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Autore: Less_    14/03/2011    2 recensioni
Sarà il caso di chiudere le persiane. Ma saranno bagnate. E le sue mani si bagneranno e lei odia avere le mani bagnate. Si passerà i palmi sul pigiama, salvo poi strofinare ancora sulle tracce umide, e si laverà le mani e non le asciugherà affatto bene sul sottile e freddo asciugamano a nido d’ape, sempre più bagnato che asciutto.
E il profumo del sapone le entrerà nelle narici e le darà fastidio perché sarà penetrante e dolciastro come al solito. Così, se davvero sarà stizzita e non avrà nient’altro da fare, scenderà le scale per usare il sapone al mughetto dell’altro bagno, e ci sarà sua madre, e si scambieranno sguardi truci o non si guarderanno affatto, ciascuna seguendo un filo di pensieri che non svelerà.
E la cena salterà o ci sarà in silenzio e nessuna delle due vuole davvero parlare, ma nessuna delle due vuole davvero tacere.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhi dell’uomo sono bellissimi, grigi, azzurri e verdi.
Per qualche motivo, anche se il miscuglio è omogeneo, non sembrano il color sputo che viene sempre a sua figlia quando tenta di riprodurli.
Passa molto del suo tempo libero a calibrare le misure, ma sbaglia sempre, irrimediabilmente. Così tutti i suoi ritratti sono solo semplici tele incomplete, buttate da un lato, con grandi voragini vuote al posto degli occhi.

È un nuvoloso pomeriggio di primavera, nel mese di marzo, quando tutto è umidiccio e la neve si è appena sciolta. L’asfalto bagnato non riesce comunque a sembrare più scuro, dopo tutti questi anni in cui l’incessante sfregare delle gomme non ha certo impedito il logorio del catrame.
L’autobus si ferma dolcemente, accostando sul ciglio della strada.
Le porte di aprono con uno sfiato asmatico e l’uomo sale. Parla per un po’ con l’autista, che non si cura di chiudere la portiera per non lasciare che il freddo entri.
L’uomo paga qualcosa e il momento dopo ha un biglietto blu fra le dita, che timbra stancamente, appesantito dal bagaglio a mano.
Scorre il corridoio; ci sono molti posti vuoti. Ne sceglie uno a caso, purché sia vicino al finestrino, appoggia la testa contro il vetro e chiude gli occhi. Inizia a piovere.

C’è una ragazza che ha visto tutto. Anche lei tiene la testa appoggiata alla finestra, come se questo la potesse rendere più vicina all’uomo che sta andando via. Sa che al piano di sotto c’è una donna, riluttante, che appoggia la mano sul vetro – non si capisce bene se tenti di respingere qualcosa o allontanare se stessa.
La ragazza immagina benissimo il taglio duro delle labbra pallide e strette che sta assumendo in questo momento il volto di sua madre. Distoglie lo sguardo.
Sa anche che sua madre aspetterà che l’autobus abbia girato la curva prima di muoversi.
Lo sguardo della ragazza svolazza sulla stanza disordinata senza fermarsi su niente in particolare.
Percorre le venature di legno del parquet ciliegia, le ante verdi e blu dell’armadio, le trapunte dalla fantasia familiare, i titoli di alcuni libri sulla mensola. Tutte cose che conosce bene, ma che non saprebbe ricordare con precisione. Qualcosa passa davanti alla finestra, creando un’ombra lunga e scura.
La luce del sole non entra più da un pezzo.
La ragazza sospira stancamente.
Sarà il caso di chiudere le persiane. Ma saranno bagnate. E le sue mani si bagneranno e lei odia avere le mani bagnate. Si passerà i palmi sul pigiama, salvo poi strofinare ancora sulle tracce umide, e si laverà le mani e non le asciugherà affatto bene sul sottile e freddo asciugamano a nido d’ape, sempre più bagnato che asciutto.
E il profumo del sapone le entrerà nelle narici e le darà fastidio perché sarà penetrante e dolciastro come al solito. Così, se davvero sarà stizzita e non avrà nient’altro da fare, scenderà le scale per usare il sapone al mughetto dell’altro bagno, e ci sarà sua madre, e si scambieranno sguardi truci o non si guarderanno affatto, ciascuna seguendo un filo di pensieri che non svelerà.
E la cena salterà o ci sarà in silenzio e nessuna delle due vuole davvero parlare, ma nessuna delle due vuole davvero tacere.
La ragazza sospira. Ha bisogno di un té alla vaniglia, ma non chiederà a sua madre di farlo per lei, e lei non sa farlo.
Lascia le persiane così come stanno e si infila sotto le coperte.

Le coin des annonces

Nata come one-shot, sviluppatasi in modo disgustoso, ridottasi di nuovo a storia da un solo capitolo, rinasce per - spero - l'ultima volta come storia a capitoli, ispirata da Sumi_. Il prossimo capitolo qui di seguito, perché raramente resisto alle tentazioni - e alle lusinghe. Ma, nota bene, il prosieguo che troverete non corrisponde a quello originario. Stavolta niente storie d'amore, penso. Almeno, non per la ragazza. E' troppo rotta. ... Mmm... queste note d'autore sono un disgustoso ammasso di infodump. Penso che la chiuderò qui.
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