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Autore: Columbrina    14/03/2011    8 recensioni
[Rameria]
Rama e Mar sono felicemente sposati e hanno una vita idilliaca con i loro tre pargoli, i rispettivi figli avuti da precedenti relazioni e una nipote ergo figlia acquisita fino a quando...
Anche Valeria è felicemente sposata con Simon, ma con due bambini, un segreto e un incontro casuale stravolgerà le vite di entrambi.
E ciò dimostra quanta malafede può celarsi in un innocuo incidente d'auto.
“Non mi dire che è tua figlia, Ordonez!”
“Invece sì! E quella è tua figlia, vero Gutierrez?”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Dopo l’accidentale contrattempo, io e Valeria ci siamo dilettati in brodo di giuggiole, crogiolandosi nei ricordi, nelle prospettive per il futuro e la nostra vita dopo i sereni anni insieme alla Casa Magica. Per l’intera durata della conversazione mi sentivo come un adolescente innamorato e, per una bislacca e a me ignota ragione, non riuscivo a disfarmi di quel patetico sorriso a trentadue denti; mi sentivo talmente imbarazzato che il fumo spirava dalle orecchie, rosse come cocomeri.
Tornai a casa che mi sentivo sotto anestesia, quasi come se aleggiasse una strana sostanza afrodisiaca che intorbidava il senno.
“Che sorriso! Che hai fatto?” mi chiede Mar, con cadenza sardonica
“Vorresti dire ‘chi mi ha fatto cosa’!” replico io, inebetito come non mai, lasciandomi abbandonare sullo schienale della poltrona a righe arancioni. Uno scempio al buongusto, ribadisce sempre mia cognata Tefi ogni santa volta che viene a pranzo da noi ogni dannata domenica.
“Cosa?”
Per un attimo, un baleno di lucidità si illumina sul mio viso, ristabilendo un contatto quasi perfetto con le sinapsi del cervello.
“Lasciamo perdere. Dopo ti spiego…”
Rimugino per qualche istante, in modo da attraccare un argomento di conversazione tra coniugi degno di nota
“Hai avuto notizie su Thiago?”
Lo strofinio dei piatti che finora aveva troneggiato nella stanza, cessò subitamente e i muscoli di Mar entrarono in un perenne stato di tensione, dal quale, temevo, non ne sarebbe uscita facilmente. Forse non dovevo sfiorare un tasto così dolente, a giudicare dalla violenza con la quale gettò lo strofinaccio sul pavimento o di come i suoi denti stridessero. Notai anche qualche piccola imperfezione a zampa di gallina che solcava la fronte. Ebbi l’impulso di emettere una risata (Non che la situazione mi facesse ridere, ma la circostanza mi faceva sbellicare); la mia mogliettina era più simile a un incrocio malriuscito di Marge Simpson con uno dei fratelli di Georgie.
“Purtroppo niente”
“Meglio così” dissi sardonico
Sapevo che non era finita.
“Mi ha attaccato il telefono in faccia, capisci? Hai la benché minima idea con quanta spudoratezza ha osato liquidarmi?”
Smisi di contemplare la pianta, ormai sfiorita, che stanziava al centro del basso tavolino di vetro che completava alla perfezione lo scenario di quel salotto \ cucina; mi voltai verso mia moglie che aveva iniziato a frizionare febbrilmente una povera posata. Non mi avvicinai perché temevo per la mia vita.
“Sai com’è fatto Thiago… E’ un po’ timido…”
Mar emise una risata tuonante.
“Orgoglioso, vorrai dire”
“Forse lo era. Poi è imbarazzato dalla situazione”
“Codardo! Un emerito codardo!” contestò lei
“Giusto anche questo. Però è il padre di Bruno”
“Si, solo perché una sottospecie di lombrico è penetrato dentro un uovo, ciò non vuol dire che gode di esclusivi diritti su di me e il bambino!”
L’andirivieni di contestazioni andò avanti per una buona mezz’ora fino a quando non squillò il telefono. Facemmo a gara per rispondere (Prima un sasso – carta – forbici, poi una corsa spietata fino al telefono). Vinse il sottoscritto, ovviamente.
