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Autore: Persychan    24/03/2011    4 recensioni
"...l'unico gioiello che ornava sempre il suo petto era quella sottile collana d'oro e ciò avveniva anche durante le loro famose cene di gala dove i diamanti e i rubini erano più frequenti delle tartine al salmone."
[Personaggi originali - Samuele/Gabriella]
[Avventure parallele]
[Racconto della Famiglia Rivolta]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:Gioielli e merletti
Fandom: Katekyo Hitman Reborn/Originale. (Vedi note)
Personaggi/coppia: Gabriella/Samuele. Personaggi creati da me e zetsu_van89
Parte: 1/1
Rating: PG
Riassunto: [..] l'unico gioiello che ornava sempre il suo petto era quella sottile collana d'oro e ciò avveniva anche durante le loro famose cene di gala dove i diamanti e i rubini erano più frequenti delle tartine al salmone.
Conteggio Parole: 1091 (Criticoni)
Prompt: Partecipa alla Criticombola con il prompt 16. Oro
Note: - L’ambientazione è quella di Katekyo Hitman Reborn e in storie successive potranno comparire, sia nominati che in persona, vari personaggi della serie, come ad esempio in questa. Si tratta per lo più, però, di una sorta di storia parallela ambientata nello stesso universo in contemporanea con gli avvenimenti che hanno come protagonisti Tsuna e guardiani. In fondo la famiglia Vongola è una della tante famiglie mafiose italiane.
- Questa è una storia di Gabriella e Samuele,  i due compaio anche precedentemente : la prima nominata come “Boss” in Fidarsi dell’oscurità, mentre il secondo dice soltanto una battuta in uno degli ultimi dialoghi della stessa storia. Per ulteriori notizie sulla Famiglia Rivolta seguite le altre storie della serie.
 - Non betata




 

Gioielli e merletti
(Storia di una capofamiglia e del suo secondo in comando)

 


Molte famiglie possedevano un anello come simbolo del loro potere - prima tra tutte la Vongola che addirittura basava il diritto di successione sulla capacità o meno di indossare quel cimelio - ma, come in molte altre cose, la loro faceva eccezione: era una sottile catenina d'oro dal taglio semplice e leggermente femminile - la fondatrice era pur sempre stata una donna - con una delicata chiusura a forma di garofano ad essere indossata, di generazione in generazione, dal capofamiglia quando questi succedeva al precedente, qualunque fosse il suo sesso. Questa tradizione aveva portato non pochi problemi nel corso degli anni visto che poche erano state le donne a capo dell'organizzazione e che erano stati ancora di meno gli uomini felici di indossare un ninnolo tipicamente femminile - certo, c'era stato il Quindicesimo che aveva fatto salti di gioia e strani urletti nel vederlo al proprio collo, ma tutti conoscevano i suoi stravaganti passatempi – e per questo motivo i modi in cui era stata indossata quella collana erano stati dei più curiosi: c'era chi l'aveva semplicemente nascosta sotto gli abiti, chi l'aveva racchiusa in un ciondolo di cuoio, chi l'aveva nascosta nel taschino, chi l'aveva usata come catena per l'orologio, chi ne aveva fatto un fermacapelli e chi, con molta nonchalance, l'aveva ignorata.
Gabriella invece, forse anche per la fortuna di essere la prima donna dopo quasi un secolo di assoluto dominio maschile, la portava con orgoglio, sfoggiando i piccoli anelli dorati che la componevano come se si fosse trattato del più prezioso dei collier e, anche se la famiglia possedeva una delle più vaste collezioni di preziosi del mondo, l'unico gioiello che ornava sempre il suo petto era quella sottile collana d'oro e ciò avveniva anche durante le loro famose cene di gala dove i diamanti e i rubini erano più frequenti delle tartine al salmone. Considerava indossare quel monile come parte integrante del suo essere capofamiglia motivo per il quale era assai raro che la togliesse, ma soprattutto quel ciondolo era per lei un monito: un modo per ricordarsi in ogni momento - ogni volta che sentiva il freddo metallo contro la pelle della nuca - i sacrifici che aveva fatto per poter rivendicare quel potere.
E molte erano state le offerte immolate su quell'altare fatto di morte e delitti: aveva abbandonato il suo nome e la sua famiglia, la sua vera famiglia, quella fatta di genitori e fratelli, non di pazzi e assassini, aveva rinunciato alla sua vita, ad un'esistenza tranquilla e pacifica per un paio di pallottole e abbastanza poter da sentire in mano il peso del mondo, e all'uomo che amava in cambio della sua fedeltà assoluta.

"Signorina, state bene? Mi sembrate pallida."
La mano di Samuele si posò con una decisione che gli era estranea - lui sempre così remissivo nei suoi riguardi quanto feroce verso chiunque osasse anche solo guardarla storto - sul bracciolo della poltrona costringendola a voltarsi, quasi presa alla sprovvista - quasi perchè dopo ventitre tentativi di omicidi si iniziavano a sentire certe cose - e a incontrare il suo sguardo macchiato di preoccupazione. Dio, quanto avrebbe voluto stringere tra le dita il dannato bavero di quella giacca per obbligarlo ad abbassarsi e a baciarla abbastanza lungo da cancellare il sapore di plastica ed inchiostro che le stava riempiendo la bocca - rimuginare su certi argomenti mordicchiando una penna poteva portare a taluni inconvenienti. Non osava, però, anche sapendo che per Samuele era lo stesso - lo sapeva chiunque nella famiglia - perchè conosceva altrettanto bene la sua reazione: di certo avrebbe risposto al bacio anche soltanto per non andare contro a quella che lui considerava come volontà assoluta e incontestabile della sua boss, poi, altrettanto sicuramente, si sarebbe allontanato con quell'espressione da cane bastonato che aveva fatto anche quando, in un momento di pericolosa sincerità, Gabriella gli aveva detto che lui sarebbe stato l'unica persona di cui avrebbe pianto la morte - avvenimento che lo aveva portato ad una missione di tre mesi in mezzo alla mafia russa e ad un ritorno con due pallottole in corpo e una strana amnesia selettiva - infine avrebbe mormorato quelle sette parole che nel tempo lei era finita ad odiare "Non sono degno di voi, signorina."
"Sì, tutto bene Samuele, stavo soltanto pensando."
Avrebbe voluto rispondergli di no, anche soltanto per potersi godere ancora per qualche minuto la sua attenzione rivolta soltanto a lei, a lei Gabriella, non a lei "capofamiglia a cui ho donato la mia eterna devozione", anche perchè, per quel che la riguardava, la devozione era solo per i morti o i santi e lei non rientrava in nessuna delle due categorie. Se non lo faceva era solo perchè era un piano troppo meschino anche per lei. Questo però non significava che avesse abbandonato il suo obiettivo.
"Ah, allora chiedo venia per avervi disturbata, non succederà più."
Samuele fece per allontanarsi, per ritirarsi a leggere quei documenti che anche lei, come capo, avrebbe dovuto sfogliare, osservare, approvare e soprattutto firmare, ma per una volta il lavoro avrebbe aspettato. Anche lei aveva diritto a qualcosa che non fossero pile di carta odorose di polvere da sparo e orari improponibili intervallati da intrighi e giochi di potere.
"Aspetta, vieni qua."
Lo chiamò con voce ferma, come se fosse un ordine, e lui, come se fosse ordine, obbedì prendendo nuovamente posto alla sua sinistra.
"Avevate bisogno di me, signorina?"
La sua mano era poco lontana, appoggiata appena contro la scrivania e anche se questo non era previsto nel piano che aveva ideato - in meno di quindici secondi ci teneva a precisare - non aveva intenzione di lasciarsi sfuggire una tale possibilità.
"Sì, volevo chiederti un parere."
Gliela strinse quella mano e lui che aveva sentito mille volte il freddo di una lama contro il collo e che aveva il rumore degli spari come personale colonna sonora, lui che aveva ucciso il proprio padre senza cambiare espressione per un suo ordine, lui che aveva dato disposizioni per le azioni più turpi che la mente umana potesse immaginare come se nulla fosse, lui tremò sotto il suo palmo.  E quello era un potere che apparteneva solo a lei come Gabriella - come donna amata - e a nessun'altro.
"Signorina?"
"Celeste mi ha detto che sono un po' troppo sobria, soprattutto sulle mani. Pensava di propormi un bracciale o un anello, tu che ne dici?"
"Signorina?"
"Come pensi che mi starebbe un bel anello? Anzi, una fede d'oro?"
E per quanto la tradizione volesse il contrario, anche lei avrebbe avuto il suo dannato anello di famiglia a costo di portare Samuele all'altare di peso.
   
 
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