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Autore: Many8    14/03/2011    7 recensioni
Bella afflitta da un trauma che ha segnato il suo presente e il suo passato,cercherà di dimenticare quest'ultimo, ma si sa dimenticare è difficile se quasi impossibile; un Edward umano, conoscerà la nostra protagonista e... Riuscirà il nostro invincibile supereroe a cambiare almeno il futuro della nostra piccola e dolce Bella? AH- OOC- raiting ARANCIONE.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Mi scuso per l'immenso ritardo con cui aggiorno la fanfiction, sono imperdonabile, lo so. Non voglio addormentarvi, deprimervi con i miei problemi, le mie giustificazioni, preferisco andare avanti velocemente, solo una cosa: scusate.

 

Sono una persona che sa mentire troppo bene, fin troppo. Riesco a mentire su tutto, riesco a non dimenticarmi, mai, delle mie bugie, riesco (nel 99% dei casi) a non farmi beccare con le mani nel sacco), ma non mento spesso, anzi quasi mai. Una bugia tira l'altra, ogni bugia ha bisogno di altre per non farsi scoprire, quindi è una catena senza fine, ed io preferisco non iniziarla.

Siamo arrivati agli sgoccioli di questa fanfiction (purtroppo, per me) manca solo un capitolo e poi l'epilogo per mettere fine a questa favolosa (sempre per me) avventura.

Che dirvi di più, accettate questo capitolo per quello che è, sono andata in crisi per scriverlo, e spero che questa versione finale vi piaccia.

Buona lettura.
Eravamo all'aeroporto; stavamo aspettando l'ora giusta per imbarcarci, i bagagli erano già sull'aereo, mancavamo soltanto noi.
Avevamo preso un taxi dall'albergo, il veloce viaggio era stato silenzioso, la mano di Edward era stata intrecciata alla mia tutto il tempo; il padre, invece, cercava in tutti i modi di non osservarci, ma soprattutto di non osservarmi. Forse non voleva mettermi in imbarazzo, non voleva che provassi vergogna, magari non voleva disturbare me e Edward, in qualunque caso lo apprezzai.
Non avevo mai conosciuto i genitori dei miei ex ragazzi, tranne che con Jacob. Con quest'ultimo avevo un rapporto fin dall'infanzia (anzi, fin dalla nascita) con la sua famiglia, conoscevo Billy (il papà di Jacob) quasi quanto mio padre, e non c'era mai stato imbarazzo fra di noi, non c'era modo di essere vergognati o quant'altro, eravamo amici e molto legati. Con i fidanzati precedenti, non avevo avuto mai occasione di incontrarli, non ce n'era stato il tempo, né tanto meno la voglia. Erano stati rapporti fugaci, superficiali, anche con Mike, con lui avevo avuto un rapporto più lungo, ma allo stesso tempo era paragonabile a quelli occasionali.

Invece con Edward era diverso, eravamo stati pochissimo insieme, cinque giorni, più altri tre mesi senza mai vederci né sentirci, ma era molto diverso. La nostra relazione era molto profonda, completamente opposta alle precedenti, o almeno per me. Riuscivamo a capirci, ad intenderci anche senza parlare, riuscivo a capire il suo disagio, oppure la confusione, il compiacimento, solamente dagli occhi, rispecchiandomi in essi.
Era un legame molto profondo, avevamo trovato l'amore, entrambi.
Eravamo seduti nel grande atrio dell'aeroporto e parlavamo io e Edward.
Edward...” iniziai, il padre era andato a prendere un caffè sia per lui che per Edward, alla domanda ' a te cosa porto' da parte del signor Cullen, avevo risposto: “Nulla,
grazie.”, ed ero arrossita.

