Titolo:
This
fire burns, always
Fandom:
Resident
Evil – Extinction
Personaggi/Pairing(s):
Alice,
Carlos/Alice
Genere:
Introspettivo,
Angst
Avvertimenti:
flashfic,
het, movieverse
Conteggio
parole: 680
(fdp)
Challenge/Prompt:
scritta
per il team
fucking!Angels
del
COW-T
@maridichallenge,
missione#2 della V settimana (prompt angst)
Credits:
titolo
gentilmente zigato ai Killswitch Engage.
Note
iniziali:
È
striminzita e orribile, lo so, ed è il mio primo tentativo
su questo
fandom. Ma adoro i film – per quanto siano trash –
e, non so per
quale motivo, sul prompt angst, mi si è flashata subito
Alice nel
deserto. Ho dovuto scriverla. Comunque, spero di non averla resa
troppo OOC, con il pensiero finale per Carlos. Ma...bè, sono
canon e
lei è così puccina e sorridente, con lui.
*piange sui suoi
doom!pairings che vengono sempre stroncati*
This fire burns, always
Il fuoco sta per spegnersi.
Alice
si riscuote dal fissarne le braci rosse e si alza per attizzarlo con
qualche altro ramo secco.
Non che le serva davvero, tenerlo
acceso.
È notte fonda, in quel deserto sperduto che, forse,
qualche mese prima era una distesa rigogliosa di erba e piante, ma
Alice può vedere anche senza luce.
Sa percepire all'istante il
pericolo, quando loro
sono vicini.
Non con la vista, non
con l'udito, ma semplicemente se lo sente sulla pelle, nelle
vene.
Uno dei vantaggi di essere stata infettata dal virus T, con
tanti ringraziamenti alla Umbrella Corporation.
Ad Alice sfugge un
ghigno che non ha nulla di allegro, è solo un taglio
inquietante e
spezzato lungo il viso.
Alimentato da nuova
legna, il falò lentamente riprende a bruciare più
alto, ma non
scalda il corpo della donna.
Non sul serio.
Quando il vento, la
pioggia, il sole o l'umidità le sferzano la pelle, il suo
corpo
reagisce di conseguenza, con brividi o sudore, ma assorbe la
sensazione, come se la divorasse, e Alice non sente nulla.
Allora,
a cosa serve ostinarsi ad accendere le fiamme ogni sera, non appena
il sole tramonta?
Apparentemente non ha senso.
Sempre se ci sia
rimasto ancora qualcosa che ne abbia, nel mondo.
Ma Alice ha
sempre avuto una mente razionale, perfino prima,
perciò
la
risposta la sa benissimo.
Quel
fuoco è un'abitudine necessaria.
Una di quelle cose assieme a
piegare i vestiti, sistemare e pulire le armi fino a renderle lucide,
sgranchirsi i muscoli la mattina, di cui non ha bisogno realmente se
non per ricordare a se stessa di essere stata umana, una volta.
Anche
se per la maggior parte del tempo, Alice non si sente neppure viva.
Vorrebbe
poter dormire, ogni tanto.
Oh, non ha qualche pretesa particolare,
riguardo alla comodità di un giaciglio o alla durata del
riposo. Le
piacerebbe solo poterlo fare e basta.
Andrebbe bene tutto, anche
semplicemente addormentarsi per pochi minuti e cadere in un incubo
meno reale di quello in cui già si trova.
Le farebbe capire che
può farne ancora, che anche a lei è concesso
qualcosa di
normale.
Ma ogni volta che chiude gli occhi e il suo corpo
dorme, Alice è sveglia.
Un attacco o un contatto con il
satellite dell'Umbrella – è nel suo DNA recepirlo
all'istante.
All'erta, cosciente, pronta a scattare, combattere e
fuggire di nuovo.
Alice è così sempre.
Ogni giorno uccide,
taglia e squarta quegli esseri per cui e in cui la razza umana
s'è
estinta, e il sangue le zampilla addosso da teste aperte o
mozzate.
Ogni giorno cerca e abbatte corpi marci e lacerati che si
trascinano lenti verso di lei, con il loro puzzo di carne in
putrefazione, le facce e i vestiti a brandelli.
Lo fa con
precisione violenta, colpi netti e calibrati di armi bianche
– non
è il caso di sprecare proiettili se non è davvero
necessario – e
facendolo si ostina a cercare di provare qualcosa.
Qualunque
cosa.
Non serve.
Alice non prova niente, nemmeno paura – e
dire dire che ha rischiato di morire ben più di una volta.
Come
il freddo, come il caldo, come i sogni, è un pezzo di
sé che le
manca.
E anche quello, come il resto, è solo un atto meccanico di
chi cerca di dare un senso al nulla che lo circonda.
Ripetuto,
sempre uguale.
Quando
finirà?
Alice non saprebbe dirlo.
Deve ancora trovare un modo
per sottrarsi al controllo del satellite e fermare la Umbrella
–
così da poter poi riunirsi ai propri compagni, che ha
abbandonato
per proteggere.
Claire, L.J. , Carlos.
Involontariamente, Alice
indugia di più su quest'ultimo, e per la prima volta dopo
giorni,
sente una cosa tiepida e umana invaderle il petto –
lì dove non
credeva ci fosse movimento, né spazio per un qualsivoglia
tipo di
calore.
Carlos.
La verità è che, più di tutto,
più
di tutte le cose che ha perso della propria umanità, le
manca lui,
che fin dall'inizio l'ha fatta sentire una persona e mai il mostro
che è.
Alice si stringe più forte che può a quel
pensiero, per
non impazzire, per non arrendersi, per sentire,
per
aggrapparsi alla speranza debole, ma esistente, che un
giorno quell'apocalisse finirà sul serio e loro, i pochi
superstiti,
potranno ricominciare a respirare per davvero.
Il fuoco brucia ancora.