Angeli
e Demoni
di
Beren
tradotto da
madjoker
Beta: Sanzina
Rinuncia:
Questa storia è basata su caratteri e situazioni create e possedute da JK Rowling e i vari editori, inclusi ma non limitati a Scholastic Books, Raincoast Books e Warner Bros Inc. Non c’è guadagno e non è intesa nessuna infrazione
della proprietà letteraria riservata o del marchio.
Avvertimenti:
Questa storia è intesa come post OOTP, perciò contiene SPOILERS. Se non volete
sapere nulla del 5° libro non leggete questa storia.
Le Note d’autore:
Questa fic contiene Veela!Draco e molte altre cose che
sembrano essere un cliché in molte fandom. Ho provato
un gran divertimento nello scrivere questa fic,
tentando di esplorare le possibilità in un modo lievemente diverso da ciò che ho
visto in precedenza. Può esserci Veela!Draco, ma è tutto basato sul POV di Harry, in caso che qualcuno se lo chiedesse.
cap.4:
Cambi-2°parte
Harry stava sognando di volare: volare in alto
nell’aria, libero come un uccello senza la goffaggine delle sue lezioni di
pratica. Nella sua mente il suo corpo e i suoi istinti funzionavano in perfetta
armonia, e lui poteva volare come se fosse una cosa innata. Harry provava una tale gioia mentre
gustava tale libertà che quando qualcuno lo riscosse dal suo sogno provò una
grande seccatura.
“Harry.” Per primo sentì
il suo nome, ma decise di ignorarlo; non intendeva rinunciare al
volo.
“Harry!” questa volta il
suono era più urgente; stava ancora volando, ma sapeva che qualcosa lo stava
chiamando alla realtà. “Harry,
svegliati!”
Gli occhi di Harry si
spalancarono al richiamo di Ron che lo rese di nuovo
consapevole di dove si trovasse e lui batté le palpebre, trovando il viso del
suo miglior amico che sembrava galleggiare nell’apertura delle tende attorno al
suo letto, accompagnato da una linea di luce attraverso i suoi
capelli
rossi.
Per una qualche ragione, il suo amico sembrava
stesse tenendo le tende chiuse solo sotto il suo mento.
“Ron?” Chiese Harry, insonnolito. “Cosa c’è?”
Gli occhi di Ron si
posarono sul letto in replica e Harry seguì il suo
sguardo; fu in quel momento che si accorse di non essere avvolto in una molle,
calda coperta: era avvolto in ali molli e calde.
“Oh ca**o” fu la risposta
fievole.
“Il mio preciso pensiero” replicò Ron, mentre Harry si
sedeva.
Chiudendo gli occhi, Harry fece ritrarre le ali. Quando o come, avesse deciso di
spingere le coperte alla fine del letto e dormire usando invece le sue ali come
riparo non lo sapeva, ma nel processo aveva rovinato un’altra camicia del
pigiama. Harry guardò Ron
con gratitudine.
“Grazie” gli disse
sinceramente.
“Nessun problema, amico” fu la risposta di Ron, mentre rilasciava le tende e gli passava una maglietta
attraverso l’apertura “ma è probabile che tu desideri
pensare ad un incantesimo che sigilli le tende, in caso dovesse accadere di
nuovo una cosa simile. Sei fortunato che ti abbia visto
io.”
Harry annuì col capo, il suo amico aveva ragione, e si
fece una nota mentale di chiedere a Hermione quale
sarebbe stato l’incantesimo migliore. In fretta si levò la camicia rovinata
dalla testa, senza infastidirsi a sbottonarla, e si mise la maglietta. La sua
vita sembrava stesse diventando sempre più complicata, ogni giorno di più.
L’intera faccenda del Seraphim stava diventando
sciocca, e si chiedeva se non fosse più semplice alzarsi nel bel mezzo della
sala, fare un annuncio e farla finita.