Sì?” rispose immediatamente. Era distratto ed era sobbalzato al mio richiamo.
Hai detto a... hai capito chi, hai chiarito con lei?” balbettai.
Sì, il giorno stesso del tuo compleanno,” iniziò. “Va tutto bene.” sorridendo infine, e carezzandomi la schiena con un braccio, in modo da tranquillizzarmi.
E' tutto a posto, quindi?”
Sì, va tutto magnificamente bene. È il passato ormai, Bella. Iniziamo daccapo, non pensare a ciò che è successo, non farlo. Starai solo male in questo modo.” il suo tono è dolce, delicato.
Hai ragione, scusa.” dissi, portando una mano alla fronte.
Sorrise, alzando le spalle.
Vedi il padre di Edward avvicinarsi a noi, e mi ricomposi velocemente. Sembrava di essere ritornati a scuola, quando all'arrivo dei professori, tutti, di corsa, tornavano ai propri posti, per non avere una nota o un'interrogazione per punizione.
Si avvicinò al figlio, porgendogli il bicchiere di carta gialla. Per poi sedersi accanto a lui.
Grazie,” sussurrò al padre, per poi voltarsi verso di me. “Ne vuoi un po'?”
No, grazie.”mi schiarì la voce. “Non tollero il caffè.”
Ripetei le stesse parole che avevo pronunciato in ospedale, in una delle tante colazioni di rito.
Una melodia appena udibile, nel baccano dell'aeroporto, si udì. Il cellulare di Edward. Quest'ultimo lo estrasse dalla sua giacca, pigiando il tasto "Yes". Posò il caffè sul tavolino in vetro davanti alle sedie, su cui sedevamo, prima della partenza; aspettando che ci chiamassero per il check-in.
Lo vidi annuire, risponde ed interloquire con la persona dall'altro capo della cornetta, parlava e allo stesso tempo sorrideva, contenta per qualunque cosa gli stessero dicendo.
Aspettai che staccasse, sorrisi anch'io, contagiata dal buon umore di Edward.
Intorno a noi c'era folla, persone che, come noi, aspettavano che il loro volo venisse chiamato, si sentiva un continuo brusio, quasi fastidioso. Sedevano tenendo a freno bambini, e ragazzi che continuavano ad urlare e giocare nell'ampio atrio.
Il padre di Edward, alla sinistra di quest'ultimo, leggeva un libro, e beveva il suo caffè. Continuava a non alzare gli occhi su di noi, ma credevo che stesse prestando attenzione a quello che dicevano ad Edward.
Quest'ultimo salutò il suo interlocutore, e mise il cellulare nella tasca della giacca.
Mi voltai verso di lui sorridente.
Mi guardò entusiasta ed euforico, iniziando a parlare, avendo così, l'attenzione di suo padre.
Mi ha chiamato Emmett,” disse, rivolgendosi più a me che a suo padre. “Dobbiamo festeggiare,” continuò, la mia espressione si fece confusa, morivo dalla voglia di sapere cosa dovessimo festeggiare. “Hanno avuto i risultati del concorso-esame per diventare primario,”
Si fermò, e guardò il padre che l'abbracciò. Io non capì nulla, non sapevo a cosa si riferisse.
Emmett era diventato primario? Oppure...
Sono primario,adesso!” trillò, abbracciando me.
E' una cosa bellissima, Edward! Non sai quanto sia felice per te!”Gli diedi un veloce bacio sul collo, euforica quanto lui. Ci allontanammo, e Edward prese una mia ciocca
di capelli tra le dita, e posandola dietro l'orecchio.

Quando hai fatto l'esame?” chiesi, le mie mani erano tra le sue, sulle mie ginocchia.
Il tredici settembre, il giorno del tuo compleanno, poco prima che Alice mi passasse la tua telefonata.”
E perché non me ne hai parlato?” domandai, esitante.
Perché non ero sicuro del risultato, e poi avevo cose migliori da dirti.” continuò.
Il padre di Edward era tornato a leggere il suo libro, e ne approfittai per dargli un bacio sulle labbra.
Anche questa è una cosa importante,” dissi,al suo orecchio pochi secondi dopo.
Alzò le spalle, baciandomi l'orecchio.
Non quanto le altre, Bella. L'ultima cosa che mi sarebbe venuto in mente di dirti era questa.”
Non sono d'accordo.” ripetei.
Fummo interrotti dall'altoparlante, che chiamava il nostro volo.
Dobbiamo andare,” disse il signor Cullen, mettendo il dito a mo' di segnalibro tra le pagine, prese un pezzettino di carta ritagliato da una rivista, e lo mise al punto in cui aveva smesso di leggere.
Io annuì, come, anche, Edward.

