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Autore: thembra    25/03/2011    3 recensioni
Gli occhi di lui non l’avevano più guardata come in precedenza, sembravano scivolare oltre la sua persona senza vedere che anche senza mutazione era rimasta la stessa identica ragazzina di sempre, sembravano vedere un’estranea distante e fuori posto in un quadro di personalità ben definite e collocate all’interno della cornice.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Raven/Rogue, Logan/Wolverine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le porte scorrevoli alle sue spalle si aprirono lasciando che un’improvvisa folata d’aria fresca le carezzasse la schiena.
Era chiusa in quella sala da ore e l’aria si era fatta carica e pesante e….bollente.
Un camice bianco spuntò da dietro le sue spalle quando un volto le si appoggiò quasi alla spalla.
Non si ritrasse ne diede segni di fastidio, sapeva benissimo di chi si trattava.
 
“Stai facendo un ottimo lavoro Marie!”
“Mh…”
 
Annuì distratta mentre con velocità impressionante inseriva codici e istruzioni nel programma che stava utilizzando per creare un worm in grado di annientare il D002 della centrale.
La cosa difficile era che, trattandosi di un sistema vecchio di anni era impensabile di attaccarlo con un virus di livello avanzato, i seppur deboli sistemi di sicurezza lo avrebbero subito riconosciuto e l’allarme sarebbe scattato immediatamente, se invece si costruiva un worm secondo i vecchi criteri la cosa era già più fattibile, certo, bisognava assemblarlo da zero e andare a recuperare se non creare a ex-novo i codici coi quali si programmavano quei sistemi ormai obsoleti e sperare che la simulazione desse i frutti sperati sennò era da delirio e si doveva ricominciare tutto da capo, con nuovi codici nuove idee e… il lavoro diventava stressante snervante e…noioso.
 
“Va a rilassarti un po’, continuo io qui…”
“Grazie ma no, se adesso cedo con che faccia mi presenterei domani sera?”
“Ti ricordo che siamo una squadra qui; d’accordo che tu sarai l’unica che parteciperà  attivamente alla missione, ma io, Clayton Kim e tutti gli altri rimarremo qui a darti una mano come potremo quindi non farti problemi ok?”
“…lo so, è che loro saranno già alla base ad allenarsi, mettere a punto una strategia da fighi  con la quale domani mi faranno sentire un’inetta totale e io…”
“Marie?”
“Io non sono brava quanto loro, non lo sono mai stata e non lo sarò mai, per questo almeno il mio unico e semplicissimo compito lo voglio svolgere da sola per dimostrar loro che posso essere utile che… “
 
Si tolse gli occhiali gettandoli accanto alla tastiera del computer massaggiandosi le tempie rigate dal riflesso dei codici sullo schermo del monitor.
La stanza era in ombra e le lunghe ore di sessione le avevano fatto montare un fastidioso mal di testa.
Kenton girandosi sulla sedia da computer appoggiò un gomito sul bordo del tavolo soffermandosi ad osservarla.
 
“Che puoi, o che potevi esser loro utile?”
“?”
 
Di scatto aprì gli occhi guardandolo imbarazzata, come se fosse stata una bambina beccata a rubare i biscotti appena sfornati o colta sul fatto mentre combinava qualche guaio.
 
“Non preoccuparti, è tutto a posto.”
“Io….”
“Non so come siano andate le cose fra te e quel gruppo di mercenari, ma è normale che se sia rimasta qualche faccenda in sospeso tu abbia tutta questa voglia di sistemare tutto…”
“Fosse così facile però; io li ho delusi per prima, se non avessi cambiato il mio modo di essere non sarebbe accaduto niente, sarei ancora con loro e tutto andrebbe nel verso giusto e…”
“…e tu saresti a posto con te stessa?”
“Eh?”
 
Kenton era famoso alla base per la sua saggezza e comprensione.
Sebbene non fosse per nulla vecchio i suoi modi di fare riuscivano a dare sicurezza a tutti, lì alla base era lo psicologo della compagnia, quello che sapeva ascoltare e consigliare, quello che non ribatteva mai le scelte altrui benché fossero state prese con convinzione ed era quello che più la aiutava a sentirsi a posto con sé stessa; non l’aveva mai giudicata quando all’inizio faceva la ritrosa limitandosi a fornire solo le informazioni essenziali sul proprio conto e non l’aveva mai trattata in maniera diversa dagli altri solo perché era la novellina del gruppo e quella con meno esperienza sul campo.
Sostenendo il suo sguardo sereno negò alla domanda che le era stata fatta prima, abbassando il viso scoraggiata.
 
 “Ti dirò solo una cosa Marie, certe volte è molto meglio perdere una parte del proprio passato per premettere al futuro di delinearsi ed essere pronti ad affrontarlo nel migliore dei modi…”
 
Schiuse gli occhi colpita dal reale significato di quelle parole e già preparata a quelle che ne sarebbero seguite.
Kenton dal canto suo tornò a digitare numeri e serie di codici dalla sua postazione compiaciuto di come Marie avesse incominciato l’opera.
 
“Non conosco affatto la tua situazione, ma se fossi rimasta chi ti assicura che oggi saresti soddisfatta? Stare con loro e reprimere le proprie aspirazioni solo per paura che se fossi stata diversa non ti avessero voluta più, chi desidererebbe mai vivere in questa maniera privata delle proprie ali, dei propri sogni e del diritto di decidere per sé?
Tu non hai sbagliato niente ma lasciandoti andare via sono stati loro a commettere l’errore più grosso di sempre e ora vedendo la donna meravigliosa che sei riuscita a diventare con le tue sole forze se ne rendono finalmente conto perciò basta indugi, basta rimorsi e soprattutto basta voglia di rivincita….tu sei perfetta e domani farai un figurone credimi!”
 
Sorrise sbuffando fuori tutto il nervosismo commossa da tanta considerazione, in meno di due giorni due dei principali membri degli Hawks avevano preso le sue difese e non avevano problemi a palesare ciò che pensavano di lei.
 
“Grazie Ken…”
“Ora sul serio, va a farti una bella dormita, io continuo ancora un paio d’ore poi carico tutto così per domani mattina il worm sarà pronto e lo imposteremo assieme ok?”
“Sei sicuro?”
“Sicuro, d’altronde sono appena arrivato e sono bello fresco e riposato inoltre voglio un po’ di merito sennò alla prima occasione McLee mi caccia in pensione e mette te a capo del settore informatica del corpo accidenti!”
 
Rise assieme a lui alzandosi e dirigendosi all’uscita.
 
“Notte Ken”
“Notte Marie.”
 
 
…….
 
 
Scaricare la piantina della centrale e renderla usufruibile nella Danger Room non si era rivelata per nulla una cosa difficile da fare.
Avevano utilizzato i satelliti della NASA, infiltrandosi nei sistemi del corpo orbitale  grazie alla proverbiale arte di Hank, e una volta ottenuto ciò che volevano avevano caricato le piantine nel programma di simulazione che lo aveva reso tridimensionale e realistico, con corridoi da imboccare scalinate da salire o scendere, tetti da conquistare ed entrate da presidiare.
 
La cosa difficile fu invece concentrarsi sulla propria missione e muoversi all’interno della base con precisione millimetrica.
Si erano infatti allenati con l’handicap di un sistema di allarme super tecnologico composto da telecamere di ultima generazione prive di alcun punto cieco e di dispositivi di rilevamento al laser e di movimento.
 
Inutile dire che quella che aveva avuto meno problemi di tutti era stata Shadow cat.
Bobby se l’era cavata bene anche contro i dispositivi termici sfruttandola propria capacità per abbassare la temperatura corporea ma accidentalmente aveva interrotto il flusso del laser e l’allarme era suonato.
 
Jubilee era stata la prima ed esser stata eliminata poi era stato il turno di Gambit , di Ororo e se non fosse stato per la sua fortuna sfacciata anche lui, Logan sarebbe stato messo da parte dalla simulazione.
 
Per puro caso invece, nello stesso momento in cui lui veniva captato dai sensori termici del sistema di sicurezza, Colosso aveva centrato la visuale della videocamera e il trillo della sirena aveva decretato la squalifica per il russo.
Scendendo dall’ologramma della centrale che si andava polverizzando Logan raggiunse tutti gli x-men con un’espressione per niente soddisfatta in viso.
 