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La mattina non era il momento del giorno preferito
da Harry, dato che ogni risveglio sembrava metterlo a
confronto con ulteriori sorprese. In poco più di una settimana aveva avuto uno balzo di crescita e due incidenti con le ali; decise di
dormire senza camicia, in modo da non rovinarne un’altra, fino a che non avesse
avuto la cosa sotto controllo. Due mattine dopo che aveva fatto pratica nella
Stanza delle Necessità si era svegliato avvolto nelle ali invece che nelle
coperte, e Harry, sperava di sbrigarsi a capire perché
poteva essere piuttosto freddo senza la parte superiore del pigiama. Harry aveva considerato di dormire avvolto solo nelle sue
ali, dato che erano completamente calde e comode, ma aveva deciso che era un
rischio troppo grande; L’incantesimo che aveva messo nelle tende era forte, ma
non avrebbe fermato nessuno veramente determinato.
Quando aprì lentamente gli occhi all’inizio di una
nuova settimana, si sentiva moderatamente ottimistico: i suoi pigiami non
sembravano essersi ristretti, così il suo aumento di crescita non gli aveva
fatto un’altra visita; e le sue ali erano piegate dove si supponeva dovessero
essere.
Alzandosi a sedere guardò di sottecchi, un po’
miope, la luce che si riversava attraverso l’apertura nella cima delle tende,
che era l’unico buco nello scudo attorno al letto, facendo scorrere le dita
attraverso i capelli. Fu in quel momento che la mattinata iniziò ad andare a
rotoli; qualche cosa d’acuto toccò il suo scalpo.
Rompendo l’incantesimo che sigillava le tende
arrivò vicino comodino accanto al letto e afferrò i suoi occhiali, li spinse sul
naso e si fissò le mani.
Harry si mordeva le unghie; sapeva che era una pessima
abitudine, ma era un vizio che non riusciva a perdere. Solo che ora le sue
unghie corte non erano più tali. Dove la notte precedente c’erano tronconi
masticati,c’erano ora lunghi artigli, eleganti ed
affusolati, almeno un paio di centimetri oltre la fine delle sue dita. Il primo
pensiero di Harry fu che se quanlcuno le avesse viste non gli avrebbe mai permessodi dimenticarlo.
Con un piccolo gemito di sconfitta si mise
all’opera per rettificare la situazione. Usando l’unico attrezzo a sua
disposizione, iniziò a mordere le unghie ad una lunghezza più ragionevole. Era
come tentare di masticare acciaio. Gli ci vollero venti secondi per comprendere
che i suoi denti non riuscivano ad intaccare l’unghia
del pollice, e iniziò ad esser colto dal panico.
Non si era mai vestito a tale velocità, la qual
cosa era già di per sé un atto di valore, considerato che aveva ora degli
artigli al posto delle unghie di cui preoccuparsi. Correndo per i gradini con le
mani infilate nelle tasche, quasi uccidendosi quando inciampò verso la fine
perché non intendeva lasciar vedere a nessuno quest’ultima novità, si diresse
nel regno di Poppy.
“Buongiorno, sig. Potter” fu il professionale saluto della guaritrice quando ruzzolò nell’ala dell’infermeria, mentre
era intenta a rappezzare un Hufflepuff del primo
anno.
Quasi potesse leggere la
sua mente la donna dette uno sguardo al ragazzo, ed indicò col capo il suo
ufficio.
“Se gradisce aspettarmi di
la” disse calma Poppy “tra poco sarò da
lei.”
Nell’ufficio Harry tentò
di calmarsi, ma quell’affare lo stava spingendo al
limite; non sapeva che cosa sarebbe potuto accadere da un momento all’altro.
Quando Poppy finalmente entrò nell’ufficio, Harry saltò in piedi.
Con gentilezza la donna si rivolse a lui. “Ora, in
che cosa ti posso aiutare?”
Harry mise le sue mani sulla tavola e allargò le
dita.
“Hai qualsiasi cosa che mi permetta di liberarmi
di questi?” Fu la brusca risposta.
