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Autore: LoveChocolate    17/03/2011    1 recensioni
Un antico forziere contenente la Spada del Potere, due re a contendersela, un ladro e una schiava con il compito di trovarla.
Ramis, capo della banda di ladri chiamata Banda del Vento, viene incaricato da un re creduto morto di recuperare il forziere contenente la Spada D'oro, custodito su un'isola creata e protetta da un mago, che da a chiunque la possiede l'autorità di sovrano del regno di Arcuanta. Ma Ramis non conosce il contenuto del forziere e affronta, insieme al resto della banda, un viaggio pieno di pericoli e difficoltà, accompagnato da una misteriosa schiava con capacità innate e segrete...
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-I miei schiavi sono tutti sani, belli e in buona salute.-, stava dicendo il mercante.
Clio, gli occhi coperti da un cappuccio, pensò di aver lasciato uno stupido per ritrovarne un altro.
“Sani e in buona salute sono sinonimi, sciocco”, avrebbe voluto dire.
Ma, ovviamente, si trattenne.
Poco tempo prima era stata spogliata di fronte a cinque uomini ma, fortunatamente, stavolta nessuno aveva abusato di lei.
Il mercante aveva visto i lividi che si era procurata recentemente, e non ne era rimasto particolarmente felice.
-Questi mi costeranno un po’.-, aveva commentato fra sé e sé.
Sul corpo della ragazza, aveva inoltre trovato cicatrici precedenti provocate da robuste frustate.
No, la cosa non lo aveva reso affatto felice.
Però, nel complesso, era una ragazza in buona salute. Aveva deciso di comprarla dai quattro uomini ad un prezzo bassissimo e di rivenderla al quadruplo.
Il che rimaneva comunque un prezzo abbastanza basso.
Poi le aveva permesso di rivestirsi.
E adesso decantava le qualità dei suoi schiavi.
La gente passava là davanti e li osservava, uno per uno, come si possono osservare delle stoffe o dei tappeti.
Ancora una volta, come succedeva spesso, Clio si sentì umiliata.
Nonostante vivesse da schiava da tantissimo tempo, almeno fin da quando riusciva a ricordare, ancora non si era abituata a quella vita.
E, pensava, non si sarebbe abituata mai.
 
La gente passava, transitava per un po’ e poi tirava dritto. Nessuno sembrava intenzionato a comprare quel giorno.
Almeno, questo era quello che credeva il mercante fino a quando due uomini, uno più alto e robusto e l’altro, seppur ben piazzato, più delicato, si avvicinarono.
Gli uomini indossavano un cappuccio: il che dava loro l’aria di tipi loschi e sospetti, ma se erano disposti a sborsare denaro, erano bene accetti.
Il mercante si azzittì e si avvicinò con fare deferente.
-Salve, miei signori. Volete comprare?-, domandò con un ampio gesto della mano ad indicare i suoi schiavi.
Il più giovane dei due, quello più magro, prese la parola: -Abbiamo bisogno di una schiava.-, asserì.
Il mercante chinò la testa in segno di assenso, batté le mani tre volte e tutte le schiave fecero un passo avanti.
I loro prezzi erano tutti piuttosto alti, eccetto, ovviamente, quello dell’ultima ragazza: la matta.
Il mercante, in un primo momento, era rimasto quasi affascinato dal suo modo di fare orgoglioso, tanto raro in una schiava.
Ma poi si era convinto che quella ragazza era del tutto matta: spesso si bloccava, esattamente come avevano detto i quattro che gliel’avevano venduta, guardava fisso di fronte a sé e sembrava addormentata.
I due uomini, inizialmente, sembrarono ignorarla.
Passarono in rassegna tutte le schiave senza soffermarsi su nessuna in particolare.
Sembrava che fossero quasi confusi.
 
Ramis si sentiva quasi confuso.
Un’azione per molti tanto semplice come scegliere una schiava, per lui comportava quasi uno sforzo mentale.
Sprazzi di memoria che aveva voluto cancellare gli tornavano alla mente, e la cosa non gli piaceva.
Non era mai stato bravo con le emozioni.
Decise, quindi, di eluderle ancora una volta e di prendere la faccenda con freddezza e razionalità:
-Abbiamo bisogno di una ragazza resistente: dobbiamo affrontare un lungo viaggio e non vogliamo un peso.-, spiegò.
Il mercante rifletté un attimo, poi fece segno a tre delle ragazze di indietreggiare.
-Deve saper cucinare e badare ai cavalli.-, aggiunse, poi, Massur.
Altre tre ragazze furono rimandate indietro.
-Voglio una che non si faccia prendere dal panico come una bimbetta nelle situazioni di pericolo. Una che mantenga la calma.-, dichiarò Ramis.
 
