Salve
care lettrici!
Non
sappiamo nemmeno da dove iniziare …
Scusateci
immensamente per non aver più pubblicato e per non aver
mandato
nessun avviso.
Non
abbiamo intenzione di lasciare questa storia in sospeso, è
nostra
abitudine finire tutto ciò che iniziamo e logicamente
porteremo a
termine anche questa missione! :)
Abbiamo
avuto un periodo affollato di impegni e la mancanza di ispirazione ha
contribuito a rallentarci moltissimo.
Oltre
che ad essere delle '' scrittrici' '' amiamo anche leggere le
numerose fanfiction di questo sito e da lettrici possiamo assicurarvi
che anche noi detestiamo i ritardi ma ora più che mai
abbiamo capito
che se mancano le idee è inutile scrivere.
Quando
abbiamo iniziato questa storia ci eravamo ripromesse di impegnarci
per creare qualcosa di creativo, piacevole da leggere e non ci
sembrava giusto per voi e per noi mettere su carta qualcosa che non
riusciva proprio a soddisfarci.
Quindi
chiediamo ancora scusa!
Non
possiamo promettermi una pubblicazione regolarissima perché
ci sono
ancora dei problemi ma possiamo assicurarci che ce la metteremo
tutta!
Detto
questo, buona lettura!
Pov Alice
Pov Alice
Il
nodo
Quando
si soffre arriva un momento ben preciso, non importa quanto tempo ci
si impieghi, in cui trovi inevitabilmente la forza di reagire.
Mentre
ero in piedi di fronte alla finestra, tenendo con una mano il
lenzuolo intorno al mio corpo, realizzai di aver rimandato quel
momento di svolta, di lucidità da sempre.
Avevo
accettato il lavoro al DSD non per spirito altruista, ma per semplice
sete di vendetta contro quelli che avevano distrutto la mia vita.
Avevo evitato di instaurare relazioni serie e durature con le altre
persone, perché talmente presuntuosa da pensare che nessuno
avrebbe
potuto comprendermi.
Mi
ero così illusa di aver superato la morte della mia famiglia
riuscendo ad essere più forte, più coraggiosa, ma
la verità che mi
apparve lampante davanti agli occhi in quel momento, era ben diversa.
La verità era che invece di andare avanti ero rimasta
bloccata in
una specie di limbo emotivo, continuando a nuotare ogni giorno in
quel mare di dolore che credevo di aver superato.
Il
lavoro, la mia vita personale, erano solo un modo che il mio
inconscio aveva scelto per ricordarmi di dover
soffrire.
Chi
soffre vorrebbe solo essere felice. Ma la verità
è che la prima ad
impedire che ciò potesse accadere a me stessa, ero proprio
io.
Ora
era arrivato il momento.
Il
momento giusto per lasciarli andare…per lasciare andare la
mia
famiglia.
'' Tutto
bene piccola?''
Jasper
mi avvolse da dietro, cogliendomi come al solito di sorpresa e
circondandomi la vita con le braccia. Dal freddo che invase
totalmente il mio corpo, intuii che fosse nudo…come lo avevo
lasciato qualche minuto fa sul letto. Anche io lo ero, se non fosse
stato per il lenzuolo in cui mi ero avvolta.
Mi
fu impossibile trattenere un sorrisetto, e lui sembrò
pensare alla
stessa cosa.
'' A cosa
serve questo inutile pezzo di stoffa?'' mi sussurrò
nell’orecchio, sfilandomelo dolcemente con una mano, fino a
farlo
cadere sul pavimento.
Rabbrividii
sorridendo, mentre lui mi sfiorò lentamente il braccio,
lasciando un
bacio leggero sulla spalla.
Finita
la cena di Natale, mi aveva chiesto di restare con lui quella notte,
mentre tutti gli altri erano impegnati a salutare nonna Swan. Non mi
occorse molto tempo per rispondergli, né per sgattaiolare
nella sua
stanza.