“Pronto?”
“Cognatino! Sono Tefi”
“Ciao, Tefi! Che piacere sentirti!”
“Ma che carino! Senti, ho tre notizie. Una bella, una brutta e una orribile. Quale vuoi per prima?”
Come se non bastasse la risposta a scelta multipla!
“Fai tu”
“Inizio con quella bella. Io e Luca veniamo a cena da voi stasera”
Io l’avrei classificata come ‘brutta’, però viviamo alla giornata.
“Quella brutta?”
Feci un po’ di fatica nel continuare la conversazione dato che Mar non faceva altro che saltarmi addosso, stringersi con tutta sé stessa come la cozza allo scoglio e frizionarmi la testa.
“Mi è cresciuta un enorme verruca su…”
“Questa me la puoi risparmiare, cognata”
Brividi da stadio.
“Il solito indisponente. E quella orribile è che Thiago e tua moglie torneranno insieme domenica”
Quanto corrono svelte le voci di corridoio. Mi doveva capitare anche la cognata pettegola. Non mi stupirei se tra qualche anno, lei e la sua amica Melody, da brave zitelle, mettessero su un sito di curiosità piccanti tra la gente del vicinato o di stretta parentela. Riattaccai subito, sebbene gli strepiti di Tefi dall’altro lato del telefono.
Intimai Mar di scendere dalla mia schiena, intimorendola di gettarla subito sul divano, afferrando le gambe che stritolavano il mio torace in una morsa a dir poco sconcia.
“Non scendo se non mi dici che ti ha detto quella cornacchia di mia sorella!”
E meno male che erano amiche.
La gettai dolcemente sul divano, come la merce da un container.
“Stasera vengono a cena lei e Luca”
Per ripicca del mio dispetto a tradimento, mi gettò un cuscino in pieno stomaco. Mi piegai in due e finsi un malore, recitato con troppa enfasi.
“Lo sapevo già. Poi?”
“Mi ha anticipato un prossimo divorzio”
Mar strabuzzò gli occhi, visibilmente sconvolta.
“Lei e Luca si separano?”
“No. Diciamo che mi ha fornito un pronostico della tua uscita domenicale con Thiago”
Mia moglie si portò una mano alla tempia e iniziò borbottare imprecazioni contro la lingua lunga di sua sorella. Sapevo che era scomoda questa situazione, ma in faccia alla realtà si doveva pur guardare. Non nego che temevo il presagio di un secondo divorzio, ma gli astri erano tutti favorevoli alla mia disfatta.
“Sai che Tefi è una stupida e dice cose senza senso!”
“Aveva senso quando prediceva un agguato imminente di Juan Cruz”
La mia replica stravolse l’ultimo briciolo di auto – convinzione di mia moglie, la quale cancellò dal suo volto la luce sprizzante di vitalità che aveva sempre portato con sé.
“Era un’altra cosa”
“Mar. Io ti amo. Sei mia moglie, ma guardiamo in faccia alla realtà… Dimenticarti di Thiago è come costringerti a mangiare dolci. Dopo un po’ è un fardello troppo oneroso, non credi?”
Evitò di incrociare il mio volto e alzò gli occhi al soffitto. Scompigliò un po’ i capelli, portandosi il ciuffetto dalla destra alla sinistra, conferendo un non so che di trasandato al suo volto ancora fresco e privo di trucco. Le nostre iridi si specchiarono in un triste tete – a – tete con la signora realtà.
“Non nego che Thiago sia stato importante per me, anzi lo sarà sempre e lo sai. Abbiamo imparato a conviverci. Così come io con il fantasma di Valeria che ancora si aggira nelle parti più remote della tua mente”
Anch’io venni afflitto da un colpo peggiore della morte. In me svanì il desiderio di raccontarle il mio incontro con Valeria e di quando questo abbia plagiato sui miei fantasmi, più vividi che mai come sensazioni concrete.
