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Autore: Ranpyon    13/03/2011    6 recensioni
Rivisitazione della storia pubblicata 5 anni fa. ._. Tutto parte dall'ipotetico fatto che Masaya, in realtà, sia morto alla fine della battaglia contro gli alieni. Come influirà questo sulle nostre eroine? Beh... scopritelo. ù_ù
Genere: Generale, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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4. Bentornata, Ichigo!

 

 

“Vedete qualcosa?” Minto si guardò intorno, pronta a scattare alla prima cosa fuori posto.
Le compagne erano accanto a lei, tutte all’erta.
“Pensate il ritardo di Ichigo sia dovuto a…” azzardò Retasu, continuando a guardarsi intorno un po’ impaurita. Non sapere da dove sarebbe giunto l’attacco, né se sarebbe giunto, né da chi la spaventava come poche altre cose al mondo.
“Sh!” le zittò Zakuro, tirando fuori la propria frusta.
“Cos’hai visto?” sussurrò Purin, e la mora indicò con la testa tra i cespugli di fronte a loro. Era quasi buio ormai, non si vedeva molto bene, ma tutte notarono una sottile sagoma bianca dietro le siepi davanti a loro, fra gli alberi. Sembrava quasi un fantasma.
“Che diavolo è quello…?” mormorò Minto, tirando anche lei fuori la sua arma, giusto per precauzione. Nessuna rispose, rimasero immobili a fissare quella specie di spettro che sembrava si stesse avvicinando.
Qualche secondo dopo, la figura uscì completamente allo scoperto.
“ICHIGO!” esclamò Purin, spalancando gli occhi.
Sentirono dei passi dietro di loro e si voltarono, vedendo che anche Ryo e Kei erano arrivati e stavano fissando la stessa identica cosa che era appena uscita dagli alberi.
Certo, quella era Ichigo, ma non era sola.
“E’ vostra questa?” domandò il ragazzo che avevano davanti. Sembrava un umano in tutto e per tutto – anche se i lunghi capelli bianchi e gli occhi scurissimi la dicevano lunga -, non aveva neanche orecchie da alieno, quindi era da escludere che fosse un altro extraterrestre proveniente dal pianeta di Kisshu, Pai e Taruto.
Una cosa strana, comunque, c’era.
Quel tizio levitava.
Si trovava quasi a mezzo metro da terra, Ichigo stesa in braccio, incosciente.
“Cosa le hai fatto?” esclamò Retasu, usando più un tono accusatorio che di domanda.
“Niente, giuro. Appena sono apparso davanti a lei è svenuta. Eppure sono certo che si tratti di una MewMew…” disse più a se stesso che alle altre.
Le ragazze deglutirono. Come faceva quel tipo a sapere che Ichigo era una MewMew?
“Lasciala immediatamente!” Zakuro lanciò un colpo contro il nemico, che scostandosi di lato senza troppa fatica lo evitò tranquillamente. La Mew Lupo digrignò i denti, quel tizio iniziava già a stargli sulle scatole. Il modo in cui aveva evitato il colpo, così tranquillo, la diceva lunga, sembrava fiero e sicuro di se stesso.
E loro per quello era un problema. Somigliava molto a Deep Blue, notò. Ovvie differenze erano però i capelli bianchi e gli occhi neri, per non parlare delle orecchie normali.
“Ichigo… Ichigo…” Ryo non poté fare a meno di ripetere il nome della rossa nella propria mente, tante e tante volte. Era stesa immobile fra le braccia di quello che sembrava essere un nuovo nemico, e sembrava esanime. Che fosse vero che non le aveva fatto niente?
“Lasciala andare!” Purin fece un passo avanti, sollevando la propria arma.
Sapeva che il nemico avrebbe schivato anche il suo attacco, decisamente meno potente di quello di Zakuro, perciò decise di azzardare un’altra mossa. Oltre ad essere una MewMew, Purin era anche una grande acrobata – e non solo per i geni della scimmia leonina dentro di sé.
“Ribbon Purin…” iniziò a dire, e le ragazze si voltarono verso di lei, compreso il tizio che aveva in braccio Ichigo.
La biondina, comunque, non concluse il suo attacco. Fece qualche veloce salto e in un secondo, spiazzando davvero tutti, si trovò alle spalle del nemico. Gli diede una spinta così forte da farlo cadere in avanti, e Ichigo rovinò a terra sotto lo sguardo delle compagne.
