risata cristallina mi aveva riempito la testa. Mi era entrata per non uscirne mai. Era qualcosa di estremamente puro, di estremamente bello che non riuscivo a capire come avessi fatto fino a quel momento senza sentirla.
Mi era mancata, dannatamente mancata, anzi, penso di non averlo nemmeno mai sentito ridere in quel modo.
<< No, so solo leggere nel pensiero, anche se con te non funziona, quindi mi tocca tirare ad indovinare >> continuò a ridere.
Risi anch’io.
Effettivamente con me era come se il suo potere fosse bloccato, non era ancora riuscito a capire come mai con me il suo potere non funzionasse.
L’avremmo mai scoperto? Probabilmente sarebbe rimasto un mistero per sempre.
Arrivammo alla sua macchina e fui felice di ritrovare e di rivedere la sua Volvo metallizzata. L’avevo sempre amata e poi era sua, come si poteva non amarla?
Come suo solito, mi aprì la portiera e mi fece salire. A passo umano raggiunse il suo sportello, salì, mise in moto e partì verso casa mia.
<< Sei sicura che non ti serva una mano a scuola? Potrei sempre sfoderare il mio fascino con la signora Cope, penso che non opporrebbe resistenza se gli chiedessi qualcosa >> sfoderò il suo sorriso sghembo.
<< Vorrei evitare di dover chiamare l’ospedale per un suo infarto. No, grazie, penso che io ed Alice ce la caveremo benissimo anche senza di te. >>
<< Non è che sei un po’ gelosa? >> mi chiese ghignando.
Mi girai a guardarlo indignata << E di cosa? >>
<< Del fatto che la Signora Cope faccia pensieri impuri su di me >> ghignò.
<< Ma chi lo sapeva! Oddio, davvero la Signora Cope fa pensieri impuri su di te? >> lo guardai scioccata.
<< Qualcuno. A volte. Non sempre >> stava morendo dalle risate.
<< Ma potrebbe essere tua mamma >> gli feci notare, poi mi corressi. << Potresti essere suo nonno! >> urlai indignata.
<< Ehi, non sono così vecchio, massimo potrei essere suo padre, ma suo nonno di certo no >> disse offeso.
<< Ma come sei permaloso >> gli dissi tra le risa.
Rimase imbronciato.
La macchina si fermò davanti al vialetto di casa mia, prima di quanto me lo immaginassi. Perché Edward doveva avere il vizio di schiacciare così tanto il piede sull’acceleratore? Perché aveva il vizio di correre? Avevamo passato troppo poco tempo insieme, avevamo parlato e scherzato troppo poco.
Ok, dovevo dare una calmata al mio cervello, stava lavorando troppo.
<< Ci vediamo più tardi, ok? >> mi chiese guardandomi con il suo sorriso sghembo.
Annuii << A dopo. >>
Scesi dalla macchina lentamente, sperando che mi fermasse, sperando che facesse qualcosa, ma volevo anche che mi lasciasse andare. Se solo mi avesse fermato, se solo mi avesse fatto rimanere in quella macchina penso che non mi sarei trattenuta, gli sarei saltata al collo e lo avrei baciato, lì, in quella macchina, dopo un anno e mezzo di lontananza, avrei appiccicata le labbra sulle sue, avrei cercato un contatto più profondo, sarei andata contro qualsiasi cosa in cui credevo, avrei tradito Daniel e non volevo tradirlo, non volevo peggiorare maggiormente la situazione. Era pur vero che in teoria Daniel lo stavo già tradendo, l’avevo sempre tradito, con il pensiero, ovvio, ma l’avevo pur sempre fatto.
Ringraziai mentalmente Edward per non avermi fermato, lo ringraziai nonostante sapessi che non mi potesse sentire.
Entrai in casa e mi fiondai in bagno ad aprire l’acqua della doccia per farla scaldare.
Mi spogliai lentamente, lasciando che i pensieri mi scorressero sulla pelle come quella stoffa che mi scivolava sul corpo.
Volevo farmi una doccia rigenerante, volevo che il cervello si scollegasse e viaggiasse libero in un’altra dimensione, in un mondo parallelo, in un mondo diverso, in un mondo senza pensieri.
Entrai nel box doccia e mi lasciai scaldare da quel getto caldo.
I miei pensieri? Non esistevano. Le mie preoccupazioni? Erano lontane. Daniel? Praticamente non esisteva. Edward? Sembrerà strano dirlo, ma anche lui in quel momento non esisteva.
Il mio cervello era completamente in stand by, l’unica cosa su cui sapeva concentrarsi era lo scorrere dell’acqua caldo sul mio corpo, del profumo dello shampoo, della consistenza del mio corpo, della morbidezza dei miei capelli. Sentivo ogni fibra del mio corpo rilassarsi, sentii la stanchezza, le preoccupazioni di quei giorni scivolarmi addosso, lasciare il mio corpo, lasciare i miei nervi che stavano cominciando a rilassarsi.
Rimasi a lungo sotto quel getto caldo, lasciando il cervello completamente scollegato, lasciando che l’unico rumore udibile potesse essere il suono dell’acqua e non dei miei pensieri.
Uscii dalla doccia, avvolgendomi nel mio accappatoio morbido.
Tornai in camera mia e mi sdraiai sul letto.
Lentamente i pensieri ricominciarono a scorrere. Uno dopo l’altro cominciarono a riaffiorare. A molti avevo già trovato una soluzione, ma ad altri, dovevo ancora pensarci.
Uno dei problemi che dovevo affrontare era Daniel. Avevo deciso di restare a Forks, avevo deciso di ridare una possibilità ad Edward, anche se lui non lo sapeva ancora. Avevo deciso di lasciare Phoenix, probabilmente per l’eternità e questo comportava il fatto che avrei dovuto lasciare Daniel, dirgli la verità, dirgli che amavo un altro,che non avevo mai smesso di amarlo. Sapevo che dovevo farlo il più presto possibile, sapevo che non dovevo perdere tempo, non volevo perdere tempo. Avevo voglia di poter fare tutto quello che volevo con Edward senza avere il costante pensiero che stessi tradendo Daniel.
