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Autore: shuichi chan    20/03/2011    5 recensioni
In una coppia affiatata come la loro, le coccole, i baci e il sesso non può mancare, e difatti tutti questi elementi sembrano esserci, ma il vero problema è: come farlo senza essere disturbati?
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccolo qui il secondo capitolo! E finalmente si capirà il significato del titolo. Spero vi piaccia e buona lettura.
p.s
Nomi e frasi contenuti in questo capitolo sono puramente casuali (certo come no).







Capitolo 2 - Shirley



Nemmeno lui seppe il perchè si fosse ritrovato sopra il corpo esile e quasi nudo di Inghilterra, ma niente gli impedì di riempirlo di baci ovunque fosse possibile.
Sentì il respiro dell’altro farsi sempre più pensante mentre cominciava a lambirgli il collo e le spalle.
Quella pelle morbida e dolcissima, non aspettava altro che assaggiarla nuovamente. Il desiderio di un contatto fisico ancor più intimo fu grande e America non perse l’occasione per togliersi la maglietta e rimanere a petto nudo.
“sei ingrassato lo sai?” affermò Inghilterra ridendo, mirandogli la pancia.
“non è vero! Sono tutti muscoli questi!” rispose convinto
“se continui a mangiare Hamburger diventerai obeso”
“tsk! Io sono un eroe, e gli eroi non ingrassano” alzò il mento orgoglioso delle proprie parole “e poi, lo sanno tutti che un uomo senza pancia è come un cielo senza stelle!”
L’inglese aggrottò le sopracciglia confuso, quel detto assurdo dove lo aveva trovato?
“e poi anche se ingrassassi, non ti piacerei più? Sei così superficiale?” chiese poi America quasi offeso
“io non ho detto questo! Lo dico solo per il tuo bene! E poi…” si intenerì venendo il viso preoccupato dell’altro “ a me piace la pancetta…”
Alfred sbuffò in un sorriso per poi lasciargli un caldo bacio sulle labbra e continuare quello che aveva interrotto.
Non smise un attimo di toccarlo, leccarlo e morderlo, quella sera avrebbe fatto impazzire il suo ragazzo, non sarebbe andato subito al sodo come sempre, ma lo avrebbe sottomesso con un lungo e passionale preliminare a cui difficilmente si sarebbe opposto.
Sentì i suoi respiri mozzarsi e il suo corpo scaldarsi sempre più, non gli avrebbe dato pace.
Arthur non si era mai sentito meglio, socchiuse gli occhi concedendosi tutte quelle attenzioni e quei giochetti maliziosi sul suo corpo ormai voglioso, gli carezzò i capelli tanto per accennargli di non fermarsi.
Era in paradiso, quasi riusciva a vedere delle piccole scintille colorate volteggiare sopra la sua testa.
No, aspetta.
Cosa erano quelle lucine che si muovevano in continuazione?
Aprì velocemente gli occhi, e dopo essersi reso conto di quello che vi era sopra di lui ( a parte Alfred ovviamente) non fu per nulla appagato.
Non sapeva perché e come fosse arrivata lì, ma una fatina volteggiava a destra e sinistra facendo strani segni come per invitarlo ad ascoltarla.
Maledetta, forse non lo aveva notato, ma era piuttosto occupato.
Cosa cavolo voleva da lui proprio in quel momento?
Inghilterra, senza farsi notare dall’altro troppo occupato a torturargli il collo, cercò di mandarla via gesticolando anch’esso e sussurrando il più piano possibile.
Vattene, sono occupato, passa dopo” cercò di farle capire
Non posso aspettare,ti prego Arthur ascoltami!” insistette la fatina facendogli segno di seguirla.
Ti ho detto di andartene,sono occupato,Fuck!” quell’imprecazione detta con astio attirò l’attenzione dell’Americano che smise subito di leccargli il collo per poi guardarlo insospettito.
“che succede?” chiese poi.
