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Autore: chemicalscollide    24/03/2011    1 recensioni
Tre ragazze italiane, migliori amiche, si ritrovano a vivere in una città nuova come Londra. Qui faranno amicizia con quattro ragazzi che le aiuteranno, le faranno crescere e con i quali instaureranno una bellissima amicizia (e, chissà, forse qualcosa di più) che li porterà ad appoggiarsi sempre l'un l'altro. Durante questa storia tutte e tre si troveranno in situazioni in cui dovranno compiere scelte importanti ed è per questo che è stato scelto questo titolo.
Il racconto è visto da Giulia, una delle tre ragazze, ma non mancano i POV dei vari personaggi.
E' la prima fanfic che abbiamo scritto, io e le mie due amiche, qualche anno fa, quindi siate magnanimi :) E' già completa, perciò posterò regolarmente. Solo un avvertimento, è un po' lunghetta!
Buona lettura!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I preparativi per la festa a sorpresa procedevano bene, in pochi giorni chiamammo tutti gli amici di Roma e prenotammo i voli e l’albergo per le persone che avevano dato l’ok alla festa. I dieci giorni passarono in fretta e arrivò il 14 ottobre. Tutto era pronto. Fabiola non sospettava nulla.
La mattina ci incontrammo con Francesca per andare a ritirare la torta di compleanno, quando sentimmo i nostri cellulari suonare nello stesso istante.
Un messaggio. Era Fabiola.
“Ciao Giuli, hai da fare oggi pomeriggio? Dato che è il mio 16esimo compleanno non lo vorrei passare rinchiusa dentro casa. Stavo pensando di andare all’hard rock a divertirci un po’”. Alzai lo sguardo verso Francesca.
“Ti ha mandato lo stesso messaggio?”
“Si purtoppo si!”
“E ora che facciamo?”
“Inventiamoci una scusa!”
“Ti pare semplice... con la fantasia che mi ritrovo!” esclamai, cominciando ad entrare nel panico.
“Dai non ti preoccupare se ci concentriamo forse qualcosa troveremo!”
Sbuffai dubbiosa. Difficilmente mi sarebbe venuto in mente qualcosa. Passammo i seguenti tre minuti a pensare ad una scusa plausibile per declinare l’invito della festeggiata.
“Trovato!” esclamò Francesca, quando ormai stavo già perdendo le speranze.
“Spara!”
“Io potrei dirle che ho le prove dello spettacolo di fine anno!”
“Geniale… ma io cosa posso dirle?”
“Che ne so… dille che hai la febbre o qualcosa del genere, e tua madre non ti fa uscire!”
“Perfetto!”
Scrivemmo velocemente i messaggi, sperando che non insistesse e fortunatamente non ricevemmo nessuna risposta. Poverina, sicuramente ci era rimasta male. Ma ci faremo perdonare stasera!
“E questo problema è risolto!”
“Che ore sono?”
“Le 11.30!”
“Oddio ma è tardissimo! La pasticceria chiude alle 12!”
“Doh! sbrighiamoci!”
A mezzogiorno meno 5 riuscimmo a raggiungere la pasticceria appena in tempo. Ritirata la torta, ci dirigemmo verso casa di Fabiola, dove avevamo appuntamento con sua madre; infatti ci stava attendendo sulla soglia di casa, guardinga, attenta a non farsi scoprire.
“Grazie mille per tutto ciò che state facendo per Fabiola!”, ci disse, prendendo la torta.
“Di sicuro lei avrebbe fatto lo stesso per noi!” rispondemmo sorridenti.
“Allora come procedono i vostri piani?”
“Abbiamo rintracciato tutti i suoi amici. Arriveranno qui per le 4 del pomeriggio!”
“Perfetto! Allora vado a nascondere la torta!”
“Serve una mano con gli ospiti oggi pomeriggio?”
“Vi sarei veramente grate se dopo esserli passati a prendere, li portaste all’albergo… io ho troppe cose da fare!”