“Valeria è un’altra faccenda” dissi io, spropositatamente alterato
“D’accordo. Però devi darmi tempo per metabolizzare il tutto e fare ordine dei miei sentimenti”
“Hai avuto sette anni di tempo. Ora affronta la realtà”
Mi alzai, consapevole del suo chiaro segnale di confusione sentimentale. E si sa, confusione è sinonimo di fine definitiva. Non mi piace provare rancore, quindi apprezzai la sua fine sincerità e le concessi un bacio sulla fronte.
“Dove vai?” mi chiese, con subitaneo slancio inquieto
“A prendere Rose”
E in quel momento, mi faceva ribrezzo persino il pensiero di aver toccato il cielo con un dito al solo pensiero di poter riallacciare i rapporti con Valeria. E mi fece sentire terribilmente colpevole.
 
 
Dinanzi all’ingresso, volevo avere le capacità mimetiche del geco in modo da passare inosservato da Valeria che si dirigeva nella mia direzione, mostrando il suo famoso sorriso. Ho sempre considerato il sorriso di Valeria come il più fresco e bello tra tutte le ragazze.
Vagliando il suo abbigliamento distinto di quel giorno, facevo fatica a ricordarmela con le felpe larghe e lise, i bermuda mascolini e i biondi capelli scarmigliati al vento.
“Perché quel muso lungo?” Problemi in casa?”
“Hai centrato il punto”
“Andiamo, non ci credo! Con un tale casalingo disperato, qualsiasi donna si sentirebbe in Paradiso anche solo al vederti in tanga mentre pulisci la cucina”
“Non sarebbe una bella vista!”
Ridemmo, compiacendoci reciprocamente della nostra auto – ironia. Lei, così disinvolta al dire ciò che le passa per quella mente allogena e intrisa di follia.
“Andiamo, non ti sei arrugginito così tanto!”
Mi diede una pacca talmente sonora che echeggiò per l’intero parco giochi e mi segò in due la clavicola. Non ricordavo tali slanci affettivi.
“Come non detto, che ne pensi?”
“Penso che tu abbia detto la cosa giusta!” disse lei sardonica
Ostentai un piglio astruso, a metà strada dall’offeso e il sarcastico.
“Ma sentitela, la signorina!”
Rise nuovamente, innescando in me una percezione di benessere di cui potevo solo bearmi, senza assaporarla fino in fondo.
“Non credere che sia comodo. Queste gonne prudono in modo allucinante!”
Si portò una mano all’altezza (o a metà strada) dall’inguine, infondendomi un particolare disagio nell’intravedere per metà le parti intime. Voltai lo sguardo e dissimulai più o meno bene dinanzi alle altre mamme che ci facevano il malocchio. Poi, notai con la coda dell’occhio, la smorfia sardonica di lei mentre scrutava il mio evidente rossore in volto.
“Sei sempre il solito!”
“Ma dico, non conosci la parola pudore?”
“In questi otto anni di matrimonio con Simon? Direi che la conosco piuttosto bene”
Valeria si era sposata otto anni fa con Simon, a due mesi di distanza da quello di Mar e Thiago. Ricordo che quel giorno, in chiesa, mi sentii spappolare la milza da una lancia affilata, stregato dalla sua bianca veste che aderiva perfettamente al suo incarnato e al colore dei suoi capelli. E per poco, lo sposo non mi prese a pugni a causa di un incidente con la sposa nei bagni in comune del ristorante.
“Certo. Come ho fatto a non pensarci…”
La conversazione stava prendendo una piega che incanalava le energie nel disagio tra ex fidanzati ritrovatasi per caso dopo un incidente, scoprendo che le rispettive figlie sono amiche e frequentano lo stesso asilo. Per dirlo tutto d’un fiato, non basterà nemmeno una trasfusione di corticosteroidi.
Tra noi due, per ora, vigeva una breve pausa, dovuta non tanto al disagio, ma alla siccità in gola dovuta alle nostre chiacchiere instancabili; mi aveva anche notificato che Gabo, ora, faceva il pediatra e gestiva una clinica psichiatra per giovani borsaioli e taccheggiatori. E’ proprio vero che nasci da incendiario e muori da pompiere.
