Capitolo 3 “Questione di sex appeal?”
Le
settimane passavano velocemente.
A
nessuno era permesso fermare il tempo. Un nemico imbattibile.
E
più le ore passavano, più Hermione si sentiva strana.
Quel
quaderno le dava il tormento, ma allo stesso tempo era diventato la fonte di
vita di cui alimentarsi.
Ogni
traccia lasciata su quelle pagine la faceva stare bene. Avrebbe voluto
conoscere la persona che le stava consumando l’anima. Cresceva insidioso quel
desiderio e diveniva sempre più difficile nascondersi agli occhi dei suoi
amici.
Le
dispiaceva mentire, celare quel piccolo segreto, ma lo sentiva solo suo e lo
custodiva gelosamente. Esporlo significava rompere la bolla magica nella quale
stava vivendo.
E
poi da quando era in possesso di quel quaderno non pensava più a Ron e non se
ne capacitava.
Non
faceva altro che rimuginare sul misterioso proprietario di quel diario. Non
aveva il coraggio di separarsene, allontanarsene significava privarsi di una
parte di lei.
“Hermione”
la ragazza gironzolava nel castello da mezz’ora, senza una meta precisa.
Mentalmente
stanca.
Il
fatto che Ginny l’avesse fermata non le piaceva. Parlare era l’ultima cosa che
voleva fare in quel momento.
“Dimmi”
si stampò sul viso un sorriso di circostanza.
La
sua migliore amica si avvicinò cauta, lo sguardo ardente.
Una
vera Grifondoro.
La
timida ragazzina dei primi anni, aveva lasciato spazio ad una giovane ragazza
sicura di sé e delle proprie capacità, magiche e non.
“Non
stiamo insieme da molto” cominciò affiancandola “Sei sempre super indaffarata”
sistemò i suoi lunghi capelli rossi dietro l’orecchio, guardando la sua amica.
Un
tempo quello era un gesto d’imbarazzo, ora invece, era carico di una marcata
sensualità.
Quanto
conta la fiducia nella propria persona!!!
Hermione
era vista da tutti come la secchiona per eccellenza. Colei che in ogni
situazione sapeva cavarsela, non vergognandosi mai di mostrare la sua
superiorità.
Ma
se tutto quello fosse stata solo una facciata di circostanza?
Un
modo per proteggersi?
Ma
chi poteva conoscere quella verità?
“Essere
un Prefetto comporta avere numerosi impegni” rispose infatti con una leggera
nota saccente nella voce.
“Poi
quest’anno le lezioni sono dure per via dei M.A.G.O.” continuò, evitando di
guardare Ginny negli occhi.
Ogni
parola era una bugia.
Una
Grifondoro bugiarda. Ecco cosa stava diventando.
Ma
cosa le succedeva?
“Harry
e Ron non sembrano così preoccupati” frecciò l’amica.
“Ti
sembra che in passato lo siano stati?” rispose Hermione, corrucciando la
fronte.
“Sei
la solita rompi scatole” la rossa roteò gli occhi verso il soffitto.
“Devi
pur divertirti! E a tal proposito avrei una proposta da farti” la voce di Ginny
tentennò.
Che
anche la sua sicurezza stesse vacillando?
“Di
che si tratta?” la voce stanca di Hermione le riecheggiava nella testa.
“Stasera
ci sarebbe una festa…regolare ovviamente!” aggiunse in fretta, muovendo le mani.
Il timore che la rigidità di Hermione potesse palesarsi anche in
quell’occasione, la spinse ad essere più precisa nella sua affermazione.
Ecco
cos’era: paura di essere giudicata superficiale e interessata solo al superfluo
dalla severa Caposcuola.
“Una
festa?”
“Si.
Una festa di inizio anno.
“Perché
no!” il sorriso di Hermione si allargò vistosamente. Ne avrebbe approfittato
per guardarsi attorno e cercare di capire chi poteva aver scritto quelle cose
su di lei. Magari avrebbe notato qualcuno che la osservava.
Ormai
era il suo pensiero fisso.
Ginny
era davvero sbalordita, quasi incredula, ma cercò di non farlo trapelare.
“Mi
fa davvero piacere che tu venga!” esclamò, battendo le mani come una bambina.
“Ho
un vestito fatto apposta per te! Vieni!” e la trascinò verso la torre dei
Grifondoro.
“E
stai ferma, altrimenti come ti sistemo la gonna!” strillò scocciata una Ginny
alquanto irritata.
Era
un’ora che si stava dedicando alla preparazione di Hermione.
Il
vestito che le aveva mostrato le era piaciuto, ma era stato difficile
convincerla ad indossarlo.
Non
si aspettava di certo tutte quelle lamentele.