Non l’amavo, questo è vero, ma gli volevo un bene dell’anima, gli volevo bene come ad un fratello e non volevo prenderlo ulteriormente in giro, l’avevo fatto fin troppo. Era giusto che sapesse la verità, era giusto che lo lasciassi e gli dessi la possibilità di continuare la propria vita, di cercare una nuova ragazza che lo amasse davvero, che amasse solo lui, che lo amasse come io amavo Edward. Ne aveva tutto il diritto e io non ero nessuno per impedirglielo.
Avrei preso un aereo il giorno successivo, avrei controllato i voli e sarei partita immediatamente, quella farsa non doveva durare un giorno di più, era già durata fin troppo.
Presi in mano il telefono. Dovevo chiamare mia mamma, dovevo avvisarla della mia decisione, del mio imminente ritorno e della mia partenza, probabilmente definitiva.
Uno, due, tre squilli…
<< Bella, come stai? Tutto bene? >> la voce squillante e allegra di mia mamma mi giunse all’orecchio quasi come un colpo allo stomaco.
Mi sarebbe mancata quella pazza, mi sarebbe mancata quella donna completamente fuori di testa. Mi sarebbe mancata, davvero, ma ormai la mia decisione l’avevo presa.
Cercai di ricacciare indietro le lacrime e deglutii il nodo che avevo in gola.
<< Tutto bene, mamma. Tu? Tutto bene? >> la mia voce mi arrivò all’orecchio parecchio incrinata, ma mia madre sembrò non notare la differenza.
<< Tutto bene. Come sta Charlie? Quando torni a casa? >> Eccola la domanda che non avrei mai voluto sentire. Ecco la domanda la cui risposta avrebbe probabilmente spento l’umore a mia mamma.
<< Charlie sta bene. Oggi tornerà a casa >> rimasi un attimo in silenzio e presi un profondo respiro.
<< C’è qualcosa che non va, Bella? >> mi chiese preoccupata.
<< Ecco… Domani tornerò a casa, ma rimarrò pochi giorni. Ho deciso di tornare a Forks, di tornare a vivere qua insieme al papà >> il mio era un flebile sussurro, lo sapevo e speravo che mia mamma aveva sentito, non avrei avuto la forza di ripeterlo di nuovo.
Sapevo che probabilmente le avrei dato un dispiacere, sapevo che probabilmente ci sarebbe rimasta male, ma era quello che avevo scelto, era quella la mia decisione.
<< C’entra per caso Edward? >> mi chiese ghignado lei.
Rimasi perplessa. << Non ci sei rimasta male? >>
<< Bella, sei grande. Anche un anno e mezzo fa hai deciso di partire e di trasferirti a Forks. Non fraintendermi, ti voglio bene, averti qua con me è qualcosa di assolutamente fantastico, ma sei grande, puoi prendere le tue decisioni e io non posso fare altro che accettarle. Non dico che non mi dispiaccia, ma potrai pur sempre venire a trovarmi ogni tanto, no? Poi, Bella, so che vuoi tornare a vivere lì anche per Edward, so quanto tu lo ami e non abbia mai smesso di farlo, quindi, non sarò di certo io a fermarti >> potei sentire nitidamente il sorriso sulle sua labbra.
<< Grazie, mamma. Grazie per aver compreso e comunque non torno solo per Edward, tornò per Charlie, ha bisogno di qualcuno che gli dia una mano, non voglio abbandonarlo in questo momento. >>
<< Comprendo, Bella. Non ti preoccupare. Quando potrò riabbracciare la mia bambina per l’ultima volta? >> chiese ridendo.
A quel punto le lacrime fino a quel momento trattenute, scivolarono lentamente sulle mie guancie.
<< Domani. Vedo se domani ci sono dei voli e vengo, ok? >> tirai su con il naso.
<< Va bene, fammi sapere che vengo a prenderti all’aeroporto. E Bella? >>
<< Cosa? >>
<< Non piangere, per favore >>
<< Mh-mh >>
<< Ci sentiamo più tardi. >>
<< A dopo >> chiusi il telefono e mi asciugai le lacrime che avevano continuato a scivolare sulle mie guancie.
Mi alzai e andai a rovinare nella valigia che avevo portato da Phoenix, presi dei vestiti a caso e della biancheria e mi vestii.
Poco dopo, sentii il campanello di casa suonare e mi fiondai giù per le scale.
Quando aprii mi trovai davanti un’Alice sorridente e vestita come al solito in modo impeccabile, il sorriso smagliante che le rendeva il viso ancora più bello e luminoso.
Mi guardò in viso, ma quando scese e vide i miei vestiti, la vidi fare una smorfia.
<< Bella, come ti sei vestita? Dobbiamo andare ad incontrare il Preside, mica a parlare con la nonna dei lavoretti di casa che devi fare in giardino. Per la miseria! La prima cosa che faremo quando tornerai a Forks, sarà andare a fare shopping, devi rifarlo questo guardaroba, è orrendo >> mi disse quasi indignata.
<< Non è poi così male >> mi difesi.
<< Non è male? Bella, va bene che i jeans non passano mai di moda, ma insomma, potresti renderli carini con un top, con una magliettina un po’ scollata e qualcosa di un po’ più carino invece di una semplice maglietta e una giacca di… di che tessuto è? Oh per l’amor del cielo. Qua ci vuole dello shopping. Sì, appena tornerai lo shopping non te lo toglie nessuno. >>
Sbuffai e uscii di casa.