Poppy s’inclinò sulla scrivania e guardò agli
artigli.
“Presumo che siano resistenti ai normali metodi di
rimozione” osservò calma.
Harry rispose apertamente. “Duri come
l’acciaio.”
Poppy prese una delle sue mani, toccando dolcemente un
artiglio con il suo dito indice.
“Acuminati, vedo anche” disse, prima di riposare
la mano sulla scrivania. “Non temere Harry,
l’incantesimo Diffindo Ungola dovrebbe funzionare. E’ un derivato dell’incanto
Diffindo creato per creature magiche; quando sono
tenute in cattività molte richiedono che ci si prenda cura di zoccoli ed
artigli, ed è molto più efficace della magia di base. Ho avuto occasione di
usarlo quando il professor Snape insegnò come preparare una pozione di crescita delle
unghie ad una classe del primo anno.”
Con un sorriso la donna puntò la bacchetta. Harry era contento del senso asciutto dell’humour
dell’infermiera, lo faceva sentire un po’ meglio.
“Devi lanciarlo in questo modo” gli disse Poppy, procedendo a mostrargli i
movimenti.
Gli ci volle una buona mezz’ora, ma tempo della
fine della colazione e Harry aveva nuovamente le
unghie di lunghezza normale. Ancora una volta Harry si
trovò molto grato di essere amico di una guaritrice di tali
capacità.
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Decisamente, era destino che la vita di Harry non potesse esser normale,
almeno fu quello che concluse Harry al giungere di
venerdì, il 12 di novembre. Fino a quel momento la sua eredità di Seraphim gli aveva donato tre cose: una crescita di circa
Fu durante l’allenamento di Quidditch che Harry notò che
qualcos’altro non andava bene; o piuttosto, fu per come finì l’inseguimento del
boccino d’oro, mentre Ron stava discutendo delle
strategie complicate con il resto della squadra. Tutto divenne molto forte, o
almeno lo fu per i primi momenti del suo incontro con il resto dei giocatori,
quasi come se ognuno di loro stesse gridando. Harry
fremette quando per davvero Ron gridò a Ginny che stava
inseguendo un bolide, perchè l’urlo fu così forte che gli fece provare
dolore.
“Stai bene, Harry?”
Chiese Ron, girandosi e vedendo la fine della sua
smorfia.
Con gioia di Harry,
quando Ron aveva finito la frase la sua voce era
tornata ad un livello normale.
“Sì” fu la sua veloce risposta. “Non ti
preoccupare Ron. Credo solo di aver preso un colpo di
vento nelle orecchie mentre volavo; è stato un po’ strano per un momento.”
Ron gli si avvicinò, mentre il resto della squadra si
diresse verso gli spogliatoi.
“Sei sicuro”chiese Ron
“che non è qualcosa che ha che fare con i tuoi cambiamenti?”
Harry ci pensò per un momento, ma poi scosse la
testa.
“Nah” rispose, quasi
sicuro della conclusione “quelli sembrano permanenti, e questo ha già
smesso.”
Harry, non comprese di esser in errore finché non fu si
diresse verso la biblioteca per trovare un libro per i suoi compiti di
Trasfigurazione. A metà strada i suoi passi divennero improvvisamente più
rumorosi di quello che si aspettava, e poteva sentire delle persone che
parlavano. Quando girati due angoli giunse alla biblioteca trovò due Ravenclaw che chiacchieravano fuori
dalla porta in quello che sarebbe dovuto essere un tono molto basso, ma
per lui era come se stessero parlando rumorosamente. Cambiando idea, Harry andò verso l’ala dell’ospedale; Poppy probabilmente ormai era pronta a dargli un letto
permanente.