Minto e Retasu corsero verso di lei, prendendola per i piedi e per le spalle e allontanandola da lì.
“Bella mossa, MewPurin!” esclamò Minto affidando Ichigo alle cure di Kei e Ryo, che gli scostò i capelli dal volto chiamandola più volte.
Ichigo non rispondeva.
“Dobbiamo portarla via da qui, Ryo” il moro poggiò la mano sulla spalla dell’amico, che non aveva staccato un secondo gli occhi dal viso della rossa.
“Ryo!” stavolta Kei lo afferrò forte, facendolo girare e riportandolo sulla terra.
“Dobbiamo andare via!” sbottò quando lo vide voltarsi verso di lui, gli occhi sbarrati.
Il biondo annuì e si sistemò per prendere Ichigo in braccio, ma la voce del ragazzo dai lunghi capelli bianchi lo bloccò.
“Mi sono fatto fregare” borbottò lui, sollevando la mano verso Purin che era tornata dalle sue amiche e sorrideva soddisfatta di se stessa.
Dal palmo aperto del ragazzo partì un filo sottile di luce gialla che si schiantò direttamente su Purin, che non ebbe neanche il tempo di ribattere.
La biondina venne scaraventata indietro a qualche metro di distanza, contro un albero.
Cadde a terra, immobile.
“PURIN!!” Retasu, inorridita, si voltò verso quello che ormai era certamente un nemico.
“Ribbon Lettuce Rush!” lanciò un attacco d’acqua contro di lui, ma quello lo schivò ancora una volta.
Minto digrignò i denti, mentre Zakuro correva verso Purin per controllare come stesse. Il colpo che aveva preso era stato molto forte.
Si avvicinò e la prese fra le braccia, constatando un lungo taglio – seppur superficiale – al centro del petto, da cui fuoriusciva un po’ di sangue.
“Merda…” mormorò, sollevando lo sguardo verso le compagne.
Ryo lasciò per un attimo Ichigo alle cure di Kei e si avvicinò a Zakuro.
“Dobbiamo portare via anche lei” disse il biondo, spostando lo sguardo dalla Mew viola, al nemico, a Purin.
Zakuro annuì, lasciando Purin nelle braccia di Ryo.
“Mi avevano detto che eravate forti, siete sicure di essere proprio voi le MewMew?” domandò il tizio dai capelli bianchi, incrociando le braccia. Sembrava che tutta quella situazione lo stesse divertendo.
Ryo si allontanò verso Kei con Purin in braccio, mentre MewZakuro tornava dalle altre due compagne.
“Qui ci vuole un attacco combinato” mormorò Minto, guardando di sottecchi le amiche.
Retasu e Zakuro annuirono, e al tre sussurrato dalla moretta, attaccarono il nemico con le loro armi.
Dietro di loro, Kei teneva Ichigo in braccio, e Ryo teneva saldamente Purin.
“Perde sangue” constatò Keiichiro con gli occhi sbarrati. “Dobbiamo portarla via immediatamente, va medicata”
Ryo annuì e si voltò a guardare lo scontro. Sperò veramente che il tizio non si accorgesse di loro e non tentasse di fermali. Si incamminò davanti all’amico ma fu costretto a bloccarsi qualche secondo dopo.
“Kei…?” Ichigo aveva appena aperto gli occhi e si era aggrappata saldamente al collo dell’amico, guardandosi intorno.
“Che succede? Perché mi tieni in braccio?”
Kei non rispose, accelerando il passo e facendo cenno a Ryo di riprendere a camminare. Le spiegazioni a dopo. Anche perché, francamente, non avrebbe saputo cosa rispondere in quel preciso istante.
“RYO, KEI, ATTENTI!”
Non fecero neanche in tempo a voltarsi che furono scaraventati lontano da un grande fascio di energia. Tutti tranne Ichigo, che era scivolata a terra dalle braccia di Kei ed era rimasta lì, con quell’energia spaventosa che le passava sopra la testa.
Rimase immobile, gli occhi sgranati e il cuore che batteva all’impazzata.
Vide a qualche metro di distanza i suoi due cari amici stesi a terra, e accanto a loro una ragazzina bionda tremendamente famigliare.
Si voltò a guardare chi aveva osato fare tutto quello, e si alzò tremante, le gambe che a fatica reggevano il peso di quell’esile corpo.