Non volevo fare shopping, non volevo sottopormi ad un immenso shopping con Alice. Non osavo immaginare quanto mi avrebbe fatto diventare pazza.
Mi incamminai lungo il vialetto, quando alzai lo sguardo, vidi una Porsche Gialla.
La guardai scioccata.
<< Me l’ha regalata Edward, è sempre stato il mio sogno. Dopo tanto, me ne ha regalata una >> mi spiegò raggiante.
<< Wow >> quella fu l’unica cosa sensata che il mio cervello era riuscito a mettere insieme.
Mi avvicinai alla macchina e salii al posto del passeggero.
<< Allora, quando abbiamo sbrigato questa piccola faccenda, vieni da noi che guardiamo per il volo? >>
Sapevo che ormai non mi sarei dovuta stupire del fatto che Alice sapesse tutto, ma era più forte di me non rimanere scioccata ogni volta.
<< Va bene >> seppi solo dire.
<< Non preoccuparti per Daniel, non preoccuparti, andrà tutto bene. È la cosa giusta, sai anche tu che è la cosa giusto. Probabilmente lui la prenderà male, si sentirà ferito, probabilmente usato, ma Bella, devi pensare alla tua felicità, devi pensare a quello che vuoi tu e non preoccuparti di non far soffrire gli altri. Per una volta metti davanti i tuoi desideri e metti da parte quelli degli altri >> sorrise dolcemente.
Alice aveva ragione. Avevo sempre pensato che i desideri e i bisogni degli altri fossero più importanti dei miei, tendevo ad annullarmi, ad accontentare gli altri, ma per una volta avrei dovuto fare solo quello che volevo, per me stessa, per me e per nessun altro.
Daniel avrebbe sofferto, sapevo che lo avrebbe fatto, non potevo pensare che non ci sarebbe rimasto male, non potevo pensare che probabilmente sarebbe rimasto anche deluso dal mio comportamento. Sapevo tutto questo, ma per una volta volevo la mia felicità, per una volta non volevo vedere soffrire me stessa.
Quando mi riscossi dai miei pensieri, eravamo già davanti alla scuola. La cosa che mi piaceva di Alice era che sapeva lasciarmi i miei spazi, sapeva quando avevo bisogno di pensare, quando avevo bisogno di una parola di conforto e quando avevo bisogno di essere ascoltata. Sapeva sempre tutto ed era anche per quello che la adoravo.
Pensando ad Alice pensai subito ad Helena. La mia dolce e amata Helena. Anche lei era così: sapeva darmi i miei spazi, sapeva quando insistere, quando spronarmi, a volte faceva tutto il contrario di quello di cui avevo bisogno facendomi riprendere, facendomi ragionare. Era la mia più vecchia amica, la mia migliore amica da una vita. Non avrei voluto lasciarla, se fosse stato possibile l’avrei portata con me e l’avrei fatta vivere da Charlie. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di non lasciarla, ma dovevo farlo, dovevo farlo per me. Ci saremmo risentite, avremmo potuto fare qualche videochiamata, vederci in webcam. La nostra amicizia non sarebbe finita nonostante i chilometri di distanza che ci separavano.
Scesi dalla macchina e guardai quel cortile deserto segno che le lezioni fossero in corso, quel cortile che avevo visto per molto tempo.
In un certo senso avevo voglia di rivedere tutti, di rivedere Angela, Mike, Eric, Jessica, Lauren, ma non avrei voluto di nuovo essere la nuova arrivata, la ragazza invidiata perché stava con i Cullen, sapevo che sarebbe stato così.
<< Allora, pronta? Dovremmo implorare parecchio la Signora Cope. Non penso ci lascerà parlare con il preside così facilmente. >>
Scoppiai a ridere. << Forse era meglio che Edward venisse davvero. >>
<< Sarebbe stato divertente, ma non penso sarebbe stato il caso. Vorrei lasciare Edward tutto intero per adesso, serve a qualcun altro >> la vidi guardarmi con fare malizioso.
<< Serve a me? >> la guardai arrossendo.
<< E a chi altrimenti? Insomma, Bella, tutta la famiglia appena ha saputo che saresti rimasta ha immaginato quello che succederà. Tutti lo speriamo. Vogliamo bene sia a te sia ad Edward. Sappiamo cos’ha passato nel periodo in cui non c’eri e io posso solo immaginare quello che hai passato in questo anno e mezzo, vogliamo la vostra felicità. Lo sai tu, lo sa lui, che l’unico modo per essere felice è di stare insieme. >>
<< Sai che non è così facile >> abbassai lo sguardo imbarazzata.
<< Sì, lo so, ma già il fatto che tu abbia deciso di tornare, è segno che vuoi riprovarci, che almeno una minima speranza gliela vuoi dare ancora. Certo, so che lo stai facendo anche per Charlie, ma non è l’unico motivo. >>
<< Non è meglio se andiamo? Non vorrei incontrare gli altri oggi >> cercai di cambiare discorso altamente in imbarazzo.
Sentii Alice ridere.
<< Sì, andiamo >> continuò a ridere mentre ci dirigemmo verso la segreteria.
Camminando per la scuola i ricordi non fecero altro che riaffiorare, non potevo trattenerli, sinceramente non ci provai nemmeno. Tutti i singoli momenti che avevo passato in quei posti, in quelle aule, in quella segreteria.
Come potevo dimenticare quel giorno in cui Edward mi aveva guardato con quello sguardo scuro? Con quello sguardo che solo successivamente avrei scoperto che era dovuto dalla sua sete, dalla sua voglia del mio sangue? Come potevo dimenticare la velocità con cui lasciò la stanza? Come potrò dimenticare le sensazione che provavo solo in sua presenza? Non avrei mai potuto farlo.
La signora Cope alzò il viso appena sentii la porta chiudersi.
<< Alice, cara, c’è qualche problema? >> le chiese sorridente.
