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Autore: Mameofan    14/03/2011    6 recensioni
Questo è il seguito di "Il mio destino". Tornano quasi tutti i personaggi Francesca, Irene, Paola, Valentina e altri del mio primo racconto e ce ne saranno di nuovi strada facendo.
Si parte 4 mesi dopo la fine della prima parte....
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Shoujo-ai, Slash, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mio destino'
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Buongiorno! Lo so, avevo detto che avrei postato domani ma ormai il capitolo è fatto e finito quindi... perchè aspettare? Stavolta non voglio dilungarmi troppo ma una cosa la devo sempre fare: ringraziare tutti, specialmente chi ha recensito la storia e che mi da grande motivazione a continuare a scrivere cercando di fare sempre meglio. Grazie, mille volte grazie. Un 'ultima cosa..prox aggiornamento (III capitolo): lun 21 marzo. (Vediamo di mantenere almeno per un po' questo intervallo di aggiornamento...magari più avanti ridurrò il tempo, vediamo..) Buona lettura!





Sono appena le quattro del pomeriggio ma è già successo di tutto in ospedale: prima di tutto oggi hanno fatto irruzione nel campus universitario dei colleghi spagnoli che fanno parte della commissione europea di controllo per la riconferma della convenzione europea.
Quindi in facoltà, soprattutto in ospedale, c’è fermento e agitazione e la cosa mi irrita terribilmente perché tutto questo clima va a danno dei pazienti che sono la mia prima priorità.
Anche i miei nuovi tirocinanti fanno del loro meglio per farmi perdere la poca pazienza che mi è rimasta con il loro atteggiamento ed il poco interesse.
Certe giornate, come quella odierna, mi chiedo perché cavolo sono finiti qui e cosa ho fatto di male per meritarmi una punizione del genere. In questi anni che mi occupo del tirocinato, non avevo mai incontrato futuri colleghi così.. asini, come li ho “affettuosamente” soprannominati.
E’ una fatica stargli dietro visto che lasciano le cartelle in giro, che molti di loro non sanno neanche come fare un prelievo di sangue e dove le pause caffè ogni 5 minuti sono all’ordine del giorno.
In certi momenti rimpiango Matteo e gli altri del gruppo precedente che hanno finito il loro tirocinio un paio di mesi fa e che sono ormai prossimi alla laurea.
Devo dire di essere veramente orgogliosa di loro e spero di poter lavorare ancora con alcuni di loro durante la mia carriera.
Sono sicura che avrebbero apprezzato la splenectomia d’urgenza, cioè una rimozione della milza dall’addome, che ho appena finito di eseguire in un pastore tedesco investito da una macchina solo qualche ora fa.
Esco dalla sala operatoria esausta lasciando il paziente con l’ortopedico che penserà a ridurre le fratture multiple a carico soprattutto degli arti… non lo invidio, lo aspetta un lungo lavoro.
Mi avvio verso l’ingresso per informare il proprietario e noto un paio dei miei tirocinanti seduti comodamente spaparanzati su una delle panchine appena fuori dall’ingresso a fumare e divertirsi.
Uno di loro incrocia il mio sguardo e si affretta a spegnere la sigaretta e a tornare all’interno del complesso insieme agli altri.
Mi passano a fianco senza dirmi nulla e mi riprometto che nel primo secondo libero dovrò metterli in riga una volta per tutte.
Mi avvicino alla sala d’attesa con indosso ancora il camice chirurgico
- Il proprietario di Bunny?- chiedo ad alta voce guardando la cartella.
Una donna sui 40 insieme ad un uomo della stessa età che presumo sia suo marito, si alzano e gli faccio segno di seguirmi:
- Come sta Bunny, dottoressa?- mi chiede la donna apprensiva.
- Bunny sta bene. Ho dovuto effettuare una rimozione della milza d’urgenza perché il trauma ha provocato una rottura dell’organo e ho provveduto a riparare i tessuti danneggiati circostanti. Visto il grave trauma preferisco non sciogliere ancora la prognosi ma sono ottimista. Se non ci sono problemi questa notte, ce la farà. Ora è ancora sotto i ferri. L’ortopedico sta riducendo le fratture e verrà a parlarvi appena ha finito. Ci sarà da aspettare ancora qualche ora però.-
La coppia mi ringrazia e li saluto ritornando nella zona delle sale visite dove ci sono i miei tirocinanti:
- Scusate.- dico entrante nella sala visita 1 – Claudio posso prendere un attimo i ragazzi?- chiedo al mio collega.
