THE
BATTLE OF ETTINSMOOR
“Le
Sentinelle del Nord, li chiamano.
Puah, nient’altro
che insetti, misere formiche striscianti!
Le
abbiamo
colte di sorpresa, eppure le piccole formichine non sono scappate sotto
i sassi…
Oh no, resistono, e combattono ormai da due giorni! E tutto questo per
cosa?
Eccolo
qua, il “grande” muro di Narnia eretto contro di
me: solo soldati patetici e
disperati, riuniti sotto il piccolo re che non ha voluto piegarsi al
mio
volere… Stolto, troverà la sua tomba in questa
valle!
Mmm…
Finora
mi sono divertita lasciando gli umani e le bestie scontrarsi sul campo
di
battaglia, ma sarà meglio che Donnon mi consegni la vittoria
entro stasera. Lo
spettacolo inizia ad annoiarmi…”
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“Polvere,
maledetta polvere!”
Calda,
secca, bruciante polvere, velenosa trasportatrice
dell’orrendo fetore di morte che accompagnava quella
battaglia e penetrava
insinuandosi nella mente degli uomini, nauseandoli ma al tempo stesso
istigandoli alla lotta per la sopravvivenza.
Edmund
lottava con tutte le sue forze in quella
nube rossastra, sotto la luce del giorno ormai volto alla fine,
cercando di
infondere nei suoi soldati la fiducia che, nonostante le condizioni
disperate
in cui si trovavano i narniani, resisteva nel suo cuore.
Ma combattevano in una terra straniera, di cui non
conoscevano la morfologia, e questo li stava notevolmente penalizzando.
Se solo
avessero potuto contare su una visuale migliore…
“Dannata-polvere!”
ribadì
esasperato Edmund sputando
per terra dopo aver inghiottito una tale quantità di sabbia
da fare invidia al
Sahara stesso…
La Strega non si era ancora fatta vedere, ma ne
avvertiva la presenza nella retroguardia nemica, desiderosa di
assistere al
tragico spettacolo della caduta dei primi difensori di Narnia, ma forse
troppo
arrogante per intervenire direttamente nello scontro.
“Sta andando
tutto secondo i tuoi piani, non è vero?”
pensò con odio il Giusto mentre
abbatteva con forza un altro nemico, rivolgendo uno sguardo carico di
disprezzo
verso un lontano colle, approfittando di una folata di vento che aveva
momentaneamente spazzato via il pulviscolo. Lassù si poteva
scorgere a fatica
la nera portantina da cui l’Incantatrice assisteva sadica
allo scontro.
“Coraggio!
Non tutto è perduto! Presto re Caspian
sarà qui, dobbiamo solo resistere!”
urlò ai soldati spronandoli contro lo
scoraggiamento, ormai dilagante.
Infatti,
mentre le ombre si allungavano pesanti
sul campo di battaglia, la superiorità numerica dei ribelli
e la forza
sovrumana dei giganti di Ettinsmoor iniziavano a prevalere sul valore
dei
difensori. La situazione dei narniani stava peggiorando di minuto in
minuto:
ben presto si ritrovarono circondati su tre lati dalle forze nemiche,
che
potevano contare sulle energie fresche dei guerrieri delle retrovie.
“E’ il caso
che Caspian e Susan si sbrighino, però!”
pensò irritato atterrando un
guerriero minuto ma tenace che si rivelò essere uno gnomo.
“Che
strano…” mormorò fermandosi un momento
a
riprendere fiato, approfittandone per osservare la battaglia che si
stava
svolgendo sotto i suoi occhi “Gnomi che escono
volontariamente di giorno dal
sottosuolo… Non l’ho mai…”
Il
cuore di Ed si riempì di terrore: un uomo solo,
pur dotato di grande coraggio, non poteva far nulla contro un gigante
impazzito! Finalmente, dopo qualche secondo che gli parvero ore,
riuscì a
vincere la paura che gli aveva congelato le membra: salì su
una roccia e,
spiccando un balzo, riuscì a schivare il primo colpo della
pesante clava
mettendo a segno un colpo che lacerò parzialmente i tendini
del polso del colosso.
