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Autore: RobTwili    18/03/2011    6 recensioni
Fan Fiction su Tom Sturridge.
Dal primo capitolo: '“Non mi interessa allora. Ridammi il copione”. Tesi la mano con il palmo verso l’alto aspettando che mi desse il copione senza ulteriori perdite di tempo.
“Quarta”. Lo ghignò divertito e alzai lo sguardo di scatto per fissarlo.
“Come hai detto?”. Spalancai la bocca come ogni ragazzo di 25 anni in preda agli ormoni avrebbe dovuto fare.
“Bagnina, di massimo 24 anni, bionda, occhi azzurri, quarta di tette, decisamente single, etero!”. Sorrise compiaciuto del resoconto e mi alzai di scatto in piedi.
“Andiamo in piscina! Ho voglia di nuotare!”.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTENZIONE: Questa storia sarà aggiornata 2 volte alla settimana, il Lunedì e il Venerdì.
 
 







Fortunatamente Jude era guarita da quell’influenza alcuni giorni dopo.
Mi aveva cacciato fuori di casa sua dicendo che la signora Betty avrebbe di certo messo in giro voci sbagliate perché mi ero fermato da lei per la notte.
“Ma se avevi la febbre cosa avremmo potuto fare?”. Glielo avevo chiesto veramente convinto delle mie parole.
“Fuori, subito!”. Non aveva nemmeno risposto alla mia domanda, tenendo la porta aperta.
Così, nonostante fossero passati quasi due mesi, le basi fatte non erano poi così molte.
Poche a dire la verità.
Molto poche.
Pochissime.
Una.
Sandy e Mandy non erano ancora state tastate e quindi la seconda base non era ancora stata conquistata.
Delle altre nemmeno se ne parlava.
Cioè, io e Terminator non parlavamo mai delle basi superiori alla seconda (men che meno dell’ home running) visto che dovevamo ancora superare la prima.
Avevo cercato di ‘avvicinarmi’ a Jude durante il bacio, così, giusto per controllare che Sandy e Mandy fossero state veramente vere (non che ci fosse qualche dubbio), però si era volontariamente o involontariamente scostata e non avevo forzato la mano, in tutti i sensi.
Così, dopo quasi due mesi, io e Terminator ci ritrovavamo assolutamente carichi e pronti per ogni evenienza.
Ci caricavamo ancora di più quando c’era un appuntamento con Jude.
Un appuntamento come quello che ci sarebbe stato poche ore dopo.
Contavo di riuscire ad arrivare in terza base quella sera stessa, così da chiudere in bellezza una sera successiva con quarta base e home running.
Avevo organizzato tutto perfettamente, perché ci fosse un piano prestabilito.
Sarei passato a prenderla in macchina e, dopo essere andati a berci qualcosa in qualche bar, l’avrei riportata a casa in macchina.
Scattava il mio solito bacio (che la scioglieva) e poi sarei partito con le altre due basi.
“Perfetto”. Annuii a me stesso ridendo davanti allo specchio immaginandomi già la scalata di tre basi di quella sera.
“Cosa è perfetto?”. Art lo urlò dall’altra stanza e sbuffai scuotendo la testa.
“Niente pel, continua a studiare”. Lo liquidai uscendo e lasciandolo senza una risposta alla sua domanda.
Guidai verso casa di Jude con un bel sorriso stampato in faccia.
Quella sera Tom Sturridge sarebbe arrivato in terza base con Jude McAdams!
Quando scesi, dopo aver parcheggiato, davanti a casa sua, suonai il campanello due volte dalla felicità.
Jude scese pochi minuti dopo con un bellissimo sorriso.
Aveva i capelli raccolti in una coda alta, un paio di jeans e una maglia scollata, ma non eccessivamente.
Mandy e Sandy erano coperte quella sera, ma non ci sarebbero stati problemi.
“Ciao Jude”. La salutai con un sorriso, avvicinandomi prima ancora che potesse parlare per chiedere un bacio.
“Ciao”. Un sorriso ancora più grande di quello di prima e posò velocemente le labbra sulle mie senza lasciarsi baciare come le piaceva.
“Tutto bene?”. Diventai improvvisamente serio, come se ci fosse stato qualcosa che non andava nel suo comportamento.
“Certo”. Annuì sorridendo di nuovo e pensieroso entrai in macchina per partire.
“Allora, che hai fatto di bello oggi in piscina?”. Cominciai a fare manovra per uscire e Jude si schiarì la voce prima di cominciare a parlare.
“Mah, niente di che. Le solite cose”. La vidi alzare le spalle con la coda dell’occhio e al semaforo rosso mi fermai.
“Jude, sei sicura che va tutto bene?”. La guardai negli occhi e notai subito che l’azzurro non era limpido come sempre.
Mi stava nascondendo qualcosa.
“Si, è solo che…no. Non è niente, tranquillo”. Cercò di sorridermi ma non ci cascai nemmeno per un secondo.
“Che succede?”. La fissai facendo un gestaccio al ragazzo dietro di me che aveva suonato il clacson perché non ero partito quando era scattato il verde.
“Niente, davvero”. Sorrise ancora e decisi che era meglio partire, visto che i clacson si erano moltiplicati.
“Jude, non raccontarmi bugie, ti conosco”. Mi girai velocemente verso di lei per sorriderle e scosse la testa.
“No, è che è una cosa stupida e magari tu ti arrabbi. Solo che mi sembra giusto dirtela, ecco”. Cominciò a torturarsi le mani e probabilmente diventai bianco come un lenzuolo immaginandomi un sacco di cose brutte.
