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Autore: sydney bristow    14/03/2011    8 recensioni
Ambientata dopo "Countdown".
Beckett e Castle sono rimasti intrappolati nel freezer...Beckett è rimasta quasi illesa.
Tuttavia a Castle, avendo ceduto tutto il suo calore corporeo alla detective, non è andata tanto bene: dopo il suo risveglio non è più la stessa persona.
Dice di chiamarsi Jameson Rook e di fare il giornalista. Castle crede di vivere sul serio in Heat Wave, è intrappolato nel suo romanzo ed ha dimenticato la sua vita.
Come reagirà Kate/Nikki ?
Possibili spoiler della terza stagione!
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CASTLE 5 Cold Heat
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Alla fine, dopo essersi sparati tre quarti della vaschetta di gelato e dopo essersi visti puntate e puntate dei Griffin, si erano addormentati sul divano.
Insieme.
Castle teneva saldamente cinta Beckett e lei,  con la testa sull'incavo del suo collo, teneva un lembo della sua maglietta tra le dita.
Lo scrittore stava sognando, mugugnava nel sonno.
-Biliardo...zzzz...vino...zzz...vestito rosso...zzz...petali di rosa...zzz...kinki...zzzzz...-
Anche la detective dormiva, ma era un tipo di sonno tranquillo. Il suo.
Improvvisamente si sentì un boato assurdo provenire da un cellulare e partì una musica molto violenta, quasi assordante.
Kate aprì gli occhi all'improvviso, mentre Castle stava borbottando cose senza senso.
La prima cosa che vide fu quel lembo di maglia che le sue dita avevano straziato, poi alzò lo sguardo e ne vide il proprietario.
Rotolò giù dal divano in un secondo, quasi travolgendo il tavolino, e si rimise subito in piedi, guardando l'uomo con un'espressione strana.
E maledicendosi per essersi quasi distrutta il mignolo.
Intanto, per colpa di quel telefono che continuava a fare un casino assurdo, Rook si svegliò e si ritrovò una Nikki molto arrabbiata.
Si guardarono per un secondo, senza dire nulla, poi lui se ne uscì dicendo -Non rispondi?-
La detective allungò la mano verso il suo cellulare, senza però avvicinarsi di un passo, e rispose alla chiamata.
-Beckett...-  lanciò un'occhiataccia a Castle  -Martha?Si, subito.-
Andò ad aprire la porta e si ritrovò la signora Rodgers che la guardava con aria ammiccante.
-Piove. Ho dimenticato l'ombrello.-
-Ciao madre!-
-Scusate se non vi ho svegliato prima, ma eravate troppo carini insieme e non ho avuto il cuore di farlo!-
Kate incominciò a guardare ne posti più strani e disparati per non farsi vedere da madre e figlio mentre arrossiva come un peperone.
-Eh si...perché sono qui?Ah, l'ombrello!A dopo!!-  ne prese uno dal porta-ombrelli e poi se ne andò con la stessa fretta con cui era arrivata.
-Du Hast Mich ?-
-E' tedesco...-
-Si, lo so. E' dei Rammstein, giusto?-
-Si, allora?-
-KB ma che mi combini di prima mattina????!!!-
-Non è prima mattina, Castle, sono le due del pomeriggio...e poi non commentare i miei gusti musicali!-

****


-Cosa ci fai con quelle chiavi in mano?- chiese Kate mentre si infilava il giaccone.
Rook guardò prima quelle, poi la detective, domandandosi perché non avrebbe dovuto tenere quelle chiavi.
-Guido io, Castle.-
-E' la mia macchina, perché non posso guidarla?-
-Danno celebrale ti ricorda qualcosa? Io non ti lascio alla guida di una macchina...soprattutto non una Ferrari!-
Lui si fermò, con lo sguardo fisso in lontananza.
Kate, confusa, si guardò attorno e non capì cosa Castle stesse fissando: nel garage c'erano solo loro due.
-Oh, non sto fissando niente...- disse in fretta, tornando finalmente a guardarla -Ho solo avuto un piccolo déjà vu...-
-E' un bene-  disse lei, andando al posto di guida -...credo.-
Di solito lei non gradiva le sue divagazioni sulla fantasia e la magia, cose come i déjà vu, chiromanzia e arcobaleni doppi.
Tuttavia, déjà vu, dopo la perdita di memoria, era probabilmente un segno che stava tornando in sé ...o quello che era Castle prima del "trauma".
-E su che l'hai avuto?-
-Siamo mai andati con questa macchina, guidata da te, in un locale con gente strana?Avevi un vestito nero...ed hai anche gonfiato di botte un tizio.-
La detective ridacchiò, posizionò meglio il sedile e si allacciò la cintura di sicurezza.
-Me lo sono immaginato?-
-No, l'abbiamo fatto sul serio. Un lavoro sotto copertura.-
Rook si allacciò la sicura, contento di aver ricordato almeno uno sketch della sua vita.
-Quindi non hai preso a pugni un tizio per amor mio?-
Nell'isolatezza del garage si sentì una sgommata terribile ed in pochi secondi la Ferrari era già per strada.

