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Autore: Bryn    23/01/2006    2 recensioni
Restyling della vecchia storia. Scordatevi il passato, è cambiato tutto, sono cambiati i miei personaggi, sono diversi, la storia avrà un corso diverso. Molto più cazzuto per certi versi. E ci sono dei personaggi gay, dei personaggi etero, dei personaggi bisessuali e due personaggi incestuosi. Se non vi piacciono non leggete, ma non ci sono solo loro, semplicemente fanno parte della storia. Come tutto noi. Come tutto il mondo. Da *sempre*. Si ringrazia Noesis per l'aiuto e per avermi ascoltata, lei sa di che parlo ^_-
Genere: Avventura, Azione, Generale, Guerra, Introspettivo, Malinconico, Science-fiction, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La neve cadeva lentamente

Andrebbe letto sulle note di "Dream On" degli Aerosmith

 

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La neve cadeva lentamente, imbiancando il triste paesaggio che si estendeva innanzi agli occhi dell'osservatore.

Croci ed angeli.

Tombe e neve.

Riposo eterno e credi cristiani.

Professioni pagane baciate dal cielo nuvoloso.

Nevicava sempre nei cimiteri dei ghetti.

Gli androidi credevano che creasse un'aria più poetica.

Più affascinante.

Più mesta.

Adatta ai funerali che ogni giorni vi si consumavano e poi diventavano inchiostro su un registro a mano che sarebbe sbiancato con il tempo, così come le scritte sulle lapidi anche se il loro custode le ripassava coscienziosamente una ad una, con un pennello morbido intinto in un inchiostro nero come la pece.

Nero come la morte.

Nero come l'anima di chi si era venduto agli androidi od era stato venduto da qualcuno troppo disperato per curarsi della fine che faceva la sua prole.

Neve, amica silenziosa

Neve, compagna lieve

Neve, sorridente portatrice letale

Una voce si alzava nell'aria, la voce dell'osservatore

Del custode

Così dolce e pura da essere angelica

Così cristallina ed alta che chiunque l'udiva

E guardandolo passare, il passo leggero che a malapena affondava nella coltre di neve, ci si chiedeva se veramente non fosse un cristallino angelo, venuto a guidare i morti.

Era un ragazzino, niente più che un bambino forse un pò troppo alto.

I morbidi capelli dai colori di un arcobaleno disegnato con consumati e lievi pastelli ricadevano su un volto così candido che la neve posandocisi doveva impallidire per raggiungere il suo stesso biancore.

Gli occhi, lontani e tristi, trapassavano l'anima di chi li guardava.

Lacrime inespresse luccicavano al loro interno

Preghiere a malapena mormorate giacevano nelle loro profondità

Poesie spezzate ed abbandonate a languire nella polvere ne coprivano la superficie

Ti guardavano e potevi sentire il tuo cuore rompersi di ...

Tristezza?

Compassione?

Amore?

Tenerezza?

No

Il cuore ti si rompeva per una dolcezza così sofferta che era impossibile da sopportare.

Nessuno guardava al custode dei morti, se non in modo ch'egli non potesse ricambiare lo sguardo.

Così lontano dalla realtà, così esiliato in un mondo superiore che anche avesse avute le ali nessuno si sarebbe stupito.

Non c'era calore in lui, se non quello di una fievole stufa che arrancava nei suoi ultimi minuti di vita, cercando di sopravvivere con il carbone della compassione e la dolcezza di una rosa appassita che s'è chiusa in sè per bruciare più lentamente, con cui si alimentava la sua fiamma quel tanto che bastava per fare un passo in più.

Un minuto in più.

Un solo secondo.

Gli stessi morti al suo confronto sembravano ancora terreni e presenti.

Un suo bacio o soffio di parola costava così caro alle orecchie che il sangue del cuore a malapena pagava il prezzo.