Sentire
di nuovo le sue mani fredde sulla mia pelle esplorare il mio corpo
furono un ulteriore conferma per la mia mente bacata che continuava
a credere che fosse tutto un sogno. Il suo tocco diventava sempre
più
sicuro, deciso, trovando i pulsanti giusti per farmi cedere
completamente. Era incredibile come un ragazzo all’apparenza
così
freddo e distaccati diventasse un’altra persona con me, sotto
le
coperte. Mi piaceva pensare di essere l’unica a riuscire a
scatenare queste sue reazioni. Così come lui riusciva a
frenare le
mie inibizioni, nonostante fossi consapevole di trovarmi in casa con
la sua famiglia al piano di sotto…una famiglia con il super
udito.
Un
altro brivido attraversò la mia schiena, quando lui si
avvicinò a
me facendo aderire i nostri corpi. La sua bocca continuava il
percorso lungo il mio collo, mentre le mani erano impegnate ad
accarezzare il mio addome, ad avvolgere il mio seno.
Neanche
la finestra spalancata sul paesaggio buio di fronte a noi
riuscì a
distrarlo.
Lasciai
cadere la testa all’indietro sul suo petto, chiudendo gli
occhi e
gemendo silenziosamente. Una mano lasciò il mio seno per
spostarmi i
capelli di lato, in modo che la sua lingua potesse arrivare al mio
orecchio.
'' Sei
così calda…''
'' Mmm…sembra
la frase adatta per un film porno'' ridacchiai
ascoltando il suono basso della sua risata.
'' Si…sono
decisamente un poco di buono…'' continuò con il
suo tono malizioso.
Mi
fece voltare verso di lui e, mentre il suo sguardo famelico era
occupato a osservare il mio corpo, ed un sorrisetto soddisfatto gli
comparve sul volto, presi lo slancio per baciarlo.
Lasciai
libera la mia lingua di intrecciarsi alla sua, fremendo ogni volta
che le sue labbra si avvolgevano ancor più profondamente
alle mie.
Mi allontanai controvoglia per riprendere fiato, dopo aver succhiato
il suo labbro inferiore.
'' Sai i
dottori hanno detto che non dovresti stare tanto tempo in
piedi'' sussurrò lascivo spostandomi una ciocca di capelli
dal
viso.
'' Hanno
anche detto di evitare l’esercizio fisico se è per
questo…''
ribattei con un sorriso, calcando con la voce le ultime parole.
Lui
abbassò lo sguardo sospirando.
'' Hai
ragione…non avrei dovuto…non avremmo
dovuto…''
'' Hey
Jazz, stavo scherzando'' gli presi il viso tra le mani per
fargli alzare gli occhi, sorridendo alla sua parte protettiva che
spesso con me prendeva il sopravvento.
'' No,
hanno ragione'' si riprese baciandomi la fronte. Mi sollevò
prendendomi in braccio e mi portò sul letto facendomi
sdraiare.
'' Dobbiamo
andarci piano…mi prenderò io cura di te''
Si
allungò affianco a me, tenendosi la testa con un braccio
mentre con
l’altro mi accarezzava il viso.
'' Forse
è meglio coprirti''
'' Ti
ricordo che sei stato tu a spogliarmi poco fa''
'' Appunto…''
Guardai
i suoi occhi neri posarsi nuovamente sul mio corpo. Sembrò
faticare
parecchio per riportare lo sguardo sul mio.
Colsi
l’occasione per provocarlo un po’, mi era servito
solo uno
sguardo per riaccendere il desiderio.
Mi
avvicinai ancora di più a lui, schiacciando interamente il
mio corpo
sul suo, senza mai scostare i miei occhi dai suoi. Sentivo il mio
petto alzarsi ritmicamente secondo il mio respiro, il battito del mio
cuore faceva sussultare entrambi.
'' Vedi…''
parlò a fatica cercando di trattenere un fremito
quando iniziai a graffiargli leggermente la schiena ''prima di
essere un vampiro sono un maschio…''
'' Uhm''
'' …e
i maschi, come i vampiri, fanno fatica a soffocare certi
istinti…''
Sfiorai
le sue labbra per qualche secondo, costringendole ad aprirsi e
stuzzicandole con la mia bocca. Respirai il suo profumo fino infondo
ai miei polmoni.
Portando
una mano sui miei capelli non resistette fino alla fine, e le sue
labbra avvolsero le mie in un bacio tutt’altro che delicato
ma
estremamente dolce.
