Ciao
a tutti! Eccomi tornato per presentare un nuovo capitolo della storia.
Ahimè,
siamo quasi alla fine, ma non preoccupatevi, Sauron tornerà
molto presto
nell’altra storia che sto scrivendo (a me piace chiamarle
storie, non fiction).
Angolo
dei commenti.
Fria:
ciao e grazie per il commento. Spero che questo capitolo ti piaccia.
Ciccio85:
E’ un piacere averti tra i miei lettori e ti ringrazio per il
tuo commento.
Le
frasi sono in inglese perché mi sono ispirato a un
bellissimo anime in cui il
personaggio le pronuncia così: si chiama Fate/Stay night e
Sauron vi è ispirato
per 1/4; infatti in esso confluiscono ben quattro trame di anime e
serie
televisive che poi spiegherò alla fine della storia.
Spero
di continuare a entusiasmarti.
Detto
questo, sperando di avere altri lettori e commenti, vi auguro buona
lettura.
Passarono due
settimane.
Il mio viaggio proseguiva regolarmente,
senza intoppi, alternato dagli allenamenti per controllare meglio i
miei nuovi
poteri: a detta d’Incanto avevo fatto passi da gigante.
Dopo questo periodo
di momentanea
tranquillità, giunsi a pochi passi dalla mia meta: il monte
della bestia, che
raffigurava una creatura abominevole, impossibile da descrivere a causa
delle
innumerevoli forme che aveva a seconda della prospettiva dalla quale si
guardava.
“Che forma orrenda” commentò Incanto.
“Hai ragione” confermai “Questo monte
è
forse il più antico di tutto il Fantasy. Non oso immaginare
che cos’altro possa
trovarsi lì dentro”.
All’improvviso, l’apparente tranquillità
di quel posto fu infranta da un potente ululato che sembrò
trattenuto da
qualcosa e, così com’era iniziato, smise.
“Che accidenti è?” chiese Incanto,
mentre
teneva le orecchie tappate.
“Temo che si tratti di Fenrir” risposi.
“Che ci abbia fiutato?” fece Incanto.
“Siamo sottovento” risposi “Quindi credo
di si”.
“Stai in guardia, potrebbe attaccarci da
un momento all’altro”.
“Impossibile. Secondo l’antica mitologia,
Fenrir fu legato a tre macigni da un nastro magico, fatto di cinque
elementi
che ora non esistono più in natura”.
“Ne sei sicuro?”
“Certo! Inoltre le sue fauci dovrebbero
essere bloccate da una potente spada che gli impedisce di
chiuderle”.
“Allora perché abbiamo sentito
quell’ululato?”
“Non saprei dirti-“ risposi.
“Se non sbaglio” intervenne Incanto “il
nastro è fatto di sei elementi: le radici delle montagne, la
saliva degli
uccelli, il respiro dei pesci, i tendini dell’orso, il passo
del gatto e la barba della donna.
In effetti, questi elementi non esistono
in natura, almeno i primi tre”.
“Perché dici questo”, mentre ripresi a
camminare.
“Credi davvero che gli orsi non abbiano i
tendini o i gatti non facciano rumore con i loro passi?” fece
Incanto “Questi
due elementi esistono, ma sono impercettibili, mentre gli altri non
sono mai
esistiti. È possibile creare un laccio magico con cose che
non esistono in
natura?”
“Gli antichi hanno detto un mucchio di
cose, per giustificare la mancanza di ciò che non si trova
in natura” dissi “E’
probabile che il nastro sia stato fatto da un potente incantesimo o da
qualche
altra cosa. Pensa che dicevano che, a causa della spada, Fenrir non
possa
chiudere la bocca e, per questo sbava da mattina a sera, creando un
fiume e poi
ulula come un matto. Ecco spiegato perché abbiamo sentito
l’ululato”.
“Chi mai andrebbe a farsi un bagno in un
fiume fatto dalla bava di un lupo?” disse Incanto disgustato.
“Non chiederlo a me” risposi
“Chissà se è
vera quell’altra diceria: che sia la causa della
licantropia”.
“Ora lo scopriremo” disse incanto “Anche
se non è troppo tardi per tornare indietro”.
“Non se ne parla” dissi “Me ne
andrò di
qui solo quando l’avrò sconfitto”.
“Certe volte hai davvero una testa dura,
ragazzo mio” fece Incanto poi si fermò un attimo.
“Che c’è?” chiesi.
“Te la sapresti immaginare una donna con
la barba?” disse lui, trattenendo le risate.