“Ragazzi mi dispiace proprio dirlo ma siamo messi male, manchiamo di concentrazione di coordinazione e siamo talmente distratti che anche se non ci fosse alcun sistema di sicurezza verremo avvistati già dalla partenza…”
“Wow, che bell’incoraggiamento!”
“Non siamo ad una partita di football Yellow-girl e né io né Ororo abbiamo i pompon quindi fai poco la spiritosa e mettiti in testa che questa è una cosa seria oppure rendici le cose più facili e togliti di torno!”
 
Dall’alto della sua super mega botta di culo Logan si permise di far la predica a quelli che avevano fallito ma sapeva che parte di quelle parole erano state dette soprattutto per sé stesso.
Aveva la testa altrove e non riusciva a coordinare bene mente e corpo.
L’immagine di Marie non lo voleva lasciare in pace e lo inseguiva dappertutto come se fosse stata la sua punizione per averla fatta piangere.
In quel momento riuscì a pensare chiaramente quelle parole.
 
L’aveva fatta piangere.
 
Strinse gli occhi cercando di mandar via lo sguardo ferito di lei e delle sue guance rigate da due file di lacrime gemelle.
L’aveva vista piangere solo due volte, la prima sul treno e allora era stata solo una lacrima a rigarle il volto, la seconda al funerale di Scott e Xavier, poi erano stati solo sorrisi, scherzi e sguardi sereni.
 
Poi erano venuti i suoi sguardi incerti che cercavano di schivare il biasimo che lui nascondeva nei propri, la sottile speranza che non voleva abbandonare Marie di vederlo sorriderle ancora, poi c’era stata la disillusione, l’apatia e alla fine nemmeno quei due occhi spenti l’avevano più guardato dal momento che la loro proprietaria se n’era andata.
 
Erano passati due anni, lui la rivedeva e cos’erano le più belle parole che era stato in grado di sputarle addosso?
Sciocche assunzioni e dubbi crudeli e tutto per tentare di alleggerire il fardello delle sue colpe.
Io ho sbagliato, ma stai certa che se si presenterà l’occasione commetteranno anche loro il mio stesso errore.
Farle credere questo era far credere a sé stesso che aveva un’attenuante, una giustificazione un…una piccolissima ragione nell’essersi comportato da coglione.
Non era così però, e lui lo sapeva bene così ora invece che sentirsi sollevato si sentiva una merda di prima categoria.
 
“Logan”
“Nh?”
“Va al tuo posto, ricominciamo la simulazione.”
 
Annuì  arretrando fino ad arrivare nel punto preciso dove sarebbe sorto l tetto lasciando che la simulazione lo trasportasse in alto man mano che il terreno di scontro prendeva forma sotto ai suoi;  chiuse gli occhi ed attese che il sistema caricasse anche l’ologramma di colei che doveva affiancare, non riuscendo a trattenere un sospiro di rassegnato dolore nel vederla comparire accanto a lui.
 
Marie se ne stava perfettamente eretta con lo sguardo deciso puntato davanti a sé oscurato dall’ombra proiettata sul proprio volto dalla visiera del cappello degli Hawks  indossato per  tenerle i capelli alti in una coda che le usciva dalla fessura presente nella stoffa sulla nuca, le due ciocche bianche lasciate libere ad incorniciarle il viso si  muovevano rispondendo ad una brezza virtuale sfiorava solamente lei bella più del vero, perfetta e assolutamente identica a com’era diventata con quel neo che le si era accentuato un poco sotto all’occhio, piccola macchietta di un colore un poco più opaco del colore naturale della pelle dov’era meraviglioso indugiare con lo sguardo.
 
Non aveva una propria voce dal momento che era stata caricata come pedina all’interno della scacchiera del loro allenamento ma possedeva un ordine preciso ovvero quello di seguire ed obbedire solo a lui oltre che dei movimenti da eseguire non appena fossero riusciti a raggiungere il pannello di controllo.
 
Il suo compito invece era di guardarle le spalle, proteggerla da eventuali aggressioni e precederla nel tragitto da percorrere.
 
Guardandola  nella sua silenziosa configurazione non riuscì a trattenersi dallo sfiorarle quella guancia e rimase folgorato dalla reazione di lei.
Un leggero sorriso mentre voltandosi appena chiudeva appena l’occhio sotto al quale passava la sua mano.
Una reazione naturale, semplice ma meravigliosa.
 
