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Autore: Colours_    18/03/2011    4 recensioni
I My Chemical Romance un paio di anni fa dissero che la Parata nera a cui loro avevano dato vita era morta. Ma se ci fosse stata un'altra parata? Un'altra vera parata,campeggiata da anime di dannati che ogni giorno accoglievano e traghettavano le anime dall'altra parte?
Hollow è una ragazza senza una precedente vita ,ma che vuole conoscere il suo passato;insieme al suo amico e Comandante Avarice, ritorna nel mondo dei vivi per adempiere le sue due missione: sapere chi era e bloccare i Corruttori,che cercano di impossessarsi delle anime che vagano sulla terra,per costituire un esercito con cui contrastare la Parata e portare l'aldilà nel eterno caos. Ma quanto questa missione sarebbe ardua se ci fossero di mezzo i sentimenti? Sentimenti per lo stravagante creatore della finta Parata, il cantante Gerard Way,leader dei My Chemical Romance, sempre pronto ad innamorarsi della persona sbagliata?
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gerard Way, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I know you're wondering when
(You're the only one who knows that)
Someday, somehow
gonna make it allright but not right now
I know you're wondering when
(You're the only one who knows that)

 

Affondai la mano nel piccolo recipiente in argento che conteneva i dolci che mio padre offriva ai suoi pazienti. Presi una piccola pralina dall'involucro verde albero e la fissai curiosa, facendola passare fra le dita; stanca di esserne ammaliata, la aprii e la poggiai delicatamente sulla lingua. Chiusi gl'occhi e assaporai il dolce gusto del cioccolato al latte che si espandeva sulla mia lingua, feci un verso soddisfatto e incrociai le braccia dietro la testa, per stare più comoda sul lettino di pelle bianco panna.
-Aaah- sussurrai mentre mi stiracchiavo, scaldata da un raggio di sole che trapassava attraverso le grandi vetrate che davano sull'università di Princeton, in New Jersey.
-Morgan- mi chiamò dolcemente mio padre, intento a scrivere un qualcosa al computer.
-Mmmh?- mormorai mentre cercavo di aprire un'altra caramella con la bocca.
-Tutte quelle caramelle ti faranno male- mi rimproverò.
Annuii ironica, per convincerlo che lo stessi ascoltando.
-E in ogni caso non sono per te!- continuò, aggiustandosi gl'occhiali, che gli erano scivolati sulla punta del naso.
Poi silenzio. Scandito dal rumore dei tasti che premeva mio padre. Alzai gl'occhi e fissai il soffitto giallo soffuso, cercando un qualcosa che potesse aiutarmi a risolvere i miei problemi.
-Papà- chiamai, stufa del troppo silenzio.
-Dimmi tesoro-
-Non voglio fare la mantenuta- gli rivelai a bassa voce.
Sentii lo stridere della sedia sul parquet e dopo pochi secondi lo vidi sedersi sulla sua poltrona, col suo immancabile block notes giallo. Papà amava letteralmente il giallo.
-Non ti ho chiesto di psicanalizzarmi- gli dissi, inacidita dal suo comportamento.
-Ma tesoro...- mugugnò lui.
-Non osare tirar fuori la storia dell'essere un soggetto interessante perché ti defenestro- lo ammonii seria.
Lui sbuffò, fissandomi torvo.
-Morgan!-
Lo fissai di sbieco, ammutolendolo sul colpo. Lui sbuffò ancora e si alzò per accendere lo stereo.
-Sai...- mi disse -un po' di tempo fa è stato qui un mio paziente...-
-Strano- mormorai ironicamente.
-In ogni caso- continuò un po' acido -mi ha regalato il cd del suo gruppo preferito. Sai, lui vorrebbe diventare un cantante-
-Complimenti- dissi affondando di nuovo la mano nel vassoio, che fu prontamente sviata da un colpo di mio padre.
Sbuffai un 'Ehi' frustrata ed incrociai le braccia sul petto.
-Non vedo cosa questo c'entri con me.-
-C'entra perché anche lui ha avuto i suoi problemi e pure si è fatto una vita, grazie alla musica-
-E' rimasto in coma per quasi vent'anni?- soffiai acida, fissando torva mio padre.
-No. Ma questo non toglie il fatto che...-
-Taci- lo riproverai menando l'indice per aria. -Non è un metro di paragone allora-
-Se tu mi facessi finire...- incominciò a dire arrabbiato.
-Nella tua professione non vige il segreto professionale, scusa?- chiesi saccente.
-Piccola mfphgh- farfugliò mordendosi la mano per non insultarmi.
-Ti voglio bene anche io, papà.-
L'uomo emise un borbottio d'insulti e tornò a sedersi alla sua scrivania. Dallo stero iniziò ad espandersi una voce.
"109 in the sky but the pigs don't quit".
Fissai stranita lo stereo e mi rimisi più comoda sul lettino, per riuscire ad ascoltare meglio. Quando iniziò la parte fatta di "Na Na Na" mossi l'indice e il piede destro a tempo di musica ed iniziai a far ondeggiare anche la testa. Quella canzone dava uno strano senso di carica, di potenza. Sarei potuta saltare giù dal lettino e mettermi a saltare e strillare ma, con un tempismo perfetto, mio padre cambiò canzone.
-Grazie, eh!- sputai velenosa.
-Sta zitta ed ascolta questa- sussurrò serio.
"Sing it out,

Boy, you’ve got to see what tomorrow brings.
Sing it out,
Girl, you’ve got to be what tomorrow needs."

