*Firenze*
25
Marzo, 1507.
Ahh, Firenze. Le mura esterne sembravano più belle
di sempre: alte, forti e massicce.
Ezio tirò con delicatezza le
redini del cavallo, facendolo andare al passo. Una volta che si
ritrovò all'entrata della città, scese
dall'animale... Finalmente
era a casa.
L'assassino lasciò il cavallo - e dei fiorini - fuori
allo stalliere, il quale era abituato ad accudire nuove bestiole
tutti i giorni.
Gli sembrava quasi surreale trovarsi lì, quanti
anni erano passati da quando aveva lasciato la sua bella Firenze?
Sette almeno.
Non appena varcò l'entrata sentì subito una
sensazione di benessere pervaderlo... Era tornato a casa.
Cominciò,
lentamente, a camminare per le strade della sua
Firenze,
guardandosi intorno, fermandosi ogni pochi metri, osservando ogni
singolo cambiamento della città.
Le guardie presenti non lo
vedevano di certo di buon occhio, probabilmente per via della sua
veste bianca ed inusuale.
Bene, prima cosa da fare: trovare un
posto dove stare... Chissà la vecchia casa degli Auditore da
chi era
abitata ora. Decise che quello sarebbe stato il primo posto che
avrebbe visitato dopo tanti anni. Non si aspettava di certo di
trovare lì un posto dove stare, ma la voglia di rivedere la
casa
dove aveva trascorso la sua infanzia era ben più forte del
trovare
un qualsiasi alloggio temporaneo.
Si incamminò, dunque, verso
quel luogo che ancora sentiva così stretto e importante per
lui. Non
ci mise molto ad arrivare: si guardò bene intorno e decise
di usare
la via dei tetti, di sicuro avrebbe fatto prima in quanto Firenze, di
mattina, era parecchio affollata.
Era lì... La casa degli
Auditore. Era bellissima. I cancelli erano aperti e davano sul
cortile quadrato al centro della struttura. Ezio li varcò,
arrivando
fino al centro del piccolo cortile. Si portò le mani al
cappuccio
bianco, abbassandolo e scoprendo il viso, lentamente
cominciò a
girare su sé stesso, osservando la struttura nella sua
interezza:
non era troppo grande.. Ma era imponente, era bella. Essa portava il
marchio della sua famiglia e lo avrebbe portato finché
quelle
quattro mura sarebbero rimaste in piedi, non importava chi l'avrebbe
abitata di lì in poi, quella era
la casa degli Auditore.
L'assassino
si fermò, aveva il capo lievemente volto verso l'alto.
Socchiuse
lentamente gli occhi: una leggera brezza gli accarezzava il viso e
gli sembrava di sentire delle voci lontane. Risa.
Sentiva i passi
del piccolo Petruccio che giocava nel cortile, la voce di Claudia e
Maria mentre parlavano di robe da donne e di come era consono
comportarsi. Sentiva suo padre, Giovanni Auditore... Sentiva lui. Se
stesso. Ezio... E Federico, suo fratello, inscenare una delle tante
volte in cui facevano la lotta per finta, mentre Claudia gli gridava
dietro e i due che finivano inevitabilmente sempre con il farsi del
male.
Li sentiva tutti, erano tutti lì, proprio come una volta.
Rivivevano tutti nella sua memoria, nei suoi ricordi, attraverso la
sua immaginazione. Sentiva una sensazione di benessere quanto un peso
premergli sul petto: quanto tempo era passato...
“Desiderate?”
Chiese una voce dolce, di donna, alle sue spalle.
Ezio non si
voltò, quasi nemmeno ci fece caso assorto com'era nei suoi
ricordi.
“... Signore..?!!” Sentì
dopodiché la voce di una
bambina. Questa volta fu riportato con i piedi per terra in quanto,
seguito da quelle parole, sentì qualcosa tirargli la veste.
“Gaia!
Non essere scortese!” Sentì nuovamente la prima
voce.
L'assassino
si voltò, vedendo una donna dai capelli castani, raccolti,
alcuni
ciuffi mossi ricadevano sulla sua pelle candida. Non era giovane,
forse sessant'anni o poco più. Ezio portò lo
sguardo sulla bambina
accanto alla donna che lo guardava con un ampio sorriso, anche lei
era castana come... La madre?
