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Autore: violacciocca    21/03/2011    1 recensioni
Mefisto, Gabriel, Alphonse e Rosemay sono quattro fratelli adottivi. Passano le loro giornate tra scherzi, balli e lezioni di scherma, uniti da un forte affetto. Crescendo però le cose cambiano. Mefisto si rende conto di provare per Gabriel qualcosa che va ben oltre l' affetto fraterno, qualcosa che non dovrebbe sentire, non per lei! Mefisto è così costretto a reprimere i suoi sentimenti, fingendo indifferenza nei confronti di colei che ama...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gabriel

 

Sdraiata sul letto, cercavo inutilmente di prendere sonno. Erano un po' di giorni che nella mia mente si susseguivano vari interrogativi. Stranamente riguardavano tutti mio fratello maggiore.

La sera del ballo mi ero sentita così male pensando a Mefisto insieme ad una donna, poco importava che fosse Armida o qualcun'altra, appena accostavo l'immagine di mio fratello a quella di una ragazza avevo una fitta al petto. La mia non era gelosia, era qualcosa di insano e poi perché sarei dovuta essere gelosa di mio fratello? Certo lui era la persona a cui volevo più bene al mondo, lo amavo in un certo senso. Oddio, non nel vero senso del termine. La parola “amore fraterno” serviva apposta per indicare il tipo di legame che ci univa, perché io e Mefisto non avremmo mai potuto essere due innamorati, no? Altra fitta al cuore. Cosa volevano significare queste fitte?

Mi girai premendo il cuscino sulla faccia.

-Basta arrovellarsi su pensieri inutili, devo dormire!-

Come al solito, più mi imponevo di dormire meno ci riuscivo.

Esausta, mi misi a sedere.

Decisi di scendere al piano di sotto.

A piedi nudi e in vestaglia scesi le scale attenta a non fare rumore. Ad ogni passo le mie lunghe gambe sgusciavano fuori dalle vesti leggere. Mi fece ridere pensare che se qualcuno mi avesse vista, avrebbe avuto un infarto considerando il mio abbigliamento indecente, o più probabilmente ritenendomi un fantasma. Fortunatamente era notte fonda e non c'era nessuno in giro.

Andai in cucina, rischiando la vita un paio di volte visto che mi ero intestardita a non voler accendere luci per non svegliare nessuno e per questo inciampavo ogni due secondi. Dalla cucina notai che la sala da pranzo era la stanza più illuminata, grazie alle enormi vetrate che permettevano alla luce lunare di rischiare timidamente l'ambiente.

Mi avvicinai ad una finestra e guardai fuori. Avvolto dal buio il giardino sembrava diverso, non lo stesso panorama che ero abituata a scorgere ogni giorno quando entravo nella stanza. Mi domandai se anche gli uomini possedessero lo stesso lato nascosto, simile e diverso. Possibile che in ognuno di noi ci fosse una parte “in ombra”, un lato del nostro carattere che difficilmente mostriamo? Anch'io ero come quel panorama famigliare e sconosciuto allo stesso tempo. Avevo un lato nascosto estraneo anche a me stessa, per questo non riuscivo a decifrare alcune mie emozioni. Fino a che punto potevo dire di conoscere me stessa e quanto realmente sapevo degli altri.

Sospirai, da quando facevo pensieri così contorti? La notte incoraggia certi pensieri destabilizzanti, colpa del silenzio che fa risuonare un pensiero all'infinito, ingigantendolo.

Ero ancora immersa in questi miei pensieri quando sentii un rumore alle mie spalle.

Trattenni il fiato e cercai di mantenere la calma. Se fosse stato un ladro mi sarei messa ad urlare per svegliare tutti, poco importava il mio abbigliamento indecoroso.

-Gab? Cosa diavolo fai sveglia a quest'ora! Sono le tre del mattino!-

Ebbi un tuffo al cuore. La voce sorpresa che mi rimproverava apparteneva alla stessa persona che aveva occupato i miei pensieri per tutto questo tempo.

Mefisto aveva in dosso una semplice camicia sbottonata e dei pantaloni in tela. Mi sentii strana ed imbarazzata in quel momento notando il nostro desabillè.

Lo fissai come se lo vedessi per la prima volta. Alla luce della luna sembrava ancora più bello. Non riuscì a non fissare il mio sguardo sui suoi addominali scolpiti e sulla linea del collo. Notai che aveva i capelli bagnati.

-Per quale motivo hai capelli bagnati?- Le parole uscirono dalle mie labbra in un sussurro ma lui riuscì a sentirmi ugualmente

-Nulla che ti riguardi.- Rispose secco. Rimasi un po' offesa da quel tono.

In più Mefisto non mi guardava. Aveva lo sguardo rivolto verso la sua destra, concentrato a guardare un unico punto, la mascella contratta e i pugni chiusi come se fosse arrabbiato per qualche motivo. Così teso non sembrava lui e di colpo mi vennero in menti tutti i pensieri fatti un momento prima.

-Vai a letto Gabriel, è tardi.- disse voltandomi le spalle.

-Aspetta- lo raggiunsi e afferrai la sua mano costringendolo a girarsi verso di me -Dimmi cos'hai, perché ora hai questo tono e nemmeno mi guardi, sei arrabbiato?- Finalmente incrocia i suoi occhi e nello stesso istante rimasi impietrita. Mefisto, mio fratello, mi guardava con occhi ardenti. Possibile che fosse desiderio quello che leggevo nei suoi occhi? Ero sicura che in quel momento lui non vedesse in me sua sorella. Sentii il suo sguardo bruciare su ogni lembo di pelle lasciata nuda dalla mia vestaglia e mi mancò il respiro.

Mefisto si avvicinò al mio orecchio -Sei una stupida Gabriel...-

Avrei voluto ribattere in qualche modo ma la voce proprio non ne voleva sapere di uscire. Sentii le sue labbra appoggiarsi delicatamente sul mio collo e percorrerlo con piccoli baci. Le mie gambe divennero molli e la mia testa leggera... istintivamente pensai che volevo mi stringesse a se con più forza.

Mefisto,invece, si ritrasse velocemente e altrettanto velocemente scomparve dalla stanza.

Non riuscii a muovermi subito, nel silenzio della sala per un po' riecheggiarono i miei respiri accelerati e il battito del mio cuore.

 

 

 

 

Il mattino dopo scesi in cucina e non vedendo Mefisto chiesi dove fosse

-E' partito stamattina all'alba- mi informò Al -non so dove di preciso, alla servitù ha lasciato detto che si sarebbe assentato per qualche giorno per andare a trovare un amico.-

-Percival! Da chi altri può essere andato?- dissi risentita.

Mi sentii afflitta. Dopo i fatti della sera precedente mi aspettavo un po' più di considerazione. A Mefisto non importava nulla di me. Giocava a fare il fratellone premuroso per poi ignorarmi quando faceva qualcosa che mi toglieva il sonno e mi lasciava confusa e agitata.

Chiamai un inserviente e gli chiesi di prepararmi un cavallo veloce.

-Dove vuoi andare?- Domandò Al.

-Da Percival Dikothomia, devo assolutamente vedere Mefisto e sono più che sicura di trovarlo al suo palazzo!-

 

 

 

Note:

Sarò più che breve. Questo capitolo non mi piace granché, mi rifarò col prossimo... spero. :)

Ringrazio tutti coloro che leggono questa storia, chi l'ha messa tra le seguite e chi tra quelle da ricordare, ringrazio sopratutto chi recensisce, mi fate contenta :D

 

Alla prossima!!!

  
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