Andrebbe letto sulle note di "Dream On" degli Aerosmith
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La neve cadeva lentamente, imbiancando il triste paesaggio che si estendeva innanzi agli occhi dell'osservatore.
Croci ed angeli.
Tombe e neve.
Riposo eterno e credi cristiani.
Professioni pagane baciate dal cielo nuvoloso.
Nevicava sempre nei cimiteri dei ghetti.
Gli androidi credevano che creasse un'aria più poetica.
Più affascinante.
Più mesta.
Adatta ai funerali che ogni giorni vi si consumavano e poi diventavano inchiostro su un registro a mano che sarebbe sbiancato con il tempo, così come le scritte sulle lapidi anche se il loro custode le ripassava coscienziosamente una ad una, con un pennello morbido intinto in un inchiostro nero come la pece.
Nero come la morte.
Nero come l'anima di chi si era venduto agli androidi od era stato venduto da qualcuno troppo disperato per curarsi della fine che faceva la sua prole.
Neve, amica silenziosa
Neve, compagna lieve
Neve, sorridente portatrice letale
Una voce si alzava nell'aria, la voce dell'osservatore
Del custode
Così dolce e pura da essere angelica
Così cristallina ed alta che chiunque l'udiva
E guardandolo passare, il passo leggero che a malapena affondava nella coltre di neve, ci si chiedeva se veramente non fosse un cristallino angelo, venuto a guidare i morti.
Era un ragazzino, niente più che un bambino forse un pò troppo alto.
I morbidi capelli dai colori di un arcobaleno disegnato con consumati e lievi pastelli ricadevano su un volto così candido che la neve posandocisi doveva impallidire per raggiungere il suo stesso biancore.
Gli occhi, lontani e tristi, trapassavano l'anima di chi li guardava.
Lacrime inespresse luccicavano al loro interno
Preghiere a malapena mormorate giacevano nelle loro profondità
Poesie spezzate ed abbandonate a languire nella polvere ne coprivano la superficie
Ti guardavano e potevi sentire il tuo cuore rompersi di ...
Tristezza?
Compassione?
Amore?
Tenerezza?
No
Il cuore ti si rompeva per una dolcezza così sofferta che era impossibile da sopportare.
Nessuno guardava al custode dei morti, se non in modo ch'egli non potesse ricambiare lo sguardo.
Così lontano dalla realtà, così esiliato in un mondo superiore che anche avesse avute le ali nessuno si sarebbe stupito.
Non c'era calore in lui, se non quello di una fievole stufa che arrancava nei suoi ultimi minuti di vita, cercando di sopravvivere con il carbone della compassione e la dolcezza di una rosa appassita che s'è chiusa in sè per bruciare più lentamente, con cui si alimentava la sua fiamma quel tanto che bastava per fare un passo in più.
Un minuto in più.
Un solo secondo.
Gli stessi morti al suo confronto sembravano ancora terreni e presenti.
Un suo bacio o soffio di parola costava così caro alle orecchie che il sangue del cuore a malapena pagava il prezzo.
Cantava ed era il canto di un'anima perduta che nulla mai aveva avuto per cui lottare
E per cui sembrava che nessuno avrebbe lottato
Perchè non era possibile lottare per qualcuno che ti uccideva semplicemente apparendo da dietro una tomba, la sua pala ancora in mano, reduce da una fossa la cui terra gelata non aveva lasciato segno su di lui.
Qualcuno, guardandolo, si chiedeva se fosse una creatura reale o forse solo un altro androide.
Ma era caldo, e tutti lo sapevano ch'era vivo e sanguinava e soffriva.
Sì soffriva.
Era la sua sofferenza così estrema e silente a renderlo reale.
Ma, al tempo stesso, parte di un mondo distaccato, fatto di lontani tempi in cui il sole splendeva sui cimiteri e gli angeli non si affacciavano nella vita di ogni giorno, ma guardavano dall'altro, soffrendo per il genere umano.
Cantava, e se non avesse cantato allora i funerali non si sarebbero più potuti celebrare, perchè pareva che solo la sua voce avesse il potere di condurre le anime dei morti fuori dai corpi in un posto più lontano.
Più sicuro.
Più felice.
Perchè certamente non era quello in cui erano ora il posto più felice.
Il custode doveva averla visto e conosciuto.
A questo si doveva il suo dolore.
E la sua voce.
Così pura che aveva sostituito le campane, ed ogn'altra forma di canto.
"Every time
That I look in the mirror
All these lines on my face
Getting clearer
The past is gone
Oh yeah
It goes by,
like dusk to dawn
Is not the way
Everybody got their dues
In life to pay"
Cantava lentamente, in confronto alla canzone originale, e qualcuno l'avrebbe notato se avesse mai avuto l'occasione di ascoltarla.
Ma non era mai accaduto a nessuno.
Solo il custode la conosceva.
E rallentava leggermente, facendo sentire ogni parola, con la sua voce chiara e distante.
Scendeva dal cielo come la neve.
Accompagnava i morti, camminando innazi al corteo
Con un maglione bianco e dei jeans lisi
Tenero bambino strappato al mondo crudele
Privo di anima, privo di cuore
Privo di potere, privo di conoscenza della realtà
Perso e distaccato
Irrecuperabile
"Yeah
I know nobody knows
where it comes
and where it goes
I know it's everybody's sin
You got to lose
to know how to win"
Ci credevano, ascoltandolo, che lui lo sapesse
Che conoscesse il peccato di ognuno di noi
Che capisse che solo perdendo ... si vinceva qualcosa
Tutto aveva un prezzo
Un eguale
Un costo
Un pagamento
Tranne lui
Lui esisteva e basta
Custodiva i morti
Cantava per le loro anime
Esisteva
E tanto bastava
Rendeva le vite più tristi, perchè tutti pensavano ...
... perchè tutti *sapevano* ...
... che sarebbero passati per le sue mani.
" Half my life
Is in books' written pages
Lived and learned
From fools and from sages
You know it's true
All the things
Come back to you
Sing with me
Sing for the year
Sing for the laughter
Sing for the tears
Sing with me
If it's just for today
Maybe tomorrow
The good lord will take you away"
Ma nessuno cantava con lui, nessuno voleva rischiare
D'interrompere la sua melodia
Di rovinare le sue parole
Di sovrastare la sua voce così angelica
Di essere quello che domani il Buon Signore si sarebbe portato via
"Yeah
Sing with me
Sing for the year
Sing for the laughter
Sing for the tear
Sing with me
If it's just for today
Maybe tomorrow
The good Lord will take you away "
Poi la sua voce s'interrompeva per qualche secondo
Tutto restava sospeso al filo delle sue parole
In aria
Davanti ai loro occhi tutto diventava focale
Solo dal custode sarebbe dipeso se le cose sarebbero finite bene
Non sapevano come o perchè
Ma sentivano che i loro respiri
Le loro vite
Il loro ultimo istante
Sarebbe stato deciso in quel secondo
La parca avrebbe reciso il filo?
"Dream On Dream On Dream On
Dream until your dreams come true
Dream On Dream On Dream On
Dream until your dream comes through
Dream On Dream On Dream On
Dream On Dream On
Dream On Dream On
Ooooooooooooon"
La voce cresceva, fino ad un acuto
Così lacerante che si sentiva che avrebbe potuto ucciderli in quello stesso istante
Perchè era un abisso di solitudine e neve gelida
Ghiaccio d'anima
Ed al tempo stesso era la salvezza
Perchè li toccava e se ne andava
L'anima del morto era al sicuro
Non servivano sacerdoti
Non si chiedevano preghiere
La piccola croce di legno batteva sul petto del custode
Contrastando con il suo maglione bianco
Cattolico
Dio a chi l'ha mandato e perchè?
Ci si chiedeva a chi mai potesse essere utile
Se non ai morti
Custodiva le memorie, ascoltava i familiari
Narrava storie a bambini rapiti
Che tornavano a casa trasognati
Che il tocco di un angelo li aveva sfiorati
Toccati solo un secondo
Come un bacio gelido
Da labbra bollenti
Su una fronte infantile
Ed una mamma un pò spaventata si stringeva il suo bambino
Pregando in silenzio quegli occhi perduti
Che non si portassero via l'anima del cucciolo
A rimpiazzare quella che chissà in che gioco si erano scommessi secoli prima
E che fu persa rovinosamente
" Sing with me
Sing for the year
Sing for the laughter
Sing for the tear
Sing with me
If it's just for today
Maybe tomorrow
The good Lord will take you away
Sing with me
Sing for the year
Sing for the laughter
Sing for the tear
Sing with me
If it's just for today
Maybe tomorrow
The good Lord will take you away...... "
Ed era tutto finito.
La bara calava nella fossa.
La folla si disperdeva.
Non c'erano lacrime d'asciugare.
La neve ed il custode se l'erano portate via prima che nascessero.
Restava solo lui.
Solo, sollevava la pala e cominciava a gettare terra nella tomba.
Senza più cantare, solo il silenzio permeava.
Rimaneva tra lui ed il morto.
Dialogo inespresso.
Tra protettore e protetto.
Tra amico e confidente.
Si dice che un uomo resti vivo finchè n'è viva la memoria.
Era questo il vero compito del custode?
Il suo unico uso?
Il motivo per cui ancora viveva
Corpo come ricettacolo di vite altrui
Di cultura e ricordi
Di poesie infrante e vetri rotti di vite spezzate
Sì
O
Forse no
Levava una mano di tasca
Solo
Ancora solo
Sempre solo
Come non era mai stato prima di qualche anno indietro nel tempo
E come non sarebbe stato tra una settimana
Per qualche ora
Pochi minuti
Poi di nuovo solo
Ancora solo
Sempre solo
Perso in un cimitero troppo piccolo per l'umanità
Troppo grande per un essere che pareva senz'anima
Che chiamavano senz'anima
Solo perchè la sua anima soffriva troppo
Per essere accettata come tale
Appoggiava il telefono all'orecchio
E faceva un lieve sorriso
Privo di gioia
"Simon
Sì sabato prossimo sono nei Laboratori
Sì con Seth
Certo nessun problema
Bene?
Sì, qui nevica
Sì, come sempre
Sì, la sua tomba è ben custodita"
Richiudeva il telefono e lo metteva via
Non un suono aveva turbato il perfetto silenzio del luogo
Era essenziale a qualcuno
Ma non per questo la sua anima spezzata soffriva meno
E quindi ...
Non per questo sarebbe mai potuto sembrare più umano agli occhi di chi non sapeva.