Lui sorrise. “Perdonatemi Madonna,
non era mia intenzione disturbare la vostra quiete.”
La donna
sorrise, a primo impatto sembrava simpatica e disponibile.
“Figuratevi, Messere. Posso aiutarvi? Cercavate
qualcuno?”
“Veramente.... No. Ero qui solamente di passaggio,
questa...” Esitò. Questa cosa? Era casa sua? Una
volta forse, ora
non più.
La donna lo guardò più attentamente, attendendo
che
continuasse, sempre mantenendo un sorriso piacevole. La bambina
rise.
Ezio sorrise a sua volta. “Abitavo qui, anni fa. Mi
dispiace per il disturbo Madonna, volevo solamente..” Fece
spallucce, lievemente, “.. Vedere se qualcosa era
cambiato.”
“Oh,
non ditemi che siete uno degli Auditore?!” Chiese la donna.
Lui
sembrò interessarsi di più, ora.
“Sì, come fate a...?”
“Mio
marito! Mio marito era amico di Giovanni Auditore!”
“Mio
padre..” Commentò Ezio con una certa fierezza nel
tono, ma anche
una lieve malinconia e tristezza.
“Oh, che grande male che avete
dovuto patire.” Disse la donna dispiaciuta. “Quindi
voi dovete
essere Ezio, non è così? Vi ho visti quando
eravate poco più che
in fasce.. Ed io ero ancora una giovincella!” Rise appena,
portandosi il dorso della mano davanti la bocca, con grazia.
“Io
sono Giulietta Teresa Viviano.” Si presentò
porgendo la mano ad
Ezio, questi le afferrò la mano delicatamente e, chinandosi
appena,
gliela baciò.
“Ezio Auditore.” Rispose lui, guardandola negli
occhi, seppur la donna conosceva già il suo nome.
“Io sono
Gaia!” Si intromise la bambina.
Ezio rise sommessamente. “Ciao
Gaia, incantato.”
“Volete entrare Messer Ezio?”
Lui
tornò a guardare la donna, “Oh, davvero, non
voglio recare alcun
disturbo.”
“Figuratevi, se così fosse stato non ve lo avrei
proposto...” Disse la donna in un sorriso, voltandosi e
rientrando
nella casa insieme alla bambina.
Ezio si guardò qualche istante
intorno, poi decise di entrare.
“E così poi... Mio
marito è partito per Forlì.” Disse
Giulietta.
“Capisco.”
Annuì Ezio. Era ormai da un paio d'ore probabilmente che
stavano
parlando. Lui era seduto ad un tavolo, lei in piedi, con le mani
appoggiate sulla superficie di legno. Aveva offerto del
caffè ad
Ezio, poco prima, lui l'aveva rifiutato. L'aveva bevuto una volta
sola alla gilda dei ladri, a Venezia... E l'aveva reputato abbastanza
disgustoso.
“Vostra madre e vostra sorella?”
“Loro stanno
bene.. Stanno a Roma.”
“Oh, ne sono contenta. Si sono
sistemate? Di che cosa si occupano?”
“Ehm...” Ezio si
schiarì la voce, portandosi una mano sulla nuca, sotto il
codino,
massaggiandosi il collo lentamente. “Veramente... Hanno...
Cioè,
stanno continuando ad occuparsi di vecchi affari di mio zio
Mario.”
Non poteva mica dirgli che gestivano un bordello.
“Oh, Mario
Auditore!!!”
L'assassino si maledì. Ogni volta che diceva un
nome di uno della sua famiglia, quella donna cominciava a buttargli
giù una biografia e ricordi su ricordi. 'Dannazione
Ezio, perché non chiudi quella boccaccia?'
Pensò. “Sì, già..”
“Come sta?” Chiese Giulietta con una
certa curiosità.
Ezio espirò silenziosamente. “.. E' morto.
Cesare Borgia lo ha ucciso. Sette anni fa, ormai.”
“Oh...”
La donna assunse un'espressione greve. “Mi... Mi
dispiace.”
“Figuratevi Madonna, non è colpa
vostra.” Le
rispose garbatamente Ezio, con un sorriso, alzandosi. “Mi
piacerebbe davvero trattenermi oltre, Madonna Viviano.. Devo ancora
trovare un posto per la notte e vorrei rivedere alcuni luoghi prima
che faccia buio.”