Quando dovremmo festeggiare?” chiesi nell'aereo, quando avemmo preso posto.
Eravamo in prima classe, io e Edward eravamo nella fila anteriore, mentre il padre di quest'ultimo dietro di noi, immerso nella lettura.
Appena arriviamo a Seattle, prenderemo la mia auto,andremo in ospedale," iniziò, giocherellando con la cintura di sicurezza. “Festeggeremo,” continuò, facendo segno con le dita due virgolette. “Nella stanza per i medici. Avranno comprato e organizzato qualcosa, per dare il benvenuto al nuovo primario.” concluse, indicandosi.
Ho capito, quindi andremo direttamente lì? Non avrò il tempo di prepararmi?”
Non c'è bisogno che ti prepari, sei bellissima già così.” sorrisi a quelle parole, abbracciandolo. Lasciò teneri baci sul mio capo, e posò la sua guancia sulla mia testa. Rimanemmo in quella posizione per vari minuti, fin quando non sentimmo:il motore dell'aereo ruggire, la voce della hostess che ci pregava di tonare ai nostri posti, ed infine la voce del capitano, attraverso l'altoparlante che ci augurava buon viaggio.

Come hai conosciuto Emmett e Jasper?” chiesi improvvisamente, quando ormai l'aereo era ad alta quota, e le hostess ci avevano permesso di togliere le cinture di
sicurezza.

A Seattle, poco dopo essermi trasferito. Andavamo a scuola insieme, e ci siamo conosciuti. Inutile dirti quanto fossimo legati l'un l'altro. Abbiamo trascorso tanti momenti insieme, ci siamo divertiti tantissimo. Abbiamo frequentato la stessa scuola, lo stesso college. Abbiamo studiato insieme quando gli argomenti erano gli stessi, quando potevamo farlo,” disse, mi guardava negli occhi senza mai distogliere lo sguardo. “Poi abbiamo scelto vari rami della medicina, io ed Emmett medici generici, mentre Jasper ortopedia. Bhè, dobbiamo dire che ci siamo sostenuti gli uni con gli altri, non abbiamo mai mollato, ci facevamo forza insieme.”
Mi piace il vostro rapporto,” iniziai, prendendogli la mano ed iniziando a giocherellare con le sue dita. “Siete molto uniti, scherzate, vi divertite insieme. Vi conoscete benissimo, sapete cosa può dar fastidio all'altro, e cosa, invece, fa piacere, si potrebbe dire che siete fratelli,” a quest'ultime parole aggiunsi anche un movimento del capo. “Vi ho visti in ospedale, ho sentito l'alchimia che c'è fra di voi. È da invidiare.” conclusi.
Sì, ci conosciamo molto bene, è frutto di quasi una vita insieme. Tu non hai mai avuto un rapporto così con le tue amiche?” domandò, corrugando le sopraciglia.
No,” scossi il capo. “O almeno non come te. Quando ero a Forks avevo pochi amici, e con loro non mi aprivo molto. Era diverso, eravamo distaccati,” sentenziai infine. Distaccati era il termine giusto per riassumerci. “Eravamo compagni, non amici. Le femmine erano egoiste e pettegole, mentre i maschi erano superficiali e frivoli. Completamente diversi da come immagino io l'amicizia.”
Avevo davvero conosciuto l'amicizia?
No, non credevo. O almeno non fino a quel momento.
Poi, ho conosciuto Angela. Quando ancora stavo con Jacob a Chicago. Con lei non c'era bisogno di parlare, mi capiva con un unico sguardo, le parlavo dei miei problemi, delle ansie che mi affliggevano, di tutto ciò che mi tormentava. Non ho mai avuto un rapporto simile al nostro, e credo che con lei abbia davvero fatto amicizia. Che tra di noi ci fosse vera amicizia, stima, rispetto. Però, poi, l'ho allontanata, e non l'ho mai più rintracciata. Non oso pensare a cosa abbia pensato di me,” e sicuramente non sarebbero stati buoni. “Penso che mi abbia reputato falsa, ipocrita, profittatrice, quando non lo sono mai stata. Con lei stavo bene davvero, senza secondi fini.”mi ero intristita, sentivo in gola formarsi un nodo.
Non è colpa tua,” disse Edward, abbracciandomi. “L'hai fatto per il suo bene, non volevi immischiala in tutti i tuoi problemi, non volevi che si preoccupasse troppo per te. Io ti ammiro, Bella. Le persone, in realtà, fanno il contrario. Raccontano dei loro problemi agli amici, ai parenti, pur di sentirsi più leggeri, pur di condividere le loro esperienze. Ma quando sono negative, tali esperienze, non si fa altro che addossare la responsabilità anche agli altri. Tu non l'hai voluto fare, sei stata coraggiosa, discreta.”
Ma l'ho fatto... “ iniziai a dire. “L'ho raccontato a te, ho voluto condividere tutto con te.” continuai. Non mi interessava che tutti potessero ascoltarci, non mi interessava che tutti potessero capire di cosa stessimo parlando. In quel momento non mi interessava neppure che a pochi centimetri dietro di noi ci fosse il signor Cullen.
Anche io l'ho fatto, Bella. Non dimenticarlo.” mi carezzava la schiena in tutta la sua lunghezza, provando a tranquillizzarmi.
Non voglio essere egoista, e non voglio addossarti le mie esperienze.” continuai. Stavo per iniziare a singhiozzare.
Io volevo sapere, è diverso. Ero pronto a sentirmi dire ciò che hai pronunciato; calmati, Bella, io volevo sapere, non sei stata egoista.”
Mi sento sempre debole, fragile, Edward.” in quel momento nell'aereo c'eravamo solo noi, come se tutto e tutti fossero scomparsi, c'era solo Edward che ascoltava i miei
lamenti, e le sue mani che correvano sulla mia schiena.