<< No, io non ho nessun problema. Sono solo venuta ad accompagnare Bella, se la ricorda? >>
<< Ah, sì, Bella. La nuova arrivata di un paio d’anni fa, vero? La figlia di Charlie? >> aveva davvero un’ottima memoria o forse dovrei dire che Forks era talmente una piccola cittadina che tutti sapevano tutto di tutti.
<< Sì, sono proprio io >> arrossii leggermente.
Non mi sarei mai abituata ad essere al centro dell’attenzione.
<< Cosa ti serve, tesoro? Qualche problema? Ma, aspetta un secondo. Tu non sei più studentessa di questa scuola, sbaglio? >> aveva un sopracciglio inarcato.
<< No, non sbaglia. Mi sono trasferita un anno e mezzo fa, sono tornata a casa. >>
<< Ah proposito, mi dispiace per tuo padre. Ho saputo. Come sta? >> odiavo i piccoli paesini, li odiavo.
<< Sta bene. Oggi torna a casa, poi io lo aiuterò nelle piccole cose >> aggiunsi sperando di farle capire che avessi qualcosa di meglio da fare che aggiornarla dei gossip che mi riguardavano.
<< Hai deciso di tornare? Vuoi tornare in questa scuola? A questo punto dell’anno? È rischioso. Tu non dovresti anche prendere il diploma quest’anno? >>
Annuii, messa totalmente in imbarazzo da quelle domande a raffica.
<< Non so se la cosa sia possibile. Non sarebbe più facile rifare l’anno? >>
<< COSA?!? Perdere un anno? Non si potrebbe trovare un accordo? >> chiesi cominciando ad andare già in panico.
<< Non lo so. Bisognerebbe vedere. Sarebbero procedure che richiederebbero qualche giorni, credo. >>
<< Non è possibile parlare con il Preside? O con il Vice? Magari loro saprebbero trovare una soluzione a questo piccolo problema >> Alice si mise in mezzo per la prima volta.
<< Con il Preside? Alice, sai che bisogna avere un appuntamento >> usò un tono di ammonimento come per farle capire che non era così semplice.
<< è una cosa importante. È una situazione speciale e magari se parlassimo con il Preside riusciremmo a trovare una soluzione tutti insieme. Si renderà conto anche lei che perdere l’anno a questo punto, sarebbe davvero un peccato e che Bella comunque viene a Forks per il padre. Ha avuto un infarto, è un caso speciale. Davvero non potremmo fare niente? >> vedere Alice sfoderare tutta la sua dolcezza, tutta la sua bellezza, era qualcosa di assolutamente strano.
Sapevo benissimo che noi umani vedessimo i vampiri come qualcosa di perfetto e di assolutamente irraggiungibile, ma non pensavo che avessero lo stesso effetto su tutti gli essere umani, uomini o donne che fossero.
<< Adesso non ha appuntamenti. Potreste andare a parlargliene e vedere che cosa potete fare >> le sorrise.
Era stato tutto così facile? Pensavo ci sarebbe voluto davvero di più.
<< Grazie. Ci vediamo >> Alice le sorrise.
<< La ringrazio >> le sorrisi anch’io.
<< Di niente, cara. Spero di rivederti presto >> mi sorrise cordialmente.
Oltrepassammo la segreteria e ci dirigemmo verso l’ufficio del preside.
Bussammo.
<< Avanti >> la voce del Preside White ci arrivò bassa e baritonale.
Non avevo mai visto il Preside quando ero rimasta in quella scuola, sinceramente non sapevo nemmeno della sua esistenza. Certo, sapevo che ogni scuola ne avesse uno, ma nella Forks High School, non avevo mai sentito nominare un preside White, non avevo mai nemmeno sentito qualche insegnante che minacciasse un alunno di mandarlo dal preside.
Non ero decisamente preparata a quello che mi trovai davanti. Il preside è un uomo giovane, sui quarant’anni o poco più, brizzolato, alto, occhi verdi, corpo possente. Ero pronta a trovarmi davanti un panzuto con gli occhi e basso, invece mi ero trovata davanti un uomo decisamente molto sexy, forse era per quello che non ne sapevamo niente, altrimenti tutte le studentesse avrebbero fatto di tutto per andare da lui.
Ci salutò educatamente e ci porse la mano, presentandomi. Come se il quadretto non fosse già abbastanza perfetto, aveva anche un sorriso da infarto. Dovevo ammetterlo, quell’uomo aveva fascino, un fascino diverso da quello di Edward, ma non era davvero niente male, anche Alice ne era rimasta parecchio colpita e se colpiva lei…
Cercando di darmi un contegno, cominciai a spiegare la situazione, spiegai più o meno nei dettagli quello che era successo, venendo interrotta da lui ogni tanto che mi faceva qualche domanda.
Quando ebbi finito, rimase parecchio a pensare. Dalla sua faccia ero già pronta a pensare che non ci sarebbe stata soluzione e che avrei avuto solo due scelte: tornare a Forks, ma perdere l’anno oppure restare a Phoenix, finire l’anno, diplomarmi e tornare a Forks. L’idea non mi piaceva, figuriamoci metterla in pratica.
Non volevo rimandare il mio ritorno, non volevo aspettare ancora un po’, volevo tornare, volevo stare con mio papà, ma soprattutto, volevo tornare con Edward. Non avrei accettato l’idea di passare altri due o tre mesi a Phoenix per diplomarmi, certo, non volevo nemmeno perdere l’anno.
Speravo che quel preside così sexy avesse anche una soluzione al mio problema.
Dopo minuti di tensione in cui mi sarei mangiata volentieri le mani, aprii quella bocca seducente.
Aveva una soluzione! Aveva una soluzione per me! Lo adoravo, sul serio.
