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Autore: Araiha    15/03/2011    1 recensioni
Il rumore stridulo di una sveglia squarciò il silenzio. La povera ragazza presa alla sprovvista, cadde senza alcuna grazia dal letto sbattendo con il sedere sul pavimento. “ Per le mutande di pizzo di Giacomo Leopardi, che sempre sia lodato” sbraitò, lanciando con violenza quell'aggeggio infernale contro il muro. Il rumore cessò di colpo. Ovviamente l'idea di resettare la sveglia premendo l'apposito pulsante, non le aveva neanche sfiorato la mente.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve, ecco qui il quarto capito. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Baci Araiha.



Se fosse stato possibile avrebbe tranquillamente sbattuto la porta e infilato la testa sotto il getto gelato della doccia. Si trovava con i capelli fradici, senza trucco e vestita come una tredicenne deficiente davanti al ragazzo più bello che probabilmente, avesse mai visto. I capelli neri gli cadevano a ciocche morbide sul viso liscio, il naso perfettamente delineato, e le labbra morbide e piene piegate in una piccola smorfia di disappunto.

 

Ma quello che era spettacolare, quello che era assurdo erano i suoi occhi verdi. Un verde inteso e matto, con delle leggere sfumature più scure intorno all'iride.

Erano talmente belli che si sentì male.

Avete presente la sindrome di Stendhal? Ecco provò la stessa identica sensazione che si avverte guardando Van Gogh o Caravaggio.

Si sentiva adorante, meravigliata, allibita, ma più di tutto si sentì uno cicca schiacciata sul marciapiede paragonata a lui.

Visto che la ragazza che gli stava di fronte continuava a fissarlo senza spiccicare parola, allungò una mano e si presentò: “ piacere, sono Emanuele Salviati, sono qui per l'appartamento, qualcuno ha chiamato per me ieri” la voce era tranquilla e misurata, ma le suonò fin troppo distaccata.

Gala chiuse di scatto la bocca, fino ad allora rimasta spalancata e sorrise stringendogli la mano “certo, piacere di conoscerti, io mi chiamo Galatea Ricciardi, ma puoi chiamarmi come tutti Gala...” lo sguardo di lui rimase neutro, mentre lei continuava imperterrita “... si certo mi piace di più Gala perchè era il nome della musa di Dalì, Salvator Dalì il pittore, non so se lo conosci, è il mio pittore preferito. Vidi alcuni suoi quadri a Milano molto tempo fa e credo che l'esperienza mi abbia segnata...” il ragazzo di fronte a lei, che ormai nella testa di Gala aveva assunto il nome di Emanuele-Dio-sulla-Terra-Salviati, arcuò un sopracciglio e strinse leggermente le labbra.

Probabilmente si stava chiedendo se fosse meglio fuggire il più lontano possibile, o chiamare la NEURO per il bene dell'umanità.

...e credo anche che la cosa non ti interessi” concluse lei con una risatina isterica. Si sentiva in soggezione, non le era mai successo in vita sua.

Era agitata perciò era diventata logorroica, le succedeva sempre quando era nervosa. Eppure era stata la protagonista di figuracce epiche, che ancora si tramandano sui libri di storia, senza batter ciglio. Perchè lui doveva avere il super potere di ridurle il cervello in pappa?

Sentì l'impellente bisogno di sbattere la testa contro lo spigolo della porta fino al collasso.

Mentre lei osservava in modo inquietante il suddetto spigolo, Emanuele riprese la parola “forse dovresti farmi entrare, non credi?” cercò di essere il più delicato possibile, ma il tono risultò comunque sgradevole. Lei annuì velocemente con la testa, e si fede da parte per farlo entrare.