Ci sono io, non sarai mai sola, Bella. Giuro che non ti lascerò mai, ti starò sempre accanto. E poi non sei fragile, non lo sei,” mi baciò il capo dolcemente. “Sei forte, tanto
forte, hai tanto coraggio, sei una bellissima donna, qui dentro” disse, toccandomi il petto.

Per quanto provata, e in contrasto con me stessa, non potei non sorridere alla sua affermazione. Sapeva sempre dire la cosa giusta al momento giusto; quasi sapesse come le persone si sentissero in quel momento, come se sapesse cosa pensava la persona che gli stava davanti.
Non voglio piangere...” dissi, distogliendo lo sguardo da lui, e asciugandomi gli occhi con la manica della felpa.
Non devi piangere,” sussurrò, prendendo tra indice e pollice il mio mento e alzandolo, cosicché i miei occhi si scontrassero con i suoi. “Non voglio che tu pianga. Non voglio che tu pianga per me." continuò, si avvicinò, sfiorando con le sue labbra le mie, per poi, approfondire il contatto.
A pochi centimetri dal mio viso, bisbigliò:
Le persone che ti vogliono bene dovrebbero fare in modo di non farti mai piangere, ed io ti voglio bene,”baciò la punta del mio naso. “Troppe lacrime al vento, troppe lacrime sprecate. Io non voglio che tu pianga.2 sentenziò infine.
Mi poggiai al suo petto, e chiusi gli occhi.
Edward mi aiutava in tutti i modi possibili ed immaginabili anche quando non gli veniva chiesto, anche quando il suo aiuto era “gratis” quando sapeva che non avrebbe mai ricevuto nulla in cambio.

Arrivammo due ore e mezza dopo, all'aeroporto di Seattle. Gli sbarchi furono molto lenti, i bagagli arrivarono dopo un'ora dal nostro atterraggio.

Nel contempo parlammo (tutti e tre insieme).
Iniziò Edward, e poi si unì a noi anche il signor Cullen.
Inizierai di nuovo a studiare, qui, a Seattle?” domandò; eravamo seduti a pochi passi dal nostro trasportatore delle valigie, così da essere veloci appena arrivate.
Sì, la mia intenzione è questa,” iniziai a dire.
Che facoltà frequenti, Bella?” chiesi il signor Cullen, intromettendosi nella discussione.
Magistratura, devo iniziare il terzo anno,” risposi, voltandomi verso di lui.
Vuoi diventare giudice?”
Sì, in teoria sì.”iniziai a dire, le mie mani si torturavano a vicenda. “Mi piacerebbe molto lavorare nel campo della legge,” Mi aggiustai una ciocca di capelli, che, si era spostata su un occhio, impedendomi di vedere bene il padre di Edward. Intanto, quest'ultimo mi aveva circondato le spalle con le sue braccia. “Mi affascina molto.”
conclusi.

