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Autore: hikarufly    22/03/2011    2 recensioni
Seguito del Pugnale di Morfeo. Sherlock sta lavorando a un caso interessante, ma secondo John Watson c'è qualcosa che non quadra...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo di Irene Adler'
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Mary osservò i fogli, stranita. Non riusciva a capirci nulla, tra quelle fitte righe scritte in corsivo.

«Non sembra antica, ma è una calligrafia un po' strana... oh!» esclamò, prendendo il cellulare che aveva appena emesso un timido squillo.

«È Irene» disse, avvicinandosi al fidanzato, e lasciandosi cingere le spalle da lui. John sentì quasi una scintilla nella sua testa, come se qualcuno avesse tentato di far partire un accendino a gas dietro i suoi occhi.

«Non ti è sembrata strana, ultimamente?» domandò d'istinto lui «Irene, intendo»

Mary aggrottò la fronte, in un modo che il suo fidanzato trovava estremamente dolce, bloccando la tastiera del telefonino e appoggiandolo accanto a sé.

«No... si tiene occupata. Da quando è tornata dalla sua tournée, dopo la morte di Godfrey, si è data un ritmo di lavoro e l'ha mantenuto. Ti ricordi dei quadri rubati? Con il risarcimento si è presa quel bellissimo cottage su nella regione dei laghi e mi ha anche raccontato di quel centro culturale per giovani talenti che ha fondato»

John ci pensò un po' su.

«Però anche se ci ha invitati al centro culturale, non abbiamo mai visto il cottage, e non sappiamo che cosa ci vada a fare ad intervalli così irregolari. Ci è stata già due volte il mese scorso, e poi più niente per cinque settimane» spiegò il medico.

«Mi ha scritto ora che ci vuole andare tra otto giorni... secondo me sei troppo influenzato da Sherlock Holmes. So che ti piace aiutarlo, ma non dovresti farti coinvolgere troppo» replicò Mary, accarezzandogli i capelli. Lui non trattenne un piccolo sorriso, per poi riprendere.

«Eppure... l'ho visto entrare nel condominio di Irene, e uscirne con questi documenti. E poi a quanto pare lei è molto amica di Molly Hooper, la ricercatrice che aiuta Sherlock con i casi. Non ti sembrano... delle strane coincidenze, un po' sospettose?» domandò John, iniziando a chiedersi se stava diventando matto. Mary sembrò pensarci su.

«Mi aveva parlato di Molly. L'ha incontrata dal veterinario, il giorno che ha trovato il povero Mr A semi-svenuto in un cassonetto. Era stata molto carina e gentile e così hanno fatto amicizia. Ma... tu pensi che tra Irene e Sherlock...?» iniziò, lasciando la frase in sospeso, sorpresa.

«No, io non... lui non credo sia... interessato alle donne. O agli uomini, o a qualsiasi rapporto umano. Credo che le uniche persone con cui interagisca siamo io, Mrs Hudson e a volte l'ispettore Lestrade. Irene ti ha detto qualcosa... non so, qualche...» continuò John, imbarazzato dalla piega che aveva preso la conversazione e dai suoi stessi sospetti.

«In realtà... credo che abbia trovato qualcuno. Non te lo so dire con precisione, credo non si voglia confidare perché è ancora tutto un po' nuovo e complicato. Amava così tanto Godfrey. Forse ha trovato un buon amico o una buona amica, e cerca di tenerlo per sé per evitare di sciuparlo. A me è successo» spiegò Mary, rannicchiandosi un po' di più tra le braccia di lui. John sembrò calmarsi come un micio a cui si grattano le orecchie.

«Ah sì?» chiese, fintamente sorpreso «questo ha a che fare con il fatto che tutte le tue amiche, esclusa Irene, mi hanno trattato come una specie di orsacchiotto quando me le hai presentate? E potrebbe essere collegato al fatto che mi hanno riempito la testa con frasi come “oh, John, finalmente ti conosciamo...” e “dove ti teneva nascosto?”» concluse, imitando le amiche di Mary con una vocina acuta e canzonatoria. Lei gli diede un pizzicotto, ma lui non smise di ridere.

 

Sherlock era seduto alla sua poltrona, e armeggiava con una vecchia pipa quando John entrò nella stanza.

«Ricominciato a fumare?» chiese, con il tono critico tipico del medico.

«Hai dato un'occhiata alle carte?» replicò il detective, alzando gli occhi dal piccolo oggetto, che finì per essere aggraziatamente appoggiato a fianco del teschio sulla mensola del camino, quando lui si alzò.

«Sì, ma non ho affatto trovato un nesso. Sembrano lettere d'amore mischiate ad altre di affari, e...» spiegò, ma Sherlock sbuffò spazientito.

«E qual è il dettaglio principale?» chiese, incrociando le braccia e appoggiandosi con la schiena al camino.

«Beh...» iniziò John, sentendosi sotto esame «beh, sono... fotocopie, non originali»

L'amico sospirò profondamente.

«Grazie al cielo... esatto, tutte copie. Copie raccolte da tutte le persone diciamo pure importanti che si sono viste sparire documenti autografi, fotografie e lettere compromettenti» spiegò, spostandosi verso la sua poltrona e appoggiando le mani sullo schienale, restandone dietro.

«E da quando ti occupi di persone importanti? Credevo ti interessassero i casi, e basta» ribattè John, rimettendo in ordine le carte.

«Ancora una volta guardi ma non osservi. Mi chiedo se sia troppo difficile da fare o non ti interessi affatto... il punto è che c'è un ricattatore che è in grado di metterli tutti nel sacco, qualcuno più furbo di ognuno di loro. E poi non tutte queste vittime si meritano ciò che lui ha fatto o che potrebbe fargli»

«Sta minacciando qualcuno in particolare, ora? E chi è questo ricattatore?» chiese John, curioso. Per quanto a volte Sherlock lo irritasse con i suoi modi da essere superiore, la sua logica e il brivido dell'avventura lo spingevano sempre a voler sapere di più.

«Il ricattatore è l'esimio direttore della rivista scandalistica più in voga in tutta Londra, ovviamente, il signor Charles A. Milverton. Donne, soldi, forse anche droga... può permettersi ogni cosa, ma non lo fa alla luce del sole. Ciò che la città sa di lui è quel poco che racconta di se stesso. Per il resto, solo qualche indiscrezione e testimonianza mi hanno portato a lui. Ad ogni modo, il giovane Stuart Mudsen mi ha dato un motivo per dimostrare che c'è qualcuno di più intelligente di Milverton. Il giovane Mudsen si è visto recapitare la copia di alcuni documenti e fotografie che dimostrerebbero che offriva favori e prendeva mazzette per degli appalti pubblici. Niente di più falso, ma Milverton ha dei buoni scagnozzi. Sconfiggere una mente brillante è sempre un buon passatempo» concluse, allontanandosi e prendendo il suo cappotto, ancora da indossare nel gelo di quell'inizio primavera, abbandonato sul divano.

«E ora dove vai?» chiese John, alzandosi a sua volta e facendo qualche passo avanti. La risposta lo fece restare lì sul posto, con la sensazione di aver perso la propria mascella, ormai staccatasi e caduta a terra dalla sorpresa.

«Che domande. Dalla mia fidanzata, si intende» disse, con un sorrisetto, e sparì oltre la porta.

   
 
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