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Autore: Pinca    26/03/2011    2 recensioni
Ciao! ecco la scemenza massima. ovviamente la vittima è il povero lovino. al mondo esistono domande che non devono avere risposta. chi sono gli illuminati, chi abitava atlantide, canada esiste? non, non domande di questo tipo, domande ben peggiori, le cui risposte potrebbero distruggere una nazione intera. whahahah! avvertimento: grande stronzata! ps: oc sicilia
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve! Altra grande, gigantesca cavolata! Questa sinceramente non so neanche da dove mi sia venuta fuori, lo giuro, per di più è scritta male…. mi sa che devo smetterla di scrivere alle 3 di notte.
Spero che vi piaccia, spero di postare il prossimo capitolo nei prossimi giorni. Ciao da pinca^^!
 
 
Un particolare di Lovino che non si poteva ignorare assolutamente era la sua cocciutaggine.
Era testardo, caparbio. Se si metteva in testa una cosa, tirava dritto peggio di un mulo. Considerando però anche la natura della domanda, la ragazza stesa al fianco del meridionale capì immediatamente che ad allarmarla non doveva essere la sua insistenza ma ciò che si celava dietro.
Latente, si era fatta avanti nella mente di Lovino quella curiosità inopportuna, che quasi ogni altro pensiero si era riuscita a divorare nel giro di due giorni, alimentata da una cocente gelosia che, peggio di tizzoni ancora luminescenti sotto la cenere, stava tornando ad accendere un intero fuoco.
E Rosalia gli diede le spalle e si accoccolò meglio sotto le lenzuola, ignorando per la seconda volta la stessa domanda: -Sei stata con qualcuno prima di me?- e si domandava perché, come e chi gli avesse messo quel grillo per la testa.
In verità a Lovino erano bastati due minuti di conversazione con Antonio e Francis. Ok, stavano parlando tra di loro e gli era capitato di sentire un nome, un nome che nessuno avrebbe dovuto pronunciare con tanta malizia di fronte al bancone di un bar: il nome della Sua Sicilia.
Quei due si erano accorti immediatamente della sua presenza alle loro spalle, e per rincarare la dose, in aperta beffa, gli avevano sorriso scaltri e gli avevano domandato: -Romano, come sta la sorellina?-
Quei due bastardi! Quella era stata una provocazione bella e buona! E fu sul punto di spaccare la faccia ad entrambi, se non fosse stato per l’intervento disarmante di Feliciano, che come al solito non aveva avvertito il minimo sentore di malizia, interpretando la domanda dei due come puro e cortese interesse nei confronti della sorella.
A Lovino aveva dato tanto fastidio quell’episodio che non aveva fatto altro che pensarci in quei due giorni.
Alla fine non aveva resistito, e dopo aver dato sfoggio ad una delle peggiori performance della sua vita, si ritrovò a fissare il soffitto bianco, sdraiato sul letto della ragazza che già da tempo aveva smesso di considerare sua sorella maggiore, dando finalmente sfogo alla sua inquietudine.
Lei per un attimo non reagì in alcun modo. Poi l’aveva guardato con quel suo sguardo di insufficienza e derisione. Ecco, su questo lei era esperta. Riusciva a essere due cose opposte nello stesso momento, cosa impossibile anche per una moneta.
Aveva fatto un lieve “ah”, di chi aveva compreso, stringendo le sopracciglia verso l’alto, e alla fine gli aveva dato le spalle.
Quello non fu affatto un buon segno per Lovino, già con i nervi a pezzi.
-Dimmelo!- in quell’ordine si poté avvertire chiaramente l’allarmante gelosia divampare.
-Uffa! Lovino, ma che domande fai!- si lamentò Rosalia svilita dalla stanchezza e dal caldo.  
-Rispondimi!-
-A cosa?- fece lei gnorri, sperando vivamente che la smettesse immediatamente con quel discorso.
-Sei stata con qualcun’altro prima di stare con me?-
-Sai già la risposta….-
-No che non la so, altrimenti non te l’avrei chiesto!-
-Ma sono domande da fare? Dormi Lovino!- lo rimproverò dandogli un calcio sotto le lenzuola.
-Sei stata con qualcuno!- questa fu una accusa bella e buona, chiaro segno che Lovino stava smettendo di ragionare come una persona normale. Quindi la cosa più logica da fare per lei fu ignorarlo finché non gli fosse passata.
-Perché non rispondi?-
Romano si mise dritto sui gomiti e la fissò truce. –Rosalì, perché non mi rispondi?-
-Perché non ho niente da dirti....- borbottò con un filo di voce lei, come se stesse lì per addormentarsi.