Alla sua risposta positiva, i ragazzi escono in corridoio:
- Ci siete tutti? Bene. Seguitemi-
Percorro tutto il corridoio fino all’ultima stanza dove si trova il mio “ufficio”/ambulatorio:
- Sedetevi. Ok, dobbiamo fare un discorso o meglio, rifare, visto che non l’avete capito. Qui- dico alzando un po’ il tono della voce – in questo ospedale non esiste ne la parola democrazia, ne la parola libertà, c’è dittatura: quello che dico io, anche se sbaglio, è la sola legge che deve esistere. Quindi quando vi dico di fare una cosa è un ordine e dovete farlo immediatamente se no vi sbatto fuori dal programma e cambiate università o  mestiere…e non sarebbe male visto che di incompetenti ne ho incontrati fin troppi nella mia carriera.
Cambiate registro perché la mia pazienza con voi è finita e non tollererò più niente, neanche uno starnuto! Ci siamo intesi? Ricordate: quando indossate questo camice nel mio ospedale pretendo professionalità e serietà. Se ignorate il significato di queste due parole ve lo spiego io ma non siete in vacanza e avete una responsabilità enorme.. avete fra le vostre mani il destino di esseri viventi. Se pensate che abbiamo meno responsabilità rispetto ad un medico che cura una persona, vi sbagliate di grosso!
I pazienti sono tutti uguali e dobbiamo garantire ad ognuno di loro la nostra massima attenzione e conoscenza… senza dimenticare che per quasi tutti i proprietari, sono come dei figli.
Se questo non vi piace andate fuori dai piedi all’istante e correte a piangere dalla mamma di quanto è brutta e cattiva la vostra insegnante… Se restate dimostratemi sul campo che avete talento e passione, che siete preparati, professionali e seri e non dei bambocci.
Questo è l’ultimo avvertimento e non ci sarà una prossima volta, quindi vedete di non farmi incazzare ancora e di rigare dritto: ho già tante cose da fare e a cui pensare e non ho ne tempo ne voglia di riparare ai vostri casini.
La regola è sempre la stessa: se sapete e siete sicuri, fate; se non siete capaci o non siete certi di quello che state facendo chiedete. Sempre.-
Li guardo alcuni istanti e fra loro non vola neanche una mosca… che razza di idioti! Nessuno che abbia la spina dorsale di controbattere.
- Ora sparite dalla mia vista…-
In un silenzio irreale, i tirocinanti si alzano dirigendosi verso l’uscita:
- Ah dimenticavo: se a qualcuno di voi è arrivata la voce che nella scorsa turnazione ho salvato il culo ad un vostro compagno, prendendomi la colpa.. beh, sappiate che non è vero e anche se lo fosse non accadrebbe mai più. –
Li vedo annuire e andarsene a gambe levate dalla stanza mentre il mio blackberry comincia a suonare:
- Che c’è?- esclamo in malo modo.
- Sono io..- mi risponde la mia metà un po’ spaventata dal tono della mia voce – Scusami non volevo disturbarti…-
- Ehi, no no. Perdonami. Ho appena avuto un “confronto” con i nuovi tirocinanti Hanno il potere di incasinarmi la vita più del dovuto.-
- Non te la prendere si devono ambientare. Fai uscire la parte più dolce e paziente di te.-
- Ne abusano già della mia pazienza e per farli crescere devo insegnargli come si sopravvivere in questa giungla di avvoltoi. Comunque non voglio parlare di loro con te... tutto bene a scuola?-
- Si! Ho conosciuto l’ultima classe questa mattina e sono bravissimi. Mi sembra la migliore fra tutte.-
- Qualcuna di interessante?- le domando indifferente
- Chicca!- mi richiama col soprannome che mi aveva dato.
- Chiedevo… Sei a casa?-
- Si sto finendo le ultime faccende domestiche e poi comincio a prepararmi per questa sera..hai già pensato dove andare?-
- Una mezza idea ce l’ho.. vediamo di fare qualcosa di bello.-
Intanto bussano alla mia porta.
- Scusami un secondo…-
Una mia collega, Erica, entra nella stanza:
- Francesca, scusami, una cosa veloce… le hai tu le analisi dell’alano?-
- No, ma chiedi Claudio. Lo stava visitando poco fa insieme ai tirocinanti.-
- Ah ok, grazie. Quando hai finito al telefono ci prendiamo un caffè?-
- Va bene. 2 minuti e arrivo.-
Erica lascia la stanza mentre riporto il palmare all’orecchio.
- Tesoro..scusami-
- Niente. Ti lascio andare a bere il caffè con la tua collega. – mi risponde poco convinta.
- Ehi Nene… solo per essere precisi: Erica è solo una collega e poi il mio cuore è già occupato e appartiene a te.
- Ridimmelo.-
- Nene, ti amo e amo solo te.- La sento sorridere per telefono.
Nonostante questi pochi mesi ho già capito una cosa importante di lei, cioè che ha talmente sofferto in passato per amore, che ha bisogno di essere rassicurata ogni volta che qualcosa o qualcuno sembra distrarre la mia attenzione.
La sua gelosia nei miei confronti è così dolce che mi fa tenerezza ed è una delle ragioni per cui la amo così tanto.
- Ci vediamo fra poco allora- mi dice lei distraendomi dai miei pensieri.