Il nemico aveva facilmente schivato i colpi delle ragazze, e poi aveva notato Ryo e Keiichiro che stavano fuggendo portando con loro due delle MewMew. Non aveva potuto accettarlo, il suo compito era distruggere quelle ragazze, non permettere che fuggissero.
Digrignò i denti quando si rese conto di aver mancato uno dei bersagli, e concentrò il proprio sguardo su Ichigo.
Fu Minto a gettare a terra la rossa con una spallata, evitando che fosse colpita dall’ennesimo raggio di energia.
“STAI GIU’!” esclamò la mora tenendola a terra, mentre Zakuro e Retasu riprendevano ad attaccare, esauste ma costrette.
Quando sentì che Ichigo aveva smesso di divincolarsi, Minto si inginocchiò davanti a lei, imitata subito dalla rossa.
“Che-che succede? Chi siete voi?!” Ichigo si guardò intorno spaventata, portandosi le mani alla testa e rimanendo inginocchiata a terra.
Minto non si stupì più di tanto. Dopotutto quel travestimento era stato creato affinché nessuno le riconoscesse, quindi capì che avrebbe dovuto dire lei la verità a Ichigo.
“Ichigo, guardami!” l’afferrò per le spalle, costringendola ad alzare lo sguardo verso di lei.
“Sono io, sono Minto! Mi riconosci?!”
La rossa sbatté le palpebre, sentendo delle grida intorno a sé. Si guardò di nuovo intorno, stretta tra le mani di MewMinto, e si accorse di altre due familiari ragazze che lanciavano qualcosa contro quel ragazzo dai capelli bianchi che prima le aveva fatto perdere i sensi.
La mora notò il panico nel suo sguardo, e fece scivolare le mani dalle spalle alle sue braccia, stringendo la presa.
“Ichigo! Ti ho detto di guardarmi!”
Lei girò di scatto la testa, tornando a guardare la ragazza davanti a sé. Cos’aveva detto? Era Minto?
La scrutò assottigliando gli occhi, il cuore a tremila e la mente confusa da tutto quello che le stava succedendo intorno. Se quella era Minto, allora le altre erano… Zakuro e Retasu… Sì, poteva esserne abbastanza certa.
Ma allora la ragazza stesa insieme a Kei e Ryo era Purin?
“Mi-Minto…?” balbettò guardandola dritta negli occhi ma vacillando. La moretta annuì, lasciandola andare.
“Ascoltami bene Ichigo, devi nasconderti. Mettiti dietro qualche albero, ma non uscire per nessun motivo. Chiaro?”
Ichigo parve confusa da quella richiesta, e tentò di protestare, ma Minto la trascinò in piedi e la spinse via.
“Ma-ma… Kei e Ryo…”
“VAI!” le indicò un albero più in là e poi si voltò per andare ad aiutare le altre compagne che, a quanto pareva, non stavano avendo la meglio sul nemico.
Ichigo rimase comunque immobile, guardando alternativamente quelle che aveva scoperto essere le sue amiche, e Ryo, Kei e Purin stesi a terra.
Corse da loro rendendosi conto che non poteva sparire così. Non stava capendo molto della situazione ma qualcosa doveva fare.
Prese Purin tra le braccia, per prima, e vide che – nonostante il taglio in pieno petto – respirava. A fatica ma respirava.
La prese in braccio con fatica e inciampando nei propri piedi la nascose dietro un cespuglio, facendole poggiare la schiena ad un albero.
La fissò un secondo – vide quello strano abbigliamento, familiare – poi si voltò per tornare dai ragazzi.
Poggiò la testa sul petto di Ryo, sentendo che il suo cuore batteva, seppur lentamente.
Lo afferrò per le braccia prendendo a trascinarlo nello stesso angolo dove aveva portato Purin, e lo adagiò accanto a lei.
Mancava solo Kei.
Per tutto il tempo non aveva gettato neanche uno sguardo a quello che stava succedendo tra le sue amiche e il bizzarro ragazzo dai capelli lunghi. Aveva paura, una paura fottuta di quello che stava succedendo perché non riusciva a capire.
Perché si trovava lì? Chi era quello? Cos’aveva fatto a Kei, Ryo e Purin? E perché le sue amiche indossavano quegli strani costumi?
Afferrò Keiichiro per le braccia e prese a trascinare pure lui, mettendolo in salvo.
Rimase nascosta per qualche secondo dietro il cespuglio insieme agli amici svenuti, il cuore che le martellava nel petto. Non riusciva a sentire nient’altro tranne il rimbombo dei battiti nelle proprie orecchie, e tremava da capo a piedi.