'' Sei
terribile'' biascicò poco dopo scostandosi da me per
guardarmi negli occhi.
Mi
appoggiai a lui continuando ad accarezzargli la schiena.
'' A cosa
stavi pensando prima, davanti alla finestra?'' mi chiese
tornando serio.
Ingoiai
il vuoto presa alla sprovvista. Era impossibile far cadere un
discorso con Jasper, così attento a scandagliare ogni mia
emozione.
Tentai lo stesso.
'' Niente
in particolare''
Balle.
'' Balle''
rispose precedendo il mio stesso pensiero.
'' Diciamo
che il Natale tende a far riaffiorare certi ricordi…''
rimasi sul vago.
'' Belli o
brutti?''
Riflettei
un attimo cercando di pensare alla risposta.
'' Non lo
so''
'' Pensavo,
sai, che tu sai di me tutto, anche quello che avrei
preferito non sapessi, mentre io di te so davvero poco''
Alzai
un sopracciglio alquanto scettica.
'' Hai
davvero intenzione di giocare la carta della condivisione?!''
Sorrise
sollevandosi per appoggiare il busto allo schienale del letto.
'' Mi
piacerebbe darti una mano a conservare certi ricordi…tutto
qui''
Calò
il silenzio per qualche istante nella stanza. Non sapevo da dove
cominciare. Non ero sicura che parlare della mia famiglia mi avrebbe
fatto sentire meglio. Avevo sempre creduto che parlandone con
qualcuno sarebbe stato come “svenderli”…
accettare.
Ero
una sciocca. Me ne accorsi solo ora.
'' Penso
che parlarne a un vampiro come me sia assurdo. Terribile. Lo
so, capisco e credimi non vorrei mai…''
'' Avevo
sempre desiderato avere una sorella'' lo interruppi senza
neanche pensarci '' E quando nacque Cynthia mi sembrò che i
miei genitori mi avessero fatto un regalo. Solo per me''
sorrisi ripensandoci, mentre guardavo un punto indistinto sopra il
comodino.
'' Era
bellissima, molto diversa da me. Assomigliava alla mamma, mentre
io ho ripreso tutto da mio padre''
Lui
mi ascoltava attento, senza provare a dire niente. Mi sorrideva e
basta.
'' Le cose
erano ancora tranquille a quei tempi, ma strani omicidi,
sparizioni inspiegabili anticiparono quello che poi sarebbe
avvenuto.''
Ora
arrivava la parte difficile. Feci un profondo respiro e mi concentrai
per evitare che l’inflessione della mia voce tradisse tutta
la
tristezza che mi portavo dietro, come uno zaino troppo pesante.
''Avevo
nove anni quando mia madre e mia sorella furono ritrovate morte
all’uscita di un parco giochi. '' sputai fuori in maniera
meccanica, con voce piatta.
Ma
non riuscii a reggere il suo sguardo, per cui abbassai gli occhi
torturandomi le dita.
'' Ali,
tranquilla. Quando vuoi fermarti io…''
'' No, no.
Voglio continuare''
Annuii
prendendomi una mano e stringendola forte.
'' Mio
padre non si dava pace, era distrutto, non riusciva a credere che
la polizia lo avesse archiviato come l’attacco di un animale.
Così
iniziò a fare delle ricerche, raccogliendo indizi e altre
testimonianze. Credevo che fosse un modo per non arrendersi a quello
che era successo, che fosse inutile, ma non dissi niente.''
'' Eri
solo una bambina Alice…''
'' Già…dopo
qualche anno iniziò a insegnarmi delle
cose…diceva che
erano solo dei giochi, delle favole. Così imparai a non dare
a
nessuno il permesso di entrare in casa, ad avere sempre con me un
oggetto di legno nello zaino della scuola, e non avevo mai il
permesso di uscire dopo il tramonto. Mi arrabbiavo così
tanto con
lui''
La
stessa rabbia che avevo provato per anni, da quando mi aveva
lasciato.
Le
vittime normalmente si infuriano contro chi ha perpetuato il crimine,
contro la giustizia lenta a procedere. Mentre io ero arrabbiata con
mio padre.
Mi
resi conto che la rabbia verso di lui era solo un altro modo per non
accettare quello che mi era successo. Mi aveva abbandonata anche lui.