Cominciò a farmi un sacco di domande sul programma di quell’anno, su cosa avevo fatto, su cosa avevo studiato. Alla fine di tutto quell’interrogatorio, scoprii che fossi leggermente più avanti rispetto ai miei compagni di Forks e che non avrei avuto nessuno problema a tornare a scuola. Mi ritenevo fortunata, possibile che noi di Phoenix fossimo talmente intelligenti da essere avanti con il programma? Ne dubitavo, ma la cosa importante era che potevo tornare e che non ci sarebbero stati problema. Stranamente la fortuna era dalla mia parte.
Feci subito l’iscritto, compilando carte e scartoffie varie. Il preside si sarebbe messo in contatto che i professori della mia scuola a Phoenix e si sarebbe fatto dare i miei voti che sarebbero serviti ai professori di Forks per tenerne conto.
Era fatta! Sarei tornata. Non ci credevo.
Con Alice andai a casa sua, trovandomi praticamente a casa metà dei Cullen, tranne Esme e Carlisle che erano fuori da qualche parte.
Mi trovai davanti un Edward sorridente che mi venne incontro. Quanto avrei desiderato un suo abbraccio? Un suo bacio? Lo desideravo più di ogni altra cosa, avrei voluto sentirlo contro il mio corpo, ma ancora non potevo, mancava poco e poi, avrei potuto fare tutto ciò che volevo.
Passai un pomeriggio a ridere e scherzare con i fratelli Cullen, tutti i fratelli, anche Rose che stranamente sembrava leggermente meno scontrosa nei miei confronti rispetto a prima. Mi aiutarono a prenotare il volo per il giorno dopo e mi raccontarono tutto quello che avevano fatto in quei mesi.
Risi, scherzai con tutti, sentendomi nuovamente a casa, con la mia famiglia, con la mia seconda famiglia che probabilmente presto sarebbe diventata la mia famiglia.
Sì, non avevo cambiato idea. Nonostante il tempo fosse passato, volevo ancora che Edward mi trasformasse, che mi facesse diventare come lui. Lo amavo e non potevo immaginare di passare tutta la vita sapendo che comunque un giorno io sarei morta e lui se ne sarebbe andato. Non potevo pensare che un giorno l’avrei lasciato, non potevo sopportarlo. E poi mi ero sempre sentita sbagliata come umana, mi ero sempre sentita come se fossi di troppo, invece con loro mi sentivo a casa, mi sentivo bene, rilassata, in pace con il mondo. Mi sembrava quasi di appartenere al loro mondo e c’era solo un modo per appartenervi completamente: diventare una di loro. Lo volevo, lo desideravo.
Verso sera Edward mi riaccompagnò a casa, riportandomi alla memoria i ricordi di quando stavamo insieme.
Come sempre arrivammo troppo velocemente.
<< Domani posso accompagnarti in aeroporto? >> mi chiese guardandomi con quei suoi occhi dorati.
<< Non vorrei disturbarti, in teoria dovresti andare a scuola, sbaglio? >>
<< In realtà domani danno sole, sono tutto per te >> il suo sorriso sghembo saettò sulle sue labbra.
<< Quale onore >> dissi sorridendo divertita. Rise inebriandomi della sua risata.
<< A domani, allora? >>
<< A domani. >>
Lo guardai intensamente prima di scendere dalla macchina. Avrei voluto baciarlo, avrei voluto che scendesse e che mi accompagnasse fino alla porta, ma mi rendevo conto che non fosse una cosa possibile, mi rendevo conto che sarebbe stata una situazione strana trovarsi davanti alla porta senza sapere cosa fare. Sarebbe stato imbarazzante e forse era meglio evitare.
Entrai in casa sentendo il televisore accesso.
<< Bella? >> sentii la voce di mio padre e mi diressi verso il salotto.
<< Sì, non ti sei preoccupato, vero? Ero dai Cullen >> dissi timidamente.
<< Immaginavo. Comunque, no. Sono appena arrivato >> sorrise.
Mi sedetti vicino a lui sul divano.
<< Come hai fatto ad arrivare da solo? >> lo guardai perplessa.
<< Billy era venuto a trovarmi proprio quando dovevo uscire, mi ha accompagnato lui. Ah, ti saluta Jacob, mi ha chiesto se stavi meglio. >>
Jacob. Sapere che lui fosse un licantropo, acerrimo nemico dei vampiri, non mi aveva di certo fatto saltare di gioia, ma non era neanche una notizia sconvolgente. Non mi sarei stupida neanche se mi avessero detto che esistessero le fate, gli orchi, gli unicorni e qualsiasi altro animale fantastico. Ormai non mi sarei davvero stupida più di niente a quel punto.
Annuii solamente.
<< Potresti uscire con Jacob ogni tanto, è diventato davvero un bel ragazzo >> disse guardando la televisione.
<< Papà >> lo richiamai.
<< Che c’è? >> si girò a guardarmi allibito.
<< Non voglio avere un appuntamento con nessuno. >>
<< E chi ti dice che io intenda un appuntamento? Come amici, insomma, un po’ di tempo l’avete passato insieme, potreste conoscervi meglio, diventare amici, che ne dici? >>
<< Ci penserò, ok? >> gli sorrisi.
Non c’era niente di male nel passare del tempo con Jacob, nel volerlo conoscere, insomma, anche se avessimo passato del tempo insieme che male avrebbe potuto farci? Nessuno, avrei solamente avuto un amico di più.
<< Oggi sono andata a scuola, ho sistemato tutto. Il preside ha detto che non ci saranno problemi e che non dovrei avere problemi. Ho già prenotato l’aereo per domani mattina e vado a Phoenix, rimarrò là un paio di giorni e poi torno. Saprai stare da solo? >>
<< Bella, non sono un bambino, massimo chiamerò Su… >> lo vidi bloccarsi e sbiancare.