“Che diavolo devo fare?” si chiese, gli occhi lucidi. La paura stava crescendo.
Si sollevò appena da terra e sbirciò sopra la siepe, cercando di farsi coraggio.
La scena che le si presentò davanti gli occhi glieli fece sgranare a dismisura.
Minto, Zakuro e Retasu erano a terra. Il tizio rideva e puntava un dito contro di loro.
Non ci pensò neanche per un secondo.
Spiccò un abile salto sorpassando le piante e atterrò a piedi uniti sul terreno, per poi iniziare una folle corsa verso le sue amiche.
Retasu sentì i passi della rossa e voltò la testa verso di lei, spalancando gli occhi.
“Ichigo! Ferma!”
La rossa non la stesse a sentire, non ascoltò neanche Zakuro e Minto che le avevano urlato qualcosa in quel momento.
Si parò davanti a loro mentre il nemico lanciava l’ennesimo attacco, che andò a segno proprio nel punto in cui Ichigo si era fermata a braccia aperte.
Pochi secondi e un polverone di dimensioni gigantesche si sollevò da terra, impedendo la vista.
Il ragazzo dai capelli bianchi rimase immobile e serio, aspettando che la nube si diradasse.
Minto, Zakuro e Retasu si coprirono gli occhi con le mani, seppur a fatica, e attesero anche loro.
Tempo un paio di minuti – minuti lunghissimi, sembrati ore – e la polvere sparì del tutto, rivelando a tutti i presenti una figura rosa dotata di coda e orecchiette da gatto.
Lo stupore si presentò sul viso di tutti quanti, soprattutto della persona che era al centro dell’attenzione generale.
Ichigo si toccò la coda, la gonna e poi i guanti.
Sentì la testa girare, e vi poggiò le mani sopra.
Erano orecchie, quelle?
Sentì il cuore perdere un battito, e si voltò lentamente a guardare le compagne ancora stese a terra.
“I-Ichigo…” mormorò Zakuro, chiedendosi perché l’amica si fosse trasformata. La vide spaesata e decise di darle una mano, dopotutto a quanto pareva l’unica speranza per sconfiggere quel nemico era lei.
“Ichigo…! Usa la tua arma! Strawberry Bell Version Up!” le urlò, e Ichigo la fissò perplessa. Cos’aveva detto? Era sicura che non avrebbe mai potuto ripetere una cosa del genere.
“Lo sapevo che eri una MewMew” disse il nemico, levitando piano verso di lei.
Ichigo sbarrò gli occhi e indietreggiò di qualche passo.
“DILLO!” sbottò Zakuro battendo un pugno a terra.
Ichigo, sempre più spaesata, mormorò quella frase sconnessa sicura di aver sbagliato qualche parola, ma non fu così.
Una luce biancastra si sprigionò davanti a lei, e il nemico fu costretto ad indietreggiare e a ripararsi gli occhi con una mano.
Quella luce era così accecante che anche Ichigo indietreggiò ancora, ma la cosa più incredibile fu vedere le armi delle sue amiche, compresa quella di Purin, raggiungere quell’immensa luce e creare un’arma formata da vari anelli concentrici con al centro un fiocco rosso.
L’oggetto  aveva dimensioni discrete, e quando cadde nelle mani di Ichigo lei fece quasi fatica a sostenerlo.
Sentì delle parole nascerle sulle labbra, e non esitò a pronunciarle.
“Ri-Ribbon Strawberry Surprise!” sollevò l’arma davanti a sé verso il nemico e attese, mentre sentiva la propria energia convogliare in quell’oggetto che teneva in mano.
Il ragazzo dai capelli bianchi spalancò gli occhi e si trovò sbalzato all’indietro.
Non aveva neanche fatto in tempo a vedere cosa fosse successo, si ritrovò subito a terra, diversi tagli e contusioni sparsi sulle braccia scoperte e sul viso. Anche la tunica che indossava era ridotta male, ed era macchiata del suo sangue.
“Dannazione…” sibilò dolorante, cercando di rialzarsi.
Vide la ragazzina dai capelli rosa davanti a sé cadere a terra, in ginocchio, sopraffatta da quell’arma così potente che lo aveva ferito.
Decise che era meglio sparire per il momento, non poteva rischiare ancora.
In un secondo si smaterializzò, lasciando al suo posto solo una piccola e intensa nube di fumo.