E più mi arrabbiavo più mi sentivo in colpa,
più non riuscivo ad
andare avanti.
Sentivo
che gli occhi iniziavano a velarsi di lacrime, e come sempre cercai
di trattenerle dentro il più possibile. Avevo promesso a mio
padre
che non sarei mai stata triste da piccola.
Ma
nonostante lo sforzò iniziarono lo stesso a rigarmi il viso.
Le
lacrime per mio padre non sono lacrime sprecate,
mi dissi.
Feci
un profondo respiro e continuai esitante, evitando di guardare Jasper
negli occhi.
''Non
appena divenni più grande mi insegnò a usare la
balestra…e capii
il perché non fossi mai stata una bambina normale''
'' Tuo
padre doveva essere una bella persona'' sentii la sua voce
limpida e sincera colpirmi direttamente il cuore.
'' Si…lo
era. Io e lui eravamo sempre stati legati, mi è sempre stato
vicino. Si prese cura di me come nessuno sarebbe stato in grado di
fare dopo quello che era successo…''
'' Ti
hanno…portato via anche lui'' mi chiese incerto dopo
qualche minuto di silenzio.
'' I
vampiri si stavano facendo conoscere ormai e mio padre era sempre a
caccia di notte. Avevo sedici anni e mi sentivo abbastanza grande da
poter andare con lui…ma non ha mai voluto. E una
sera…non…ritornò
da me. Lo ritrovarono a qualche isolato da casa''
'' Ali…''
'' N-non
fa niente, non devi dire niente. E’ successo e…''
un
altro profondo respiro mentre anche la mia voce mi aveva abbandonato.
Jasper
mi abbracciò delicatamente, stringendomi a lui.
L’unica cosa che
davvero mi serviva in quel momento, e per questo lo apprezzai molto
di più di qualsiasi parola di conforto che avrebbe potuto
regalarmi.
'' E’
giusto che io ne parli…è giusto che ricordi lui''
sussurrai appoggiandomi alla sua spalla.
'' E’
anche giusto che tu pianga Alice…''
Jasper
era a disagio, potevo sentirlo. Non perché mi ero aperta con
lui,
nemmeno per le mie lacrime. Sapevo che si sentiva indegno di
ascoltare la mia storia.
Lui
era un vampiro, e dei vampiri avevano distrutto la mia vita.
Mi
fu inevitabile pensare alle persone a cui lui stesso aveva portato
via un padre, una madre, una sorella.
Ma
non sciolsi quell’abbraccio. Anzi, mi strinsi ancora di
più tra le
sue braccia.
Era
stato così semplice aprirmi con lui, piangere di fronte a
lui.
Non
avrei mai pensato che potesse accadere.
Ma
le cose cambiano,
pensai. Io e Jasper ne eravamo prova vivente.
Era
un vampiro e lo sapevo.
Il
fatto è che non c’era bisogno di fare finta che
non lo fosse, non
rinnegavo nemmeno quella sua natura. Io lo amavo, e amavo tutto
di lui.
Sorrisi
spostando il viso per rincontrare i suoi occhi ambrati. Sorrisi
perché per la prima volta in vita mia non mi sentii in colpa.
'' Signorina
Brandon che piacere averla di nuovo qui con noi!''
Non
appena rientrai in ufficio, terminata la lunga convalescenza venni
accolta dalla mia segretaria con in mano un’enorme scatola di
cioccolatini alla menta.
'' Grazie
Nancy'' l’abbracciai serena mentre con una mano cercai
di rubarne uno dalla scatola.
'' Allora,
preferisce ricominciare gradualmente o buttarsi di peso nella
marea di lavoro arretrato?''
Osservai
per un attimo tutte le pile di scartoffie sulla scrivania e gli
scatoloni di macchine imballate nel laboratorio.
'' Se mi
lasci il cioccolato penso di potercela fare'' sorrisi.
Una
volta sola mi accasciai sulla sedia della scrivania e sbuffai facendo
alzare un ciuffo di capelli dalla fronte.
'' Coraggio…''
esclamai tra me e me prendendo in mano la prima
cartella.
Dopo
un paio d’ore, più di un paio di caffè
e la scatola di
cioccolatini intera, venni interrotta dallo squillo del telefono.