Il
gigante si girò di scatto pieno d’ira, ma
mentre stava per attaccare nuovamente il re una freccia dalle penne
rosse gli
si conficcò nell’occhio destro. Edmund si
voltò incredulo per cercare l’arciere
attraverso il denso pulviscolo, ma un tremendo urlo di dolore
scaturì dalla
gola dell’essere ferito che lasciò cadere la clava
portandosi le mani al viso e
brancolando semi-accecato, ricordando al Giusto di essere ancora in
pericolo di
vita: il gigante rischiava di travolgere con la sua mole chiunque non
si fosse
scansato in tempo.
Prima
però che il colosso fuori controllo causasse
qualche danno, un’aquila volò attorno a lui
avvolgendogli le gambe con una
corda e facendolo cadere a terra, infine un cavaliere dalla scura
armatura, in
groppa a uno stallone nero, si avvicinò al galoppo e
tagliò la gola dell’Ettin ponendo
fine alle sue sofferenze.
“Serve
una mano, re Edmund?” chiese in tono
divertito il cavaliere alzando la visiera dell’elmo,
rivelando il volto ridente
del legittimo re di Narnia.
Le
Sentinelle acclamarono entusiaste all’arrivo
del sovrano mentre l’esercito narniano raggiunse gli amici
sul campo di
battaglia suonando a perdifiato i corni di guerra.
“Caspian!
Siete arrivati, finalmente!”
“Abbiamo
fatto il più in fretta possibile,
fratello, ma vedo che te la sei cavata egregiamente!”
“Già,
già.” rispose lui senza prestare particolare
attenzione all’ultima affermazione dell’amico,
troppo impegnato a parare il
colpo di un ribelle, che Caspian finì con un fendente. La
battaglia non era
ancora terminata.
“Edmund!”
Il
viso macchiato di sangue del ragazzo si voltò
per vedere l’espressione preoccupata di Susan che, smontata
da cavallo per
raggiungerlo, si stava aprendo ansiosamente un varco tra le persone che
ostacolavano
la sua corsa verso il fratello.
“Stai
bene? Oh, grazie ad Aslan, ero così
preoccupata di non arrivare in tempo!”
“Per
un attimo l’ho temuto
anch’io…” rispose con
un sorriso rassicurante lui girandosi per affrontare un altro
assalitore, poi
tornò ad osservare perplesso la ragazza.
“Ehi!
Cosa hai fatto al tuo abito? Da quando Caspian
ti permette di andare in giro così?”
“Non
è il momento giusto per questo discorso, Ed!”
rispose lei scagliando una freccia rossa e incoccandone subito
un’altra sull’arco
“E comunque, non devo chiedere il permesso a
nessuno!”
“Bé,
ma se non sbaglio stiamo parlando delle gambe
della futura moglie del re di Narnia in mostra sotto gli occhi di
tutti, è
giusto che lui se ne preoccupi almeno un po’!”
ribatté il ragazzo guadagnando
un’occhiata di riconoscenza da parte di Caspian che
combatteva al suo fianco su
Destriero: finalmente qualcuno che capiva le sue ragioni!
“Non
– sono – in – mostra !”
ribatté lei
sottolineando ogni parola con un colpo ben assestato del fedele arco
contro i
soldati che tentavano di accerchiarla, mettendoli in fuga con
l’aiuto del
fratello.
“Sarà
anche come dici tu, ma credevo che Caspian
avesse l’esclusiva!” a questa affermazione la
regina avvampò.
“Se
non la pianti subito di dire
idiozie, Edmund Pevensie, Caspian si dovrà
preoccupare di più del benessere del suo futuro cognato che
della sua futura
sposa!” ribatté minacciosa Susan mentre con un
calcio fulmineo all’altezza
delle ginocchia atterrava un soldato che si stava avventando sul
fratello
minore.
“Fiu!”
fischiò il ragazzo con uno sguardo misto
tra il divertito e l’ammirato, notando che
l’agilità della regina era
notevolmente migliorata dall’ultima volta che
l’aveva vista su un campo di
battaglia “E con questo gesto non posso far altro che deporre
a favore delle
tue nuove scelte stilistiche, sorellina!”