Annuì, per poi iniziare a parlare: “E' un buon lavoro, anche a me sarebbe piaciuto fare il giudice, ma infine ho optato per la medicina, ed infatti, sono diventato medico. Cosa ti appassiona della magistratura?”
Non so cosa di preciso mi piaccia, credo che sia una materia sorprendete e tanto responsabile, non è facile decidere il futuro delle persone che ti sta davanti. Devi essere meticolosa, devi controllare tutte le prove dettagliatamente, sentire ciò che hanno da dirti gli avvocati...” dissi, a tratti gesticolando.
Ti capisco, è un po' come essere medico, la vita dei tuoi pazienti è nelle tue mani, tutto dipende da te.” sussurrò, il dottor Cullen (senior).
Infatti...” intervenne Edward.
Sì, ma essendo giudici non si sta a contatto con persone sanguinanti...” Fui sincera. Il sangue era la cosa che più mi faceva ribrezzo, che mi più mi infastidiva. Alcune volte sentivo che l'aria mi mancava, quando, nelle numerose volte mi ero ferita.
Non tolleri la vista del sangue?” chiese il signor Cullen, divertito.
Scossi la testa per poi dire un semplice “no”.
Ci interruppe la voce squillante di un'annunciatrice che ci diceva che da lì a poco i bagagli sarebbero stati trasportati sul nastro. Ci alzammo tutti insieme, e, Carlisle, andò verso il nostro trasportatore, mentre Edward mi fermò, facendomi voltare verso di lui.
Non sai quanto mi piace, quando parli e le tue guance si colorarono di rosso...” disse, avvicinandosi a me, i miei polsi erano tra le sue mani. “Ed anche quando balbetti per
l'imbarazzo, sei bellissima...” continuò, facendomi arrossire.

A me, invece, non piace quando tu mi fai troppi complimenti!” scherzai.
Non smetterò mai di farteli!” concluse, con aria decisa ed irremovibile, dandomi un veloce bacio sulle labbra.

Viaggiavamo per le vie di Seattle, la nostra destinazione era l'ospedale.

