Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: chiaki89    19/03/2011    8 recensioni
Sono passati sei anni dall’arrivo dei Volturi. Leah, unica donna fra i licantropi, è sempre più insofferente verso tutto ciò che la circonda, nonostante ci siano stati piccoli miglioramenti.
Ma l’arrivo di un vampiro mai visto nella zona sconvolgerà di nuovo tutto.
Chi è Jeremy? Perché è arrivato a Forks?
Queste domande diventano superflue quando Leah si ritrova costretta con l’inganno a sorvegliarlo quotidianamente.
Ed è l’inizio di una nuova storia, nella quale incontrerete ancora tutti i personaggi che avete amato, e anche qualcuno in più.
“Quando il vampiro platinato si voltò ebbi la soddisfazione di vederlo stupito per un secondo buono. Presi fiato per dare libero sfogo alla mia volgarità ma lui mi precedette con una risata decisamente maleducata.
“E così, quel cosino è un lupo? Avete anche donne-lupo? Ridicolo! Inaudito!” continuò a sghignazzare.
“Ehm, lei è l’unica…” rispose cautamente Jacob, guardandomi.

[…]
Raccolsi un grosso masso di granito e lo scagliai con precisione. Gli staccai di netto un braccio. Mi permisi di rivolgergli un sorriso compiaciuto, consapevole che stavo giocando col fuoco.”
Tratto dal cap.3
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Harvest Moon'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questo capitolo è dedicato alla mia meravigliosa onee-chan Naoko, nonché eccezionale autrice di splendide fanart. Vi consiglio di visitare la sua pagina di DeviantArt (qui), è piena di piccoli capolavori!

Grazie di tutto tesoro, ti voglio un mondo di bene!

 

 

SEGRETI

 

 

 

 

Da quello che aveva detto la sanguisuga si sarebbe trattato di un racconto decisamente lungo. Sfortunatamente per me, ormai ero incastrata e non potevo sfuggire a tale rottura. Sbuffai senza curarmi degli sguardi storti dei nuovi succhiasangue e mi sedetti di malagrazia sul divano.

Ancora una volta, Jeremy si portò alle mie spalle. Gli rifilai un’occhiataccia, alla quale rispose con un sorriso irriverente. Cos’è, ci teneva così tanto a sbattermi in faccia che avrei dovuto avere piena fiducia in lui?

Mi voltai di nuovo, incrociando lo sguardo scarlatto di Sabrina. Mi fissava curiosa, come se fossi un oggetto da esibizione, alternando delle occhiate all’idiota platinato dietro di me. Sentii un ringhio crescere nel mio petto.

“Allora, questa storia?”, sbottai, fissandola. Parve infastidita dalla mia scarsa diplomazia, poi ricominciò a torturarsi le mani.

“Non so davvero da dove cominciare…”, disse incerta.

“Ti consiglio dall’inizio di tutto”, consigliò Edward gentilmente. Storsi il naso. Che venduto. Prima era pronto ad accogliere con la violenza i nuovi arrivati, e adesso mancava soltanto che stendesse il tappeto rosso. Ovviamente il succhiasangue finse di non aver letto i miei pensieri poco lusinghieri.

“Molti anni prima che arrivasse Jeremy, il nostro clan era costituito da sei persone. Noi quattro…”, spiegò muovendo elegantemente la mano per indicarli, “Sive ed Ossian”. Fece una pausa assorta, mentre i suoi occhi si riempivano di tristezza. Sembrava sincera.

“Per noi erano come dei genitori. Soprattutto per me. Sono stata la prima ad unirmi a loro e non avevo mai conosciuto una famiglia, prima d’allora. Sono nata e vissuta orfana fino alla mia trasformazione, e ancora per anni a seguire. Ossian e Sive erano persone meravigliose: gentili, amorevoli, generose. Non si nutrivano finché la loro fame non era insopportabile. Quando sono arrivati George, Amanda e Fredrick, per molto tempo la vita ci era sembrata perfetta: eravamo una vera famiglia, un po’ come voi. Ma dovevamo immaginare che prima o poi i Volturi sarebbero arrivati a dettare legge”, sibilò, stringendo i denti. La vampira bionda si accostò di più al suo compagno, che la circondò con un braccio.