-Perché non sei stata con nessuno? Per questo non hai niente da dirmi?-
Rosalia sospirò con pazienza. -Lovino, ma ti pare possibile?- con una mano vagò cercando il ragazzo dietro di se, e una volta trovalo lo spintono leggermente. -Non fare domande della quale non vorresti conoscere la risposta! Dormi…-
Ma quella per Lovino fu peggio di una risposta. Voleva dire che era peggio di quello che si aspettava!
Guardò dinnanzi a se la parete luminosa e deglutì facendosi coraggio. -Quanti?-
Ma Sicilia lo ignorò. Aveva chiuso gli occhi e questo per lei voleva dire non essere più disponibile per niente, nemmeno per una parolina.
Lovino perse la pazienza e la afferrò per il braccio scuotendola malamente.
-Maledetta femmina, dimmelo!-
Ma niente, neanche una smorfia di fastidio.
-Non puoi fare finta di dormire! Guarda che lo voglio sapere, non lascerai cadere così l’argomento!-
Incredulo per la tenacia, si mise seduto dritto con un broncio contrariato e furioso, e le braccia incrociate sulle ginocchia.
-Femmina omertosa!-
Quella parla, proprio quell’ultima parola ebbe il potere di farle sbarrare gli occhi e bastò a ribaltare la situazione a sfavore di lui. L’aveva apertamente provocata! 
Per Lovino sarebbe stato meglio seguire il suo consiglio, non avrebbe dovuto fare una domanda della quale non avrebbe voluto, veramente, sapere la risposta. Certe cose a volte dovevano restare ignote per il bene di tutti, ma soprattutto per il suo e del suo stato mentale.
Ma questo non lo comprese neanche quando Sicilia, con un sorriso diabolico e vendicativo, si appoggiò docilmente sul suo petto, disegnandovi cerchi invisibili con le dita.
Un’altra cosa che Lovino non avrebbe imparato mai, era quella di non provocare una femmina. Che questa fosse Rosalia, o qualunque altra, non aveva importanza, era proprio il genere pericoloso di natura, e lui era un ragazzo dall’animo semplice, una facile vittima in sostanza.
-Vuoi veramente saperlo?- gli chiese con fare da gattamorta, che diede una gran soddisfazione a Lovino, convinto di averla finalmente avuta vinta. Come si sentiva maschio in quel momento non lo si era sentito mai! Era proprio convinto il ragazzo!
Poverino, pensò Sicilia arricciando diabolicamente l’angolo sinistro delle labbra. –Allora ti dirò tutto, così amore mio tra te e me non ci saranno segreti! Vediamo, da dove comincio….- fece con fare pensoso strusciandosi al petto gonfio di soddisfazione di quell’allocco. –Allora, il mio primo ragazzo, Eracle, avevamo appena quindici anni, sua madre ci aveva lasciati da soli per andare a prendersi cura di te e Feli. Siamo stati insieme anche dopo, poi c’è stato Dzayer, Anko, Federich… Federich e Dzayer…-
Lovino corrugò la fronte perplesso. Dzayer? Federich? Federich E Dzayer?
-Aspetta, aspetta, ma chi sono?- e soprattutto perché li aveva nominati insieme?
Ma Sicilia lo ignorò bellamente, e sorvolò continuando la sua lista, cosa che non lo distrasse comunque da quei due nomi. -Frencis, Antonio… con Antonio ci sono stata per un bel po’, che testa calda! Poi… Ivan…-
Quest’ultimo nome nemmeno lo sentì. Perché cavolo li aveva detti insieme quei due nomi?! E perché non aveva risposto?
-Quasi dimenticavo, quello stronzo di Alfred….- continuò lei che si era tenuta il conto sulle dita della mano. –Una notte sola vale, no? Certo, vale anche Ivan, ma sulla spiaggia conta?-
-Chi diavolo è dvay?!- fece in tutta risposta lui incrociando finalmente il suo sguardo, dopo aver tenuto caparbiamente gli occhi incollati al soffitto.
-Dzayer? Maghreb, ora Algeria!-spiegò lei distrattamente per poi tornare a giocherellare sul petto di Lovino. –Allora, Alfred vale sicuro, e il fatto che mi gironzoli ancora per casa penso che sia una cosa che potrebbe darti fastidio. Che ne dici di cacciar….-
Ma a Lovino non era bastata quella delucidazione per tornare a rilassarsi e ad affrontare la discussione da grand’uomo quale credeva di essere.