“Ah,
è bello vedere l’amore che lega due
fratelli!” commentò ironico Trumpkin con il suo
solito tono burbero, impegnato a
fianco dei sovrani a ricacciare indietro le forze nemiche, provocando
l’ilarità
di Caspian.
---
La
battaglia infuriava nella piana.
Le
forze di Narnia, contando sull’effetto sorpresa
provocato dal loro arrivo, stavano riuscendo a respingere
l’orda nemica senza
grosse difficoltà, e continuavano ad attaccare senza dar
tregua ai nemici.
“Vostre
maestà! Maestà!” urlò
Glenstorm
raggiungendo il terzetto reale.
“Lord Donnon chiede una tregua per poter
contrattare!”
“No,
non se ne parla! Stiamo vincendo!” ruggì
Edmund continuando a combattere.
“Edmund!”
urlò Caspian per sovrastare il rumore
della battaglia “I nostri uomini sono stanchi, dobbiamo
fermarci anche noi!”
“Ma
se ci fermiamo ora, faremo il loro gioco! Ho
visto cosa sono capaci di fare nel pieno delle forze, e la Strega non
è ancora
scesa in campo!”
“Motivo
in più per fermarci prima che lo faccia!”
“Non
possiamo pretendere che i nostri soldati prosciughino
tutte le loro energie, se c’è una sola
possibilità di interrompere la battaglia
e prenderci cura dei feriti!” si intromise Susan.
“Inoltre
si sta facendo buio, prima o poi dovremo
chiamare la ritirata!” rincarò la dose il
telmarino. Edmund si fermò dubbioso,
poi sospirò: “Scusatemi, avete ragione voi, ma
sono così…”
“Non
c’è bisogno che ti giustifichi Ed: combatti
senza sosta da troppo tempo, è normale che tu voglia porre
fine alla guerra il
più presto possibile..”
Mentre
le ultime note dell’accesa discussione
sfumavano gradualmente, una sottile nebbia si alzò dal campo
di battaglia,
diversa dalla polvere che fino a quel momento li aveva accompagnati.
Ogni duellante si bloccò all’istante con le armi a
mezz’aria, osservando sbigottito lo strano fenomeno. La
nebbia era…
“Verde!”
esclamò sbigottito Caspian osservando le
lente spirali che il fumo disegnava attorno a lui.
“A
quanto pare la Strega non condivide la
decisione di Lord Donnon di fermarci per oggi…”
borbottò Edmund.
“Cosa?”
“STATE
ATTENTI!” urlò il ragazzo lanciando un
monito ai soldati, intuendo dai loro sguardi attoniti che stavano
già aprendo
le loro menti all’Incantatrice “NON DATE RETTA A
QUELLO CHE LA VOSTRA MENTE VI
SUGGERISCE ORA! CONCENTRATEVI SUL VERO SCOPO DELLA VOSTRA PRESENZA
QUI!”
Caspian
comprese al volo, ricordando con una fitta
di dolore e rimorso l’ammaliante forza persuasiva che la
Strega Bianca aveva
una volta esercitato su di lui: “Ha ragione lui…
PENSATE AD ASLAN! VI DARA’
LA…”
“…FORZA,
mio signore?!” una fredda voce,
proveniente dalla fitta nebbia innaturale, completò la frase
“Re Caspian,
finalmente ci incontriamo!” continuò canzonatoria.
“Chi
sei?” chiese nervosamente Edmund “Fatti
vedere!”
L’uomo
misterioso avanzò di qualche passo,
rivelando la propria identità. Là, a pochi metri
dal legittimo sovrano di
Narnia, svettava l’imponente figura di lord Donnon con la
spada insanguinata
stretta nella mano salda. Indossava la scura armatura dei generali
telmarini,
così simile a quella di Caspian, ma i due uomini, posti
l’uno di fronte
all’altro, non avrebbero potuto essere più
diversi. I neri capelli, tra cui si
poteva già scorgere qualche filo grigio, incorniciavano il
fiero volto irsuto,
in cui risaltavano gli occhi scuri traboccanti di alterigia e fredda
determinazione,
che stridevano in contrasto con il sorriso sarcastico disegnato sulle
sue
labbra.
“Lord
Donnon!” sussurrò Susan sorpresa.