“Un posto dove stare? Potete stare qui! Sono
sicura che le mie figlie e mio figlio apprezzerebbero!”
“C-cosa?
N.. No! Figuratevi! Non ce n'è bisogno, davvero.. Ho..
Un'amica di
famiglia, troverò ospitalità da lei.”
Cercò di salvarsi lui
all'ultimo. Era davvero una donna a modo Giulietta ma... L'aveva
completamente stordito con le sue chiacchiere.
“Certo, certo,
capisco.” Sorrise. “Va bene ma non esitate a
venire, qual ora vi
servisse qualcosa, da un pasto caldo ad un posto dove
dormire!”
“Vi
ringrazio Madonna.” Le fece un cenno con il capo, in segno di
gratitudine, dopodiché la donna lo accompagnò
alla porta. “Oh e
mi raccomando, tornate presto, voglio farvi conoscere le mie figlie e
quello scapestrato di mio figlio.. E magari anche mio marito quando
tornerà. Sono sicura che gli farebbe molto
piacere.”
“Indubbiamente.” Sorrise lui, annuendo una volta.
“Arrivederci Madonna.” Si voltò ed
uscì. Si sentì
piacevolmente sollevato una volta messo piede fuori da quella casa.
Quella donna non era umana! Non stava un attimo in silenzio.
*La
Rosa Colta*
Paola...
Chissà come se la stava passando. Non vedeva da anni nemmeno
lei.
Ezio si fermò davanti il palazzo, all'interno le finestre
erano coperte in parte da alcune tende rosse. Riusciva a scorgere
parecchie figure femminili, Paola però non la vedeva.
Rimase a
contemplare l'interno del bordello, fin quando non notò la
sua
immagine riflessa nel vetro della finestra... Com'era cresciuto. Come
stava invecchiando. Andava ormai per i cinquant'anni, tre mesi e ne
avrebbe compiuti quarantotto. Si vedeva, lì, nel riflesso:
il viso
stanco, la barbetta incolta di un paio di giorni, qualche lieve ruga
d'espressione. Beh, doveva riconoscerlo, era tuttavia ancora un
bell'uomo... Ma non riusciva però a sorridersi. Il tempo
scorreva
veloce ed inesorabile e ritrovarsi nella città dove aveva
passato la
sua infanzia e la sua adolescenza lo faceva sentire ancora
più
vecchio.. Forse per via degli anni da giovane ormai trascorsi, che
non sarebbero più tornati.. Forse perché in ogni
angolo della città
si rivedeva da giovane, lui, insieme a suo fratello... Insieme alle
sue tante conquiste, alle sue donne, a Cristina...
“Ezio
Auditore...” Sentì una voce soave e sensuale alle
sue
spalle.
L'assassino si voltò di scatto, ritrovandosi davanti
Paola, la proprietaria della Rosa Colta, colei che le aveva insegnato
tanto, colei a cui forse doveva tutto.
“Paola!” Esordì lui,
non poté fare a meno di abbracciarla. Dio, quella donna
sembrava non
invecchiare mai, era sempre uguale! Sempre carica di un fascino e di
una sensualità unici.
“Che ci fa qui il cucciolo Auditore, eh?”
Chiese lei, che dopo aver sciolto l'abbraccio fece scivolare le mani
lungo le spalle dell'uomo, fino ad arrivare ad afferrare le sue di
mani.
“Cucciolo..” Rise lui, sommessamente,
“L'ultima volta
che ho sentito quell'appellativo fu quando ero poco più di
un
adolescente, da parte della Volpe... Non sono più tanto un
cucciolo,
oramai.”
“Beh, per me continuerai ad esserlo sempre, anche a
cent'anni... Se mai ci arriverai.” Gli strinse
l'occhiolino.
“Grazie, grazie. Sei molto incoraggiante.”
Rispose lui ironico.
“Vogliamo entrare? Seguimi. E' un piacere
averti qui.”
Paola entrò nel bordello, insieme ad Ezio che si
guardò intorno: era tutto come l'ultima volta che era stato
lì. I
mobili erano tutti belli ed eleganti, i divani sempre immacolati, la
predominante di colori caldi lo fece sentire subito a casa.
“Ragazze,
vi ricordate di Ezio Auditore, sì?” Chiese Paola,
una volta
entrata insieme all'assassino. Come potevano le donne dimenticarsi di
quell'uomo?