'' Brandon''
'' Signorina
sono Gianna dell’ufficio del signor Menners, volevo
avvisarla che è prevista una riunione straordinaria alle due
''
'' Che
gioia…'' borbottai.
'' Come
dice?''
'' C-ci
sarò, si si ci sarò''
'' Bene,
in sala conferenze 3 alle due''
'' Perfetto''
Riattaccai
alquanto scocciata al pensiero che avrei dovuto disdire la
prenotazione per pranzo al ristorante italiano infondo alla strada.
Odiavo
le riunioni. Passavamo ore a elencare i progressi del laboratorio ad
un gruppo di altezzosi e presuntuosi dirigenti baffuti. Chiacchiere e
chiacchiere inutili su come procedere, numerose strette di mano e
sorrisi tirati.
Afferrai
il cellulare per mandare un messaggio a Bella, sicura che avessero
chiamato anche lei, sperando di poter almeno sparlare un po’
per
consolarmi.
Ma
non feci in tempo perché la mia amica irritata e arrossata
in viso,
fece un’entrata degna di un cowboy in un saloon, spalancando
la
porta del mio ufficio.
'' Riunione delle
due'' affermai sorridendo, facendole segno di
sedersi.
La
sentii mugugnare qualche parolaccia sottovoce.
'' Pensavo
che oggi riuscissimo ad uscire prima ma…''
''…le
riunioni straordinarie durano molto tempo'' continuai da sola
la sua frase.
'' Considerata
poi la presenza di Alec e Jane, quei due rompico…''
'' Alec e
Jane? A-alec e…e Jane?'' la interruppi con il mio
balbettio alzando il tono di voce, sconvolta.
Era
come se un campanello avesse iniziato a suonare nella mia testa,
mentre le immagini dei momenti passati nella cella di James
riaffioravano dal cassetto nascosto in cui li avevo accuratamente
seppelliti.
Rividi
chiaramente i due gemelli parlare con James, girare le spalle alla
stanza in cui mi aveva rinchiuso.
Jane
e Alec, i giovani investitori del Dipartimento, che avevano fatto
visita a James, il capo del clan più pericoloso. Non di
certo una
visita di cortesia. Non per liberarmi.
Mi
sentii una stupida come mai in vita mia per non averne parlato prima.
Avevo avuto tutto quel tempo libero a casa senza lavoro eppure solo
ora mi era venuto in mente.
Poi
mi ricordai le parole dello psicologo del DSD, con cui avevo avuto
dei colloqui, per così dire forzati, durante la
convalescenza. Il
trauma del rapimento era stato incisivo per la mia mente, per cui era
probabile che dimenticassi alcuni particolari di quei giorni
terribili.
Strizzai
gli occhi pensando che avrei avuto tempo per maledire il mio senso di
autoconservazione più tardi.
'' Alice…cosa
c’è?'' Bella mi guardava preoccupata, si
appoggiò sulla scrivania per stringermi delicatamente il
braccio.
Mi
alzai di scatto e prima di parlarne con Bella controllai che fossimo
veramente sole. Abbassai le veneziane delle porte a vetro che
circondavano il mio ufficio dopo aver chiuso a chiave la porta e aver
staccato il telefono.
'' Alice
così sei inquietante, mi vuoi spiegare che succede?''
Le
feci segno di abbassare la voce e posizionai la mia sedia affianco
alla sua.
'' Bella
non c’è tempo, per cui andrò dritta al
sodo''
affermai decisa e lei annuì seria.
'' Quando
ero nella cella di James, ho visto Alec e Jane parlare con
lui''
Mi
fermai per osservare la sua espressione sorpresa, scioccata, mentre
aspettavo che mi bombardasse di domande.
'' Alice…ma
sei sicura? Cioè questo
è-è…''
'' E’
incredibile, lo so. Ma sono sicura di quello che ho visto. Erano
coperti da dei mantelli ma ho riconosciuto il viso di Jane prima che
se ne andasse.''
Bella
si alzò in piedi portandosi una mano sulla fronte, iniziando
a
girovagare per la stanza. Poi si voltò verso di me.