Lentamente mi sdraiai di nuovo e chiusi gl'occhi, per concentrarmi meglio sulla voce e sul testo della canzone. Mi sentivo strana... sentivo come... come se conoscessi quella voce, come se sapessi a chi erano state dedicate le parole. Sentivo di sapere chi era quella persona, di conoscerla. Morsi l'interno del labbro crucciata e varai i pochi ricordi che avevo. Niente. Il vuoto totale. 
Ma quella voce mi era così familiare, cavolo...
-Ti ricorda qualcosa?- mi chiese mio padre.
Anche distante potei notare quel luccichio sinistro che prendevano i suoi occhi azzurri quando affilava lo sguardo.
-Mmh...- mugugnai -Mi è... cioè, la voce mi è familiare- spiegai gesticolando a disagio.
-Jamie ti metteva sempre nelle orecchie qualche canzone di questo gruppo. Diceva sempre che Welcome to the Black Parade ti piacesse, perché il battito del tuo cuore variava impercettibilmente-
-Davvero?- chiesi stupefatta, sgranando gl'occhi.
-Si... e il bello è che nessun medico sapeva il perché- sorrise -Lui pensava che la voce del cantante ti piacesse!-
-Oh- mormorai pensando a Jamie e alla totale dedizione che mi aveva dimostato. -Forse... forse lo porterò a comprare un cd!-
Poi il trillo del telefono interruppe tutto. Sbuffai contrariata mentre mio padre rispondeva lanciandomi un'occhiata di scuse. La telefonata fu molto breve, ma dalla sua espressione capii che era successo qualcosa di grave.
-Papà?- lo chiamai mentre in fretta e furia si metteva il cappotto nero -Cos'è successo?-
-Tesoro- mi disse avvicinandosi e scompigliandomi i capelli -Un ragazzo ha appena tentato il suicidio, devo andare…-
Spalancai la bocca, ma non usci alcun suono se non un lieve ‘Ah’.
Mio padre mi baciò la testa e sorrise dolcemente.
-Ci vediamo dopo. Nel caso venga un paziente digli che ho avuto un contrattempo. D’accordo?- mi raccomandò sull'uscio della porta.
-Si, si- annuii sorridendo -Salva qualche vita-
-Ti voglio bene tesoro!- urlò da dietro la porta chiusa.
-Anche io- sussurrai alla stanza vuota.

 
 
-Daaai! E' qua vicino, Morgan!-
Da quando ero ritornata a casa, Jamie non faceva altro che starmi addosso.
Sbuffai infastidita mentre riponevo al suo posto il terzo volume della saga di Harry Potter ed afferravo il quarto.
-Ti porto dopo, Jamie- gli dissi mentre mi accomodavo sulla poltrona beige e portavo le gambe al petto.
-Ma poi terminano i vinili- aveva sussurrato lui, assumendo la collaudatissima espressione da cane bastonato.
Lo fissai, alzando un sopracciglio, e sbattendo ripetutamente le palpebre incredula.
-Non fa più effetto, Jamie-
Il ragazzo fece un verso frustrato ed uscì dalla biblioteca.
-Genitrice!- lo sentii urlare nel corridoio -Morgan non mi vuole portare da Pinkle'n'Needless a comprare i vinili- piagnucolò.
Sbuffai alzando gl'occhi al cielo, aspettandomi l'entrata teatrale di mia madre sull'uscio.
Difatti, dopo pochi secondi la sua figura si stagliò dalla porta.
-Perchè non lo porti, Moghi?-
-Partendo dal fatto che odio essere chiamata Moghi- ribattei acida -Ho detto che l'avrei portato dopo!-
-Ma dopo i vinili finiscono- piagnucolò lui dietro la mamma.
-Ma se ascolti musica di gente che è o sconosciuta o morta! Non penso ci siano altre persone stupide che corrono a comprarsi il cd dei Libertines!-
-Invece si- ribatte lui.
-Jamie hai la patente- dissi stizzita -Puoi andarci da solo-
-Mamma! Dille qualche cosa!-
-Morgan! Accompagna immediatamente tuo fratello.-
Feci un verso frustrato e uscii a grandi passi dalla porta.
 