L’espressione spontanea di Inghilterra in quel momento qualcuno avrebbe dovuto fotografarla  perché mai più forse avrebbe sfoggiato un simile sorriso ebete palesemente fasullo che lo fece sembrare più idiota del fidanzato.
“Niente!” esclamò con voce stridula mentre lasciava che un sorriso a trentadue denti rovinasse il suo bel visino.
America rabbrividì a quella scena, ma fece finta di nulla e ritornò al suo “lavoro”.
Peccato che quella rompiscatole di una fatina con ali brillantate continuasse ad insistere disperata.
La scena era a dir poco esilarante: Inghilterra schiacciato sotto il corpo possente di America muoveva impetuosamente le braccia cercando di scacciare l’essere indesiderato, quello sopra di lui che sembrava non accorgersi di nulla e la fata che non aveva intenzione di andarsene da lì.
Povero Arthur, non poteva di certo interrompere tutto per una sciocchezza simile, eppure quella dolce ed eccitante sensazione delle labbra di America sulla sua pelle era svanito, sostituito da un gran nervoso.
Rivoleva quel piacere,cazzo!
Perché proprio in quel momento doveva arrivare, perché?
La rabbia crebbe e non riuscì più a trattenersi:
Te ne vai si o no?!!” sbottò poi la nazione a voce TROPPO alta.
La piccola creaturina sobbalzò, ma non fu quello che preoccupò l’inglese, bensì il volto di Alfred nel sentirlo pronunciare tali parole.
Lo fissava sconvolto pensando che quelle parole fossero rivolte a lui.
“Come hai detto scusa?” chiese America guardandolo storto
“ no Al non dicevo a te!” rispose l’inglese agitato
“ e allora con chi cazzo parlavi?!” sembrò piuttosto indispettito
“ anche se te lo dicessi non mi crederesti, anzi, mi prenderesti in giro…”
“tu dimmelo intanto!” lo fissò aspettando una qualunque risposta.
Di sicuro non gli avrebbe creduto,  poi si sarebbe anche arrabbiato, e vedere America arrabbiato, per quanto poco lo vedesse, non era mai bello.
“Em ecco…” non sapeva nemmeno come iniziare la spiegazione, talvolta mandava occhiate alla fatina che lo fissava spaesata dalla situazione.
“allora?” impaziente l’ altro incrociò le braccia
“ Shirley!” esclamò Arthur indicando un punto preciso a mezz’aria
“E chi è Shirley?”
“Girati, non la vedi? È quella fatina che ci sta fissando!”
“Hai detto…fatina?” si aspettava di tutto uscire da quelle labbra, ma non che si trattasse di uno dei suoi amici immaginari.
America girò lo sguardo, ma non vide nulla, riuscì solo ad intravedere dei mobili nascosti nel buio della stanza.
“io non vedo nulla…” disse guardandosi ancora un paio di volte in giro inutilmente
“ma ti giuro che c’è! Tu non la puoi vedere, ma è qui e continua a chiamarmi per dirmi qualcosa! Ti prego devi credermi!” sembrava quasi lo stesse implorando.
In fondo non era la prima volta che emergessero gli amici immaginari di Inghilterra, sin da piccolo, quando gli leggeva le favole aveva questa mania di vedere le creature magiche, come infatti le fate.
Tutti avevano le proprie manie, Arthur accettava il fatto che lui andasse sempre a mangiare al Mc, che giocasse per ore ed ore ai videogiochi, che tenesse in casa un alieno, perché lui non avrebbe dovuto fare lo stesso?
Anche se, quella fatina del cavolo poteva apparire qualche ora prima, invece che in un momento così inopportuno.
Cioè, non si era accorta che erano in procinto di scopare?
Ma, per quanto lo infastidisse se lo amava davvero doveva accettare la situazione e cercare  di assecondarlo.
“Ah si certo! La fatina Shirley!” esclamò con un sorriso divertito
“ mi credi allora?” gli occhi dell’inglese si illuminarono
“si, ti credo, anche se non riesco a vederla, ma si può sapere cosa vuole questa Shirley?” per aver interrotto il suo irresistibile preliminare.