“Va bene non ti preoccupare, ci pensiamo noi. A stasera”
Alle 15 in punto ci ritrovammo alla fermata della metro, pronte per andare all’aeroporto a prendere i nostri amici di Roma e, soprattutto, Luca.
Poco dopo l’arrivo dell’aereo intravidi Nicoletta, Martina, Francesca… ed eccolo lì, bello come non mai il mio amore. Gli saltai addosso come al solito e lo strinsi forte mentre Alessia, la cugina di Fabi, Martina e Serena sbucavano dalla porta e ci venivano incontro per salutarci.
Radunati tutti, uscimmo dall’aeroporto e ci dirigemmo verso l’albergo dove avrebbero alloggiato quella notte. Era bello rivedere tutti. Molti di loro, soprattutto, non li vedevo da veramente tanto tempo e dovevo dire che mi mancavano parecchio. Passammo tutto il viaggio in metro a chiacchierare e aggiornarci sulle ultime novità. Per quanto riguarda Luca, avevo convinto i miei a farlo dormire a casa nostra, e solo all’idea ero emozionantissima, ma anche un po’ nervosa.
Arrivati a casa ci preparammo, recuperammo all’albergo il gruppo Italia e ci incamminammo per andare a casa di Fabiola dove, davanti al portone, ci attendeva il gruppo Londra. Come d’accordo, avisammo la mamma di Fabi con uno squillo al cellulare.
Dopo qualche secondo, la porta si aprì e, facendo rumore il meno possibile, entrammo e ci radunammo in salone.
“Allora manca qualcuno?” chiesi sussurrando.
“Ehi ragazze avete visto per caso Haz?” chiese Tom.
“Haz? Ma non doveva venire con voi?” rispose Fra.
“No, non vi preoccupate; mi ha appena mandato un messaggio dicendomi che farà un po’ tardi!” aggiunse Doug, mettendo via il cellulare.
“Ok, ascoltatemi tutti: Fabiola non sa nulla della festa perciò ora sua madre andrà a chiamarla e noi dovremo fare silenzio; appena la vediamo entrare in salone le gridiamo TANTI AUGURI, tutto chiaro?”
“Siiii!” sussurrarono tutti in coro.
Tutto era pronto. Sentimmo così la mamma di Fabi chiamarla per farla scendere e una volta entrata in salone esplodiamo tutti urlando “TANTI AUGURIIIIIIIIIIIIIIII!!!”, compresi gli inglesi, ai quali avevamo fatto imparare quelle due parole. Lei ci guardò stupita, ma anche contenta di rivedere tutti i suoi amici.
Le andammo incontro per abbracciarla e cominciò finalmente la festa, con lo stereo a palla e gente ovunque. Mi mescolai tra la gente con Luca, ma mi scontrai con Serena con la quale non ero ancora riuscita a parlare.
“Ehi! Come è andato il viaggio?”
“Bene, anche se sono cascata dalle scalette dell’aereo…”
“Come al solito non ti smentisci!” feci io ridendo “e con Daniele, come va?”
“Alla grande! Anche se non ci vediamo praticamente mai” mi disse un po’ abbattuta. Serena abitava in toscana e Daniele, amico di Luca presentato da noi, abitava chiaramente a Roma.
“Ehi, ma chi è quello?” mi voltai per vedere chi stesse indicando.
“Quello è Danny” risposi io.
“Ammazza che topo!” tipica espressione toscana per definire un ragazzo molto carino.
“Eh già” feci io involontariamente. Lei mi guardò un po’ perplessa.
“Vogliamo ballare?” Luca mi supplicò e io non potei che accontentarlo. Dopo qualche ora di balli scatenati, Francesca mi raggiunse con uno sguardo preoccupato; mi prese per un braccio e mi trascinò all’ingresso, lontano dal frastuono.
“Giù, ma hai visto per caso Fabiola?”
“Fammi pensare… ho ballato… ma no, non l’ho vista! Perché?”
“È da più di 10 minuti che la sto cercando… ho visto in tutta casa ma di lei non c’è nessuna traccia!”
“Com’è possibile! Dove è andata? È la festeggiata!”
Prese dalla preoccupazione guardammo dappertutto cercando di non dare troppo nell’occhio per non preoccupare nessuno e rovinare la festa. Dopo quasi mezz’ora la porta si aprì, rivelando la figura di Fabiola.
“Eccola!” urlò Francesca, andandole incontro.
La raggiungemmo e notai che aveva una strana espressione stampata in viso, ma decisi di lasciar perdere in quel momento.
“Ehi ma che fine hai fatto? Ti stiamo cercando da quasi un’ora!” le gridammo contro.
“Ehm…scusate ragazze… ero… qui fuori… a prendere un po’ d’aria fresca!” ci rispose evasiva, dopodiché si ributtò nella folla.
Io e Francesca ci guardammo dubbiose: “un po’ d’aria fresca?”
“Qui la cosa mi puzza!” aggiunse Fra.
“Già ma è meglio non indagare, godiamoci la festa; a proposito che ne dici se portiamo la torta?” proposi.
“Ma sì, andiamola a prendere, va”. Spengemmo le luci e ci incamminammo nella sala con la torta in mano e le sedici candeline accese che brillavano su di essa. La sistemammo sul tavolo davanti a Fabi e tutti si avvicinarono per vedere meglio; come da rito le dicemmo di esprimere un desiderio. Lei chiuse gli occhi, concentrata, e soffiò; dopodichè seguirono le foto con tutti. In un batter d’occhio la torta era già finita e la musica ripartì; questa volta i lenti ed io e Luca, abbracciati l’uno all’altro, ci lasciammo trasportare dalla folla.
La festa finì e i genitori di Fabiola accompagnarono all’albergo gli invitati. Tom, Dougie, Danny e Giovanna ci salutarono e se ne vanno. Rimanemmo noi tre e Luca.
“Ragazze, grazie! È stata una festa stupenda… come farei senza di voi?” ci abbracciò ma, improvvisamente, scoppiò a piangere… più che un pianto di felicità, sembrava un pianto disperato.
“Non avrei mai pensato che avresti reagito così” esclamai io preoccupata. “La prossima volta cercheremo di fare qualcosa di più tranquillo”.
“No, invece è stato tutto eccezionale; non vi preoccupate è solo uno sfogo…”
Io e Francesca ci guardammo per la seconda volta perplesse, ma poi lasciammo perdere; se avesse qualcosa da dirci ce la direbbe. Ci rassicurammo che stesse bene e poi ci salutammo, dividendoci per tornare a casa.
Aprii la porta e mamma e papà erano seduti al tavolo e, agitati come non mai, si alzarono per salutarci. Speravo in un po’ di indulgenza ma, come avevo previsto, il divano era già pronto per ospitare Luca.
Passammo un altro po’ di tempo insieme poi andammo a dormire: io in camera mia, lui in salone. Papà irruppe in camera e mi raccomandò di rimanere nel mio letto da sola. Ma appena mi misi sotto le coperte una vocina dentro di me mi disse di alzarmi e scendere le scale. *No, ho promesso a papà che non avrei fatto niente di compromettente questa sera!* Quindi rimasi nel mio letto ma non riuscivo proprio ad addormentarmi. Ma perché non veniva lui? Ero sicura che pur di stare con me sarebbe salito lui tentando la sorte, ma niente. Si fecero le 3 ed io, stufa di aspettare, decisi di alzarmi ed andargliene a dire quattro. Aprii la porta cercando di fare piano, ma vidi una sagoma davanti a me
“Luca?” sussurrai io.
“Torna a letto!”. Mio padre era di vedetta davanti alla porta della mia camera da tutta la notte ed io, imbarazzatissima, richiusi la porta furiosamente e mi buttai nel letto rassegnata.
La mattina dopo non riuscii nemmeno a guardarlo negli occhi imbarazzata per l’episodio della notte; finito di fare colazione, presi Luca per la mano e, salutati i miei, uscimmo e passammo un’altra splendida giornata insieme prima che lui ripartisse per l’ennesima volta.
Come al solito la settimana scorse molto lentamente poiché era periodo di studio assiduo; il tempo da passare con i nostri amici era sempre più limitato. Ma era dalla festa di Fabiola che io e Francesca non avevamo potuto non notare una strano gioco di sguardi  tra lei e Haz… secondo me tra quei due sarebbe nato qualcosa, anche se Fabiola ancora si ostinava a non crederci. Comunque io e Fra ci eravamo ripromesse di non indagare troppo su questa faccenda, perché attendevamo che fosse lei a rivelare le sue preoccupazioni.
Ma domenica successe qualcosa di imprevisto.
Il telefono squillò: era Fabiola. Alzai la cornetta e io, Fra e Fabi eravamo tutte e tre in linea.
“Ciao ragazze!” esclamò Fabiola, con la voce che le tremava leggermente.
“Ehi… una telefonata a tre? Che succede?” chiesi io curiosa.
Ma Fabiola non rispondeva *Qui si tratta di una cosa seria* pensai.
“… vi devo parlare di una cosa molto importante...”
 
***
FABIOLA’S POV
 
Oggi 14 ottobre è il giorno del mio compleanno, dovrei essere felice, ma non lo sono: forse perché è il primo compleanno che festeggio senza tutti i miei amici e parenti di Roma e forse anche perché nessuno, tranne Giulia e Francesca, mi ha ancora fatto gli auguri di compleanno! *Mi sembra così strano… eppure li ho tormentati tutti, per un intera settimana, col dirgli che oggi sarebbe stato il mio compleanno. Bah, mistero…*
Ora sono le 20:30 sono rinchiusa nella mia camera a non fare nulla, e attendo che la cena sia pronta. Sento provenire strani rumori dal pian terreno, ma non ci faccio molto caso, presa dal film che sto finendo di guardare.
“Fabi, scendi che è pronta la cena”
Disinvolta, scendo le scale, ma non appena entro in sala da pranzo vedo una miriade di persone.
“TANTI AUGURIIIIIIIII”  guardo mia madre sbalordita.
“Hai visto che bella festa che ti ho organizzato!”
C’è tantissima gente tra cui persino alcuni amici di Roma. Tra risate e stupidaggini la serata continua in vitalità. Ad un certo punto il campanello d’ingresso suona.
“Mamma non ti preoccupare vado io ad aprire”
Esco velocemente dalla sala da pranzo e apro la porta: è Harry.
“Vieni con me!”. Lo guardo sbalordita e, senza pensarci, afferro rapidamente il giubbotto e mi chiudo la porta alle spalle. In pochi minuti siamo sotto casa sua dove ci aspetta la sua moto.
“Dove andiamo?” chiedo io, curiosa.
“Ti prego non farmi domande, seguimi e basta” prende la sua cravatta con la quale mi copre gli occhi, mi mette il casco e partiamo a gran velocità per non so quale meta.
Dopo un po’ sento la moto fermarsi e lui smontare. Mi prende lentamente per i fianchi per farmi scendere e mi accompagna dentro una stanza di un edificio, credo. Mi fa sedere su una sedia e mi libera gli occhi. Riesco finalmente a capire dove mi trovo…
*Ma io dico! Tutto questo mistero per portarmi qui!?*
“Sai dove siamo?” mi domanda.
“Sì, a scuola!”
“Ma più precisamente… in che aula siamo?”. Guardo la stanza per cercare qualche dettaglio, finché il mio sguardo cade su un cartellone ”LA STORIA DEI VICHINGHI”.
“Ehm… siamo nell’aula di storia..”
“Sai perché ti ho portato qui?”
“Beh in realtà ci sto ragionando da qualche minuto ma non riesco a darmi una risposta” rispondo ironica io.
Nell’oscurità dell’aula riesco a intravedere il suo volto cambiare espressione e diventare serio.
“Sai ho voluto portarti qui perché è qui che ci siamo visti per la prima volta…”
“Già.. non me lo ricordavo!” prende un gran respiro e ricomincia il discorso che evidentemente si era preparato.
“Sai è molto che ci penso… io ho un segreto che non riesco più a tenermi dentro, devo rivelartelo assolutamente!” Si ferma un attimo per riprendere fiato e poi riprende a parlare “… devi sapere che quel giorno è stato veramente importante per me, perché ho conosciuto la ragazza fantastica che sei…” il mio cuore inizia a battere sempre più forte e dentro di me spero che ciò di cui stia parlando non sia proprio quel genere di discorso.
“ …inizialmente mi eri molto simpatica, ma andando avanti col tempo la simpatia è diventata qualcosa di più importante… io mi sono innamorato di te!”
*oddio non ci posso credere lo ha detto sul serio … e io che non credevo a Giulia e Francesca … è tutto vero… ma come è possibile… Harry è un amico!*
“Beh io non so che dire…” inizio, imbarazzata.
“Non voglio avere una tua risposta, perché sono certo che il sentimento non è ricambiato… perciò a questo punto dato che oggi è un giorno importante per te, voglio solo darti un piccolo pensiero” esce dalla stanza mentre io ripenso intensamente a ciò che le mie orecchie avevano appena udito e all’amicizia che si era instaurata tra me e lui che quel grande segreto che questa sera mi aveva confessato avrebbe sicuramente rovinato.
*È stato però così carino a dirmi tutte quelle belle cose…io ora non so cosa fare, come lo dovrò trattare da oggi in poi… non so nemmeno se provo qualcosa per lui… COSA DEVO FARE?*
Lo vedo rientrare, ha qualcosa in mano, ma con il buio non capisco cosa sia. Lo posa sul banco di fronte a me. Improvvisamente da un accendino esce una fiamma che mi permette di intravedere davanti a me un muffin di cioccolato ricoperto di glassa con una piccola candelina poggiata sopra. *oh… adoro i muffin. E lui lo sa* La accende. Senza volerlo delle lacrime scendono sul mio volto.“Perché piangi non ti è piaciuto?”
“Ma no” rispondo io, tentando di asciugarmi le lacrime ”…che dici! è solo che non ho mai ricevuto un regalo più sentito di questo… grazie mille!” esclamo, abbozzando un sorriso.
Mi alzo e lo abbraccio forte.
“Ti prego non farmi soffrire” mi sussurra all’orecchio.
Mi allontano da lui capendo che non era la circostanza adatta.
“E ora cosa aspetti… soffia la candelina ed esprimi un desiderio!”
Prendo un grosso respiro e soffio.
In un secondo la fiamma si spegne e il buio invade la stanza lasciando un dubbio enorme dentro di me. Harry mi riaccompagna a casa dove i festeggiamenti continuavano. Ma io ho in testa solo una cosa, la speranza che si realizzi il desiderio che ho espresso questa sera: *RIUSCIRE A FARE LA COSA GIUSTA…*
 
 
Una settimana dopo
 
È passata già una settimana dalla confessione di Harry, ed è stato veramente difficile incontrarlo in questi giorni e fare come se nulla fosse successo dato che né io né lui abbiamo raccontato il fatto ai nostri rispettivi amici.
Ho sofferto tanto, soprattutto perchè dal primo giorno in cui siamo diventate amiche io Giulia e Francesca ci eravamo promesse che qualsiasi cosa ci fosse successa, bella o brutta, ci saremmo raccontate tutto nei minimi dettagli. Ed io, quella domenica sera, avevo spezzato la nostra promessa.
Oltretutto non riuscivo chiaramente a concentrarmi né a casa né tanto meno a scuola.
