OCCHI
Il leggero freddo gli avvolgeva gentilmente le spalle. Il vento gli sollevava i lunghi capelli.
Anche gli occhi sembravano seguire la direzione del vento, benché il loro proprietario opponesse un'intellettuale, seppur fiacca, resistenza.
Il vetro sporco della pensilina da un paio di mesi sembrava meno sporco: riusciva a vedere benissimo una solitaria figura seduta, con un libro in mano e le pupille ghermite da quelle pagine.
Non sapeva perché, ma attirava in modo sconosciuto la sua attenzione.
Quella ragazza castana, dagli occhi dolci -aveva veramente pensato la parola dolci?- non aveva fatto nulla di particolare per attirare la sua attenzione.
Se ne stava lì, sempre con qualcosa da leggere in mano -ogni due, tre giorni, un libro diverso- e non alzava lo sguardo finché non arrivava il suo autobus.
Chissà come si chiamava. Chissà da dove veniva... e dove andava poi...
Il suono decisamente fastidioso di un motore ormai alla fine dei suoi viaggi risvegliò Neji dai suoi pensieri.
Era il suo. Strano, di solito arrivava prima quello della ragazza.
Salì e andò a sedersi in fondo, come al suo solito.
Aveva appena messo le cuffiette nelle orecchie, quando una voce cristallina gli fece alzare lo sguardo.
-Scusami...
Trattenne la sorpresa, ma con fatica.
-Sì?
-Questo autobus ferma vicino alla biblioteca?
Aveva un viso così ingenuo e semplice... due occhi così sinceri...
-Sì, ma è alla fine della corsa.
-Oh, non c'è problema. Mi piace aspettare.
Neji colse appena il "grazie".
E mentre la vedeva sedersi poco lontano, un pensiero fastidioso ma gradito cominciò a ronzargli per la testa.
Avrebbe aspettato anche lui?