“E
c’è anche la nostra incantevole regina con il
suo fratellino, bene bene!” disse il nemico lisciandosi la
corta barba lanciando
un lungo sguardo inquisitore ai tre sovrani.
“Come vedete la mia armata è molto potente, e
siete circondati dalle arti magiche della mia Signora. Non avete via di
scampo,
consegnatemi il regno di Narnia ora e vi risparmierò la
vita!”
“Mai!”
gridò Edmund, incapace di trattenersi di
fronte all’arroganza del Lord.
Donnon
si girò lentamente osservandolo crudelmente
“Sciocco! Non ti è bastato vedere la
metà dei tuoi uomini morire per mano mia,
prima che venissero a salvarti?”
“Ma
ora siamo qua!” si intromise finalmente re
Caspian “Sai che non potrai mai vincere, nemmeno con i
sortilegi della tua
strega! Abbiamo Aslan dalla nostra parte!”
A
queste parole il viso del generale si accese di
rabbia “Quel leone non
può neanche lontanamente
competere con i poteri della mia Signora! Come potete anche solo
pensare che vi
possa aiutare?”
“Evidentemente
non ricordi chi ha sconfitto lord
Sopespian durante la Guerra di Rivoluzione!”
ribatté Susan.
“Ha
solo fatto muovere qualche stupido albero e
chiesto l’aiuto di una divinità del fiume,
nient’altro. E ricordate che non
siamo nel cuore di Narnia, ora, ma alle soglie del regno
dell’ Incantatice!”
“Aslan
è più potente di qualsiasi strega, lui ha
creato il mondo!” ribatté Caspian.
“Re
Caspian…” rispose Donnon scuotendo la testa
come se fosse di fronte ai capricci di un bambino ”Non mi
sorprende che proprio
tu creda a queste sciocche favole per bambini. Tuttavia se anche aveste
ragione, se Aslan fosse il padrone del mondo, ora
dov’è? Perché non è qui ad
aiutarvi?”
“Non
fare l’errore di sottovalutare la nostra
forza, come ha fatto mio zio prima di te! Hai visto che fine ha fatto
lui.”
“Ora
basta!” rispose tremante di rabbia ”Non
parlare in quel modo del grande re Miraz! Tu, traditore del tuo sangue,
hai
trascinato la tua stessa gente alla rovina e non avrai pietà
da parte mia. Non
mi fermerò finché non avrò riportato
la situazione a com’era prima! Finché la
gloriosa stirpe telmarina non risorgerà dalla tomba in cui
l’hai seppellita!
Finché questi sporchi narniani non saranno costretti a
tornare striscianti da
dove sono venuti!”
A
queste parole la collera di Caspian, trattenuta
fino a quel momento, esplose. Si avvicinò minacciosamente al
generale: “Come osi
parlare così di un popolo nobile e
antico come la stessa Narnia! Guardati, ipocrita: pur di soddisfare la
tua sete
di potere ti sei circondato delle creature che tanto disprezzi!
Perché sai che
altrimenti non riusciresti mai a vincere con le tue sole
forze!”
“Il
mio valore non può essere giudicato in base ai
vili schiavi sotto il mio controllo.”
“Eppure
ti servi di loro, non è forse vero?”
intervenne Edmund “Gli gnomi non hanno mai abbandonato i loro
domini sottoterra,
mai una volta per secoli interi.”
“E’
vero” disse Susan “Non si sarebbero mai
volontariamente
esposti alla luce del sole. Qualcuno deve averli costretti con la
forza.”
“O,
peggio, stregati!”
intuì Caspian.
“E
i giganti? Anche loro non c’entrano in questa
storia!” ribadì il Giusto.
“Ahahah,
poveri piccoli presuntuosi!” la risata di
Donnon echeggiò nella valle “Credete di aver
capito tutto, vero? I giganti di
Ettinsmoor non sono fedeli a Narnia, non lo sono mai stati: hanno
deciso di
schierarsi al nostro fianco in cambio delle montuose contrade
settentrionali di
Narnia. Pensate, un esercito invincibile in cambio di un pugno di monti
e
pietre!”
