Libri > Il fantasma dell'Opera
Segui la storia  |       
Autore: Kastania    21/01/2006    1 recensioni
Avete mai provato ad immaginare la storia del Fantasma dell'Opera dal punto di vista della sua protagonista femminile? e chi era Christine Daaè prima dell'incontro con l'Angelo della Musica? questa storia parte proprio dalla sua infanzia.. buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Christine rivide Verònique,pochi giorni dopo

CAPITOLO 20

 

 

Christine rivide Verònique, pochi giorni più tardi.

Era una domenica pigra ed assolata, come ogni domenica autunnale che si rispetti.

 

La ragazza non si era più fatta sentire,così approfittando di un sonnellino pomeridiano di Madame Valerius, Christine era sgattaiolata fuori, ovviamente dopo aver lasciato un biglietto alla madrina.

Non voleva farle prendere un colpo…per l’ennesima volta.

 

Bussò discretamente alla porta,un paio di volte.

Non era sicura che ci fosse qualcuno in casa… o peggio, che Verònique fosse sola.

Come avrebbe reagito se avesse aperto… quell’uomo? No, meglio non pensarci…

 

Trattenne il fiato mentre la porta cigolava…

Fu Julienne Giry ad aprirle,e parve stupita di vederla lì, anche se dissimulò la meraviglia con un caldo sorriso, ed un abbraccio prolungato.

Alle sue spalle, dalla porta del salottino, spuntò la testa bionda di Vittoria.

 

Christine gettò una rapida occhiata all’appartamento, mentre si slacciava il mantello.

Era molto diverso dall’ultima volta che era stata lì.

Era..semivuoto.

 

Era scomparso dall’ingresso il caldo tappeto dalle tonalità rossastre ed orientali, così come i quadretti di ceramica appesi alle pareti, e il grosso vaso panciuto di ottone dorato che fungeva da portaombrelli.

Chissà come le sarebbero apparse le altre stanze..

 

Come temeva. Ogni cosa,svanita o impacchettata.

 

Vittoria, seguendo la meraviglia nei suoi occhi, tentò di spiegarle.

“Sai,Verò ha regalato ad un ricovero tutti i suoi mobili, non avrebbe avuto senso trasportarli per così tante miglia..e poi non sarebbero stati adatti alla nuova casa, e quindi…”

 

Julienne le lanciò un’occhiataccia fulminante, e Vittoria arrossì immediatamente.

Era evidente che avesse appena commesso una gaffe.

Verònique non le aveva raccontato ancora nulla.

 

“Non preoccupatevi per me, davvero! Immaginavo che sarebbe accaduto…solo, non così presto.

Christine fece il possibile perché il suo tono apparisse davvero neutro,e non venato dall’angoscia che si portava dentro come un macigno. Un groppo le serrava dolorosamente la gola.

 

Julienne annuì,comprensiva.

“Vedi Christine,sono certa che te ne avrebbe parlato anche prima, ma forse temeva la tua reazione… ti è così affezionata, non sopporta l’idea di infliggervi.. di infliggerti questo dolore.

Ma crede anche di avere delle responsabilità nei confronti del suo passato.

 

Si sedettero tutte e tre in terra, in cerchio, a gambe incrociate,accanto al camino acceso.

Le ultime fiamme si agitavano nel focolare, illuminando la stanza con luci e ombre.

Sembravano un gruppo di ragazzine al campeggio, perfino Julienne aveva perso la sua aria inflessibile e composta,per ritornare bambina.

Si era disfatta il severo chignon,e i capelli le ricadevano sulle spalle,morbidamente arruffati.

Vittoria, distrattamente, si mise ad acconciarglieli con le dita.

 

“Io proprio non la capisco,Verò” borbottò Vittoria a mezza voce.

“Va bene volerlo rivedere, va bene essere felice per lui, il fatto che si sia salvato ha davvero del miracoloso. Ma sono passati due anni santo Cielo! Quell’uomo ha avuto un’amnesia,potrebbe essere diventato pazzo. Si sentono moltissimi casi di questo tipo,leggete i giornali! E poi, vogliamo parlare della sua famiglia? Quelli la vedevano male due anni fa,pensate un po’ ora… è troppo plebea per la loro grande casata!”