Cantava ed era il canto di un'anima perduta che nulla mai aveva avuto per cui lottare

E per cui sembrava che nessuno avrebbe lottato

Perchè non era possibile lottare per qualcuno che ti uccideva semplicemente apparendo da dietro una tomba, la sua pala ancora in mano, reduce da una fossa la cui terra gelata non aveva lasciato segno su di lui.

Qualcuno, guardandolo, si chiedeva se fosse una creatura reale o forse solo un altro androide.

Ma era caldo, e tutti lo sapevano ch'era vivo e sanguinava e soffriva.

Sì soffriva.

Era la sua sofferenza così estrema e silente a renderlo reale.

Ma, al tempo stesso, parte di un mondo distaccato, fatto di lontani tempi in cui il sole splendeva sui cimiteri e gli angeli non si affacciavano nella vita di ogni giorno, ma guardavano dall'altro, soffrendo per il genere umano.

Cantava, e se non avesse cantato allora i funerali non si sarebbero più potuti celebrare, perchè pareva che solo la sua voce avesse il potere di condurre le anime dei morti fuori dai corpi in un posto più lontano.

Più sicuro.

Più felice.

Perchè certamente non era quello in cui erano ora il posto più felice.

Il custode doveva averla visto e conosciuto.

A questo si doveva il suo dolore.

E la sua voce.

Così pura che aveva sostituito le campane, ed ogn'altra forma di canto.

 

"Every time

That I look in the mirror

All these lines on my face

Getting clearer

The past is gone

Oh yeah

It goes by,

like dusk to dawn

Is not the way

Everybody got their dues

In life to pay"

 

Cantava lentamente, in confronto alla canzone originale, e qualcuno l'avrebbe notato se avesse mai avuto l'occasione di ascoltarla.

Ma non era mai accaduto a nessuno.

Solo il custode la conosceva.

E rallentava leggermente, facendo sentire ogni parola, con la sua voce chiara e distante.

Scendeva dal cielo come la neve.

Accompagnava i morti, camminando innazi al corteo

Con un maglione bianco e dei jeans lisi

Tenero bambino strappato al mondo crudele

Privo di anima, privo di cuore

Privo di potere, privo di conoscenza della realtà

Perso e distaccato

Irrecuperabile

 

"Yeah

I know nobody knows

where it comes

and where it goes

I know it's everybody's sin

You got to lose

to know how to win"

 

Ci credevano, ascoltandolo, che lui lo sapesse

Che conoscesse il peccato di ognuno di noi

Che capisse che solo perdendo ... si vinceva qualcosa

Tutto aveva un prezzo

Un eguale

Un costo

Un pagamento

Tranne lui

Lui esisteva e basta

Custodiva i morti

Cantava per le loro anime

Esisteva

E tanto bastava

Rendeva le vite più tristi, perchè tutti pensavano ...

... perchè tutti *sapevano* ...

... che sarebbero passati per le sue mani.

 

" Half my life

Is in books' written pages

Lived and learned

From fools and from sages

You know it's true

All the things

Come back to you

Sing with me

Sing for the year

Sing for the laughter

Sing for the tears

Sing with me

If it's just for today

Maybe tomorrow

The good lord will take you away"

 

Ma nessuno cantava con lui, nessuno voleva rischiare

D'interrompere la sua melodia

Di rovinare le sue parole

Di sovrastare la sua voce così angelica

Di essere quello che domani il Buon Signore si sarebbe portato via

 

"Yeah

Sing with me

Sing for the year

Sing for the laughter

Sing for the tear

Sing with me

If it's just for today

Maybe tomorrow

The good Lord will take you away "

 

Poi la sua voce s'interrompeva per qualche secondo

Tutto restava sospeso al filo delle sue parole

In aria

Davanti ai loro occhi tutto diventava focale

Solo dal custode sarebbe dipeso se le cose sarebbero finite bene

Non sapevano come o perchè

Ma sentivano che i loro respiri

Le loro vite

Il loro ultimo istante

Sarebbe stato deciso in quel secondo

La parca avrebbe reciso il filo?

