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Autore: Araiha    22/03/2011    1 recensioni
Il rumore stridulo di una sveglia squarciò il silenzio. La povera ragazza presa alla sprovvista, cadde senza alcuna grazia dal letto sbattendo con il sedere sul pavimento. “ Per le mutande di pizzo di Giacomo Leopardi, che sempre sia lodato” sbraitò, lanciando con violenza quell'aggeggio infernale contro il muro. Il rumore cessò di colpo. Ovviamente l'idea di resettare la sveglia premendo l'apposito pulsante, non le aveva neanche sfiorato la mente.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo, ringrazio chi ha aggiunto la storia tra le seguite e chi l'ha aggiunta nelle preferite, ma soprattutto rivolgo un grazie speciale a chi commenta. Spero che questo capitolo non vi deluda.

Baci Araiha

 



La pioggia batteva a ritmo frenetico contro le ampie vetrate della biblioteca. Subito dopo che erano usciti, si era scatenato un violento temporale, sembrava che qualcuno volesse annegare tutta Roma. Quindi dopo la fine delle lezioni si erano rintanati nella biblioteca alla ricerca di un po' di pace.

Un rivolo di fumo si innalzava pigro da una sigaretta rosa, costretta tra le dita pallide e affusolate di un annoiato Riccardo. Aveva, infatti, la strana abitudine di fumare solo quando pioveva, ed unicamente sigarette “pink elephant”, le sue preferite. I pacchetti se li faceva arrivare direttamente dalla Spagna.

Lo sai, che qui non si può fumare?” una ragazza, probabilmente una matricola, si era affacciata oltre l'ultimo scaffale, ai piedi del quale i tre si erano seduti. Dagli spessi occhiali rivolgeva al biondino un sguardo di rimprovero.

Ascolta, luce dei miei occhi...” iniziò il ragazzo, con voce falsamente gentile, giocando con la pallina nera al disotto del labbro. “ ...oggi sono stressato, piove, l'uomo della mia vita è etero, e probabilmente nei prossimi venti secondi mi verrà il ciclo, quindi sloggia.” la ragazza sconvolta ed irritata girò i tacchi e se ne andò senza spiccicare parola. Gala rise sottovoce per quella scenetta e si stese sul pavimento, poggiando la testa sulle gambe del biondo. “ Gala, ti prego, non è igienico, alzati” squittì Lara, seduta elegantemente su una sedia poco più in là. “Io non sono igienica, altro che il pavimento” rispose lei chiudendo gli occhi. Avvertì una risatina scuotere il petto dell'amico, poi solo il rumore assordante della pioggia e il forte odore di vaniglia misto a fumo.

Credo che mi piaccia davvero” proruppe poi rompendo il silenzio. Riccardo le accarezzò una ciocca di capelli, attorcigliandosela intorno ad un dito. Mentre Lara la fissava da sotto le lunghe ciglia ricoperte di mascara. “E' una cosa bella, sai?” le disse l'amica sorridendo, il suo viso sembrava ancora più bello e luminoso, nonostante la malaticcia luce che emanavano i lampadari della sala. “Lo so che è presto, che non esiste l'amore a prima vista, e tutte quelle cazzate da telenovella spagnola, però... è strano. Lo odio, ma nel contempo, mi si spappola il cervello in sua presenza. Credete sia normale?” Galatea si fissava confusa gli strappi del suo jeans sulle ginocchia. Si sentiva strana, come se fosse malata, ecco una febbre a 40 provocherebbe le stesse sensazioni. Non riusciva a costruire un vero pensiero coerente, nel cervello le vorticavano immagini, supposizioni, fantasie e soprattutto insulti. Si perchè solo dopo due giorni, una persona non poteva entrarle in testa così tanto da ridurla ad un budino tremolante. Ma più di tutto, si sentiva un idiota a rivelare queste cose ai suoi amici. Cazzo, un po' di orgoglio!

Che emozione, la mia bambina è cresciuta”: disse Riccardo, asciugandosi con fare teatrale un'inesistente lacrima. “Sta zitto” gli disse lei, colpendolo scherzosamente in testa. “Mi sembrava strano che non ti piacesse nessuno, finalmente anche tu sei scesa tra noi umili mortali” sospirò rilassata Lara, poggiando i piedi su uno scaffale. “Si stava meglio sull'Olimpo” sbuffò lei, alzandosi a sedere. I capelli si erano leggermente scompigliati e corte ciocche rosse erano sparate in tutte le direzioni. “ Io la soluzione te l'ho già data, e dopo questa mattina, credo che sia ancora più ragionevole come consiglio”: le disse arcuando le sopracciglia il biondo. Si accese poi un' altra sigaretta, e l'aroma di vaniglia iniziò a diffondersi di nuovo. Lara sorrideva silenziosamente, mentre fissava fuori dalla finestra, intanto Galatea sbattè la testa contro la parete di fronte in preda alla disperazione.