Tanto brutte.
Talmente brutte che accostai e mi sganciai la cintura di sicurezza prima di guardarla.
“Che cosa è successo?”. Faticavo addirittura a guardarla negli occhi.
“Ecco, oggi in piscina…”. Si schiarì la voce e mentalmente tirai un sospiro di sollievo.
Non era qualcosa accaduto tipo due o tre mesi prima che magari poteva avere ripercussioni sui sette o otto mesi dopo e addirittura per tutta la vita.
“Che è successo?”. Riacquistai un po’ di voce e di forza per guardarla.
“Justin mi ha baciato a forza. Però non era un bacio vero vero. Ha solo tentato di baciarmi e poi sono riuscita ad allontanarlo”. Diventò rossa in viso per la vergogna e strinsi i denti per la rabbia.
“Che cosa non è chiaro a Justin del ‘non mi piaci’?”. La fissai arrabbiato non con lei, ma con lui.
Continuava a provarci nonostante lei avesse fatto sempre capire, senza tanti mezzi termini, che non era il suo tipo.
“Lo sapevo che ti arrabbiavi”. Scosse la testa girandosi verso il finestrino per non farmi vedere il suo viso.
“Jude, non sono arrabbiato con te, sono arrabbiato con lui! Se non fosse tre volte più forte di me gli darei una lezione che si ricorderebbe a vita”. Le sorrisi e si girò verso di me stupita.
“Non sei arrabbiato con me?”. Lo chiese con un filo di voce e sorrisi.
“Perché dovrei essere arrabbiato con te? Non l’hai mica baciato tu, no?”. Sorrisi di nuovo e scosse la testa per dire di no.
“No, che schifo!”. Arricciò le labbra e il naso e mi fece ridere per la smorfia che aveva assunto il suo viso. “E in ogni caso gli ho tirato una pedata in mezzo alle gambe che è svenuto”. Sorrise, quasi fiera di se stessa e ridacchiai avvicinandomi.
“Vieni qui”. Le lasciai un bacio veloce sulle labbra prima di staccarmi di qualche centimetro. “per questo prima non mi hai dato un bacio?”. Lasciai tanti piccoli veloci bacetti sulle sue labbra anche quando la sentii annuire. “Be’ dovresti dire a Justin che ha molto da imparare per baciare bene, no?”. Cominciai a baciarle le guance e Jude ridacchiò per il solletico della mia barba.
“Prova a farmi vedere come si da un bacio”. Me lo sussurrò cominciando ad accarezzarmi la nuca prima ancora che unissimo le nostre labbra.
E bacio fu.
Un bacio che finì molti minuti dopo, lasciandomi voglioso di qualcosa di più e lasciando Terminator sveglio, vivo e vegeto come non mai.
Per fortuna fuori era buio e non si vedeva con esattezza lo stato in cui Jude mi aveva cacciato.
Cominciai a ridere quando Jude aprì il suo finestrino per prendere aria in viso.
Ogni volta che smettevo di baciarla la lasciavo con il viso rosso, le labbra gonfie di baci e ancora più rosse del viso, e gli occhi lucidi.
Era bellissima dopo ogni bacio.
Solo che, anche durante quel bacio, Mandy e Sandy non erano state messe in gioco.
Trascorremmo l’appuntamento non nominando mai Justin e quello che aveva fatto, io ero sempre più elettrizzato per quello che sarebbe successo una volta arrivati a casa sua, tanto che, quando ci alzammo per andare via dal locale, circondai, senza nemmeno accorgermene, i fianchi di Jude con una mano.
Questo gesto la sorprese perché quando sentì la mia mano posarsi sulla sua vita sussultò leggermente.
“D’accordo, siamo arrivati”. Sorrisi spegnendo la macchina davanti a casa sua e presi un respiro profondo.
“Quando devi partire quella settimana per andare a girare?”. Si slacciò la cintura di sicurezza e sbiancai.
La settimana di riprese.
In America.
Cazzo.
Una settimana senza vedere Jude equivaleva alla morte di Terminator per solitudine.
“Lunedì”. Cioè presto.
“Dopodomani?”. Jude mi fissò stupita e annuii. “Cavolo, è presto”. Si rattristò leggermente e mi fece tenerezza.
Allora le sarei mancato anche io, un po’.
Anche loro mi sarebbero mancate.
Mi sarebbe mancata Jude, con il suo sorriso, la sua bellezza e la sua simpatia, mi sarebbe mancata Sandy, con il suo piccolo neo proprio sotto la clavicola e mi sarebbe mancata anche Mandy, con il suo essere così simile a Sandy (senza neo).
“Si, ma non essere triste, dai”. Le sorrisi attirandola verso di me dopo averle circondato il collo scherzosamente con un braccio.
“Non è che sono triste, è che non ci sarà più nessuno che mi darà un bacio per una settimana”. Alzò le spalle indifferente per quello che aveva appena detto e decisi di giocare un po’.
“Prova a chiedere a Justin, sono sicuro che ti darà un bacio più che volentieri, e anche qualcosa in più”. Ammiccai verso di lei che chiuse gli occhi con una faccia schifata.
“Che schifo. Sembra un San Bernardo. Non farmi pensare a quei pochi secondi di oggi”. Scosse la testa di nuovo come se avesse voluto far sparire l’immagine.
“Ma è stato così brutto?”. La fissai divertito quando appoggiò la testa sulla mia spalla.
“Brutto? È stato un incubo! Dovresti darmi un bacio per dimenticarlo!”. Sorrise alzando gli occhi per guardarmi.