“Per quale motivo?”, chiese Carlisle. “In genere non si spostano, se non per questioni più che importanti”.

“O per poteri particolarmente seducenti”, sussurrò il leggipensieri amaramente. Ah, ora si spiegavano molte cose.

“Chi di voi?”, chiese Rosalie, secca.

“Io e Fredrick”, disse Sabrina. “Lui ha il potere di controllare la forza di gravità. È poco utile per un vampiro, in realtà, ma Aro era affascinato dall’idea dei viaggi nel tempo. Avete presente, no? Distorsioni spazio-tempo, eccetera…”. La nota di scherno era chiaramente percepibile nella sua voce. “Il mio potere, invece, è quello di saper prendere le decisioni”.

Silenzio totale. Non ero l’unica a non aver capito, intuivo.

Edward intervenne. “Il suo potere è curiosamente complementare a quello di Alice. Lei…”, spiegò indicando la nana. “…vede le conseguenze delle decisioni altrui. Sabrina, invece, è consapevole del momento migliore in cui prendere una decisione”.

“Migliore per chi?”, insinuai con un sorrisetto.

“Per le persone che amo”, rispose la succhiasangue velocemente. Fin troppo. “D’accordo, anche per me”, ammise poi. “Quando i Volturi sono venuti da noi, decisi ad acquisire i nostri poteri, ci siamo opposti totalmente. E loro…li hanno uccisi. I nostri genitori. Le persone che ci avevano accolto ed amato come figli. Solo per la loro assurda sete di potere: speravano di indurci ad andare con loro, una volta spezzato quel legame così forte. Ci avrebbero accolti persino a coppie. Ma loro non sanno nulla dell’amore e dell’affetto sinceri: niente è stato in grado di smuoverci dalle nostre posizioni. Alla fine se ne sono dovuti andare, per conservare almeno un minimo di credibilità come ‘giudici corretti ed imparziali’”. Rise sguaiatamente, folle e triste al tempo stesso. “In quel momento ho odiato davvero il non poter piangere. Ma ancora di più ho odiato loro. Volevo vendicarmi con tutto il cuore, spazzarli via, distruggerli finché di loro non fossero rimaste che ceneri sparse sulla terra fredda. Eppure il mio potere mi diceva che ancora non era il momento”.

Pian piano la comprensione iniziava a farsi strada nei miei pensieri. Minuscoli tasselli andavano al loro posto con inesorabile lentezza.

Sabrina fece un sorriso mesto e crudele, contemporaneamente. “Tutto è cambiato sei anni fa. Il mio potere ha percepito un mutamento: le carte si erano improvvisamente rimescolate e l’occasione per la mia vendetta si faceva più vicina. Solo in seguito ho scoperto cosa fosse successo. Voi li avete messi in fuga con la coda tra le gambe”.

Jake tossicchiò artificiosamente, ad indicare che aveva poco apprezzato l’immagine; io mi limitai ad un’occhiata velenosa. Che sanguisuga scema. Non mi sarei dovuta aspettare nulla di meno da qualcuno così legato a quell’imbecille di Jeremy.

“E ho capito che avremmo dovuto fare qualcosa. In fretta, per scongiurare disastri ancora più gravi del previsto”.

Si divertiva a farci fondere il cervello ogni tre minuti o giù di lì? Ma si rendeva conto che stava dicendo cose totalmente incomprensibili?

“Non capisco”, disse quietamente Carlisle, diplomatico come sempre. Fosse dipeso da me mi sarei divertita a strappare qualche arto.

“Come vi ho detto, ho saputo che era tutto merito vostro se i Volturi erano stati costretti a tornare in Italia con un pugno di mosche, sei anni fa: di conseguenza, solo voi sareste stati in grado di ripetere l’impresa, e la mia –la nostra- vendetta nei loro confronti avrebbe dovuto coinvolgere anche voi, senza alcun dubbio”.

