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Autore: _Ayame_    18/03/2011    2 recensioni
Fanfiction a quattro capitoli sull'unità d'Italia, dalla fine di Nonno Roma, alla presa di Roma, fino al 17 marzo 2011.
[accenni guerra]
Citazione: "«Dovete promettermi che qualsiasi cosa accade veglierete sulla vostra gente», il volto smunto del nonno, l’espressione fiacca eppure fiera, gli occhi pieni di malinconia, mentre scompigliava le chiome brune dei suoi nipotini, «sulla nostra gente».
Non avevano lasciato che il suo ricordo li lasciasse neanche quando era scomparso, un giorno del lontano 476 d.C., e anche dopo quel fatto, l’Italia era rimasta unita anche sotto quei popoli germanici."
Spero vi piaccia, e auguri a tutti♥
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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aph centocinquanta insieme cap2

Tornata con il secondo capitolo!

Ringrazio tutte le persone che hanno letto, e ringrazio Kuro_Renkinjutsushi, sasuchan7, Scricciola e _Zazzy, che l'hanno messa tra le seguite!

NOTE: Ho creato un po' di OC - solo un po' - per rendere meglio la situazione dell'Italia.

Regno di Sardegna: Alberto

Stato della Chiesa/Vaticano: Tiziana

È presente anche Portogallo, ma da quanto ho capito, anche Himaruya lo sta disegnando ^^

Provvederò a mettere i nomi extra anche nel primo capitolo, scusate!

Buona lettura~

Centocinquanta insieme

Capitolo 2: Dalla Spagna al Congresso di Vienna

 

Quando il nuovo capo di Spagna, Carlo V divenne imperatore del Sacro Romano Impero, decise di estendere il suo dominio anche sul fratello di Italia del Sud, Veneziano, entrò nuovamente in contrasto con i francesi.

Fu un susseguirsi di battaglie, Francis ancora diceva di aver diritto all’Italia, come faceva Antonio, ma presto, dopo circa nove anni, nel 1530, dovette rinunciare.

Congresso di Bologna – 1529-1530

Francis era ridotto davvero male, dovette lasciare anche il Nord ad Antonio, ma dopo poco riniziarono a combattersi.

[Pace di Cateau-Cambrésis – 2-3  Aprile 1559]

Gli spagnoli, appoggiati dalla Savoia, avevano vinto ancora una volta sui francesi.

 

Antonio e Alberto uscirono dalla stanza parlando animatamente, specialmente lo spagnolo, visto che era riuscito nel suo intento: ora anche Feliciano sarebbe venuto a stare a casa sua.

L’altro era più silenzioso, ma era segretamente felice: aveva ottenuto il Piemonte!

Francia, uscito dalla stanza, si appoggiò al muro e li guardò percorrere il corridoio.

Sospirò, posandosi una mano sugli occhi: non gli era andata malissimo, aveva riavuto Calais ma aveva dovuto ridare  la Corsica alla Repubblica Genovese.

 

«Veneziano, Veneziano!», lo spagnolo cercava il piccolo settentrionale.

Poi lo trovò in un angolo, intento a disegnare qualcosa.

«Ehi, piccolo!», sorrise.

Nord Italia alzò lo sguardo su di lui e sorrise: è diverso da suo fratello, pensò Antonio.

Si somigliavano così tanto, ma avevano approcci completamente diversi.

Prese il bambino in braccio, elogiò il suo disegno e lo portò via con sé.

 

Quando rientrò in casa sua, sentì del trambusto incredibile.

«Romano!» sospirò amareggiato.

Si sentirono le grida dei domestici, anche quelle del suo capo, poi dei passetti veloci corsero fino all’ingresso.

«Bentornato, bastardo!»

«L-Lovi!», Feliciano si agitava, voleva che Antonio lo lasciasse scendere.

«F-Feli!», Romano pareva incredulo.

Quando Spagna posò il più delicatamente possibile Nord Italia sul pavimento, i due bambini cominciarono a saltare sul posto, si abbracciarono e corsero via, a trovare un posto appartato per parlare un po’.

Spagna rise: «Certo, ragazzi, andate pure! La prossima volta non dovete chiedermi il permesso!».

 

All’inizio Spagna mirò a rinforzare l’economie dei suoi protettorati, ma poi a causa della guerra di successione che scoppiò, iniziò un periodo di malgoverno che portò alla crisi.

«H-ho fame!», diceva Nord Italia

«Anche io», borbottò Sud Italia, abbracciando stretto il fratellino: faceva freddo.

«E-e poi le pestilenze, la gente che muore!», Feliciano scoppiò in lacrime: era sempre stato troppo buono.

Anche Lovino si sentiva toccato, ma cercò di non darlo a vedere: lui era forte, poteva, doveva farcela.

Nessuno veniva a cercarli da giorni almeno; nel loro angolo segreto, continuavano a fissare intorno a loro.