*****

-Ma questo caffè fa schifo!- disse Rook, con una faccia disgustata come non mai.
-Il mio caffè è all'altezza delle tue budella, amico!- disse Esposito, offeso nel più profondo delle sue doti da caffeinomane.
-Non ti preoccupare, Castle...qualcuno ci ha messo il sale per farti un dispetto.- disse Kate facendo l'occhiolino a Javier.
-State formando una-cosa-tipo-gang contro di me?-
I due poliziotti risero dell'ingenuità del loro amico e tornarono ai propri posti di lavoro.
Kate ed il suo fedele cagnolino arrivarono davanti alla sala interrogatori.
Lei fece strada verso il tavolo, disse al collega di sedersi accanto a lei e di stare zitto come una mosca.
Gli occhi di Rook erano andati fra lei e l'uomo ,come se fosse a una partita di tennis, per tutta la durata dell'interrogatorio.
Beckett non poté fare a meno di notare che, effettivamente, stava mantenendo il silenzio come gli aveva chiesto.
Forse Jameson Rook era meno incline di Castle ad interrompere continuamente...
La detective fece un segno al collega e lui inclinò la testa per sentire cosa volesse dirgli all'orecchio nel bel mezzo di un "colloquio".
-Vai da Esposito e digli di far controllare dalla scientifica se ci sono le sue impronte sul cadavere.-
-Ok, ma perché me lo dici all'orecchio?-
Già, perché? Non era molto calmante sentire il suo respiro su una parte cosi sensibile...voleva farlo diventare matto sul serio?
-Cosi magari il nostro amico s'innervosisce e magari ci dice qualcosa di utile.-
Rook eseguì gli ordini e, quando arrivò davanti alla stanza interrogatori, trovò un uomo intento ad osservare cosa stesse facendo Nikki.
-Come ci riesce?- chiese Castle, guardandola dal vetro mentre il capitano Montgomery lo guardò, stranito.
-Ok,  un altro déjà vu...-  ammise lo scrittore.  -...non abbiamo già avuto questa conversazione?-
Allungò la mano, come se si fossero appena incontrati (cosa che, stranamente, era vera)
-Jameson Rook, amnesia grave e possibili danni al cervello.-
Roy gli strinse la mano, un poco dubbioso riguardo ai POSSIBILI danni.
-Capitano Montgomery, tu chiamami solo "capitano"-
Finito l'interrogatorio, Kate scortò il sospettato di fuori e lo lasciò in consegna ad un altro poliziotto.
-Lo teniamo una notte dentro per possesso e consumo di stupefacenti, intanto vedete se la moglie ed il portiere confermano il suo alibi.-
Si fece passare la giacca da Castle e se la mise, rabbrividendo un secondo per il cambio di temperatura.
-Ma lui non ha nessuna vibrazione da killer!- se ne esordì lo scrittore.
Ryan e Esposito condivisero uno sguardo divertito, poi si voltarono verso il loro amico.
-E cosi adesso avverti anche le vibrazioni da killer?-
-E allora vedete di controllare l'alibi e basta, Mary-Kate ed Ashley Olsen...-
Quando i due poliziotti sparirono, Rook chiese a Nikki qual era il prossimo passo da affrontare.
-A casa.-
-Casa?-
-A casa!- disse lei, stanca, camminando verso l'ascensore. Stava contando alla rovescia da cinque, in attesa che lui la iniziasse a seguire.
Al tre, udì i suoi passi dietro di lei.
-Aspetta!-  disse Castle mentre Kate sghignazzava alle sue spalle  -Nikki!!-
Resistendo alla voglia di spappolargli il naso, la donna si girò. La sua faccia incavolata era difficilmente equivocabile.
-Smettila con quel nome!-  ricordò  -Mi chiamo Beckett!-
-Giusto, Katie.-
-Kate!-
Lei sospirò ed abbassò le spalle, rassegnata, mentre aspettava con il dito sul pulsante di chiamata ascensore.

  
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