Capitolo 25
Roxy era persa con lo sguardo nel paesaggio che
le saettava di fianco, oltre il finestrino dell'auto di Daiki. Si sentiva in
imbarazzo. Perchè diavolo le era saltato in testa di andare con lui, al posto che
con Nobu, Akki e Yamato? Era stata proprio una
cretina. E se la portava in un posto che non era l'ospedale? E se le saltava
addosso? E se la violentava?! Scosse la testa. Non era il momento di mettersi
in testa sciocchezze simili, Daiki non sarebbe mai stato capace di una cosa
simile, sperava. Lo osservò meglio. Non era sicura se ne
fosse capace o meno, ma di certo non era quello il momento in cui avrebbe
potuto farlo. Suo fratello era in ospedale, e sul suo volto era dipinta la
stessa faccia che aveva lei quando Nobu era ricoverato. Buffo... e pensare che
era stato proprio lui a mandarlo lì, ed ora lei era in macchina accanto a lui,
a pensare che dopotutto non era un tipo tanto male. Si diede mentalmente della cretina, chiedendosi come poi era
finita ad avere quel rapporto così, se si poteva dire, intimo. E pensare che
prima era suo nemico, in quanto protettrice di Rumiko. E, a proposito di Rumiko, come era successo che l'amica si era
innamorata di Daisuke? Perché era evidente. Ed era accaduto così, da un giorno
all'altro. Fino a pochi giorni prima si struggeva per Yamato, e ora...
dicendolo in termini semplici: non le importava più un emerito cavolo di
Yamato. Fece senza nemmeno rendersi conto spallucce,
sospirando profondamente e attirando l'attenzione di Daiki il quale, anche se
non lo dava a vedere, era piuttosto teso. Non si sarebbe mai aspettato che la
ragazza, in precedenza, lo abbracciasse e consolasse e, per di più, aveva
seguito lui in auto, non i suoi amici ed il suo ragazzo.
- Sai, sono sorpreso... - disse vagamente,
mentre scalava di una marcia e teneva gli occhi fissi sulla strada trafficata
di Tokyo.
La ragazza si voltò un poco verso di lui,
guardandolo spaesata.
- Sorpreso di che cosa?
- Che tu sia venuta con me... e poi... é
così strano quello che hai fatto prima... -, sorrise alludendo a pochi minuti
prima quando l'aveva abbracciato.
- Beh... -, iniziò a farfugliare lei, non
convinta di cosa dirgli, - Lasciarti guidare da solo in condizioni disperate
potrebbe costarti un incidente... e poi mi sembravi così disperato e sul punto
di piangere che... boh... non volevo rischiare ti
suicidassi!
- Sei una tipa strana... - fu il commento
di Daiki in risposta. E lo pensava davvero. Ma dopotutto anche lui era strano.
Fino a poco tempo prima si odiavano, e a guardarli in quel momento non si
sarebbe mai detta una cosa del genere.
- Ha parlato quello normale! -, iniziò ad
aggredirlo lei, suscettibile com'era. Ci pensò un momento, ed effettivamente
non era del tutto comune, a cominciare dai suoi capelli.
Lui sorrise. - Eh eh...
calmati dai, non era un'offesa... anzi era un commento positivo... sei un po'
strana... ma sei unica... è per questo che mi piaci, Ritsuko.
La ragazza trasalì. Al di là delle parole,
era la prima volta che la chiamava per nome, e con un tono così amichevole e
dolce.
- Ehy, da quando ti prendi tanta confidenza? -,
si allarmò. - E poi come sarebbe a dire che ti piaccio? Non mi odiavi?
Ok, era evidente, era sulla difensiva, ma che altro poteva fare? Se
quel "mi piaci" era nel senso che sperava non fosse, come avrebbe
reagito? Lei stava con Nobu, e poi Nishikado... beh, doveva ammetterlo, non le
era troppo indifferente.