“Dunque
sei sceso a patti con loro! Infine ti sei
‘abbassato’ alle loro richieste!”
confermò con sarcastica ironia Caspian,
fissando eloquente Edmund.
“Già”
continuò l’amico intuendo le sue intenzioni
“Chissà
che bell’esempio hai dato ai tuoi soldati!”
“Pensa
Ed, potremmo persino pensare di chiamarlo
l’Amico Dei Giganti d’ora in poi!”
“E
perché non il Gran Protettore Degli Gnomi?”
concluse l’altro ridendo.
“Ora
basta!” urlò Donnon tremante d’ira
“Non mi
faccio sbeffeggiare da due ragazzini come voi! Non mi servono
né gnomi né
giganti per sconfiggerti, traditore del tuo popolo!”
La
sua mano si alzò di scatto puntando un dito
contro Caspian, lo sguardo malvagio legato ai luminosi occhi neri del
re. Tre
corte frasi gli sfuggirono dai denti, serrati per mantenere il poco
autocontrollo rimasto:
“Domani
all’alba. Tu e io al centro del campo di
battaglia. Nessuna possibilità di resa!”
“Accetto!”
rispose fermamente il re.
Il
cuore di Susan perse un battito, e si girò
sbigottita verso il fratello che le posò una mano
rassicurante sulla spalla e,
avvicinando le labbra al suo orecchio, le sussurrò
“Andrà tutto bene, te lo
giuro. Caspian sa quello che fa!”
Fortunatamente,
Susan non notò l’inflessione
preoccupata e insicura celata nelle parole del fratello…
---
Donnon
stava organizzando la ritirata delle sue
truppe, quando una voce, ormai ben nota, risuonò autoritaria
nella sua mente: “Torna
immediatamente sul campo di
battaglia, combatti ancora! Con i tuoi uomini e le mie arti magiche
possiamo
batterli e conquistare il trono prima di sera!”
“Ma,
mia Signora, ho giurato di riprendere in mano
le armi contro Narnia solo dopo aver ucciso re Caspian. Mi
batterò con lui
domani all’alba, dopodiché annienteremo anche il
suo esercito!” rispose il lord
ad alta voce.
“Non
mi
importa nulla dei vostri futili screzi. Obbedisci!”
“Sono
profondamente dispiaciuto, mia signora, ma
questa volta non posso ubbidirvi. Non posso tirarmi indietro, voglio la
mia
vendetta: sono stato offeso da un ragazzo che ha la metà dei
miei anni! Il mio
popolo è stato rovinato da un insolente che fino a qualche
anno fa era ancora
attaccato alle sottane della sua nutrice! Voglio che il suo sangue
scorra sulla
mia lama domani!”
La
voce nella sua testa tremò di rabbia mentre
ripeteva l’ordine:
“OBBEDISCI!”
Il
generale avvertì un dolore acuto, come se mille
piccoli aghi gli stessero trafiggendo il cranio. Tuttavia non
cedette, ma urlò con quanto fiato aveva in gola ribellandosi
alla sua padrona:
“NO!”
La
voce nella sua testa cambiò improvvisamente
atteggiamento, tornando dolce e soave come un tempo: “Come
vuoi tu, mio amato… Vorrà dire che
posticiperò di un giorno i
festeggiamenti per la nostra ascesa al trono.”
“Grazie
mia signora!”
“Tra
due
giorni all’alba celebreremo l’avvento del nostro
dominio su Narnia! “
e con
questo recise il contatto mentale con lord Donnon.
“Sempre
che esista un’altra alba per te!” concluse
malefica la Strega dalla Veste Verde. Solo la nera portantina
poté sentire le
sue parole.
----------
“Ma
come hai potuto farlo!”
“Era
mio dovere per uscire da quella situazione!”
“Ma
questo non ha senso. Ci doveva pur essere un
altro modo, non era necessario invitarlo a ucciderti!”
“Susan,
abbassa la voce, o ti sentiranno fino a Cair
Paravel…” intervenne il fratello comparendo
all’entrata della tenda dove si
erano rifugiati i due sovrani per potersi finalmente chiarire.
“Non
provocarmi, Edmund Pevensie, è anche colpa
tua se siamo in questa situazione!”