Ichigo sbatté le palpebre più volte, le mani poggiate a terra e il fiato corto.
Sentiva le lacrime premere ai lati degli occhi e la gola dolere, sapeva di stare per scoppiare a piangere.
Sentiva un peso nel petto che non riusciva a spiegare.
“Ichigo…”
La Mew rosa socchiuse gli occhi, sentendo quella voce alle sue spalle. Voltò lentamente la testa guardando oltre il proprio corpo, e vide Mina, tornata alla normalità, che la fissava ancora accasciata a terra.
Come un flash, una miriade di immagini la travolse e la fece crollare a terra.
La valanga di ricordi che la investì come uno tsunami in piena regola le fece sgorgare le prime lacrime dagli occhi, poi altre le seguirono a ruota.
Masaya, l’incontro con Ryo, il primo mostro, la trasformazione, Masaya, il progetto Mew, le compagne di squadra, Masaya, la battaglia contro gli alieni, ancora Masaya, Profondo Blu… Masaya.
Ichigo, stesa a terra, spalancò gli occhi, ricordando tutto rapidamente.
Singhiozzò forte e le altre dietro di lei si accorsero che c’era qualcosa che non andava. Si alzarono a fatica e la raggiunsero, vedendola strofinare il viso contro la terra e piangere sommessamente.
Zakuro l’afferrò per le spalle e cercò di sollevarla, ma Ichigo reagì male. Con un gesto veloce della mano scansò quella dell’amica e si voltò di scatto, gli occhioni lucidi e lacrimanti, il viso sporco di terra e arrossato e le labbra che tremavano.
Le tre compagne sentirono il cuore perdere un battito a quella vista.
L’ultima volta che avevano visto la loro amica così era stato quando Aoyama era morto.
“Ichigo…” sussurrò Retasu, azzardandosi ad avvicinarsi di più. La rossa si irrigidì quando le braccia della Mew Verde le circondarono il corpo esile e tremante, e per un attimo tutte ebbero impressione che avesse smesso di respirare.
Il secondo dopo, Ichigo si sciolse completamente in un pianto rumoroso, aggrappandosi con disperazione alla sua amica e singhiozzando forte il nome della persona che le aveva causato quello stato d’animo.
Zakuro, Minto e Retasu si gettarono un’occhiata, mentre quest’ultima accarezzava la testa della rossina cercando di tranquillizzarla.
Ichigo aveva ricordato tutto.

“Dite sul serio?” chiese Purin tastandosi la garza che le ricopriva la ferita sul petto.
Dopo essersi ripresi, lei, Kei e Ryo tornarono affaticati al Caffè MewMew insieme alle altre ragazze, con Ichigo svenuta.
Ryo l’aveva portata in braccio per tutto il tragitto contando le lacrime che la rossa continuava a versare anche nel sonno, chiedendosi se nel suo stato stesse avendo degli incubi o chissà che altro.
Da quello che Zakuro gli aveva raccontato, aveva capito che Ichigo aveva riacquistato la memoria all’improvviso, e la cosa lo preoccupò veramente tanto.
Minto gli aveva chiesto perché Ichigo si era trasformata senza spilla e soprattutto senza volerlo, e il biondo le aveva spiegato che anche la prima volta che l’aveva incontrata lei si era trasformata da sola per il semplice fatto che si trovava in grave pericolo. Probabilmente i geni del gatto selvatico dentro di lei avevano azionato quel meccanismo di autodifesa, lo stesso che l’aveva fatta trasformare poco prima nel parco.
Comunque, la cosa che lo stava facendo dannare da quasi due ore era il pensiero di cosa sarebbe successo alla rossa una volta sveglia.
Tutti se lo stavano chiedendo. Avevano paura che Ichigo si sarebbe chiusa di nuovo in se stessa come la prima volta, diventando il fantasma di se stessa.
“Sì… ha pianto e poi è crollata. Evidentemente aver ricordato tutto insieme l’ha sopraffatta”
“Ci ha salvato la vita, comunque” intervenne Minto a braccia conserte, mentre fissava le altre ragazze.
Ichigo era stata portata in camera di Kei ed ora riposava nel suo letto, quindi gli altri avrebbero avuto tutto il tempo di parlare.
“Ti fa male, Purin?” chiese Retasu avvicinandosi alla più piccola e fissandola con apprensione.
“Fa più male la botta che ho preso dietro la schiena, la ferita al petto è superficiale” rispose lei scrollando le spalle.