 

"Dream On Dream On Dream On

Dream until your dreams come true

Dream On Dream On Dream On

Dream until your dream comes through

Dream On Dream On Dream On

Dream On Dream On

Dream On Dream On

Ooooooooooooon"

 

La voce cresceva, fino ad un acuto

Così lacerante che si sentiva che avrebbe potuto ucciderli in quello stesso istante

Perchè era un abisso di solitudine e neve gelida

Ghiaccio d'anima

Ed al tempo stesso era la salvezza

Perchè li toccava e se ne andava

L'anima del morto era al sicuro

Non servivano sacerdoti

Non si chiedevano preghiere

La piccola croce di legno batteva sul petto del custode

Contrastando con il suo maglione bianco

Cattolico

Dio a chi l'ha mandato e perchè?

Ci si chiedeva a chi mai potesse essere utile

Se non ai morti

Custodiva le memorie, ascoltava i familiari

Narrava storie a bambini rapiti

Che tornavano a casa trasognati

Che il tocco di un angelo li aveva sfiorati

Toccati solo un secondo

Come un bacio gelido

Da labbra bollenti

Su una fronte infantile

Ed una mamma un pò spaventata si stringeva il suo bambino

Pregando in silenzio quegli occhi perduti

Che non si portassero via l'anima del cucciolo

A rimpiazzare quella che chissà in che gioco si erano scommessi secoli prima

E che fu persa rovinosamente



" Sing with me

Sing for the year

Sing for the laughter

Sing for the tear

Sing with me

If it's just for today

Maybe tomorrow

The good Lord will take you away

Sing with me

Sing for the year

Sing for the laughter

Sing for the tear

Sing with me

If it's just for today

Maybe tomorrow

The good Lord will take you away...... "

 

Ed era tutto finito.

La bara calava nella fossa.

La folla si disperdeva.

Non c'erano lacrime d'asciugare.

La neve ed il custode se l'erano portate via prima che nascessero.

Restava solo lui.

Solo, sollevava la pala e cominciava a gettare terra nella tomba.

Senza più cantare, solo il silenzio permeava.

Rimaneva tra lui ed il morto.

Dialogo inespresso.

Tra protettore e protetto.

Tra amico e confidente.

Si dice che un uomo resti vivo finchè n'è viva la memoria.

Era questo il vero compito del custode?

Il suo unico uso?

Il motivo per cui ancora viveva

Corpo come ricettacolo di vite altrui

Di cultura e ricordi

Di poesie infrante e vetri rotti di vite spezzate

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

O

 

 

 

 

 

Forse no

 

 

 

 

 

Levava una mano di tasca

 

Solo

Ancora solo

Sempre solo

Come non era mai stato prima di qualche anno indietro nel tempo

E come non sarebbe stato tra una settimana

Per qualche ora

Pochi minuti

Poi di nuovo solo

Ancora solo

Sempre solo

Perso in un cimitero troppo piccolo per l'umanità

Troppo grande per un essere che pareva senz'anima

Che chiamavano senz'anima

Solo perchè la sua anima soffriva troppo

Per essere accettata come tale

 

Appoggiava il telefono all'orecchio

E faceva un lieve sorriso

Privo di gioia

 

"Simon

Sì sabato prossimo sono nei Laboratori

Sì con Seth

Certo nessun problema

Bene?

Sì, qui nevica

Sì, come sempre

Sì, la sua tomba è ben custodita"

 

Richiudeva il telefono e lo metteva via

Non un suono aveva turbato il perfetto silenzio del luogo

Era essenziale a qualcuno

Ma non per questo la sua anima spezzata soffriva meno

E quindi ...

Non per questo sarebbe mai potuto sembrare più umano agli occhi di chi non sapeva.

  
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