Beh, molte ormai avevano lasciato quel lavoro, altre invece quando
avevano conosciuto Ezio non erano altro che donnine, ora adulte.
Ezio
doveva ammetterlo, quarantotto anni o no, riscuoteva ancora un grande
successo, il che era tutto fuorché spiacevole.
Sul tetto
di fronte quattro loschi figuri avevano assistito alla scena e
all'abbraccio 'strappalacrime' dei due. Ci fu un fugace sguardo
d'intesa e delle risate sguaiate, uno diede una pacca ad un altro e,
agilmente quanto silenziosamente, i quattro scesero dal tetto. In un
attimo erano spariti, confondendosi e mimetizzandosi in mezzo alla
folla.
Ta-daaan! Eccoci qui con il nuovo capitolo! :D
Oddio, in anzitutto volevo dirvi che sono felicissima del riscontro positivo che ho ritrovato da parte vostra per questa nuova fic, su Ezio! Mi avete fatto davvero mooolto contenta! :)
Pooi, questo capitolo descrive delle sensazioni che prova Ezio appena tornato a Firenze (ma no? ahaha xD) e di come conosce Giulietta Teresa u_u ci sarà comunque qualche legame con la sua famiglia è.é
Chi saranno quei quattro loschi figuri? D: *Paura*
Ho messo il 25 Marzo perché ho cercato di farmi un calcolo:
12 Marzo: Ezio uccide Cesare Borgia a Viana, Spagna.
Non ho idea di quanto ci volesse in quel periodo a farsi Roma-Spagna.. xD Di certo non un'ora e mezza come con l'aereo al giorno d'oggi! xD Hahah
Ho contato mooolto ampiamente, facciamo boh, una decina di giorni tra soste e roba varia (non ne avevo proprio idea, eh xD)
Poi il 22 Marzo, Ezio, arriva a Roma, porta la Mela al Colosseo e la sera torna a trovare Claudia ecc ecc, e succede ciò che è successo nel capitolo precedente!
E poi 23/24 Marzo viaggio tra Roma e Firenze, 25 arriva! xD
Vi annuncio che nel prossimo capitolo arriverà Shila u_u hah.
Avrei tanto voluto metterla in questo cappy ma bisogna dare tempo al tempo... E vi mostrerò già anche la sua faccia u.u
(Volevo mostrarvela alla fine del prossimo capitolo ma sono buoona e quindi ve la faccio vedere ora, così nel prossimo capitolo quando scriverò di lei, già potrete immaginarvela! Che brava che sono, eh? Tutto calcolato!... Seh! xD)
Shila: http://thesocialnewspaper.com/wp-content/uploads/2011/03/olivia-wilde-thesocialnewspaper-17.jpg
Che bel pezzo di figa eh? All'inizio volevo farla bionda, come in un'altra foto, solo che poi mentre cercavo la foto ho visto questa e... Che ne pensate? U_U Hah.
Vedete di farvela piacere. Oh. LOL!
Ringraziamenti -come al solito- e risposte ad alcune domande:
BumBj: la mia Merlina che mi segue come al solito nelle mie fic e mi da sempre manforte u_u <3
kyuubetto9: come puoi vedere, sì, siamo sempre nel 1507, praticamente pochi giorni dopo che Ezio ha ucciso Cesare :)
Vesa290: ringrazio la mia carissima che mi sta sempre a seguire e a dare buoni consigli e a confortarmi anche se sono senza idee *-* <3 grazie ciccina!
thegreatsaiyaman28: ti risposi già in privato ma, in caso non avessi letto, credo che lo farà un sequel di 'After the Death' ma, nel frattempo di raccimolare idee utili e non banali, mi cimento in questa di Ezius! :D
MiakaHongo: che mi segue sempre sempre sempre *-* e se posso consigliarvi andate a leggere la sua nuova fic! *pubblicità mode on!*
Grazie anche ad esosm e LadyNarcissa e...
LABESTIAPAZZA: Viva Bastiano Pulci! Hahahaha :D
Terzo capitolo già in lavorazione, volevo cominciare a scriverlo prima di postare questo ma alla fine ho postato prima this one e stasera mi cimenterò alla scrittura del prossimo!
Insomma u.u ci si vede al prossimo cappy, con Shila!
Da Eva ed Ezio è tutto, linea allo studio! xD
Tchuusss!!!!