Eravamo imbottigliati nel traffico del New Jersey da almeno quarantacinque minuti, in una sinfonia di urla e clacson. Strinsi convulsamente il volante dell'auto mentre Jamie smanettava con la radio, alla ricerca di una stazione indie rock o di un brano tremendamente sconosciuto.
-Smettila Cilan!- borbottai usando il suo secondo nome.
-Sta zitta, Rose-
Assottigliai lo sguardo, cercando d'incenerirlo con il pensiero. Odiavo il mio secondo nome, era estremamente orribile e... orribile.
-Aaaah!- urlai stizzita sbattendo la testa sul volante e facendo suonare il clacson. -Odio il traffico. Odio Newark. Odio il Jersey e odio il mio nuovo maglione!-
Jamie alzò un sopracciglio e mi fissò.
-Prude, okay?- borbottai schiaffeggiandogli la mano -E molla questo aggeggio-
Spensi la radio e ritornai a fissare l'immane coda di traffico che si snodava per i due kilometri successivi.
-Ricordami perchè siamo imbottigliati qua!- ringhiai contro il volante.
-Per la svendita di vinili- ribattè ovvio, alzando innocentemente le spalle.
-Quando arriviamo a casa quei vinili te li spacco tutti in testa. Uno per uno!- minacciai.
-E... voglio regalarti un vinile, se lo trovo- mormorò.
Lo fissai stupita.
-Sai che per me quei cosi si potrebbero usare come piatti della pizza, perciò...- ferci una smorfia -evita di sprecare la tua paghetta in cose del genere-
-Volevo solo farti un regalo- mugugnò incrociando le braccia -Non ne ho mai avuto la possibilità...-
-Oooh- mormorai addolcita da quel pensiero -Facciamo che me ne scegli uno tu. Mi fido di te e dei tuoi orribili gusti.-
Gli scompigliai i capelli e gli sorrisi.
-Ti voglio bene, Rosie- mormorò prima di abbracciarmi.
-Anche io, Cilan-
 
