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Autore: Araiha    16/03/2011    3 recensioni
Il rumore stridulo di una sveglia squarciò il silenzio. La povera ragazza presa alla sprovvista, cadde senza alcuna grazia dal letto sbattendo con il sedere sul pavimento. “ Per le mutande di pizzo di Giacomo Leopardi, che sempre sia lodato” sbraitò, lanciando con violenza quell'aggeggio infernale contro il muro. Il rumore cessò di colpo. Ovviamente l'idea di resettare la sveglia premendo l'apposito pulsante, non le aveva neanche sfiorato la mente.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il quinto capito, questo è poco più lungo dei precedenti, spero vi piaccia. Volevo inoltre ringraziare chi legge e chi commenta, grazie.

Baci Araiha.



Ti odio” disse per l'ennesima volta Riccardo, “ stai diventando ripetitivo” Lara si era stancata del suo lamento perpetuo. “ ma ti rendi conto che culo che ha avuto?” sbraitò indicando Gala che masticava la sua fetta di pizza a testa bassa. Metà delle persone presenti nel locale si girarono verso “l'urlatore indemoniato”.

oh ma andiamo, dovrà convivere con un figo senza paragoni. Mette un annuncio e come per magia il ragazzo più affascinante del pianeta le si catapulta davanti alla porta. Questa è un ingiustizia. Se lo avessi scritto io quell'annuncio mi avrebbe risposto un procione”. Mise il broncio ed incrociò le braccia come un bambino. La bionda lo guardava con rassegnazione, mentre la piccola Galatea sprofondava sempre di più con la faccia nel piatto.

non è colpa mia” rispose lei con un borbottio rosicato “ e poi non è neanche il mio tipo”. “ oh certo, come no, perchè ricordiamo che il tuo tipo è uno scorfano, cafone, maleducato, e aspetta, qual'è il contrario di gran bel pezzo di manzo? Al momento non mi sovviene” si poggiò l'indice sul mento con un espressione pensierosa. “ ho capito il concetto, non sforzare quel tuo ultimo neurone. E comunque mi chiedo perchè ce l'hai con me? Mi spieghi che ho fatto?” la ragazza aveva lanciato la sua fetta di pizza nel piatto e guardava l'amico di fronte a se con sguardo torvo. “ Ti lamenti ecco cosa hai fatto” rispose lui laconico. “ la smetto va bene? Ma tu non tenermi il broncio”odiava quando Riccardo faceva l'offeso, era peggio di una ragazzina con il primo ciclo. “ Ti perdono solo se mi fai una promessa...” sfoggiò un espressione seria e decisa”...promettimi che te lo porti a letto”. Galatea spalancò occhi e bocca contemporaneamente, mentre Lara esplodeva in una squillante risata.

 

era un pazzo, ecco cos'è, io non ci penso nemmeno a fare qualcosa con quel maleducato lì” pensò lei entrando nell'ascensore decrepito del suo palazzo. La sua coscienza però le fece subito presente che ci aveva pensato eccome, più volte inoltre, e aveva anche fantasticato sui particolari.

Scivolò lungo la parete di legno e si sedette a terra. Non era possibile che si sentisse attratta da quel ragazzo, era impossibile. Si auto convinse di ciò e annuì convinta. Nello stesso istante però entrò nell'ascensore la signora Della Conte, sua vicina di casa, che la guardò in malo modo, visto che era seduta a terra con l'aria stralunata.

La signora Della Conte era una vecchietta burbera, che abitava sul suo stesso piano. Aveva corti capelli bianchi, e due indagatori occhietti neri, infossati in un viso tutto raggrinzito e appeso. La vedeva spesso quando usciva a fare la spesa o almeno pensava che uscisse per quello, dato che era sempre munita di un carrellino rosso ciliegia.

Conosceva il suo nome perchè l'anno prima, con i suoi amici, le aveva fatto uno scherzo con il citofono, uno scherzo stupido in effetti, ma da allora l'anziana le riservava sempre un occhiataccia. Purtroppo quella sera erano ubriachi, quindi la cosa non era stata studiata nei particolari, se avesse saputo che a causa di quella stupidaggine tutte le mattine un gattaccio peloso sarebbe stato inviato a farle i bisogni davanti alla porta d' ingresso non lo avrebbe mai fatto. Esatto proprio così, la strega ogni mattina permetteva al suo orribile gatto “ Rodulphus” di fare i suoi comodi davanti alla porta della ragazza. Più volte Gala aveva calpestato uno dei suoi ricordini.

Aspettò con trepidazione di arrivare al suo piano poi, veloce come un fulmine, si catapultò verso il suo appartamento. Non voleva stare un minuto di più con quella donna in uno spazio così ristretto.

Chiuse come sempre, la porta dietro di sé con un calcio e lanciò lo zaino sul divano. Doveva riflettere, quel pomeriggio sarebbe iniziata quella dolorosa convivenza, ovviamente dolorosa solo per lei. Si sedette sul piano della cucina e cercò di fare il punto della situazione. Quindici minuti dopo la situazione non era cambiata, tranne per il fatto che ora stava mangiando una barretta ai cereali trovata in un cassetto. Decise finalmente che sarebbe stato meglio distrarsi, magari avrebbe ripassato la lezione di quella mattina e riscritto gli appunti presi. Prima però si sarebbe dovuta cambiare la maglietta, perchè era inguardabile.