'' Raccontami
tutto''
Restammo
chiuse lì fino all’ora di pranzo, cercando di
riflettere su cosa
tutto quello potesse significare. Probabilmente lo sapevamo
già
entrambe, ma evitammo inizialmente di dirlo ad alta voce
l’una
all’altra, dato che altrimenti avremmo ammesso quanto grave
fosse
la situazione.
'' Se due
investitori qualunque facessero visita ad un vampiro, cosa
penseresti?''
'' Ali ti
ricordo che anche noi parliamo con dei vampiri in segreto…''
'' Non
è lo stesso lo sai. Noi non abbiamo avuto altra scelta
dall’inizio…è diverso. E non credo che
James vada a letto con
Jane o…Alec…''
Ci
scappò una risata, piuttosto isterica dato che avevamo i
nervi a
fior di pelle.
'' Sapevano
che ero lì, Holland gli avrà di sicuro avvisati.
Ma non
sono venuti per quello, altrimenti le cose sarebbero andate
diversamente.'' affermai, mentre cercavo di ricordare più
particolari possibili di quegli istanti.
'' Allora
direi che avevano degli affari da discutere''
'' Infondo
non sappiamo nulla di loro, se non quello che Holland stesso
ci ha detto''
'' Se
stanno dalla parte di James siamo nei guai fino al collo…noi
e
tutto il DSD…e tutta la città''
terminò Bella accasciandosi
sulla sedia.
'' Cosa
dobbiamo fare? Avvisare Holland?''
'' No, è troppo rischioso. Se ci sbagliamo rischiamo grosso''
'' No, è troppo rischioso. Se ci sbagliamo rischiamo grosso''
'' E se
invece avessimo ragione?''
'' Allora
dobbiamo indagare per conto nostro. Dobbiamo scoprire tutto
ciò che possiamo su di loro'' affermò decisa
piegandosi sulle
ginocchia.
'' Bella
ti rendi conto che se sono dalla parte di James vuol dire che
sono…''
'' Vampiri?
Si.''
'' Due
vampiri che girano indisturbati tra le mura dell’unico
edificio
sicuro di tutto lo stato…''
Mancava
ancora un po’ di tempo prima dell’incontro con i
dirigenti.
Uscimmo rapidamente dal mio ufficio, pronte per metterci subito
all’opera. Dovevamo scoprire più informazioni
possibili.
'' L’unico
posto in cui li abbiamo sempre visti è lo studio di
Holland'' sussurrò Bella, mentre imboccavamo le scale
secondarie dirette al decimo piano.
'' Continuo
a pensare che dovremmo avvisarlo''
'' Ali te
l’ho già detto rischieremo di mandare
all’aria tutto. Una
notizia del genere lo farà collassare, attiveranno allarmi e
squadre
speciali per prenderli, e sai quanto sono lente e inutili le reazioni
qui…''
'' Hai
ragione'' approvai, ripensando all’imbarazzante missione
per il mio salvataggio.
'' Siamo
sole da un po’ ormai.''
Decidemmo
di dover entrare nell’ufficio di Holland, senza essere viste.
Io
lo avrei distratto invitandolo ad un pranzo veloce prima della
riunione, così da lasciare spazio a Bella per entrare e dare
una
occhiata alle carte sui fondi del Dipartimento che erano conservati
nella sua scrivania. Era l’unico posto in cui avremmo potuto
trovare qualche indizio scritto sulla vera esistenza dei due gemelli.
Magari un indirizzo, un fax, un biglietto con su scritto “siamo
cattivi e vi faremo fuori tutti”,
qualsiasi stramaledetta indicazione.
Mi
posizionai vicino alla postazione della segretaria, che era andata in
pausa poco prima, nel grande foyer che introduceva all’
ufficio del
nostro capo.
Bella
si era invece appostata dietro il muro all’angolo della
tromba
delle scale, pronta a scattare dentro una volta rimasta sola.
Controllai
un ultima volta l’orologio. Erano le dodici e un quarto e
avrei
dovuto lasciare via libera alla mia amica per almeno un’ora.
Mi
sistemai i capelli velocemente, preparai il mio sorriso brevettato,
pronta a scatenare la parlantina che avrebbe evitato a chiunque di
rifiutare un invito.