Mi fermai un attimo e, quasi
meccanicamente, immaginai mia madre con la barba.
“Oh cavolo!” e scoppiai a ridere.
“Già! E’ troppo comico!” e
anche Incanto
scoppiò.
“Sia ringraziata la natura che ha privato
le donne di quel particolare ormone, altrimenti come faremmo a
riconoscerle”
feci mettendomi in ginocchio per il troppo ridere.
“Basta o scoppio davvero!” disse Incanto
tenendosi la pancia.
Quel momento
d’ilarità fu interrotto da un
secondo ululato che fece tremare la terra.
“Accidenti!” feci tornando serio
“E’ quasi
come se ci stesse sfidando ad andare a prenderlo”
“Hai
ragione, è meglio andare” fece Incanto
“Piuttosto, non mi hai ancora detto che cosa intendi fare:
perché vuoi
affrontarlo?”
Fissai il monte per lunghi momenti prima
di rispondere: “Per dare un significato alla mia vita,
direi”.
“Che vuoi dire?” fece Incanto “Per caso
mi
stai nascondendo qualcosa?”
“Potrei mai farlo?” risposi “Forza
andiamo”.
In verità,
nemmeno io sapevo il perché:
quella era una domanda che mi ponevo da anni ormai. Forse era per
questo:
volevo una risposta.
Da quanto posso ricordare, sin da
piccolissimo sentivo di doverlo cercare: era come una voce che mi
richiamava,
facendomi passare notti insonni, quasi estraneo a tutto quello che mi
circondava.
A parte quella sensazione, non sapevo
altro e volevo scoprirlo.
Per circa
un’ora continuai a scalare
quella montagna senza mai fermarmi, finché non arrivai
all’ingresso della
caverna al cui interno lui era rinchiuso da millenni.
“Sto arrivando” e mi apprestai a entrare.
“Aspetta un momento” mi fermò Incanto
“Guarda là, sopra l’ingresso”.
Seguendo l’indicazione d’Incanto, alzai lo
sguardo verso il dolmen che sorreggeva la parte alta
dell’ingresso: cancellate
dal tempo, erano incise misteriose parole e agli estremi
c’erano dei segni
rossi.
“Chissà che cosa diranno?” fece Incanto
“Temo che non lo sapremo mai”.
“E chi lo dice?” feci e, attivate le
sabbie del Tempo, avvolsi la pietra.
In poco tempo la pietra tornò indietro nel
tempo, rivelando ciò che aveva celato per migliaia di anni:
sui lati erano
incise due lune divise in quattro parti, due bianche e due rosse; al
loro
interno erano incise parole di cui non conoscevo il significato, anche
se non
le consideravo importanti.
“Che lingua è?” chiesi senza troppo
interesse.
“Antiche rune germaniche, disposte a mo di
monito” rispose Incanto preoccupato.
“Tu le conosci?” chiesi stupito.
“Abbastanza” disse incanto “Aspetta un
po’: ora cerco di tradurla”.
Decisi di sedermi e fare una piccola
pausa: ne avevo bisogno, considerando ciò che mi aspettava.
Passarono alcuni minuti e Incanto continuò
a rimanere immobile, intento a decifrare quegli antichi caratteri.
“A grandi linee, credo di aver capito”
disse dopo altri minuti e si voltò preoccupato.
“Quindi?”
“E’ una maledizione!” rispose dopo alcuni
istanti di silenzio.
Un vento freddo attraversò la zona,
entrandomi nelle ossa.
“Una maledizione?” ripetei mentre mi
sentivo attraversare da un brivido.
“Esatto” rispose e si voltò verso
l’iscrizione “Anche se è un
po’ grossolana, la scritta recita queste parole:
“Entro di me si sprofonda nell’oscurità.
Entro di me solo la notte e la luna si
possono vedere. Entro di me, la natura stessa cambia: non
più pacifica e sana,
ma violenta e tinta di sangue per una luna ogni stagione in eterno. Tu,
che
entri sei avvisato: varca la soglia e in eterno sarai dannato.
Abbandona
speranze e sogni, perché mai più
realtà saranno se le zanne tinte d’odio,
libere saranno”. È un avvertimento fin troppo
evidente: se entrerai perderai
tutto, ragazzo mio”.
Per la prima volta
nella mia vita sentii
il desiderio di scappare, fuggire lontano e non voltarmi indietro, ma
il mio
corpo non rispose: rimase fermo completamente insensibile ai comandi
del
cervello.