Bene, e così si delineava il motivo del tradimento. Perché diavolo nessuno si muoveva a dare a quei succhiasangue la lezione che meritavano? L’aveva ammesso, no? Era tutto intenzionale.

“Ma non è finita qui, giusto?”, domandò Edward. Che scoperta, le aveva letto nel pensiero! D’accordo il voler usare cortesia, ma si stava rendendo giusto un pochino ridicolo.

Sabrina annuì. “Esatto. Ero a conoscenza del fatto che, a breve, sarebbe arrivato il momento giusto di prendere la decisione di coinvolgervi nella vendetta contro i Volturi, ma non volevo fare nulla contro la vostra volontà. Perciò ci siamo trattenuti come avevamo sempre fatto. Tuttavia, circa un anno fa, qualcosa si è smosso: il momento di prendere quella decisione si è fatto improvvisamente più vicino. Avrei voluto trattenermi nuovamente, ma il mio potere ha una falla enorme”. Fece una pausa brevissima, durante la quale tutta l’attenzione parve condensarsi ed assumere consistenza: l’aria stessa sembrava più densa.

“Quando il momento arriva, io sono costretta ad eseguire quella decisione, senza possibilità di scelta”.

La squadrai con diffidenza. Ma che bel sistema per levarsi dagli impicci! “È il mio potere che lo impone!”, bella scusa. Ridacchiai sarcastica, spingendo la sanguisuga a voltarsi verso di me.

“Andiamo, per favore! Stai dicendo che se il tuo “potere” ti imponesse di uccidere…che ne so, Jeremy…”, dissi ignorando il sussulto infastidito dell’idiota in questione, “…pur di salvarti la pelle, tu lo faresti? In tal caso sarebbe una maledizione, non un potere! Non trovi anche tu?”, insinuai fingendo cortesia.

“Non ho mai detto di essere felice del potere che mi ritrovo, giovane donna”, rispose seccamente. “Pochissime volte posso oppormi a quella che tu hai –molto opportunamente- chiamato ‘maledizione’, e solo attraverso un immenso sforzo di volontà. E, lasciamelo dire, sapevo di desiderare troppo la vendetta per riuscire ad esercitare una resistenza degna di tale nome”.

“Quindi ci avete condannati senza appello, in sostanza”, fece presente Jacob, aggressivo e decisamente poco propenso al perdono.

“No!”, esclamò Jeremy all’improvviso. “Non è così, non state capendo le sue –le nostre- intenzioni”. Sabrina gli sorrise riconoscente ed io mi voltai verso di lui. “E allora, sottospecie di succhiasangue senza cervello, vedi di spiegare le vostre intenzioni”, sibilai furibonda. Si limitò a guardarmi, preso in contropiede. Manco a dirlo, intervenne la sorgente delle disgrazie.

“Come vi ho già detto, non era mia intenzione coinvolgervi contro la vostra volontà. Per questo motivo Jeremy, che già aveva espresso il desiderio di abbracciare il vostro…particolare stile di vita, si è offerto di venire qui da voi. Volevamo lasciargli un anno per integrarsi bene nella vostra famiglia e poi saremmo arrivati noi, a fare la nostra proposta. Speravamo che Jeremy conquistasse la vostra fiducia, in modo che poi ci avreste almeno ascoltato, invece di rifiutare immediatamente quello che avevamo da dire. Ci era sembrato un buon compromesso, tenendo in conto che il mio potere, purtroppo, già ci aveva condannato. Tutti noi”.

“Ma non avete aspettato un anno. Sono passati a malapena sei mesi dall’arrivo di Jeremy”, fece notare Jasper, in un angolo.