Appena il sordo scampanellio della campana dell’asilo trillò, io e Valeria ci alzammo e ci facemmo strada per acciuffare le nostre figlie; la chioma bionda della pargola di Valeria non passa certo inosservata, ma direi che i capelli castani siano una gran voga tra i giovani di oggi!
Ci dirigemmo verso le auto (o quello che ne rimaneva), scambiandoci un sorriso laconico.
“Ho il presagio che ci vedremo tutti i giorni” dissi io con un fil di voce
“Lo penso anch’io. E voglio conoscere la tua gloriosa prole”
Una folle idea mi balenò in mente: Invitarla a cena da noi con Simon e i suoi figli. Ma poi ho pensato che ciò avrebbe contribuito ad aggiungere carne al fuoco. Mi congedai con un saluto e una risata sommessa.
“Non dovresti essere così timido” esordisce mia figlia di quattro anni che mi rivolge un eloquente sorriso
“Sarà meglio che faccia un discorsetto a tua madre prima di portarti al parco”
I bambini di oggi crescono così precocemente. E poi, lei che ne sa dell’amo… Dell’affetto? Che si sia presa una cotta? Eh, no! Non permetterò mai a nessuno di mettere le mani sulle mie principesse!
 
 
Quella sera, prima della cena, avevo cucinato nuovamente io. Mar mi aveva pregato di aiutarmi, anche solo aggiungere le spezie o regolare i gradi del forno o, più miseramente, passarmi le presine. I bambini avrebbero dormito a casa dei felici coniugi Morales, i nostri carissimi amici Jazmin e Tacho; un’ottima occasione per Santiago e Romeo di rimbeccarsi la povera Alai Morales. I miei due gemelli, però, hanno approcci dissimili con le ragazze, nonché un’età troppo precoce per pensare al sesso opposto. Che abbiano contagiato anche l’animo candido della mia piccola Bea?
“Posso fare qualcos’altro per te, amore?”
Mi chiedeva assiduamente Mar. Alla fine cedetti alle sue richieste subliminali, permettendole di preparare un’insalata. Quanto deve essere difficile? E’ un po’ come preparare il latte con i cereali… Basta che lavi le foglie di lattuga prima.
Sorrisi nel vederla trafficare con l’acqua, le verdure e le scodelle, quasi come se cancellasse dai miei pensieri ogni timore di esitazione con quel suo sorriso, o la sua adorabile noncuranza dei disastri che combinava. Quasi mi scordai della colpa che provavo nel non averle ancora rivelato il mio incontro con Valeria.
“Oggi dovevi dirmi una cosa” esordì lei, fomentando subitamente le mie mancanze “Che cos’era?”
“Niente. Cose di scuola dei ragazzi”
Nessun commento.
“Sai a che ora arriva tua sorella?” chiesi io, sfilandomi le presine e adagiandole sul bancone
“No, ma se non fosse per Luca saremmo diventati vecchi” ironizzò lei, posando la scodella d’insalata al centro del tavolo, a mo di centrotavola tra due candele fumanti.
“E Paloma?”
“Va a dormire a casa di Nacho e Caridad, così può giocare un po’ con Martina”
Per la cronaca: Martina è la figlia di Nacho e Caridad nonché sorellastra di Paloma, a causa di quei tre bei gemelli frignanti che Nacho e mia cognata hanno generato dopo una notte di ebbrezza e passione qualche mese fa. L’occasione fa l’uomo ladro e il mio amico non ha perso certo tempo.
Ero sdegnato da quella situazione così menefreghista nei confronti dei rispettivi compagni.
“Ancora con questa storia, Rama?” bofonchiò mia moglie, dopo aver udito uno dei miei sermoni sulla fedeltà nel matrimonio “Io che credevo che il fondo lo avesse toccato Nacho, ma Thiago rimane il peggiore di tutti”
“Hai sempre Thiago in agguato sulle labbra, tu! Per una sera… Calmati e pensiamo a questa serena, tranquilla e lauda cena…”
Il trillo del campanello si frappose nel nostro momento d’affetto, quasi sfociante in un bacio. Andai ad aprire e mi ritrovai una plebaglia di persone che gridava ai quattro venti ‘Sorpresa!’.