“Sauron” mi disse Incanto “Non so che
cosa
tu voglia dimostrare, ma non fare qualcosa di cui potresti pentirti per
tutta
la vita, quindi, per una volta, dammi retta e torniamo a
casa”.
“Non posso” dissi tremando “Non ci
riesco.
La sento chiamare: sento quella voce sempre più forte. Non
la posso più
ignorare, non adesso” e senza dire altro, guidato
dall’istinto, corsi verso
l’ingresso ed entrai.
“Sauron!” mi gridò Incanto
“Fermati!”
Una volta varcata la soglia, mi fermai e
rimasi immobile poi, all’improvviso, mi accasciai a terra.
“Oh no! Sauron!” gridò Incanto e mi
corse
incontro.
“BLEAH!”
feci tirando la lingua di fuori,
facendolo saltare all’indietro e scoppiai a ridere.
“Come diavolo fai a scherzare in un
momento così!” disse lui e mi menò un
pugno in testa.
“Ahia!” feci tenendomi la testa.
“Sei un idiota, Sauron” mi gridò in
faccia
“Ti rendi conto di quello che hai fatto?”
Mi alzai e abbassai lo sguardo: “Me ne
rendo conto, ma è qualcosa che devo fare. Non so dirti che
cosa voglia
dimostrare, ma sento che devo andare avanti, riesci a
capirlo?”
Incanto mi fissò e, dopo lunghi attimi di
silenzio, sospirò: “Certe volte non riesco a
capire nulla di te, ma sono il tuo
spirito e quindi, accada quel che accada, ti sarò sempre
vicino”.
“Grazie!” feci.
Un altro potente
ululato c’investì facendoci
sobbalzare.
“Accidenti, sembra impaziente” fece
incanto.
“No” dissi “Sta gridando la sua rabbia e
il suo dolore”.
“Come fai a dirlo?” mi chiese Incanto.
“Lo sento nel profondo” risposi
“Anch’io
li ho provati molti anni fa”.
“L’unica differenza è che lui non ha
trovato il modo per placarli” fece Incanto di rimando.
“Andiamo!” dissi e cominciai a scendere.
Non sapevo cosa avevo
fatto o quale
maledizione mi fossi addossato, ma in quel momento non
m’importava: ciò che
volevo era andare avanti, senza guardarmi indietro.
Ripensandoci adesso, se avessi la
possibilità di tornare indietro rifarei questo sbaglio
all’infinito: anche se
adesso sono diverso, non me ne pento e mai lo farò.
Continuai a scendere
per non so quanto
tempo, finché non sentii un forte odore di saliva.
“Ci siamo!” dissi.
“Allora prepariamoci a ballare” disse
Incanto mettendomi una mano sulla spalla e annuii.
Attraversai una parete di pietra e,
finalmente, mi trovai di fronte all’oggetto della mia
ricerca: Fenrir il lupo
dell’abisso.
Era una bestia enorme, bianca come la
neve, magnifica e, allo stesso tempo terrificante: la sua bocca,
bloccata dalla
leggendaria spada, era spalancata mostrando i suoi denti, rossi di
sangue; non
potevo ancora vederli, ma sentivo che i suoi occhi mi fissavano con
odio e
ferocia e desideravano vedermi morto.
Il suo collo era bloccato dal leggendario
nastro magico, che gli aveva più volte penetrato le carni,
provandogli un
terribile dolore.
Povera bestia, pensai tra me e mi
avvicinai.
“Ascoltami” dissi con voce tremante
“Adesso ti toglierò la spada dalla bocca. Ti
chiedo solo di ascoltare ciò che
ho da dire, poi ti toglierò anche il collare”.
L’enorme lupo emise un ringhio e avvicinò
la bocca davanti a me.
Con mano tremante, presi la lama intrisa
della sua saliva e, con alcuni movimenti, la tolsi.
Fenrir, dopo tanto tempo, sentì la bocca
libera e cominciò a chiuderla e a riaprirla per recuperare
sensibilità, poi
posò i suoi occhi gialli su di me, fissandomi con ferocia.
“SE PENSI CHE
TI SIA GRATO
PER AVERMI TOLTO QUELLA DANNATA SPADA DALLA BOCCA, TI SBAGLI”
disse con voce profonda e fredda “HAI QUALCOSA
DA DIRMI? FAI
IN FRETTA. VOGLIO SAZIARE LA MIA FAME”.
Presi un lungo respiro e iniziai: “In
primo luogo, mi presento. Il mio nome è Sauron Folgore
Sandtimes, membro della
stirpe dei signori del tempo, lieto di conoscerti.