Ma oggi 21 ottobre alle 6 del mattino è cambiato tutto e, dopo averci pensato a lungo, penso di aver preso una decisione.
*Non resisto devo dirglielo subito*
Mi vesto velocemente e scendo le scale di casa, prendo le chiavi poggiate al solito posto e mi avvio verso la metropolitana. Mi soffermo davanti la cartina.
“Oddio e ora quale metro devo prendere?”
Chiedo informazioni all’unico addetto, mezzo addormentato, che era presente lì e mi guida verso la Circle Line. Presa la metro scendo qualche fermata dopo. A pochi metri da lì c’era casa sua. Una volta arrivata davanti l’abitazione non so assolutamente cosa fare.
Il cancelletto d’entrata è aperto. Entro.
*E se mi becca la polizia… questa è proprietà privata!*
Sto per suonare  al campanello, ma mi blocco subito.
“Oddio ma che sto facendo a quest’ora staranno tutti dormendo… e ora cosa posso fare?”
Giro intorno alla casa in cerca di qualche idea.
“Eccola lì” esclamo vedendo la finestra della sua camera.
*E ora … Pensa Fabiola Pensa… idea, lo chiamo al cellulare!*
“BIP BIP … il cliente da lei chiamato potrebbe avere il telefono spento o non raggiungibile”                                  
*Doh questa non ci voleva.. ok dovrò ricorrere ai vecchi metodi!*         
Raccolgo un po’ di sassolini nella mia mano e inizio a lanciarli alla finestra.
Il primo, grazie alla mia fantastica mira, becca un povero gatto addormentato sul tetto; gli altri fortunatamente riescono a prendere in pieno il bersaglio.
Finalmente la finestra si apre e un ragazzo assonnato mi guarda stupito.
“Ma che ci fai a quest’ora qui?” mi chiede tra uno sbadiglio e un altro.
“Scendi giù e non fare domande”
In fretta mi posiziono sullo zerbino della porta d’entrata, e incomincio a pensare al discorso che mi ero fatta quella mattina, e che avrei dovuto dirgli; ma non riesco nemmeno a formulare il pensiero, che si apre la porta.
In un attimo il tempo si ferma e tutto mi passa davanti agli occhi più lentamente e in modo più chiaro. Non c’è più  bisogno di pensarci, io so cosa fare.
Tutto il mio corpo fa un passo in avanti, fino a trovarmi a 30 cm di distanza da lui.
“Non credo tu abbia il sesto senso in questioni di cuore, perché ti eri proprio sbagliato su di me!” e lo bacio appassionatamente al chiaro di luna. Mi sento tele-trasportare in un'altra dimensione in cui esistiamo solo io e lui.
Una volta tornati sulla terra...
“Allora non mi posso dare il nomignolo del dottor stranamore?... e io che ci speravo!”
“Che stupido che sei… eppure è proprio ciò che mi piace di te…”
E lui mi ribacia dolcemente.
“Devi andare?” mi chiede malinconicamente
“e dove dovrei andare alle 6 del mattino?! I miei genitori non sanno nemmeno che sono dall’altra parte della città.”
“Allora non ti dispiacerà se voglio stare un po’ con te?”
“E dove pensi di portarmi!?”
“Sai, conosco un posto perfetto a pochi passi da qui!”
“E allora cosa aspetti? Vestiti e andiamo”
Usciamo da casa sua, e incominciamo ad incamminarci.
“Siamo arrivati!” esclama Harry, svoltando in un parchetto.
Ci troviamo su una piccola collina lontani dai vari rumori cittadini.
“Questo posto l’ho scoperto quando avevo 6 anni; era un posto in cui venivo a pensare e, di sera, a godermi un panorama invidiabile e un cielo illuminato da milioni di stelle”
“È bellissimo qui! Sei veramente un angelo!”
Quella mattina aspettammo l'alba, in cerca del nostro futuro.       
  
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