Sabrina sorrise stancamente, come appesantita da un fardello troppo grande. “Non so cosa sia cambiato, ve lo giuro. Ma l’altro ieri il momento è arrivato, e io non ho potuto fare nulla per oppormi. Mi dispiace, so di aver messo in pericolo tutti voi, mai ho odiato così tanto il mio potere come ora. Davvero”. Abbassò la testa, nascondendo il viso tra le mani. Esme le si avvicinò, posandole delicatamente le dita su una spalla. Come faceva ad essere così buona? Quella vampira aveva condannato tutti! Non meritava di essere consolata!

Con la coda dell’occhio, vidi Jeremy stringere la stoffa del divano in una morsa convulsa. Bene, anche lui si sentiva coinvolto dallo spettacolo della sofferenza di quella succhiasangue. Vicino alla porta, il vampiro bruno che rispondeva al nome di George sembrava fremere d’impazienza, come se si stesse trattenendo a malapena dal soccorrere il capo del suo clan.

“Insomma, non c’è più molto da dire”, esalò infine Carlisle, con un sospiro. Il buono ed ingenuo Carlisle. “Mi sembra evidente che Sabrina e gli altri membri del clan non intendevano farci del male intenzionalmente. Nel nostro mondo a volte accadono cose che vanno al di là della nostra comprensione e previsione. Ora non ci resta che decidere che fare”.

“Posso consegnarmi ai Volturi, spiegando che ho commesso un errore nel denunciarvi”, propose Sabrina. L’immagine di Irina, la succhiasangue bionda che anni prima aveva fatto lo stesso, attraversò rapida la mia mente. Era stata fatta a pezzi e bruciata in un nanosecondo e a Sabrina sarebbe toccata la stessa sorte. Beh, dubitavo che avrei pianto.

Tutti i membri del suo clan –e non solo loro, notai- si opposero fermamente.

“Tu sei pazza, ti uccideranno senza pensarci due volte”, le fece notare Rosalie con poca finezza. “Ho ancora il mio potere da offrire, potrebbero risparmiarmi…”, tentò lei.

“Vuoi dirmi che ti offriresti come arma ai Volturi? Complimenti, avevamo proprio bisogno di problema in più”, sibilò la bionda psicopatica. Se non ne fosse andata della mia dignità, probabilmente mi sarei alzata e le avrei fatto un applauso.

“Sabrina, per favore, non dire cose simili”, sussurrò Amanda, facendo udire per la prima volta la sua voce dolce come il miele. Era in arrivo una crisi iperglicemica. Bleah.

“Esatto, non pensare neanche ad un’eventualità del genere. Ci metterebbe solo più in pericolo, sappilo. I Volturi non si fermeranno, come non l’hanno fatto neppure l’altra volta”, disse Edward, irremovibile. Bella gli lanciò un’occhiata vagamente adorante, ammirando la perfezione del marito.

Dov’è il sacchetto per vomitare?

“Per prima cosa, dobbiamo sapere qual è il motivo della denuncia. Allora potremo decidere il da farsi”, spiegò Carlisle, pragmatico.

Sabrina si afferrò una ciocca di capelli, guardandola con estremo interesse. “Ho detto che vi stavate riunendo per attaccarli”, sussurrò, evidentemente consapevole di tutte le implicazioni che ne seguivano.

“Basterà non riunirsi, no? Voi e i licantropi starete lontani, in modo che non ci possano accusare!”, esclamò precipitosamente Esme, senza crederci davvero. Il suo ingenuo tentativo di tenerci lontani da quella faccenda era almeno…apprezzabile. Ma inutile.

“Non si fermeranno, Esme. Anzi, coglieranno l’occasione per attaccarci ed acquisire quelli di noi che Aro desidera da tempo. E solo noi non siamo sufficienti, avremmo bisogno di alleati per difenderci”, disse Alice ragionevole.

“Ma se dovessimo reclutare degli alleati andremmo immediatamente ad avvalorare la denuncia!”, fece notare Nessie, trattenuta a stento da Jake.