Sono qui non per ucciderti, ma per domarti
e adempiere una muta promessa che ho fatto ancor prima di venire a
questo
mondo: placare la tua rabbia”.
“CHE
SCIOCCHEZZE”
ringhiò il lupo “TU SEI QUI
SOLO PER APPAGARE UN TUO
STUPIDO DESIDERIO, FACENDOTI UNA REPUTAZIONE SULLA MIA PELLE. VOI UMANI
SIETE
TUTTI UGUALI, PER QUESTO VI’ DIVORERO’ TUTTI!”
“Ti dimostrerò quanto di sbagli e ti
sconfiggerò qui e adesso” e, materializzato un
kunai, lo lanciai verso i massi cui
era legato il nastro magico, distruggendoli.
“NIENTE MALE”
fece Fenrir afferrando il nastro e togliendoselo “ADESSO
SONO LIBERO E SCATENERO’ LA MIA FURIA SU TUTTA
L’UMANITA’ E TU LA PRECEDERAI
NELLA TOMBA” e
calò la zampa su di me, ma lo scudo
d’Incanto la respinse.
“Non
credere che sarà così facile
sconfiggermi” gli dissi “Passiamo alle maniere
forti.
I am the bone of
my sword. Unlimited Blades
work!”
Saltando
l’intera formula, attivai il mio
Reality Marble insieme all’Eternal Sharingan e alle Sabbie
del Tempo.
“NOTEVOLE”
fece Fenrir “SEI
COSI’ GIOVANE EPPURE SAI GIA’ USARE
UNA MAGIA DI’ QUESTA PORTATA. SARA’ INTERESSANTE BATTERTI”
e, sotto i miei occhi ridusse le sue
dimensioni e assunse sembianze umane.
Rimasi stupito: all’apparenza era un uomo
sui venticinque anni, biondo e con gli occhi gialli, vestiva con abiti
nordici
e la sua pelliccia bianca gli copriva petto e collo.
“Wow! Ecco spiegato perché ti definiscono
l’origine della licantropia: puoi diventare un uomo,
nonostante tu sia un
lupo”.
“L’origine
della licantropia?” fece Fenrir “E
così William ha lasciato un piccolo ricordino del suo
passaggio”.
“William?
E chi è?”
“Chi?
È il primo folle che tentò di domarmi per
ottenere il potere di un dio e fallì
miseramente.
Esattamente come te
venne qua, mi domò con dolci parole e mi portò
via con sé, mostrandomi quanto
voi umani siate meschini e crudeli. Dopo poco si rese conto di non
potermi
controllare e, con l’inganno, mi riportò qui e
m’imprigionò di nuovo, ma io
ottenni la mia vendetta e lo morsi.
La mia vera
intenzione era ucciderlo, ma non ci riuscii: il suo corpo aveva uno
strano
potere che a contatto con la mia saliva, reagì e lo
trasformò nel primo
licantropo”.
“In pratica aveva un particolare gene
mutante che l’ha trasformato” conclusi io.
“Non
so che cosa sia, ma chiamalo come ti pare”.
“Ok, ti sei
sfogato! Adesso dovrebbe
toccare a me, ma non ho intenzione di parlare. Forza passiamo ai
fatti”.
“Su
questo almeno siamo d’accordo, moccioso. Preparati a morire”
ed estrasse una spada di tipo occidentale, sulla cui lama erano
disegnate delle
zanne e l’elsa era identica a delle fauci spalancate, poi
attaccò.
In mano, avevo ancora la spada che fino a
poco prima aveva bloccato le sue fauci: decisi di tenerla e di
potenziarla con
il potere del tracciamento e provai a combinarla con gli spiriti
d’Incanto e
della volpe, ma non calcolai i tempi, perché Fenrir mi fu
addosso, impedendomi
di provare.
Parai il colpo con la spada e fui spinto
via dall’onda d’urto e questa mi volò
via.
Fenrir non mi lasciò il tempo di
recuperare l’equilibrio e attaccò di nuovo, ma io
usai le sabbie del tempo e mi
teletrasportai a qualche metro di distanza, rispondendo poi ad
Amaterasu.
Fenrir scansò l’attacco e puntata la spada
verso di me, mi lanciò contro un vento gelato che
m’investì in pieno, ma usai
la tecnica della moltiplicazione del corpo e dispersi alcune decine di
copie
tutt’intorno al Reality Marble.