“Cristo Santo….Marie”
 
Avrebbe voluto urlarlo invece lo sibilò stringendo quell’allucinazione che però fra le sue braccia aveva una propria consistenza sentendola aderire contro di sé, sentendo persino l’illusione del suo respiro contro il collo.
Chinò il viso e come quella volta in cima alla statua della libertà le posò le labbra contro alla fronte chiudendo gli occhi in attesa di qualcosa che ancora non sapeva.
 
“Perdonami….”
 
 
AVVIO SIMULAZIONE 01002
 
L’incanto svanì e staccandosi iniziò a comportarsi come stabilito muovendosi sul tetto da un comignolo all’altro nascondendosi dietro alle colonne per sfuggire alle telecamere dando istruzioni a Marie aspettandola, proteggendola e approfittando di ogni scusa per toccarla strattonandola per un braccio se era troppo lenta o bloccandola con una mano alla vita se invece avanzava oltre le ombre che erano la loro protezione.
 
Una volta giunti alla sala controllo sfondò la porta dopo aver neutralizzato due sentinelle e la fece entrare sbarrando la porta in modo da poter essere lasciati in pace da eventuali altri soldati.
Le si avvicinò e la guardò compiere quei gesti dettati dal programma mentre man mano che i codici entravano in funzione qualcosa si spegnava fossero state le luci, gli schermi che mostravano il video delle sorveglianze o le sirene stesse.
 
Dall’unico schermo lasciato avviato seguiva attentamente le simulazione delle altre tre squadre, quella di Bobby e Kitty non aveva fatto più alcun errore, Ororo e Jubilee erano arrivate con successo alle prigioni mentre Colosso e Gambit stavano già aiutando i primi prigionieri ad uscire dall’edificio.
 
“Ottimo lavoro”
 
Si concesse quel pensiero prima di tornare a seguire i movimenti di Marie.
La precisione con cui le sue dita toccavano i vecchi tasti del pannello di controllo era millimetrica, ogni suo movimento era perfetto, studiato ad arte, impostato dal programma in maniera impeccabile.
 
All’ultimo click ogni rumore nell’edificio cessò.
 
Abbassando le pupille controllò il timer concesso dal programma di allenamento.
15’e 24’, un ottimo tempo!
 
SIMULAZIONE CONCLUSA CON SUCCESSO
 
La voce femminile del programma avvertì del compimento dell’esercitazione e decretò il conto alla rovescia per la disgregazione dell’area.
10 secondi.
Aveva ancora dieci secondi prima che Marie svanisse da davanti a sé.
 
Non pensò ad altro e scostandosi dal pannello si mosse verso di lei, immobile come un manichino in attesa d’esser sgretolata in mille particelle di nulla.
 
La sfiorò come aveva fatto prima guadagnandosi nuovamente la sua muta attenzione, poi, maledicendosi per l’assurda idea si chinò riuscendo quasi ad arrivare a sfiorarla prima che le sue labbra incominciassero a sfumare via come soffioni allontanati dal vento.
 
Si rimise in piedi indietreggiando furioso.
Cosa diavolo gli era venuto in mente? A cosa cazzo stava pensando perché…non era riuscito a sfiorarla?
Anche se si trattava di un ologramma le sue labbra dovevano esser state dolci calde e morbide, perché cazzo quel sistema aveva cancellato lei per prima anziché le sentinelle o le pareti o il soffitto o…
 
Incazzato e frustrato camminò verso l’uscita ormai divenuta polvere inconsistente fino a raggiungere i cuoi compagni di team.
 
“Ottimo lavoro!”
 
Non si fermò e avanzò superandoli puntando direttamente agli spogliatoi, era inutile dirigersi alla sala monitor, li avrebbe trovato Hank a manovrare il tutto, non lei col suo asciugamano bianco pulito e ben piegato accanto ad una buona e gelida birra e il taccuino degli appunti.
 
Doveva mettersi in testa una volta per tutte che lei non faceva più parte di quella loro realtà.
 
 
 
 
 
Grazie ad Utena76 e asia87 nonchè a tutti voi che leggete!! ^w^
  
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