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Autore: Kastania    21/01/2006    1 recensioni
Avete mai provato ad immaginare la storia del Fantasma dell'Opera dal punto di vista della sua protagonista femminile? e chi era Christine Daaè prima dell'incontro con l'Angelo della Musica? questa storia parte proprio dalla sua infanzia.. buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A pochi chilometri di distanza,la pioggia aveva cessato di cadere,e un pallido sole si era messo a brillare,senza troppa convinzione

CAPITOLO 18

 

A pochi chilometri di distanza,la pioggia aveva cessato di cadere,e un pallido sole si era messo a brillare, senza troppa convinzione, sulla campagna.

 

Gustave e Verònique si inerpicarono lentamente sulla collina erbosa e madida di pioggia, per raggiungere la chiesetta, facendo del loro meglio per non scivolare. Ridevano entrambi, più distesi, delle loro difficoltà.

 

Quando furono entrati nella cappella, trattennero a malapena l’entusiasmo.

La chiesa era piuttosto modesta all’esterno: la tipica cappella di campagna in mattoni cotti, una torre campanaria con un’unica, minuscola campana.

Ma all’interno…

 

Luminosi vetri cattedrali coloravano l’ambiente,diffondendo una luce soffusa e delicata, in varie tinte.

I banchi di legno scuro erano riccamente intagliati nonostante l’apparenza severa, l’altare era ricoperto da una tovaglia di finissimo pizzo candido ed era occupato da paramenti sacri di grande pregio.

 

Ma il vero protagonista dello spazio era quell’immenso strumento musicale, sulla parete ovest.

Ad una sola occhiata, perfino un profano si sarebbe reso conto dell’immenso valore economico e culturale di quell’organo,un vero patrimonio per l’umanità.

 

I due artisti rimasero letteralmente a bocca aperta, spiando avidi ogni dettaglio, ogni tasto, ogni canna d’ottone perfettamente lucida e levigata.

 

Un fraticello suonava rozzamente un Gloria,e si volse a sorridere tranquillo ad entrambi.

Sebbene la sua musica fosse semplice ed egli non possedesse un gran talento, le note che traeva e il loro perfetto risuonare rappresentavano un balsamo per gli spiriti afflitti.

Afflitti come quelli di Gustave e Verònique.

 

Più tardi,mentre ridiscendevano la collinetta in silenzio,entrambi erano trincerati nei propri pensieri e nella gioia per quella visita. Verònique mise il piede in fallo,e iniziò a scivolare su quell’erba umida.

Prontamente, Gustave l’afferrò alla vita,impedendone la caduta rovinosa.

 

Da quella ravvicinata distanza,i loro occhi non riuscivano a mentire,a nascondersi reciprocamente. Non più.

D’impulso Gustave si chinò su di lei,e la baciò.

 

Caddero a terra, infangandosi i mantelli, ma non se ne accorsero neppure,impegnati com’erano a reclamare avidamente le labbra e le carezze dell’altro.

Le loro solitudini si fusero,si incendiarono,si annegarono l’una nell’altra.

 

I loro baci non erano soltanto carichi di tenerezza e di passione,ma anche di rabbia, di sfida per un destino che aveva regalato loro più dolore di quanto umanamente sopportabile.

 

Entrambi si dimenticarono del tempo che passava,del luogo in cui erano, delle responsabilità che li attendevano al ritorno e dei loro infelici trascorsi.

Esistevano loro,e loro soltanto.

 

 

 

 

 

Qualche ora più tardi, la carrozza a nolo li fece scendere davanti alla piccola casetta di Madame Valerius. Cercavano di nascondere i loro timidi sorrisi, lo scintillio dei loro occhi innamorati e finalmente consapevoli dei sentimenti dell’altro. Ma invano. Le loro mani intrecciate parevano non potersi dividere.

 

Entrarono ,ridendo complici, nel piccolo ingresso, continuando a tenersi per mano, decisi a raccontare subito ai loro cari ciò che finalmente era accaduto, pronti a renderli partecipi della loro grande gioia.

Forse la prima reazione di Christine sarebbe stata ostile…o difficile. Poco importava.
La sincerità prima di tutto.

 

Ma la mano di Verònique divenne gelida in quella di Gustave, non appena ebbero varcato la soglia del salottino. Christine e Raoul erano seduti accanto alla finestra, preoccupati e tristi, gli occhi fissi sul mare grigiastro ed inquieto.

 

Madame Valerius si dondolava pigramente sulla sedia a dondolo,avvolta nel suo scialle nero, lo sguardo perso nel vuoto e la bocca atteggiata ad una piega amara. Sembrava non essersi neppure accorta del loro ingresso, sprofondata in chissà quali strani pensieri.

 

Su una poltrona accanto al fuoco, stava Vittoria Masselli, la compagna di ballo di Verò,le spalle incurvate,le gambe ripiegate con grazia sotto di sé. Sul viso,un’indicibile angoscia, che si esasperò non appena li vide entrare, allacciati in quel modo così intimo.


Vittoria saltò in piedi,e corse a seppellirsi nell’abbraccio di Verò, la voce tremante,quasi sul punto di ricominciare a piangere.

Stretta a lei, potè soltanto mormorare contro il suo orecchio:

Robert è vivo”.

 

 

Robert è vivo. Robert è vivo. Robert è vivo.

 

Verònique non riusciva a smettere di ripetere ossessivamente, nella sua mente, quelle poche parole.

La sua fronte scottava, ed ormai smaniava da ore.

 

Appena udita la sconvolgente notizia, Verònique era caduta a terra,priva di sensi.

Troppe le emozioni di quel giorno,anche se alcune erano state piacevoli…ma questa notizia non aveva senso.

Non poteva averne.