“Notevole!”
commentò il lupo umano “Possiedi
anche il
dono dell’ubiquità. Hai i poteri di un dio,
complimenti”.
“Questa è una tecnica ninja” dissi con
tutte le copie “Si chiama “tecnica superiore della
moltiplicazione del corpo” e
permette di creare riproduzioni fisiche di se stessi e di altri. Le
altre cose
che, per il momento hai visto, sono abilità innate che
appartengono alle
famiglie da cui discendo. Non confondere il divino con quello che
l’uomo può
fare con la propria forza di volontà”.
“Forza
di volontà? Voi umani usate quella parola per spiegare solo
un sacco di idiozie
di cui ne ignorate il vero significato”
disse Fenrir “E poi un
pivello non deve permettersi di fare cose che
non sono alla sua portata”.
“Ti dimostrerò che ti sbagli” gridai e
tutte le copie afferrarono una spada lanciandosi all’attacco.
“Sono
curioso!”
ghignò e fece altrettanto.
Ogni copia attaccava
con perfetta sincronia
ma Fenrir sembrava prevedere i miei attacchi, schivando e colpendole
tutte
quasi come vedesse tutte le scene a rallentatore e ne intuisse il
prosieguo.
Alla fine rimasi solo io davanti a lui:
ogni mio attacco era stato vanificato e cominciavo a essere a corto
d’idee.
“Sauron” mi chiamò Incanto
“Tutto bene?”
“Più o meno!” risposi “Il tipo
è davvero
duro”.
“Quello
è Incanto di Folgore, vero?”
fece Fenrir.
“Cosa?” dissi stupito “Tu puoi
vederlo?”
“Certo
che posso” rispose
“Ti
ricordo che ho molti millenni alle spalle: cose come vedere uno spirito
sono
normale routine per me.
Non mi sarei mai
aspettato che lo spirito soprannominato “prova del
lupo” avesse scelto un umano
da proteggere: devi aver superato il suo test immagino”.
“Prova del lupo?” ripetei.
“Esattamente!
Incanto è sempre stato solito sottoporre i suoi possibili
padroni a questo
piccolo test: tu sei il primo ad averlo superato in cinque millenni; se
ci sei
riuscito alla tua giovane età, vuol dire che sei in gamba”.
Per lunghi momenti, rimasi immobile senza
parlare: ciò che avevo appena sentito mi aveva lasciato di
sasso. Quante
persone avevano subito la mia stessa sorte? Quante persone erano morte?
Quante
persone avevano espresso un desiderio e ne avevano trovato la morte?
Con sguardo indagatore guardai Incanto che
ricambiò.
“Non c’è bisogno che tu dica qualcosa,
ragazzo mio, so già cosa stai pensando” rispose
Incanto “Tu sei il nono che ho
sottoposto alla mia prova. Nessuno, prima di te è mai
riuscito a vincere le sue
paure e ne ha pagato il prezzo con la vita. Io non volevo questo,
ma” lo
interruppi con un cenno.
“Non è necessario che tu ti giustifichi”
dissi “Sin da quando ci siamo incontrati, ho capito che
nascondevi qualcosa,
legato al tuo passato, di cui ti sei sempre vergognato. Ora che conosco
la
verità, ammetto di avere avuto paura, ma solo
all’inizio.
Ciò che hai fatto è riprovevole, ma non
posso odiarti: perché tu sei il mio spirito e non solo; sei
un amico, un
fratello, una guida. Abbiamo passato così tanti bei momenti
insieme e
affrontato chissà quanti pericoli e tu mi hai sempre
assecondato. Perciò non
scusarti con me, perché non devi” alzai lo sguardo
verso Fenrir “Hai e avrai
sempre la mia piena fiducia, indipendentemente dagli errori che hai
commesso in
passato”.
“Sauron” fece Incanto per la prima volta
commosso “Ti ringrazio con tutto il cuore!”
“Che
scena commovente e patetica” disse
Fenrir alzando la spada “Hai finito
di parlare? Ho una certa fretta di distruggere
tutto”.
“Parli così perché non hai mai avuto
qualcuno che ti è stato amico” dissi io
“Sei sempre stato solo e non hai mai
provato ad avvicinarti agli altri e a fare amicizia. Ti
dimostrerò quanto un
amico possa essere prezioso”.
“Tutte
balle!”
ringhiò Fenrir “Vi
distruggerò insieme”.
“Ti sconfiggerò a qualunque costo”
afferrai la spada che era nelle sue fauci e determinato mi rivolsi ai
miei due
spiriti “Incanto, Kyuubi facciamogli vedere di che cosa siamo
capaci!”