<< Massimo chi chiamerai? >> gli chiesi curiosa con un sopracciglio alzato.
<< Ecco, vedi… in questo ultimo periodo… ho frequentato una persona. Mentre tu eri via, Harry, un mio caro amico ha avuto un infarto ed è morto. Sua moglie era parecchio giù, ho cominciato a chiamarmi per piccole cose, le avevo detto che per qualsiasi cosa l’avrei aiutato.  Ecco… abbiamo cominciato a frequentarci. Sue, è la madre di Seth e Leah degli amici di Jacob. Abbiamo cominciato ad uscire, a frequentarci, ma solo come amici eh, non pensare che… >>
<< Papà, >> gli toccai un braccio facendolo fermare << sei grande, sei un adulto, non devi di certo darmi delle spiegazioni a me, non devi, davvero. Sono felice per te, come potrei non esserlo? È giusto che anche tu ti rifaccia una vita e se Sue ti rende felice, per me va bene. Voglio che tu sia felice >> gli sorrisi.
Lo vidi sorridermi imbarazzato e abbassò lo sguardo.
<< Quindi verrà lei a casa ad aiutarti massimo? >> mi faceva piacere sapere che qualcuno che aiutasse mio padre ci fosse. Be, in un certo senso avrei potuto anche non tornare a Forks, se esisteva Sue, avrebbe potuto lei prendersi cura di mio padre.
<< Sì, penso che non ci siano problemi. >>
Sì, avrebbe potuto aiutare lei mio padre, ma la verità era che io non volevo restare a Phoenix ora che i Cullen erano tornati, ora che avrei potuto ricostruire qualcosa, poi se mio papà non me ne aveva parlato prima, ci sarà stato pure un motivo.
<< Vado a dormire. Domani devo prendere un aereo >> andai da lui e gli lascia un bacio sulla guancia che fece arrossire entrambi.
Feci per salire le scale, ma mio padre mi fermò.
<< Bella? >>
<< Dimmi >> gli sorrisi sbucando dal muro.
<< Verrai lo stesso a vivere qua? >> abbassò lo sguardo imbarazzato.
<< Perché non dovrei? >> sorrisi.
Aveva avuto il mio stesso pensiero. Pensava davvero che non sarei tornata, ma ormai non potevo lasciare Forks. Un anno e mezzo prima l’avevo lasciata perché ormai era un posto scomodo in cui stare, in cui i ricordi mi avrebbero solo fatto stare male, dovevo andarmene, ma ora, adesso che c’era qualcosa per cui tornare, ora che i Cullen erano tornati, ora che quella città aveva qualcosa da offrirmi, non potevo non tornare. E poi volevo bene a Charlie, mi piaceva stare in compagnia e quella piccola cittadina mi era entrata nel cuore più di quanto volessi ammettere.
<< Be, adesso che sai di Sue, magari… >>
<< Non preoccuparti, non tornerò a Phoenix. Verrò ad abitare con te. >>
<< Buonanotte Bella. >>
<< ‘Notte. >>
Salii le scale ed entrai in camera mia.
Mi guardai attorno. Quella sarebbe stata nuovamente la mia stanza, fino a quando non lo sapevo nemmeno io.
Quella era stata la stanza in cui avevo passato alcuni dei momenti più belli della mia storia con Edward, i momenti in cui ci baciavamo, parlavamo, rimanevamo semplicemente abbracciati a coccolarci.
Guardai la finestra. Avrei voluto aprirla, lasciarla leggermente socchiusa in modo che Edward sarebbe potuto entrare, speravo sarebbe entrato, speravo che sarebbe venuto. Sì, speravo, ma come potevo pensare che sarebbe venuto davvero? Su quali basi pensavo una cosa del genere? Lui non mi aveva detto Ci vediamo dopo, mi aveva detto A domani come se la notte non fosse un momento importante della giornata. Per me la notte era il momento migliore, soprattutto quando stavo con Edward. Era durante la notte che potevamo stare da soli sul serio, da soli senza che gli altri potessero sentire in alcun modo i nostri discorsi, senza che gli altri potessero guardarci e guardare la coppia che eravamo. Durante la notte non c’erano spettatori, non c’era nessuno, solo io ed Edward, nessun altro ed era quella cosa importante.
Scossi la testa quando capii che non aveva senso lasciare la finestra leggermente aperta, Edward non sarebbe venuto, non dovevo nemmeno pensarci.
Non era molto tardi, erano solo le nove, ma il giorno dopo avrei dovuto affrontare un volo, avrei dovuto affrontare il giorno più difficile della mia vita.
Sarei dovuta tornare a Phoenix, avrei dovuto sistemare le cose, salutare tutti e tornare a Forks. Un paio di giorni e avrei risolto tutto. Speravo. Insomma, la parte più difficile di quei giorni sarebbe stato parlare con Daniel, fargli capire cosa fosse successo e cercare di non passare per la stronza di turno, anche se ero la stronza di turno, insomma, quale ragazza sta insieme ad un ragazzo che la ama quando lei ama un altro? Solo una stronza.
Daniel non l’avrebbe presa bene, si sarebbe arrabbiato, avrebbe urlato, lo immaginavo già e immaginavo la sua faccia quando gli avrei detto la fatidica frase Rimaniamo amici, immaginavo già la sua risata. Ma perché non potevamo rimanere amici? Cosa ci sarebbe stato di male?
Be, qualcosa di sbagliato ci sarebbe stato, insomma, Daniel provava qualcosa per me, mentre io… io provavo solo del semplice affetto, affetto che avrei potuto provare anche con mio fratello, nulla a confronto con quello che provavo per Edward.
Mi feci una conversazione mentalmente, immaginando quello che avrei potuto dire a Daniel, ma non mi sembrava mai di trovare il modo giusto, anche se un modo giusto non c’era. Sapevo non ci fosse.