-E chi cavolo è Federich?-
Questa domanda spiazzò completamente Sicilia, sicura di se fino ad un attimo prima, tanto da farle strabuzzare gli occhi e balbettare per diversi secondi.
-Fe… Federich?- chiese sperando di aver capito male.
Lovino, teso come una corda di violino, la fissava corrucciato, attento alla sua reazione.
-Sicuro? Sono certa di non aver mai detto un nome simile…- negare, negare e sempre negare!
Certo, Dzayer era diventato Algeria, ma come cavolo le era saltato in mente di nominare anche lui, lui che era diventato la persona che Lovino più detestava al mondo!?
Per di più dopo che, ai tempi, gli aveva fatto passare il tutto per un’innocente produzione letteraria. Dopo tutto perché mai allora, a Lovino, avrebbe dovuto interessare che scrivevano poesie tra le lenzuola del letto a baldacchino?
Gli occhi scuri di lui si assottigliarono sospettosi, e il suo braccio intorno alle spalle si indurì minaccioso.
-Chi cazzo è ‘sto Federich?-
Sicilia rimase per qualche secondo a bocca aperta, senza sapere che dire, ma si ricompose e si avvicinò alle sue labbra con fare svogliato e infantile. –Nessuno amore! Ma che importanza ha?- chiese baciandolo, nella speranza che si addolcisse e si lasciasse trascinare da quei baci. –Adesso siamo io e te!-
Lo baciò ancora appiattendosi contro il suo petto, accarezzandolo. E pensare che aveva tentennato su Ivan per paura che andasse a curiosare troppo!
Lovino serrò le labbra e la bruciò con uno sguardo truce e iracondo, intransigente come non lo era mai quando l’intransigenza veniva richiesta.
-Dai amore, adesso basta pensarci e dimostrami quanto vali!- insistette lei sussurrando dolcemente scendo a baciargli il collo. –Per colpa di questi pensieri brutti quella di prima è stata l’epopea dei fallimenti! Lasciali stare….- 
Lovino le afferrò un polso e l’allontanò bruscamente.
-Adesso tu mi dici chi cavolo è ‘sto Federico e che cosa…- ma le parole gli morirono in gola quando si rese conto di essersi dato la risposta da solo. Quel bastardo… ecco perché aveva sempre quel sorriso stampato sulla faccia quando andavano a caccia insieme!
-Lovino….- lo chiamò preoccupata Sicilia.
-Quel… Sacro Romano…- non riuscì nemmeno a finire la frase quanto si sentiva… indignato? Tradito? Fregato? E lui che si era preoccupato di Frencis e Antonio!
Chissà invece come se la rideva quell’altro!
-Lovino, dove vuoi andare?- gli chiese Rosalia mettendosi seduta e stringendosi il lenzuolo al petto, mentre l’altro si era alzato e stava girando per la stanza recuperando i vestiti.
Lei sbuffò. Era proprio in momenti come quelli che si ritrovava a chiedersi come mai stesse con un ragazzino infantile come lui invece di stare con un tipo come Antonio certamente più maturo... ok, questa era una grande cavolata. Antonio era peggio di Lovino. Non si incavolava per certe stupidaggini, ma metteva le corna e non accettava che il favore gli venisse ricambiato.
Si coprì il viso con la mano e scosse la testa esasperata, constatando che in effetti Lovino era decisamente mille volte meglio.
Lovino uscì dalla stanza sistemandosi i bottoni dei pantaloni, e percorse il corridoio con Rosalia che lo seguiva a breve avvolta solo dal lenzuolo bianco.
-Senti, per quanto riguarda Alfred, quando pensi di…-
Ma Lovino era su tutte le furie e non la stava ascoltando già da un pezzo. Scese le scale e si chiuse la porta alle spalle senza voltarsi indietro.
Rosalia si fermò sugli ultimi gradini guardando scocciata la porta di casa tenendosi stretto il lenzuolo al petto, finchè un rumore, dei più molesti, non le fece sgranare gli occhi.
-Slurrrppp! Slurp! Ahahahah, ha fatto cilecca?-
-Alfred!- lo rimproverò lei.
-Che c’è?- Il ragazzo, seduto comodamente nel bel mezzo del soggiorno, strinse le spalle continuando a bere la sua pepsi.
Sicilia roteò gli occhi al cielo e tornò su.
Assurdo che proprio quel cretino fosse l’unico a sapere della sua mezza tresca con Lovino!
Le dava un fastidio avere casa sua occupata da quella scimmia bionda!
No, neanche Antonio sarebbe riuscito a schiodare da casa sua quell’idiota americano!
 
 
   
 
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