Fuori all'aeroporto avevamo trovato due automobili, quella di Edward e quella di suo padre (come ci fossero arrivate non lo seppi), noi prendemmo quella del primo, mettendo i bagagli in auto.
Invece, il padre se ne andò (dopo averci salutato), tornava a casa, da sua moglie, nonché madre di Edward.
Credi che sarà una festa... come dire... lussuosa?” domandai; Edward guardò me, distogliendo per un secondo gli occhi dalla strada. Sorrise.
No, non credo, tutti avranno il camice, visto che siamo in orario lavorativo, non preoccuparti, Bella.” disse, spostando la mano dal cambio marcia e portandola sulla mia, sul sediolino.
Nessuno ti giudicherà per come sei vestita, non devi pensare questo, altrimenti solo paranoie inutili.”
Alzai le spalle, in segno di resa per poi aggiungere: “Non credo che m giudichino da come sono vestita, voglio solo che non sia fuori luogo, completamente estraniata.”
Qualunque sia la motivazione, siamo arrivati,” fermò la macchina, nel grande parcheggio dell'ospedale. “Andiamo,” mi incitò.
Scendemmo dall'automobile, e guardai verso il giardino. Dove c'era la stradina che portava alla raduna del nostro primo bacio. Dove avevo capito di volergli bene, più del rispetto e della stima verso un comune medico.
La notte era già inoltrata da un pezzo, i lampioni illuminavano la strada per l'entrata secondaria (quella per i medici).
Mi prese per mano e mi condusse verso la grande entrata, i ricordi man mano che procedevamo riaffioravano, ricordai di quando Emmett ci aveva scoperti in giardino, del modo, quasi strambo, di Edward di nascondere tutto. Quando agli occhi degli altri era fin troppo evidente.
Salimmo le scale,questa volta potei utilizzare le mie gambe, visto che l'ultima volta avevamo usato l'ascensore, perché erano sulla sedia a rotelle.
Cosa ti aspetti?” chiesi ad Edward, con il fiatone per la salita.
Penso che faranno svegliare metà reparto, ne sono sicuro!”
Risi, divertita dalle loro parole.
Eravamo arrivati al piano in cui ero stata ricoverata. I ricordi mi soffocarono, lì. Pensai a quando ero arrivata, con Alice che mi trasportava, ricordai gli occhi così profondi e belli di Edward il giorno dopo, ricordai la paura, ma allo stesso tempo la curiosità, della persona sconosciuta che era in camera mia. Poi arrivarono quelli più spiacevoli. Ricordai il suo ufficio, nel quale l'avevo scoperto con Tanya, la mia corsa per i corridoi, il dolore che si propagava nel mio cuore.
Ma quest'ultimi pensieri li repressi in fretta, non volevo rovinare la festa ad Edward.
Entrammo nella sala medici (che non avevo mai visto), ci accolsero con urla e auguri. Si avvicinarono a noi lentamente, applaudendo e tutti sorridenti; baciarono Edward sulle guance, invece, io fui travolta da un uragano chiamato Alice. Mi abbracciò energeticamente, stritolandomi.
Non sai quanto mi sei mancata!” esclamò, ancora tra le sue braccia. “Come sono felice di rivederti accanto ad Edward, come sono felice che abbiate chiarito.” continuò.
Anch'io sono molto felice, Alice,” sciolse l'abbraccio guardandomi negli occhi. “Non sai quanto.”
Come va?” mi chiese.
Bene, molto bene, a te, invece?” domandai a mia volta.
Anche per me è lo stesso, ho una grande notizia da darti!” trillò, intrecciando le dita delle mani, euforica, entusiasta.
Cosa?”
Dopo, deve essere anche Edward,” in quel momento arrivò Jasper, che cinse, da dietro, i suoi fianchi.
Ciao, Bella.” sussurrò.
Ciao, Jasper,” sorrisi, per poi voltarmi a guardare Edward, i suoi colleghi si stavano allontanando, era rimasto accerchiato solo da alcuni membri del personale, con cui parlava e rideva.
Credo debba ringraziarvi... Per tutto quello che avete fatto, dovrei ringraziarvi per aver aiutato in tutti i modi possibili, Edward.” dissi in fretta.
Entrambi sorrisero, e Alice rispose:
Siamo amici, se non fossimo disposti a questo, chi lo dovrebbe fare?”
Mi sentì stringere una spalla, la mano di Edward era su quest'ultima.
Mi voltai verso di lui, sorridente.
Di cosa stavate sparlando?” chiese, divertito.
Del nuovo primario, dicono che sia pazzo.” rispose Jasper, scherzando.
lo credo anche io, per avere dei medici in reparto così stupidi.” parlò Edward, si posizionò dietro di me, poggiando la testa sulla mia spalla.
Solo un pazzo può reggere altri pazzi,” disse, Emmett, entrando nella discussione.
Vi diamo la notizia...” iniziò Alice, sempre più raggiante.
Io e Edward ci voltammo verso di lei, ansiosi di sapere cosa ci avrebbe detto.
Tra due mesi, io e Jasper ci sposiamo!” trillò, quasi saltellando sul posto.Oh, che bello, Alice!” risposi immediatamente, abbracciandola.
Non mi sembra vero,” sussurrò al mio orecchio, era un bisbiglio solo per me, infatti, nessun altro riuscì a captarlo. “Sembra un sogno, non riesco a credere che l'uomo di cui ero innamorata persa tre mesi fa, prima del tuo arrivo, mi abbia chiesto prima di uscire e poi di sposarlo!”
Sono felicissima per te, non sai quanto!” dissi, sincera.
Si allontanò da me, ritornando nelle braccia di Jasper, mentre io, cercai la mano di Edward: la trovai subito. L'intrecciò alla mia, la sua grande, calda, accogliente mano strinse la mia.
Ti devo raccontare tutto!” parlò Alice. “Adesso andiamo,” continuò guardando Jasper. “A dopo,
Bella,” e mi fece un occhiolino prima di andare vero un gruppo di persone a me ignote.
Venne verso di me, Emmett, abbracciandomi.
Ciao, Bella. Bentornata!”
Grazie, Emmett.” dissi, arrossendo.
Vidi dirigersi verso di noi anche Rosalie, la compagna di Emmett.
Oh, Bella. Come va?” domandò, mangiucchiando un dolcino.
Tutto bene, grazie.” iniziai, ricacciando giù l'acquolina che mi si era formata in bocca. “A te, invece?”
Lo stesso,” la sua mano toccò il braccio del compagno.
E' meglio che andiate al banchetto o tutto terminerà!” disse, infine.
Certo, ora andiamo,” rispose Edward, stringendo la mia mano, e trascinandomi verso un grande tavolo, sul quale sostavano in bella mostra di loro, tantissime e buonissime
(dall'apparenza) pietanze; tra cui: dolci, pizzette, rustici e al centro una grande cornice di fiori.