“Il tuo udito è definitivamente più sensibile”
disse lentamente l’infermiera, mentre esaminava i risultati dell’incantesimo che
aveva gettato su Harry “e credo che anche la tua vista
stia cambiando. Posso aggiustare i tuoi occhiali e mettere su di loro un
incantesimo, così muteranno con il cambio della tua vista; comunque, suggerisco
che tu venga per dei controlli quotidiani finché le trasformazioni non
cesseranno. Come per l’udito, ho qualcosa che ne rimpicciolirà l’effetto, ma ti
consiglio di portarlo solo per dormire; avrai bisogno d’imparare ad affrontare
la sensibilità addizionale nelle situazioni normali. Non ti fa male,
vero?”
Harry scosse la testa.
“Solamente se qualcuno grida vicino a me” fu la
sua risposta onesta“ma penso di poterlo
affrontare.”
Poppy gli sorrise.
“Bene” disse vivacemente lei. “Se hai alcuni
problemi Harry, voglio che tu venga immediatamente da
me. Questi cambiamenti devono essere duri per te, ma si fermeranno, ed anche se
sono troppo vecchia per dirlo stai diventando davvero un giovane audace.”
Harry avvertì il rossore che saliva sulle guance, ma
non poté trattenere il sorriso imbarazzato che si intravedeva agli angoli della
sua bocca. Harry non era mai stato la sintesi
dell’eroe, non importava quale ruolo gli avesse imposto
la vita, ma doveva ammettere che stava incominciando a sembrare più adatto alla
parte.
“Grazie Poppy” le
rispose con gratitudine “penso che sarei perso senza di te.”
“Questo è del tutto esatto, giovane” rispose Poppy aggrottando le sopracciglia “anche
se io ci aggiungerei la maggior parte della scuola. Non riesco a capire
come il personale, senza contare gli alunni, riesca a trovare così tanti
pericoli sul suo cammino.”
Tale asserzione fece sorgere un ghigno sul viso di
Harry; negli anni lui era stato un abitante continuo
dell’infermeria ed aveva visto molti membri del personale sottoposti alle cure
di Poppy, e gli avevano aperto un bel po’ gli
occhi.
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La sala comune era piena di persone tutte prese
nei loro affari e Harry sedeva accanto al fuoco con il
naso affondato in un libro, fingendo di non accorgersi di nessuno. Comunque con
il suo sensibile udito era difficile non notare che molte delle conversazioni
riguardavano lui. Anche se non cercava attenzione era
difficile non comprendere che le trasformazioni che aveva superato recentemente
non erano passate inosservate. Neppure se fosse stato il Gryffindor meno famoso avrebbe potuto
evitarlo.
“Lo so”stava dicendo Lavanda a Parvati “non pensavo che un ragazzo potesse cambiare così
tanto in un mese.”
“E’ come se fosse opera di uno di quegli
incantesimi di bellezza magici” rispose l’altra ragazza con una nota
d’adorazione nella voce che disturbò Harry. “Solamente
che non dovrebbe neppure provarci. L’hai visto dopo l’ultimo incontro di Quidditch; coperto di fango a causa di Malfoy ed ancora splendido.”
“Neppure Malfoy era
male. Riesci a immaginarli entrambi...” L’attenzione di Harry venne attirata da un’altra conversazione prima che
potesse arrossire troppo profondamente.
“Come ha fatto a farsi crescere le sue unghie così
velocemente?” Ginny stava parlando a bassa voce a
May, una delle ragazze del suo anno. “Tre settimane fa
erano corte all’osso, ed ora sono lunghe.”
“Darei qualsiasi cosa per sapere che pozione sta
usando” disse la sua amica d’accordo con lei “pensi che stia finalmente accettando l’idea che è un
divo?”
“Non so” fu la risposta di Ginny, che sembrò un po’ confusa. “Certo sembra che abbia
iniziato ad avere interesse del suo aspetto, ma è ancora Harry, e sembra imbarazzato del fatto che tutti lo
guardino.”
“Quello lo fa diventare due volte più bollente” fu la risposta di May, poi le due iniziarono a ridere scioccamente. Harry distolse la sua attenzione, affondando ulteriormente
nel suo posto e tentando di nascondere la faccia nel libro. Forse, se avesse
fatto finta di nulla, nessuno avrebbe notato quanto fosse arrossito.