Si diresse in camera sua velocemente e riuscì a pescare dall'armadio una camicetta bianca. La indossò e si specchiò in una delle ante del mobile. Storse la bocca, sembrava una bomboniera. La camicia infatti presentava alcune vaporose ruches e un fiocco ingombrante sotto il seno. Ma era l'unica cosa pulita disponibile, quindi si accontentò di quello che era stato un regalo di cattivo gusto. Sbuffò e prese dal letto alcuni libri a caso.

Si sedette poi sul divano del soggiorno, e sulle gambe incrociate poggiò la tracolla per cercare meglio ciò che le serviva. Ne estrasse velocemente un quadernino ad anelli verde chiaro, un agenda di pelle, lisa in alcuni punti, un lucidalabbra al cioccolato quasi finito ed una penna ad inchiostro dorato, inutile perchè quel colore sul foglio bianco non si distingueva. Rassegnata all'idea di dover studiare per poter tenere la mente occupata aprì il primo libro che vide e cercò di concentrarsi.

Mentre era immersa in alcune rime baciate risalenti al 1300, il suo cellulare squillò. Chiese di colpo il libro e rispose automaticamente “ Pronto” “ vedo vibrazioni positive, qualcosa sta per accadere...” il tono mistico dall'altro capo non la stupì. “ ciao nonna, come stai?” era sempre felice quando parlava con sua nonna, le voleva troppo bene “ io sto bene cara, non ti crucciare. Ma tu non tanto a quanto vedo, la tua aura è azzurra, ma vi è una sfumatura grigia. Dimmi sei pensierosa?”Gala sbuffò e si lasciò cadere sul divano, rischiando che una matita le si conficcasse in una coscia. “ sto bene, sto bene. Sono solo stanca, sai lo studio...”ma la sua bugia non convinse la donna. Era assurda, riusciva ad indovinare qualsiasi cosa. Galatea sapeva che la nonna non era davvero una veggente, come voleva far credere, ma a volte la stupiva davvero. “ non preoccuparti, qualcosa sta per succedere, qualcosa di bello” concluse con un tono vago. “Oh, certo non aspetto altro. Comunque lì come va? Novità?” riuscì egregiamente a cambiare discorso, “ tutto normale, piatto e monotono come sempre. Ora però devo andare la signora che abita di fronte mi sta spiando attraverso la finestra. Ci sentiamo il prima possibile. Riguardati cara.” “ ciao nonna” poi la chiamata si chiuse.

Amava sua nonna dal profondo del cuore, l'aveva aiutata ad intraprendere la sua strada e di questo le era grata. Era un vecchietta adorabile e strana. Molto probabilmente era da lei che Galatea aveva ereditato quel certo non so che, che la faceva apparire così fuori dalle righe. La signora Ardesia Ricciardi a prima vista appariva una donna molto curata ed eccentrica, aveva due dolci occhi castani e una cascati di lunghi e morbidi capelli bianchi, indossava sempre abiti colorati, ma non volgari e sul naso aquilino pendevano un paio di occhiali da vista rossi. Era rimasta vedova molto giovane e da sola aveva cresciuto il suo unico figlio. Una volta che questo si fu sposato e ebbe lasciato la sua casa, la donna si dedicò allo studio e alle “arti magiche”. Sapeva leggere la mano e i fondi di caffè, inoltre sosteneva di saper leggere l'aura delle persone. Non era certamente un ignorante, anzi aveva passato la maggior parte della sua vita a leggere e studiare, però credeva nell'occulto ed era più che convinta dei suoi poteri.

Mentre pensava a sua nonna le si dipinse sul viso un meraviglioso sorriso di gratitudine.

Il campanello però squillò all'improvviso distogliendola dai suoi pensieri. Andò ad aprire velocemente e sulla soglia le apparve in tutto il suo divino splendore Emanuele. Il pensiero di sua nonna le aveva quasi fatto dimenticare che sarebbe dovuto arrivare a momenti. Portava tra le braccia una scatola di medie dimensioni, si fece da parte per farlo entrare e lo osservò mentre arrivava in soggiorno e poggiava il peso sul pavimento. Non potè fare a meno anche di notare il suo didietro mentre si piegava, un dono del Signore fasciato dai jeans. Si morse il labbro inferiore e rivolse gli occhi al cielo in una muta preghiera.

Era ancora in contemplazione mistica quando udì una voce giungerle dal pianerottolo. “ Emanuele, la prossima volta che mi chiedi un favore ti sputo in faccia” oltre la porta notò una figura che si muova traballante a causa di una pila di cartoni che gli copriva il viso. Emanuele corse subito in suo soccorso sbuffando e rimuovendo così il pesante ingombro.

La suddetta figura era un ragazzo più o meno della sua età, aveva dei gonfi capelli ricci e un naso leggermente pronunciato, ma le sembrava simpatico, dato che le rivolse subito un bel sorriso.

lui è il mio amico Giulio, mi ha aiutato con il trasloco. Giulio, lei Galatea la mia coinquilina” il ragazzo li presentò svogliatamente poi si diresse verso quella che sarebbe stata la sua stanza. “Molto piacere di conoscerti Galatea” Giulio le porse la mano e lei la strinse velocemente “ piacere mio” rispose gentile. “ Scusa posso farti una domanda?” le chiese poi mentre la rossa lo invitava ad entrare, “certo” disse lei sempre sorridendo. “ ma davvero sei maggiorenne?” e occhieggiò la sua camicetta in stile “Anna dai capelli rossi”, e rise sotto i baffi. Il sorriso di lei si spese immediatamente, dopotutto non era così simpatico come le era sembrato.

 

 

 

   
 
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