 

Robert è morto,con tutte le altre persone che viaggiavano sulla sua nave.

 Erano stati pochissimi i sopravvissuti,e lui non era fra questi. Il mare non restituiva mai tutte le sue vittime, e quindi nessuno aveva mai visto il corpo… ma era morto,era morto! Deve esserlo…

 

Vittoria,accanto a lei, inumidì nuovamente il panno e le bagnò teneramente la fronte.

Avrebbe desiderato non essere lei a doverle portare quella sconvolgente notizia…ma del resto, meglio così che se l’avesse appreso dai giornali. Non avrebbe certamente retto il colpo.

 

Oltretutto, era assolutamente certa di quanto le aveva raccontato.

L’aveva visto con i suoi stessi occhi.

 

Vittoria lasciò la stanza e ridiscese al piano di sotto,nel salottino dove tutti,ammutoliti,la attendevano.

Gustave le andò subito incontro,il viso seriamente preoccupato. Non ebbe bisogno di parlare.

 

“Non vi preoccupate monsieur Daee. Verò riposa. Ora sta meglio. La capisco, è stato un vero colpo per tutti noi. Ha perso il suo proverbiale controllo perfino Julienne Giry. L’avete conosciuta, sapete cosa intendo.”

 

Gustave annuì,sollevato.

Era davvero preoccupato per la reazione emotiva di Verò,ma non voleva darlo troppo a vedere. Nessuno di loro sapeva cos’era accaduto quel pomeriggio,e stando così le cose, non aveva alcuna intenzione di raccontarlo.

“Ditemi Vittoria…cos’è accaduto? Come avete saputo?”

 

Vittoria sedette nuovamente sulla poltrona,e si preparò a ripetere la storia che al pomeriggio aveva già narrato a madame Valerius e ai bambini.

E’successo solo tre giorni fa. E ancora non mi sembra vero, quindi capisco la vostra ncredulità.

 

“Al teatro è arrivata qualche settimana fa una lettera della famiglia Abbott,per Verònique. Non sapevamo come fargliela pervenire qui,e pensavamo che non fosse nulla di urgente…” parve a disagio. “Abbiamo fatto male. Comunque,nessuno pensava più alla lettera. Ma come vi dicevo, tre giorni fa è arrivata una visita. L’usciere è venuto a chiamare me e Julienne,e così..”

 

Gli occhi le si riempirono di lacrime,ma cercò di trattenersi.

“Lo abbiamo riconosciuto immediatamente. Era Robert Abbott, il fidanzato di Verò, non ci si poteva sbagliare… Ma in un certo senso, era come avere davanti un fantasma.. siamo rimaste paralizzate dallo stupore.

E’ stato lui a rompere il silenzio,e a narrarci brevemente cosa gli era accaduto.”

 

“Il giorno del naufragio,ha rischiato davvero di morire. Per cercare di salvare più persone possibile,e di aiutarle a calarsi nelle scialuppe, ha battuto la testa ed è caduto in acqua. In quella confusione, non se ne accorse praticamente nessuno, ognuno pensava solo a salvarsi. Fortuna vuole che prima di perdere i sensi sia riuscito ad aggrapparsi saldamente ad una tavola di legno.

 

“Un paio di ore più tardi fu ripescato da un peschereccio. Gli prestarono i primi soccorsi,lo salvarono e appena tornati a terra lo portarono all’ospedale. Il suo fisico non ne risentì molto,ma.. Quando si svegliò da quello strano torpore,non sapeva più chi fosse.”

 

“Aveva perso completamente la memoria,e i medici non sapevano proprio chi fosse: non aveva documenti con sé,né orologio,né null’altro che potesse aiutarli a rintracciare una famiglia. Avevano intuito che si trattasse di un nobile per via dei suoi vestiti:sebbene stracciati,si vedeva che erano di valore; e che si trattasse di uno straniero,per via dell’accento.”

 

“Col tempo e le cure, pian piano Robert iniziò a ricordare dei particolari del suo passato, ma non utili per arrivare alla sua identità. Fino a sei mesi fa, perlomeno. Robert ha continuato a migliorare, fino a ricordarsi chi fosse e da dove venisse, ed ovviamente i medici lo hanno immediatamente rispedito in Inghilterra.

Potete immaginare la felicità e il sollievo dei suoi familiari.

 

“Ma solo un paio di mesi fa,ripresosi del tutto, ha ricordato Verònique, il loro amore,il loro fidanzamento. Così ha cercato di scriverle,per non turbarla apparendo all’improvviso. Non ricevendo risposta,ha vinto la paura di viaggiare nuovamente per mare ed è tornato a Parigi. Solo per Verò.”

 

Vittoria tacque per un attimo.

Vedeva la pena, la sconfitta negli occhi di Gustave, ed era sinceramente dispiaciuta per lui.

 

“Ovviamente, Robert non si rende conto di quanto tempo è passato. Per lui, il tempo ha ripreso a scorrere normalmente solo da un paio di mesi…i mesi addietro sono soltanto una macchia confusa.

Non capisce,al momento,che per Verònique questi due anni sono stati lunghi,ed assai duri.”

 

Vittoria non proseguì, ma lei e Gustave riflettevano sulle stesse cose,in quel momento.

Verònique avrebbe scelto la sua nuova vita, circondata dall’affetto della famiglia Daeè, oppure avrebbe scelto il suo vecchio amore, il matrimonio che aveva sognato, l’uomo per cui aveva pianto e pregato?

 

Gustave sapeva di non aver diritto a sperare. C’era stato solo un giorno di felicità per loro.

Non poteva competere con il grande amore della sua vita,un uomo che aveva disperatamente bisogno di lei per tornare alla vita normale,che uno scherzo del destino gli aveva quasi strappato per sempre.

 

  
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