“Sai, ho come l’impressione che tu esca con me solo per i baci”. La fissai fingendomi offeso e Jude si alzò a sedere di scatto.
“E non potrei pensare che tu esci con me per le mie tette?”. Mi guardò ovvia e spalancai gli occhi.
Avevo forse parlato di Sandy e Mandy a voce alta?
“Tette? Perché, hai delle tette tu?”. La fissai serio e Jude cominciò a ridacchiare.
“Cioè, vorresti dirmi che se io adesso ti mostrassi le tette tu non ne saresti minimamente scalfito? Sarebbe tutto normale?”. Mi guardò con uno sguardo di sfida e decisi di tentare.
Se mi avesse detto ‘proviamo allora’ avrei sfondato il tettuccio della macchina con il salto di gioia.
“Assolutamente non me ne potrebbe interessare di meno”. Alzai le spalle con noncuranza e Jude ridacchiò di più.
“Quindi, se io adesso ti mostro le tette posso chiederti l’alfabeto al contrario, tutte le operazioni numeriche che voglio, farti recitare Shackespeare e tu ci riusciresti?”. Stava trattenendo una risata a stento.
Avrei voluto essere pratico e dirle che se mi avesse mostrato le tette le avrei dato il codice bancomat, ma riuscii a trattenermi.
“Certo, credi che impazzisca per un paio di tette?”. Enormi, grandissime e bellissime tette.
“Che bugiardo che sei. Credi che non abbia visto che me le guardi?”. Mi fissò divertita e spalancai gli occhi per la sorpresa.
Quando mai io avevo guardato le sue tette?
“Io? Hai sicuramente sbagliato! Credo sia stato Justin”. Annuii e la feci ridere.
“Vieni qui, dammi un bacio che poi non ti vedo per una settimana”. Sorrise impossessandosi delle mie labbra per il bacio che aveva chiesto.
Era brutto dirle che siccome non l’avrei vista per una settimana si poteva anche avere qualcosa in più di un bacio?
Lasciai giocare le nostre labbra e le nostre lingue per minuti, sentivo ad ogni più piccolo movimento della mano di Jude sul mio collo, Terminator farsi più attento e sveglio; alla fine, molti, molti minuti dopo, staccai lentamente la mano dal suo viso per scendere fino al suo collo.
Jude si staccò di qualche centimetro da me interrompendo bruscamente il bacio e mi morse quasi a sangue il labbro inferiore.
“Auch! Che fai? Sei impazzita?”. Mi portai velocemente la mano sul labbro dolorante.
“Tom, andiamo. Che cosa cercava di fare la tua mano? O meglio, dove stava andando?”. Mi fissò assottigliando lo sguardo e, come se improvvisamente fossi diventato adolescente, decisi di nascondermi dietro ad una bugia.
“C’era una zanzara sulla tua spalla e volevo toglierla, che cosa credevi?”. La fissai serio e Jude cominciò a ridere talmente forte che picchiò la testa sul poggiatesta dietro di lei.
“Questa è la scusa più idiota che qualcuno abbia mai utilizzato per toccarmi le tette! Giuro che te le farei toccare come premio per l’originalità! Ci vediamo la prossima settimana Tom. Hai detto che torni sabato prossimo?”. Mi sorrise asciugandosi una lacrima e annuii.
“Ci vediamo domenica sera? Che ne dici?”. Fissai il volante serio, decisamente smontato da tutto il suo prendere in giro il mio voler salire ad una base successiva.
“Va bene”. Si avvicinò per baciarmi una guancia e istintivamente mi girai per farmi dare un bacio anche sulle labbra.
Jude sorrise posando velocemente un bacio e poi aprì la porta della macchina per sparire.
Non avevo nemmeno la forza di scendere per accompagnarla al portone dello stabile.
Anche Terminator era diventato triste!
 
Un inferno, ecco che cosa era stata quella settimana di riprese.
Era strano stare lontano da Jude senza vederla per tutti quei giorni.
Certo, ci eravamo sentiti per telefono ma non era la stessa cosa, in fin dei conti Sandy e Mandy mica avevano la voce per parlare!
Quando atterrai a Londra con l’aereo, quel sabato pomeriggio, sorrisi felice di essere finalmente a casa.
Mai come in quel momento mi sentii felice.
Meno di ventiquattro ore dopo avrei visto Jude.
Salii velocemente nel primo taxi libero e dettai l’indirizzo di casa lanciando la mia valigia di fianco a me sul sedile posteriore; quando pagai il taxista gli lasciai perfino la mancia dalla contentezza, decisamente lui ne fu felice.
Scesi facendo sbattere la valigia per terra e con un sorriso suonai il campanello ad Art.
Una, due, tre volte.
Art non rispose.
Non rispose nessuno.
“No, non può essersi dimenticato che tornavo oggi. Non può essersi dimenticato che tornavo oggi. Non ho un fratello così scemo”. Scossi la testa accendendo il telefono per chiamarlo e sbiancai leggendo il messaggio di Art.
Sono ad una festa, spero di tornare prima del tuo arrivo. Puoi sempre andare da Matilda!’. Strinsi il cellulare tra le mani per la rabbia e cercai di respirare per calmarmi.
‘Tom Sturridge indagato per omicidio colposo del fratello’ sarebbe stata una notizia bomba per i tabloid.
Matilda?
Andare da lei con quel mostriciattolo piccolo che urlava tutta la notte per non farmi dormire?
Sarei impazzito prima di mezzanotte.