Sobbalzai quando sentii bussare alla finestra.
Mi girai terrorizzata e quando vidi Edward sorridere divertito, tirai un sospiro di sollievo.
Andai ad aprirgli.
<< Puoi pure ridere se vuoi >> gli diedi le spalle.
Scoppiò a ridere, cercando comunque di non fare troppo rumore per non farsi sentire da Charlie.
Ero offesa dalla sua risata, ma non potevo nemmeno dire che la cosa mi dispiaceva: sentire la sua risata era sempre qualcosa di stupendo, così cristallina e perfetta che sembrava una dolce melodia alle mie orecchie.
Non sapevo tenere il broncio se lui rideva in quel modo.
<< Non pensavo saresti venuto >> dissi in imbarazzo quando lui smise di ridere facendoci avvolgere dal silenzio.
<< Volevo venire dopo che ti fossi addormentata, ma non ho resistito, volevo vederti sveglia. >>
Il suo sguardo puntato nel mio fu qualcosa di altamente destabilizzante.
Gli diedi le spalle facendo finta di mettere a posto qualcosa sul cassettone.
Quando mi girai lo trovai sdraiato sul letto. Era la visione più celestiale ed erotica che avessi mai visto: le braccia piegate dietro la testa, i muscoli tirati e in risalto.
Deglutii a vuoto.
<< Almeno togliti le scarpe >> gli diedi nuovamente le spalle cercando di darmi una calmata.
Averlo nuovamente nella mia stanza faceva uno strano effetto, soprattutto perché non sapevo come comportarmi, non sapevo cosa fare, cosa dire, insomma, ero in un imbarazzo assoluto.
Andai nell’armadio, tirai fuori un pigiama pulito e mi diressi verso il bagno.
<< Vado a cambiarmi >> gli occhi bassi che guardavano il pavimento.
Non aspettai nemmeno una sua risposta, non aspettai nemmeno un suo cenno, mi defilai velocemente.
Mi odiavo, non mi sopportavo, perché dovevo comportarmi in quel modo solo con Edward? Perché dovevo essere una completa cretina, imbecille solo quando lui era nelle vicinanze? A Phoenix non ero mai stata così, a Phoenix ero sicura di quello che facevo e invece quando c’era Edward nelle vicinanze, tutto era difficile, tutto sembrava così imbarazzante da fare.
Probabilmente mi sentivo in imbarazzo ai suoi occhi. Lui era perfetto, era l’essere più perfetto che sarebbe potuto esistere al mondo, qualsiasi cosa lui avrebbe fatto sarebbe stata perfetta, era matematicamente provato. Io cos’ero? Una stupida umana che non sapeva nemmeno quello che faceva, agli occhi di un vampiro sembravo così insignificante. Quella era la mia paura, avevo paura che qualsiasi cosa avessi fatto Edward mi avrebbe visto come una stupida, come una stupida ragazza, non avevo ancora capito niente e l’avrei capito solo con il tempo.
Mi svestii velocemente e tornai in camera. Appoggiai i vestiti piegati su una sedia e andai alla finestra.
Rimasi ad ammirare la boscaglia che si estendeva intorno a casa mia. Cominciai a torcermi le mani, non sapevo cosa fare, come comportarmi.
<< Bella, guarda che vuoi venire a letto, non mordo, almeno, per adesso non ne sento il bisogno >> lo sentii sghignazzare.
Lo guardai, stupendomi di quanto fosse bello alla luce fioca che entrava dalla finestra, sembrava ancora più perfetto, più lucente e bello di quanto fosse mai stato.
Mi avvicinai a testa bassa al letto e mi infilai sotto le coperte cercando di mantenere una certa distanza tra me e il suo corpo.
<< Forse è meglio se me ne vado >> non lo sentii nemmeno allontanarsi dal letto che era già alla finestra.
<< No, aspetta >> lo fermai cercando di trovare il coraggio di guardarlo negli occhi. << Rimani >> mi guardò incerto, non sapendo cosa fare. Poi si avvicinò e si sdraiò come prima, solo che stavolta era meno rilassato.
Rimanemmo in silenzio, io a guardare il soffitto, lui perso a guardare chissà che cosa.
Il silenzio era insopportabile, non potevo pensare che Edward non fosse con me per sentirmi meglio. Era lì! Sentivo il suo corpo vicino al mio nonostante non ci toccassimo neanche, sentivo la sua presenza, la percepivo, sentivo la pelle bruciare, la pelle pizzicare a causa della sua vicinanza, non potevo fare finta di niente, non ci sarei mai riuscita.
<< Senti, Bella, so che in questo momento ci troviamo a questo punto per causa mia, ma io vorrei rimediare. Stai per tornare a Forks e sinceramente una piccola speranza di poterti riavere mia, mi sta frullando nella testa. Forse non dovrei, forse dovrei continuare a starmene in disparte come ho fatto negli scorsi mesi, ma, non ce la faccio, mi dispiace, io ti amo e non voglio fare lo stesso errore degli scorsi mesi, non voglio nascondermi, non voglio nascondere quello che provo per te, voglio provare a farti capire che a te ci tengo davvero. Non mi interessa quanto tempo ci vorrà, io sono eterno, ho tutta l’eternità davanti, sarò disposto a perdere la mia eternità per farti capire quanto io ti ami. Con piccoli gesti, con piccole cose che spero ti faranno piacere, voglio provare a conquistarti, di nuovo >> inutile dire che a quelle parole il mio cuore aveva cominciare a battere troppo forte, a pompare del sangue che lui avrebbe sentito benissimo.