''Holland!''
esclamai sorridente quando lo vidi sbucare dalla porta
dell’ufficio.
'' Alice
cara, che piacevole sorpresa!'' si dilungò in
complimenti e abbracci calorosi venendomi incontro, contento di
vedermi di nuovo a lavoro.
Sia
a me che a Bella dispiacque non potergli riferire la nostra scoperta
e soprattutto dovere agire dietro le sue spalle, ma c’era in
ballo
la sicurezza della città e l’integrità
dell’intero
Dipartimento. Per cui mi limitai ad abbracciarlo di rimando, pensando
che per lo meno c’era ancora qualcuno di speciale in
quell’edificio.
'' Stavo
uscendo per prendermi un caffè al bar del piano, sai ad una
certa età bisogna sgranchirsi spesso le ossa!''
'' Perfetto,
allora colgo l’occasione per invitarti a pranzo!''
esordii senza perdere altro tempo.
''Oh
mi piacerebbe molto cara, ma vedi la riunione…Gianna te
l’ha
comunicato vero?'' rispose con tono dispiaciuto portando una
mano tra i capelli bianchi.
'' Si, si
certo! Ma pensavo di fare un salto da Carlo’s per riempire
un po’ lo stomaco…''
'' Ovviamente,
dopo quel tragico, tragico incidente devi pensare prima
di tutto alla tua salute'' si fece apprensivo come al solito
riservandomi un sorriso paterno.
Sorrisi
di rimando, notando con la coda dell’occhio Bella che
sbuffava
dietro l’angolo, facendo segno di insistere.
'' Appunto…io
mi chiedevo se ti andrebbe di farmi compagnia…''
scagliai lo sguardo stile Bambi, più smielato e
compassionevole che
potessi.
'' Beh
io…''
Bella
continuava a gesticolare come una pazza rischiando di farsi scorgere,
cosi infilai il mio braccio sotto a quello di Holland e lo girai
verso gli ascensori.
'' Così
coglierei l’occasione per parlarti delle mie nuove idee sul
galà di beneficienza del mese prossimo!'' sputai una scusa
assurda inventata sul momento.
'' E’
in programma un galà il prossimo mese?''
Stupida,
stupida me e le mie assurde idee.
'' Oh ma
si…Oh certo! Non mi dire che Mark delle relazioni pubbliche
non te l’ha comunicato?'' mi finsi scandalizzata sbarrando
gli occhi.
'' In
effetti no…ma è proprio il caso che me ne parli
allora!''
Sorrisi
finalmente contenta di averlo convinto a spostarsi dal quel diavolo
di piano.
'' Ah,
questi nuovi acquisti fanno più danni di quelli che
aggiustano!'' conclusi trascinandolo dentro l’ascensore.
Merda
ora mi tocca anche organizzare un nuovo galà!
Pensai scoraggiata, consolandomi però con il fatto che avrei
fatto
shopping sfrenato fino al prossimo mese.
Tra
una chiacchiera e l’altra arrivammo al ristorante in fondo
alla
strada, pronti ad essere accolti dal metre, e dopo un’oretta
scarsa
di delizioso cibo italiano, non riuscendo più a trattenerlo
oltre,
ci rincamminammo verso la sede.
Inviai
subito un messaggio a Bella per avvisarla del nostro ritorno, e darle
modo di uscire dall’ufficio. Sperai con tutta me stessa che
arrivasse con tutte le risposte alle nostre domande, anche se mi resi
conto di quanto fosse impossibile.
Lasciai
Holland all’ingresso e mi fiondai nel laboratorio di Bella
dove
avevamo concordato di vederci. Arrivò affannata dopo qualche
minuto,
e ci spostammo verso i distributori automatici del caffè.
'' Allora?''
le chiesi impaziente.
'' Niente
di niente…''
'' Come?''
'' Non
c’è nessun foglio con la loro firma, nessun
pagamento,
bonifico o qualsiasi altro documento ufficiale che porti il loro
nome…sembrano dei fantasmi''
'' Vampiri
fantasmi'' bofonchiai sorseggiando la bevanda bollente.
'' A parte
questo…'' Bella portò una mano in tasca ed
estrasse
un foglio scritto che portava la sigla del DSD e la firma
riconoscibile di Holland.