E poi arrivò la guerra di successione austriaca.

[Pace di Aquisgrana – 24 aprile 1748]

Dopo otto anni di battaglie, si riuscì a raggiungere un accordo: la figlia del defunto imperatore, Maria Teresa, avrebbe sposato Francesco Stefano di Lorena, e ciò portò ad un cambiamento.

Feliciano si ritrovò a essere territorio dell’Impero Austriaco, solo il regno di Savoia rimase indipendente, insieme a Venezia e allo stato della Chiesa.

Spagna guardò Feliciano essere portato via da Roderich, mentre stringeva per mano Romano, che tratteneva malamente lacrime e singhiozzi.

Feliciano se la passava meglio: Austria si preoccupava di far progredire la sua terra e la sua economia, e Romano si chiedeva se ancora lo pensasse.

Nel marzo 1796, Francis riprese il suo interesse per l’Italia: sebbene quello dovesse essere un diversivo per prepararsi ad attaccare Austria, Napoleone riuscì a vincere su austriaci e piemontesi.

Presto Alberto dovette arrendersi: tra il 20 e il 21 aprile 1796 l’armata di Napoleone combatté ciò che rimaneva delle truppe dell’Impero Austro-ungarico e di quello piemontese nella Battaglia di Mondovì.

Per quanto cercassero di resistere, Francis disponeva dell’ingegno di Napoleone. Sorrise sornione ai suoi nemici, i capelli raccolti in una morbida coda bionda, gli occhi che brillavano, a capo dei suoi uomini.

Ungheria sentiva il colpo fremere, sotto i colpi dei nemici, i nervi si tendevano, ma sembrava quasi uno sforzo inutile …

Dov’era finito il suo vigore?

Roderich sembrava messo anche peggio: era stanco, irrimediabilmente stanco, sentiva di non farcela più.

Troppe sconfitte. All’improvviso nella sua mente balenò l’idea: via. Non ce l’avrebbero fatta, il possibile era stato provato.

Un altro esercito sul campo cercava di tenere testa all’avanzata dei francesi, ma fu lasciato solo.

Sconfitti, Ungheria e Austria si ritirarono verso la Lombardia, e Francia dovette rinunciare a inseguirli come voleva e fu costretto a seguire gli ordini del Direttorio e ha finire ciò che restava dell’esercito di Alberto.

 

Alberto respirava affannosamente, trincerato nel bastione di Ceva: non ce la faceva più.

Francia rise quando lo vide cadere.

Sconfitto anche il Regno di Sardegna, Francis si fece cedere molte delle sue fortezze e gli diedero il ‘consenso’ per passare attraverso il Piemonte.

Il 15 maggio del 1796, con il trattato di pace di Parigi, Alberto diede Nizza e Savoia a Francis e Napoleone entrò a Milano come un liberatore; continuò ad avanzare e a respingere le controffensive austriache, poi raggiunse il Veneto, che si ribellò.

Roderich, ormai sconfitto più e più volte dall’Armata di Francia, temeva che potesse raggiungere Vienna e così accettò una tregua.

[Trattato di Campoformio –  17 ottobre 1797]

Napoleone dopo essere stato accolto come un liberatore, fu visto come un traditore poiché lasciò la Repubblica di Venezia ad Austria.

 

[1804]

Quando Napoleone si dichiarò re d’Italia, la Francia entrò di nuovo in contrasto l’Impero austriaco, il cui sovrano essendo anche l’imperatore dei Romani, rivendicava la sovranità sull’Italia.

«NO! Quante volte devo dirtelo … ormai … Nord Italia è mio!»

«Spetta al mio imperatore!», ripeté Roderich per la millesima volta, stranamente impuntato.

Austria fu sconfitto e Francia, con il trattato di Presburgo, pose la parole fine al Sacro Romano Impero.

[1807]

«Italie!», gridava una voce gioiosa, «Italie!».

Il piccolo Romano non rispose, continuò a fare semplicemente quello che faceva prima, ovvero, guardare il vuoto.

«Italie, insomma! Rispondimi!»

«Lasciami stare, francese da strapazzo»

«Beh, non penso proprio di poterlo fare», Francis rise divertito, «Napoli è mia, ora!».

Il ragazzino sbuffò: non era sua, fino a prova contraria?

Però si alzò lo stesso e iniziò a camminare: «Sì, sì, va bene».

Ormai sapeva la procedura, quello stupido balletto andava avanti da secoli, ormai.

«Ehi, Romano, aspetta il tuo superiore!», il francese gli corse dietro: ancora poco, e l’Italia sarebbe stata tutta sua.

[1809] Cattività avignonese

«Vaticano, non avresti dovuto opporti a me, tu lo sai, no?», chiese Francia, parlando nel suo italiano più francesizzato.