Avrebbe fatto di tutto per riconquistarmi, ma non aveva ancora capito che io ero ancora completamente sua? Che lo sarei stata per tutta la vita e probabilmente anche altre? Non doveva conquistarmi, doveva solamente farmi capire che mi amasse, farmi capire che avesse sbagliato e le sue parole in quel momento erano solo parole. Me le aveva già dette in passato, aveva già detto che mi avrebbe dimostrato il suo amore, ma non l’aveva mai fatto, speravo che quella volta le cose sarebbero state diverse. Anzi, sapevo che quella volta le cose sarebbero state diverso, sentivo qualcosa nel suo tono di voce, qualcosa che non sapevo spiegare, qualcosa che non sapevo decifrare, ma che mi lasciava questa sensazione di benessere, di certezza, di consapevolezza che tutto sarebbe tornato come una volta.
Ma non potevo lasciare il suo discorso così, sospeso a metà, era giusto che lui sapesse qualcosa, era giusto chiarirgli le idee, non sarebbe stato facile, ma ce l’avrei fatto.
<< Edward… tu… tu non devi riconquistarmi, io sono ancora tua, lo sono stata anche in tutto questo tempo, anche mentre stato con un altro, io ero tua, ho marchiato il tuo nome nel cuore e non se ne può andare così facilmente, non se ne potrà mai andare. Solo che, sono rimasta delusa, ferita dal tuo comportamento, non devi riconquistarmi, devi solo farmi capire quanto tu ci tenga a me e dovrai promettermi che non mi lascerai mai per nessun motivo e che non penserai più le assurdità che hai pensato. Edward, io ti amo e non ci può essere posto più sicuro che con te >> con le gote completamente rosse, conclusi il mio discorso.
<< No, Bella, non ti lascerò mai, lo prometto >> mi attirò a sé, facendomi appoggiare al suo petto.
<< Cerca di mantenere la promessa, allora >> inspirai profondamente il suo profumo.
Quanto mi era mancato? Quanto avevo sognato di rifarlo? Quanto era bello sentire il suo profumo inconfondibile di muschio? Come avevo fatto ad andare avanti senza di esso? Era stata una tortura e me ne rendevo conto solo in quel momento perché avevo nuovamente sotto mano quel profumo eccezionale, invitante, bellissimo, di Edward. Probabilmente era quello che lo rendeva bellissimo, il fatto che fosse suo, se qualcun altro avesse avuto il suo stesso profumo non mi avrebbe attirato, non mi sarebbe nemmeno piaciuto, invece, mi piaceva da impazzire.
<< Lo farò. Buonanotte, Bella >> mi lasciò un bacio tra i capelli che cominciò ad accarezzare.
<< ‘Notte, Edward >> mi strinsi maggiormente al suo petto cercando di farlo con tutte le forse per non farlo andare via, volevo che rimanesse tra le mie braccia, che rimanesse così, con me, per sempre.
Quella fu una delle notte più belle dopo mesi.
Io ed Edward, un nuovo inizio, anzi, non ancora.

 

 

 

 

 

 

 

Buon pomeriggio! Per prima cosa mi deve scusare con voi per questo ritardo pazzesco con cui sto postando. Premetto che questo capitolo è stato un parto, non solo perché è abbastanza lungo, ma anche perché improvvisamente l’ispirazione di scriverlo è andata a quel paese, o meglio, le idee erano in testa, ma la voglia di scrivere era pochissima. Come se non fosse già abbastanza questo fatto, quando avevo voglia di scriverlo non avevo tempo per farlo. In questo periodo ho avuto problemi personali, scuola, impegni, interrogazioni e non è stato per niente facile finire questo capitolo.
Lo so, avevo promesso che non sarebbe successo più e spero che nonostante il ritardo voi continuate a seguirmi e leggermi lo stesso. Non finirò mai di scusarmi e spero che questo capitolo leggermente più lungo del solito sia servito per farmi almeno perdonare un po’.
Allora, in questo capitolo si sistemano parecchio le cose. Bella dà la grande notizia a Charlie, chiama la mamma, prenota un aereo per andare a Phoenix, sistema il problema della scuola, ma cosa più importante, Bella ed Edward parlano e si chiariscono diciamo, anche se non fanno altro che dichiararsi il loro amore. Bella spiega comunque ad Edward che si è sentita ferita e delusa dal suo comportamento, ma non per questo non lo ama più.
Scopriamo anche che Charlie ha cominciato questa relazione con Sue. Mi dispiaceva lasciarlo solo soletto e pensare che avesse passato un anno e mezzo da solo mi aveva fatto un po’ bene, quindi, la relazione con Sue doveva esserci per forza. =)
Charlie propone a Bella di uscire con Jacob per conoscersi. So che molte uccideranno Charlie per questa proposta. Non dirò niente, voglio vedere cosa dite xD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non sia stato troppo pesante. Diciamo che Bella si è rilassata e ha risolto un po’ le cose a Forks, ma nel prossimo capitolo tornerà a Forks e dovrà affrontare Daniel, non sarà facile, ve lo dico subito. Ovviamente lui si arrabbierà e… be, non posso dirvi tutto.
Ah sì, l’ultima frase che conclude il capitolo, non pensiate già le peggio cose, vi dico che non ci saranno più ostacoli tra Bella ed Edward e che sarà solo questione di tempo prima che tra di loro diventi tutto come prima. Quindi, vi prego, non pensate male. Non può essere un nuovo inizio perché ancora Bella non ha dato fine a qualcos’altro, c’è ancora qualcosa da sistemare. Spero che abbiate capito xD
Ringrazio tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle preferite, seguite e ricordate e alle persone che hanno lasciato una recensione allo scorso capitolo, spero di leggere ancora i vostri commenti e le vostre opinioni.
Ringrazio anche i lettori silenzio che spero un giorno troveranno la voglia di scrivere anche solo qualche riga. =)
Vi ricordo che potete aggiungere su Fb e su Twitter. Mi farebbe davvero piacere conoscervi. =)
Alla prossima ^_^
 
   
 
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