 
Pinkle'n'Needless era un negozio con una piccola insegna scolorita dal tempo e una vetrina piena di vecchi e polverosi cd, in una zona molto fuorimano. Non c'erano molte persone in giro e riuscii a trovare subito un parcheggio.
-Sicuro che sia questo il posto?- chiesi fissando confusa la porta piena di fogli di giornale.
-Si!- annui Jamie posandosi gli occhiali da sole sulla testa e scendendo dalla macchina.
-A me sembra una catapecchia-mormorai sbattendo la portiera della macchina.
L'insegna aveva anche qualche lettera fulminata e tutta la vetrina era opaca per lo sporco. Rabbrividii quando Jamie aprì la porta facendo suonare un campanellino.
-Non mi piace questo posto- mormorai nel suo orecchio.
-Ho avuto anche io la tua stessa impressione, ma questo, ti giuro, è il miglior negozio di tutto il paese-
Lo fissai poco convinta,mentre passavamo per un lungo corridoio bianco che assomigliava terribilmente alla corsia di un ospedale,con la differenza che, sui muri, erano attaccate delle teche colorate, con dentro vari oggetti.
-Cosa è?- chiesi a Jamie indicando una maglietta bianca tutta scritta.
-E' una maglietta,no?- mi rispose con il suo solito fare ovvio.
-Grazie tante- ribattei acida.
-E' una maglietta firmata da un gruppo emergente del Jersey. Mi pare abbiano appena avuto un contratto discografico.-
-E perchè è qui?-
-Perchè i membri di questa band si sono conosciuti qui e questo è stato un omaggio per loro-
-Capisco- mormorai passando un dito sui bordi rosso fuoco della teca -E' una bella cosa-
-Ed ora muoviamoci!-disse strattonandomi il braccio per farmi camminare più in fretta.
Da quanto avevo capito, quello era un piccolo museo delle band New Jersiane che avevano, per così dire, sfondato nel mondo musicale. Rimasi rapita da qui piccoli oggetti che avevano significato molto per quelle persone, e ogni tanto commentavo con Jamie quelli più stravaganti. Il corridoio era lungo una cinquantina di metri e, quando finalmente arrivammo alla fine, i miei occhi incominciarono a brillare di gioia e curiosità. Ci trovavamo in cima ad un enorme scala che dava su un'immensa sala piena di scaffali alti almeno tre metri e larghi il quadruplo, piena di persone di ogni genere. 
-Ti piace?- mi chiese Jamie ridacchiando.
Non sapendo cosa dire per lo stupore, annuii con veemenza, fissando il luogo circostante. Jamie scese di corsa le scale ed andò a salutare due ragazzi dietro l'enorme bancone che si trovava proprio attaccato alle scale.
-Monica! Steven!- li salutò.
-Jamie!- strillò una voce femminile -Lo sapevo che ti avremmo attirato con questa svendita-
Sentii ridacchiare mentre scendevo le scale con cautela.
-Ragazzi!- annunciò Jamie in modo solenne, sporgendosi verso le scale e afferrandomi la mano -Vorrei presentarvi mia sorella!-
Mi tirò verso di sè, facendomi cadere come una bambola fra le sue braccia mentre i due ragazzi ci fissavano stupiti.
-Credevo..- mormorò il ragazzo biondo, senza però continuare la frase.
Jamie colse al volo e sul suo viso si aprì un enorme sorriso.
-Si è risvegliata!- urlò stringendomi a se.
-E meno male!- disse la bionda -Saresti finito sul lastrico prima o poi!-
Jamie arrossì mentre i due ragazzi ridevano a crepapelle. Non capendo il senso del discorso lanciai uno sguardo interrogativo alla ragazza che subito mi sorrise.
-Devi sapere che tuo fratello, ogni mercoledì, veniva qua e si comprava almeno metà negozio!- spiegò il biondino.
-Diceva che, secondo lui, la musica riusciva a... come dire... a farti venire la voglia di vivere, ecco.-continuò la ragazza.
-Abbiamo creduto il peggio quando non l'abbiamo più visto...-
I due ragazzi fissarono apprensivi con Jamie, che aveva nascosto il volto nell'incavo del mio collo. Gli scompigliai i capelli e ridacchiai.
-Sul serio facevi questo per me?- gli chiesi dolcemente.
Il ragazzo annui, sempre con la testa ben nascosta nel mio collo. Lo strinsi forte e poi lo presi per le spalle, allontanandolo per riuscire a fissarlo negl'occhi.
-Sei il migliore fratello del mondo!- constatai prima di lasciargli un bacio sulla punta del naso.
-Bleah!- mormorò diventando bordeaux per l'imbarazzo -Non lo fare mai più!-
I ragazzi si unirono a me nelle risate, mentre Jamie arrossì ancora di più.
-In ogni caso...- mormorò la ragazza sventolandosi la mano sulla faccia per riprendersi -Io sono Monica, piacere!-
Mi tese la mano ed io la strinsi. Stessa cosa la fece il biondo, Steven, profondendosi in complimenti.
-Hai degl'occhi fantastici!- mi disse Monica -Sono veramente una cosa eccezionale. Sembrano...-
-Sembrano ultraterreni...- continuò il ragazzo.
Il flash di una landa desolata e grigia apparve ai miei occhi. Scossi violentemente la testa per scacciare via quell'immagine e sorrisi verso i due ragazzi, che mi fissavano straniti.
-E' meglio che vada a cercare Jamie...- mormorai più a me stessa che a loro,incamminadomi verso il corridoio in cui l'avevo visto rintanarsi.
Quegli strani flash erano sempre più frequenti e disuniti fra loro. Non riucivo a venirne a capo e ne avevo anche parlato con papà,che,come me,non riusciva a capirci poi molto. L'unica cosa che aveva fatto era stato prescrivermi delle medicine,per far tacere almeno gl'incubi che mi accompagnavano ogni notte. Rabbrividii ricordando l'immagine di un uomo informe con gl'occhi rossi e i denti aguzzi, e, senza guardare per un secondo dove stessi andando, sbattei contro qualcuno.
-Scusa!- mormorai sfregandomi il mento e alzando lo sguardo verso la persona contro cui avevo sbattuto.
-Fa niente...- mi sorrise questo massaggiandosi la spalla.
-Avevo la testa per aria e...- tentai di giustificarmi.
-Ti giuro, non mi hai fatto niente- ridacchiò -In ogni caso io sono Drew-
I suoi occhi azzurri mi trapassarono come spilli.
-M... Mo.. Morgan- balbettai posando lo sguardo sulle sue braccia tatuate e spalancando la bocca.
Il ragazzo sembrò notarlo perché ridacchiò.
-Ti piacciono?- mi chiese facendo ruotare il braccio, in modo che potessi vederli tutti.
Annuii fissando curiosa le figure che si susseguivano tutte intrecciate sul suo braccio. Le dita iniziarono a prudermi per il desiderio di toccare quei disegni così stupefacenti.
-Non hai mai visto un tatuaggio?- mi chiese un po' stupito a causa del mio sguardo.
-Si... ehm... Mio fratello ne ha uno. Però non ne ho mai visti così tanti tutti insieme-
-Questo l'ho fatto da poco- disse il ragazzo indicando uno smile stilizzato -Infatti ha ancora i bordi rialzati-
Puntai i miei occhi viola nei suoi azzurro cielo e con innocenza chiesi -Posso toccarlo?-
Il ragazzo balbetto un ‘si’ e io iniziai a tracciare i contorni di quel bellissimo disegno.
-Quanti anni hai Morgan?- mi chiese mentre continuavo a sfiorare con le dita i suoi disegni.
-Quanti anni mi dai?- chiesi con una voce assolutamente non da me.
-Venticinque-
-Ne ho ventisette.- mormorai alzando lo sguardo-tu?
-Ventinove-
Feci un verso soddisfatto e gli sorrisi.
-Sei stato gentilissimo... io devo andare-
-Aspetta!- pronunciò il ragazzo afferrandomi il polso e fissandomi dolcemente -Ti andrebbe un caffè?-
Lo fissai per un momento interdetta. Sapevo che stava tentando di abbordarmi, ma sembrava un ragazzo per bene… nonostante i mille tatuaggi sulle braccia, aveva un'espressione gentile.
-Sono con mio fratello- gli spiegai sconsolata.
-Potresti dirgli che stai andando nel bar qua sotto, quello del negozio.- chiese speranzoso.
-C'è anche un bar?- domandai stupefatta.
-Anni sessanta. Molto figo.-
-Che stiamo facendo qua! Andiamo!- urlai trascinandomelo dietro.
 