“Mia?”
chiese offeso entrando nella tenda “E cosa
avrei fatto io?”
“Non
ti sei opposto, non l’hai fermato!”
Caspian
si avvicinò alla fidanzata per cercare di
calmarla “Susan, Susan ascoltami! Tutto questo è
nato perché Donnon non accetta
di essere sotto il mio comando. Non mi ha mai sopportato, ma fino a
pochi mesi
fa ha finto di essermi leale per convenienza. In segreto ha accresciuto
la sua
influenza sui suoi soldati poi, non appena ha trovato
l’alleato perfetto, ci
ha traditi! Era inevitabile che prima o poi
ci saremmo affrontati faccia a faccia.”
“Ma
questo duello è inutile, non lotterete per
decidere le sorti della guerra ma solo per soddisfare la sua sete di
vendetta…”
mormorò lei amareggiata abbassando lo sguardo.
“E’
vero, ma se Donnon sarà sconfitto, i suoi
uomini perderanno fiducia in lui e forse capiranno finalmente che la
dottrina
che lui insegna è malvagia.”
“Rischi
la tua vita per degli uomini che ti hanno
rinnegato…”
Caspian
posò le sue mani sulle delicate spalle
della ragazza, e disse in tono raddolcito: “Ho fatto delle
ricerche su quei soldati
prima di partire. Non dico che non siano colpevoli, ma è da
tempo che si
sentono ripetere che gli abitanti di Narnia sono esseri inferiori, e
coloro che
si ribellavano a questa concezione erano duramente puniti. Se
c’è anche la
minima possibilità di salvare quegli uomini, ho il dovere di
tentare. Ognuno ha
diritto a una seconda chance, guarda me!”
Susan
rimase colpita da quelle parole,
comprendendo finalmente che Caspian non intendeva combattere per
ribadire
davanti a tutti chi fosse il vero sovrano, ma per dare una
possibilità di
salvezza a tutti quei ragazzi che avevano avuto la sfortuna di entrare
a far
parte del plotone del generale, e le cui menti erano state deviate da
una
personalità crudele.
Sentendosi infine sconfitta, la regina trasse un profondo respiro.
“E
va bene, ho capito.” poi aggiunse in tono
minaccioso: “Ma ascoltami bene, re Caspian il Liberatore, se
ti farai ammazzare
giuro che… Che non ti perdonerò mai e poi mai!
Quindi trova il modo di restare
vivo o non so cosa farò io…” concluse
con un gemito.
Caspian
sorrise intenerito accarezzandole la
guancia “Non preoccuparti amore mio. Qualsiasi sfida la vita
ci riserverà, troverò
sempre il modo di tornare da te!” e suggellò la
sua promessa con un bacio che
Susan ricambiò all’istante.
Edmund,
intuendo che ormai la sua presenza era del
tutto superflua, uscì silenziosamente dal padiglione. Fuori
la notte era ormai
sopraggiunta e nell’accampamento brillavano numerosi fuochi
attorno ai quali si
stringevano gli uomini di Telmar e Narnia, in cerca di conforto e
coraggio per
la sfida che li attendeva il giorno dopo.
Il
giovane re iniziò a vagare tra le bianche
tende, perso nei suoi pensieri. Ormai sapeva cosa avrebbe dovuto fare,
ma gli
mancava il coraggio per compiere il passo successivo. In
verità non pensava di
esserne capace. Ma doveva farlo. Per questo aveva bisogno di un posto
tranquillo per riflettere, lontano da tutti.
Infine, ai margini del campo, trovò quello che
cercava. Si sedette su un masso al riparo da occhi indiscreti, con il
favore
dell’oscurità, e si mise ad osservare il cielo
stellato, lievemente velato da
qualche nuvola gonfia di pioggia.
Purtroppo
la sua pace non era destinata a durare a
lungo. Infatti dopo qualche minuto avvertì dei passi
familiari avvicinarsi a
lui. Intuendo chi potesse essere, voltò appena il capo
tornando subito dopo
nella sua posizione iniziale, con lo sguardo rivolto verso
l’alto.