“Esattamente”, scandì lentamente Jasper, assorto. “Sto riflettendo attentamente, ma al momento vedo una sola soluzione”. Edward annuì, consapevole dei suoi ragionamenti.

La risata tonante di Emmett fece esplodere la tensione all’improvviso. “In sostanza, dobbiamo combattere, no?”. Non si preoccupò di nascondere l’entusiasmo. Certe volte il compagno della biondastra era davvero folle a livelli inconcepibili.

“Temo di sì. Ma abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile”, stabilì il fidanzato della nana, già calato nei panni dello stratega. E noi cos’eravamo, i soldatini?

“Noi ci siamo”, affermò Jacob fermamente, spostando un attimo gli occhi su di me come a chiedere conferma. Non c’era molta scelta: quei vampiri rivoltanti sarebbero arrivati in ogni caso, l’unica soluzione attuabile era lottare per difendere la riserva. Quindi, allearsi –di nuovo- con i Cullen e compagnia era d’obbligo, per quanto mi andasse di traverso l’idea. Annuii, e Jake mi ricompensò con un sorriso appena accennato.

“Ci siamo anche noi, ovviamente”, disse Sabrina, mentre gli altri membri del clan esprimevano l’approvazione con vaghi cenni del capo.

“Dovremmo chiamare anche il clan di Denali, almeno per avvertirli”, disse Carlisle.

“Sarebbe opportuno chiedere aiuto anche alle Amazzoni, se lo desiderano”, fece Alice, assorta.

“Pure Benjamin potrebbe darci una mano”, ricordò Bella.

“E il clan irlandese”, insinuò Rosalie, guadagnandosi un’occhiataccia da parte mia. Accidenti, la vampira dai capelli rossi non la volevo!

“Io potrei chiamare dei miei vecchi amici”. La voce sconosciuta –sino ad allora- di Fredrick ci spinse tutti a voltarci verso di lui. Si passò una mano tra i capelli ribelli, totalmente incurante degli occhi puntati su di lui. “Ho detto qualcosa che non va?”, disse distrattamente.

Si guardarono tutti, imbarazzati all’inverosimile, poi ripresero a parlare come nulla fosse.

***

Dopo parecchie ed inutili chiacchiere riuscii ad attirare l’attenzione di Jacob su di me: si avvicinò lentamente, quasi non volesse farsi notare. Il che era impensabile, se si considerava il fatto che l’adorabile alfa era una sottospecie di armadio quattro stagioni alto due metri o giù di lì. Di conseguenza tutti erano perfettamente consapevoli di quello che stava facendo e si disposero ad origliare con studiata nonchalance.

Li ignorai platealmente. “Jake, io adesso torno a casa. Posso radunare il branco e dire a Sam di contattare il consiglio, se a te va bene”, gli sussurrai fissandolo con uno sguardo deciso. Era il momento di assumere il ruolo di beta: sapevo che Jacob voleva passare più tempo possibile con la sua mutante e mi sembrava giusto concederglielo.

Da quando ero diventata così sentimentale?

Dopo l’approvazione di Jake uscii praticamente senza salutare, attirandomi probabilmente l’antipatia dei nuovi succhiasangue –e l’ira della biondastra.

Solo parecchi passi dopo mi resi conto che qualcuno mi stava seguendo. Annusai l’odore senza voltarmi ed imprecai.

“Lupacchiotta, aspettami! Non fare la suscettibile come tuo solito!”, sghignazzò tranquillo. Ci teneva ad infilare il dito nella piaga riguardo al fatto che avrei dovuto avere fiducia in lui e sapeva che questo suo adorabile nonché irritante atteggiamento mi mandava in bestia.

“Dai, voglio solo parlarti un attimo!”.

“Il problema è che io non voglio parlare con te!”, sibilai. “Possibile che tu debba essere sempre così insistente?”.

“Sempre e comunque! Andiamo, lupacchiotta, fermati almeno un secondo!”.

“Piantala, cretino. Sono già abbastanza incavolata anche senza ascoltare le tue stupidaggini irritanti”.