Rimaneva…
No, non potevo presentarmi da Jude, fuori discussione.
Mi sedetti sopra la mia valigia cominciando a scorrere la mia rubrica per vedere a chi avrei potuto chiedere un po’ di ospitalità per una notte.
Ashley, Bobby, Claire, Daniel, Lee, Robert, Sam, Matilda, Robert.
Possibile che non ci fosse nessuno di loro a Londra senza mostri urlatori per casa?
Solo un nome aveva attirato la mia attenzione.
Quattro lettere.
Jude.
“Andiamo Tom, non penserà mica male, le spieghi la situazione, sono intelligenti!”. Alzai le spalle parlando da solo come un pazzo quando cominciai a camminare verso casa di Jude con la mia valigia.
Si, Jude avrebbe capito la situazione e mi avrebbe ospitato.
Il divano andava più che bene, non le avrei dato nemmeno un bacio se non avesse voluto (anche se ero quasi sicuro che volesse un bacio, visto il mio baciar bene).
Pochi metri prima delle piscine sentii qualcosa picchiettarmi la testa da sopra il berretto.
“No”. Chiusi gli occhi fermandomi di colpo. “No Tom, è solo una stupida impressione”. Annuii da solo continuando a rimanere fermo.
L’impressione però era sempre meno impressione e sempre più realtà.
“Cazzo”. Iniziai a correre quando la pioggia cominciò a cadere più insistentemente.
Da quando in qua a Londra pioveva in quel modo?
Sembravano le piogge del Bangladesh nel periodo dei monsoni.
Girai l’angolo del cancello dello stabile di Jude a velocità talmente elevata che la valigia urtò un pilastro di cemento e si aprì di colpo.
“Fantastico!”. Lo urlai agitando le braccia al cielo.
Qualcuno mi voleva del male lassù.
Suonai il campanello di Jude portandomi una mano sopra alla testa per cercare di ripararmi dall’acqua che sembrava scendere ininterrottamente.
Qualche minuto dopo Jude rispose al citofono.
“Si?”. Sembrava che avesse corso.
“Jude sono Tom”. Mi schiarii la voce cercando di mettere in valigia un po’ dei vestiti che erano caduti quando si era aperta.
“Tom?”. Sembrò sorridere anche se non la vedevo.
“Si, ecco…potresti aprirmi per favore? È una storia lunga”. Mi alzai appoggiandomi al muretto di cemento e mi accorsi che avevo un paio di boxer in mano; li lanciai in valigia e mi fermai per aspettare la risposta di Jude.
“Certo, ti apro subito”. Sentii lo scatto del portone e tirai un sospiro di sollievo.
“Grazie, un ultima cosa, so che sembro un idiota, ma mi si è aperta la valigia, mi daresti una mano a raccogliere le cose?”. Guardai metà valigia ancora sparsa per la strada e mi accorsi che una maglia, la mia maglia preferita, era stata portata dall’acqua un metro più in là.
“Certo, cinque minuti e scendo”. Sembrò esitare.
“No, Jude, sarebbe urgente”. Lasciai il citofono e corsi a prendere la mia maglia prima che sparisse dalla mia vista, visto che sembrava dotata di vita propria.
Corsi di nuovo verso la mia valigia, ormai bagnato e mi accorsi che Jude stava uscendo dal portone.
Le sorrisi salutandola con la mano e cominciò a ridere scuotendo la testa e cercando di ripararsi con una mano dalla pioggia quando prese in mano alcuni vestiti per lanciarli dentro alla valigia.
Molto più pratica di me, Jude non prendeva un vestito alla volta, in due mosse lanciò tutti i vestiti in valigia e la chiuse.
“Andiamo!”. Lo urlò chiamandomi con la mano e dopo aver preso la valigia la seguii.
La sentii ridere quando richiuse il portone dello stabile alle nostre spalle e sospirai tentando di scrollarmi un po’ d’acqua dai capelli.
“Meglio se prendiamo l’ascensore”. Jude lo ridacchiò sorridendomi e rimasi per qualche secondo fermo a guardarla.
Era ancora più bella con tutti i capelli bagnati e appiccicati al viso.
Era più bella di quando l’avevo lasciata una settimana prima.
Non sapevo che cosa dirle, mi sembrava tutto superficiale e inutile, tentavo di trovare una frase sensata ma non c’era nulla che passasse nel mio cervello vuoto.
L’unica cosa che continuavo a pensare era la sua bellezza.
Jude, forse in imbarazzo perché non parlavo abbassò il viso e improvvisamente si girò di lato, incrociando in un modo strano le braccia al seno.
Uscimmo dall’ascensore in silenzio, io con la valigia rotta in mano e Jude ancora con le braccia incrociate, tornò per qualche secondo normale, dandomi le spalle, quando aprì la porta di casa.
“Arrivo subito”. Si schiarì la voce andando in cucina e la seguii.
“Jude va tutto bene?”. La fissai stupito quando sussultò sentendo la mia voce e lasciò cadere qualcosa che aveva in mano.
“Si, si arrivo subito”. Annuì cercando di sorridermi e fece per allontanarsi ma riuscii a prenderle un polso e a bloccarla tra il mio corpo e la tavola.
“Jude, c’è qualche problema?”. La fissai confuso cercando di ignorare il brivido che mi aveva scosso quando il mio corpo aveva incontrato il suo.
“No, va tutto benissimo”. Incrociò le braccia di nuovo e la fissai intrappolandola di più per non farla scappare.