“Con piacere!” rispose Incanto.
“ORA CI’
DIVERTIAMO”
ruggì la volpe.
Senza altre esitazioni, combinai i due
spiriti dentro la spada del lupo (così decisi di chiamarla)
e la riplasmai: la
lama divenne viola con una sottile linea argentata da cui partivano
delle
saette; l’elsa divenne rossa con guardia a nove punte bianche
e finiva con una
luna alata.
“Incredibile!
Puoi anche
modificare le armi già esistenti come se niente fosse.
Sarà uno spasso
ucciderti” disse
Fenrir e si lanciò all’attacco.
Alzai la mano sinistra e materializzai una
pistola viola e senza esitare, sparai un fascio di luce.
Fenrir lo scansò e riprese la carica, ma
si trovò di fronte un fuoco incrociato: consistente in una
miriade di armi che
si sollevarono da terra e si lanciarono contro di lui e nella pistola
che
sparava in continuazione.
“Non
credere che basti così poco a battermi”
ruggì Fenrir e mutò
nuovamente forma, diventando un lupo bipede, poi spalancò le
fauci e lanciò un
potente ululato che spazzò via tutto quello che gli era
intorno.
Mi lanciai in avanti e
calai la spada verso di lui,
generando una potente onda di energia che si abbatté sul
lupo che lanciò un
soffio di ghiaccio.
I due colpi si annullarono ed entrambi fummo spinti
all’indietro.
Fenrir atterrò e, ritrasformatosi in forma umana, si
lanciò all’attacco ed io risposi.
“Che
cosa cerchi?” disse una voce.
Spalancai gli occhi e arretrai.
“Che cosa è stato?” pensai.
“Non
ti distrarre moccioso” tuonò il lupo.
“Tappati la bocca, stupido lupo” e calai un
fendente,
che fu parato.
A quel punto, decisi di concludere lo scontro e
concentrai le Sabbie del Tempo, il potere del mio Sharingan e il mio
chakra di
tipo fulmine (curiosamente, la natura elementare del mio chakra
è di tipo
fulmine) nella spada, feci un giro su me stesso e gridai
“INCANTO DI’ FOLGORE”.
Dalla spada partì una sfera rotante color argento che
a contatto con Fenrir generò una potente esplosione.
Il colpo che avevo appena lanciato lo avevo elaborato
pensando di usarlo contro un avversario molto potente combinando tutti
i miei
poteri in un unico colpo, ciò di cui avevo bisogno, era un
tramite, cioè un
oggetto per concentrare l’energia e lanciarla.
All’inizio la cosa era un
problema, ma una volta che avevo scoperto il potere del tracciamento
avevo
risolto.
L’effetto collaterale era un consumo elevato di
energie, quindi potevo al massimo usarlo tre volte.
“Ce l’ho fatta!” dissi ansimante.
“No” disse incanto.
Fenrir emerse furente dal polverone
creato
dall’esplosione: anche se leggere, il suo corpo era pieno di
ferite e la sua
testa perdeva sangue.
“Come
hai osato farmi questo, misero umano”
ringhiò “TI
FARO’ A PEZZI” e mi attaccò
come una furia.
A fatica parai i colpi, ma non potevo resistere a
lungo: l’attacco di prima, l’evocazione del Reality
Marble e la creazione della
spada mi avevano prosciugato quasi del tutto e il chakra passatomi dal
Kyuubi
non era sufficiente.
Fenrir divenne di nuovo un lupo bipede, mi afferrò i
polsi e poi mi azzannò alla spalla.
Lanciai un urlo di dolore: sentivo le ossa spezzarsi e
le carni dilaniate.
Cercai di liberarmi ma le sue zanne penetrarono ancora
più in profondità quasi staccandomi la spalla e
non riuscivo a fare niente per
impedirglielo.
Il Reality Marble sparì e Fenrir mi sollevò da
terra e
mi lanciò verso una parete rocciosa. Sbattei di schiena e
sentii le ossa
scricchiolare pericolosamente.
“A
quanto sembra è finita”
ringhiò il lupo trionfante “Non ci si poteva aspettare
tanto da
un moccioso” e si avvicinò lentamente
a me.
Stavo per morire! Che cosa avevo sbagliato? Perché non
ero riuscito a contrastarlo come avevo fatto con Malefica e gli altri
Shad? Era
davvero così diverso il suo livello? Questi dubbi mi
schiacciarono ancora di
più e alla fine svenni, ma, stranamente la mia mente no e
continuai a vedere
cosa stava per succedermi.