“Non sono irritante! Io sono affascinante!”. Santo cielo, riusciva a pavoneggiarsi persino correndo. Un’idea passò all’improvviso nella mia mente e ghignai sadica. Frenai di botto, al punto che lui continuò correre in avanti verso di me senza fermarsi. Con uno scatto troppo veloce persino per lui, tesi la gamba.

L’urto del suo piede contro il mio polpaccio fece un po’ male, ma ne valse la pena quando lo vidi volare in avanti per poi impattare contro un albero secolare, lasciando un’inconfondibile impronta.

Con un sorrisetto, ripresi la mia corsa e lo superai. “Spero che tu abbia capito che non sono in vena di chiacchiere”.

Lui non badò alle mie parole e mi raggiunse, afferrandomi un polso per bloccarmi. Prima che potessi protestare a dovere –rinfrescandogli la memoria riguardo a certe mutilazioni un tempo meravigliosamente frequenti- lui mi interruppe precipitosamente.

“Sei riuscita a convincere tua madre a mettersi al sicuro?”, chiese, sorprendentemente gentile. Sgranai gli occhi per qualche istante, stupita, poi scossi la testa, assottigliando le labbra. “Non ne ha voluto sapere, ovvio”, risposi amaramente.

“Mi dispiace davvero”. Mi limitai a fare spallucce. “Ormai non posso fare più niente, a parte cercare di proteggerla come possibile”. Lui annuì assorto per qualche istante, poi parve illuminarsi.

“Potrei aiutarti a convincerla!”. Lo squadrai, decisamente scettica. “Ma sì, insomma, potrei spaventarla al punto da farla fuggire da questa zona per un po’!”, disse entusiasta. Non riuscii a trattenere una risatina. Certo che era davvero idiota.

“Punto primo: tu non puoi entrare nella riserva. Punto secondo…”. Lo fissai un attimo, pregustandomi le prossime parole. Lui fremeva d’aspettativa. “Beh, diciamo che le pantofole con gli orsacchiotti di mia cugina Claire sono più terrorizzanti di te”.

Lo vidi sgonfiarsi di botto, mentre mi fissava con sguardo oltraggiato. “Stai esagerando!”, si difese, sfoggiando un broncio degno di un bambino delle elementari. Risi di nuovo, per un attimo dimentica della situazione –decisamente poco divertente- nella quale eravamo impantanati. Poi fece un buffo sussulto, ed iniziò a ridacchiare pure lui.

Fu in quel momento che mi accorsi davvero che le sue dita erano ancora intorno al mio polso. Il contrasto con la mia pelle bollente mi fece rabbrividire e, con uno scatto repentino, mi liberai.

“Tornatene a casa Cullen. Non vorrai far aspettare la tua Sabrina”, sibilai, improvvisamente irritata. Tutta colpa di quel contatto inaspettato ed indesiderato.

Per tutta risposta lui scoppiò a ridere. “La mia Sabrina? Andiamo, Leah! Lei è sposata con George da prima che io nascessi, praticamente! Come ti è venuta un’idea simile?”. Distolsi lo sguardo, cercando di nascondere l’imbarazzo che mi aveva sommerso senza preavviso. Durò solo un attimo.

“Era ovvio che giungessi ad una conclusione del genere, viste le smancerie che vi siete scambiati!”, perorai con convinzione. “Per me è come una madre, le sono molto affezionata. Così come lei mi considera alla pari di un figlio…un po’ strano, a dirla tutta, ma mi accetta così come sono”. Sorrise spensierato, contagiandomi un pochino con il suo buonumore.

“Beh, che sei strano ormai l’abbiamo capito tutti”, feci presente. “Già”, disse lui, fissandomi con i suoi occhi dorati ed incredibilmente acuti. Mi guardò per alcuni istanti, durante i quali divenni estremamente consapevole del battito del mio cuore, che pompava con una forza inaspettata.

“Sei gelosa, Leah?”. La domanda improvvisa mi spiazzò, facendomi sussultare leggermente.