“E non vuoi nemmeno un bacio?”. Alzai un sopracciglio divertito e Jude sorrise quasi in imbarazzo.
“Si, dopo però, ora scusami”. Cercò di divincolarsi ancora ma mi schiacciai contro di lei ignorando Terminator che urlò chiedendo pietà.
“Insomma Jude, che succede? Sembra che non ti faccia nemmeno piacere vedermi qui”. Cercai di mantenere la calma per non urlare ma ero leggermente arrabbiato.
In fin dei conti mi aspettavo un’altra reazione.
Qualcosa di più…. di più… un bacio ad esempio.
“TOM! Non vedi come sono presa?”. Lo urlò allargando le braccia e la fissai.
Ciabatte ai piedi, pantaloni neri, canottiera bianca diventata trasparente con la pioggia.
No reggiseno.
NO REGGISENO?
Probabilmente i miei occhi raggiunsero le mie scarpe.
Cercai di staccare gli occhi da quella canottiera che lasciava solo intravedere Mandy e Sandy e di malavoglia (per quanto Jude fosse bella lo spettacolo giù lì era decisamente stupendo, visto che sembrava di assistere ad una versione più soft di Miss maglietta bagnata) e fissai Jude negli occhi (quelli sul viso).
“Quando hai suonato il campanello mi stavo facendo la doccia, mi sono vestita in fretta e ho risposto. Pensavo di riuscire a mettermi i pezzi mancanti mentre arrivavi ma mi hai chiesto di correre giù e non ho più pensato che piovesse”. Continuò a parlare a testa bassa, come se fosse stata imbarazzata. “non pensavo che diventasse trasparente con la pioggia, così quando me ne sono accorta volevo andare a cambiarmi per non darti l’impressione sbagliata”. Teneva sempre le braccia incrociate per nascondere Sandy e Mandy.
Sorrisi scuotendo la testa e Jude alzò lentamente il viso fissandomi negli occhi.
“Vieni qui piccola”. Le lasciai un bacio veloce sulla punta del naso per poi arrivare alle sue labbra.
Un mugolio di piacere uscì dalle labbra di Jude e istintivamente portai una mano alla base della sua schiena e una sulla sua nuca; quelle di Jude invece raggiunsero improvvisamente i miei capelli e, dopo aver tolto il berretto di lana, cominciarono a tirarmi le ciocche facendomi gemere.
Con la mano spinsi Jude più verso di me e la sentii sussultare quando fu completamente a contatto con il mio corpo, forse anche Terminator si era fatto sentire.
Senza nemmeno accorgermene, dopo aver preso Jude per i fianchi la feci sedere sulla tavola, Jude allargò istintivamente le gambe per permettermi di avvicinarmi di nuovo a lei per baciarla.
Sembrava non avessimo nemmeno bisogno di ossigeno, continuavamo a baciarci senza pensare minimamente di respirare.
Lentamente, molto lentamente, le mie mani cominciarono a salire lungo la schiena di Jude e arrivarono alle sue spalle, scesi sfiorandole tutto il fianco in punta di dita e la sentii tremare per il solletico.
Mi staccai leggermente dalle sue labbra per ridacchiare e mi accorsi che entrambi eravamo a corto di fiato.
“Tom…forse è meglio se…”. Prese un respiro e le scuse peggiori comparvero nella mia mente. Ero troppo su di giri per fermarmi “…vado a cambiarmi, sono tutta bagnata e…”. Le posai l’indice sulle labbra con un sorriso divertito e Jude si fermò di colpo sorpresa.
“Non farmi fare battute volgari ora piccola”. Scossi la testa e Jude rise posando la fronte sulla mia spalla.
Le sue labbra percorsero velocemente il mio collo e quando arrivarono sulle mie fu come se avesse lanciato un accendino sulla benzina.
Mi avvicinai ancora di più a lei con un ringhio e portai lentamente le mie mani sotto alla sua canottierina per alzarla mentre con le dita continuavo a farle il solletico.
Le mani di Jude corsero su tutta la mia schiena e si ancorarono al bordo della mia maglia che sollevò in meno di due secondi per togliermela.
Improvvisamente Jude aveva fretta.
Sorrisi quando cominciò a baciarmi il petto e, dopo aver socchiuso gli occhi per farmi forza, decisi che era il momento di incontrare Sandy e Mandy.
Alzai la canottierina di Jude che si lasciò spogliare cercando di riprendere fiato e rimasi per qualche secondo inebetito davanti a quello che vidi.
Tornai a baciarla lasciando correre le mie mani libere sul suo corpo.
Quando arrivai a Sandy e Mandy un gemito mio e suo si liberò nell’aria e le sue gambe si ancorarono attorno al mio bacino stringendomi a lei.
Al diavolo!
Terza e quarta base le avrei fatte nel secondo round!
Io e Terminator eravamo troppo provati per giocare.
Con una mano scesi a slacciarle i jeans e lo stesso fece lei.
Continuava a chiamarmi, come se fosse stata una cantilena, ogni più piccolo movimento che faceva era seguito dal mio nome, sempre più sussurrato e sempre più mischiato a gemiti.
I movimenti erano sempre più frenetici.
Non badai nemmeno al colore e alla forma dei suoi slip, li lanciai da qualche parte e lasciai che mi abbassasse i boxer quel tanto che bastava.
Smisi per qualche secondo di baciarla e la fissai negli occhi.
Occhi che erano diventati blu scuro.
Occhi che volevano me.
Li socchiuse annuendo leggermente e tornò a baciarmi.
Ero troppo su di giri anche per fare le cose con calma.