“La
tua fine è giunta” disse il lupo e
presomi per il collo si apprestò ad
azzannarmi al cuore.
“Non farmi ridere!”
disse una voce non mia e, aprendo gli occhi colpii Fenrir sul muso.
Il lupo fu fiondato
dall’altra parte della caverna e
sbatté alla parete con un tonfo.
“Che
accidenti!” ruggì Fenrir uscito dalla
roccia, ma non proseguì.
Davanti ai suoi occhi, mi rialzai in piedi e le ferite
si rimarginarono all’istante, poi alzai gli occhi, rivelando
quelli del demone
che avevo dentro.
Che cosa era successo? La volpe aveva preso il controllo
del mio corpo e lo stava usando come se niente fosse ed io ero stato
relegato
in un angolo mentale dal quale potevo solo assistere senza intervenire.
“Che
cosa significa?” ringhiò Fenrir
“Si
può sapere chi sei? Il tuo odore è diverso da
prima”.
“Ah Ah Ah! Se credi
che io sia
quel moccioso ti sbagli di grosso bel lupetto!”
rise la volpe “IO SONO
LA SUA VERA FORZA” e, usando il mio corpo come
tramite, si trasformò completamente in se stessa.
“Una
volpe con nove code?” fece Fenrir stupito
“Non
dirmelo: sei il demone del mondo antico, noto come il
Re dei Binju”.
“CHE BRAVO! E TU SEI
FENRIR IL
LUPO DELL’ABISSO. DEVO RINGRAZIRTI: SONO RIUSCITO A
LIBEERARMI GRAZIE A TE. PER
RIPAGARTI TI FARO’ A PEZZI!”
“TI
SBAGLI STUPIDA VOLPE, SARO’ IO A FARTI A PEZZI E
MI’ DIVERTITO’ UN MONDO” ruggì Fenrir
tornando alle sue dimensioni
iniziali.
“ORA SI CHE
MI’ DIVERTO”
ruggì divertita la volpe e si lanciò
all’attacco.
Le due creature si affrontarono con ferocia con
graffi, morsi e testate senza alcuna interruzione.
In diverse occasioni si lanciavano contro onde di
energia dalla bocca generando enormi devastazioni all’interno
della caverna.
Potevo solo fare da spettatore
senza avere la
possibilità d’intervenire: ormai ero troppo debole
e la voce d’Incanto si stava
affievolendo sempre di più. Stavo per sparire e non ero
riuscito a fare niente.
“Selen mi dispiace, ma non sono riuscito a realizzare
il mio sogno” dissi infine e chiusi gli occhi.
“Sauron!”
risuonò di nuovo quella voce.
Aprii gli e rimasi senza parole:
non ero più in quel
luogo buio della mia mente, ma in un’immensa prateria, piena
di candida e verde
erba.
“Dove mi trovo?” mi chiesi mentre mi guardavo
attorno.
“Sono
qui!” disse di nuovo la voce.
Mi voltai
lentamente e, finalmente, lo
vidi: era un uomo alto, ben piazzato, sulla trentina, capelli grigi e
selvaggi,
occhi azzurri come il cielo, volto perfettamente curato, vestito con
una lunga
tunica nera su cui era disegnata una luna piena ricamata in argento.
“Tu chi sei?” chiesi.
Nel
prossimo
capitolo.
La misteriosa
figura fa un’importante domanda a Sauron per valutare la sua
forza di volontà.
Quando il
ragazzo riesce a soddisfare la richiesta, recupera la sua forza e,
rimessa la
volpe al suo posto, ricomincia a combattere contro Fenrir, sbloccando
un nuovo
incredibile potere
Questo e
altro nel prossimo capitolo.
Angolo
dell’autore.
Kaeleena,
Yaphisan e
Dorian stanno camminando verso nord cercando Sauron.
Alla fine raggiungono il polo
nord e si trovano davanti niente popò di meno che Babbo
Natale (ricordate che
siamo nel Fantasy).
Babbo
Natale:
“Oh Oh Oh! Salve
ragazzi. Posso sapere perché vi siete spinti fin
qui? Se volete il vostro regalo, è ancora troppo
presto”.
Yaphisan (inchino): “E’ un
piacere incontrarla signor Babbo Natale. Veramente siamo qui
perché stiamo cercando
una persona” e viene spinto via dalla figlia.
Kaeleena (in lacrime): “La
prego signor Babbo Natale, mi dica se ha visto il mio piccolo Sauron.