Alla sua vista si presentò una scena disastrata. Il parquet scuro era ricoperto di vestiti stropicciati e scarpe, i divani di pelle bianca del soggiorno erano anch'essi ricoperti di cartacce, fogli di appunti libri aperti a metà, alcuni di questi avevano addirittura degli involucri di merendine come segnalibri. La libreria laccata di fronte era vuota se non per una serie di bottiglie di plastica vuote. Il primato però era stato raggiunto dal lampadario di vetro rosso che pendeva dal soffitto, infatti su di esso vi erano un top e un jeans, appesi come decorazioni su un albero di natale. Emanuele lasciò vagare lo sguardo per un po' nella stanza, poi guardò la ragazza al suo fianco. Gala intanto cercava di captare ogni variazione espressiva, ma tutto ciò che riuscì a individuare fu un palese sguardo stralunato. Quindi sbuffò e si giustificò “ sono un po' disordinata” poi incrociò le braccia e distolse lo sguardo.

Se possibile la cucina era ancora peggio. Le ampie finestre illuminavano un paesaggio post nucleare. Sembrava che nessuno pulisse niente da anni, e non cucinasse nemmeno, visto che ovunque erano disseminate buste e confezioni di fast food.

Il ragazzo fissava una tazza scheggiata e macchiata di rossetto sul ripiano di fronte a se. Chiunque avrebbe affermato che vivere sotto un ponte era più accattivante.

Gala invece si sentiva sempre peggio, era arrivata persino a pensare che avrebbe potuto almeno un po' sistemare quel casino, fortunatamente si riprese subito e decise che a costo di legarsi le mani ad una sedia, non avrebbe lavato un cucchiaino da caffè.

Si spostarono nel corridoio e poi lei si fermò davanti ad una porta di legno chiaro. “ questa è la camera da letto”annunciò. Poi aprì la porta e lo lasciò entrare prima di se.

Ora che lui si trovava davanti a lei, Galatea poteva osservarlo attentamente dalla testa ai piedi. Così com'era affascinata dai suoi meravigliosi occhi, non si era accorta come era vestito. In effetti non era niente di particolare:una camicia bianca ed un jeans scuro. Niente di eccentrico, niente che avesse qualcosa a che fare con il vestiario accecante di Riccardo, a cui lei si era abituata. Ma chissà come addosso a lui quella camicia bianca, sembrava la quinta essenza dell'eleganza.

La camera era semplice, pareti chiare, un letto e un armadio a due ante. Lì “l'uragano Gala” non era ancora arrivato. Ma tutta quella semplicità sembrava accentuare ogni suo movimento composto e raffinato. Se da una parte la rossa era affascinata, dall'altra lo odiava, lei non aveva metà di quella grazia, che lui sfoggiava con tanta noncuranza!

Si fece ancora più rossa in viso, e sfregò i piedi nudi tra di loro.

il prezzo è quello dell'annuncio giusto?” riprese lui, “ si certo, più le altre spese”. “ allora credo che mi dovrò accontentare di questo posto, per il momento non posso pretendere niente di meglio” la ragazza si sentì leggermente piccata, ma come, un appartamento quasi al centro di Roma a quel prezzo e lui lo schifava in questo modo? Inoltre davanti a lei così esplicitamente? Strinse le labbra in una linea severa e cercò di non attaccarlo come una iena affamata.

le brave bambine non sono aggressive” le diceva la sua maestra all'asilo, quando lei cercava di mordere il medico che doveva farle la vaccinazione.

Pensò che era uno stupido, spocchioso e viziato, stringendo i pugni.

domani pomeriggio porto le mie cose, spero tu abbia avvertito la proprietaria” “ovviamente” giocava a fare la dura, ma quel faccino non avrebbe spaventato neanche una bambino.

allora ci vediamo domani, grazie e arrivederci” “ arrivederci” rispose lei prima di sbattergli la porta dietro.

Scivolò lungo la porta fino a sbattere con il sedere per terra, e cercò di togliersi alcune idee contorte dal cervello...

Stupito, spocchioso e viziato, ma così dannatamente sexy!!

   
 
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