Alzai
un sopracciglio attendendo spiegazioni.
'' L’unica
cosa strana che mi è saltata all’occhio
è questo strano
timbro rosso…''
''Sembra
un marchio o roba del genere'' dissi prendendo il foglio per
avvicinarlo agli occhi.
Allora
capii.
La
spilla!
Sentii
l’adrenalina scorrere veloce nelle vene, un misto di
eccitazione
per la scoperta e paura.
'' Era su
un sacco di ricevute bancarie e alcune circolari riguardo
riunioni straordinarie in cui non siamo state invitate''
continuò Bella girando il suo caffè ''ma non lo
avevo mai
visto prima''
'' Io
si.'' affermai con estrema certezza.
Una
V maiuscola stilizzata con ricchi ghirigori ad adornarne il contorno.
Ricollegai subito le immagini della prima volta in cui
l’avevo
notata, sul petto di Jane.
'' Jane e
Alec avevano lo stesso simbolo come spilla sul petto, quando
li ho visti quella notte'' dissi velocemente trascinando la mia
amica dentro uno stanzino vuoto.
'' C-ci ho
fatto caso perché…perchè sembrava
preziosa e grande e….''
iniziai a farfugliare presa dall’ansia.
'' Tranquilla
Ali'' Bella portò le mani sulle mie spalle,
stringendomi '' ci siamo, abbiamo un indizio!'' rassicurò
entrambe.
Restammo
in silenzio per qualche minuto in quel piccolo cubicolo buio, ognuna
immersa nei propri pensieri su come dover agire ora.
Mi
ritornò in mente la prima volta che mi ritrovai chiusa in
una stanza
con Bella, il primo giorno che ci siamo conosciute, quando avevamo
passato il tempo a raccontare l’una all’altra i
propri segreti.
Sorrisi nel buio pensando a quanto fosse strano talvolta vedere che
la storia torna a ripetersi.
'' Quel
simbolo è l’unica cosa che ci ricollega a loro.
Potrebbe
essere legato ad un gruppo…'' ipotizzo Bella, risvegliandomi
dai miei sciocchi pensieri.
'' I clan
di vampiri non hanno emblemi…''
'' Beh…ultimamente
direi che ne abbiamo scoperte così tante nuove sui
vampiri che non so più nemmeno io cosa so
veramente….''
affermò ironica con un sorrisetto probabilmente rivolto ai
Cullen.
Ma
certo i Cullen!
'' Noi
conosciamo dei vampiri, e se c’è qualcuno tanto
vecchio da
poter saper qualcosa su simboli e clan è…''
'' Carlisle!''
anche Bella giunse alla mia stessa conclusione.
Uscimmo
velocemente da quello stanzino facendo spaventare la donna delle
pulizie davanti alla porta e corremmo verso gli ascensori.
Al
diavolo la riunione,
pensai. L’ultima cosa che volevo era trovarmi faccia a faccia
con
quei due traditori infiltrati. Sperai che B. fosse d’accordo.
'' Al
diavolo la riunione!'' esclamò lei stessa ad alta voce
mentre schiacciava freneticamente il pulsante di chiamata
dell’ascensore.
Ridemmo
entrambe.
'' Beh,
non c’è che dire. Passiamo la notte con due
vampiri, li
combattiamo di giorno, entriamo di nascosto negli uffici del capo e
ci prepariamo a sventare colpi di stato nella nostra stessa
Direzione!'' esclamai fingendomi scandalizzata, nonostante il
peso di quelle parole colpì entrambe.
'' Che
vita monotona…'' concluse Bella con un sorriso amaro.
Note delle autrici:
Eccoci di nuovo qui!
Speriamo che il capitolo
sia stato di
vostro gradimento e ora passiamo alle note dolenti:
da come avete potuto
intuire la
situazione comincia a complicarsi notevolmente per i nostri
protagonisti, le carte verranno ben resto scoperte e tutto
ciò
porterà ad una catena di eventi che ci condurranno al gran
finale.
Non sappiamo quanti
capitoli ci restano
ma non sono poi così tanti.
Grazie mille a tutte le
persone che
continuano a seguirci nonostante tutto!
A presto!
Alessia e Giada.