Non
riesco a trovarlo da nessuna parte e sono preoccupata per
lui”.
Babbo Natale: “Oh Oh Oh! Mi
dispiace piccola Kaeleena ma non lo vedo da Natale scorso, quando
riuscì a
sorprendermi sotto l’albero di Natale, però
possiamo cercarlo subito. Aspettate
qui e prendete un po’ di cioccolata calda, vi
aiuterà a scaldarvi” e si avvia
verso il magazzino.
Kaeleena:
“Speriamo bene!”
Yaphisan: “Ottima questa
cioccolata calda”.
Dorian: “Hai ragione. Devo
chiedere la ricetta e farmela preparare al posto del the del
pomeriggio”.
Kaeleena si volta e vede
suo padre e Dorian tranquillamente seduti a gustarsi la cioccolata
calda.
Yaphisan: “Vieni a sederti
figlia mia e gustatela anche tu, è deliziosa”.
Kaeleena (sguardo
omicida): “Stiamo cercando Sauron e ti metti a bere la
cioccolata calda?”
Yaphisan (brivido freddo):
“Andiamo figliola, Babbo Natale ci saprà aiutare,
stai tranquilla e rilassati
un attimo”.
Kaeleena è indiavolata.
Dorian (anche se sa che le
prenderà): “Perché non ti siedi e
aspetti? In alternativa puoi chiede di
riavere tuo figlio come regalo di Natale”.
Kaeleena si avvicina
minacciosa verso i due che si allontanano vero il muro.
Scena
troppo violenta.
Dorian
e Yaphisan sono
appesi al muro e impacchettati come pacchi natalizi mentre Kaeleena si
è
finalmente seduta e sorseggia la cioccolata calda.
Kaeleena (sembra
tranquilla): “Davvero ottima!”
Dorian e Yaphisan (occhi
con le rotelle): “Te l’avevamo detto”.
Torna
Babbo Natale e vede com’è
ridotta la stanza.
Babbo Natale (non perde il
sorriso): “Posso sapere che cosa è
successo?”
Kaeleena: “Niente, solo un
piccolo battibecco” alla faccia del battibecco
“Allora? Ha trovato il mio
Sauron”.
Babbo Natale: “No, nel
magazzino non c’è!”
Kaeleena
spalanca la bocca
e i due “appesi” cascano a terra.
Babbo Natale:
“Scherzetto!”
Tutti e tre (Facce
enormi): “LE SEMBRA QUESTO IL MOMENTO DI’
SCHERZARE?” a Babbo Natale vola il
cappello.
Babbo Natale (raccoglie il
cappello): “Scusate, non ho saputo resistere. Prendete questo
piccolo regalo” e
porge un regalo tutto rosso.
Kaeleena (prende il
regalo): “Grazie, ma non sono qui per il regalo”.
Babbo Natale: “Lì dentro
c’è un sofisticatissimo radar, vi
permetterà di trovare chi volete
semplicemente digitando il nome e le caratteristiche”.
Kaeleena (non resiste e lo
abbraccia): “Grazie infinite”.
Babbo Natale (leggermente
rosso): “Prego figliola. Ora, prima di andare avrei un favore
da chiedervi:
potete rimettere a posto la mia casetta”.
Kaeleena (si stacca dall’abbraccio
raggiante): “Certo nessun problema. Papà, Dorian
pensateci voi”.
Yaphisan e Dorian (non se la
tengono):
“Scordatelo! Ora ci pensi tu”.
Kaeleena (sguardo
assassino): “Avete detto qualcosa?”
Dorian e Yaphisan
(tremarella): “NO!” e si mettono al lavoro.
Babbo Natale: “Dovresti
essere più gentile con gli altri, figliola, altrimenti puoi
farli soffrire”.
Kaeleena (solare): “Ma io
sono sempre buona e gentile, solo che quando sono un po’
nervosa mi faccio
prendere”.
Dorian e Yaphisan (lo
pensano insieme): “E quand’è che non
è nervosa?”
Cavolo,
che
tipa! Speriamo che non sia davvero sempre così, altrimenti
siamo messi male
(XD).
Al prossimo
capitolo.
Ecco l'immagine di Sauron. Scusate se mi sono accorto solo adesso dell'errore.
www.elfwood.com/art/m/a/may44/fenrir_03.jpg
www.azaya.com/images/fenrir_character.gif
Queste invece sono le immagini di Fenrir, lupo dell'abisso in versione lupo gigante e lupo bipede; non sono riuscito a trovarne una in forma umana.