“Eccoti,
finalmente!” disse il nuovo venuto sedendosi
agevolmente al suo fianco sulla dura roccia. “Glenstorm
vorrebbe parlare con
noi di…”
“Devo
partire, Caspian.” mormorò sovrappensiero
Ed.
“Come?”
chiese confuso il re telmarino voltandosi
verso di lui e scrutandolo attentamente.
“Devo
andare” ripeté fermamente senza staccare gli
occhi dalla volta celeste “Devo cercare Aslan.”
“L’hai
visto?” chiese con una nota di speranza “E
dove?”
“Non
so dove sia, ma sento che devo andare a
cercarlo!”
Caspian
sentì lo sconforto e il rancore crescere
in lui. Ad un tratto realizzò che il giorno dopo si sarebbe
ritrovato da solo
ad affrontare il duello e, se fosse sopravvissuto, a guidare
l’esercito in
battaglia senza l’appoggio del suo migliore amico. Come
poteva pensare di
abbandonarlo proprio in quel momento così difficile? Come
poteva pensare di
abbandonare sua sorella, chi si sarebbe preso cura di lei se gli fosse
successo
qualcosa nello scontro con Donnon?
“Ma
non puoi pensare che…” ribatté quindi
irritato
“Devo
farlo, Caspian!” lo bloccò subito fissandolo
in volto. Il Giusto aveva intuito le sue incertezze.
Poi aggiunse con un mezzo sorriso “Una volta un
saggio amico mi ha detto che devo avere più fede, che Aslan
aveva un piano per
me.” Caspian abbassò la testa riconoscendo le sue
stesse parole, dette
all’amico poco tempo prima.
“Ecco”
continuò ”ora ho capito finalmente qual
è
il mio compito, cosa devo fare. Devo avere fiducia nel Grande Leone,
come Lucy,
anche se non credo di essere esattamente come lei. Ha sempre creduto in
Aslan,
sempre, anche quando noi avevamo dei dubbi. Ma in ogni caso devo
andare. Me
l’ha fatto capire lui quel giorno in cui mi ha salvato dalle
spire della
Strega.”
E
iniziò a raccontare tutto ciò che era accaduto:
l’attacco del serpente-strega sulla collina e
l’aiuto di Aslan. Ricordò le sue
parole: “…quando la
speranza sembrerà
venire meno ricordati di questo giorno, e ricordati anche di Lucy.
Allora
saprai cosa fare…”.
“Capisci
ora? Lucy è andata a cercare Aslan alla
vigilia del duello tra Peter e tuo zio. Domani tu sfiderai Donnon, e i
nostri
uomini hanno a malapena intravisto la potenza della Strega dalla Veste
Verde, ma
ti garantisco che non deve essere sottovalutata. Se non fosse stato per
Aslan
sarei morto su quella collina. Io dovevo resistere in questa piana
finché non
foste arrivati voi: ora che siete qui posso finalmente
partire.”
Caspian
sospirò, domando le sue frustrazioni: “Vorrei
che ci fosse un altro modo, so di essere egoista, ma vorrei non dover
fare a
meno di te domani!” disse sinceramente. Edmund gli strinse
una spalla,
condividendo le sue parole.
“Anche
io, fratello, anche io. Non mi sono mai
tirato indietro di fronte a una sfida, e ora mi ritrovo a dovermene
andare via
così, come un vigliacco: partirò prima
dell’alba, e tornerò il prima possibile,
te lo prometto. Per favore, spiega tutto ai miei soldati, fai in modo
che non
pensino di essere stati abbandonati!”
“Certamente!”
lo rassicurò Caspian alzandosi
“Glenstorm mi sta aspettando, vieni con me?”
“Vai
avanti, ti raggiungo tra qualche minuto.”
Il
telmarino annuì, voltandosi e raggiungendo
velocemente l’accampamento. Edmund tornò a
guardare il cielo.
NOTE:
Rieccomi!
Ultimamente
non mi sono fatta molto sentire, mi spiace tanto…
Cercherò di rimediare! Approfitto
per precisare che la nebbia verde di questo capitolo non centra niente
con quella del Viaggio del Veliero (perché la nebbia nel
Viaggio del Veliero,
perché?!? -.-” Grr, lasciamo stare!)
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto, approfitto per ringraziare: