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Autore: loonaty    23/03/2011    3 recensioni
Com'è fuggire da ciò che più si ama?
Com'è avere tutto e subito dopo ritrovarsi con nulla fra le dita?
Un chakra dalla potenza sconfinata, inferiore solo a quello della volpe.
Un carattere combattivo e ribelle.
Un'indole autodistruttiva.
Un membro in più nel clan Uchiha.
Cosa si prova ad essere un mostro?
Non ci si aspetta che qualcuno capisca.
Non ci si aspetta che qualcuno compatisca.
Perché niente di ciò è davvero rilevante.
Kioko è Kioko, e questo, che voi lo vogliate o no, non cambierà.
"Queste rose.
Sono come me. Lentamente sfioriscono, i loro bei petali hanno ingannato per tutta l’estate gli ingenui che nel coglierle si erano feriti con le spine. Quando però avranno perso ogni petalo le persone temeranno quei rovi spinosi, si terranno alla larga. Così era successo con lei." (capitolo 12 "Queste rose")
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Obito Uchiha, Rin, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più contesti
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CAPITOLO 18- KAKASHI GAIDEN ira e compassione.


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Kakashi  stava per ribattere con una battuta sarcastica quando si rese conto che la ragazza aveva risposto “sì”. Restò con la bocca mezza aperta. Aveva risposto sì o se l’era immaginato? Kioko incrociò le braccia e aggrottò la fronte sbuffando e distogliendo lo sguardo. Il sensei era tornato ed ora dava a lui tutta la sua attenzione. Sicuramente l’aveva immaginato.  Kioko non poteva aver risposto sì. Era stato il vento a distorcere le sue parole. Kakashi annuì convinto ai propri pensieri e Rin pensò che, nonostante tutto il bene che gli volesse, lo trovasse davvero strano quando cominciava a farsi paturnie mentali di cui nemmeno lui sapeva decifrare l’origine.
Minato parlò.
-Non dovremmo prendere alla leggera la ferita di Kakashi, per adesso indietreggiamo un attimo ed accampiamoci qui.-
-Va tutto bene!- Rispose con foga Kakashi torcendo il collo all'indietro per incontrare lo sguardo severo del sensei. Era arrabbiato. Kioko fulminò il bigio. Attirarsi addosso le grane non era proprio una grande geniata.
-Che cos' è che va bene!?- Ecco. Ti pareva. Obito aveva abboccato alla provocazione, nonostante tutto quel ragazzo pareva tenere molto al compagno spaccone. Che situazione stramba ...
-E' tutta colpa tua che non hai ascoltato il sensei ed hai voluto strafare!-  Quella piaga con il suo stesso cognome in fondo aveva ragione. Uno a zero per Obito. Come ribatterà il nostro campione?
-Non voglio sentirmelo dire da te, un elite Uchiha a cui prima tremavano le gambe e piangeva-
Colpito ed affondato.
Più il tono calmo e lo sguardo strafottente dal basso all'alto come per dire "chi sei tu che osi pestare la mia ombra" erano due punti.
-Due ad uno per il teme- Mormorò. Rin la guardò tra il sorpreso e l'incredulo. -Falli smettere invece di fare la telecronaca!-
-E perché io?- Il suo sguardo annoiato svicolò sulle nuvole, mancavano pochi secondi prima che Minato esplodesse e se li mangiasse per cena.
-Perché di solito fai più baccano di loro e stanno zitti!-
Obito continuava a strillare che gli era solo entrata della polvere nell'occhio e che non era colpa sua. Il sopracciglio di Kioko ebbe un fremito e si premette le mani sulle orecchie stringendo gli occhi.
Brutti ... Carciofi ... Tacete ogni tanto!
Sembra che il tuo adorato  Kakashi  ami alla follia le sue regole ninja ...
Eh?
Ascolta cretina!
- ... Lle leggi! Uno shinobi non deve Mai mostrare le lacrime!-
25° paragrafo delle regole shinobi?
Io sono un demone, queste stupidaggini non mi competono. Il demone era stranamente bizzoso, le schiacciava il petto rendendole il respiro affannoso, ogni rumore le arrivqava infinitamente più forte e leggermente distorto.
A tratti le parole di quella canzone le sfrigolavano nel cervello.
 
 Come il sangue scivola la melodia,
La luce cola al tramonto,
Colorando di rosso ciò che è nero,
Colorando di nero ciò che fu bianco,
Le catene si spezzano,
Il tradimento è sovrano,
La ribellione lecita,
Il dolore necessario,
Cala la tua maschera,
Apri le tue ali
Ed uccidi tutti quelli che ti sono più cari.
 
No, stavolta non uccidi.
 
E perdi tutti quelli che ti sono più cari.
 
La vuoi smettere? Che hai oggi uccellaccio spennato?
Un flesh bianco, una frana rovinosa uno schizzo rosso.
- Cos'è stato questo?- Un mugolio cupo che mi sfiora le labbra perdendosi sotto il tono gravoso di Minato.
-Datevi una calmata voi due!-
Li guarda dal basso. Kioko scuote la testa tornando lucida, ma sente quei fili di chakra, sottili come nylon, premerle i polsi, pulsare volutamente. Qualcosa non va. Qualcosa non va.
Istinto animale?
- Kakashi , sicuramente i regolamenti e le leggi sono importanti, ma non sono tutto!-
-Esatto sensei!- Ghignò Kioko.
-Taci tu, cornacchia!-
-Senti mister "sono io la legge" sai dove te le ficco le tue regole da strapazzo ? -
-KIOKO!-
La falchetta rabbrividì per poi far scattare la mascella.
Minato batté un paio di volte le palpebre. Kiokop aveva un'espressione spiritata, Kakashi offesa e strafottente, Obito gongolante, Rin preoccupata ... Che razza di squadra era? Che razza di ragazzi erano quelli?
- Visto, persino il sensei pensa che tua sia insopportabile, questo perché non segui il regolamen ... -
- Smettila di parlare di regole, regole e regole! "LE regole sono fatte per essere infrante"! Ti dice niente?-
-E' scontata come citazione-
Un ringhio le uscì dalle labbra.
-Stupido Teme!- Girò i tacchi allontanandosi verso la zona più aperta da dove venivano, quel masso rotondo perfetto per accamparvisi al riparo dagli sguardi nemici. -Io vado a sistemare le cose!- Afferrò gli zaini con un gesto brusco, sfilò quello di Rin facendola barcollare e cadere con il sedere a terra. Iniettò di nuovo veleno nelle iridi del compagno che la fissava superiore con ancora il ninja medico accucciato accanto, poi sparì seguita dallo sguardo vigile del sensei. Tornò a portare la sua attenzione sui ragazzini che aveva davanti.
Prese un bel respiro.
Ecco che partiva la ramanzina.
-Ci sono delle volte in cui bisogna adattarsi alle situazioni, te l'ho insegnato no, Kakashi?- Cominciò. E fece subito una pausa, perché sapeva che Obito a quel punto sarebbe intervenuto, con la sua voce squillante ed il fare il gradasso solo sperando di passare per migliore di quanto non fosse realmente.
Lui, in quanto maestro, non poteva fare altro che reputare speciale e perfetto ognuno di loro, compresi difetti e distorsioni morali.
Loro lo sapevano. Però era logico che come sensei DOVESSE assolutamente riprenderli quando si comportavano da incoscienti.
-Ecco! Vedi? Te lo avevo detto io! Tiè! Così impari!!!-
-Obito, anche tu! Con quegli occhiali come potrebbe entrarti della polvere negli occhi? Se vuoi mostrare autocontrollo non basta la bocca! Anche lo spirito deve essere forte!-
Obito fissò il maestro annuendo freneticamente, ma restando in silenzio, cosa che lo sorprese.
- Un'ultima cosa, Kakashi, a proposito di quel jutsu di prima ... Non devi usarlo più.-
Gli occhi neri del ragazzo si sgranarono.
-A vederlo sembrava un colpo che usa energia molto concentrata sicuramente forza distruttiva e velocità aumentano, ma ti muovi troppo velocemente e non riesci a vedere il contrattacco del nemico.- Cosa che invece non accade a Kioko, ma Kioko ha lo sharingan ...
Minato non completa la frase, ma sa che stanno tutti pensando la stessa cosa. Kakashi stringe i pugni.
-Prima di dividerci ... - Continuò, quando si accorse che in effetti, si erano già divisi, Kioko non c'era, ma Kioko era parte integrante della squadra sì o no?.
-Parli sensei, sono qui- La voce cristallina e ricca di scherno proveniva da uno dei funghi giganti. Kioko vi era seduta sopra a gambe incrociate e si sporgeva leggermente in avanti per vederli meglio.
-Vorrei dirvelo ancora un'altra volta, per gli shinobi, la cosa più importante, è il lavoro di squadra.-
Tutti poterono sentire distintamente la risata spontanea di Kioko provenire dall'altro e riempire la foresta.
 
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-Sensei ... -
La voce di Obito fu poco più di un fruscio nella notte.
-Hm? Cosa c'è?-
Il ragazzino si arrampicò sul masso dove il sensei stava facendo la ronda. Era buio pesto.
Aveva lo sguardo basso. Piuttosto mogio, le gambe a penzoloni, i talloni che si scontravano con la roccia.
- Io ho capito che il lavoro di squadra è importante ... Però, visto che Kakashi mi dice che sono uno svogliato e mi prende sempre in giro ... Ah ... Io, anche se sono nato nel clan Uchiha che viene chiamato d'"elitè" sono un fallimento ... Kakashi  è fantastico lo riconosco, pero ... -
Minato aspettò qualche secondo, assicurandosi che avesse finito di sfogarsi. Era questo il bello di avere un sensei come lui. Potevi non rivolgergli quasi mai la parola limitandoti magari, a contraddirlo qualche volta, potevi ringhiargli in faccia e incenerirlo con lo sguardo, potevi confessargli le tue pene d'amore o sfogarti parlando per ore ed ore, magari balbettando o senza mai riprendere fiato come spesso si ritrovava a fare Obito. Eppure restava sempre ad ascoltarti, sempre con serietà, senza mai sminuire i tuoi problemi, che andassero da una bambola rotta ad una ferita mortale. Lui avrebbe ascoltato in silenzio. E ti avrebbe dato una lezione di vita.
Avere lui come maestro, era bello per questo.
- Hmm ... Kakashi è il figlio di un ninja prodigio: Sakumo Hatake-san, che era temuto da tutti come la zanna bianca di Konoha. Era ad un livello tale che, davanti a quell'uomo, persino il nome dei tre ninja leggendari si offuscava. Kakashi ha vissuto la sua infanzia accanto a lui, quindi in parte è comprensibile che quando vi guardi sia insoddisfatto.-
- ... La zanna bianca ... Ora che ci penso ... Anche io l'ho sentito, un eroe che è morto in servizio proteggendo il villaggio ... Kakashi non ne ha mai parlato. -
Minato lo fissò un secondo, era compassione quella nel suo sguardo? Lo distolse immediatamente giocherellando con un paio di sassolini e riprendendo a parlare. Gli altri dormivano, quindi il suo tono era ridotto ad un sussurro.
-Era una persona magnifica che tutti nel villaggio ,Kakashi compreso ovviamente, rispettavano ... Fino a quell'incidente ... -
- ... Incidente?-
-Forse non dovrei parlare di questa cosa, ma ... Visto che sei in squadra con Kakashi voglio che tu lo sappia-
-Cos'è successo?-
Gli occhi turchesi di Minato incontrarono i suoi. - Il padre di Kakashi è stato calunniato e ha posto fine alla propria esistenza -
-eh?!-
-Cinque anni fa in una missione segretissima nella quale era capitano si è infiltrato in territorio nemico e là si è trovato davanti "due scelte" possibili: il completamento della missione o la vita dei compagni. Ovviamente secondo la legge l'abbandono della missione è proibito ... Ma lui per salvare la vita dei compagni l'ha interrotta, Però questo ha provocato una grande perdita per la nazione, e sia il paese del fuoco che le persone del villaggio lo hanno condannato, Come se non bastasse è stato diffamato persino dai compagni che aveva salvato, dopo quella missione lo spirito ed il corpo di Sakumo-san si sono ammalati, e lui ha scelto, di propria volontà ... - Non finì la frase, le parole si dispersero in quell'aria carica di un dolore antico appena risvegliato. Obito ringraziò con tutto il cuore che il compagno dormisse. Però Minato non aveva ancora finito.
-Da quel giorno Kakashi non ha più detto una parola su suo padre e si è fissato sul mantenimento di leggi e regolamenti ... Obito ... Anche se poco, adesso puoi capire, Kakashi non si comporta così per cattiveria.-
LE due figure restarono così, l'una accanto all'altra ancora per un po'. Obito aveva bisogno di assimilare tutto quello che aveva ascoltato. Quando scivolò lungo la roccia e si diresse verso il suo giaciglio si accorse dei due pozzi neri che rilucevano appena. Fremette completamente. Kakashi era sveglio? No.
Era Kioko, e forse era anche peggio. La ragazza aveva la schiena appoggiata al masso e sembrava non averlo notato. Aveva lo sguardo perso nel vuoto. LE labbra appena socchiuse, una gamba tirata contro il petto mentre l'altra era distesa.
Obito si stendette, ma prima di chiudere gli occhi gli parve di vedere le mani della ragazza tremare leggermente e contrarsi attorno a qualcosa di molto simile ad un nastrino. Un tintinnio lo raggiunse mentre era già nel mondo dei sogni.
   
 
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