“...Sarai onesta, vero Hermione?” La sua attenzione venne
attratta da qualcosa che stava dicendo Ron,
nell’angolo dove si trovava insieme a Hermione,
entrambi accoccolati nell’altro lato della stanza.
“Certo Ron” rispose la
giovane con un tono amorevole che fece sorridere Harry, anche se non era programmato che lui stesse
ascoltando, e suppose che il libri ‘Pozioni per l’Auror’ non potesse in nessun modo provocare tale affettuosa
espressione sulla sua faccia.
“Che cosa ne pensano le ragazze?” Chiese Ron calmo. “Non è solo il resto di noi che ha un complesso
d’inferiorità. Harry è diventato dal grazioso ed
innocente salvatore del mondo alla cosa più sexy su due gambe in quattro
settimane?”
Il tono del suo più buon amico sembrava rassegnato
ed un po’ incerto. Hermione rispose con una piccola
risata ed un sospiro gentile.
“Non l’avrei messa in questo modo” rispose lei “ma
se vuoi dire che tutti lo stanno guardando sotto una luce diversa, questo sì. E
Ron, odio dovertelo dire, ma non sono solo le
ragazze.”
“Lo so” la voce di Ron
era soffocata dalle risate, cosa che sorprese Harry
“per gli inferi, se non fossi innamorato di te, probabilmente gli darei una
seconda occhiata anch’io.”
Harry lasciò cadere il libro.
Quella era una cosa che, definitivamente, non si
era aspettato di sentire. Il mondo magico era meno bacchettone sulla sessualità
rispetto al mondo Muggle, ma c’erano delle costanti
nel mondo di Harry che non desiderava cambiassero, ed
una era che il suo più buon amico fosse fermamente
eterosessuale.
Molte paia d’occhi si girarono a guardarlo quando il libro pesante crollò sul pavimento, ma
quando lo rialzò solo due paia rimasero fissi su di lui. Harry alzò lo sguardo per incontrare gli occhi dei suoi due
amici ed Hermione alzò un
sopracciglio.
“Penso che Harry ci
abbia sentito” osservò lei tenendo la voce bassa e Harry capì che lo stava osservando per scoprire una
reazione.
Piuttosto consapevole di esser stato beccato in
flagrante, Harry chiuse il tomo che stava tenendo in
mano e si alzò dalla poltrona. Ancora lo sorprendeva quanto il suo punto di
vista continuasse a salire da dove pensava che dovesse
essere il livello dei suoi occhi. Era abituato ad essere il più basso dei suoi
amici maschi e anche di molte delle sue amiche femmine; il fatto che fosse
cresciuto un dodici centimetri nell’ultimo mese era
ancora qualcosa con il quale stava scendendo a patti. Harry camminò verso i suoi amici, tentando di sembrare
innocente.
“Come hai fatto a sentirci dal principio alla fine
da là, amico?” chiese Ron, nella sua solita maniera
schietta ma amichevole.
“Il mio udito è migliorato” ammise Harry con calma, con una piccola alzata di spalle che fece
capire che aveva scelto di mantenere la quiete sul fatto “insieme a quasi tutto.
Questi occhiali non mi servono più; Madama Pomfrey li
ha mutati in normale vetro questa mattina. Comincerò a lasciar cadere
suggerimenti sul fatto di volerli riparare con un incantesimo e poi mi libererò
completamente di loro.”
Harry stava superando così tanti cambiamenti che
qualche volta gli sembrava di non essere più nel suo
corpo.
“Questo vuol dire che se vai a fare una piccola
passeggiata nel campo di Quidditch quando gli Slytherin si stanno allenando sarai capace di sentire le
loro discussioni di strategia?” chiese Ron
pensierosamente.
Hermione lo colpì, e Harry rise;
proprio quello del quale aveva bisogno.