Ci sarebbe stato tempo per quelle.
Feci scorrere le mani lungo la sua schiena e la avvicinai a me sollevandola leggermente dal tavolo della cucina, poi, con una sola spinta entrai in lei.
“Tom”. Non riuscì a non gemere e cercai di riprendere fiato posando la fronte sulla sua spalla.
“Scusa”. La mia voce non era messa meglio della sua.
Irriconoscibile e roca.
Si alzò leggermente dal tavolo e si ancorò con le gambe attorno ai miei fianchi e con le braccia sul mio collo e si mosse leggermente.
Questo mi fece impazzire.
Cominciai a muovermi in lei, con lei, e non riuscivamo a non baciarci, a non chiamarci, mentre i gemiti e gli ansiti si facevano sempre più forti e più frequenti.
Cercai di controllarmi quando le unghie di Jude si piantarono nella mia schiena facendomi gemere; sentii Jude aggrapparsi più forte a me e assecondai il movimento del suo corpo aumentando il ritmo.
Quando Jude si aggrappò più forte a me e non riuscì a trattenere un gemito più forte degli altri misto al mio nome quasi urlato, la strinsi con tutta la forza che avevo prima di prolungare al massimo il suo piacere con altre poche spinte.
Al limite, esausto e completamente stregato da lei, la appoggiai di nuovo contro al tavolo e lasciai che il piacere invadesse anche me quando la chiamai baciandole il collo.
Posai la fronte sulla sua spalla nuda cercando di riprendere fiato e sentii Jude fare lo stesso mentre continuava ad accarezzarmi la schiena in punta di dita e mentre le sue gambe continuavano a tenermi stretto a lei.
Alzai lo sguardo per vedere Jude e mi accorsi che entrambi avevamo un sorriso enorme.
Si avvicinò per darmi un bacio e risposi al suo invito stringendola più contro di me e baciandola nel modo che più amava.
Quando si staccò dalle mie labbra per riprendere fiato le sorrisi accarezzandole una guancia rossa con l’indice.
“Lo ammetto, non sai solo baciare bene”. Annuì quasi divertita e scossi la testa ridendo.
“E questo era solo l’inizio! Non ho nemmeno dato il meglio di me piccola”. Mi avvicinai lasciandole un bacio veloce sulle labbra e cominciò a ridere prima di mordermi il labbro inferiore.
“Ehi! Non si fanno queste cose”. Scossi la testa serio e Jude cominciò a ridere di più. “Non sto scherzando! Meriti una punizione”. Annuii ancora più serio e Jude si mosse volontariamente contro di me per farmi gemere perché eravamo ancora uniti. “No, questa non è una punizione, una peggiore”. Annuii e Jude continuò a ridere incurante di quello che avrei fatto poco dopo.
Piantai le mie dita sui suoi fianchi e cominciai a farle il solletico tanto che Jude scalciò facendomi allontanare da lei.
“Tom, ti prego!”. Cercò di guadagnare un po’ di distanza da me distendendosi sul tavolo ma peggiorò la situazione perché mi spostai lungo l’altro lato e salii sopra alla tavola anche io. “Tom”. Lo urlò in preda alle risate cercando di rialzarsi e di correre via.
“Tanto non mi scappi!”. Lo urlai tentando di inseguirla prima che si chiudesse in camera.
 
 
Due mesi dopo…
 
 
“Jude? Sei pronta?”. Sbuffai spegnendo la tv e sentii Jude urlare dal bagno.
“Due minuti castagna! Arrivo subito!”. Lo ridacchiò e scossi la testa.
Possibile che dovesse chiamarmi castagna dopo tutti quei mesi?
“Piccola andiamo! È perché c’è un orario prestabilito!”. Mi alzai e la raggiunsi fuori dalla porta del bagno guardandola chiudere il mobiletto pieno di trucchi.
Si girò a guardarmi e sorrise posando velocemente le labbra sulle mie.
“Ora possiamo andare e mi dici anche dove”. Sorrise sbattendo gli occhi come se fosse stata una cerbiatta.
“Non te lo dico, questa sera è una sorpresa”. Sorrisi ridendo e la feci salire nel taxi.
“Dai Tom!”. Sporse il labbro inferiore in fuori e chiusi la porta irremovibile.
“Ok, allora andiamo al cinema”. Il sorriso si spense leggermente sulle sue labbra e fissò il suo vestito forse troppo elegante.
“E mi hai detto che era una sorpresa grande? Perché mi hai fatto vestire elegante?”. Mi fissò arrabbiata e le lasciai un bacio che la zittì per qualche minuto.
“Perché non è tutta la sorpresa, andiamo”. Sorrisi prendendola per mano e conducendola alla piccola sala che avevo affittato solo per noi due. “Madame”. Segnai una poltroncina centrale e Jude mi sorrise sedendosi.
“Che film guardiamo?”. Quando mi accomodai di fianco a lei le luci si spensero e Jude si guardò attorno stupita. “Siamo solo noi?”. Cominciò a girarsi e la attirai a me baciandola.
“Ora vedrai”. Le sorrisi accarezzandole la guancia e fissò lo schermo sorridendo.
Quando il film cominciò e Jude capì qual era iniziò a ridere piegandosi in due.
“Non ci credo! Ma non è più nei cinema da mesi”. Mi baciò le labbra non pensando minimamente di guardare il film.
“Deduco che ti interesso più di James”. Segnai lo schermo con il mento e scosse la testa.
“James Franco rimane sempre il mio sogno erotico. Mi sembra addirittura strano che non mi sia mai scappato il suo nome ora che ci penso”. Annuì rimanendo seria e cominciai a farle il solletico.
“Se è per questo nemmeno io ti ho mai chiamato Megan!”. Colpo basso.
“Megan Fox è una bambola rifatta e tatuata che fa schifo!”. Annuì arrabbiata e incrociò le braccia sotto a Sandy e Mandy.
“Beh, però ha delle belle tette”. Sorrisi pregustando già la sua reazione.
“Rifatte. E le ha anche più piccole delle mie se è per quello”. Annuì segnandosi Mandy e Sandy e mi avvicinai per baciarle le labbra.
“Mmhmm, dovrei tastare anche lei per essere sicuro”. Lasciai correre la mia mano lungo il suo braccio e arrivai a stringere un suo seno strappandole un gemito.
“Che razza di uomo sei? Seduci una donna al cinema? Lasciami guardare James!”. Fece finta di essere offesa e allontanò la mia mano fissando lo schermo.
“E quando si taglia il braccio dopo? Guardi anche lì?”. La fissai con uno sguardo di sfida sapendo che quella scena le faceva schifo.
“No, dopo mi giro”. Annuì fissandomi con un sorriso finto e cominciai a ridacchiare dopo averle baciato una guancia.
Guardammo il film con Jude che commentava i vari tratti di James, le sue perfette sopracciglia, i suoi perfetti occhi marroni, i suoi perfetti polpacci.
La sua perfetta mano.
“Ha finito?”. Continuò a stringere la mia camicia tenendo una mano davanti agli occhi per non vedere la scena.
Continuai ad accarezzarle la spalla nuda involontariamente e le baciai la fronte.
“Ancora qualche secondo…”. Vidi il braccio rompersi e strinsi la sua spalla. “…ora puoi guardare”. Jude sospirò di sollievo e tornò a guardare lo schermo.
Quando il film finì Jude si girò verso di me con un sorriso e cominciò a baciarmi.
“Grazie, è stato gentile da parte tua sopportare il tuo rivale”. Mi morse leggermente il labbro inferiore e annuii.
“Diciamo che era un regalo anticipato per natale, visto che non ti piacciono le feste”. Sorrisi aiutandola ad indossare il cappotto e si girò sorpresa.
“E tu come lo sai che non mi piacciono le feste? È stata Peach?”. Uscimmo fuori dal cinema e cominciammo a camminare verso casa sua.
“Assolutamente no. Sei stata tu a dire la verità”. Annuii ricordandomi del disastroso appuntamento a quattro mesi prima, dove Jude, allegra per le tequila, mi aveva svelato piccoli segreti.
“Io? E quando l’avrei detto?”. Aggrottò le sopracciglia confusa, cercando di ricordare quando poteva averlo detto.
“Ti dice nulla tequila, appuntamento a quattro?”. Sorrisi stringendole un fianco.
“Ma ero ubriaca!”. Mi fissò triste. “Non vale nulla di tutto quello che ho detto!”. Scosse la testa e alzai le sopracciglia fermandomi di colpo in mezzo alla strada.
“Sei sicura? Perché mi avevi parlato di un paio cose che fino ad ora ho sempre tenuto segrete”. Mi avvicinai lasciandole un veloce bacio sulle labbra e Jude si irrigidì.
“Di che cosa ti avevo parlato?”. Posò la mano sul mio petto allontanandomi da lei di qualche centimetro.
“Beh, una era una certa fantasia che ti piacerebbe soddisfare lì dentro”. Segnai la piscina davanti a noi e Jude spalancò gli occhi arrossendo. “E l’altra era un certo road trip…”. Glielo sussurrai mordicchiandole il lobo e la mano di Jude strinse spasmodicamente la mia camicia.
“Giochi sporco, castagna”. La sua voce risultò leggermente più roca del solito.
“Cioè vorresti dirmi che se noi adesso entrassimo in piscina, ci facessimo un bagno in vasca e poi andassimo nelle docce, potremmo lavarci tranquillamente come facciamo a casa uno alla volta?”. La provocai salendo la pedana della piscina e Jude si avvicinò lentamente.
“Ma le docce qui sono più grandi, logico che puoi anche farla nella doccia di fianco a me”. Rimase seria cercando di trovare una soluzione.
“Bene, allora proviamo, le chiavi ce le hai, il tesserino anche”. Alzai le spalle segnando la porta della piscina e Jude scosse la testa.
“Non sono mai entrata di notte”. Sembrò spaventata.
“Uuuh! Jude McAdams ha paura”. La canzonai alzando le mani.
“Non ho paura!”. Cercò le chiavi in borsa e aprì la porta. “Visto?”. Mi fissò con aria di sfida e, sapendo che era l’unica leva che avevo, decisi di sfidarla di nuovo.
“Certo, per aprirla anche io non ho paura, ma sei così coraggiosa da entrare in vasca con me?”. Glielo sussurrai aprendo la porta ed entrando e sentii Jude dietro di me richiudere la porta.
“Tom! Aspetta!”. Corse verso di me sbuffando e timbrò il cartellino.
 
“Ancora non capisco come mi hai convinto a farlo”. Si tolse il vestito rimanendo con un completino intimo che mi rubò tutta la saliva dalla gola.
“Sei tu che non hai il coraggio di lanciarti in acqua”. Mi lanciai in piscina schizzandola e la sentii urlare.
“Preparati perché ora ti affogo”. Cominciò a ridere e si lanciò in acqua raggiungendomi prima di cominciare a schiacciarmi giù.
“Ah si? E credi che io non mi ribelli?”. Cominciai a farle il solletico e a morderle il collo facendola urlare e ridere.
“Aspetta, devo riprendere fiato”. Cercò di fermarmi aggrappandosi al trampolino e la abbracciai da dietro baciandole la spalla. “Aaah!”. Lo urlò quando le morsi la schiena e cominciai a ridacchiare.
“C’è qualcuno?”. Ci bloccammo entrambi sentendo una voce.
“Chi è?”. Lo chiesi sottovoce a Jude appiattendomi contro il bordo della vasca.
Lei poteva anche rimanere lì, ma io non avevo il permesso.
“Sono armato, sono grande e grosso”. La voce parlò ancora e la riconoscemmo entrambi.
Justin.
“Per quanto riesci a trattenere il fiato?”. Jude parlò sottovoce e velocemente.
“Non lo so, due minuti forse”. Alzai le spalle togliendomi i capelli dalla faccia.
“Devi rimanere sotto acqua fino a quando lo mando via, se ti manca l’aria mi tocchi tre volte il polpaccio”. Mi fissò muovendosi leggermente.
“Mi nascondo sotto alle tue tette! Non mi vede!”. Le sorrisi prendendo fiato e scesi sott’acqua prima che il pugno di Jude raggiungesse la mia testa per la stupidata che avevo detto.
“Justin?”. Sentii la voce di Jude chiamarlo e abbracciai la sua pancia appoggiando la guancia sul suo stomaco. “Justin sono Jude”. Chiusi gli occhi tentando di non muovermi.
“Jude? Che ci fai qui?”. La voce sembrò avvicinarsi improvvisamente.
“NO! Ti prego, sono solo in slip e non mi sembra il caso”. Ridacchiai del metodo idiota di Jude per tenere lontano Justin.
Se avesse detto così a me mi sarei lanciato in acqua subito.
“Potrei farti compagnia”. Sbuffai sentendo la proposta di Justin e alcune bolle scapparono dalle mie labbra e fecero ridacchiare Jude.
“Justin non sono interessata, davvero. Se tu ora te ne vai io vado a farmi una doccia e poi chiudo”. Cominciavo a sentire la mancanza di aria.
“Potremmo farla assieme bellezza”. Strinsi il sedere di Jude facendola urlare per farle capire che avevo bisogno d’aria.
Polpacci, sedere, era la stessa cosa.
“Justin, ti ho atterrato quattro volte, ti consiglio di andartene”. La mia piccola, sapeva difendersi da sola.
I polmoni cominciavano a farmi male così lasciai un morso sulla pancia a Jude che urlò.
“Che succede bellezza?”. La voce di Justin si fece ancora più vicina.
“No, un crampo niente di che. Se te ne vai esco e mi stiro la gamba”. Cominciavo seriamente a non avere più aria.
“Certo, a domani allora”. Sembrò sconfitto anche dalla distorsione dovuta all’acqua.
“Ciao”. Jude salutò e mi prese per un braccio per tirarmi su.
Quando tornai a respirare feci tre respiri profondi e mi appoggiai con le mani al bordo.
“Ti avevo detto toccami il polpaccio non mordimi la pancia”. Mi tirò uno schiaffo sulla spalla e mi girai con un sorriso.
“Bene, ora che anche mister muscolo idraulico gel se ne è andato… io direi…”. Mi avvicinai lentamente a Jude e feci scorrere la mia mano fino al suo sedere. “…che potremmo anche soddisfare…”. Lasciai un bacio sul suo collo scendendo lentamente. “…la fantasia erotica…”. Baciai la sua spalla prendendo tra i denti la spallina doppia del reggiseno. “…di qualcuno”. Tornai a baciare le labbra di Jude e la sentii mugugnare qualcosa prima di passare le mani tra i miei capelli.
“D’accordo”. Lo soffiò sulle mie labbra e sorrisi vincitore.
 
 
 
 
 
 
È un capitolo infinito, lo so!
Però è l’ultimo visto che lunedì c’è l’epilogo e avevo tante cose da dire! :)
Prima di tutto, i salti temporali, dal capitolo scorso a questo è passato quasi un mese, Tom parte per una settimana e quando torna lui e Jude riescono a fare home running! :P
Poi dall’home running alla seconda parte, come c’è scritto, passano due mesi.
Allora, notizia: io avevo preventivato una OS rossa di questo momento (quella delle docce della piscina) già da tempo.
Ora, se voi volete io la faccio e la pubblico, altrimenti no.
Però vorrei che ci fosse un numero decente di persone che mi dice di si e che poi la legge, perché se è per due persone io faccio anche a meno di farla (o la faccio e la invio a loro e basta).
Quindi, se volete questa os, basta che me lo diciate e la pubblico, ok?
Nel prossimo capitolo ci sarà un ulteriore salto temporale di qualche mese e non si parlerà più di questa cosa delle docce, in ogni caso.
Il film che guardano Jude e Tom esiste davvero, non metto il titolo perché ho spoilerato alla grande, ma se vi interessa ve lo dico come risposta alla recensione.
Ah si, la storia delle basi, in verità le basi sono solo tre secondo alcuni film, più volte però ho sentito in telefilm dire che le basi sono quattro.
Per come le ho intese io le basi sono 5 (ne ho aggiunta una), e credo che insomma non ci sia molto di difficile da capire quali sono… :)
Poi poi poi, credo sia finito quello che ho da dire!
Qui c’è Jude quando Tom torna a Londra
 
E qui il completino di Jude durante l’ultima parte


   
 
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