Credo sia meglio andare, si è fatto tardi” Lara si alzò e velocemente raccolse la borsa da terra. Gli altri due la seguirono in silenzio. Stavano quasi per varcare la soglia ed immergersi nel freddo caos della città, quando una voce trafelata urlò il nome di Gala. Era Lorenzo che correva per raggiungerla. Una volta che le fu davanti le regalò uno dei suoi abbondanti sorrisi. La rossa presa alla sprovvista si girò verso i suoi amici, che nel frattempo si erano dileguati. Promise a se stessa che si sarebbe vendicata nel modo più crudele possibile. Ritornò a posare gli occhi sul ragazzo di fronte a se. “Ciao” disse lei sperando di rompere il silenzio. “Ciao” rispose lui felice, poi continuò “Senti Galatea, ti andrebbe un caffè con me, un giorno di questi?... sai per parlare un po” le guance del ragazzo si tinsero di un rosso tenue, mentre con una mano si scompigliava i capelli. Davanti a quegli occhi carichi di speranza, tipo cucciolo abbandonato sull'autostrada, non poté fare altro che sorridere, ed annuire. Gli occhi castani di Lorenzo si dilatarono e brillarono di pura gioia. “Wow, allora che ne dici di domani?” le chiese lui, incoraggiato dalla risposta della ragazza. “Non saprei, domani vediamo... ora devo andare, ciao” si voltò, e senza attendere alcuna risposta, corse dai suoi amici.

Perfetto! Adesso aveva anche un appuntamento!

Corse sotto la pioggia fino alla 500 azzurra, e vi si lanciò dentro. “Siete delle merde!” sbuffò mentre si scrollava dai capelli la pioggia. “Non mi dire, ti ha chiesto di uscire?” Riccardo si era girato sul sedile per poterla guardare in viso. “Un caffè” precisò Galatea, intanto Lara aveva messo in moto e si era immessa nel traffico bagnato e nebuloso. “Tu che gli hai risposto?” il biondino era sempre più interessato alla questione, “gli ho detto di si, aveva una faccia... lo sai io in queste cose non sono brava”. Galatea si tolse con nervosismo la giacca grigia, e puntò lo sguardo sulla sua maglietta bianca dove era impresso il logo dei Queen.

Prima o poi ti faranno santa. Si, suona bene, Santa Galatea vergine e martire” i tre scoppiarono a ridere in contemporanea.

Dopo diversi minuti giunsero davanti al palazzo di Galatea, la pioggia si era fatta sempre più fitta e snervante. Scese dalla vettura dopo aver salutato i suoi amici ed entrò nel portone principale. Si mise la borsa a tracolla pronta ad attraversare di corsa il cortile. Ma a metà del suo percorso, le piastrelle del pavimento rese viscide dalla pioggia, la fecero scivolare. Con un tonfo sordo sbattè con la schiena a terra. Il dolore le attraversò velocemente la spina dorsale fino al cervello, prima che se ne rendesse conto. “Per le mutande a fiori di quel gran poeta di Leopardi” strepitò annebbiata dal dolore.

Restò diversi secondi in quella posizione, con la pioggia che le batteva sul viso come ad infierire. Quando qualcosa si frappose tra lei e il cielo plumbeo. Guardò con attenzione prima l'ombrello scuro, poi chi lo reggeva. Si morse con violenza il labbro inferiore sperando di non imprecare per il dolore, non sarebbe stato educato, e l'avrebbe fatta sembrare ancora più ridicola.

Non credevo che oltre ad essere un casino in casa, fossi anche così scoordinata”: le disse Emanuele, porgendole la mano per farla alzare. Gli sorrise senza rispondergli, mentre afferrava quell'aiuto. Era troppo felice di quel contatto anche solo per poter replicare. Ma mentre cercava di rialzarsi facendosi leva con l'altro braccio, scivolò di nuovo, colpì con il sedere il pavimento, e si trascinò sopra di se Emanuele. A quei pochi centimetri di distanza i loro occhi si fusero, blu e verde, sotto quell'infima pioggia.

Perfetto, se prima era sbroccata, ora l'avrebbero chiusa in un manicomio, con la mascherina tipo Hannibal per evitare che lo assalisse.

   
 
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