Inghilterra subito dopo chiese a Shirley il perché di quella irruzione. L’americano prese gli occhiali sul comodino e lo fissò: continuava a  parlare da solo fissando il vuoto, gesticolava, era uno spettacolo imperdibile.
Eppure rimaneva sempre talmente provocante, forse perché indossava ancora il costume sexy da cameriere.
I suoi pensieri furono subito interrotti dall’espressione preoccupata di Inghilterra che ora lo guardava.
“Che succede?” chiese
“Dobbiamo aiutare Daisy!” rispose prima di alzarsi e infilarsi i boxer.
No aspetta, perché ti vesti?!
“Daisy?” chiese ancor più confuso il povero America maledicendo i boxer che ormai gli avevano coperto quelle natiche tanto invitanti.
“Si, è una amica di Shirley, si è ferita e devo soccorrerla”
Dopo quelle parole scese dal letto e si infilò veloce una maglietta qualsiasi per poi precipitarsi in salotto; Alfred lo seguì mugugnante.
Arrivati in sala, l’ inglese parlò di nuovo da solo mentre l’altra nazione andava avanti verso il divano.
“ALFRED FERMO!” urlò facendo prendere un colpo al povero americano che si immobilizzò di colpo con un piede a mezz’aria, le mani istintivamente alzate e gli occhi spalancati dallo spavento.
“Ch-che succede?” tremò appena, stava perdendo l’equilibrio
“Stavi per schiacciare la povera Daisy!” Inghilterra si diresse verso di lui prendendo la fatina da terra.
America finalmente poté sciogliersi e vide il suo ragazzo coccolare Daisy  che ai suoi occhi era come se stesse accarezzando l’aria.
Va bene, lui non poteva né vederle né sentirle ed era anche convinto che non esistessero, ma vedere il SUO ragazzo prestare attenzioni così smielate a qualcun altro che non fosse lui lo mandava su tutte le furie, si, anche se quel “qualcun altro” era il nulla!
“Ingh…”
“Al, tu resta qui, io vado in bagno a medicarla” lo interruppe dirigendosi frettoloso nella stanza citata.
Ecco, lo ignorava pure!
Arthur, posò la fatina sopra un piccolo comodino e prese delle fasce.
“Grazie mille per averla aiutata” disse sollevata Shirley posta accanto all’amica “e scusa se ti ho disturbato”
“tranquilla, anche se era il momento meno opportuno è stato per una giusta causa, scusa te se ti ho risposto male, ma ero piuttosto agitato...ora va meglio Daisy?”
“si, grazie Arthur!” rispose l’altra con un dolcissimo sorriso
“ora non vorrei essere indiscreto ma vi chiederei …”
“si si, ce ne andiamo subito, grazie ancora per il tuo aiuto” continuò Shirley prima di riprendere il volo dando una mano all’amica.
Iggy uscì dal bagno poi aprì la porta d’entrata e lasciò uscire le fate salutandole un ultima volta.
Quando si girò si trovò America poggiato alla stipite della porta con un'espressione per nulla contenta.
“mi dispiace…” si scusò abbassando la testa,si senti in colpa.
L’altro gli si avvicinò e lo strinse “fa nulla, dai, torniamo in camera”.
Inghilterra annuì lasciandosi coccolare un ultima volta.
“Torneranno ancora?” chiese America poggiando gli occhiali sul comodino in parte al letto.
“Non credo, ho spiegato a Shirley e Daisy la situazione”
“bene…”
Non fece nemmeno in tempo a strofinarsi gli occhi che si ritrovò Arthur a gattoni davanti a lui, di nuovo con il sederino scoperto in aria che lo fissava malizioso.
La capacità di Inghilterra di farlo eccitare con poche e semplici gesta era davvero sconvolgente.
“Allora, continuiamo quello che avevamo interrotto?” chiese poi l’inglese a pochi centimetri dalle sue labbra.
“Certo!”
Quella volta nessuno fatina li avrebbe fermati.





NOTE:

Speravate Pensavate fosse finita è?
Ebbene no! Siamo solo all' inizio, spero questo capitolo sia stato di vostro gradimento! Alla prossima XD
  
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