Era veramente indignata.

 

Julienne e Christine si scambiarono un’occhiata.

Vittoria non aveva mai subito la perdita di un caro,non poteva capire come loro l’angoscia di Verò, la sensazione di poter aggiustare ciò che in passato si è ritenuto essere rotto per sempre.

Una sensazione che le avrebbe fatto superare anche i maltrattamenti degli Abbott.

 

“Vedi Vittoria.. Verònique ha diritto di agire come meglio crede della sua vita. Robert e lei si amavano,sognavano una vita insieme, dei figli. Ora ha la possibilità di avere tutto questo. Perché dovrebbe negarsela? Per poi pentirsi amaramente un domani?”

 

L’intervento di Christine stupì entrambe le donne.

La bambina comprendeva evidentemente le cose meglio di molti adulti.

Meglio di me sicuramente, pensò Vittoria.

 

Vittoria si alzò e tornò dal cucinino con una scatola di biscotti, già aperta.

Rimasero accanto al fuoco a sgranocchiare dolcetti e a tormentarsi nervosamente i capelli, in attesa del ritorno di Verònique, fino a cadere preda di un sonno leggero.

 

Quando la ragazza rientrò,trovò le sue amiche in quella intima,familiare posizione.

Provò una stretta al cuore all’idea di doverle lasciare. Tutte e tre…

Per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

Verònique era ritornata immediatamente a Parigi, affidando Raoul alle cure della governante e degli altri domestici della villa, e si era precipitata all’albergo dove si trovava la famiglia Abbott.

Un albergo da ricchi, come è ovvio: la sua era una famiglia importante e facoltosa.

 

Era stata guardata con disapprovazione dal concierge: in un albergo tanto elegante, doveva sembrare decisamente fuori posto. Indossava un vestitino di cotone scolorito, aveva i capelli ravviati alla meglio, gli occhi gonfi di pianto. Doveva sembrare una pazza….e si sentiva come se lo fosse stata davvero.

 

Quando il cameriere, sempre guardandola con curiosità, l’aveva scortata al piano giusto, il suo cuore era in stato di choc.

Chissà come sarebbero andate le cose.. l’avrebbe riconosciuta?cosa si sarebbero detti?

Ed ecco,la porta era aperta davanti a lei.

Bastava qualche passo…

 

E poi lo vide. Robert…

 

Seduto su una poltroncina accanto al letto, vestito elegantemente come suo solito, ma più magro, i lineamenti affilati, i capelli più corti e chiari dell’ultima volta in cui si erano visti.

Le spalle non erano più larghe e possenti,ma scarne e fragili: una lunga cicatrice,sottile e rossa come una ferita di lama gli attraversava la fronte.

 

Ma gli occhi erano i suoi,non c’era dubbio. Azzurri,limpidi. E con quella luce particolare,intensa… poche persone avevano occhi simili.

Fra tutte le persone che conosceva, soltanto lui e Gustave.

 

Scacciò dalla mente l’idea di Gustave,e si concentrò, con gli occhi velati, sull’uomo che ora le sorrideva, ed era balzato in piedi,correndo quasi verso di lei.

 

Ecco,la stringeva forte a sé.

Parlava,parlava,parlava…ma Verò non sentiva nulla, solo il suadente tono della sua voce,Dio quanto le era mancata! Sapeva rimescolarla dentro,quella voce…

 

Le sue labbra percorrevano ogni centimetro del suo viso, come la mani di un cieco gli suggerivano i suoi lineamenti. I baci di un bambino, glielo aveva sempre detto,prendendolo in giro..

 

Una mano le stava accarezzando i capelli, ravviandoli piano dietro l’orecchio…lo aveva sempre fatto. Un gesto intimo e protettivo,che la faceva sentire amata.

 

Forse Robert non ricordava ancora coscientemente ogni dettaglio della loro storia, ma il suo corpo sì, inequivocabilmente. Ciò che aveva passato,patito, non aveva cambiato i suoi sentimenti.

 

Verònique si abbandonò completamente a quelle sensazioni.

Cancellò due anni della sua vita, cascate di lacrime e di rabbia, di delusione e sconfitta.

Si sentiva a casa.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il fantasma dell'Opera / Vai alla pagina dell'autore: Kastania