Nel giro di pochi secondi si
imbottigliarono nel traffico. Così lui tirò il freno a mano e poté finalmente
voltarsi a guardarla. - Scusami Matsumoto, ma sentivo il bisogno di dirtelo...
scusami... comunque non è il momento di parlarne ora... mio fratello... non è
il caso... - tagliò corto voltandosi verso il sedile posteriore. Prese una
borsa da cui estrasse il cellulare. Compose velocemente un messaggio di scuse
per il suo autista, a cui aveva preso la macchina in un momento che era
distratto, e poi prese una sigaretta. Aprì il finestrino e l'accese. Tirò un
lungo respiro, per scaricare tutta l'ansia accumulata quella sera. Tutte queste
azioni le fece sotto gli occhi attenti e vigili di Roxy.
- Io capisco tu sia preoccupato per tuo
fratello... ma questa non è una buona scusa per deviare il discorso. In ogni
caso scherzavo, se ti va puoi benissimo chiamarmi per nome, almeno se chiami me
lo so e non mi confondo con Rumiko.
Fece una smorfia al forte odore di fumo che la
raggiungeva.
- Ma tu da quando piffero fumi? È la prima volta
che ti vedo farlo, non l'avrei mai immaginato tanto perfettino
come sei. O, al massimo, ti facevo tipo da sigari. -, rise.
La guardò tossire un po' soffocata da tutto
quel fumo e spense la sigaretta. - Scusa, non pensavo ti dessero fastidio. -,
si curvò verso di lei, per un attimo in cui lei fu presa dal panico. In realtà
lui aveva solo aperto il finestrino per fare uscire presto la puzza di fumo.
- Di solito non mi da tanto... fastidio... solo
che questo luogo è piccolo e stretto e... si sente più a lungo... -, disse
deglutendo rumorosamente e avvicinandosi di più alla sua portiera, per allontanarsi
dal ragazzo.
Lui la guardò, nuovamente sorpreso. - Di
che hai paura? Guarda che non ti faccio niente...
- Io? Paura? Ma quando mai! Semplicemente puzzi
di fumo! -, si salvò lei in extremis.
- Ah si? Allora se mi avvicino così non ti metti
a piangere e urlare? - chiese curioso fermandole i polsi con una mano e
avvicinandosi a lei così tanto che i loro nasi si sfioravano.
- Mollami o ti mordo e, ti assicuro, che ho i
denti aguzzi e fanno male affondati nella propria carne! -, si difese lei,
dimenandosi dalla presa.
- Davvero? Allora anche se faccio questo mi
mordi... -, si avvicinò ancora di più annullando la distanza tra le loro
labbra. Si staccò quasi subito per passare a baciarle una guancia, poi l'altra,
per poi andare più affondo e baciarle lo spazio tra l'attaccatura dei capelli e
l'orecchio, e infine il collo. In tutto questo lei rimase immobile, come
ipnotizzata.
Lo guardò spaesata, in quegli occhi così scuri e
profondi, mentre un brivido le percorreva la schiena. Si sentiva incapace di
reagire, di pensare, di lasciarsi andare. Di fare qualsiasi cosa. Sentiva solo
il desiderio di sparire.
Vedendo che lei non reagiva si allontanò,
lasciandola andare.
- Peccato, speravo in una qualche risposta
di qualsiasi genere. -, disse ironicamente. Si tirò a sedere e sentì
improvvisamente dei clacson suonare con insistenza. La fila aveva ripreso a
muoversi. Rimise in moto e procedette, alla volta dell'ospedale. Per un attimo
Roxy non capì niente, l'unica cosa che attirava la sua attenzione in quel
momento erano le guance arrossate e le pupille dilatate di lui. Che
significava? Si era imbarazzato?
Non colse la sua ironia, ma piuttosto pullulava
incessantemente una domanda nella sua mente.
- Perché? -, buttò fuori di un fiato.
Il ragazzo ci pensò un paio di secondi. Non
aveva ben capito lei a cosa si riferisse. - Perché cosa? Ti andrebbe di mettere
un soggetto un verbo e un complemento oggetto, tesoro caro?- chiese
ridacchiando.
- Perché hai fatto questo.
- Questo cosa? -, cominciava ad
innervosirsi.
- Come sarebbe a dire questo cosa?! Mi hai appena
baciata in tutti, o quasi, i modi possibili. Perché?! Per divertirti? Per
prendermi in giro? Per quale dannato motivo?!
La guardò per un istante, poi tornò a
guardare la strada, poi la guardò ancora sospirando e infine tornò a
concentrarsi e guardare davanti a sé. -, Mi pare di avertelo già detto.
- Spiegamelo, perché mi deve essere sfuggito. -,
si morse il labbro inferiore, sentendosi completamente ferita. Bene, ora aveva
perfino tradito Nobu. Tradire voleva dire fare qualcosa. Ma lei aveva fatto di
peggio, niente! Non aveva nemmeno impedito a Daiki di avvicinarsi a lei.
- Cosa vuoi che ti dica, Matsumoto? Cosa
vuoi sentirti dire, eh? -, la voce di lui suonava leggermente affannata per
l'ansia e il nervosismo.
- Non voglio sentirmi dire niente di particolare,
se non la verità. Sai benissimo che ho il ragazzo e questo tuo gesto è ovvio mi
lasci spiazzata, visto che mi hai sempre odiata o, perlomeno, hai sempre fatto
del male alle persone a cui tengo di più. Voglio sapere perché l'hai fatto,
quale dannata forza te l'ha fatto passare per la mente! -, disse innervosita,
anche se la sua espressione più che arrabbiata era triste e confusa.
Improvvisamente Ritsuko sentì la macchina
fermarsi. Guardò fuori dal finestrino: erano arrivati. Daiki spense il motore e
le disse di scendere. Scese anche lui e inserì l'allarme, con il quale tutti i
finestrini aperti si chiusero e le portiere sbloccate si bloccarono. -
Andiamo... -, disse solamente, avviandosi verso le porte scorrevoli d'ingresso.
Roxy si piantò lì, ferma ed immobile. Una leggera
pioggerellina iniziava a scendere dal buio cielo di Tokyo, il quale sembrava
rispecchiare il suo cuore in quel momento.
- Io non vado da nessuna parte se non rispondi
alla mia domanda. -, disse solo.
Il ragazzo si voltò verso di lei, i capelli
leggermente mossi dal venticello fresco, gli occhi socchiusi per guardarla
meglio oltre la pioggia che ora scendeva fitta.
- Cosa posso dirti, Ritsuko... non mi
crederesti... e comunque a cosa servirebbe? Tu hai già il ragazzo, l'hai detto
tu stessa.
- Sei un'egoista... fai e dici solo ciò che fa
comodo a te! Che cazzo ne sai di cosa penso o credo io?! Un emerito niente,
quindi non fare tanto il sapientone con me perchè non attacca! Non sono una di
quelle ragazzette sceme che frequenti tu di solito, mettitelo nella zucca! A me
i piedi in testa non li metti!
Abbassò il capo sussurrando qualcosa che
lei non capì, così lui lo ripeté, stavolta alzando la voce.
- Io non credo che le ragazze che frequento
siano sceme... non voglio metterti i piedi in testa... semplicemente mi pare
inutile dirti una cosa tanto ovvia... ormai te ne sarai accorta, e non mi pare
che le cose cambierebbero in alcun modo favorevole se te lo dicessi
apertamente. - si zittì un attimo e poi le si avvicinò. - O forse... sei tu che
vuoi sentirtelo dire?
La ragazza rimase ferma, ma il suo sguardo si
fece truce.
- Io non voglio sentirmi dire niente da te,
Nishikado. Guarda, in questo momento per me potresti anche buttarti in un burrone,
non mi farebbe né caldo né freddo. Avevo sbagliato a credere fossi diverso...
in realtà sei e rimani uno stronzo. Sei gentile solo quando e con chi ti fa
comodo, basta che tu raggiunga i tuoi scopi.
Daiki alzò velocemente le mani, e lei
chiuse gli occhi credendo volesse picchiarla, ma si sorprese quando le sentì
posarsi delicatamente sulle sue guance, proprio come la fronte di lui sulla
sua.
- Ti amo... -, la voce di lui era spezzata.