-Oh mio dio!- balbettai fissando il locale -E' stupendo!-
Drew mi fissò con uno sguardo compiaciuto e m'indicò un tavolo a forma di nota musicale.
-Occupa il tavolo nel mentre che io ordino. Cosa vuoi?-
-Un caffè al ginseng, grazie.-
Trotterellai fino al tavolo,e mi sedetti, aspettando che Drew finisse al bancone. Dietro di me sentivo il vociare di quattro ragazzi.
-Eddai Gee!- disse uno- Non puoi andarla a cercare in lungo e in largo.-
-Io so che la troverò Frankie- ringhiò quello che probabilmente doveva essere Gee.
-Sai benissimo che le probabilità di trovarla sono minime, se non inesistenti- mormorò un altro.
-La speranza è l'ultima a morire, no?-
-Avery che ti ha detto?- chiese una voce più pacata.
-Che vive in New Jersey...- mormorò Gee.
-Santo cielo!- sbottò un'altra voce -Hai idea di quanta gente viva in New Jersey?-
Il ragazzo mugugnò ed io smisi di ascoltare i loro discorsi vedendo Drew che portava un vassoio con due caffè e due ciambelle.
-Pfff... Dovrebbero togliere le ottantenni dalla cassa- ansimò abbandonandosi sulla sedia -Insomma... cinque minuti a spiegarle che volevo un caffè al ginseng!-
Ridacchiai coprendomi la bocca con la mano.
-Dove vivi Morgan?- mi chiese curioso.
-Mio padre lavora ed insegna all'università di Princeton- mormorai assorta, grattandomi la nuca -Io vivo là con la mia famiglia.-
-Frequenti l’università?- 
-Ehm- balbettai arrossendo vistosamente -Io... io non studio-
Il suo sguardo si fece confuso e curioso.
-Come mai?-
-Sono cose di cui vorrei evitare di parlare- borbottai volgendo lo sguardo da qualsiasi parte tranne che al ragazzo davanti a me.
-Capisco...- lasciò cadere il discorso lui.
Rimanemmo un po' di tempo a parlare, ma alla fine Drew dovette andarsene, lasciandomi però, scritto su un foglietto, il suo numero. Arrossii quando lo vidi salutarmi con un enorme sorriso e farmi il gesto della chiamata con la mano.
Quando la sua figura sparì dietro la porta decisi di alzarmi per andare a vedere dove si fosse cacciato Jamie, ma, avendo praticamente sempre la testa sulle nuvole, mentre salivo gli scalini che portavano al negozio di cd, diedi un calcio alla persona dietro di me.
-Scusa!- tentai di dire mortificata mentre quello urlava contro in una lingua molto simile allo spagnolo.
Il ragazzo mi diede un'occhiata truce.
-Scusa, scusa, scusa!- balbettai mentre alzavo il volto alla sua altezza -Ti ho fatto molto male?-
Si scostò in fretta il riccioli stile afro che gli coprivano il volto e mi fissò, prima arrabbiato, poi confuso ed infine scioccato.
-Quegl'occhi...- sussurrò pensieroso.
Alzai un sopracciglio.
-Tu!- quasi mi urlò contro di colpo -Sei tu!-
-Si... penso di essere io...- 
Lo fissai confusa, mentre quello afferrò il mio braccio e mi trascinò zoppicando verso il tavolo vicino a quello dov'ero seduta io poco prima.
-Guardate!- esclamò gioioso, facendo voltare i tre ragazzi.
Per poco il biondino non sputò il caffè in faccia al ragazzo moro con i capelli lunghi.
-Holly?- mi chiese pietrificato.
-Mi chiamo Morgan...- risposi con una smorfia -Morgan St. James, non Holly-
 Tutti mi fissarono stupita, facendomi innervosire.
-Non sono una scimmia dello zoo- sbottai nervosa -Smettetela di fissarmi così-
-Scusaci...- rispose il moro –Ma ciricordi tanto una persona...-
-Che evidentemente non sono- continuai irritata. -Ed ora devo andare a cercare mio fratello, scusate.-
Girai i tacchi, pronta a partire, ma una mano mi fermò. Voltai il capo con il braccio piegato, pronto a caricare il pugno, ma due occhi verdi follemente tristi mi fermarono.
-Resta- sussurrò il ragazzo dai capelli rossi con voce flebile.
 
-No!- l'urlo di Gerard,che aveva appena varcato la soglia, mi arrivò dritto nel timpano.