Il mercante a quelle richieste insolite aggrottò le sopracciglia: di solito le schiave venivano comprate in base alla loro bellezza, al massimo alla loro abilità culinaria.
Nessuno aveva mai richiesto una schiava resistente, che sapesse badare ai cavalli, per giunta coraggiosa e con i nervi saldi.
Si trovò in confusione, un caso raro in un lavoro semplice come il suo.
Si rivolse direttamente alle schiave: -Chiunque creda di non avere i requisiti necessari, faccia un passo indietro.
 
Clio detestava il mercato degli schiavi.
Si trattava di stare in piedi tutto il giorno, in esposizione.
Probabilmente, molti altri schiavi preferivano quella situazione invece di vivere sotto l’autorità di un padrone preciso, ma lei si sentiva molto di più un oggetto così che altrimenti.
Ecco perché non indietreggiò alle strane richieste di quel ragazzo.
Tutto sommato, era meglio essere comprata il primo giorno, da chiunque, che aspettare in balia di un mercante che trattava i suoi schiavi peggio che se fosse stato il loro padrone.
Comunque, lei era realmente resistente.
Col suo precedente padrone, aveva viaggiato tanto e senza mai lamentarsi.
Sapeva cucinare e aveva badato per tanto tempo ai cammelli del mercante di vasi: con i cavalli non poteva essere tanto diverso.
E, soprattutto, lei non si faceva mai prendere dal panico.
Gli spiriti che da sempre l’avevano accompagnata durante il percorso della sua vita – nonostante lei ancora non sapesse perché avessero scelto lei, una semplice schiava, e non una devota sacerdotessa o una nobildonna per manifestarsi – le davano la forza per andare avanti in qualunque situazione.
Col cappuccio ancora calato sugli occhi, quindi, rimase ferma, immobile.
Gli sguardi del mercante, dei due uomini e degli altri schiavi si posarono su di lei.
 
Ramis osservò il prezzo della schiava dipinto in vernice rossa su un pezzo di legno appeso al collo: costava meno delle altre, notò.
Aveva un bel corpo, malcelato dalla corta mantella il cui cappuccio le copriva metà del volto.
Si intravedeva il nero dei suoi capelli e il bianco della sua carnagione, tanto in contrasto da sembrare quasi irreali.
La osservò a lungo prima di avvicinarsi a lei.
La ragazza non teneva gli occhi bassi, ma guardava fisso di fronte a sé, senza incontrare lo sguardo di nessuno ma senza neanche abbassare il suo al cospetto degli altri.
In un gesto fulmineo, che in un’altra avrebbe provocato un gridolino soffocato, le tolse il cappuccio per vederla in faccia.
Ramis rimase colpito non solo dalla sua bellezza, ma anche dall’insolita fierezza del suo sguardo.
Era raro in una schiava.
La ragazza aveva gli occhi dello stesso colore nero dei capelli, le ciglia lunghissime e folte, la pelle chiara e perfetta e lineamenti regolari e delicati che la facevano somigliare ad una statua.
Sulle labbra carnose, portava la cicatrice di un colpo ricevuto in precedenza; almeno così immaginò il Figlio del Vento.
Ramis sbatté le palpebre un paio di volte, poi si riprese: -Perché costa meno delle altre se ha tante qualità?-, domandò con voce neutra.
-Mio signore-, si affrettò a spiegare il mercante. –La poverina è un po’ matta.
-Matta?-, ripeté lui.
Il mercante annuì: -Ogni tanto si blocca, anche nel bel mezzo dei suoi lavori. Sembra addormentata, e né schiaffi né frustate possono smuoverla fino a quando non lo decide lei.-, recitò, come meccanicamente.
Lo sguardo di Ramis si spostò ancora una volta dal mercante alla ragazza.
Con sua grande sorpresa, si ritrovò il suo sguardo addosso.
Stavolta non era perso nel vuoto, ma si posava proprio sui suoi occhi.
 
Era come se quella ragazza lo volesse giudicare. Come se, con lo sguardo, gli stesse chiedendo:
-Secondo te ha ragione?
Come se lei sapesse di non essere matta, come diceva il mercante, ma non potesse dirlo apertamente.
O come se volesse lasciare a Massur e Ramis la decisione se credere o meno a quelle parole.
Una cosa era sicura: la schiava che stavano per comprare era diversa da tutte le altre.
Ed era affascinante, in tutti i sensi.
-La prendiamo.-, dissero Massur e Ramis contemporaneamente.
Forse, pensò il primo, il suo compagno aveva avuto i suoi stessi pensieri.
 
Il mercante tolse la mantella alla schiava, che rimase vestita solo di una tunica bianca.
Le tolse anche le catene e passò il bracciale della Ganà dal polso della ragazza a quello di Ramis.
Si assicurò che la cavigliera fosse ben fissata e spiegò ai due il funzionamento di quell’oggetto:
-Con questo avete la garanzia che la vostra schiava non cercherà di fuggire o di farvi del male.
Ramis e Massur annuirono distratti, pagarono quelle poche monete al mercante e si diressero verso il carro assieme alla ragazza.
 
 
 
  
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