- Ti amo, e non posso farci niente…
Il volto di Roxy fu inondato di lacrime, che però
non credette Nishikado vedesse, tanta era la pioggia
che cadeva. Era scossa da singhiozzi e non poteva farne a meno. Perché diavolo
quel ragazzo riusciva a sconvolgerla tanto? Proprio non lo sapeva. Fino ad
allora per lei c'era sempre e solo stato Nobu, e le andava bene. Era convinta
di provare amore per lui, e di certo lo provava. Ma era proprio sicura fosse
quello che provano due anime gemelle legate dal filo rosso del destino? No. Non
lo era affatto. Da quando Daiki era prepotentemente entrato nella sua vita
nulla le sembrava più ovvio. Ed il bello era che non pensava lui la conoscesse.
Ed infatti un ulteriore domanda la colse alla sprovvista, che forse non sarebbe
stato il caso rivelare.
- Da... Daiki... ma perché io? Non mi conosci
quasi... o perlomeno così poco... come è possibile che tu provi un sentimento
tanto profondo per una tipa così stramba ed opposta a te?
- Chi ti dice che non ti conosco? Cosa
pensi che abbia fatto negli ultimi dieci anni? Siamo sempre stati nella stessa
scuola... e mi sei sempre piaciuta... così bella... così ribelle... così
grintosa, eppure dolce al tempo stesso. Come potevo non innamorarmi di te?
Roxy sentì il mondo crollarle addosso. Dieci
anni? Daiki la seguiva da dieci anni, ormai? Com'era possibile non si fosse mai
accorta della situazione?
- Die-eci anni?! Ma
stai scherzando?! Perchè cavolo in dieci anni vieni a dirmelo adesso, perchè
non allora?! Non... non ti capisco... -, disse asciugandosi con il palmo della
mano la guancia destra.
- Perché per dieci anni ho creduto ti
piacesse quel tuo amico... Nobu... ed avevo ragione, cristo santo!-, disse
lasciandola e allontanandosi da lei, dandole le spalle. Si avviò verso
l'entrata dell'edificio senza dire più nulla. Si era accorto delle sue lacrime,
ma sicuramente erano per lo stupore, per altro. Lei non avrebbe mai ricambiato
un fallito come lui.
La ragazza affrettò il passo, raggiungendolo. Lo
prese per mano e lo fece voltare, ma non disse nulla. Semplicemente lo
guardava. Non sapeva che diavolo le fosse saltato per la mente, ma sentiva il
forte desiderio di non lasciarlo andare.
- Andiamo... da Daisuke... -, cambiò discorso
abbassando lo sguardo smeraldo.
Lui annuì semplicemente, osservandola un
istante. Ma quant'era bella? E quanto si era frullato
il cervello a dirle tutto?
Si avviarono così alla reception,
per chiedere del più piccolo dei Nishikado. Ancora si tenevano per mano, ma
Daiki apparentemente aveva ripreso il suo carattere freddo e distaccato, nel
rivolgersi all'infermiera. Roxy, al contrario, stava incredibilmente zitta e
con lo sguardo basso, seguendolo come un cagnolino tremante per il freddo,
incapace di fare altro.
Mentre Daiki parlava con l'infermiera, Roxy
si voltò verso l'ascensore. Vide Nobu e Akito uscire e per riflesso lasciò
velocemente la mano di Daiki e si avvicinò ai due. Daiki la guardò avvicinarsi
a Nobu ed abbracciarlo. Abbassò il capo, scuotendolo, rassegnato, poi tornò a
rivolgersi all'infermiera. - La ringrazio... - disse senza nemmeno farla finire
di parlare, avviandosi verso il gruppetto. Mentre Ritsuko rimaneva appiccicata
a Nobu, lui guardò Akito. - Come sta?- chiese scacciando del tutto la ragazza
dai capelli azzurrini di mente e concentrandosi ora sul pensiero del fratello
in sala operatoria.
- Se ti dico che già ha gli occhi aperti e si fa
viziare da Rumiko tu che mi dici? -, gli rispose sorridente.