“Non…dire assurdità!”, esclamai veemente. Lui fece un sorriso storto. “Già”, ripeté, “è assurdo pensare una cosa simile”, aggiunse meditabondo.

Il pulsare del sangue nelle vene trasmise un’ondata di calore in tutto il corpo, che associai all’irritazione per quello che poteva suonare un insulto alle mie orecchie. Io? Gelosa di lui? Ma per piacere!

“Penso che tornerò indietro”, disse poi. Io annuii, a disagio. “Va bene”. E feci per andarmene.

Di nuovo lui mi bloccò, stavolta prendendomi la mano. Il contatto con le sue dita gelide fu peggio di una scarica elettrica, che serpeggiò lungo il braccio.

“Ci vediamo domani?”, chiese rapidamente.

“Stanno per arrivare dei nuovi succhiasangue, è ovvio che io debba tenere d’occhio la situazione”, risposi con sussiego, aggirando la domanda e tentando di ignorare la sua stretta –fredda e delicata- che contribuiva a distrarmi.

Poi scossi leggermente la mano, abbastanza per fargli rendere conto che doveva staccarsi. Lui lo fece, ma troppo lentamente per i miei gusti.

Senza neanche salutarlo, mi voltai e corsi via veloce come solo io sapevo essere. Avevo moltissime cose da fare, non potevo certo lambiccarmi sui comportamenti eccentrici di una sanguisuga rompiscatole.

Sentii il cuore accelerare all’improvviso. Una normalissima reazione alla mia corsa forsennata.

Sicuramente.

Sicuramente non ero più capace di mentire a me stessa.

Maledizione!

 

 

 

 

 

*Note dell’autrice*: e finalmente, dopo tre settimane, rieccomi qui! Per prima cosa vi chiedo scusa per la lunga attesa, ma tra esami, impegni e anche un po’ di mancanza di ispirazione (lo ammetto) non sono riuscita ad aggiornare prima, come invece speravo.

Con questo capitolo si scoprono –quasi tutti- gli altarini, mi auguro che sia stato comprensibile per tutti: mi rendo conto che ho cercato di esprimere un concetto piuttosto complicato e magari non ci sono riuscita alla perfezione. Fatemi sapere!

Noterete che ho un particolare debole per i poteri “imperfetti”: insomma, già i vampiri hanno delle capacità fuori dal normale, perché devono avere poteri superlativi e senza difetti?

Comunque spero che il capitolo vi abbia soddisfatto, direi che è stata messa parecchia carne sul fuoco. ^^ Il prossimo aggiornamento dovrebbe essere tra due settimane, quindi sabato 2 aprile.

Ringrazio come sempre tutti quelli che aggiungono la storia alle preferite, alle seguite e alle storie da ricordare. Ancora non riesco a capacitarvi di quanti siete!

Grazie anche a tutti quelli che leggono in silenzio, è anche merito vostro se continuo ad andare avanti!

Un ringraziamento più che speciale, infine, va a chi recensisce, perché mi date l’opportunità di migliorare e di rendermi conto dell’impatto che la storia ha sui lettori. Davvero, grazie!

Qualche giorno fa ho pubblicato una one-shot che partecipa ad un contest, indetto sul forum di EFP da Jakefan e Kagome_86. Il protagonista è uno dei nuovi licantropi a cui io stessa ho dato il nome e che già avete incontrato nel capitolo “Colpa – seconda parte”. Verrà menzionato nel prossimo capitolo, per ovvi motivi che comprenderete, in ogni caso qui c’è il link per la one-shot, per chi vorrà leggerla! ---> My Dawn

Di conseguenza, Harvest Moon è ufficialmente una serie! *gioisce da sola*

Vi invito a leggere anche le storie degli altri partecipanti, tutte linkate nel bando di concorso qui. Ve le consiglio, sono tutte delle piccole perle!

Detto questo, mi eclisso. Alla prossima!

Baci, chiaki

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: chiaki89