“Ma che…”
“Ciao, cognatino! Felice di vederci… Ho portato un po’ di amici… Grazie per la comprensione, sapevo che non ti sarebbe dispiaciuto” mi liquidò Tefi, filando in cucina per salutare la sorella
“Chiudi la bocca o ti entreranno le mosche” esordì la voce di Teo, simpatica da dermatite parassitaria. Teo è il marito di Melody che, frattanto, mi aveva scambiato per un fattorino sgravando un indigeribile cabarè di leccornie dopo – pasto.
“Che buon gusto avete nell’arredamento voi due”
Non ha altro da dirmi?
“Non hai dimenticato qualcosa, Melody?”
“Forse le buone maniere” disse sardonico Luca, riservandomi una bella pacca sulla spalla. Uno scialbo tentativo di consolazione, dato che le gambe mi tremavano come asticelle al vento.
“Sono finiti gli ospiti!”
“Non ancora, cognatino. Aspetta e vedrai… Eccoli stanno entrando”
Temevo stesse facendo sul serio e vidi il mondo crollarmi addosso, nel distinguere una bionda capigliatura raccolta in un elegante coda di cavallo, vestiario distinto, una leggera vela di fondotinta e un profumo afrodisiaco fruttato. Al suo fianco un cavallo con la faccia impiastrata di cerone. Lei sorrideva, visibilmente felice sebbene un velo di sorpresa palese. Ormai avevo imparato a studiarla bene.
“Valeria…”
Fu l’unica cosa che riuscii a dire prima di gettare il vassoio casalingo di Melody che lussò il piede romano del povero Luca che gemette dolorante, seguito da ingiurie di Tefi contro il suo attentatore.
“Visto che non sei riuscito a farmi fuori, vuoi uccidere gli ossi sesamoidi del mio povero marito?”
Ignorai del tutto Tefi, mentre copiose lacrime di coccodrillo rigavano il suo viso, metabolizzando un po’ la situazione. Per quale porca miseria ci facevano quei due lì, sulla soglia della porta a sorridere come due ebeti?
“Bella casa, Rama!” disse Simon, destando i primi sintomi dell’angioedema. Mi limitai a sorridere, bramando un suo decesso all’istante.
“Prego entrate”
E stufo di quei pensieri casti, mi rivolsi a Valeria borbottando un prepotente Che caspita ci fai qui?
“Lo sapevo che ti infuriavi!”
“No! Ma che ci fa LUI qui?!”
“E’ mio marito, ricordi?”
“Dettagli sconsiderati!”
“Sei il solito! Non cambi mai, perché sei così indisponente?”
“Andiamo! Solo per fare scena, Vale!”
“Si, come no…”
La presi per un braccio e stavo per condurla impetuosamente di sopra per parlarle a quattr’occhi, riscontrando ovviamente la sua resistenza e un certo slancio di veemente gelosia che mi mangiava le interiora. E sembrava che l’allegra rimpatriata stesse per decollare e prendere la via del ritorno il prima possibile fino a quando non è entrato l’ex – marito della mia attuale moglie barra madre dei miei figli.
 
“Che diavolo ci fa qui quell’energumeno?” la sentii sbraitare, mentre gli altri accoglievano con silenzio glaciale Thiago.
 
 
Né Thiago né Simon avrebbero intralciato la mia serata che non si prospettava una semplice cena di famiglia alla luce del focolare domestico.
 





Saria
Ho aggiornato più in fretta del previsto! Non vi ringrazierò mai abbastanza per il vostro sostegno sia da parte di coloro che mi hanno imparato a conoscere sia dalle novelle scrittrici amatoriali di questa sezione.
Con questa storia ho consacrato il mio cuore Rameria e prometto che nel prossimo capitolo, Rama si godrà appieno la sua vendetta e il ritorno di fiamma con Vale!
Vi ringrazierò nei giorni prossimi. Per ora, un bacio forte da Saria :)
   
 
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