Come ti sembra tornare qui?” domandò, prendendo un dolcino dal banchetto.
E' strano, molto strano, sono felice di rivedere tutti gli altri, che mi hanno aiutato molto, questo posto porta con sé tantissimi ricordi, sia belli che dolorosi. Però mi ha fatto piacere tornarci, è stato il nostro inizio, no?!” iniziai a dire, prendendo anch'io un dolcetto. “E' qui che è iniziato tutto tra me e te, ed è stato tutto grazie a te, Edward.” tutto intorno a noi, come sempre quando eravamo insieme, incominciò a svanire, restavamo solo noi, le nostre emozioni così palpabili nell'aria. “ Se fosse stato prettamente per me, starei ancora in quella clinica, Edward. Non saprei che tu sei stato a dire ai miei genitori di spostarmi da quel posto, e riportarmi a casa. Se fosse stato per me, adesso sarei ancora muta... Sei stato tu, Edward, ad aiutarmi, sei stato tu a salvarmi.”
Anche tu mi hai salvato, Bella, non dimenticarlo.” si avvicinò a me, premendo le sue labbra sulle mie, i miei occhi si chiusero. La sua bocca sapeva di dolce, di cioccolata, di ciò che aveva appena finito di mangiare.
Una melodia dolce e lenta iniziò a diffondersi nell'aria, il volume era basso, appena udibile.
Emmett e Rosalie iniziarono a dondolarsi sul posto, guardandosi negli occhi; erano molto intensi i loro sguardi, mi chiesi come potessero sembrare i nostri, quelli miei e di Edward, agli occhi degli altri.
Andiamo a ballare?” chiese Edward, guardandomi.
Mhm-mhm” era allibita, completamente inerme, credevo di avergli parlato delle mie non-doti di ballerina. “Edward,” dissi, ritraendomi per quanto possibile dal centro della stanza. “Non credo sia una buona idea, se almeno tu non voglia soccorrere la tua prima paziente da primario.”
“Non fare la stupida, andiamo, dai...” mi prese per mano, portandomi al centro della stanza, che era diventata per l'occasione una pista da ballo.
Credo ti abbia accennato della mia carriera da non- ballerina... No?!” cercai di divincolarmi, vanamente, dalla sua presa ferrea.
Guido io,” concluse accostandomi a lui e facendo aderire i nostri bacini.”Non devi temere nulla.”
La mia incolumità fisica è nelle tue mani.” dissi, portando le mie braccia a cingergli il collo.
Iniziammo a dondolare sul posto, molte persone si unirono a noi, tra i quali anche Jasper ed Alice; era strano vedere, intorno a noi, tante persone ballare, vestite con camici bianchi e blu.
Quanti cambiamenti...” sussurrai, improvvisamente. Edward si avvicinò al mio orecchio e iniziò a parlare.
Il suo alito mi faceva il solletico sull'orecchio quando diceva qualcosa; iniziò a parlare:
Sono cambiamenti positivi, no?!” domandò. Dondolavamo ancora sul posto, cercando di imitare un ballo.
Sì, sono positivi, di meglio non potevo desiderare.”
Per me è il culmine, non ho mai provato una cosa simile,” la sua guancia sfiorò il mio collo. “Voglio che tu faccia parte della mia vita, Bella, voglio che tu sia parte integrante
della mia quotidianità,” si fermò, il mio cuore iniziò a battere velocissimo, sembrava volesse uscirmi dal petto, quasi volesse che anche colui che mi stava davanti lo sentisse,
s'accorgesse della sua presenza. Voleva che Edward sapesse che batteva così velocemente solo per lui, e che non l'avesse mai fatto prima, non così energicamente.

Sei tutta la mia vita, non potrei mai vivere senza di te.”
Il mio cuore di fermò improvvisamente, le mie guance si colorarono di rosso.
La mia mente pensò che per me valesse lo stesso.

Pensate che sia meglio avere tanti amici, o pochi? E voi, ne avete pochi o molti?

   
 
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