-Non farlo, non dimenticarmi-

La sua gola si chiuse,lo sentii distintamente dal modo in cui respirava.
-Se non mi dimenticherai farò tutto ciò che vorrai. Mollerò la band, verrò a vivere con te ovunque tu vorrai! E se ti stancherai di me andrò via… sono disposto a perderti così, se non ti perdo oggi. Ti lascerò andare, ma non devi dimenticarmi!-
 
Rimasi senza fiato. Questo era stato il flash più forte e reale che avessi mai potuto avere. Sbattei più volte le palpebre per cercare di scacciare l'immagine del ragazzo coi capelli rossi quasi sul punto di piangere, ma questa non se ne andava via. 
-Tutto ok?- mi chiese il biondo sinceramente preoccupato.
Non risposi... puntai gl'occhi in quelli familiari del rosso davanti a me.
-Ci... ci conosciamo?- gli chiesi balbettando.
Il ragazzo sgranò gl'occhi ma dopo pochi attimi fece un veemente cenno di dissenso. I suoi amici lo guardarono scioccati ma non dissero niente.
-Siediti qui!-mi disse il moro sbattendo la mano sull'imbottitura del divanetto rosso. 
-Devo andare da mio fratello- spiegai indicando con il pollice la scalinata alle mie spalle.
Ma il moro non volle sentire alcuna scusa: mi tirò per un braccio facendomi finire sul divanetto. Stizzita lo fissai torva, maledicendolo in tutte le lingue del mondo.
-Ci tieni tanto a tuo fratello?- mi domandò il riccio, tutto d'un tratto.
-Abbastanza- risposi con finta sufficienza e un sorriso velato.
-Mi sembra di parlare con Gerard- biascicò il biondo- Mai ad esternare l'affetto per i vostri fratelli più piccoli! Mai.-
-Ma io ti voglio bene quando non rompi- ribatté Gerard.
-Ah si? Allora perchè sono sempre uno dei primi, se non il primo a morire, nei video? Non mi sembra un atteggiamento amorevole!-
-Serve ad aumentare la tragicità!-
-Allora nel prossimo video muori tu per primo! Sono stufo di leggere le storie sul web dove io sono SEMPRE il primo a lasciarci le penne!-
-Tu... tu leggi quella roba?- sussurrò il moro scoppiando a ridere.
-Beh... aumentano il mio ego...-
-Già smisurato- lo interruppe il riccio -Mi stavo dimenticando ... Io sono Ray-
-E la  bionda bellicosa è Mikey- disse il rosso sporgendosi verso di me facendomi un sorriso malizioso.
-Cosa vai blaterando tu?!-
-Oddio se continua così non la finiamo neppure per domani mattina...- mormorò Ray sconsolato.
-State dando il cattivo esempio!- disse il moro in maniera molto saccente.
-Tanto Holly ci è abituata-
Mikey si tappò la bocca e tutti mi fissarono con occhi spalancati. Non capendo cos'era successo voltai la testa da tutte le parti per vedere questa fantomatica Holly, che, nel caso in cui fosse una persona reale, nella stanza non ve n'era neppure l'ombra.
-Ma non c'è nessuno!- sbottai mangiucchiando la manica del mio cardigan grigio.
-E' che... come ho già detto mi ricordi una persona che abbiamo conosciuto- mormorò Mikey.
-Io sono Frank- mi disse allegro il ragazzo moro -Mentre il Weasley mancato qua davanti è Gerard-
-Ti piace Harry Potter?- domandai a Frank con occhi luccicanti.
Il ragazzo annuì con veemenza, buttandosi a capofitto in un discorso sul personaggio di Piton, ma fu magistralmente interrotto da Ray che gli tirò uno scapellotto.
-E' da anni che ci fai la testa a palla!-
Ridacchiai sgranocchiando una patatina offertami da Mikey e mi voltai verso Gerard, che non aveva smesso neppure un secondo di fissarmi. Leggermente intontita distolsi lo sguardo e lo puntai sulle scale, dove vidi la famigliare figura di Jamie scendere giù dalle scale in tutta fretta.
-Sei qui!- mi disse ansimante, poggiando una mano sul tavolo e fissando i ragazzi confuso.
-Andiamo?- mi chiese dopo due secondi di silenzio.
-Dove?-.
-A casa! Che domande!-
Feci un'espressione sconsolata e fissai uno per uno i ragazzi.
-Sto andando a pagare...ci troviamo su tra quindici minuti- terminò Jamie, lanciando occhiate torve ai quattro ragazzi e avviandosi verso le scale.
-Devo andare...- mormorai, stranamente afflitta.
Non capivo perché  ma mi ero affezionata a quei quattro ragazzi conosciuti nemmeno cinque minuti prima. Era come se li avessi già conosciuti, ma non ricordavo nè il dove nè il quando. Sapevo che loro erano stati importanti per me e che rivederli aveva risvegliato dei sentimenti strani. Fissando meglio il rosso e tralasciando quell'orrendo colore di capelli mi sembrava di... non lo so, ma nel mio cervello lampeggiavano ad intermittenza due immagini. Una dove i nostri nasi si sfioravano ed una dove le nostre labbra si incontravano. Mi sembrava di sentire in bocca il sapore di caffè e di tabacco. Chiusi gl'occhi beandomi di quella sensazione di calore, affetto e dolcezza. 
-Io...- disse il rosso.
Piantai i miei occhi nei suoi, vedendoci tutto un mondo perfetto dentro. Sorrisi per invogliarlo a continuare.
-Lo so che non ci conosciamo e che probabilmente ti sembrerà un tentativo di abbordaggio assurdo ma...- deglutì e non finì la frase.
-Ma?-
-Mi chiedevo se ti andasse…- si grattò la nuca imbarazzato -…naturalmente non sei costretta ma...-
-Sì- dissi io.
-Cosa?- chiese lui stupefatto.
-Ti lascio il mio numero, Gerard.-
Tirai fuori una penna blu dalla borsa e scrissi il mio numero sul palmo della sua mano. Poi alzai lo sguardo, gli sorrisi e scappai su per scale.
 