“Uff”
l’ennesimo sbuffo della Granger proruppe sulle sue labbra. “Mi sento come una
bambola. Non starai esagerando? Che razza di festa sarà mai?” domandò iniziando
a pensare di aver fatto una stupidata ad accettare l’invito.
“Una
festa di ballo” la voce di Ginny apparve allegra e decisamente sopra le righe.
“Ballo???”
Hermione sbarrò gli occhi sconvolta. L’ultima volta che era stata ad una festa
di quel tipo era con Victor Krum.
Un’altra
grande delusione.
Lei
piccina era rimasta affascinata dal quel ragazzo più grande di lei,
dall’aspetto e dal carattere rude. Ma ancora una volta aveva celato a se stessa
il suo vero intento: far ingelosire Ronald Weasley.
Ma
quest’ultimo non era stato minimamente scalfito. Almeno in apparenza.
E
lei c’era rimasta molto male.
Di
nuovo!
“Dai
Hermione che sarà mai?” Ginny le arrivò davanti, quando i loro occhi si
incrociarono, quelli della rossa sembravano implorarla.
“Finito!”
trillò la rossa, alzandosi in piedi e sorridendo al volto di Hermione.
“Ho
sistemato tutto. Guardati allo specchio e dimmi se ti piace come ti ho
truccata. È leggero tranquilla!” disse, prendendo dal letto il suo abito per
indossarlo.
Hermione
fece come le aveva suggerito l’amica e quando si fissò, le parve di vedere
davanti a lei qualcun’ altro.
Il
trucco appena accennato sulle guance, la faceva sembrare una piccola rosa
appena sbocciata. Quel colore rosato si posava bene sul candore della sua
pelle.
Il
dorato degli occhi era esaltato dalla matita nera e un filo d’ombretto giallo e
infine le sue piccole e carnose labbra, erano disegnate dal luccichio di un
lucidalabbra alla fragola.
I
capelli ricadevano mossi sulle sue spalle. Nessun accorgimento particolare.
Hermione
si avvicinò di più allo specchio in modo da potersi vedere meglio, quasi si
piaceva conciata in quel modo.
Ginny
aveva fatto davvero un ottimo lavoro. Non aveva esagerato come promesso.
“Ti
piace?” Ginny comparve alle sue spalle, il corpo fasciato da un vestito leggero,
senza spalline, rosso e nero, tempestato di strani disegni.
L’azzurro
dei suoi occhi, risaltava grazie all’effetto della matita nera e del mascara.
Una marcata linea nera evidenziava maggiormente la forma particolare di quegli
occhi meravigliosi.
Hermione
la fissò a lungo.
“Wow!
Sei bellissima! Harry impazzirà per te” e le sorrise con sincerità.
Ginny
ridacchiò portandosi malamente una mano sulle labbra, con fare volutamente
sensuale.
“Lascia
stare me. Tu piuttosto, come ti trovi?” la rossa si era accostata alla bruna,
comparendo anch’essa nello specchio. Hermione si guardò nuovamente, sorridendo.
“Hai
fatto un miracolo” mormorò.
Ginny
mosse il capo in senso di diniego “No, questa sei semplicemente tu. Devi solo
valorizzarti di più. Sono certa che stasera tutti noteranno quanto tu sia
diventata una bellissima ragazza. Anche quello stupido di mio fratello!” aggiunse,
facendo arrossire Hermione, la quale però non riusciva a smettere di sorridere.
Hermione
e Ginny raggiunsero
Harry
e gli altri le aspettavano lì.
In
realtà, il Bambino Sopravvissuto non si aspettava certamente di vedere
Hermione.
Ginny
aveva volutamente taciuto quel particolare. Hermione doveva essere l’effetto
sorpresa.
Infatti
Harry prima rimase stupito nel vedere la
sua giovane fidanzata vestita in quel modo, poi sbarrò gli occhi quando notò la
timida Hermione comparire alle spalle della rossa, intenta a torturarsi le mani.
“Ma-ma-ma”
balbettò facendo ridere
“Harry
chiudi quella boccaccia, altrimenti la bava ti sporcherà il vestito nuovo”
cinguettò Ginny, scuotendo il capo.
“E’
che…che…” niente non riusciva a formulare una frase di senso compiuto.
“E’
Hermione si! Per una sera ha svestito i panni della studentessa ligia al dovere
e ha indossato quelli di una sexy fanciulla” ammiccò Ginny in direzione
dell’amica.
Hermione
annuì appena, imbarazzatissima.
“Ti
prego Harry smettila di guardarmi come se fossi un’aliena!” esclamò esasperata,
sul punto di scappare a gambe levate.
“Scusa,
scusa” borbottò il moro abbassando lo sguardo, colpevole.
“Ron?”
chiese la sua fidanzata. Harry le fece un cenno con la testa indicandole il
centro della stanza, dove Lavanda e Ron ballavano appiccicati l’uno all’altra.