Roxy si strinse di più a Nobu, mentre Daiki le
passava a fianco per raggiungere il fratello, nascondendo il viso contro il
petto di lui, come per non farsi vedere dal ragazzo, sentendo di vergognarsi
infinitamente. Non meritava nemmeno di stare attaccata al biondo, ma al momento
era l'unica fonte di appoggio sicura che aveva trovato. Si sentiva confusa e
avrebbe voluto semplicemente tornarsene da sola nel suo appartamentino, per
buttarsi sul letto e piangere tutte le sue lacrime.
***
Daiki entrò nella stanza e vide Rumiko
seduta accanto al letto di Daisuke, che gli teneva la mano. Stavano ridendo,
probabilmente suo fratello aveva detto qualche cosa stupida delle sue.
- Non riuscirò mai a liberarmi di te... -
disse per attirare l'attenzione dei due. Rumiko saltò in piedi e lo guardò. -
Finalmente sei arrivato... dov'è Ritsuko?
Daiki la guardò un istante e le indicò il
corridoio. La moretta guardò Daisuke. - Ti lascio con tuo fratello, torno dopo,
magari...
Uscì dalla stanza, chiudendosi la porta
alle spalle.
- Non è carina? È troppo tenera! -, esclamò
gioioso Daisuke, per poi tornare serio, - Cos'è quella faccia scura? Sembra che
tu abbia appena visto la morte in faccia!
- Uhm... ci sono andato vicino
dichiarandomi a Matsumoto... l'altra, non la tua... - rettificò sedendosi
accanto al fratello e guardando Goro addormentato sul letto accanto a lui.
La faccia di Daisuke, in seguito alla frase del fratello,
non era nemmeno descrivibile. Troppe espressioni messe insieme.
- Ti... ti sei dichiarato a Ritsuko?! Ma se
dicesti che non l'avresti mai fatto, nemmeno sotto tortura!
- Che vuoi farci... eravamo fuori
dall'ospedale... in macchina l'avevo baciata per stuzzicarla un po'... e mi è
sembrato razionale approfittarne per dirglielo... poi si è messa a piangere...
o almeno credo, pioveva forse erano gocce di pioggia... non ho capito bene ciò
che è successo... in realtà ho una grande confusione in testa.. so solo che
appena entrati ha visto quel Nobu e si è appiccicata addosso a lui, guardandomi
in cagnesco.
- Semplicemente l'avrai confusa da morire... su
dai, non farne una tragedia, se son rose fioriranno fratellone!
Detto questo si sistemò meglio sul letto e si
ristese, socchiudendo gli occhi stanchi. Daiki si lasciò sfuggire un sorriso,
talmente flebile che poteva essere scambiato per una smorfia. La cazzata l'aveva fatta, ora toccava al futuro decidere cosa
far accadere, lui di certo non avrebbe smesso di sperare. In fin dei conti era
dieci anni che lo faceva, perchè smettere ora?
… continua…
Accidenti gente, sappiamo che noi per motivi
scolastici spariamo spesso, ma voi non siete di meglio, eh? ç_ç
I nostri recensori e lettori adorati sono quasi tutti spariti! Sigh…. ci dispiace non avere più il parere di tante persone
sullo svolgimento della storia, vogliamo sapere le diverse idee! Beh… speriamo
sia solo un periodo transitorio, eh? :D Noi ci speriamo fermamente!
Shaida Black: Ma ciao affezionata
lettrice! Siamo contente ti affascini la coppia di Rumi e Daisuke, ci sembrava
un po’ scontato farla mettere da subito con il suo primo amore… purtroppo nella
vita reale molto raramente finisce così, se non praticamente mai. Nobu ti
diverte? :D Fantastico, lo rendi contento! Lui è qui ad affliggersi per la sua
Roxy… non pensava di certo di risultare divertente! Riguardo Ichinose…
personalmente per il momento preferiremmo dimenticarlo… se riapparirà o no in
futuro questo è un mistero anche per noi, ma di certo al momento preferiamo non
vederlo! Ci dispiace! :] Eheh!
Al prossimo chappo!!!
San&Rachel Dickinson