Se l’era vista davvero brutta, comunque, quel nemico era davvero forte.
Rabbrividì al solo pensiero di dover combattere contro dei nemici così potenti, ed espose il suo dubbio.
“Che ne pensate del tizio dai capelli bianchi?”
“Stasera farò ricerche” rispose subito Kei, che aveva passato tutto il tempo a cercare di capire da dove quel ragazzo fosse spuntato. Non era un alieno e non era umano. Dunque cos’era?
“Era fortissimo” mormorò Retasu, stringendosi nelle spalle. Anche lei e le altre erano ferite, seppur superficialmente, ma il ricordo della battaglia era ancora vivido nelle loro menti.
Quel ragazzo aveva dei poteri straordinari, e il pensiero che potessero esserci altri come lui, le aveva scombussolate parecchio.
Quella battaglia si preannunciava molto più dura di quella precedente.
“Secondo voi cosa farà Ichigo?” chiese Minto guardando a turno tutti i presenti, e la maggior parte di loro abbassò gli occhi. Solo Ryo e Zakuro rimasero con lo sguardo alzato e serio, e il biondo rispose.
“Qualunque sarà la sua decisione, la rispetteremo”
Sapeva che era giusto così, e lo sapevano anche tutti gli altri.
Ichigo aveva sofferto anche troppo, ed ora c’era stata anche questa nuova catastrofe. Non sapevano come avrebbe fatto a reggere.
“Speriamo non ci abbandoni come l’anno scorso…” mormorò Retasu, cercando di non farsi sentire, ma la sua fu una speranza vana.
“Non vi abbandonerò” esclamò una voce flebile ma sicura proveniente dalle scale che conducevano al piano di sopra.
Ichigo era appena spuntata sulla soglia della porta, mentre si reggeva allo stipite e sospirava, passandosi una mano sulla fronte.
Era stremata, il viso era ancora sporco e l’espressione seria ma stanca.
Nella stanza cadde il silenzio, e il primo ad alzarsi fu Kei, che corse da lei e tentò di afferrarla.
“Ichigo, dovresti stare a letto”
Lei sollevò una mano, zittendolo e muovendo qualche passo incerto. Non si reggeva in piedi, già scendere le scale le era costato un grande sforzo, ma doveva farlo. Doveva chiarire quella situazione.
“Devo… scusarmi. Con tutti” guardò i presenti e vedendo che nessuno aveva nulla da dire, continuò.
“Ho ricordato tutto. Tutto quello che è successo nell’ultimo anno, e in quello precedente… E mi dispiace. Ho combinato un casino”
Retasu spalancò la bocca. “Ma non è vero!”
“Lasciami parlare” la pregò Ichigo, debole. “Vi ho messo in una posizione difficile solo perché… solo perché non sono riuscita a sopportare la morte di Masaya… Io…” deglutì e capì che le forze stavano venendo meno, sia quelle fisiche che quelle intellettuali. Era stanca, stremata, e non aveva la forza di continuare.
Ma doveva.
Sentì la testa girare, e subito due braccia la strinsero, e si ritrovò un ciuffo di capelli biondi sotto il mento.
“Non è colpa tua, Ichigo-chan, tu amavi Aoyama” le sussurrò Purin cercando di coccolarla in qualche modo, nonostante fosse nettamente più bassa di lei. Ichigo sentì il cuore scaldarsi e le lacrime pungerle gli occhi.
Sapeva che le amiche l’avrebbero sostenuta, e ne era felice. Ma lei si sentiva comunque in colpa. Era la leader, doveva essere la più forte e invece era stata la prima a crollare.
“Non vi abbandonerò…” sussurrò, sorridendo alle compagne. Le quattro Mew sorrisero, mentre una lacrima solcava il volto di Retasu, e Kei sorrise, fissando le due ragazze abbracciate.
Ryo rimase immobile, un peso incalcolabile nel cuore.
Vedere Ichigo così distrutta lo stava uccidendo.
Sospirò, si alzò dalla sedia e le si avvicinò. Lei sollevò lo sguardo e lo fisso con gli occhi fiduciosi.
Abbozzò un sorrisetto e le poggiò una mano sulla testa, accarezzandola delicatamente.
“Ben fatto, Ichigo”
La rossa sorrise per la prima vera volta da quando si era ripresa e crollò inesorabilmente, afferrata da Ryo e Purin.
Forse tutto sarebbe tornato alla normalità, prima o poi.

  
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