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Autore: Simphony    15/03/2011    3 recensioni
[Yamada Taro Monogatari][Sugiura Keichi POV] Un abbraccio. Ecco da dove è nato tutto quanto.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Simphony

Fandom: Yamada Taro Monogatari
Titolo della storia: Hug
Rating: Giallo
Genere: Sentimentale; Introspettivo.

Personaggi: Sugiura Keichi; Yamada Taro
Tipologia scelta: One Shot
Avvertimenti: Slash (Canon)
Introduzione: Un abbraccio. Ecco da dove è nato tutto quanto.


*°*

Hug

*°*


Un abbraccio.

Ecco da dove è nato tutto quanto.

Un semplice abbraccio e per me nulla è stato più lo stesso.


Sono stato crudele nei suoi confronti.

Prima il bento, poi le mie accuse sulla carta igienica. Il mio odio ingiustificato nei suoi confronti, forse geloso della sua popolarità, della sua bravura in tutto quello che faceva, del suo fascino.


Mi ha colpito fin dal primo istante.

Ma è stato con quell'abbraccio, che qualcosa si è mosso definitivamente.

Come una tempesta ha scombussolato tutta la mia esistenza. Ero convinto di essere normale. Di avere una vita normale.


Pensavo davvero che forse io e Nakai avremmo potuto formare una coppia. È simpatica, allegra, disponibile, premurosa. A volte un po' chiacchierona e pettegola, ma sempre animata da buone intenzioni.


Mi piace stare con lei.

Ma inconsciamente il mio pensiero va sempre verso Yamada. Il suo sorriso, sempre così spontaneo. La sua gentilezza, sempre così ingenua e disinteressata.


Davvero. Credevo che Nakai potesse risolvere tutti i miei problemi e i miei dubbi.

Invece non ha fatto altro che accrescergli.

Provo dispiacere per lei. Per quello che gli sto facendo. La sfrutto per capire che cosa voglio io dalla mia vita, che cosa voglia il mio corpo.


E poi è successo tutto.

Il suo abbraccio. Sincero, forte, ingenuo.

Il suo sorriso. Splendente e pieno di vita.


E' stato là che ho capito che cosa voglio.

Che cosa vuole Sogiura Keichi dalla vita. Che cosa mi fa battere il cuore. Che cosa è veramente importante per me.


E' Yamada.

E purtroppo Nakai ha fallito là dove invece Yamada ha colpito il centro del bersaglio con una sola freccia nella sua faretra.


*°*


Quando so che alla giornata di studio al tempio parteciperà anche Yamada, decido che devo assolutamente essere presente anche io.

E' la mia occasione per avere la completa certezza di quello che provo, anche se ormai è palese, per lo meno nella mia testa.


Nel pomeriggio nella stanza rimaniamo solo io, Yamada e Ikegami. Mimura e Nakai ci hanno lasciati da soli ormai da parecchi minuti, quindi ho tutte le occasioni per parlare con Yamada.


Sfoglio il libro di matematica. Non dovrebbe essere difficile.

Non capisco davvero nulla di quello che c'è scritto.


« Eh... Yamada. » chiamo a mezza voce.


Lui alza la testa dal libro.

Mi sorride. Realmente. Perché mi fa questo maledetto effetto vederlo sorridere?


« Dimmi. » mi dice affabile come sempre.


« Non capisco questo esercizio. Tu sai risolverlo? »


Yamada si alza e si siede accanto a me.

Troppo vicino a me. Sento l'odore della sua pelle, l'odore dei suoi capelli, il profumo di bucato che emanano i suoi vestiti.

Sento il cuore accelerare i miei battiti e gocce di sudore, causate dall'agitazione, scivolare lungo le mie tempie.


Il mio corpo vorrebbe muoversi da solo. Sfiorargli le braccia nude con le mie dita. Abbracciarlo. Stringerlo a me, cercando quella tranquillità che solo quando sono con lui riesco a trovare.


Eppure la mia mente mi blocca.

Fortunatamente.


Proprio quando stavo per cedere, torna Nakai, che mi trascina poco gentilmente fuori dalla stanza, allontanandomi da lui.


Eppure non posso odiarla, anche se dovrei.

Lei non sa nulla. Non ancora. Ma fra poco tutto diventerà così palese, che dovrò dire la verità.
Ammettere la verità.
Che sono innamorato di Yamada.


Non m'interessa se questo può essere o meno un sentimento a senso unico, se soffrirò, se sarò felice.

Perché vorrei cercare di essere onesto, il più possibile.


Mentre mi parla e mentre la ignoro, Nakai s'interrompe.

Mi scruta, con quegli occhi che mi hanno quasi sempre messo in soggezione. Continua a guardarmi, in silenzio, senza dire nulla.


La pressione si fa sempre più alta e non posso fare altro che spostare lo sguardo, imbarazzato.


« Cosa hai da fissare così tanto? » chiedo bruscamente.


Vorrei che la smettesse di guardarmi con quegli occhi.

Vorrei che la smettesse di leggermi dentro.


« Nulla, nulla. » risponde lei velocemente, abbozzando un sorriso.


Mi prende il polso, iniziando a trascinarmi verso l'uscita.


« Andiamo a prendere i fuochi d'artificio. » ordina solo.


*°*


Questo sarà uno degli ultimi ricordi estivi che avrò di Yamada.

Lui che ride, sereno mentre facciamo i fuochi d'artificio nel giardino del tempio.


Mi rende felice solo vederlo così. Ammirarlo da lontano, a distanza di sicurezza.

Perché so già che tutto questo non potrà mai avverarsi.


E perciò lo guardo, silenziosamente.

Ingoio bocconi amari, ma va bene così. Perché sono felice se lui è felice.

E' uno stupido cliché, lo so.


Ma è così.


Yamada mi piace anche per questa sua semplicità nel vivere.


Ti amo Yamada.


E questo non lo cambierà nessuno. Né tu, né io, né le strade del nostro futuro, che forse ci porteranno inesorabilmente lontani l'uno dall'altro.


Sorrido, cercando di sentirmi meno in colpa nei confronti di Nakai.

Non ci riesco. So che sto sbagliando.

Ma quando guardo Yamada, le mie emozioni si rigirano nel mio stomaco, quasi stordendomi.


Ma va bene così.

Mi va bene così.

In silenzio. Da lontano. In solitudine.

Perché tu mi piaci veramente Yamada e per questo ti lascio vivere la tua vita con serenità, sperando che forse un giorno tu ti possa accorgere di me.


Fine

   
 
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