“Bleah!”
esclamò la rossa “Non posso digerirli! Sarà che lui è mio fratello e ancora non
capisco come qualcuna possa interessarsi ad un imbecille come lui”, Hermione la
fulminò con lo sguardo, lei rispose con un sorriso fin troppo accentuato.
“Ginny!”
la richiamò Harry in tono di rimprovero “Tuo fratello non è un imbecille. È
solo…” ma anche questa volta, gli mancarono le parole.
“Solo
un ragazzo che dovrebbe usare di più il cervello!” rispose la rossa,
aggrappandosi al suo braccio.
“Hermione
è innamorata di lui da una vita e lui che fa? Corre dietro la gonnella di
quella tizia. Mamma
sperava che loro due si fidanzassero” sospirò dispiaciuta.
Hermione
avrebbe voluto tapparsi le orecchie per non ascoltare.
Quei
due parlavano di lei, come se non ci fosse.
“Vi
ricordo che sono qui” disse infatti attirando i loro sguardi su di sé “E sto
bene! Basta con questa storia di Ron. Io l’ho dimenticato, ok?” continuò seccata,
in risposta ai loro sguardi ammonitori.
“Buona
sera ragazzi!” esordì una voce alle loro spalle.
Una
voce ben conosciuta.
“Ron”
rispose Ginny con un cenno della testa.
Il
rosso respirava in modo affannoso per via del ballo e stringeva con forza la
mano di Lavanda.
Fu
quest’ultima ad accorgersi di Hermione.
“Granger
sei proprio tu?!?” domandò basita.
“Chi
altri sennò? Conosci qualcun altro con questa faccia?” rispose lei con un tono
di fastidio nella voce.
“Mione?”
l’incredulità di Ron la irritò ulteriormente.
“Oh
accidenti! Solo perché non mi sono mai preparata non significa che io non sia
anche questo. Mi guardate come se stesse vedendo un fantasma, per la barba di
Merlino!” sbottò. “A scuola devo mantenere un certo contegno, ma quando c’è
l’occasione mostro la mia femminilità! E ora se volete scusarmi, vado a farmi
un giro! A dopo” e se ne andò senza aspettare che qualcuno di loro le dicesse
qualcosa.
Era
irritante, maledettamente irritante quella situazione! E lei si odiava, perché
per vergogna e paura non aveva mai osato mostrare quel lato del suo carattere.
Ma
davvero studiare tanto portava con sé il non essere considerata femminile?
Era
assurdo! Totalmente assurdo!
Hermione
cercò di calmarsi, bevendo un succo di zucca.
Una
volta placato il suo animo Grifondoro, si girò verso il centro della stanza e
poggiata al tavolo delle bevande, si mise a osservare ciò che accadeva.
Non
vedeva i suoi amici, probabilmente erano rimasti dove li aveva lasciati o più
semplicemente, vi erano troppe persone per poterli anche solo rintracciare in
mezzo a quel caos.
Dopo
un po’ notò Neville Paciok che si muoveva piano a ritmo di musica, con in mano
un bicchiere ricolmo di qualcosa. Poco distante intercettò anche Dean e Seamus
che facevano il filo a due ragazze Corvonero.
Disseminati qua e là c’erano numerosi
Serpeverde.
Hermione intravide Pansy Parkinson,
avvolta in un attillato e scollatissimo abito nero, sembrava alla disperata
ricerca di qualcosa.
O di qualcuno.
La ragazza sussultò. Non c’erano
tracce di Malfoy.
Cercò di ignorare quel campanello
d’allarme che s’era attivato nella sua testa e si concentrò su altro.
Il suo obiettivo era cercare di
capire chi fosse il misterioso proprietario di quel quaderno.
Ma più si guardava attorno, più le
sembrava che nessuno la stesse calcolando.
Ogni tanto qualche sguardo curioso si
posava su di lei, quando però capivano che era
“Stupidi maschi idioti!” sibilò tra i
denti la giovane, sempre più convinta di aver fatto una stronzata ad essere
andata a quella festa.
“Non
ti getti nella mischia, Mezzosangue?” Hermione ebbe un momento di smarrimento,
ma si riprese subito, incrociando lo sguardo del Principe delle Serpi che si
era avvicinato al tavolo. Dipinta sul volto la solita aria meschina e
strafottente.
La
ragazza non poté non notare il suo abbigliamento.
Niente
di verde per una volta, ma una semplice camicia grigia dal collo argentato. La
cravatta slacciata e i primi bottoni aperti, lasciavano intravedere parte della
sua candida pelle.
Il
ragazzo prese a fissarla con insistenza. Gli parve strano che lei non
rispondesse, per tale motivo si fermò a riflettere. Forse troppo. Perché si
ritrovò a perdersi nelle iridi dorate della giovane Grifondoro.
Nessuna
debolezza, Malfoy.
Distolse
lo sguardo, quasi imbarazzato, ma fu lesto a indurire la sua espressione.
“Cos’è
Grattastinchi ti ha mangiato la lingua?” l’unico modo che conosceva per
difendersi era attaccare e con
Restava
pur sempre un Serpeverde.
“Fammi
capire una cosa” iniziò Hermione facendo un passo verso di lui “Stasera non hai
chi ti fila e vuoi rompere le scatole a me? Eppure qualche secondo fa mi è
sembrato di vedere Pansy che, poverina” disse con finto tono dispiaciuto,
accompagnato da un gesto teatrale delle braccia.
“Quasi
con disperazione, cercava qualcuno tra la folla. Non so perché ma ho
l’impressione che volesse te. Cos’è oggi nessuna scopata?” non era da lei usare
certi termini. Si rendeva conto che poteva sembrare innaturale, ma era davvero
nervosa.
Draco
ne restò colpito, anzi affascinato, ma non lo fece notare.
“Oh,
oh, oh cos’abbiamo qui? La copia Serpeverde della Granger? Se non avessi quella
faccia e nel tuo corpo non scorresse sangue sporco, potrei quasi considerarti
decente” Malfoy sputò quelle parole con il massimo disprezzo di cui era dotato.
“Va
al diavolo!” sbottò lei, passandogli accanto.
“Cosa
cerchi, Granger?” domandò Malfoy, lasciando la giovane spiazzata.
“Ti
guardi attorno come se aspettassi di trovare una risposta. Dico bene?” gli
occhi del giovane luccicarono, mentre Hermione tremò appena.
“Non
sono affari che ti riguardano” rispose, celando appena uno strano tremolio
della voce.
Draco
ghignò “Non ti fila nessuno, vero Sangue Sporco? Non do torto a questi ragazzi,
chi mai ti vorrebbe?” urlò con malcelato odio.
Una
lacrima dispettosa rotolò giù, lungo il viso di Hermione, la quale rapidamente
l’asciugò, prima che qualcuno potesse vederla.
Non
rispose, preferì allontanarsi da lui
Draco
rimase lì a fissarla scappare via.
Hermione
si muoveva a disagio nella Stanza delle Necessità, sentendosi dannatamente
fuori posto. Con gli occhi continuava a guardare ovunque, non vedendo altro che
masse di corpi in movimento.
Quella
musica babbana aveva fatto salire a livelli disumani, l’eccitazione di quei
ragazzi che ora si dimenavano come impazziti.
E
lei che credeva sarebbe stata una festa tranquilla.
Ancora
non comprendeva perché
E
ancora di più, non si capacitava dell’idea di averci partecipato.
Sbuffò,
sollevando i lembi dell’ingombrante gonna e si fece spazio tra la folla,
raggiungendo una finestra e riuscendo finalmente a prendere aria.
Improvvisamente
si era sentita opprimere.
Per
le parole di Malfoy o per il caldo eccessiva di quella stanza?
Non
lo sapeva e in verità, non le importava.
Si
appoggiò al davanzale della finestra, rabbrividendo a contatto col marmo
freddo.
Fuori
il cielo era sereno, ma l’aria era molto rigida, infatti la stessa Hermione
tremò. Questo non la convinse a richiudere le ante. Restò lì con lo sguardo
fisso nel vuoto.
Perché
Malfoy aveva insinuato che cercasse qualcuno?
Che
l’avesse spiata scoprendo così l’esistenza di quel quaderno?
No,
no non era possibile. Lei era sempre stata molto attenta.
Malfoy
stava solo prendendola in giro come al solito.
Fu
in quel momento che, sobbalzando, si rese conto che il ragazzo era,
apparentemente, tornato lo stesso bastardo di un tempo. Aveva ricominciato a
prendersi gioco di lei.
Chissà
perché questa cosa la fece sorridere…
Probabilmente vi aspettavate qualcosa di meglio o un Draco diverso da quello che vi ho presentato io.
In questo nuovo capitolo, fa di nuovo la sua comparsa e sembra essere tornato il bastardo di un tempo. Chissà cosa ci riserverà quest'enigmatico personaggio.
Il vostro giudizio mi aiuterà a capire se sto riuscendo nel mio intento. Per quello che mi riguarda, quando scrivo di loro mi emoziono sempre e mi sento in pace col mondo :).
Grazie a tutti coloro che hanno inserito la mia storia tra preferite/seguite, ne sono onoratissima <3.
Grazie ai lettori silenziosi e ai recensori. Vi sono grata!
Ps: ricordo come sempre, che questi personaggi sono frutto dell'immaginazione della Rowling e che la fan fiction non è scritta a scopo di lucro, ma per mio mero diletto.