Salutai i due ragazzi del bancone ed inseguii Jamie fino all'uscita del negozio. Il ragazzo non si era voltato neppure una volta per guardarmi e sospettavo che, in qualche maniera, fosse arrabbiato con me. Si voltò solo dopo che arrivò alla macchina, lanciandomi occhiate spazientite. Feci scattare le chiusure ed entrambi entrammo in macchina. Jamie continuava a fissare con ostinazione il parabrezza.
-Che c'è?- chiesi sconsolata infilando le chiavi nel quadro e accendendo la macchina.
Lui non rispose, continuò imperterrito a guardare davanti a se.
-Va bene- rigirai le chiavi e spensi la macchina -Non ci muoviamo di qui finché non ti mi dici che cosa ho fatto!-
Incrociai le braccia al petto e fissai anch'io fuori dal parabrezza. Calò il silenzio, interrotto solo dai nostri respiri.
-Non mi va- sussurrò Jamie dopo alcuni minuti.
Con la coda dell'occhi lo vidi voltarsi verso di me.
-Non mi va che tu... Che tu parli con... con dei ragazzi- confessò guardandosi le mani.
Lentamente mi voltai e lo fissai.
-Perchè?-
-Sono geloso-
Le sue gote si tinsero di un rosso acceso.
-Tu... tu sei fragile- balbettò -Cioè... sei inesperta n-non sai di cosa sono capaci i...-
-Jamie so quel che faccio- dissi freddamente.
-Ma non voglio che tu soffra!-
-Jamie se non sbaglio non imparerò mai!- urlai sbattendo le mani sul volante e fissandolo iraconda.
-L'ultima volta che hai sbagliato sei finita in coma per diciotto anni!- urlò lui.
Senti il mio cuore afflosciarsi dentro il petto.
-Scusa- balbettò.
Ma io non potevo sentirlo, poichè avevo appena chiuso la portiera della macchina e correvo lontano. Il più lontano possibile da lui.
Non sapevo dove stavo andando. Svoltavo a destra e a sinistra senza seguire nessuna indicazione, e non mi stupii quando mi ritrovai in un enorme e desolato parcheggio. Rallentai il passo ed andai a sedermi su un pilastro giallo di cemento.
-Come ha potuto...?- mormorai al nulla.
Strinsi forte i pugni e fissai la punta bianca delle mie scarpe. I respiri che uscivano dalle mie labbra assomigliavano a tetri rantolii. Morsi a sangue le labbra, nel vano tentativo di placare l'ira che mi ribolliva nelle vene.
-Come ha osato!- blaterai nel silenzio del parcheggio.
Strinsi più forte i pugni e le nocche sbiancarono. Mi aveva praticamente dato dell'incompetente!
Lacrime di rabbia incominciarono a solcarmi le guance ed io non mi curai neppure di asciugarmele. Mio fratello mi aveva urlato in faccia che ero una bambina. Che non capivo niente di come funzionava il mondo. Probabilmente per lui sarei sempre stata un'idiota che non aveva nessuna percezione del bene e del male.
-Vaffanculo!-
Lo sapevo. Sapevo che lo aveva detto solo per me. Sapevo che non voleva perdermi, ma... ma questo non significava che dovesse urlarmi in faccia il fatto che a causa del coma, non fossi riuscita a farmi una vita. Non era giusto nei miei confronti. Non era giusto rinfacciarmi una cosa che non avevo voluto io. Però un po' lo capivo...Probabilmente anch'io avrei fatto così a ruoli invertiti.
-Basta!-
Mi asciugai le lacrime copiose con il palmo della mano e fissai il cielo nuvoloso. Si preannunciava pioggia, come sempre. Decisi di aver fatto preoccupare per un tempo abbastanza a lungo Jamie e frugai nelle tasche alla ricerca del cellulare.
-Ma...?- borbottai mettendo la mano della tasca sinistra e rovistando.
Ispezionai in tutte le tasche e taschini che avevo, ma del cellulare nessuna traccia.
-Cazzo!- brontolai alzandomi in piedi. -L'ho perso-
La scena di Frank che mi tirava verso il divanetto balenò la mia mente. Doveva essermi caduto in quel preciso istante e...
-Eccoti!-
Mi voltai di scatto, vedendo una nuvola di capelli rossi che mi correva incontro.
-Grazie al cielo- ansimò poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere il fiato -Tuo fratello sta dando di matto!-
-Cos.. Cosa?- 
-Hai dimenticato il cellulare al bar. Frankie l'ha trovato e abbiamo pensato che fosse tuo. Poi ha iniziato a squillare e abbiamo risposto. Era tuo fratello che singhiozzava come un matto. Ci ha spiegato la situazione e siamo venuti a cercarti!- ritornò in posizione eretta e mi sorrise -Vedessi che scenari apocalittici aveva in testa tuo fratello. Mai riso tanto in tutta la mia vita!-
-Come hai fatto a trovarmi?- chiesi sbalordita.
-In realtà ti ha trovato Mikey- spiegò, indicandomi il biondo che si trovava all'inizio del parcheggio -Ha chiamato me perché pensava fossi più tagliato per questo genere di cose.-
-Non è successo niente...- brontolai dispiaciuta -Non dovevate mobilitarvi tutti quanti. Jamie non ha proprio il senso della misura-
-Senti...- poggiò le mani sulle mie spalle e mi costrinse a guardarlo -Qualunque cosa sia successa sappi che Jamie ti vuole bene. Non lo dovresti far preoccupare così-
-Lo so!- sussurrai -Però non doveva dirmi quelle cose.-
-Sai... Mikey ha sempre paura che io possa ritornare nel circolo vizioso dell'alcool e della droga. Per questo molte volte è appiccicoso. Ha paura che io possa stare male di nuovo. Capisci?-
Annuii e abbassai lo sguardo.
-Io... io sono rimasta in coma per diciotto anni- sussurrai mesta, contorcendomi le mani.
Gerard non disse niente. Mi abbracciò e basta. Mettendoci dentro tutto ciò che voleva dirmi.
-Sai- sussurrò fra i miei capelli -Una volta qualcuno mi disse che non importava che cosa avessi fatto, cosa fossi stato, perché adesso siamo nel presente e il passato è passato.-
Mi accarezzò dolcemente i capelli ed io sorrisi nel suo giubbotto.
-In questo momento di sembra di conoscerti, sai?- gli dissi alzando la testa e fissandolo negl'occhi -Ho come la strana sensazione di averti conosciuto.-
-Probabilmente ci saremo conosciuti nella nostra vita precedente-
-No...- dissi affilando lo sguardo -E' come... Non lo so. Quando ti ho visto ho avuto uno strano flash. C'eri tu che mi urlavi di non dimenticare...- arrossii di botto -Penso siano state solo mie fantasie, però.-
Gerard era rimasto impietrito.
-Oddio scusa!- dissi mordicchiandomi un unghia -Parlo sempre a sproposito.-
-No…- disse attorcigliando l'indice ad una mia ciocca di capelli e fissandomi con un enorme sorriso.

-Pensi che sarei avventato nel chiederti un appuntamento?-
-Cosa?- chiesi stupefatta.
-Vuoi uscire con me?- domando più diretto, fissandomi dritto negl'occhi.
Rimasi un attimo zitta per lo stupore.
-Si- sussurrai, sicura che lui non mi avesse capito.
-Cosa?-
-Ho detto si. Si. Mi piacerebbe davvero tanto uscire con te-

 

 

Questa è la fine,cavolo!
Io e Mary non pensavamo neppure di poterci arrivare alla fine di questa storia,ma diamine, ce l'abbiamo fatta!
E siamo entrambe fiere di noi stesse perchè ci abbiamo creduto fino in fondo,perchè abbiamo creduto in ogni singolo personaggio citato in questa storia fino alla fine.
E un po' ci dispiace comunque. Siamo cresciuti insieme a Holly/Morgan e ci fa male abbandonarla,ma ricorderemo sempre questa storia e poi continuerà a vivere nella nostra testa,nella vostra(se vorrete). Una fine dignitosa per una ragazza che non ricordava più niente di se ma che verrà ricordata da tutti quelli che hanno letto la sua storia.
E grazie a voi.
Voi che avete fatto uscire Holly dalla nostra mente e le avete dato vita. Non siamo state noi. Siete state voi! Perciò vi meritate tutto il nostro esagitato applauso. Siamo fiere di voi,che avete letto e recensito o anche solo letto.
Probabilmente questi ringraziamenti non avranno senso perchè non riesco a vedere una cippa con tutte le lacrime che stanno capintolando giù da i miei occhi.
Ci mancherete cavolo.
Ci mancherete Dorothy_,Regina_loves_Dante,Lady Numb,Blondie ed Evazick ;)
Ci mancherete anche voi che avete solamente letto .
E Ci mancherete anche voi che avete messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite.
Siete tutte persone migliori di quanto crediate!
E non ci siamo dimenticate di te Mony_spacegirl che ci hai seguito sempre,fin quasi dall'inizio.te l'avevamo detto che avresti avuto un premio fedeltà,no?
Non sappiamo com'è il tuo carattere realmente,ma speriamo di averci un pochetto azzeccato lo personaggio di Monica :D
Speriamo che questa storia vi abbia emozionato quanto ha emozionato noi.
xoxo Dawn e Mary
  
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