Dall’altra parte rispose solo il silenzio: Tiziana non pareva voler parlare, si era chiusa in un silenzio astioso.

«Oh, su … Tizianà!»

«E pronuncia bene il mio nome!», la ragazza lo rimproverò.

Mormorò qualcosa, qualcosa che Francia poteva udire, ma che non capì.

«Cos’hai detto?»

«Io? Nulla?», la sua faccia tosta era incredibile. Negare fino all’evidenza era il suo sport preferito.

«Tu… est-ce que tu a dit quelque chose en latine ?»

«No» rispose secca Vaticano.

«Bien, vieni chez moi !» disse e senza che potesse protestare trascinò via la ragazza.

Tiziana aveva detto: colui che tradisce sarà tradito. Le era sempre piaciuto fare frasi ad effetto, come se potesse vedere il futuro, ma non proprio: lei era contro questi … poteri.

 

Forse Vaticano con la sua frase non aveva sbagliato poi così tanto: Francia aveva lasciato agli austriaci Venezia, e dopo la campagna di Russia i suoi alleati lo lasciarono per Austria: Napoleone fu sconfitto ed esiliato, e anche quando tornò venne di nuovo sconfitto e ri-esiliato dopo cento giorni di comando, e i regni creati in Italia scomparvero.

 

[Congresso di Vienna – 1° novembre 1814 – 8 giugno 1815]

Le varie Nazioni decisero di riportare i confini e i sovrani a prima di Napoleone.

Non riuscirono mai a riunirsi completamente, ma parlarono spesso in discussioni informali.

Bisognava ammettere che Napoleone cercando di unire i popoli dell’Europa, aveva fomentato la nazionalità.

«Mh,tipo! Non è giusto! Con Russia no!», Feliks non pareva felice del fatto; incrociò le braccia al petto e si voltò dall’altra parte.

«E perché mai?», il russo sorrise in modo inquietante.

Polonia lo guardò: «Mphf!», si voltò dall’altra parte di nuovo e dovettero trattenere Ivan dal picchiarlo.

«F-fratello!», Ludwig cercava di allontanare Prussia, che era troppo espansivo: la sua gioia nell’occupare le regioni vitali altrui era aumentata dal poter controllare il suo fratellino.

«Felice? Ora staremo seempre insieme!», lo trattava come se fosse un’idiota e al pensiero di aver una persona così espansiva vicina, preferì non commentare.

«Non proprio solo voi due», Austria si aggiustò gli occhiali.

«Ah, no il compositore noo!», Gilbert iniziò a lamentarsi, i suoi principi intorno a lui a consolarlo e a parlar male di Roderich in tedesco.

«Guarda che so cosa state dicendo …»

«Schwein!», il prussiano lo indicò e iniziò a ridere.

«E poi dite che parlano di questo congresso come di un ballo …» commentò il tedesco andandosene da quella scena pietosa.

«Norge, alla prossima!», il danese sembrava triste di dover perdere Norvegia; cosa che quest’ultimo non condivideva affatto.

«Su No’ge», Svezia pareva impaziente.

«…», il norvegese lo seguì senza salutare Danimarca.

Nel frattempo Portogallo e Spagna se le davano: «Olivençia è mia!!»

«Già, è sua!», confermarono gli altri.

«Tsk, questo lo dite voi!», Antonio si voltò dall’altra parte.

Alberto invece pareva soddisfatto: aveva riottenuto i suoi vecchi domini e anche la Liguria; inoltre era riuscito a far discutere della questione italiana: possibile che gli altri paesi fossero uniti e i loro popoli fossero diversi, quando in Italia c’era la stessa cultura ma dovevano stare divisi?

«Vedi che ce la faremo!», gli disse Cavour.

Veneziano si trovò a dover stare di nuovo con Austria, ma sicuramente era meglio di prima.

«Bentornato!», Ungheria sembrava felice, iniziò a coccolare il ragazzino.

Austria sembrava troppo di malumore anche solo per sorridergli a causa del litigio con Prussia.

Vaticano sembrava felice di poter finalmente tornare a Roma, anche se doveva restituire a Francis alcune città; sembrava ansiosa: «Quando finisce?», inutile i tentativi di calmarla, non ci sarebbero riusciti.

Lovino invece era passato dopo i Cento Giorni da Francis a Spagna, che ne sembrava felice: «Romano, torni a casa con me!!»

«Ma che felicità!», disse con sarcasmo l’italiano.

Antonio finse di non cogliere quella provocazione: «Capisco la tua felicità! Con un figo come me!».

«Romano!», il francese stava teatralmente fingendo di piangere, «Voglio il mio Romano!», si lamentò, Spagna mentre iniziò a litigare scherzosamente con Prussia, su chi fosse effettivamente il più bello e figo.

«Che linguaggio!», Roderich sembrava sul punto di esplodere.

   
 
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