- Si, a dopo. Ciao piccola.-
Chiudiamo la chiamata e raggiungo la mia collega per il caffè.
Guardo  l’ora: le 5.10. Un paio di ore, e anche per oggi è quasi finita.


Sono le 7 e venti quando esco dall’ospedale. Sotto il mio braccio ho una busta gialla abbastanza grande che contiene una spessa pila di cartelle cliniche da ricontrollare e controfirmare.
Mi avvio verso la macchina accelerando il passo, sicura che Vale starà già aspettando sotto casa impaziente di svolgere il suo ruolo di “amica apprensiva”.
Puntualmente, infatti, la trovo seduta su una panchina vicino a casa mia con uno sguardo a metà fra l’annoiato e l’irritato.
Quando si alza apre la braccia come a dire “ finalmente!”:
- Era ora. Iniziavo a pensare male..- mi dice appena le sono vicino.
- Non metterci anche tu. Guarda..- le rispondo mostrando la busta – per uscire a quest’ora mi sono dovuta portare il lavoro a casa e le devo completare per domani sera… e non chiedermi quando lo farò perché non ne ho la più pallida idea…-
Entriamo insieme in casa ma Vale è stranamente silenziosa: la conosco fin troppo bene per non capire che c’è qualcosa che non va:
- Me lo dici tu o devo provare ad indovinare?- le chiedo appena chiudo la porta d’entrata.
- Cosa?-
- Cosa c’è che non va-
- E’ tutto ok, sono solo un po’ stanca-
- Ok- le rispondo rassegnata – quando vuoi parlarne sono qui. Vado a farmi una doccia.-
Entro in bagno e qualche minuto dopo entra anche lei sedendosi sul water.
- Perché deve venire anche Paola?-
- Che?- le rispondo riducendo il flusso dell’acqua.
- Paola. Sai che non ci sopportiamo, perché mi hai chiesto di venire?-
- Vale una volta per tutte… Paola non ce l’ha con te, è fatta così. E poi che domanda è perché ti voglio con me? Perché sei la persona a cui tengo di più al di fuori di Irene e ho bisogno del tuo supporto questa sera.-
- Sai mi sono fatta un’idea del perché non mi sopporta – continua la mia amica – Penso che sia gelosa del fatto che Irene non le da più le attenzioni che le dava prima e, non potendo colpirti direttamente, se la prende con me.-
- Che ragionamento astruso!- le rispondo chiudendo l’acqua ed uscendo dalla doccia – Lavora un po’ meno di fantasia perché ti stai facendo dei film inutili.-
- Sarà..- mi risponde poco convinta- vado a vedermi un po’ di tv intanto che ti prepari.-
La mia amica esce dal bagno e finisco di prepararmi. Sono le 8 e 45 quando, pronte, prendiamo la mia auto, dirette verso casa di Irene.
Durante il tragitto chiedo alla mia migliore amica un consiglio su come organizzare la serata:
- Ho prenotato in pizzeria per questa sera. Cosa ne dici?-
- Vada per la pizza- risponde alla mia proposta. – e dopo?-
- Dopo non so proprio perché ho paura… in fondo è una delle prime volte che usciamo come una coppia e l’ultima cosa che voglio è metterla a disagio.-
- Magari decidiamo quando usciamo dal locale con loro-
Alle nove e qualche minuto, la mia macchina arriva sotto casa loro dove ci stanno aspettando.
I miei occhi cadono inevitabilmente sulla mia ragazza che mi sembra più splendente del solito, forse per l’enorme sorriso che ha stampato sul suo viso.
- Vale potresti sederti dietro?- chiedo alla mia amica non staccando gli occhi dalla mia metà che si sta avvicinando alla macchina.
Vale mi guarda perplessa solo qualche secondo prima di scendere dall’auto e Irene si siede al suo posto mentre sul sedile posteriore si accomodano Vale e Paola.
- Ciao!- il suo sorriso è veramente contagioso.
- Ciao tesoro- le rispondo prendendole la mano.
Quelle poche volte che siamo uscite insieme in questi 4 mesi, mi limitavo sempre a starle vicina come una semplice amica e soffrivo a starle accanto senza poter avere un contatto fisico ogni tanto.
Così, quando ci salutavamo in mezzo ad altre persone, le prendevo la mano baciandone il dorso come se fossero le sue labbra. Questo succedeva anche in presenza di Valentina e Paola.
- No- mi ferma lei avvicinandosi pericolosamente al mio viso. – Stasera voglio uscire con la mia ragazza, non con la mia amica…-
Le nostre labbra, come due calamite, si attraggono e ci scambiamo un dolce bacio a fior di labbra che mi lascia senza fiato sotto gli occhi sorpresi delle nostre 2 amiche.
- Ora possiamo andare- aggiunge ritornando a guardare la strada.
Faccio in tempo a dare uno sguardo a Vale che mi sorride, prima di mettere in moto in direzione della pizzeria.
  
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